Tumgik
#toccante
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"- Mamma devo raccontarti una cosa che ti farà morire dal piangere.
- Dimmi (adoro quando per dare il senso delle sue emozioni, parla così).
- Oggi a scuola mi hanno messo al banco con un bambino down, cioè non è che è proprio down è che sta su una carrozzina, guarda sempre in su, muove la testa e gli esce la saliva dalla bocca.
- E cos’ è che ti ha fatto “morire dal piangere”?
- Per i primi due giorni è stato sempre zitto, mamma non ha mai parlato con nessuno, te lo giuro. Oggi che stava al banco con me, mi ha preso la mano e ha riso.
- Tu che gli avevi detto?
- Niente, gli ho fatto vedere il mio temperino, quello tutto chiuso che abbiamo comprato ieri, gli ho dato una matita e insieme abbiamo temperato. Lui teneva la matita e io giravo il temperino. Mi veniva da piangere da quanto ero felice che rideva. Spero che anche domani sto al banco con lui. Gli faccio temperare tutte le mie matite."
(Marilena Pallareti)
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"Hai fatto bene a venire a trovarmi, mi ha dato coraggio ..."
Ho perso un battito udendo questa frase
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ilmondodishioren · 5 months
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Touching your night, di Moyori Mori.
Ciao a tutti, pronti per una nuova recensione?Il titolo che vi propongo oggi è Touching your night di Moyori Mori. E’ un manga autoconclusivo appartenente al genere Boys love/sentimentale e narra la storia di due ragazzi che diventeranno, col tempo, uno il salvatore dell’altro, ma eccovi la trama direttamente presa dal sito della J-pop: Chinatsu è stato cresciuto da una famiglia di sicari, ma è…
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sognosacro · 9 months
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Il rancore è un perdono incompiuto
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i-am-a-polpetta · 1 year
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boh raga che belle le tette
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omarfor-orchestra · 1 year
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"Giacomo secondo te quale è stata la chiave del successo di MF?"
"L'amore fraterno che ci unisce 🥰"
No amo le tonnellate di minchia e il passaparola. Le mie visualizzazioni su Raiplay. Tumblr. L'algoritmo fissato con le carceri e le storie teen.
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just-a-lil-anguria · 3 months
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Da momento toccante al pianoforte con il maestro Allevi a balli in balera su Romagna Mia passando per gag poltrone sofà tutto in 10 minuti
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ma-pi-ma · 5 months
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Una foto è un istante arrestato, il più forte, il più toccante, il più doloroso.
Chahdortt Djavann, Autoritratto degli altri
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vividiste · 3 months
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Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
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Quanta inutile cattiveria 😡
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mucillo · 18 days
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Dedicata a tutti i bambini Speciali.
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la toccante poesia di un bambino autistico
"Io sono originale" di Benjamin Giroux 
Io sono originale, io sono diverso.
Mi chiedo se lo sei anche tu.
Sento voci nell’aria.
Vedo che tu non le senti e questo non è giusto.
Non voglio sentirmi triste.
Io sono originale, io sono diverso.
Mi comporto come se lo fossi anche tu.
Mi sento come un bambino nello spazio.
Tocco le stelle e non mi sento al mio posto.
Mi preoccupo di quello che pensano gli altri.
Io piango quando la gente ride, mi fa sentire piccolo.
Io sono originale, io sono diverso.
Ora capisco che lo sei anche tu.
Dico ‘Mi sento come un naufrago’.
Sogno di un giorno in cui sarà tutto ok.
Cerco di trovare il mio posto.
Spero che un giorno ci riuscirò.
Io sono originale, io sono diverso
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susieporta · 8 months
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La saggezza del pene.
Mi prendo la responsabilità di aprire la bocca su un tabù di quelli con la T maiuscola.
Scrivo dopo una seduta profondamente toccante con un uomo.
Scrivo perché so che quello che sto per dire non è una cosa rara che capita a pochi, è invece una storia collettiva di dolore che tocca il maschile e lo piega a metà.
