Tumgik
#sabotaggi
paulpette · 2 years
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Durante le settimane di lavoro pesante mi ero ripromessa di approfittare delle settimane di maggior tranquillità per dedicarmi alla conoscenza di maschi.
Sono arrivate le settimane tranquille. Sto uscendo con un tipo molto molto bello, a cui piaccio molto molto molto e che mi dedica molte molte molte attenzioni e molto molto molto tempo.
Ha tutto quello che pensavo di volere, ma gli manca tutto il resto. E quindi no.
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hopelessheav · 2 years
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Era difficile per noi
Sentirsi vivi
Legare col presente
Se poi presenti non siamo stati mai
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johnlocksaddict · 2 months
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L'equilibrio che bilancia la mia vita è il mio totale squilibrio. Ci sono giorni in cui sono la persona più produttiva e diligente del mondo: studio, lavoro, mi alleno, pulisco casa, mangio bene (senza neanche uno sgarro), faccio un po' di self-care. Sono volenterosa, propositiva e mi sembra di poter ottenere tutto quello che voglio senza quasi nessuno sforzo.
Ma questi giorni esistono solo perché ce ne sono altri di totale e completa nullafacenza. Dove non ho il coraggio neanche di alzarmi dal letto, di cucinare o di lavare un piatto.
E la cosa più brutta è che a volte questi giorni sono consequenziali. Quindi sono superwoman il giorno prima e troppo pigra per pettinarmi il giorno dopo.
Quindi non riesco mai a raggiungere i miei scopi, perché sono specializzata nell'autosabotaggio, di conseguenza quello che ho costruito il giorno prima sento quasi il bisogno di distruggerlo.
Però comunque è normale, credo, che ci siano queste altalene.
Ammiro tanto quelle persone che sanno essere costanti e se potessi scegliere una qualità del mio carattere che odio è proprio l'incostanza. Se fossi capace di concentrarmi su un obiettivo, senza scoraggiarmi a ogni minimo bump on the road, sarei tutto quello che ho sempre voluto.
Sarei magra, tonica, coraggiosa, in salute e forse anche felice.
Vorrei tanto essere una di quelle persone capaci di stare perennemente a dieta (o comunque per un periodo superiore ai due giorni che è il mio massimo di questi tempi), o una di quelle ragazze perennemente in palestra, capaci di ottenere il fisico che hanno sempre sognato, o quelli che riescono a imparare una lingua studiando giorno per giorno.
Insomma, tutto ciò che riguarda uno step by step non mi appartiene. Sono zero o cento, con poche vie di mezzo.
Ad esempio con il weekend libero potrei fare tutto quello che ho rimandato in settimana. Potrei allenarmi, potrei studiare molto di più, cucinare per la settimana, pulire tutta la casa e anche uscire con gli amici, le giornate sono lunghe. Eppure il 90% delle volte non faccio neanche la metà di quanto preventivato
Ma non ne sono capace
È per questo che da quando ho intrapreso l'università pubblica in concomitanza con il mio lavoro full-time, sono enormemente terrorizzata.
Soprattutto perché non so mai quando possa sentire l'esigenza di buttare tutto nell'immondizia; magari a due esami dalla laurea, magari alla prima bocciatura o al primo professore che mi tratterà uno schifo. Nonostante ciò, nella mia vita lo studio è stata l'unica costante che non ha subito variazioni d'impegno o sabotaggi o distruzioni.
E quindi come si risolve? Come faccio a essere costante? Perché la mia incostanza si riflette anche nella mia vita giornaliera?
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conte-olaf · 2 months
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abatelunare · 3 months
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Sabotaggi pubblici
L'umiliazione sembra essere la cifra dominante dei programmi costruiti sulla competizione fra concorrenti. Non si incoraggiano gli aspiranti. Si tende a smontarli, a sabotarli. Minando quel poco di autostima che si ritrovano per le mani. Non mi arrivi, puoi fare molto di più, sei moscio. E la strategia si fa feroce in presenza del talento genuino. Sembra che il saper fare sia quasi un crimine. Bisogna mortificarlo, affinché gli incapaci non prendano coscienza della loro inettitudine. Queste fabbriche di mediocrità bisognerebbe chiuderle per sempre. Perchè veicolano l'idea che la Vera Bellezza non sia più importante. La verità è che non sanno riconoscerla, o meglio valorizzarla. Così fanno l'unica cosa di cui sono capaci. La distruggono.
