Tumgik
#pensieri malaticci
luigimancini · 14 days
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Attraversi quel mare oscuro che la notte ti agita intorno, ti aspetti dalla luce una tregua dai demoni che hai nella testa, nel cuore e nell’anima, ma questi figli di puttana resistono, insistono, gridano nel tuo silenzio, e per gli altri, sordi e distratti dalle facili gioie, sei solo una persona silenziosa.
Luigi Mancini
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nonmidarefastidio · 3 years
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il mio guilty pleasure più guiltily pleasure non è la cioccolata come ho sempre creduto (in particolare quella al latte con le nocciole intere), nono, sono i bagni caldi. Quando sono triste, arrabbiata, sconsolata, apatica, mi basta immergermi nella vasca da bagno e tutto sparisce, spariscono le delusioni, spariscono le discussioni tra colleghi, spariscono i bambini malaticci, spariscono i brutti pensieri che non dovrei avere, e quasi quasi sparisco io.
Quando sono immersa nell'acqua caldissima che mi lascia la pelle arrossata per ore faccio solo cose che mi piacciono come ascoltare audiolibri, fare sudoku, guardare cosa succede nella mia dash di Tumblr, chiudere gli occhi per sognare ad occhi aperti.
Però la magia inizia a finire ancora prima del l'abbraccio con l'accappatoio: quanta acqua ho sprecato? per quanto tempo ho occupato il bagno? perché non ho fatto una doccia e festa finita? a quante cose stupide penso! in acqua il tuo corpo fa ancora più schifo. mado la bolletta.
forse dopo sto ancora peggio di prima, però allo stesso tempo non vedo l'ora che arrivi il momento di immergermi nuovamente.
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enyora · 2 years
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Forse è un po' normale che io sia a 200 m dalla tua vespa, in macchina, da sola ad aspettare che torni? Così per guardati da lontano.
Molti, razionalmente, direbbero di no e avrebbero ragione, ma la ragione, si sa, in questi casa se ne va a puttane.
Devo fare pipì, sarà dura aspettare, ci vorrà molto tempo. Presumo.
Stamattina sono andata dalla psichiatra.
Mi è piaciuta al primo sguardo. Capelli ricci, puzza di sigaretta e parolacce.
Non mi ami piu
Abbiamo parlato. È sempre strano raccontare i tuoi cazzi ad una perfetta estranea, ma mi sono sentita immediatamente a mio agio e poi non avevo scelta. Non hai alternativa in questi casi.
Le ho raccontato di te, dei miei attacchi di panico, di come le gambe mi tremano in maniera incontrollata, della mia famiglia, del modo in cui sono riuscita a perdonarla. Del modo razionale in cui riesco finalmente a vedere i suoi limiti.
Delle umiliazioni
Della mia autodisistima
È passata solo una settimana. Sono le 22.03, il treno per Bologna Centrale è in partenza. Sta partendo senza di noi. Strano, ho guardato l'orologio proprio in quel momento e ho fatto una storia malinconica che capiresti solo tu con il nome che ho scelto per esistere su questa piattaforma. Ma non me le guardi le storie, quindi non vedrai il treno passare, né il mio nome né la canzone che mi hai dedicato una volta mentre uscivo dall'università e aspettavo il bus per tornare da te.
Chissà se ci hai ripensato. Chissà se in te per un momento c'è stata la voglia di farlo davvero questo viaggio. Il nostro primo viaggio dopo tre anni fuori da quest' isola disgraziata. Chissà se hai mai voluto farlo questo viaggio senza amarmi più.
Le ho raccontato che lavoro gratis e di come mi fa sentire. Impotente. Umiliata.
Mi hai detto che ci saresti stato, ma oggi appena mi hai visto sei scappato. Forse è troppo presto.
Perché ieri sera ti sei fermato e hai scelto di girarti? Che motivo c'era? Hai riconosciuto il rumore del mio motorino? Non ne sono sicura. È stato un caso, come quelli che non ci programmavamo all'inizio.
Alla fine mi ha prescritto un antidepressivo.
Una pillolina del buonumore.
Puntiamo a toglierla mi ha detto. Il tempo di risolvere. Di aggiustare i miei pensieri malaticci.
Già il tempo
Non avercela con me se ancora ti cerco in silenzio. È normale. Mi passerà questa smania e ti lascerò libero per sempre, ma dammi tempo. Almeno quello.
Ho aperto questo blog molti mesi fa. Ho pensato che invece di leggere il tuo era meglio averne uno mio. Ho pensato che in qualche modo potessi parlarti senza farlo davvero. Senza sentire tutta la rabbia che ti scorreva dentro quando ti sentivi soffocare.
Ho pensato che quando ero arrabbiata potevo sfogarmi qui invece che con te. Ma non ci siamo riusciti.
Chissà se mi hai già depersonalizzata. Come mi chiamo adesso nella tua rubrica? Alessia B. ?
Le ho parlato di Mario e delle vostre differenze.
Quanto mi è costato caro sentirmi così viva. Ne è valsa davvero la pena? Forse no. Forse non valevi le pene di adesso.
Il prezzo è stato troppo alto, come ogni volta che abbiamo mangiato fuori e io mi sono lamentata.
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