Pene grosso o pene piccolo?
Potenza o Impotenza?
Sarai amato o sarai rifiutato?
Così come tantissima dell’insicurezza delle donne vive nel disagio e nell’imbarazzo legato al loro corpo, anche per gli uomini la “sicurezza interiore” spesso passa da un’esame di virilità che spesso avviene da ragazzini.
Ed è proprio da ragazzini che si passa questa specie di spartiacque tra i fighi che ce l’hanno grosso e gli sfigati che ce l’hanno piccolo.
Perché ai ragazzini non glielo insegna nessuno che il valore di un uomo non sta alla pari con la misura del suo pisello.
I ragazzini crescono negli spogliatoi da calcio e tra una doccia e un’altra se ne raccontano di stronzate.
.. e tra una doccia e un’altra tutti ci provano a guardare in sordina verso il pisello dell’altro e a farsi due conti.
Poi se sei fortunato incontri la prima fidanzatina/o innocente e un po’ naive come te che ti farà sentire il suo grande eroe nonostante la misura che porti in mezzo alla gambe.
Ma soprattutto nonostante la tua “prestazione”.
Se sei meno fortunato le prime esperienze sessuali e di confronto con il tuo pene possono essere un disastro.
Per l’uomo con cui ho lavorato l’esperienza che ha segnato la sua storia è stata l’incontro con una ragazza che lo ha in leggerezza umiliato commentando alla misura del suo pene.
L’umiliazione a 13/14/15 anni non è qualcosa che si può risolvere capendo con la testa che cosa è avvenuto.
L’umiliazione verso i genitali è un colpo al centro dello stomaco dove si proverà vergogna per il resto della vita.
Se la sessualità per le donne è spesso un gran bel panorama di vergogna, giudizio, condizionamenti, paure generazionali, colpa del prete e traumi della madre.
Anche la vita sessuale degli uomini è tappezzata di ferite individuali e collettive profondissime.
Il pene è qualcosa di cui vergognarsi, e c’è sempre un motivo buono.
Te ne vergogni perché è sempre pronto per fare sesso.
Te ne vergogni perché non è mai pronto.
Te ne vergogni perché si eccita quando non dovrebbe e te ne vergogni perché si eccita quando dovrebbe.
Te ne vergogni quando ”dura a lungo “.
Te ne vergogni quando “dura poco”.
La comunicazione tra la mente e il pene di un uomo è spesso pari a zero.
Tra il cuore e il pene forse arriviamo a due su una scala di dieci.
Il pene è abbandonato.
Segregato dietro la cerniera dei pantaloni.
Colpevolizzato e demonizzato per tutto il male che ha fatto nei secoli.
Giudicato perché serve solo a quello.
Il pene porta pena, mi disse una volta un uomo.
Si porta appresso pressione.
Ansia da prestazione.
Paura di fallire.
E poi sì certo, è possibile che FUNZIONI il minimo indispensabile per vivere una vita sessuale mediocre “abbastanza”.
Ma il pene non è una funzione.
Così come non lo è la vagina.
Sono organi di senso, altamente intelligenti che SENTONO e sono connessi alla vita intera dell’organismo.
Pensare con il pene non vuol dire pensare solo al “sesso”.
Il centro energetico del sesso, come quello della mente, del cuore, del plesso solare è un centro di potere.
È un centro di conoscenza.
Ciò che rende il pene una pena è la tua disconnessione, il NON ascolto, l’abuso, le credenze limitanti.
Ma soprattutto i traumi, le memorie e le ferite che porta il tuo pene.
Solo attraverso la riconessione con questa parte sacra del corpo un uomo può riconquistare la sua autentica virilità.
Virilità.
Non significa ce l’ho più grosso di te e posso prendere ciò che voglio, distruggendo e senza voltarmi.
Questa è la piaga del patriarcato: gli anni di abuso del potere di un maschile immaturo e sofferente.