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abr · 11 months
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Che ridere quelli che, la riforma della Giustizia deve essere condivisa dai magistrati. Come chiedere a Bertoldo a che albero vorrebbe farsi impiccare.
Modificare anche minimamente il potere le rendite i “diritti acquisiti” del BUROSTATO qui in Terronistan, è come tentare di cambiare la legge sulle pensioni in Francia: devi mettere in preventivo mesi di auto bruciate e giacchetti gialli.  
O meglio, essendo Terronistan, avrai il dilagare di salti della quaglia, di insabbiamenti e sabotaggi, di casi penali eclatanti miratissimi stile colpiscine uno per educarne molti. E lo spiegamento delle Sturmtruppen dei giornalai a libro paga. 
Che noia che barba L’IMMOBILISMO REAZIONARIO statal terronista sinistrese, compreso e condiviso dal popolazzo rassegnato alle briciole lasciate cadere dalla tavola. 
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personal-reporter · 11 months
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La resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale
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La resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale è stata un movimento di opposizione al regime fascista e all'occupazione nazista che ha dimostrato coraggio, determinazione e spirito di sacrificio nella lotta per la libertà. In questo articolo, esploreremo la storia della resistenza italiana, le sue organizzazioni e strategie, e l'eredità che ha lasciato nella storia del paese. La resistenza italiana ha avuto inizio nel 1943, quando il regime fascista di Benito Mussolini venne rovesciato e l'Italia si arrese agli Alleati. Tuttavia, con l'occupazione tedesca in gran parte del paese, molti italiani non accettarono passivamente la situazione e si organizzarono per combattere contro le forze di occupazione e le truppe fasciste rimaste fedeli a Mussolini. La resistenza italiana era composta da un'ampia gamma di gruppi e organizzazioni, tra cui partigiani comunisti, socialisti, monarchici e repubblicani. Questi gruppi operavano in diverse regioni del paese e avevano obiettivi diversi, ma tutti condividevano la volontà di liberare l'Italia dal nazifascismo e ripristinare la democrazia. Le attività della resistenza includevano sabotaggi, attacchi alle forze nemiche, azioni di intelligence e attività di propaganda. I partigiani, spesso reclutati tra la popolazione locale, svolgevano operazioni di guerriglia e colpivano le infrastrutture e le comunicazioni nemiche. Queste azioni non solo danneggiavano l'occupante, ma servivano anche a mantenere alta la morale della popolazione e a dimostrare che il regime fascista non aveva il completo controllo sul territorio. La resistenza italiana era un movimento eterogeneo e decentralizzato, con strutture organizzative locali e regionali. Tuttavia, nel 1944, diverse organizzazioni partigiane si unirono per formare il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che agiva come un governo provvisorio e coordinava le azioni di resistenza su tutto il territorio italiano. Il CLN aveva rappresentanti di diverse fazioni politiche e svolse un ruolo cruciale nel coordinamento delle attività della resistenza e nella preparazione per l'arrivo degli Alleati. La resistenza italiana non fu priva di sfide e repressione. Le forze di occupazione tedesche e i fascisti italiani compirono rappresaglie brutali contro i partigiani e la popolazione civile, con esecuzioni sommarie e deportazioni. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la resistenza italiana continuò a lottare con tenacia e determinazione fino alla liberazione finale del paese nel 1945. La resistenza italiana ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del paese. Oltre al contributo alla sconfitta del nazifascismo, la resistenza ha giocato un ruolo cruciale nella ricostruzione postbellica e nella nascita della Repubblica Italiana. Molti partigiani sono diventati leader politici di spicco, contribuendo a plasmare il futuro democratico dell'Italia. Oggi, la resistenza italiana è considerata un simbolo di coraggio, patriottismo e difesa dei valori democratici. In tutto il paese, monumenti, musei e celebrazioni annuali commemorano i sacrifici dei partigiani e ricordano l'importanza di difendere la libertà e i diritti umani. Fonti: - ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - http://www.anpi.it/ - Enciclopedia Treccani - Resistenza italiana - https://www.treccani.it/enciclopedia/resistenza-italiana_Enciclopedia-Italiana/ - Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Toscana - http://www.i-ires.it/ - Rai Storia - La Resistenza italiana - https://www.raistoria.rai.it/articoli/la-resistenza-italiana/27896/default.aspx Read the full article
