“e quando è arrivato il momento per te di diventare un uomo di affrontare il mondo…lo hai fatto, ma qualcosa lungo il tragitto ti ha fatto cambiare, non sei esistito più, hai permesso al primo fesso che arrivava di farti dire che non eri bravo, sono cresciute le difficoltà, ti sei messo alla ricerca del colpevole, e l’hai trovato in un’ ombra…eh…
Ora ti dirò una cosa scontata: guarda che il mondo non è tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte tu possa essere, se glielo permetti ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti… così sei un vincente! E se credi di essere forte lo devi dimostrare che sei forte! Perché un uomo vince solo se sa resistere! Non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra, accusando prima questo e poi quell’altro di quanto sbaglia! I vigliacchi fanno così e tu non lo sei! Non lo sei affatto! Comunque io ti vorrò sempre bene Robert, non può essere altrimenti, tu sei mio figlio, sei il mio sangue, sei la cosa migliore che ho al mondo ma finché non avrai fiducia in te stesso, la tua non sarà vita“
Quando nasci e cresci in una piccola cittadina italiana e poi più in là cominci a viaggiare da nord a sud, vedendo le varie grandi città del paese, queste realtà immense e nuove per te, piene di cultura, di arte, di bellezza, di tecnologia, di opportunità e risorse, di movimento, di servizi...
Poi ti sale la tristezza, perché ovviamente dura poco e devi tornare alla quotidianità nella tua piccola città vuota
Voglio viaggiare ancora, sempre, continuamente
Visitare tutte le grandi città, viverle, anche per brevi periodi
Vivere nella vacanza
Lavorare viaggiando
Un sogno che quasi sicuramente non si realizzerà mai...
Ma già durante quelle poche volte l'anno in cui vai qualche giorno in una nuova grande città italiana, ti senti in paradiso, è una meraviglia continua giorno per giorno, quella sensazione di avventura, di esplorazione, quella sete di conoscenza, è tutto così magico
L'Italia è piena di spettacolo a tutto tondo, artificiale e naturale, storico e moderno e io vorrei pian piano scoprirlo tutto
Ovviamente come tutto nella vita, è sempre qualcosa di temporaneo, parti una settimana, stacchi la spina, ti diverti, ti meravigli, ma poi devi tornare alla normalità noiosa e prevedibile
Mentre mia moglie mi serviva la cena, mi feci coraggio e le dissi:
«voglio il divorzio».
Vidi il dolore nei suoi occhi, ma chiese dolcemente:
«perché?».
Non risposi e lei pianse tutta la notte. Mi sentivo in colpa, per cui sottoscrissi nell’atto di separazione che a lei restassero la casa, l’auto e il trenta per cento del nostro negozio. Lei quando vide l’atto lo strappò in mille pezzi e mi presentò le condizioni per accettare.
Voleva soltanto un mese di preavviso, quel mese che stava per cominciare i’indomani:
«devi ricordarti del giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in braccio e mi portasti nella nostra camera da letto per la prima volta. In questo mese ogni mattina devi prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa».
Pensai che avesse perso il cervello, ma acconsentii…
Quando la presi in braccio il primo giorno eravamo ambedue imbarazzati, nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo:
«grande papà, ha preso la mamma in braccio!»
il secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati. Lei si appoggiò al mio petto e sentii il suo profumo sul mio maglione.
Mi resi conto che era da tanto tempo che non la guardavo. Mi resi conto che non era più così giovane, qualche ruga, qualche capello bianco.
Ii quarto giorno, prendendola in braccio come ogni mattina, avvertii che l’intimità stava ritornando tra noi: questa era la donna che mi aveva donato dieci anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio. Nei giorni a seguire ci avvicinammo sempre più.
Ogni giorno era più facile prenderla in braccio e il mese passava velocemente.
Pensai che mi stavo abituando ad alzarla, e per questo, ogni giorno che passava la sentivo più leggera. Mi resi conto che era dimagrita tanto.
L’ultimo giorno, nostro figlio entrò all’improvviso nella nostra stanza e disse:
«papà, è arrivato il momento di portare la mamma in braccio».
Per lui era diventato un momento basilare della sua vita.
Mia moglie lo abbracciò forte ed io girai la testa, ma dentro sentivo un brivido che cambiò il mio modo di vedere il divorzio. Ormai prenderla in braccio e portarla fuori cominciava ad essere per me come la prima volta che la portai in casa quando ci sposammo… la abbracciai senza muovermi e sentii quanto era leggera e delicata… mi venne da piangere!
Mi fermai in un negozio di fiori. Comprai un mazzo di rose e la ragazza del negozio mi disse:
«che cosa scriviamo sul biglietto?».
Le dissi:
«ti prenderò in braccio ogni giorno della mia vita finché morte non ci separi».
Arrivai di corsa a casa e con il sorriso sulla bocca, ma mi dissero che mia moglie era all’ospedale in coma…
Arrivai di corsa a casa e con il sorriso sulla bocca, ma mi dissero che mia moglie era all’ospedale in coma. Stava lottando contro il cancro ed io non me n’ero accorto.