Virilità è la bellezza potente del Fallo come simbolo di forza, di presenza, di sicurezza, di energia.
Il Fallo che penetra il cuore della terra per portare Vita.
Il Fallo che porta il SEME della VITA.
Il Fallo che feconda la terra perché sia abbondante di frutti.
La guarigione del “pene” è una guarigione collettiva.
Non è solo degli uomini.
È anche delle donne.
È di tutti coloro che hanno realizzato che qualcosa nella nostra società è andato perso ed è nostro diritto e dovere ricordare.
È di chi parlerà ai ragazzi maschi del potere e della sensibilità che portano in mezzo alle gambe e di come rispettarsi e rispettare con amore e consapevolezza.
È di chi saprà fermarsi ogni volta che l’atto sessuale diventa una gara carica di pressione e potrà piangere invece che continuare a tenere.
Il pene ha bisogno di piangere e di gridare.
A volte eiaculare è pianto e grido trattenuto per troppo a lungo.
🖤
Federica Clemente
#Tantrasciamanico
#maschilematuro
#sessualitasacra
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il-brownie · 3 months
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Missionario così profondo e toccante che le vien da dire ti amo
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haiku--di--aliantis · 3 months
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"Un giorno scriverò di te; del tuo odore, di come ti sganasciavi, di come sorridevi e di quant'eri bella. So che quel giorno verrà. Probabilmente non adesso, domani o doman l'altro. Però ne sono sicuro. È un impegno che ho preso." (Juan Lucio)
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Ognuno ha un segreto nell'anima. Così sentito e toccante che descriverne la storia, l'evoluzione e i dettagli è molto difficile. Ne rimandiamo di continuo l'elaborazione. Solitamente è una storia d'amore: costruito e distrutto. La colonna sonora può solo essere una musica manouche, gitana. Perché, com'è noto: 'il cuore è uno zingaro e va...'
(Da ascoltare a volume sostenuto. Roba da boomers... roba per cuori che sanno ancora battere per amore.)
Aliantis
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Le soir (Bireli Lagrene)
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cywo-61 · 1 month
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Jesus Christ Superstar - Gethsemane (i only want to say) performance vid...
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Ho sempre amato il film Jesus Christ Superstar e questo è forse il brano più toccante, ma questa versione lo è di più.
cywo
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bicheco · 2 months
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Lammor
In questi giorni stanno andando due ennesimi biopic di personalità (definiamole così) italiane: Margherita Hack e Rocco Siffredi. Ora, a parte la prima considerazione che viene spontanea e cioè che abbiamo finito le personalità (a questo punto pretendo una miniserie su Bombolo), sarebbe divertente immaginare e costruire una scena che unisca le due opere. Mi spiego.
Rimini. Inverno. Albergo sul lungomare. Margherita Hack, già sessantenne, rientra dopo una conferenza sugli Anelli di Saturno. È esausta.
Nello stesso albergo alloggia Rocco Siffredi. Scommetto che avete già capito dove voglio andare a parare.
La sostanza sarebbe questa e cioè che Rocco entra per sbaglio nella camera di Margherita, equivoci, convenevoli, chiacchiere: i due finiscono per scopare. L'idea bella e poetica sarebbe che Rocco, di nascosto, aveva registrato tutto l'atto, ovviamente con lo scopo (nessun doppio senso) di venderlo e farci i soldi, ma poi stupito dall'intensità e dalla bellezza del rapporto, decide di cancellare tutto.
Toccante il momento post coito in cui Margherita, poggiata sul petto ancora ansimante di Rocco, con aria sognante gli sussurra: "Lo sai, stanotte ho visto davvero come sono fatte le stelle. Grazie". Bacio.
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thor82 · 3 months
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L’esibizione di Angelina Mango in “la rondine” in ricordo del padre è stata assolutamente superlativa toccante e da pelle d’oca. In lacrime dall’emozione!!! Da rimanerci secco!!!!
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