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#14 giugno morti
perfettamentechic · 2 years
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14 giugno … ricordiamo …
14 giugno … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Lisa Banes, Lisa Lou Banes, attrice statunitense nota per oltre 80 ruoli cinematografici e televisivi, nonché per apparizioni teatrali a Broadway e altrove. Nei film, è apparsa in Cocktail (1988), Freedom Writers (2007), Gone Girl (2014) e come Hollis in A Cure for Wellness (2016). Banes viveva a Los Angeles. Era sposata con Kathryn Kranhold. Banes è stata investita da uno scooter morendo…
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pettirosso1959 · 1 year
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120 MORTI CHE NON FECERO COMPASSIONE A NESSUNO
Nel 2005 Sharon decise il ritiro unilaterale di Israele dalla Striscia di Gaza (che era rimasta sotto controllo egiziano dal 1949 al 1967, anche se nessuno lo ricorda mai).
Si decise di lasciarla all'autorità dell'ANP, sperando che questo fosse un passo essenziale verso la pace. Vennero smantellati tutti gli insediamenti israeliani nella Striscia, anche con l'uso della forza, cacciando i contadini israeliani, che avevano creato centinaia di serre ortofrutticole, dove lavoravano moltissimi palestinesi.
Nel giugno del 2007, dopo due anni, avvenne il cosiddetto HAMAS TAKEOVER OF GAZA.
L'organizzazione Hamas, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya (Movimento Islamico di Resistenza) guidata da Khaled Meshal, scatenò un attacco contro il governo legittimo di Al-Fatah, uccise 120 persone a colpi di mitragliatrice e si impadronì ILLEGALMENTE del governo nella Striscia.
Hamas aveva in realtà vinto le elezioni del cosiddetto governo palestinese, nel 2006 ed era stato creato un governo di unità nazionale. Ma Hamas non voleva l'unità, non voleva governare ASSIEME ad Al-Fatah (il partito di Abu Mazen), no, voleva il dominio assoluto.
Non potendo realizzarlo in tutte le città sotto l'ANP lo fece a Gaza.
A suon di mitra fece fuori tutti i rappresentanti dell'ANP nella striscia e si insediò al potere (vedi immagini).
Da 14 anni governa Gaza, dopo questo COLPO DI STATO.
Le 120 persone morte comprendono anche civili inermi, donne e bambini.
Quei 120 morti non suscitarono alcuna ondata di sdegno o di pietà internazionale. Nessuna marcia, nessuna prima pagina dei giornali, nessun intellettuale in lacrime.
I palestinesi che sono uccisi da Hamas non ispirano compassione, mettono in difficoltà le sirene propal, non sono politicamente corretti.
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mccek · 1 year
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La morte in foiba : il racconto di un sopravvissuto
Dalle esecuzioni nelle foibe qualcuno uscì miracolosamente vivo.
Uno dei pochissimi casi conosciuti è quello del protagonista di questo racconto, che si riferisce a un episodio accaduto nei pressi di Albona nell’autunno del 1943.
Dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell’alba, sentì uno dei nostri aguzzini dire agli altri:
< Facciamo presto, perché si parte subito >.
Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico fil di ferro, oltre quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia.
Indossavamo solo i pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze.
Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un fil di ferro, ci fu appeso alle mani legate un sasso di almeno venti chilogrammi .
Fummo sospinti verso l’orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera.
Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa.
Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, ci impose di seguirne l’esempio.
Poiché non mi muovevo, mi sparò contro.
Ma a questo punto accdde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il fil di ferro che teneva legata la pietra, cosicché quando mi gettai nella foiba, il sasso era rotolato lontano da me.
La cavità aveva una larghezza di circa 10 metri e una profondità di 15 fino alla superficie dell’acqua che stagnava sul fondo.
Cadendo, non toccai fondo, e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia.
Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole - Un’altra volta li butteremo di qua , è più comodo -pronunciate da uno degli assassini.
Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott’acqua schiacciandomi con la pressione dell’aria contro la roccia.
Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e a guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutivi, celato in una buca.
Tornato nascostamente al mio paese per timore di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola.
E solo allora potei dire di essere veramente salvo.
Nel manicomio di Lubiana: la testimonianza di un reduce.
La testimonianza che segue è tratta dalla relazione di un ufficiale di Marina Italiano detenuto a lungo nell’ex manicomio di Lubiana.
Il 26 giugno fummo messi tutti assieme in una cella misurante 7 metri per 14.
Eravamo in 126[…]
A capriccio dei secondini di servizio venivamo chiamati fuori dalla cella , a turno, alcuni di noi, e senza alcuna ragione plausibile, venivano fatti segno a colpi di mitra , pugni e schiaffi […]
L’acqua, eravamo in luglio, veniva misurata; cinque o sei sorsi a testa al giorno.Divieto assoluto per usare acqua per lavarsi.
IL cibo costituito da verdura secca bollita produsse ben presto tra di noi l’insorgere di diarrea.
Negata ogni assistenza sanitaria […].
Il 23 dicembre 1945, a sera, una trentina di noi vennero stralciati dal gruppo in base ad in elenco prestabilito, legati con le mani dietro la schiena a mezzo di filo di ferro e trasportati ad ignota destinazione con dei camions.
L’indomani mattina gli automezzi fecero ritorno recando indumenti che noi riconoscemmo come già appartenenti ai nostri compagni partiti la sera innanzi.
Ai nostri occhi tale fatto assunse l’aspetto di un macabro indizio.
