Tumgik
#stele funeraria
sehnsucht-99 · 7 months
Text
Appena finito di tradurre una stele funeraria di epoca romana ritrovata in città per il giornale del mio comune, eccomi pronto ad essere citato nell'articolo 🙅🏻
7 notes · View notes
storiearcheostorie · 8 months
Text
SCAVI / Una chiesa altomedievale sconosciuta alle origini di Venezia: a Mira torna alla luce l'antico monastero dei Santi Ilario e Benedetto insieme a una stele funeraria romana
Un team di studiosi dell’Università Ca’ Foscari ha rivelato una chiesa altomedievale finora sconosciuta e più antica della basilica già indagata nell'Ottocento. La prospettiva è la realizzazione di un parco archeologico.
Un team di studiosi dell’Università Ca’ Foscari ha rivelato una chiesa altomedievale finora sconosciuta e più antica della basilica già indagata nell’Ottocento. La prospettiva è la realizzazione di un parco archeologico. L’area di scavo del monastero a Dogaletto di Mira (Venezia) Importanti novità dallo scavo in corso nell’area un tempo occupata dal monastero dei Santi Ilario e Benedetto a…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
giancarlonicoli · 11 months
Text
29 giu 2023 19:33
UN LETTORE ESPERTO D'ARTE CI SCRIVE: “C’È QUALCOSA CHE NON TORNA QUANDO SI PARLA DELL’ALTRA EREDITÀ DI BERLUSCONI. A DETTA DI SGARBI, BERLUSCONI AVREBBE ORIENTATIVAMENTE VENTIMILA QUADRI. VALORE IPOTIZZABILE, SECONDO SGARBI, DIECI MILIONI. POI I GIORNALI NE CITANO ALCUNI: UN TIZIANO CHE RAFFIGUREREBBE UN EREDE MEDICI… E GIÀ QUESTO DA SOLO ANDREBBE ALL’ASTA SU PER GIÙ PER QUELLA CIFRA. AD ESSO SI AGGIUNGE LA “GIOCONDA NUDA” ATTRIBUITA A BERNARDINO LUINI, IL CHE È IMPOSSIBILE POICHÉ…
Riceviamo e pubblichiamo:
C’è qualcosa che non torna quando si parla dell’altra eredità di Berlusconi. A detta di Sgarbi, a detta sua, Berlusconi avrebbe orientativamente ventimila quadri, molti comprati al telefono in televendita. Valore ipotizzabile, secondo Sgarbi, dieci milioni. Poi i giornali ne citano alcuni: un Tiziano che raffigurerebbe un erede Medici… e già questo da solo andrebbe all’asta su per giù per quella cifra.
Ad esso si aggiunge – negli articoli – la “Gioconda nuda” attribuita a Bernardino Luini, il che è impossibile poiché tale pezzo sarebbe quello della Collezione Primoli poi alla Farnesina e se fosse il cartone – addirittura attribuibile a Leonardo – quello è al Museo di Chantilly. Quindi il cav avrà al massimo una brutta copia che, in quanta nuda, gli sarà parsa meglio di quella vestita… ma lasciamo stare Luini!
Poi si cita il Canova di Villa Gernetto, ma la stele funeraria in bassorilievo di Canova che stava a Villa Gernetto non è mai appartenuta a Berlusconi, perché fu spicconata prima, finì a Palermo dove rischiò di essere venduta all’estero. Sgarbi ha identificato un Annigoni, ma questo non è che costi un granché…
Dunque, stando così le cose, né Canova, né Luini e, probabilmente, nemmeno Tiziano poiché se Berlusconi avesse ventimila quadri del genere altro che dieci milioni!!!
Se invece la collezione vale dieci milioni è perché stiamo parlando più o meno di copie o scuole o attribuzioni generose. Oppure non sono ventimila. Insomma, tutte e tre insieme le cose non possono essere vere.
Lettera firmata
0 notes
personal-reporter · 1 year
Text
Custodi di arte e fede: Basilica di San Pietro a Roma
Il simbolo per eccellenza della cristianità nel mondo… La prima Basilica di San Pietro venne eretta intorno al 320 dall’imperatore Costantino, nel luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto l’apostolo Pietro. Dalla metà del XV secolo ebbe inizio il lungo processo che, in circa duecento anni e con il concorso di artisti  come Bramante, Michelangelo e Bernini, avrebbe portato al rifacimento della basilica costantiniana. Anche l’attuale piazza San Pietro con il colonnato si presentava in tutt'altra forma, infatti il suo attuale aspetto è un capolavoro ideato da Gian Lorenzo Bernini. L’imponente facciata seicentesca di Carlo Maderno rende l’idea delle dimensioni della Basilica, ancora oggi una delle chiese più grandi al mondo, lunga 115 metri e preceduta dalla scalinata a tre ripiani, con lesene e colonne corinzie ed è sormontata da un attico coronato da tredici colossali statue. Al centro si trova la Loggia delle Benedizioni, dove  il papa benedice i fedeli nelle occasioni più solenni ed è annunciata al mondo l’elezione di ogni nuovo pontefice, mentre la Porta Santa, la cui apertura dà ufficialmente inizio all’Anno Santo, è l’ultima sulla destra. Progettata da Michelangelo e completata da Della Porta e Fontana nel 1588-89, la cupola sorprende per dimensioni e, giunti sulla terrazza, la scala di 330 gradini porta a un corridoio circolare, dal quale si possono vedere da vicino i mosaici realizzati dal Cavalier d'Arpino nel 1605. Entrando nella basilica, nella prima cappella della navata destra si ammira il più famoso dei capolavori di questo tesoro, La Pietà di Michelangelo, in