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#operazione militare speciale
gregor-samsung · 2 months
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" La Russia non sta vincendo la guerra dell’informazione e non sembra destinata a recuperare. Probabilmente, non vuole nemmeno recuperare. Infatti, la guerra dell’informazione che si sta combattendo non è rivolta alla Russia, ma a tutto l’Occidente, e in particolare a noi europei. In Russia non arriva molto della propaganda ucraina, e ciò che arriva è così smaccatamente antirusso che può generare una sorda repulsione nella popolazione e un motivo in più per indurre i vertici politici e militari a reagire in modo ancora più violento. La propaganda ucraina sta però riuscendo a penetrare nel nostro sistema di pensiero dopo averlo fatto, in profondità, nelle strutture politiche e nei conglomerati mediatici internazionali. È una propaganda facile, perché sfrutta gli effetti delle tragedie di tutte le guerre separandoli dalle cause, spostando nel tempo e nello spazio le responsabilità. Sfrutta l’emotività a danno della razionalità. Tutte tecniche “standard” nel marketing, come negli show televisivi. Ma il suo successo dipende soprattutto dalla garanzia che tale propaganda sia l’unica a disposizione della gente e degli stessi analisti della guerra. Da mesi sappiamo del conflitto soltanto ciò che viene dalla parte ucraina e lo vediamo amplificato in tutto il mondo. Non si tratta soltanto di essere privati dell’accesso alla verità, ma anche della facoltà di valutare la narrativa dell’avversario, necessaria per individuare quali sono i temi più sensibili, quali i punti deboli delle forze in campo, i loro scopi dichiarati messi a confronto con quelli resi evidenti dalle operazioni. E questa privazione diventa una vulnerabilità del nostro sistema istituzionale, politico e militare. "
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Brano tratto da Le guerre dentro e per l'Ucraina, saggio di Fabio Mini raccolto in:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First; prima edizione: maggio 2022 [Libro elettronico]
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unfogging · 1 year
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Evgeniya Berkovich e Svetlana Petriychuk in regime di carcerazione preventiva
#EvgeniyaBerkovich e #SvetlanaPetriychuk erano state arrestate con l'accusa di 'giustificare il terrorismo' #terrorismo #operazionemilitarespeciale #cultura #Russia #prigionieripolitici
La regista teatrale Evgeniya Berkovich e la drammaturga Svetlana Petriychuk erano state arrestate giovedì 4 maggio con l’accusa di ‘giustificare il terrorismo’. Il provvedimento fa riferimento alla commedia teatrale Finist, Il Falco Coraggioso. Basata su fatti realmente accaduti, narra le storie di donne che hanno deciso di sposare islamisti radicali e trasferirsi in Siria, venendo poi accusate…
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sauolasa · 1 year
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Review of the Year 2022, Ucraina: "operazione militare speciale" decisa da Mosca
Dal 24 febbraio al missile di Kramatorsk, morte e distruzione hanno attanagliato le esistenze di migliaia di ucraini
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cancheabbaiamorde · 10 months
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Il livello di credibilità e di professionalità di giornalisti e analisti delle nostre TV non è degno di un paese del 3° mondo.
Sono solo insulsi ripetitori di interpretazioni stereotipate di meschina propaganda. Basta vedere cosa hanno scritto sul presunto golpe in Russia.
Un commentatore esperto e onesto racconta la cosa in un tutt’altro modo. Tutto ha inizio con la battaglia di Bakmuth. Chi sa le cose direbbe subito che l’obiettivo russo non era conquistare la città ma distruggere il nemico al suo interno.
Lo aveva detto il generale Gerasimov  il 18 ottobre scorso: non andiamo più avanti facendo grandi operazioni ma aspettiamo gli ucraini che avanzano e lo distruggiamo. Lo aveva capito il NYT che il 27 novembre aveva scritto:  “Bakmuth è il buco nero in cui Kiev perderà le sue truppo”.
E’ esattamente quello che è successo. Mosca avave dato a Progozhin 6 mesi di tempo per ottenere il risultato, fine ottobre – fine aprile.
La Wagner ha fatto il suo lavoro e il ministero, ad aprile, dice:  “bene, missione compiuta, arrivederci”.
Solo che Bakmuth non era completamente conquistata, perché l’obiettivo non era quello ma distruggere il nemico.
C’era ancora qualche palazzo da ripulire ed è a quel punto che Progozhin ha cominciato a protestare  ontro il ministero della difesa, non contro Putin, perché non riceveva più rifornimenti.
Logico per il ministero perché il lavoro era terminato e le armi servivano per l’esercito ordinario.
E’ lì che è iniziato lo psicodramma di maggio che ha condotto  ad una proroga del contratto fino al 21 maggio. Così la Wagner ha elimato anche le ultime sacche di resistenza ucraina e Prigozhin ha potuto dichiarare ufficialmente la presa di Bakmuth.
I russi hanno ben capito che difficilmente potevano integrare una società privata in una operazione militare condotta da un esercito, per motivi tecnici, legali e funzionali. Hanno così deciso di far ritirare completamente la Wagner, anzi di scioglierla  per integrare i componenti in qualche forma nell’esercito sotto il comando dello stato maggiore. Questo doveva essere fatto il 23 giugno. Qui si comincia a capire perché Progozhin ha ricominciato ad attaccare Shoigu e Gerasimov.
Stava cercando di difendere la sua “azienda” , protestando con chi voleva che portasse i libri in tribunale. In nessun momento ha detto di voler rovesciare il governo, mentre ha detto continuamente di avercela con chi era responsabile dello smantellamento di Wagner.