Il 30 dicembre un’altra trentina di noi subiva la stessa sorte, seguiti il 6gennaio 1946 da un terzo ed ultimo scaglione di 36 persone[…]
Nel frattempo erano morti Z. e B.
Successivamente anche i tre della cella vicino alla nostra cessarono di vivere uno alla volta.
Ricordo con particolare raccapriccio il povero B ( un ragazzo triestino di 18 anni facente parte della brigata"Venezia Giulia" del corpo Volontari della Libertà) ridotto ad un pietoso relitto umano da un infezione che non gli era mai stata curata.
Negli ultimi giorni della sua vita rassomigliava di più ad un vecchio decadente che ad un ragazzo della sua età.
La notte in cui morì udimmo gridare a lungo invocando la mamma.
Quando si fece silenzio arguimmo la sua morte perché si sentì battere violentemente alla porta della cella vicina per chiamare la guardia di servizio.
Poco dopo, dal tramestio che ci era perfettamente intelleggibile in tutti i suoi particolari, sapemmo che il povero B era stato tratto fuori dalla cella e temporaneamente situato nel cesso posto di fronte ad essa.
 Salvo per miracolo
(testimonianza di Graziano Udovisi)
 Mi fecero marciare sulle sterpaglie a piedi nudi, legato col filo di ferro ad un amico che dopo pochi passi svenne e così io, camminando, me lo trascinavo dietro.
Poi una voce in slavo gridò: "Alt!".
Abbassai lo sguardo e la vidi: una fessura profonda nel terreno, come un enorme inghiottitoio.
Ero sull’orlo di una foiba.
Allora tutto fu chiaro: ara arrivato il momento di morire.
Tutto è incominciato il 5 maggio 1945.
La guerra è finita, depongo le armi e mo consegno prigioniero al comando slavo.
Vengo deportato in un campo di concentramento vicino Pola.
Prima della tragedia c’è l’umiliazione: i partigiani di Tito si divertono a farmi mangiare pezzi di carta ed ingoiare dei sassi.
Poi mi sparano qualche colpo all’orecchio.
Io sobbalzo impaurito, loro sghignazzano.
Insieme ad altri compagni finisco a Pozzo Vittoria, nell’ex palestra della scuola.
Alcuni di noi sono costretti a lanciarsi di corsa contro il muro.
Cadono a terra con la testa sanguinante.
I croati li fanno rialzare a suon di calci.
A me tocca in sorte un castigo diverso: una bastonata terrificante sull’orecchio sinistro.
E da quel giorno non ci sento quasi più.
Eccoci a Fianona.
Notte alta.
Questa volta ci hanno rinchiuso in un ex caserma.
Venti persone in una stanza di tre metri per quattro.
Per picchiarci ci trasferiscono in una stanza più grande dove un uomo gigantesco comincia a pestarmi.
“Maledetti in piedi! " strilla l’Ercole slavo.
Vedo entrare due divise e in una delle due c’è una donna.
Poi giro lo sguardo sui i miei compagni: hanno la schiena che sembra dipinta di rosso e invece è sangue che sgorga.
“Avanti il più alto", grida il gigante e mo prende per i capelli trascinandomi davanti alla donna.
Lei estrae con calma la pistola e col calcio dell’arma mi spacca la mascella.
Poi prende il filo di ferro e lo stringe attorno ai nostri polsi legandoci a due a due.
Ci fanno uscire.
Comincia la marcia verso la foiba.
Il destino era segnato ed avevo solo un modo per sfuggirgli: gettarmi nella voragine prima di essere colpito da un proiettile.
Una voce urla in slavo "Morte al fascismo, libertà ai popoli!", uno slogano che ripetono ad ogni piè sospinto.
Io, appena sento l crepitio dei mitra mi tuffo dentro la foiba.
Ero precipitato sopra un alberello sporgente.
Non vedevo nulla, i cadaveri mi cascavano addosso.
Riuscii a liberare le mani dal filo di ferro e cominciai a risalire.
Non respiravo più.
All’improvviso le mie dita afferrano una zolla d’erba.
Guardo meglio: sono capelli!
Li afferro e così riesco a trascinare in superficie anche un altro uomo.
L’unico italiano, ad essere sopravvissuto alle foibe.
Si chiamava Giovanni, "Ninni" per gli amici.
È morto in Australia qualche anno fa.
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"La Setta degli Elementi"
La scrittura ogamica
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Secondo i celti, ciascuna cosa aveva il suo corrispettivo negli alberi, utilizzavano infatti l’Ogham, un tipo di alfabeto che racchiudeva significati mistici e dove ogni lettera simboleggiava un tipo diverso di albero.
La scrittura ogamica ha un aspetto particolare, in quanto è formata da una lunga linea, ai cui lati, o attraverso la quale, si dispongono delle tacche che vanno da una a cinque.
Tale sistema formato da tacche poteva essere utile anche per comunicare in modo cifrato, infatti alcuni ricercatori hanno individuato una corrispondenza tra le quattro serie di cinque caratteri dell’alfabeto ogamico e le dita della mano, che sono cinque, dotate di tre falangi, quindi di quattro spazi (includendo la punta del dito) che era possibile indicare, per trasmettere un messaggio in codice.
Ogham craobh significa Scrittura arborea.
Le consonanti:
- Beith: associato alla betulla, l’albero degli inizi, il primo a mettere le foglie e perciò il primo a comparire in questo alfabeto.
Per propiziare l’anno nuovo si usava scacciare lo spirito dell’Anno Vecchio proprio con verghe di betulla.
Il suo mese lunare va dal 24 dicembre al 20 gennaio, proprio il periodo appena successivo al solstizio invernale.
