Raccolte di racconti: una selezione
Come sa bene chi mi segue da un po', a me piace molto leggere raccolte di racconti di vario genere: distopici, fantastici, romantici, improbabili, realistici, magici. Il problema vero e che non sono in grado di parlarne approfonditamente. Vorrei dire tante cose e poi mi ritrovo a fissare il foglio word vuoto e non so mai cosa dire. Ecco perché ho deciso di raccogliere in unico post i commenti ad alcune delle raccolte di racconti che ho letto nell’ultimo anno (o forse un po’ più di un anno, ma dettagli). I titoli sono i seguenti e ce n’è davvero per tutti i gusti, da personaggi reali, a realismo magico, dal fantasy alle fiabe passando per alcune delle mie case editrici preferite. Enjoy!
Morgana: L’uomo ricco sono io di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri edito da Mondadori
Fiabe Islandesi di vari edito da Iperborea
Libertà grande di Julien Gracq edito da L’Orma editore
L’uovo di Barabablù di Margaret Atwood edito da Racconti Edizioni
Fra le tue dita gelate di Francisco Tario edito da Safarà Editore
Le maestose rovine di Sferopoli di Michele Mari edito da Einaudi
"Una ragazza dovrebbe avere una stanza tutta per sé e una rendita di 500 sterline l'anno." Con questa frase politicamente rivoluzionaria e di cui purtroppo la memoria collettiva ha conservato solo la prima parte, Virginia Woolf lega strettamente il discorso sull'emancipazione femminile ai soldi, presentati come la premessa stessa della libertà. Il denaro è il vero tabù da violare quando si parla di donne perché è il potere più grande, quindi per definizione è stato per anni solo degli uomini. Ma allora perché tutt* continuano a consigliare alle donne, oggi come allora, di sposarsi con un uomo ricco? Perché in molte famiglie si insiste a non insegnare alle ragazze a gestire il denaro, facendo loro credere che farsi procurare da qualcun altr* la sicurezza materiale sia un traguardo di vita? In queste pagine troverete imprenditrici scaltre e un po' corsare, che tra rispettare le leggi o se stesse non hanno mai avuto dubbi, artiste carismatiche che non hanno pensato nemmeno per un momento di dover essere protette dal patrimonio dei loro partner. Vedrete politiche convinte che il miglior modo per arrivare in alto è non farsi vedere mentre si sale, e mistiche per le quali è la natura delle intenzioni, non il denaro con cui le realizzi, a segnare il confine tra ciò che è bene e ciò che è male. Vi emozionerete per campionesse sportive che per vincere tutto hanno rischiato di perdere la sola cosa che contasse davvero, e vi innamorerete di intellettuali contraddittorie che con la loro creatività hanno fatto abbastanza soldi per dichiarare una guerra (e pazienza se era quella sbagliata). Sono donne alle quali la libertà è spesso costata cara, ma che non hanno mai smesso di pensare di potersela permettere, perché volere beni propri e volere il proprio bene spesso sono la stessa cosa. In ciascuna delle loro vite - Oprah Winfrey, Nadia Comaneci, Francesca Sanna Sulis, J.K. Rowling, Helena Rubinstein, Angela Merkel, Madame Clicquot, Beyoncé, Chiara Lubich e Asia Argento - risuona forte la frase fulminante e sovversiva di Cher che, quando sua madre le consigliava di smettere di cantare e trovarsi un uomo ricco, ebbe l'ironia di rispondere: "Mamma, l'uomo ricco sono io".
Di Michela Murgia nello specifico ho parlato in un post dedicato solo a lei ma trovo sempre molto interessante leggere i suoi scritti. Anche se non sempre sono d’accordo con la sua prospettiva pure fornisce sempre spunti per riflettere. Anche questa raccolta nasce dalla nuova stagione del podcast Morgana di Storielibere.fm che Michela Murgia porta avanti insieme a Chiara Tagliaferri, tutta dedicata al tema soldi e potere. La ricchezza è ancora la misura con cui si misura il successo di una persona? Ed è davvero così discriminante quando è una donna a voler emergere? Che cosa si nasconde dietro le vite di donne che ce l’hanno fatta? In genere molta sofferenza e tantissimi sacrifici e anche forse una certa dose di spregiudicatezza che non fa mai male. Quando l’unico obiettivo della tua vita dovrebbe essere accasarti, trovare il giusto partito e mettere in piedi la tua famiglia, affermare che “l’uomo ricco sono io” diventa ancora più sovversivo. Le donne raccontate dalla Murgia sono incredibilmente controverse, non per forza persone da stimare ma sicuramente donne di un certo peso, la cui storia dimostra che hanno scelto di combattere per il loro posto del mondo. Delle loro storie rimane il peso delle loro azioni, il modo in cui si sono fatte forti dei loro passi anche quando questi pesavano come macigni, anche quando tutto sembrava correre contro di loro. Michela Murgia ha la capacità di tenere il lettore lì, ancorato alla pagina, anche quando quella pagina diventa minacciosa.