marmo, realizzata dall’artista a 23 anni, che affascina per perfezione tecnica e per l’impatto emozionale. Al centro della Basilica, sopra l’altare papale, c’è il Baldacchino in bronzo del Bernini, commissionato da Urbano VIII Barberini, con le colonne tortili, tra i cui viticci si posano le api Barberini, simbolo della famiglia. Sui basamenti di marmo che sostengono le colonne è raffigurato per sette volte il viso di una donna, dal concepimento alla nascita di un bambino, che  raffigurato nell’ultimo fregio, opera del giovane Borromini per magnificare la Mater Ecclesia, Chiesa Madre di tutte le altre chiese. Nella Confessione sottostante del Maderno, 99 lampade perenni illuminano la tomba di Pietro e, sulla parete absidale, la Cattedra di San Pietro è conservata all’interno di una maestosa composizione barocca, realizzata dal Bernini, la grande custodia è in bronzo dorato, sorretta da statue bronzee raffiguranti i Dottori della Chiesa greca e latina mentre, al di sopra, un tripudio di angeli e putti, fra nuvole e raggi saettanti, filtrati dalla luce della finestra ovale a vetri bianchi e gialli su cui spicca la colomba, simbolo dello Spirito Santo. Tra i monumenti più importanti c’è la tomba di Pio VII nella cappella Clementina, opera di Bertel Thordvaldsen; la tomba in bronzo dorato di Innocenzo VIII, realizzata dal Pollaiolo, il più antico dei monumenti funebri presenti nella basilica; il monumento a Urbano VIII di Bernini; il monumento a Clemente XIII di Antonio Canova e la stele funeraria nota come Monumento Stuart. All’interno della Basilica c’è il Museo del Tesoro della Basilica di San Pietro, nove sale espositive con opere ideate tra il IV al XIX secolo, ordinate secondo un criterio cronologico, oltre a paramenti sacri ed oggetti preziosi offerti per devozione alla Basilica vaticana. Parte integrante della Basilica sono le Grotte Vaticane, ubicate tra il pavimento della basilica costantiniana e quello attuale, dove si trovano le sepolture di molti Pontefici, come Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Dalle grotte, in cui si succedono cappelle, statue, monumenti e tombe, si accede alla Necropoli precostantiniana in cui,  insieme ai mausolei del II-IV secolo, si trova un monumento modesto, ma chiave della Chiesa di Roma, come  la tomba di Pietro. Read the full article
0 notes
Text
A Saqqara, in Egitto, sono state trovate una tomba e delle cappelle di epoca ramesside risalenti a 3.000 anni fa.
Una tomba di epoca ramesside e quattro piccole cappelle risalenti a più di 3.000 anni fa sono state rinvenute da un'équipe archeologica italo-olandese nella necropoli di Saqqara, a sud della capitale Il Cairo, ha annunciato mercoledì il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano.
La tomba apparteneva a un nobile di nome Banhasi che era anche il capo guardiano della tomba di Aten, il massimo giudice del Basso Egitto. Era situata vicino alle tre piramidi di Giza.
Secondo la dichiarazione, "la nuova scoperta aiuterà a far luce sugli sviluppi della costruzione nel cimitero di Saqqara durante il periodo Ramesside e svelerà l'identità di nuove persone che non erano state registrate nelle fonti storiche".
L'ingresso, la sala e il pozzo della tomba a forma di tempio conducono a una camera funeraria e a tre cappelle.
Il team ha scoperto una stele all'interno della tomba che mostra Banhasi e sua moglie, nota anche come cantante di Amon, davanti a un tavolo per i sacrifici e ad altre immagini di sacerdoti e animali.
Prenotando una delle nostre escursioni in Egitto all'arrivo all'aeroporto del Cairo, otterrete il massimo dall'Egitto.
Sfruttate al massimo il vostro tempo in Egitto approfittando delle migliori opzioni di tour offerte durante le vostre escursioni di un giorno al Cairo dall'aeroporto.
Godetevi la nostra superba selezione di tour classici dell'Egitto e approfittate delle escursioni programmate da esperti in tutte le principali destinazioni turistiche dell'Egitto. Queste località includono visite alle Piramidi di Giza, all'enorme guardiano, all'enorme Sfinge, che porta le caratteristiche del re Chefren, nonché a numerosi punti di riferimento del Cairo.
Vi aiuteremo a scoprire i tour safari nel deserto egiziano e la maggior parte dei siti storici e delle attrazioni turistiche più importanti delle Oasi in Egitto.
0 notes
clamarcap · 1 year
Text
Finché vivi, splendi
Epitaffio di Sicilo. Esegue l’Atrium Musicae de Madrid diretto da Gregório Paniagua. Molto suggestivo: una delle più antiche composizioni musicali che ci siano pervenute complete, databile fra il II secolo a.C. e il I d.C. È incisa su una stele funeraria rinvenuta nel 1883 a Aydın, presso Tralles, dal­l’ar­cheo­logo britannico sir William Mitchell Ramsay. Egli pubblicò il testo, ma non si accorse…
youtube
View On WordPress
0 notes
laciviltacattolica · 3 years
Text
Tumblr media
LA DANZA SUFI DI FRANCO BATTIATO | Luigi Territo S.I.