- Luis: il sorbo selvatico, famoso per le sue bacche di un rosso acceso.
Per i greci questo colore era associato ai morti, e infatti il sorbo è l’albero del risveglio e del ritorno alla vita.
Il suo mese lunare va dal 21 gennaio al 17 febbraio, e circa a metà di questo lasso di tempo si trova Imbolc, la celebrazione del ritorno della luce.
- Nion: il frassino
Le verghe (bastone) dei druidi erano fatte di questo materiale, inoltre Yggdrasil, l’albero del mondo nell’immaginario norreno, era proprio un enorme frassino.
Per i greci era una pianta sacra a Poseidone, il dio dei mari, e infatti nel Galles si usa costruire i remi a partire da questo legname.
Il suo mese lunare va dal 18 febbraio al 17 marzo, periodo delle piene, in cui l’elemento acquatico raggiunge la sua massima potenza.
- Fearn: l’ontano, albero oracolare che cresce sulle rive delle isole fluviali un tempo sede di santuari dove risiedeva un oracolo.
Quando viene tagliato, il suo tronco si tinge di rosso, quasi stillasse sangue, inoltre le sue foglie sono ricoperte da una patina viscosa che le rende impermeabili, pure il suo legname resiste bene all’acqua e per questo era utilizzato per i pilastri delle palafitte.
Il suo mese lunare va dal 18 marzo, quando inizia a fiorire, al 14 aprile. In questo periodo avviene l’equinozio primaverile.
- Saille: il salice, albero sacro a Ecate, dea greca connessa all’aspetto magico della Luna.
Il suo è il quinto mese dell’anno, così come si tratta della quinta lettera che stiamo analizzando, ed il V, a Roma, era il numero sacro alla dea lunare Minerva.
Precisamente il suo mese lunare va dal 15 aprile al 12 maggio, momento molto particolare, in quanto si celebrava Beltane, la rinascita della natura, accendendo grandi fuochi e venendo trascinati in festività al termine delle quali si usava cospargersi di cenere e rugiada per propiziare il benessere e la fertilità delle donne e della terra.
- Huath: il biancospino, dai fiori candidi e dalle bacche sanguigne, al quale sono legati i concetti di purificazione e castità.
Il suo mese lunare va dal 13 maggio al 9 giugno.
- Duir: la quercia, uno degli alberi dalla simbologia più forte in assoluto.
Duir è la radice da cui molte lingue anglosassoni hanno fatto derivare la parola porta, ma anche la parola druido trova qui le proprie origini.
Essa, come dice la tradizione, chiama il fulmine, ed infatti è associata a divinità tonanti come Zeus, Giove o Thor.
Il suo mese lunare va dal 10 giugno al 7 luglio, a metà del quale avviene il solstizio d’estate e il re sacro riceve la sua investitura.
- Tinne: l’agrifoglio
Nella mitologia gallese, Sir Gawain, il Cavaliere Verde, era armato di una mazza fatta con questo legname, proprio come il celtico Cu Chulainn.
Talvolta è assimilato ai significati legati al re sacro tipici della quercia, in fondo il dio del tuono presso i Galli si chiamava Tannus, e Tinna quello etrusco.
Il suo mese lunare va dall’8 luglio al 4 agosto.
- Coll: il nocciolo, l’albero dei sapienti e dei poeti. Quest'albero dà frutti dopo nove anni, e il nove è il numero sacro alle Muse ispiratrici.
Fionn, l’eroe celtico, aveva lo scudo fatto di questo materiale.
Il suo mese lunare va dal 5 agosto al 1 settembre.
- Muin: la vite (o, nei luoghi dove questa non cresceva, il rovo)
Pianta legata al vino e alla frenesia, è appannaggio di Dioniso.
La vendemmia avviene nella stagione autunnale, infatti nel suo periodo si celebra l‘equinozio d’autunno.
Il suo mese lunare va dal 2 al 29 settembre.
-Gort: l’edera. Simbolo di rinascita e rinnovamento, forse per il fatto che cresce a spirale e sale verso l’alto.
Il suo mese lunare va dal 30 settembre al 27 ottobre, ultimi momenti buoni per il raccolto, prima del sopraggiungere dell’inverno.
-Ngetal: il giunco
Rappresentava la sovranità del faraone, visto che il suo scettro era fatto di questo materiale.
Era utilizzato per coprire le capanne e fabbricare solidi tetti ed era perciò simbolo di un lavoro concluso secondo la corretta usanza.
Il suo mese lunare va dal 28 ottobre al 24 novembre.
-Ruis: il sambuco, albero connesso alle streghe.
Il suo mese lunare va dal 25 novembre al 23 dicembre, comprendendo il solstizio d’inverno, e da qui si può comprendere la sua associazione con l’oscurità e la magia.
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Le vocali:
Esse rappresentano i giorni dei solstizi e degli equinozi.
-Ailm: l’abete, albero della nascita in molte culture e legato alla figura della divinità femminile e lunare.
Indica il primo giorno dell’anno.
-Onn: il ginestrone, dotato di fiori giallo dorati, come il sole delle prime giornate calde, rappresenta infatti il momento tanto atteso dell’equinozio di primavera.
-Ura: l’erica, dal colore rosso e rosato, che cresce in montagna è collegata al potente sole di mezza estate.
-Eadha: il pioppo bianco, canuto come la vecchiaia e come i giorni sempre più freddi dell’equinozio d’autunno.
-Idho: il tasso, albero della morte.