Terra di miti e leggende che sembrano riecheggiare ancora nei suoi paesaggi lunari, l’Islanda ha dato voce alla sua creatività anche in un originale patrimonio di fiabe, qui raccolte in un’antologia inedita. Un mondo di castelli stregati, lotte in sella ai draghi e viaggi per mare con le barche di pietra dei troll, popolato da bellissime regine che si rivelano orchesse, elfi dispettosi che è bene farsi amici, giganti a tre teste che escono dalle grotte di lava, e una natura «vivente» piena di misteri, dove ogni roccia, animale o corso d’acqua può nascondere un’insidia o una presenza fatata. Storie che raccontano l’eterna lotta tra il bene e il male a colpi di magie, metamorfosi e prove di astuzia e di coraggio, ma anche l’origine di un proverbio o di un’antica credenza che fonde il sacro e il pagano, come quella degli elfi, i «figli sporchi» che Eva non è riuscita a lavare prima di una visita di Dio e che da allora dimorano negli anfratti rifuggendo ogni sguardo umano. Storie in cui i motivi di Biancaneve o della Bella addormentata hanno risvolti per noi inaspettati, e se la giustizia trionfa sempre come vuole la tradizione, punendo i malvagi e dando felicità e ricchezza ai probi, ogni fiaba ci sorprende con uno humour irriverente, un’inedita sensualità o una crudezza che ricorda le saghe. Pagina dopo pagina ci avviciniamo all’anima di un popolo che nelle solitudini boreali ha sempre viaggiato con la parola, l’immaginazione, la poesia.
Iperborea è una di quelle case editrici che hanno uno stile riconoscibile e chiaro, in una dichiarazione di intenti speciale e senza vie d’uscita. Se il tuo sguardo vaga tra gli scaffali di una libreria li riconosci sempre i loro volumi: sia per la grafica, che per il formato, ma soprattutto per i temi. Immergersi nel mondo della Islanda allora diventa una scelta consapevole e un cammino in cui perdersi e in cui riconoscere la stessa universalità delle nostre storie. L’uomo ha sempre avuto l’esigenza intransigente di raccontare, di spiegarsi in maniera speciale il mondo che lo circonda. E allora eccoli l’ elfi e magie, draghi e streghe, regine e contadini tutti contraddistinti da quei temi universali che ripercorrono le leggende di tutti i popoli. L’infinita lotta del bene contro il male si riconosce anche in paesaggi ricoperti di neve e dal clima terribile. Li riconosci anche quando segui folletti in posti che non riconosci e la sera intorno al fuoco c’è la capacità di rivivere ogni sfumatura dell’animo umano.
In rari e preziosi casi, la potenza della letteratura è tale da far vivere il miraggio della perfezione. Lo si scorge come un miracolo sospeso, ad esempio, nella serie di poemi in prosa che compone Libertà grande, raccolta di testi vertiginosi pubblicata originariamente nel 1946 e poi arricchita per oltre un ventennio da uno dei maestri di stile del Novecento francese. Attraversando deserti di ghiaccio, architetture trasfigurate dalla luce dell’alba e porti affollati di vele notturne Julien Gracq si abbandona a suggestioni dal sapore surrealista senza per questo rinunciare al nitore classico della frase cesellata né tantomeno a un gusto romanzesco capace di donare un afflato d’avventura a ogni paesaggio. Diario di viaggi immaginari e taccuino di estasi letterarie, Libertà grande è una celebrazione, un inno, un incantesimo dove la lingua si dispiega nel suo massimo potere evocativo e la parola è l’orizzonte in cui gli esseri umani abitano il mondo.