Nel celebre brano Voglio vederti danzare, Franco Battiato cantava la danza dei dervisci rotanti, quel rito estatico che ancora oggi caratterizza l’esperienza spirituale dei sufi mevlevî. Un’immagine da sempre cara al cantautore siciliano, tanto da farne uno dei soggetti più rappresentati nei suoi dipinti. La pittura di Battiato ha un tratto essenziale, austero, metafisico e familiare. Nell’opera I Dervisci danzanti (1996) l’artista con precisione riporta i particolari del copricapo e dell’abito dei sufi mevlevî. A differenza di altre confraternite, il copricapo dei dervisci (sikke) non ha pieghe, a indicare l’assoluta unicità di Dio. Il sikke rappresenta la stele funeraria, ovvero la morte mistica del sufi, l’estinzione del sé empirico nell’unicità divina, quel cammino di ascensione celeste percorsa dall’iniziato sulle orme del Profeta. Il copricapo conico di colore rosso ricorda ancora il luogo che accoglierà le spoglie mortali del credente: «Nei cimiteri ottomani e selgiuchidi sulla stele funeraria veniva posto il copricapo che contraddistingueva il grado nella scala sociale o l’appartenenza del defunto a una precisa confraternita» (F. A. Ambrosio).
La danza estatica dei dervisci di Battiato è iniziata, i mevlevî hanno abbandonato il lungo mantello nero (khirqa), simbolo della trasmissione spirituale del Profeta. L’abito bianco (tennûre) volteggia roteando sullo sfondo oro dipinto dall’artista. Aderente fino alla vita si apre nel momento del semâ fino a formare un cerchio perfetto, un cono di luce entro il quale l’iniziato si consuma per amore dell’Altissimo. Rivestiti del solo abito bianco, i sufi volteggiano gli uni accanto agli altri spalancando le braccia, volgendo il palmo della mano destra verso il Cielo, in atteggiamento di ricezione, e il palmo della mano sinistra verso la terra, in atteggiamento di offerta.
Il derviscio forma con la posizione del capo inclinato e la verticale del corpo danzante un lâ, le due lettere dell’alfabeto arabo che indicano la negazione. Si tratta della prima parola della professione di fede islamica: «non vi è dio altro che Dio» (lâ ilah illâ Allâh). Attraverso la danza, il mevlevî si ricongiunge con l’energia divina, quella stessa energia che ha creato l’universo e che continuamente lo ricrea.
Ci piace ricordare così Franco Battiato, avvolto in quel sacro mistero di affidamento che tutto trasfigura, in quell’estremo atto di abbandono al Dio della vita che il maestro siciliano balbettava negli ultimi giorni della sua vita terrena attraverso le parole del beato Charles de Foucauld: «Padre mio io mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace».
youtube
6 notes · View notes
Link
News that you probably won’t hear.
36 notes · View notes
freedomtripitaly · 4 years
Photo
Tumblr media
Quest’anno Trieste è capitale Europea della Scienza. Non che occorressero ulteriori motivi per andare alla scoperta di questa stupenda città italiana dalla storia grandiosa. Elegante, rigorosa, quasi algida. Del resto una delle sue tante anime è austriaca. Città di frontiera, enigmatica. Trieste affascina per la sovrapposizione armoniosa delle sue storie: l’antica Roma, Venezia e poi l’Austria; l’annessione dopo la grande Guerra, i crimini perpetrati da fascisti e nazisti; le ferite profonde poi la rinascita, l’aura letterata e colta. Trieste scelta e amata da grandi scrittori come Joyce e Stendhal; Trieste madre e padre di Saba e di Svevo; l’est Europa alle porte, la cultura mitteleuropea che ancora si respira, che entra decisa anche nei sapori della sua cucina. Sbatte le porte come il vento che qui talvolta soffia davvero forte, facendo rotolare la salsedine per le stradine dei suoi storici rioni. Cosa non perdere di Trieste Trieste è un mondo da scoprire. In completa autonomia oppure organizzando interessanti visite guidate. Vediamo quali sono le cose assolutamente da vedere per conoscere la città. La città Vecchia A sud della monumentale piazza Unità d’Italia affacciata sul mare, si sviluppano i rioni compresi nella città Vecchia di Trieste (San Vito, Cavana e ghetto Ebraico), stretta tra il colle di San Giusto e il mare. Qui si trovano alcuni dei monumenti più antichi della città come la cattedrale di San Giusto, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, l’arco di Riccardo di epoca romana (I secolo d.C.) con le sue colonne in stile corinzio sito in piazza Barbacan e il teatro romano, ogni anno splendida cornice ai più importanti eventi cittadini. Nel rione di San Vito, in piazza Attilio Hortis si trova la statua di Italo Svevo, nei pressi della quale si trovano il museo Revoltella e il Civico museo Sartorio. Piazza Unità d’Italia e il molo Audace Maestosa e spazzata dalla salsedine e dalle brezze dell’Adriatico. La cornice monumentale e iconica della città. Da sinistra a destra qui si trovano il palazzo della Luogotenenza tedesca, palazzo Stratti con lo storico caffè degli Specchi, palazzo Modello oggi sede del Municipio, l’antico palazzo Pitteri, l’albergo di palazzo Vanoli e il palazzo della Regione. Al centro si erge la fontana dei quattro continenti (1751-1754). Il molo Audace che si allunga davanti alla piazza prende il nome dalla prima nave che entrò in porto dopo la fine della grande Guerra e la conseguente annessione all’Italia. Da notare la rosa dei Venti in bronzo affissa all’inizio del molo e ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla marina Italiana. La cattedrale di San Giusto Nasce all’inizio del Trecento dall’unione di due chiese preesistenti, Santa Maria e San Giusto. Sobria facciata in mattoni con rosone gotico. il portale