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Giuliano Preparata morì il 24 aprile 2000 a Frascati, all'età di 58 anni. Le cause ufficiali della sua morte sono state un infarto e un aneurisma cerebrale ma in molti sollevano dubbi sulle cause naturali di morte perché:
1. Preparata era in buona salute e non aveva precedenti familiari di problemi cardiaci o cerebrali
2. Preparata era in procinto di pubblicare un libro sulla fusione fredda, intitolato An Introduction to a Realistic Quantum Physics, che avrebbe potuto mettere in discussione il paradigma scientifico dominante
3. Preparata era in contatto con altri ricercatori impegnati sulla fusione fredda, come Francesco Piantelli e Andrea Rossi, che hanno dichiarato di aver subito minacce o sabotaggi
4. Preparata era stato coinvolto in una controversia legale con l'ENEA per aver denunciato il mancato finanziamento della ricerca sulla fusione fredda
5. Preparata era stato oggetto di critiche e attacchi da parte di alcuni colleghi e giornalisti, che lo accusavano di essere un ciarlatano o un visionario
Luperco
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La guarigione naturale
Molte ferite, molte malattie, guariscono spontaneamente in un tempo variabile. Più siamo “sani”, più velocemente recuperiamo, in autonomia, da queste ferite e malattie.
Perché la nevrosi non guarisce autonomamente come le sbucciature sui ginocchi che avevamo da bambini? Perché i traumi non si riparano come gli ossi che riformano il callo osseo?Perché la nostra risposta difensiva interferisce con il processo naturale di guarigione, e ci porta a “tradire noi stessi” – con piccoli o grandi sabotaggi – e a isolarci dagli altri.
La pratica della mindfulness e della bioenergetica si collocano qui: nel ripristino delle nostre naturali capacità di autoregolazione e regolazione relazionale.
Così inizio e fine si incontrano nel nostro respiro e la gentilezza per noi si incontra con la gentilezza per gli altri.
Nicoletta Cinotti
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lamilanomagazine · 10 days
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Milano, il giardino della Resistenza intitolato ai partigiani Sergio Bassi ed Elio Sammarchi
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Milano, il giardino della Resistenza intitolato ai partigiani Sergio Bassi ed Elio Sammarchi. Milano ha intitolato ai partigiani antifascisti Sergio Bassi ed Elio Sammarchi il giardino affacciato su via Ciaia, nello storico quartiere Dergano. Già conosciuto come il giardino della Resistenza per la presenza di un murale con il volto dei due giovani uccisi nel 1944, da oggi ne porterà il loro nome. Alla cerimonia di mercoledì pomeriggio, che ha anticipato la festa del quartiere della sera stessa, hanno partecipato i rappresentanti del Comune, il presidente di Anpi Milano, Primo Minelli, e Primo Sammarchi, 91 anni, anche lui staffetta partigiana, fratello di Elio. Presenti anche molti abitanti del quartiere che annovera numerose medaglie al valor militare della Resistenza. Originari entrambi dell'Emilia, Elio Sammarchi di Sasso Marconi, in provincia di Bologna, e Sergio Bassi di Parma, si traferiscono giovanissimi a Milano. Vanno ad abitare nella zona nord della città, in uno stabile in via Imbonati 9. Lì si conoscono e diventano amici. Elio è un vigile del fuoco, mentre Sergio che è ancora un studente, lavora come impiegato presso una ditta di spedizioni. Dopo l'8 settembre del '43 prendono parte alla Resistenza partigiana unendosi ai Gruppi di Azione Patriottici della città. Sergio diviene caposquadra del gruppo operante in via Farini a cui si unisce anche l'amico Elio. Con coraggio e valore partecipano a numerose azioni armate e sabotaggi, fino alla fine. Elio è fucilato a Chesio Valstorna in provincia di Novara il 9 maggio del 1944, Sergio tre mesi dopo al campo Forlanini di Milano il 31 luglio con altri cinque gappisti.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giorco · 15 days
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⚠️⚠️⚠️ Leggete con attenzione
Traduzione
L'Occidente verrà destabilizzato da "lavoretti interni" in modo da creare il caos
Inside and NOSE job
Il Mossad e i servizi occidentali firmano la produzione.