L’Orma Editore è una delle mie case editrici preferite e mi ha sempre regalato dei testi unici e particolari che mi hanno affascinata con la loro magia. Di Julien Gracq volevo leggere “La riva delle sirti” ma ancora non sono riuscita a iniziarlo, ma questo volume di racconti mi ha dato un assaggio della potenza della sua scrittura. Non so bene come descriverlo perché le atmosfere sognanti delle sue descrizioni sono difficili da riportare su carta ma l’espediente che usa è uno dei miei preferiti. I diari di viaggio e la descrizione di città mi hanno sempre incantato fin da quando mi è capitato in mano per la prima volta “Città invisibili” di Calvino, e questo migrare ininterrotto, questo mettersi in cammino verso un mondo sconosciuto mi ha sempre affascinato. Julien Gracq ha dalla sua l’abilità di dare in un rapido colpo d’occhio lo scorcio di prospettive uniche, delle albe indimenticabili, porti che si spalancano di fronte allo sguardo con la potenza di un sogno. Ogni prospettiva è unica e affascinante e allo stesso tempo incastonata in un percorso vagamente onirico, tutto nei suoi racconti ha il brillio del ghiaccio colpito dal sole e il freddo spettrale della notte.
Una fine che si approssima e di cui si intravedono le crepe nella parete, questo è l’incombente senso di minaccia e l’anticipo di liberazione che si deve provare dentro un uovo, un guscio protettivo e autosufficiente dove ci si prepara alla sopravvivenza in un mondo esterno probabilmente pericoloso. E proprio in quest’uovo pronto a schiudersi sembrano vivere le donne ritratte in questi racconti da Margaret Atwood, ognuna di loro, come nella favola di Barbablù, ha una chiave per entrare in una stanza segreta e ha tutta l’intenzione di usarla. Magari per abbandonarsi a reminiscenze seguendo un flusso che le conduce all’idillio di un’ultima lunga estate al riparo dalla vita adulta, trascorsa nei boschi a sfuggire da un fidanzato noioso oppure in un mare dove l’orizzonte è chiuso da ingombranti mercantili. Le Betty e le Loulou di questo mondo, impegolate come sono in complicatissimi ménage domestici, tentano di tenere tutto assieme rimandando l’inevitabile crollo, che sia con un gruppo di poeti sfaccendati che dipendono dall’unica donna della casa o una fragile esistenza fatta di colazioni accanto a un marito fedifrago. In questi momenti in cui la fine dei tempi sembra farsi quotidiana, Atwood è ancora capace di sgretolare il rivestimento di cui sono circonfuse le nostre vite per metterne a nudo tic e manie, paure e slanci.
Margaret Atwood è una donna affascinante che potrebbe parlare per ore e io starei lì ad ascoltarla ricordare aneddoti rapita. E anche in questa raccolta di racconti ritroviamo tutta la forza della sua penna. Ricordo perfettamente di aver comprato questo volume in una libreria caffè di Torino insieme ad un mio amico perché ero rimasta affascinata dalla copertina. Questo blu piuttosto opaco e poco sgargiante, il titolo evocativo come pochi, e la firma inconfondibile di una donna che mi incanta. Leggerlo è stato come entrare nelle stanze di Barbalù ma soprattutto in un mondo di donne che non sono mai troppo libere, troppo felici, troppo indipendenti. Ogni racconto apre uno scorcio, una consapevolezza, una via. Sembra tutto semplice e lineare, poi ti avvicini ed emergono i problemi sotterrati in giardino, ti avvicini e scopri le idiosincrasie di un mondo che ci vuole fragili ma capaci di mandare avanti una casa, delicate ma forti abbastanza per mettere al mondo dei figli, femminili ma non così provocanti da attrarre attenzioni indesiderate. Il contraltare di vite piene di opportunità che sono compromessi imprescindibili e lacrime di fronte alla sfortuna di aver incontrato la persona sbagliata al momento sbagliato. Ma d’altronde le nostre vite non sono mai semplici e la Atwood non indora mai la pillola, ma le sue parole sono sempre un faro.