riutilizza gli elementi di una stele funeraria romana. Sul muro del campanile, eretto inglobando i resti di un tempio romano e di un’edicola intitolata a San Giusto, vi sono incastrate ancora alcune canne di cannone. L’interno è decorato con splendidi affreschi di scuola veneziana e con un grande mosaico trecentesco. Dalla cattedrale si accede all’adiacente battistero e al museo del Tesoro, nelle cui sale spicca l’alabarda di San Sergio recuperata in terra Santa durante la prima Crociata 1096-1099. Il castello di San Giusto La fortezza posta sulla sommità del colle omonimo rappresenta il nucleo più antico della città nonché uno dei suoi simboli più amati e famosi. Il cuore del castrum risale ai Romani e nel corso dei secoli ha subito le modifiche apportate da Veneziani e Austro-Ungarici. Il castello è sede del museo Civico di Trieste, le cui sale custodiscono una ricca collezioni di armi e il suggestivo lapidario Tergestino con oltre 130 reperti di epoca romana di pregevole fattura. La sinagoga di Trieste Per capire appieno quanto la comunità ebraica è stata centrale nello sviluppo della città, della sua anima multietnica e di frontiera, basta fermarsi ad ammirare la bellezza architettonica e la vita che scorre dentro e fuori la sinagoga cittadina. Da notare gli stupendi rosoni, i pavimenti, le decorazioni e i lampadari di questo, ancora oggi, importante edificio religioso cittadino eretto nel 1912. Il castello di Miramare Il “nido d’amore costruito invano” ricordato da Giosué Carducci in una poesia dedicata proprio al castello, fu eretto a metà Ottocento da Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria e oggi è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. Da segnalare all’interno la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca. L’esterno invece si caratterizza per il parco e per il superbo giardino all’inglese, che permettono di effettuare piacevoli passeggiate davanti al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. Il borgo Teresiano A nord di piazza Unità d’Italia, superato lo scenografico canal Grande si sviluppa come una piccola scacchiera il suggestivo borgo Teresiano, tra i quartieri storici più noti di Trieste realizzato per volere dell’imperatore d’Austria Carlo VI. Lungo il canal Grande sfilano alcuni tra gli edifici più belli, come palazzo Aedes, palazzo Gopcevich, la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, lo storico caffè Stella Polare, palazzo Genel, palazzo Carciotti e il bellissimo tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione. Sul suggestivo ponte Rosso che attraversa romanticamente il canale, il secondo insieme al ponte Verde, si trova la statua di James Joyce. La risiera di San Sabba Questo stabilimento per la pilatura del riso – che comprende pulitura, sbramatura, sbiancata e lucidatura – si trova a circa 5 km da piazza Unità d’Italia stretta tra il mare e i quartieri di Servola, Valmaura e borgo San Sergio. Rimase in funzione tra il 1913 e il 1943, l’anno dell’armistizio, quando i nazisti lo trasformarono in campo di prigionia, nel quale persero la vita oltre 3500 persone e altre 8000 da qui furono deportate nei campi di sterminio del nord ed est Europa. Oggi la Risiera di San Sabba è un museo da visitare assolutamente, archeologia industriale e memoria storica. Il faro della Vittoria Costruito nel 1923 in pieno fascismo, il faro ricorda i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra. Sulla sommità, la statua della Vittoria Alata è alta 7 m ed è dotata di un complesso meccanismo interno che le fa impercettibilmente sbattere le ali per assorbire le folate di vento, che qui a Trieste con la bora è risaputo possono essere anche molto violente. Il faro sotto alla statua è ancora oggi il più potente dell’Adriatico. Il tram panoramico di Opicina Presto si spera che torni definitivamente in servizio il suggestivo tram che collega il centro città con le alture del Carso che si innalzano spigolose alle sue spalle. Un modo davvero curioso e singolare di scoprire la città e ammirarla dall’alto man mano che il tram lentamente si inerpica sulle alture. La grotta Gigante Questa enorme cavità risalente al Neolitico è una delle attrazioni principali di Trieste e si trova a circa 10 km dal centro nei pressi del borgo omonimo. Le concrezioni rocciose createsi nel corso di migliaia di anni hanno dato un fondamentale impulso alla speleologia modena. A circa 80 m di profondità si raggiunge la galleria Grande alta, un unico e sterminato ambiente alto quasi 100 m dove stalagmiti, stalattiti e colta di carbonato di calcio assumono infinite sfumature di colore, tra le quali la colonna Ruggero, alta 12 m. Scoprire Trieste: i caffè storici Pare che seduto ai tavoli della storica pasticceria Pirona Joyce abbia scritto non poche pagine sia dell’Ulisse che di Gente di Dublino e, insieme a lui, alcune tra le più illustri personalità della letteratura e della poesia come i triestini Umberto Saba e Italo Svevo (al quale è dedicato l’interessante museo Sveviano) o lo scrittore francese Stendhal hanno lungamente frequentato i caffè storici di Trieste. Si segnalano tra questi il caffè Tommaseo del 1830, è il più antico della città, il caffè degli Specchi in piazza dell’Unità e il caffè San Marco. Scoprire Trieste: i sapori e i piatti tipici La cucina triestina è una delle più famose d’Italia ed è innanzitutto caratterizzata da una secolare influenza austro-ungarica mitigata da alternative proposte di pesce e dai sapori dell’Adriatico. Una forma tipica di ristorazione a Trieste, in alternativa alle trattorie e ai ristoranti, sono