L'Ucraina è persa.L'Occidente non sa cosa fare.Terrorizza e fa saltare cose e persone.Intanto medita il da farsi. Hanno il collo nel cappio e il nodo scorre... L'intenzione è di portarci a desiderare proprio la 💣🔫⚔️contro la 🇷🇺. Lo devono chiedere i popoli europei. Devono avere tanta di quella paura addosso, da IMPLORARE i propri governi di lanciare missili su Mosca. Guardate che il protocollo non è mai cambiato, eh?! PROBLEMA ➡️ REAZIONE➡️ SOLUZIONE…È una vecchissima storia... Agenti del Mossad nelle Torri Gemelle.I famosi DANCING JEWS
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roma-sera-giornale · 22 days
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Coppia di Spie Russe
Una nuova indagine dei giornalisti di The Insider: l’ex militare russo Nikolaj Shaposhnikov e sua moglie Elena hanno contribuito a organizzare i sabotaggi in Europa, hanno acquistato una villa in Grecia, che viene utilizzata come “covo” per l’intelligence russa.La coppia è partita per la Repubblica Ceca sotto le spoglie di emigranti politici, dove entrambi hanno ricevuto la cittadinanza…
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exxio4 · 27 days
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Riflessione personale: 25 Aprile
Ho rifletturo un po' prima di scrivere queste righe.
Pur riconoscendo l'importanza delle azioni dei partigiani nella guerra di liberazione come sabotaggi, rivolte , informazioni sui movimenti delle truppe ecc. non dimentichiamo che l'Italia è stata liberata dagli alleati.
Anche i partigiani, purtroppo, si sono macchiati di atti indegni. In ogni gruppo ci sono le pecore nere.
Da piccolo nonno mi ha raccontato i fatti avvenuti a Villadeati (medaglia d'argento al valor civile). Alla fine gli domandai: ma voi cosa facevate quando arrivavano i tedeschi ed i fascisti: "Tuo zio e tua mamma prendevano le provviste ed i buoi e si nascondevano nel bosco"
E quando arrivavano i partigiani : "lo stesso"
Solo crescendo ho capito del perchè di quel " .... e tua mamma"
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isacopraxolu · 1 month
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Germania: arrestate due spie russe, pianificavano sabotaggi #spierusse #tfnews #18aprile
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claudiodangelo59 · 2 months
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Secondo la stima più quotata ci vogliono almeno 300 mila soldati per difendere il fianco est dell’Europa, dal Mar Baltico al Mar Nero. Non a caso è il numero chiave contenuto nei piani di «risposta rapida» messi a punto dalla Nato fin dal 2014, subito dopo l’illegale annessione della Crimea da parte della Russia e poi rivisti come reazione alla guerra in Ucraina, scatenata da Vladimir Putin.
Nei giorni scorsi il vice comandante delle forze armate polacche, il generale Karol Dymanowski, ha dichiarato pubblicamente che molte migliaia di militari della «Response Force» sono già in Polonia. Sarebbero circa 100 mila. Per il momento non ci sono annunci ufficiali, ma, stando alle indiscrezioni, altri 200 mila saranno mobilitati entro giugno. Anche in questo caso il grosso delle truppe e dei mezzi verrebbe schierato sulla frontiera orientale, anche se non sappiamo esattamente dove. Nello schema approvato nel 2022, al vertice di Madrid, il primo nucleo di 100 mila unità dovrebbe essere pronto a entrare in azione entro 10 giorni; gli altri 200 mila, nel giro di 10-30 giorni. Questi tempi, però, si starebbero stringendo, grazie a continue esercitazioni sul campo, specie in Polonia.
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta.