“Fra le tue dita gelate”, dedicato all’amata moglie Carmen Farell, il “mágico fantasma” che attraversa impalpabile il respiro di ogni pagina, è considerato all’unanimità il capolavoro di Francisco Tario, enigmatico protagonista della letteratura messicana del Novecento. Scritti con una prosa di inquietante bellezza, i racconti surreali, grotteschi e sensuali qui riuniti illuminano i varchi di accesso verso una dimensione altra che scorre parallela alla comune percezione, disseminando il testo di anticipazioni che solo i lettori più scaltri sapranno individuare e svelando, solo in parte, l’enigma della narrazione. Nascite mostruose, oceani voraci e amori chimerici: lo spirito avanguardistico di Tario avverte il lettore di trovarsi sul terreno sdrucciolevole tra la veglia e il sogno, tra l’incubo e il ricordo, e che il solo modo di uscirne è attraversarlo, facendo attenzione a non scivolare per sempre nel lato del possibile.
Ah ho letto questa raccolta perché Cristina di Safarà mi ha incantato con la sua descrizioni quando sono passata a trovarla all’ultimo Salone del Libro qui a Torino. Sicuramente non è un libro facile e sicuramente è una di quelle raccolte in cui devi credere e ti devi lasciare circondare. Francisco Tario ha uno stile che non scende a compromessi che si diverte a muoversi in un mondo che è pieno di sfumature, è un equilibrista sulle pagine che diventano una tela in cui disegnare qualsiasi cosa. Incasellarlo in qualche etichetta diventa impossibile perché le pagine si affastellano in una corsa che diventa contraddittoria e impossibile, ma proprio per questo irresistibile. Ogni racconto riprende un tema, lo esacerba alla ricerca profonda di una verità che resta sepolta negli intenti dello scrittore. Evocare le sue immagini più sconvolgenti, contraddittorie e inquietanti diventa difficile ma sicuramente immergersi nel suo mondo un’esperienza da ripetere.
Ogni ossessione a Sferopoli è già stata catalogata, qualsiasi mito o superstizione trova conferma, i sogni sono moneta corrente, la letteratura è l'unica divinità. Nella geografia immaginaria e nella filologia fantastica di questo libro può capitare che il carteggio fra una padrona di casa e un inquilino precipiti in un contrappasso metafisico, e che al calar delle tenebre i teschi si raccolgano intorno a quello fra loro più loquace; che il tema assegnato da un maestro elementare susciti un maleficio, o che un esame universitario sia l'occasione per uno studente impreparato di esibirsi in uno sfoggio linguistico ultraterreno. A furia di passeggiare rimirando ogni angolo di questa dimensione, al turista potrebbe venire fame: è allora che scoprirà quanto da bambino Mozart andasse pazzo per il gorgonzola, e solo dopo aver messo in tasca una ricetta per la coda alla vaccinara potrà proseguire la visita. Non mancheranno le dispute: se si è fortunati si incontreranno gli otto rabbini più potenti del mondo pronti a sfidarsi in una gara di golem, o due parroci rivali disposti a tutto pur di raccogliere i funghi migliori. Dopo la «finzione autobiografica» di Leggenda privata, Michele Mari torna a una delle forme più congeniali: il racconto. Con la fiducia affabulatoria di chi, esplorando le infinite possibilità del genere, sa di poter sorprendere – oltre i suoi lettori – prima di tutto se stesso.
Puntavo il libro di Mari da un sacco di tempo perché proprio come quello di Julien Gracq mi ricordava le atmosfere delle città di Calvino. Ma devo dire che in realtà mi ero immaginata tutto un libro, con esattamente il mood della scoperta, la vividezza delle immagini e lo pregustavo così tanto che sono rimasta interdetta quando mi sono trovata davanti effettivamente “Le maestose rovine di Sferopoli”. Sono ancora indecisa nell’affermare se mi sia piaciuto o no, ma non è colpa del racconto di Mari ma solo della mia fantasia. Effettivamente è un libro di città, ma è anche una raccolta di immagini e di tradizioni (la storia del Gorgonzola davvero molto divertente). Si è un po’ turisti e un po’ storici, un po’ esperti di cibo e un po’ sognatori mentre si esplora il mondo immaginario di Mari che fonda le sue radici esattamente al centro delle nostre leggende e abitudini più consolidate. Si esplora, si scopre e si sogna in un intreccio di possibilità che rendono possibile qualsiasi cosa anche il tracimare in mondi che sono tutt’altro che perfetti.
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Fankid rough drafts
Some lore too I guess lol
Unnamed Tailrine son-like his parents he's a bit of a tech freak but leaning to the mad scientist aspect of things
His mother loves this, his father not so much..