Con il legno di tasso si costruivano ottimi archi, che avevano lo scopo di uccidere i nemici, e con le sue bacche si ricavava una poltiglia utile per avvelenare le frecce. Alla luce di ciò, non ci stupisce il suo legame con il solstizio d’inverno, il giorno più buio e freddo dell’anno.
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Carabinieri morti a Salerno, imparentata con i boss locali la donna alla guida dell'auto che ha travolto i due giovani
09 aprile 2024 09:15 Il suv guidato da Nancy Liliano era stato restituito alla famiglia della 31 enne solo pochi giorni prima del tragico schianto. Era stato sequestrato durante un controllo perché non assicurato Tgcom24   Tre anni ai domiciliari per traffico di droga  Nel giugno 2019, scrive il Corriere della Sera, anche a Liliano, insieme ad altre 14 persone, per questa vicenda era stata…
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lamilanomagazine · 25 days
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Vicenza, città dei festival per un'estate di grande musica.
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Vicenza, città dei festival per un'estate di grande musica. A giugno e luglio concerti, street food e incontri al Riviera Folk Festival, Weekender Festival e Jamrock Festival. Nei mesi estivi Vicenza si trasformerà nella città dei festival. Sarà una stagione di grande musica quella in arrivo a giugno e luglio quando i quartieri cittadini saranno animati dai consolidati appuntamenti con il Riviera Folk Festival, Weekender Festival, Lumen Festival, SpioRock e Jamrock Festival. A presentare la programmazione sono stati l'assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai e i rappresentanti del coordinamento Festival Vicenza Nicola Tonello per il Riviera Folk Festival, Marco Bari per il Jamrock Festival, Andrea Comparin di From disco to disco, Alberto Vignato per SpioRock e Matteo Graser per il Lumen Festival. «Nasce Vicenza città dei festival: un nuovo brand che sancisce il cambio di passo degli eventi musicali estivi che tradizionalmente animano Vicenza e aperto anche a tutti gli altri festival cittadini – spiega l'assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai -. A fare da trampolino di lancio per questa nuova sinergia è stato l'Hangar Palooza Festival, proposto lo scorso anno al Parco della Pace dal Comune e dal Coordinamento Festival estivi, che ha confermato come Vicenza abbia un'offerta musicale e culturale di alto livello. È evidente la ricchezza che l'amministrazione vede in questi festival, che da anni popolano la nostra estate alzando sempre di più il livello culturale e arrivando a costituire oggi una proposta inedita rispetto ad altre città, un vero e proprio laboratorio che nasce dalle politiche giovanili dove si creano professionalità per il futuro, si vivono nuove esperienze e si forma una comunità più solida. Il brand Vicenza città dei festival punta quindi a valorizzare l'esistente, anche con la realizzazione per la prima volta di una campagna comunicativa coordinata e promozionale dei festival estivi, con l'obiettivo di sviluppare nuove iniziative e di mettere in rete quelle che già ci sono insieme agli altri assessorati». Il Rivera Folk Festival di Uorra Uorra torna dal 6 al 9 giugno al parco di via Orlando, nel quartiere di Santa Croce Bigolina, per la sua ventitreesima edizione. Tra gli ospiti già annunciati la star del Sudafrica Matthew Mole e la street band milanese Mefisto Brass. Weekender Festival, produzione di From disco to disco, si terrà ai giardini del Teatro Astra dal 14 al 16 giugno. Il Festival prevede un main stage con artisti di calibro nazionale ed internazionale e un second stage che ospiterà dj e producer del territorio. Saranno più di 30 i metri di spazio espositivo dedicato a talenti emergenti ed affermati del visual design e della fotografia, accompagnati da workshop e talk sul tema. Presenti anche street food, skate area, vini naturali e birre artigianali. L'undicesima edizione di Lumen Festival, la seconda sotto le mura di viale Mazzini, va in scena dal 19 al 24 giugno, con musica dal vivo, djset, dibattiti, mercatini, una ricca zona street food e molte attività collaterali da aperitivo a notte. I primi ospiti annunciati del festival organizzato dall'associazione ParRock sono gli Ex-Otago. Dopo una lunga attesa torna lo SpioRock, uno dei festival più longevi della città. Il 28 e 29 giugno il festival organizzato da GGQ, Gruppo Giovani del Quartiere, animerà San Pio X e la città di Vicenza con musica dal vivo e altre iniziative e attività. Per la dodicesima estate consecutiva torna il Jamrock Festival, dal 16 al 21 luglio 2024, sempre all'interno della splendida location di parco Fornaci. Sei giorni di concerti: tra i primi artisti annunciati Marlene Kuntz, Tre Allegri Ragazzi Morti, Nitro, Kaos & Dj Craim, I Melt.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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kritere · 10 months
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Luana D’Orazio, l’appello del fidanzato: “Non dimentichiamoci di lei e di tutti i morti sul lavoro”
DIRETTA TV 28 Giugno 2023 A tre anni dalla morte di Luana D’Orazio il suo fidanzato ha lanciato una campagna sui social “perché non ci si dimentichi non solo di lei, ma anche delle persone prima di lei, dopo di lei e che tutt’ora continuano a morire sul posto di lavoro”. 14 CONDIVISIONI Luana D’Orazio Il prossimo 30 giugno Luana D’Orazio avrebbe compiuto 30 anni. Quel compleanno, però, non…
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marcogiovenale · 10 months
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"la paura", di federico de roberto, oggi su radio onda rossa
Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fmmartedì 27 giugno 2023, alle ore 14:00● LA PAURAdi Federico De Robertolettura di Francesco BonomoNelle trincee della Prima Guerra Mondiale, il fuoco inesorabile di un cecchino nemico uccide, uno a uno, i soldati che tentano di raggiungere un posto di vedetta sguarnito; col numero dei morti cresce il panico deivivi che lo scrittore rende facendo ricorso…
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Pakistan: nessun ritorno a scuola per migliaia di bambini?