Sapeva che stava per morire e per questo mi aveva chiesto un mese di tempo, un mese perché a nostro figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre.
Lei aveva chiaro quali fossero I dettagli, I semplici dettagli, che contano in una relazione. Non sono la casa, la macchina, I soldi… queste sono cose effimere che sembrano saldare un’unione e invece possono dividerla.
A volte non diamo il giusto valore a ció che abbiamo fino a quando non lo perdiamo.
“Rosa di macchia, che dall’irta rama
ridi non vista a quella montanina,
che stornellando passa e che ti chiama
rosa canina;
se sottil mano i fiori tuoi non coglie,
non ti dolere della tua fortuna:
le invidïate rose centofoglie
colgano a una
a una: al freddo sibilar del vento
che l’arse foglie a una a una stacca,
irto il rosaio dondolerà lento
senza una bacca;
ma tu di bacche brillerai nel lutto
del grigio inverno; al rifiorir dell’anno
i fiori nuovi a qualche vizzo frutto
sorrideranno:
e te, col tempo, stupirà cresciuta
quella che all’alba svolta già leggiera
col suo stornello, e risalirà muta,
forse, una sera.”
Giovanni Pascoli
Sono molto soddisfatta e felice. Sto portando due dei miei migliori amici a Parigi per lavorare qui a Disneyland. Attualmente le posizioni per qualsiasi mansione sono aperte [dopo la carenza di personale post covid] e chiunque conosca 2 o 3 lingue ( Francese obbligatorio) sarà ben accolto a lavorare qui previo colloquio direttamente sul posto. Io lo scrivo qui nel caso qualcuno avesse bisogno di lavorare con uno stipendio adeguato e tutti i benefits di questo mondo. Ovvio che non è tutto rose e fiori perchè Parigi è molto cara e quindi bisogna saper amministrare lo stipendio senza spendere e spandere ovunque; con i dovuti accorgimenti entro i primi 2 mesi si può cominciare a vivere discretamente. Ah cosa fondamentale non venite a Parigi se non avete con voi un minimo budget di circa mille euro per affrontare le prime spese finchè non riceverete lo stipendio mensile. Io vi dico subito che per me il primo mese è stato alquanto duretto ed ho voluto farcela senza l'aiuto dei miei, per cui rimbo le maniche cercatevi un lavoretto che vi faccia guadagnare qualcosa prima di partire ed in bocca al lupo. Osiamo ragazzi, osiamo sempre e nel bene e nel male avremmo un'altra esperienza in più che ci farà crescere, se non tentiamo non sapremo mai quali saranno i ns limiti.
Piccola riflessione che volevo condividere con voi
Oggi ero presa dai miei pensieri, mi ero fatta acchiappare dalle paranoie e dalle paure di non riuscire a raggiungere i miei obiettivi, insomma, momento triste nella mia testa.
Ero col mio ragazzo, mi ero allontanata un attimo, anche fisicamente, non stavo prestando attenzione a nulla, quando a un certo punto mi prende la mano, mi fa un sorriso e mi dice "ti amo". L'oscurità sparisce dai miei occhi, vedo il sole e ritorno nel mondo fatto di rose e fiori, creato nella mia testa anch'esso, ma grazie a lui che fa da buttafuori per tutte le cose che non possono promettermi felicità.
È stato bello vedere come l'amore agisca, perché a volte si pensa che sia parte solo di favolette, invece, basta solo farci caso per notare quanta magia porti con sé. Nulla è scontato, nulla è dovuto, ricordatevelo sempre...
Scruta dentro il tuo cuore,
l’albero sacro è lì che sta fiorendo; di gioia
I rami sacri si partono, e con essi
Tutti i fiori frementi che sostengono.
I colori mutevoli dei frutti hanno adornato
Con una luce gaia le stelle; la presa sicura
Della radice invisibile ha piantato
La quiete nella notte; lo scuotersi
Della sua vetta frondosa ha dato all’onde…
William Buttler Yeats da “La Rosa – 1893”
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Look inside your heart,
the sacred tree is there blooming; of joy
The sacred branches depart, and with them
All the quivering flowers that support.