i tradizionali buffet, a metà tra un bar e una trattoria, dove le carni sono cotte ancora oggi nella tradizionale caldaia, un pentolone incastonato nel bancone. Tra i piatti tipici ci sono dunque il prosciutto cotto caldo triestino tagliato rigorosamente a mano, il liptauer (spuma di formaggi insaporita con paprika e cumino), i formaggi Jamar (stagionato nelle grotte del Carso) e Tabor, la granzievola alla triestina (polpa di granchio con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo servita nel suo guscio), la Jota (minestra di fagioli, crauti, patate e salsiccia o cotenna), i fusi istriani (tipo garganelli) con sugo di pesce o di carne, la zuppa de bobici (mais e fagioli), gli gnocchi di patate, di pane, di fegato o di susine (prugne), oppure come accompagnamento al tradizionale goulash. Tra i secondi piatti, di pesce o di carne, oltre al goulash ci sono anche il bollito in tecia con senape, crauti e patate, i cevapcici (salsicce speziate di origine balcanica), la porzina con capuzi (coppa di maiale lessa servita con crauti, senape e rafano), la calandraca (spezzatino di lesso con patate e poco pomodoro) l’agnello al kren (salsa al rafano), le immortali canocchie alla busara (pomodoro, pepe e vino), le alici in savore, i pedoci alla scotadeo (cozze alla scottadito), il baccalà mantecato e infine il merluzzo all’istriana con capperi, acciughe e patate. Lo street food non è di certo da meno in quanto a prelibatezze, come dimostra ampiamente il gustoso panino con porzina (maiale), crauti, senape e rafano. Tra i dolci infine ricordiamo il classico strucolo de pomi (strudel di mele), la pinza (pasta lievitata con rum, bucce d’arancia grattugiate, limone e vaniglia) la torta Rigojanci di origine ungherese e a base di cioccolato, il presniz (pasta sfoglia con susine e frutta secca), il koch (soufflé a base di burro e zucchero montati, pangrattato e uova con frutta, semolino o riso) e infine il cuguluf, anche questo di ispirazione austriaca che assomiglia a un plum cake con uvetta e buccia di limone. Scoprire Trieste: il Prosecco e i vini del Carso Sarebbe impensabile non visitare Trieste senza scoprire e assaggiare i vini del suo territorio, alcuni dei quali considerati tra i vini italiani più famosi al mondo. Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia sono insieme al Veneto territorio per eccellenza votato alla produzione del prosecco. Molti sono i produttori e molte le cantine presenti sul territorio, da scoprire magari organizzando e prenotando degustazioni guidate. In città ci sono inoltre innovativi winebar pronti a farvi assaggiare i vini del territorio, quelli coltivati sugli aspri altipiani del Carso che si aprono come una corona intorno a Trieste. Terreni fatti di roccia. Aridi, sassosi e ricchi di ferro, che danno vita a vini DOC come la Vitovska, il Terrano (Refosco friulano) e la dolce e aromatica Malvasia istriana, tutti vitigni autoctoni che aspettano solo di essere scoperti. https://ift.tt/31ZRMQa Cosa mangiare a Trieste: i sapori da non perdere Quest’anno Trieste è capitale Europea della Scienza. Non che occorressero ulteriori motivi per andare alla scoperta di questa stupenda città italiana dalla storia grandiosa. Elegante, rigorosa, quasi algida. Del resto una delle sue tante anime è austriaca. Città di frontiera, enigmatica. Trieste affascina per la sovrapposizione armoniosa delle sue storie: l’antica Roma, Venezia e poi l’Austria; l’annessione dopo la grande Guerra, i crimini perpetrati da fascisti e nazisti; le ferite profonde poi la rinascita, l’aura letterata e colta. Trieste scelta e amata da grandi scrittori come Joyce e Stendhal; Trieste madre e padre di Saba e di Svevo; l’est Europa alle porte, la cultura mitteleuropea che ancora si respira, che entra decisa anche nei sapori della sua cucina. Sbatte le porte come il vento che qui talvolta soffia davvero forte, facendo rotolare la salsedine per le stradine dei suoi storici rioni. Cosa non perdere di Trieste Trieste è un mondo da scoprire. In completa autonomia oppure organizzando interessanti visite guidate. Vediamo quali sono le cose assolutamente da vedere per conoscere la città. La città Vecchia A sud della monumentale piazza Unità d’Italia affacciata sul mare, si sviluppano i rioni compresi nella città Vecchia di Trieste (San Vito, Cavana e ghetto Ebraico), stretta tra il colle di San Giusto e il mare. Qui si trovano alcuni dei monumenti più antichi della città come la cattedrale di San Giusto, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, l’arco di Riccardo di epoca romana (I secolo d.C.) con le sue colonne in stile corinzio sito in piazza Barbacan e il teatro romano, ogni anno splendida cornice ai più importanti eventi cittadini. Nel rione di San Vito, in piazza Attilio Hortis si trova la statua di Italo Svevo, nei pressi della quale si trovano il museo Revoltella e il Civico museo Sartorio. Piazza Unità d’Italia e il molo Audace Maestosa e spazzata dalla salsedine e dalle brezze dell’Adriatico. La cornice monumentale e iconica della città. Da sinistra a destra qui si trovano il palazzo della Luogotenenza tedesca, palazzo Stratti con lo storico caffè degli Specchi, palazzo Modello oggi sede del Municipio, l’antico palazzo Pitteri, l’albergo di palazzo Vanoli e il palazzo della Regione. Al centro si erge la fontana dei quattro continenti (1751-1754). Il molo Audace che si allunga davanti alla piazza prende il nome dalla prima nave che entrò in porto dopo la fine della grande Guerra e la conseguente annessione all’Italia. Da notare la rosa dei Venti in bronzo affissa all’inizio del