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Almeno 18.590 scuole sono state danneggiate o distrutte dalle inondazioni che hanno colpito il Pakistan. Le stime iniziali parlano di almeno 670.000 bambini colpiti anche se il numero reale potrebbe essere molto più alto. È quanto afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro. Pakistan, la situazione Con interi villaggi sommersi e la pioggia che continua a cadere, migliaia di studenti in tutto il Paese, che si stavano preparando per l'inizio dell'anno scolastico, hanno trovato le loro scuole completamente sommerse, con libri, lavagne, sedie e tavoli che galleggiavano. Nella regione più colpita, la provincia di Sindh, quasi 16.000 scuole sono danneggiate o distrutte. Circa 5.500 scuole sono state utilizzate per ospitare i bambini e le famiglie sfollate a causa delle inondazioni, che hanno sommerso un terzo del Paese colpendo almeno il 14% della popolazione e sovraccaricando i servizi di emergenza. Emergenza clima Da giugno 2022 il Pakistan sta sperimentando un clima monsonico estremo con precipitazioni del 67% superiori ai livelli normali solo in quel mese. Il governo ha descritto la situazione come una "catastrofe climatica di proporzioni inimmaginabili" che ha colpito più di 33 milioni di persone, tra cui 11 milioni di bambini. Quasi 400 bambini sono morti e altri 550 sono rimasti feriti a causa del crollo delle case o delle inondazioni. Più di 3.800 sono gli adulti feriti o che hanno perso la vita. Le parole e l'appello di Save the Children "L'entità dei danni a cui stiamo assistendo impedirà a migliaia di bambini di tornare presto a scuola. Abbiamo visto interi edifici completamente spazzati via. I bambini, già alle prese con lo shock e l'orrore per ciò che sta accadendo intorno a loro, devono ora affrontare anche la perdita delle loro aule e dei luoghi sicuri in cui imparare. Sappiamo per esperienza che ci vuole tempo per riparare le scuole e molti di questi bambini hanno già perso mesi di istruzione a causa della COVID-19”, ha dichiarato Khuram Gondal, Direttore nazionale di Save the Children per il Pakistan. "Facciamo appello - ha aggiunto - ai donatori di tutto il mondo affinché riconoscano la terribile situazione del Pakistan e si impegnino a fondo per aiutare i bambini. Oltre alle forniture immediate salvavita, come rifugi, cibo e acqua, è necessario anche creare scuole di emergenza dove i bambini possano andare, essere al sicuro e imparare. Le scuole sono fondamentali sia per il futuro dei bambini che per il loro benessere attuale: sono ambienti importanti e offrono routine e stabilità in mezzo al caos". Cosa sta facendo l'organizzazione? Le inondazioni e le piogge torrenziali sono attribuite al peggioramento degli andamenti meteorologici a causa della crisi climatica. Il Pakistan è classificato come uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, pur contribuendo a meno dell'1% delle emissioni globali di gas serra. La situazione, secondo le previsioni, è destinata a peggiorare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane quando le forti piogge continueranno a colpire le regioni già allagate. Save the Children sta già operando nelle province più colpite e sta mettendo in campo squadre in altre aree duramente colpite per valutare le esigenze immediate di bambini e famiglie. L’Organizzazione ha raggiunto finora con il suo intervento più di 11.000 persone, tra cui circa 5.800 bambini e sta lavorando a stretto contatto con le autorità nazionali e provinciali per la gestione delle catastrofi. Read the full article
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telodogratis · 2 years
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Covid oggi Abruzzo, 920 contagi e 2 morti: bollettino 14 giugno
Covid oggi Abruzzo, 920 contagi e 2 morti: bollettino 14 giugno
Read More(Adnkronos) – I numeri della regionecronaca(Adnkronos) – I numeri della regioneAdnkronos – ultimora
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richardalmasirp · 3 years
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Biografia di Ahmed al-Hashem
Ahmed al-Hashem (12 agosto 1990) è un agente segreto italiano del SISMI di origini siriane-iraniane.
Ahmed è figlio del siriano Hazim al-Hashem e di una donna spagnola di nome Maria Evans ed è il fratello maggiore di Zayn al-Hashem e fratellastro dei Foster (Ivan,Nikolaj e Boris) ma è anche fratellastro del saudita Zayd al-Qulbain. La carriera è stato un semplice carabiniere dal 2007 al 2017. Dal 2007 al 2020 ha avuto la cittadinanza statunitense.
L’8 novembre 2017 Ahmed viene promosso nel ruolo di commissario del dipartimento di polizia di New York. A Giugno 2018,Ahmed fa ritorno in Siria per un breve periodo ma il suo fratellastro Qasim gli dice che i loro tre fratelli Arif, Hashim e Fahad sono morti misteriosamente. Il giorno 14 febbraio 2020 viene promosso nel ruolo di detective ed inizia a lavorare sulle indagini di crimini misteriosi. Il giorno 2 ottobre 2020, suo padre Hazim al-Hashem con il suo amico Abu Omar al-Asadi accordò di fare sposare i loro figli Ahmed al-Hashem e Najaf al-Asadi. Ahmed e Najaf si sposaronno e festeggiarono il loro matrimonio il giorno 2 ottobre 2020. Il giorno 4 ottobre 2020, Ahmed venne a sapere la morte di suo fratellastro,Qasim al-Hashem a Idilib in Siria da un suo amico, Ahmed pianse per la morte del suo fratellastro Qasim e giurò vendetta contro i suoi uccisori.