La Nato ha avviato il rafforzamento del «fronte orientale» nel 2017 con l’istituzione di quattro battaglioni in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. Nel concreto significa avere sul terreno dai 500 ai 1000 soldati ben addestrati ed equipaggiati con le armi più sofisticate. Nel 2022 i capi di Stato e di governo degli allora 30 Paesi membri (oggi sono 32 con Finlandia e Svezia) hanno completato la dorsale aggiungendo quattro battaglioni in Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria.
Ognuno di questi otto snodi è affidato al coordinamento di uno dei maggiori Stati. L’Italia ha un ruolo guida in Bulgaria, con l’apporto di militari provenienti da Albania, Grecia, Montenegro, Nord Macedonia, Turchia e Stati Uniti. Le forze armate italiane, inoltre, contribuiscono ai presidi della Nato in Ungheria e in Lettonia.
Naturalmente a queste forze vanno sommate quelle degli eserciti locali. Il più consistente è quello polacco: 120 mila effettivi, che diventano 150 mila se si calcolano i 30 mila della «Forza di difesa territoriale».
Nelle ultime settimane i generali dell’Alleanza Atlantica hanno potenziato i sistemi di sorveglianza e di difesa aerea, gli apparati per sventare sabotaggi cibernetici, subacquei o satellitari.
L’apporto degli americani resta fondamentale in tutti i settori. Da tempo gli Stati Uniti avevano iniziato ad alleggerire la presenza militare in Europa. Nel 2021 i soldati Usa erano 63.835, vale a dire sette volte meno dei 430 mila degli anni Cinquanta. Oggi sono circa 100 mila: sempre più numerosi in Polonia (12.000), in Romania (4 mila) nei Baltici. Gli Usa contribuiscono alle operazioni Nato, ma si muovono anche in autonomia. Sempre in Polonia, nel 2022, hanno installato il Comando del V Corpo d’Armata che ha il compito di coordinare le forze di combattimento sul versante più esposto alle minacce putiniane.
C’è, infine, l’ultimo capitolo,da incubo: il pericolo di un attacco atomico. L’arsenale russo è imponente. In particolare si stima che Putin possa disporre di circa 2 mila ordigni nucleari tattici, cioè bombe devastanti anche se con un raggio d’azione di qualche chilometro e quindi utilizzabili nelle guerre convenzionali, come quella in Ucraina.
Secondo l’«Heritage Foundation», centro studi di Washington,nelle basi americane in Germania, Italia, Olanda, Belgio e Turchia, che è pur sempre un socio del club Nato, ci sarebbero 100 ordigni nucleari tattici. Francia e Regno Unito potrebbero mettere in campo le testate «strategiche», a lunga gittata, in grado di colpire direttamente il territorio russo. Ma significherebbe la catastrofe globale, un punto di non ritorno per tutti.
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scienza-magia · 2 months
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Destabilizzazione mondiale e blackout servizi internet
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L’Africa e il blackout di Internet, una lezione per il resto del mondo. Senza internet, blackout della rete, niente web, niente email, niente streaming: l’ Africa è travolta da una serie di disfunzioni che il continente, uno dei più popolati del mondo e con l’età media più bassa del globo, sta patendo una gigantesca interruzione dei servizi internet. Il blackout di Internet è avvenuto a causa dei danni subiti da almeno tre cavi sottomarini al largo della costa occidentale dell’ Africa, che stanno interrompendo i servizi internet in tutto il continente. Il West Africa Cable System, il MainOne e i cavi marini ACE, delle vere e proprie arterie per i dati delle telecomunicazioni, sono stati tutti colpiti giovedì, innescando interruzioni e problemi di connettività per gli operatori di telefonia mobile e i fornitori di servizi Internet, secondo i dati forniti da società di analisi di Internet come NetBlocks, Kentik e Cloudflare. La causa dei guasti ai cavi non è ancora stata determinata. I dati mostrano una grave interruzione della connettività in otto Paesi dell’Africa occidentale, con la Costa d’Avorio, la Liberia e il Benin che sono stati i più colpiti, ha dichiarato NetBlocks, un ente di controllo di Internet, in un post su X.