molo e ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla marina Italiana. La cattedrale di San Giusto Nasce all’inizio del Trecento dall’unione di due chiese preesistenti, Santa Maria e San Giusto. Sobria facciata in mattoni con rosone gotico. il portale riutilizza gli elementi di una stele funeraria romana. Sul muro del campanile, eretto inglobando i resti di un tempio romano e di un’edicola intitolata a San Giusto, vi sono incastrate ancora alcune canne di cannone. L’interno è decorato con splendidi affreschi di scuola veneziana e con un grande mosaico trecentesco. Dalla cattedrale si accede all’adiacente battistero e al museo del Tesoro, nelle cui sale spicca l’alabarda di San Sergio recuperata in terra Santa durante la prima Crociata 1096-1099. Il castello di San Giusto La fortezza posta sulla sommità del colle omonimo rappresenta il nucleo più antico della città nonché uno dei suoi simboli più amati e famosi. Il cuore del castrum risale ai Romani e nel corso dei secoli ha subito le modifiche apportate da Veneziani e Austro-Ungarici. Il castello è sede del museo Civico di Trieste, le cui sale custodiscono una ricca collezioni di armi e il suggestivo lapidario Tergestino con oltre 130 reperti di epoca romana di pregevole fattura. La sinagoga di Trieste Per capire appieno quanto la comunità ebraica è stata centrale nello sviluppo della città, della sua anima multietnica e di frontiera, basta fermarsi ad ammirare la bellezza architettonica e la vita che scorre dentro e fuori la sinagoga cittadina. Da notare gli stupendi rosoni, i pavimenti, le decorazioni e i lampadari di questo, ancora oggi, importante edificio religioso cittadino eretto nel 1912. Il castello di Miramare Il “nido d’amore costruito invano” ricordato da Giosué Carducci in una poesia dedicata proprio al castello, fu eretto a metà Ottocento da Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria e oggi è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. Da segnalare all’interno la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca. L’esterno invece si caratterizza per il parco e per il superbo giardino all’inglese, che permettono di effettuare piacevoli passeggiate davanti al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. Il borgo Teresiano A nord di piazza Unità d’Italia, superato lo scenografico canal Grande si sviluppa come una piccola scacchiera il suggestivo borgo Teresiano, tra i quartieri storici più noti di Trieste realizzato per volere dell’imperatore d’Austria Carlo VI. Lungo il canal Grande sfilano alcuni tra gli edifici più belli, come palazzo Aedes, palazzo Gopcevich, la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, lo storico caffè Stella Polare, palazzo Genel, palazzo Carciotti e il bellissimo tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione. Sul suggestivo ponte Rosso che attraversa romanticamente il canale, il secondo insieme al ponte Verde, si trova la statua di James Joyce. La risiera di San Sabba Questo stabilimento per la pilatura del riso – che comprende pulitura, sbramatura, sbiancata e lucidatura – si trova a circa 5 km da piazza Unità d’Italia stretta tra il mare e i quartieri di Servola, Valmaura e borgo San Sergio. Rimase in funzione tra il 1913 e il 1943, l’anno dell’armistizio, quando i nazisti lo trasformarono in campo di prigionia, nel quale persero la vita oltre 3500 persone e altre 8000 da qui furono deportate nei campi di sterminio del nord ed est Europa. Oggi la Risiera di San Sabba è un museo da visitare assolutamente, archeologia industriale e memoria storica. Il faro della Vittoria Costruito nel 1923 in pieno fascismo, il faro ricorda i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra. Sulla sommità, la statua della Vittoria Alata è alta 7 m ed è dotata di un complesso meccanismo interno che le fa impercettibilmente sbattere le ali per assorbire le folate di vento, che qui a Trieste con la bora è risaputo possono essere anche molto violente. Il faro sotto alla statua è ancora oggi il più potente dell’Adriatico. Il tram panoramico di Opicina Presto si spera che torni definitivamente in servizio il suggestivo tram che collega il centro città con le alture del Carso che si innalzano spigolose alle sue spalle. Un modo davvero curioso e singolare di scoprire la città e ammirarla dall’alto man mano che il tram lentamente si inerpica sulle alture. La grotta Gigante Questa enorme cavità risalente al Neolitico è una delle attrazioni principali di Trieste e si trova a circa 10 km dal centro nei pressi del borgo omonimo. Le concrezioni rocciose createsi nel corso di migliaia di anni hanno dato un fondamentale impulso alla speleologia modena. A circa 80 m di profondità si raggiunge la galleria Grande alta, un unico e sterminato ambiente alto quasi 100 m dove stalagmiti, stalattiti e colta di carbonato di calcio assumono infinite sfumature di colore, tra le quali la colonna Ruggero, alta 12 m. Scoprire Trieste: i caffè storici Pare che seduto ai tavoli della storica pasticceria Pirona Joyce abbia scritto non poche pagine sia dell’Ulisse che di Gente di Dublino e, insieme a lui, alcune tra le più illustri personalità della letteratura e della poesia come i triestini Umberto Saba e Italo Svevo (al quale è dedicato l’interessante museo Sveviano) o lo scrittore francese Stendhal hanno lungamente frequentato i caffè storici di Trieste. Si segnalano tra questi il caffè Tommaseo del 1830, è il più antico della città, il caffè degli Specchi in piazza dell’Unità e il caffè San Marco. Scoprire Trieste: i sapori e i piatti tipici La cucina triestina è una delle