Dopo che suo padre Hazim era stato scoperto dalla CIA che è una spia iraniana e furono esplusi dagli USA a causa di questo,Ahmed seguì suo padre prima in Brasile a Rio de Janeiro e poi in Italia a Firenze e a Palermo, a Palermo infatti grazie alle sue abilità fu assunto come detective per lo stato italiano per qualche periodo.
Dopo l'esperienza in Messico nella città di Messico lavorando come cameriere per un certo periodo e il collasso dell'Iran come nazione, Ahmed lasciò sia il suo lavoro come agente segreto della VAJA e sia quello di cameriere.
Il 17 febbraio Ahmed insieme a sua moglie Najaf al-Asadi tornò in Italia a Palermo dove ottene la cittadinanza italiana e inizia a lavorare per i servizi segreti italiani (SISMI).
Personalità
L’uomo del Leone è e si sente davvero il Re della foresta (o dello Zodiaco, se preferite). Le sue passioni sono forti, le sue emozioni intense e la sua vitalità eccessiva. Assume, per natura, una posizione d’autorità. Un’esistenza mediocre gli sarebbe insopportabile; il suo desiderio di grandezza lo spinge ad affermarsi sempre di più, giorno dopo giorno, e sul suo successo costruisce un vero e proprio regno.
Parenti
Hazim al-Hashem (padre)
Maria Evans (madre)
Najaf al-Asadi (moglie)
Abu Omar al-Asadi (suocero)
Zayn al-Hashem (fratello, 1992)
Arif al-Hashem (fratellastro da parte del padre,deceduto, 1989-2017) Hashim al-Hashem (fratellastro da parte del padre, deceduto, 1991-2017)
Fahad al-Hashem (fratellastro da parte del padre, deceduto, 1993-2017)
Awad al-Hashem (fratellastro da parte del padre,1995)
Qasim al-Hashem (fratellastro da parte del padre, 1997-2020)
Ivan Foster (fratellastro da parte della madre)
Nikolaj Foster (fratellastro da parte della madre)
Boris Foster (fratellastro da parte della madre)
Zayd al-Qulbain (fratellastro da parte della madre)
Jafar al-Qulbain (fratellastro da parte della madre)
Prestavolti:
-Dima Gornovskyi
-Christian Hogue
-Rafael Lazzini
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mariaceciliacamozzi · 2 years
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Il Giappone celebra l'undicesimo anniversario del terremoto, dello tsunami e del disastro nucleare del 2011
11.3.2022 - Il Giappone ha celebrato oggi l'undicesimo anniversario del terremoto, dello tsunami e del disastro nucleare che ha devastato la sua regione nord-orientale nel 2011, con ordini di evacuazione in più parti delle aree contaminate dalla crisi nucleare di Fukushima che dovrebbero essere revocati entro la fine dell'anno.
La peggiore calamità naturale nella storia del dopoguerra del paese ha provocato più di 15.000 morti dopo il terremoto di magnitudo 9.0 e il conseguente tsunami ha causato danni diffusi e innescato crolli nel complesso nucleare n. 1 di Fukushima.
Le infrastrutture nelle aree duramente colpite sono state in gran parte ricostruite, ma circa 38.000 persone rimangono sfollate principalmente a causa del peggior incidente nucleare del mondo dal disastro di Chernobyl del 1986.I residenti delle prefetture gravemente colpite di Fukushima, Iwate e Miyagi hanno osservato un momento di silenzio alle 14:46, quando il violento terremoto ha colpito la regione più di un decennio fa, e hanno pregato per coloro che hanno perso la vita.
Poiché il governo centrale non ospita più una funzione commemorativa, i comuni nelle aree colpite stanno tenendo la loro su scala ridotta, con il primo ministro Fumio Kishida che partecipa a una cerimonia tenutasi nella città di Fukushima.
"Faremo i massimi sforzi per la ricostruzione del Tohoku", ha affermato Kishida durante il servizio a cui hanno partecipato circa 200 persone. "Promuoveremo la costruzione di una nazione resiliente ai disastri rivedendo costantemente le misure per prevenire e mitigare i danni causati dal disastro e proteggere la vita delle persone. "Secondo gli ultimi dati dell'Agenzia nazionale di polizia, il bilancio delle vittime è di 15.900, con 2.523 persone ancora disperse, per lo più nelle prefetture di Miyagi, Fukushima e Iwate. Decessi correlati, come quelli causati da malattie o suicidi da stress legati al disastro, erano 3.784 a settembre dello scorso anno, secondo l'Agenzia per la ricostruzione.
"Abbiamo rinnovato la nostra determinazione a rimanere impegnati in un approccio dal basso", ha detto ai giornalisti a Tokyo il ministro della Ricostruzione Kosaburo Nishime. "Lavoreremo insieme con la determinazione che non ci sarà una rinascita del Giappone senza la ricostruzione di Tohoku".
Esiste ancora una zona vietata vicino all'impianto n. 1 di Fukushima, dove i lavori di smantellamento dovrebbero continuare fino a un periodo compreso tra il 2041 e il 2051.
La prefettura di Fukushima continua a lottare contro le conseguenze della contaminazione nucleare mentre l'acqua radioattiva proveniente dal raffreddamento dei reattori danneggiati contenente combustibile nucleare fuso si accumula. Il rilascio di acqua trattata in mare da parte del governo dovrebbe iniziare nella primavera del 2023, causando preoccupazione nei Paesi vicini così come tra i residenti locali.