The changing colors of the fruits have adorned
With a gay light the stars; the secure grip
Of the invisible root he planted
The quiet in the night; the shaking
From its leafy peak it gave to the waves…
William Buttler Yeats from “The Rose – 1893”
io e babbo portiamo i fiori al cimitero, prima che la notte scenda
nonno e nonna assistono al cambio di fiori di stoffa, sì di stoffa e pure di fiori veri. un compaesano in giro di cimitero, che non conosco e chiameremo signor mattone, perché ha un cardigan color mattone, si avvicina e attacca bottone, con mio padre, risaputo cordiale parlatore, ma sai, dico ma non lo dico, anche babbo desidera i silenzi di fronte ai suoi morti, sbuffo dentro, e per tutto il cambio vasi cambio fiori, colpetti di tosse, il signor mattone parla parla parla, dei tempi andati dei parenti suoi che non stanno lì, del chicchessiaqualunquecosa. Nonno Attilio sbuffa, giovane ragazzo quando mio padre aveva un mese soltanto, o non so cosa pensa. Ci guarda col volto basso, un po’ interdetto un po’ faccia di bronzo, capello impomatato sigaretta sospesa sulle labbra, pinces sui pantaloni, james dean prima di james dean, maledetta la vespa, maledetta la strada dell’incrocio dei paesi. Gina, dall’alto del suo gran petto che riempie l'ovale della foto e dal basso della sua minutezza, paziente, paziente per forza per amore, aspetta, che il signor mattone ci lasci soli, con la nipote mai conosciuta e il figlio adorato dagli occhi cerulei come i suoi, in bianco e nero. Sospira, la sento che sospira. Io faccio le faccende dei fiori, magari il signor mattone s’accorge e va via, però non so se ho scelto i fiori giusti per lei, se amava questi o preferiva i cristantemi, ma a me non piacciono tanto nonna, e poi non riesco a concentrarmi sull’ikebana, se non posso stare da sola qui con mio padre e con voi, questo signore marroncino continua a parlare della giunta comunale e di chi ruba i fiori alle tombe.
Mattone poi se ne va e io chiedo a babbo un ricordo di tutti e due, anche inventato, è la nostra preghiera. Poi ci prendiamo sottobraccio e andiamo verso la tomba di Grazia, saliamo le scale, c’è un tragitto da fare per raggiungerla, anche se casualmente, è stato un caso, ma nulla è per caso, nel cimitero la tomba di mamma e quella dei nonni si guardano, mamma dal balcone, loro da basso, attorno all’aiuola verde. Una prende l’alba, loro il tramonto.
C’è un sacco di via vai, tutti sembrano più di me provvisti di fiori speciali acque e spruzzini e lavette, io con le mie rose color malva chiaro, e poi volevo pure le foglie e pure le melagrane dell'orto nostro, ma i vasetti son piccini, e tra poco cala il sole.
Arriviamo da mamma a ovest, e come fantasma urlatore scorgiamo il gomito del signor mattone lì davanti la pietra di mia madre. Non ci credo, ci stava aspettando lì, per parlarti ancora! Facciamo un altro giro, un po’ di silenzio vi prego su questa terra, magari si stufa e se ne va, intanto babbo racconta, saluta di qua, io invidio la nebbiolina fiorita di là, che annuvola i vasetti, passa tempo, cala la luce ancora un po', e poi ritorniamo da mamma, ora addirittura s’è creato crocicchio di altrettanti a me sconosciuti, in quei tre metri quadri di fronte alla parete di piccole lapidi. Sospiriamo, giriamo l’angolo verso mamma, facciamoci vedere, tanto qui non se ne va nessuno mi sa.
Ciao mamma dico piano, perché tutti attorno parlano forte di gente che sta male, di un marito che pensa! imbocca la moglie, e io mi dico ma ma ma, ma no, non dico, io e mamma ci guardiamo, la vedo con gli occhi all’indietro, che dice santa pace e qualche parolina di sarcasmo beffardo, babbo sorride contrito alle mie spalle, costretto alle parole degli Altri, è più silenzioso del solito, è scocciato mio padre, è scocciato anche lui, da signor mattone e signor senape e signora muschio, ma mai dirà Potete un attimo lasciarci soli?, Possiamo un attimo raccoglierci, zitti, zitti vi prego, su questa terra, d'altronde lui è il figlio di quei due là sotto all'aiuola dell'est, è il marito della donna qui davanti che sta di fronte al mare coi capelli al vento, e se ne frega dei capelli scapecciati, lui è quello che sta qui, lui accoglie.
Io invece sono la figlia di questo qui che accoglie, e della donna in foto di fronte al mare in tempesta, metto le tre rose color malva nel vasetto, come graffiare il muro della lavagna, mi avvicino alla pietra faccio quasi per entrare dentro il ritratto, cerco di immaginare le battute di mia madre scaccia-urlatori inopportuni, analfabeti della gentilezza, la guardo, chiedo suggerimenti, la vita fa ridere un sacco, ora mi metto un lenzuolo in testa e faccio BOOOO a tutti, così se ne vanno.
invece no, fingiamo di andarcene noi, salutiamo, gli Altri si dileguano, non c'è più da chiacchierare spettegolare a voce alta, torniamo indietro, zitti zitti, non abbiamo gabbato la morte, gabbiamo l'inopportuno, non è poco. Dai sistema i fiori, dimmi i ricordi.
Io urlo tra grida di dolore. Il fumo negli occhi e fuggo da questo mondo oppresso. Violentato dai tiranni della guerra, sono divenuto la loro puttana alla mercé del vile denaro davanti al falò di proiettili usati mi riscaldo le mani, il gelo mi penetra la pelle sono arrivato. Stanco di questa realtà voglio fiori nei vostri cannoni. Amore non odio. Mi sdraierò tra rose in attesa che qualcuno condivida i miei sogni e li converta insieme a me per cancellare le orme che mi sono lasciato alle spalle.