più famose d’Italia ed è innanzitutto caratterizzata da una secolare influenza austro-ungarica mitigata da alternative proposte di pesce e dai sapori dell’Adriatico. Una forma tipica di ristorazione a Trieste, in alternativa alle trattorie e ai ristoranti, sono i tradizionali buffet, a metà tra un bar e una trattoria, dove le carni sono cotte ancora oggi nella tradizionale caldaia, un pentolone incastonato nel bancone. Tra i piatti tipici ci sono dunque il prosciutto cotto caldo triestino tagliato rigorosamente a mano, il liptauer (spuma di formaggi insaporita con paprika e cumino), i formaggi Jamar (stagionato nelle grotte del Carso) e Tabor, la granzievola alla triestina (polpa di granchio con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo servita nel suo guscio), la Jota (minestra di fagioli, crauti, patate e salsiccia o cotenna), i fusi istriani (tipo garganelli) con sugo di pesce o di carne, la zuppa de bobici (mais e fagioli), gli gnocchi di patate, di pane, di fegato o di susine (prugne), oppure come accompagnamento al tradizionale goulash. Tra i secondi piatti, di pesce o di carne, oltre al goulash ci sono anche il bollito in tecia con senape, crauti e patate, i cevapcici (salsicce speziate di origine balcanica), la porzina con capuzi (coppa di maiale lessa servita con crauti, senape e rafano), la calandraca (spezzatino di lesso con patate e poco pomodoro) l’agnello al kren (salsa al rafano), le immortali canocchie alla busara (pomodoro, pepe e vino), le alici in savore, i pedoci alla scotadeo (cozze alla scottadito), il baccalà mantecato e infine il merluzzo all’istriana con capperi, acciughe e patate. Lo street food non è di certo da meno in quanto a prelibatezze, come dimostra ampiamente il gustoso panino con porzina (maiale), crauti, senape e rafano. Tra i dolci infine ricordiamo il classico strucolo de pomi (strudel di mele), la pinza (pasta lievitata con rum, bucce d’arancia grattugiate, limone e vaniglia) la torta Rigojanci di origine ungherese e a base di cioccolato, il presniz (pasta sfoglia con susine e frutta secca), il koch (soufflé a base di burro e zucchero montati, pangrattato e uova con frutta, semolino o riso) e infine il cuguluf, anche questo di ispirazione austriaca che assomiglia a un plum cake con uvetta e buccia di limone. Scoprire Trieste: il Prosecco e i vini del Carso Sarebbe impensabile non visitare Trieste senza scoprire e assaggiare i vini del suo territorio, alcuni dei quali considerati tra i vini italiani più famosi al mondo. Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia sono insieme al Veneto territorio per eccellenza votato alla produzione del prosecco. Molti sono i produttori e molte le cantine presenti sul territorio, da scoprire magari organizzando e prenotando degustazioni guidate. In città ci sono inoltre innovativi winebar pronti a farvi assaggiare i vini del territorio, quelli coltivati sugli aspri altipiani del Carso che si aprono come una corona intorno a Trieste. Terreni fatti di roccia. Aridi, sassosi e ricchi di ferro, che danno vita a vini DOC come la Vitovska, il Terrano (Refosco friulano) e la dolce e aromatica Malvasia istriana, tutti vitigni autoctoni che aspettano solo di essere scoperti. Trieste è una città affascinante e ricca di attrazioni culturali ed enogastronomiche, perfette per un tuffo nella storia e nell’arte del nostro Paese.
3 notes · View notes
Photo
Tumblr media
The passions that prompted me to open this page are actually consequences of each other. To write. Okay, we all write now, but what about? I write about King Arthur. I know, the topic is, if we want to say, bizarre and for some obsolete. It all started after reading an article on the internet by Dr. Linda A. Malcor in which she spoke of this Lucio Artorio Casto, a Roman cavalry officer who could have given rise to the legend that we all know more or less.
I had to find out and so I discovered the existence of the funerary stele in that of Podstrana, Croatia. The cursus honorum of this man who traveled practically throughout the empire is reported on the epigraph. A novel was born, which then became two and which are now three, ranging from the second century to the fifth century after Christ. Nice hit. I know, but writing wasn't enough for me. I had to see.
I then started a series of trips that led me to Castlesteads in England. The place is armored, access has been denied to scholars, archaeologists and onlookers and is famous, as well as for containing the ruins of the Roman fort of Camboglanna, also for being credited as the battlefield where Arthur and Mordred collided .
Sometimes life makes strange jokes, often ugly, but in this case, for I don't know what divine intercession, I was allowed to visit the site. I keep the photographic shots jealously. Among these, one in particular: an altar dedicated to the god Cocidius built by the legionaries of the VI legion Victrix, the same one in which Artorius served in Britain.
From there, another series of movements between France and Croatia and Italy itself in the places where the character was born: Avella. All always with my inseparable reflex.
Have I visited all the places where you lived? No, not yet, at least, but I hope to take you along the banks of the Danube to the Carpathian mountains, once known as the dragon's eye.
In the photo: altar dedicated to the god Cocidius, built between 43 and 410 AD. C. "To the god Cocidius the soldiers of the Sixth Legion Victrix Pia Fidelis (built this)"
Le passioni che mi hanno spinto ad aprire questa pagina sono in realtà conseguenze l’una dell’altra.