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Ghana, Nigeria e Camerun sono tra gli altri Paesi colpiti. Diverse aziende hanno segnalato interruzioni del servizio anche in Sudafrica. “Si tratta – ha detto a Bloomberg Doug Madory, direttore della società di analisi Internet Kentik – di un colpo devastante per la connettività Internet lungo la costa occidentale dell’Africa, che opererà in uno stato degradato per le settimane a venire”. L’estensione del danno Quel che sta succedendo è praticamente inimmaginabile in Italia e negli altri paesi europei o in nordamerica. Inimmaginabile perché non c’è esperienza di una perdita totale di servizi. E proprio questo è il passaggio più importante da comprendere, soprattutto adesso che i venti di guerra portano l’aria di un rischio di cyberwarfare, sabotaggi e combattimenti anche nella rete. Guerriglia in cui la distruzione dei servizi è la chiave.
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TeleGeography/a via a href="https://www.submarinecablemap.com" rel="nofollow"SubMarineCableMap/a" width="678" height="381" /> Mappa dei cavi sottomarini gratuita e aggiornata da TeleGeography via SubMarineCableMap Infatti, i guasti ai cavi al largo della Costa d’Avorio arrivano a meno di un mese dall’interruzione di tre cavi per telecomunicazioni nel Mar Rosso, evidenziando la vulnerabilità delle infrastrutture di comunicazione critiche. L’ancora di una nave da carico affondata dai militanti Houthi è probabilmente responsabile, secondo le valutazioni del Comitato per la protezione dei cavi Internet degli Stati Uniti e dell’industria dei cavi. Il Mar Rosso è una rotta critica per le telecomunicazioni, che collega Europa, Africa e all’Asia attraverso l’Egitto. I cavi danneggiati trasportavano circa il 25% del traffico nella regione, secondo le stime del provider Internet HGC Global Communications, con sede a Hong Kong, che utilizza i cavi. Il traffico è stato dirottato su cavi alternativi, anche attraverso la costa occidentale dell’Africa. Quando tornerà Internet in Africa? L’interruzione dei servizi non è l’unico problema, bensì il loro accumularsi con più problemi su più fronti. Infatti, i problemi ai cavi su entrambi i lati del continente creano una crisi di capacità, con i clienti di questi cavi che si affannano a trovare percorsi alternativi.
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I maggiori vettori wireless africani, MTN Group e Vodacom Group, hanno dichiarato che i problemi di connettività dovuti ai guasti dei cavi sottomarini stanno interessando i fornitori di rete del Sudafrica. “Molteplici guasti ai cavi sottomarini tra il Sudafrica e l’Europa hanno attualmente un impatto sui fornitori di rete”, ha dichiarato in una nota Vodacom. Invece, MTN ha dichiarato che i servizi in diversi Paesi dell’Africa occidentale sono stati colpiti e che sta lavorando per “reindirizzare il traffico attraverso percorsi di rete alternativi” e “impegnarsi con i nostri partner per accelerare il processo di riparazione dei cavi danneggiati”. Microsoft infine ha segnalato interruzioni ai suoi servizi cloud e alle applicazioni Microsoft 365 in tutta l’Africa. La situazione in Europa I danni che vediamo nei paesi dell’Africa sono immaginabili anche da noi? La topologia della rete è in effetti differente perché i cavi isolano l’Africa che ha accesso alla maggioranza dei servizi grazie a datacenter che sono posti in altre parti del mondo, mentre in Europa i dati vengono replicati (o sono genuinamente creati) nel Vecchio continente. Però il segnale è lo stesso non solo molto grave ma anche in prospettiva preoccupante.
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Soprattutto se si pensa che non è la prima volta che succede. Infatti, l’anno scorso il sistema di cavi dell’Africa occidentale e un altro cavo, il South Atlantic 3, erano stati danneggiati in un punto leggermente diverso, vicino alla foce del fiume Congo, a causa di una frana sottomarina. La perdita dei cavi aveva messo fuori uso il traffico internazionale lungo la costa occidentale dell’Africa e la loro riparazione aveva richiesto circa un mese. Cosa accadrebbe della nostra economia totalmente digitale se questo accadesse all’Italia? Se mancassero i sistemi delle aziende, i siti di ecommerce b2b e b2c, la logistica, la messaggistica, lo streaming? La domanda è retorica, ma in realtà fa da apertura per un’altra questione: quanto siamo dipendenti da queste tecnologie di interconnessione e quanto le tuteliamo? Read the full article
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