Gli ordini di evacuazione a Fukushima dovrebbero essere revocati questa primavera in parti di aree attualmente designate come off-limits a causa delle radiazioni, ma non è chiaro se i residenti torneranno.
A Futaba, dove a tutti i residenti è stato ordinato di evacuare, alcuni hanno iniziato a pernottare nelle loro case prima che l'ordine di evacuazione venisse revocato intorno a giugno.
Nel frattempo, la polizia locale nella regione colpita dal disastro ha condotto perquisizioni nelle aree costiere delle prefetture di Fukushima e Iwate alla ricerca di qualsiasi segno dei resti di coloro che sono stati spazzati via dallo tsunami.
(da www. japantimes.co.jp)
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paoloxl · 3 years
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In uno Stato di diritto, anche Cesare Battisti merita una carcerazione dignitosa ma così non è - Osservatorio Repressione
Lo scorso 26 giugno Cesare Battisti, ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) che sta scontando l’ergastolo per quattro omicidi, è stato trasferito dal carcere di massima sicurezza di Rossano a quello di Ferrara, interrompendo uno sciopero della fame durato quasi un mese che lo aveva portato a non reggersi in piedi e a perdere più di dieci chili di peso.
Secondo alcune fonti interne all’amministrazione penitenziaria, il trasferimento è stato disposto a causa di alcune condizioni di potenziale rischio per la sua sicurezza. Nell’ultimo periodo, nella sezione in cui Battisti era recluso, si sarebbe infatti creato un “clima di possibile tensione”, dovuto anche alla particolare natura dell’istituto penitenziario di Rossano, dove sono detenuti quasi esclusivamente terroristi legati al radicalismo di matrice islamica, contro i quali Battisti ha spesso espresso durissime critiche. In una lettera dettata al telefono a sua figlia e pubblicata dal periodico francese L’Obs, Battisti ha palesato i trattamenti inumani a cui è stato sottoposto nell’ultimo anno di detenzione, spiegando che la struttura calabrese “è concepita con un fine esclusivamente punitivo”.“L’As 2 di Rossano è una tomba, lo sanno tutti,” ha dichiarato. “È l’unico reparto sprovvisto persino di mattonelle e servizi igienici decenti, dove nessun operatore sociale mette piede. Il famigerato portone ‘Antro Isis’ è tabù perfino per il cappellano, che finora ha regolarmente ignorato le mie richieste di colloquio”.
Battisti ha inoltre lamentato gravissimi problemi di integrazione e un’assoluta mancanza di socialità che lo hanno costretto, di fatto, all’isolamento sociale.
Anche l’avvocato Davide Steccanella ha denunciato a più riprese le infime condizioni in cui il proprio assistito era costretto a versare, evidenziando come Battisti fosse rinchiuso in una cella “minuscola” e “priva di luce solare” e sostenendo che nel carcere di Rossano fosse “privato della possibilità di svolgere attività alcuna, compresa l’ora d’aria per camminare”. Una situazione aggravata dal fatto che, dopo aver scontato i 6 mesi di isolamento previsti dalla legge, dal giugno del 2019 Battisti avrebbe dovuto essere detenuto in regime ordinario.
Nelle ultime settimane il dibattito sullo sciopero della fame intrapreso da Cesare Battisti – che avrebbe potuto stimolare una riflessione critica sui diritti, sistematicamente violati, dei detenuti – è stato quasi interamente fagocitato da alcuni giornali di destra, che si sono impegnati in tutti i modi per legittimare una narrazione totalmente distorta, secondo la quale l’ex terrorista “proprio non la smette di frignare” e il suo appello a una carcerazione più dignitosa non sarebbe altro che “un esercizio in bilico tra realtà e controsenso”. Queste prese di posizione non dovrebbero stupire più di tanto, dato che quella dell’incarcerazione di Battisti è stata una questione gestita nel peggiore dei modi sin dall’inizio. Basti pensare alla triste pantomima messa in scena da Matteo Salvini e Alfonso Bonafede in quel pomeriggio surreale del 14 gennaio del 2019: dopo l’arresto in Bolivia e la successiva estradizione in Italia, i due ex ministri andarono a ricevere Battisti a Ciampino – il primo vestito da poliziotto – con tanto di televisioni e organi di partito al seguito, esibendosi in cerimoniale giustizialista degno del peggiore tra i regimi illiberali e utilizzando espressioni che di istituzionale hanno ben poco (come quando l’ex ministro dell’Interno disse di sperare di “non incontrarlo da vicino”): un vero e proprio teatrino dell’assurdo, talmente grottesco da fare invidia alle parate militari in costume della Corea del Nord.
Nei mesi successivi Salvini ha fatto del giustizialismo il proprio marchio di fabbrica, non perdendo occasione per capitalizzare la cattura di Battisti e trattandolo come una specie di trofeo da sventolare a favore delle telecamere per irrobustire il suo potenziale elettorale. Questi atteggiamenti non hanno fatto altro che trasformare un dibattito essenziale – quello relativo alle condizioni di vita dei detenuti all’interno delle carceri, che dovrebbero essere sempre e comunque dignitose, a prescindere dai loro trascorsi penali – nel solito luogo comune da dare in pasto all’opinione pubblica per incattivirla, alimentando una retorica che uno Stato che si definisce “di diritto” dovrebbe disconoscere.