Scrivere. Ok, tutti scriviamo ormai, ma di cosa? Io di re Artù. Lo so, l’argomento è, se vogliamo dire, bizzarro e per alcuni obsoleto. Il tutto è nato dopo aver letto un articolo su internet della Dott.ssa Linda A. Malcor in cui si parlava di tale Lucio Artorio Casto, ufficiale di cavalleria romana che potrebbe aver dato origine alla leggenda che più o meno tutti conosciamo. Dovevo documentarmi e così ho scoperto l’esistenza della stele funeraria in quel di Podstrana, Croazia. Sull’epigrafe è riportato il cursus honorum di quest’uomo che ha viaggiato praticamente per tutto l’impero. Ne è nato un romanzo, che poi son diventati due e che ora son tre che spaziano dal II secolo al quinto dopo Cristo. Bella botta. Lo so, ma scrivere non mi bastava. Dovevo vedere. Ho iniziato allora una serie di viaggi che mi hanno condotto fino a Castlesteads in Inghilterra. Il luogo è blindato, l’accesso è stato negato a studiosi, archeologi e curiosi ed è famoso, oltre che per contenere i ruderi del forte romano di Camboglanna, anche per essere stato accreditato come il campo di battaglia in cui si scontrarono Artù e Mordred. Alle volte la vita fa strani scherzi, spesso brutti, ma in questo caso, per non so quale intercessione divina, sono stato ammesso alla visita del sito. Gli scatti fotografici li conservo gelosamente. Tra questi uno in particolare: un altare dedicato al dio Cocidio edificato dai legionari della VI legione Victrix, la stessa in cui Artorius prestò servizio in Britannia. Da lì, ancora una serie di spostamenti tra la Francia e la Croazia e la stessa Italia nei luoghi in cui il personaggio ebbe i natali: Avella. Il tutto sempre con la mia inseparabile reflex. Ho visitato tutti i luoghi in cui ha vissuto? No, non ancora almeno, ma spero di portarvi con me lungo le sponde del Danubio fino ai monti Carpazi, un tempo conosciuti come l’occhio del drago.
 Nella foto: altare dedicato al dio Cocidio, edificato tra il 43 e il 410 d. C. “Al dio Cocidio i soldati della Sesta Legione Victrix Pia Fidelis (costruirono questo)”
1 note · View note
azzurracomeme · 5 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Lezione del 16/11/2019
AUTORE: Maestro del Dipylon (ceramografo che lavora fra il 760 e il 735 a.C.)
NOME: Vaso del Dipylon
DATA: 760-750 a.C.
MATERIALE E TECNICA: ceramica lavorata al tornio, dipinta in nero d'avorio
LUOGO DI CONSERVAZIONE: Museo Archeologico Nazionale di Atene
CONTESTO ORIGINALE: quest'enorme anfora non aveva funzione contenitiva, bensì funeraria. Essa infatti è una "stele" di una tomba appartenente ad una donna. Si tratta infatti di un anfora (il cratere è maschile) su cui è rappresentato un compianto funebre.
LUOGO DI RITROVAMENTO: tomba femminile nella necropoli del Dipylon, Atene
0 notes
deathnskulls · 5 years
Photo
Tumblr media
Iucunda's funerary stele. II century /// Estela funeraria de Iucunda siglo II Segobriga /// Spain Photo: Prof. Juan Manuel Abascal https://www.ua.es/personal/juan.abascal/Segobriga_imagenes_84.html LATIN A)[Cor d]olet amissos post mortem quaerere natos. B)Iucundae | M’. Valeri | Vituli ser(uae) | Nigella mater. Fessa tribus lustris, anno propensior unosuccubui fatis exsuperata meis.est tua quae possit confundere pectora, lector,inmatura mei causa dolenda rogi,5sed melius confecta pia sub sede quiescoquam mea [u]i morbi corpo[r]a discuterent:tum grauis ipsa mihi, nedum tolerabilis ulli,nunc secura leui caespite contumulor.[o uos, q]uos tangit nostri nunc cura, parentes,10[o mihi me co]niux carior, usque uale![sit mihi t]erra leuis, uobis sint numina fausta,[sit fac]ilis uati Phoebus, ut ante mihi. SPANISH A) Duele el corazón al echar de menos a los hijos perdidos desde su muerte. B) A Jucunda, esclava de Manio Valerio Vítulo. Su madre, Nigela Gravemente enferma a los quince años, y con un año más a cuestas, sucumbí derrotada a mi destino. La lamentable causa de mi muerte prematura es tal que podría turbarte el corazón, lector; pero es preferible estar acabada ya y descan-sando bajo piadosa morada a que las acometidas de la enfermedad estuvieran destrozando violentamente mi cuerpo: entonces era yo molesta para mí misma e insoportable –no digamos– para los demás; ahora, en cambio, estoy libre de pre-ocupaciones enterrada bajo un ligero césped. ¡Ay de vosotros, padres, a quienes embarga ahora la inquietud por mí! ¡Ay de ti, esposo a quien quiero más que a mí misma, adiós para siempre! Que a mí la tierra me sea ligera, que a vosotros las divinidades os sean favorables, y que Febo sea propicio al poeta como antes lo fue para mí. TRANSLATION: RICARDO HERNANDEZ PEREZ
17 notes · View notes
eugeniocaruso · 2 years
Photo
Tumblr media
CHEOPE E LA PIÙ IMPONENTE OPERA DELL'ANTICHITA'. LA GRANDE PIRAMIDE. STELE FUNERARIA DI NEFERTIABET. FIGLIA DI CHEOPE. https://www.instagram.com/eugenio_antonio_caruso/p/CYwR48hq9EO/?utm_medium=tumblr
0 notes
Photo
Tumblr media
Stele funeraria di Demokleides
Una delle più belle opere dell’arte greca. Inizio IV sec a.C. Seduto su una roccia l’oplita Demokleides guarda con tristezza verso la prua di una triremi e il mare dove ha perso la vita in battaglia.
MNA Atene
0 notes
eopederson · 7 years
Photo
Tumblr media
Stele funeraria, III Sec AC, Museo Vaticano, 2009.
This (literally) defaced funerary stele is otherwise in remarkably good condition. One wonders why the face was removed, likely deliberately. 
20 notes · View notes
Photo
Tumblr media
Stele funeraria ad Ottavio Trento. Antonio Canova. Vicenza. https://www.instagram.com/p/B-SodOdHDLN/?igshid=15e83zbhrcw09
0 notes