His gadgets are mostly used to aid Saira's pranks and to irritate Eggman Nega.
Unnamed Tailsmo daughter- the seed Cosmo left for Tails after the events of Sonic X. Much to his surprise she sprouted a soft yellow colored flower. She is soft spoken like her late mother.
Tarios the hedgehog- a hedgehog spawned from Shadow's DNA. Originally was going to be left with the G.U.N. but shadow had second thoughts and didn't want history to repeat, leading to Shadow stealing the baby hedgehog from the facility. Pretty aloof like his father but more willing to socialize. Rivals with Blitz
Roxanne "Rocky" Rose- daughter of Freedom Fighters leader, Amy Rose. Amy wishes her daughter to live a normal life but Rocky is hellbent on aiding her mother. Their constant less than friendly confrontations ended up spawning a bit of a rebellious phase in Rocky and she does freelance mercenary work behind her parents backs. She has Amy's spunk and has the fire power and one tracked mindedness of her father.
Though her and Saira's parents are close, Rocky and Saira do not get along at all.
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Diario de lectura
- Nómada: Antología gráfica del cuento chileno del siglo XX. (Varios)
Cuatro magistrales cuentos chilenos adaptados a cómic con guion de Yerko Bravo —todos vueltos fantásticos; y sí, todos tomándose ciertas libertades. Pero esas libertades en efecto transforman al texto y lo vuelven una nueva lectura. Se trata de:
- El Unicornio, de Juan Emar. Dibujo de Esteban Morales. La adaptación más apegada al texto, pero Emar fue un autor sumamente único en su contexto (creo que no resulta exagerado compararlo con escritores como Francisco Tario, Pablo Palacio, Macedonio Fernández o Efrén Hernández). Por lo tanto se trata de un cuento extrañísimo en que lo fantástico no es tanto la ruptura de la realidad mimética sino una de muchas posibilidades de interpretación.
- El golfo de penas, de Francisco Coloane. Dibujo de Esteban Morales. Un relato de aventuras marítimo que poco a poco se vuelve un encuentro entre dos culturas y que lleva a preguntarnos si alguno de los interlocutores estaba vivo.
- La virgen de cera, de Jorge Edwards. Dibujo de Seeker (Eduardo Rojas). Lo que era un cuento sobre la iniciación sexual, hábilmente se transforma aquí en una historia de monstruos, con una crítica implícita justamente a la represión sexual pacata.
- El policía de las ratas, de Roberto Bolaño. Es preciso usar anglicismos y galicismos para describirla: Un relato Noir y Furry. Una sociedad de ratas más o menos antropomórficas en que se teme a la individualidad y en que un detective se enfrenta a una serie de crímenes insólitos —o mas bien, impensables para sus regentes.
Una propuesta sumamente interesante, por no decir que juguetona en el mejor sentido.
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Yay! I was just wondering if I could have some name ideas relating to astronomy and/or astrology. I love space so ye
Oooooo!! I sorta lost steam halfway through Astrology sorry -
Astronomy / Space -
[PT: Astronomy / Space -]
General : Star - Comet - Nova / Supernova - Astroid / Astro - Cosmic - Cosmos / Cosmo - Celeste / Celestial - Astra / Astral - Eclipse - Solstice / Sol - Constel / Constellation / Stel - Stellar
Planets : Saturn - Jupiter - Mercury - Venus - Earth - Mars - Neptune - Uranus - Pluto
Moons : Luna / Lunar - Titan - Herse - Callisto - Harpalyke - Megaclite - Isonoe - Cyllene - Chaldene - Europa - Much.. much more
Other : Kepler - Hubble - Apollo - Orion - Dipper - Ursa
Astrology -
[PT: Astrology -]
Leo - Leonardo - Leone - Lion - Leona
Scorpio - Scorn - Scorpion - Score - Scolla
Sagittarius - Sage - Archer - Archie - Tario - Tarius - Iris - Tarot
Taurus - Bull - Horn - Aurus - Tor - Tori - Urus
Virgo - Virgil - Maiden - Aiden
Gemini - Gen - Jim - Twin - Twain - Mini
Aries - Ares - Reese - Reece - Ram - Ramon - Rammy - Ramie
Pisces - Libra - Balance - Capricorn - Capri - Aquarius - Aqua - Rare
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