Al contrario, in Italia l’attenzione a questi temi dovrebbe essere massima, dato che negli ultimi anni il nostro Paese non si è certo distinto in positivo per il modo in cui tratta i propri detenuti: nel 2013, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per il trattamento inumano e degradante di sette carcerati, invitandoci a porre rimedio alla problematica del sovraffollamento carcerario. In quella sede i giudici constatarono come, in Italia, quello del sovraffollamento degli istituti di detenzione avesse assunto le proporzioni di un problema “di natura strutturale”, ricordando di aver ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che lamentavano di essere confinati in celle piccolissime, con poco più di tre metri quadrati a disposizione. Un approfondimento a parte meriterebbe, poi, il problema dei suicidi: secondo il dossier Morire di carcere, dall’inizio dell’anno sono morti 71 detenuti, di cui 21 hanno deciso di togliersi la vita. Inoltre, le rilevazioni di Ristretti Orizzonti dimostrano come, in appena tre anni, si è assistito a un trend preoccupante: mentre nel 2015 si è suicidato un detenuto ogni 1.200, nel 2018 il rapporto è diventato pari a un detenuto suicida ogni 900.
Queste evidenze dimostrano come derubricare le rimostranze dei detenuti a semplici perdite di tempo – o, peggio ancora, colpevolizzarli per il solo fatto di rivendicare una detenzione più dignitosa – rappresenti un atteggiamento pericoloso: il carcere vive nell’indifferenza o nell’ignoranza collettiva e, fatta qualche eccezione, anche la politica non riesce ad occuparsene come la Costituzione vorrebbe. Il tema rimane spesso circoscritto in una nicchia di addetti ai lavori o tra realtà che si spendono per il rispetto dei diritti umani dei detenuti, come ad esempio l’Associazione Antigone. Eppure, a dispetto di chi utilizza una carica pubblica per foraggiare gli istinti peggiori del popolo, il garantismo non può funzionare a macchia di leopardo, e queste problematiche andrebbero dibattute alla luce del sole: il grado di civiltà di uno Stato si misura, in primis, nella capacità delle istituzioni di garantire il rispetto dei diritti individuali, anche nei confronti di coloro che si sono macchiati dei delitti più atroci.
Privare una persona delle due ore d’aria quotidiane e costringerla in una condizione anti-igienica e di obbligata asocialità è un’autentica forzatura, inaccettabile anche per un ex terrorista come Battisti: un trattamento disumano che assume i contorni di una triste vendetta di Stato e che contrasta sia con l’articolo 27 della nostra Costituzione, secondo la quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, che con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che vieta esplicitamente i trattamenti inumani e degradanti.
Negli ultimi giorni i tragici fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno scoperchiato un vaso di Pandora, riportando al centro del dibattito pubblico il tema delle difficili condizioni di vita dei detenuti, spesso costretti a convivere con una quotidianità alienante e angosciosa, fatta di punizioni corporali, digiuni imposti e ghettizzazione forzata. Si tratta di una criticità sistemica che affligge il nostro sistema carcerario a una tale profondità da poter essere considerata, a tutti gli effetti, un tratto endemico dell’ordinamento penitenziario italiano. Se gli abusi a cui abbiamo assistito ci hanno insegnato qualcosa è che, in uno Stato di diritto, chiunque merita una carcerazione dignitosa: la vendetta di Stato non è la soluzione per nessuno, neanche per Cesare Battisti.
Giuseppe Luca Scaffidi
da The Vision
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lamilanomagazine · 30 days
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Macerata, 80esimo anniversario del bombardamento sulla città: mercoledì 3 aprile la rievocazione in onore delle vittime. 
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Macerata, 80esimo anniversario del bombardamento sulla città: mercoledì 3 aprile la rievocazione in onore delle vittime.  Ricorre quest’anno l’80° anniversario del bombardamento su Macerata, una ricorrenza che si inserisce in uno scenario internazionale particolarmente drammatico e offre quindi un importante spunto di riflessione. La rievocazione di quella tragica pagina di storia è promossa, come ogni anno, dal Comune e dalla sezione maceratese dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, presieduta da Sandra Vecchioni, per celebrare le vittime di tutti gli attacchi aerei che si susseguirono sulla città di Macerata dall’aprile al luglio del 1944. Una messa in suffragio delle vittime del bombardamento aereo su Macerata verrà celebrata da Don Enzo Bruschi mercoledì 3 aprile, alle 19:00, nella chiesa del Sacro Cuore e sarà deposta una corona di alloro in via Pannelli, sotto la targa in ricordo delle vittime civili del 1944. La cittadinanza è invitata a partecipare. Il 3 aprile 1944 i bombardieri alleati colpirono il centro della città causando 106 morti e più di 200 feriti fra la popolazione civile, disseminando distruzione e terrore. Altre incursioni aeree, in particolare quelle del 2 e 14 giugno dello stesso anno, provocarono ulteriori lutti, feriti e danneggiamenti. Tra le vittime di quei tragici eventi vi furono numerosi bambini, donne e anziani, in prevalenza residenti in vicolo della Nana, corso Cairoli, piazza Nazario Sauro, via Santa Maria della Porta, via Padre Matteo Ricci, corso Cavour, via Roma, piazza della Vittoria, le Vergini, via Cioci.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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kritere · 11 months
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Due bambini morti in piscina nello stesso giorno: Santiago era a una festa, l’altro in vacanza
DIRETTA TV 14 Giugno 2023 Entrambi sono sfuggiti al controllo dei genitori. Santiago era ad una festa a None (Torino) e si sarebbe sporto per prendere delle papere di plastica, cadendo nella piscina. L’altra vittima, tedesca, è stata vittima di un incidente analogo all’interno del complesso residenziale “Costa del Sole” di Lazise (Verona). 28 CONDIVISIONI immagine di repertorio Due tragedie…
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