La Wagner, come compagnia privata poteva andar bene solo per una operazione speciale, in cui lo stato Russo non compare ufficialmente in guerra. Ma nel momento in cui si tratta di difendere i territori annessi del Donbass, allora è necessario utilizzare  l’esercito nazionale e i mercenari vanno in qualche modo esclusi. Tutte le altre compagnie private presenti in Ucraina, hanno accettato di sciogliersi, solo Progozhin, per interessi personali, ha tentato di resistere.
Putin non lo poteva accettare ed è per questo che è intervenuto duramente con l’accusa di tradimento. La repressione di Putin è stata molto meno dura di quella per una ribellione armata, ma alla fine si è dimostrata una mediazione efficace nel risolvere il problema,  dimostrando che Putin è un uomo di compromesso al contrario di come lo si dipinge in occidente. Insomma non c’è proprio nessun elemento che possa portare a parlare di colpo di stato. Stiamo parlando di una faccenda puramente commerciale.
Progozhin no ha voluto difendere la Russia ribaltando il governo, ha voluto difendere la sua azienda e i suoi affari;  il suo interesse è strettamente personale e finanziario.
Progozhin non è né un uomo politico, né un militare; è un uomo d’affari che ha voluto sfruttare fino in fondo, a suo vantaggio, la notorietà dopo la presa di Bakmuth. La storia raccontata dai media occidentali è solo fantapolitica interessata a compiacere l'establishment.
@fortnardelli
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fatticurare · 9 months
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klimt7 · 2 years
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Scusatemi se lo scrivo, ma io metterei un nuovo cartello stradale sulle vie d'Europa... dall'Irlanda all'Ucraina, dalla Norvegia a Malta, dalle scogliere del Portogallo ai boschi della Finlandia...
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E nessun apparato di Potere, nessun ordigno nucleare, nessuna "operazione militare speciale" lo potrà salvare dal giudizio impietoso della Storia.
Come Adolf Hitler, merita soltanto di scomparire dalla faccia del pianeta Terra che lui imperterrito, continua a irridere, a inquinare, a sfregiare.
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chez-mimich · 3 months
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POVERE CREATURE!
In una Londra da "futuro anteriore" (probabilmente vittoriana), il dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), un Frankestein con ambizioni fantascientifiche restituisce la vita all'aspirante suicida Bella (una credibilissima Emma Stone) che da aspirante diventa poi effettivamente suicida nelle torbide acque del Tamigi; in realtà il suicidio riesce a metà, poiché questo Dottor Calligari alla rovescia, invece di farsi i fatti suoi, raccoglie il cadavere della sventurata che è pure incinta e la porta nel suo laboratorio dove, con una operazione in day-hospital, preleva il cervello del nascituro e lo inseirsce nella scatola cranica della giovane donna. Il risultato finale è un corpo di donna con il cervello di un neonato. Del resto anche Goldwin Baxter non dovrebbe aver avuto un'infanzia tranquilla, in considerazione del suo aspetto a dir poco inquietante. A sorvegliare i progressi della donna-bambina vien chiamato Max McCandles, giovane studente di medicina che la aiuterà a districarsi nel mondo, compreso quello dell'eros, tanto che il dottor Baxter decide di darla in moglie al giovane studente. "Bella" però si invaghisce di Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un avvocato capitato per combinazione in casa Baxter. Con Wedderburn, Bella intraprende una sorta di "Grand Tour" del piacere e dei piaceri tra Lisbona, Alessandria d'Egitto e Parigi. Ma il viaggio insegna anche alla giovane cos'è la povertà e il bisogno, tanto che, quando a causa di una perdita al gioco Wedderburn finisce sul lastrico, Bella decide di prostituirsi in un bordello parigino, facendo così conoscenza con il cinismo degli uomini, ma anche con le necessità materiali. Tornata a casa Bella decide di sposare Max, ma al matrimonio si oppone Alfie Blessington, militare e militarista che fu il marito di Bella, prima del tragico quasi-suicidio. Sempre desiderosa di nuove esperienze Bella acconsente di vivere con l'uomo che presto si rivelerà un tirannico maschilista. Liberatasi di lui con una salutare pistolettata in un piede, Bella torna da Baxter, che nel frattempo è sul letto di morte, ma ancora abbastanza desideroso di sperimentazione, tanto da inserire il cervello di Blessington nella testolina di una deliziosa capretta. Raccontato così il film di Yorgos Lanthimos potrebbe sembrare una abominevole boiata, ma niente di più sbagliato poiché si tratta di un film visionario e neo-barocco di grandissima poesia, aggiungerei “sorprendentemente”, poiché bisogna ammettere che il plot narrativo, letto a tavolino, qualche ragionevolissimo dubbio lo può sollevare. “Poor Things!” si muove infatti in quell’ambito del cinema “fantasy” che è spesso un genere che, con una certa facilità, può scadere nella banalità. Lanthimos riesce nell’impresa di costruire una storia raccontata anche attraverso una ambientazione oltremodo affascinante e giocata tutta in una dialettica serrata tra scenografia (Zsuzsa Mihalek) e tecniche di ripresa inconsuete (come le lenti grandangolari della macchina da presa). Oltre a qualche irrinunciabile effetto speciale, ma usato con molta misura, sono assolutamente pregevoli le ricostruzioni delle città (Londra, Lisbona, Alessandria e Parigi), piranesiane ed eccessive, disneyane e langhiane. Non c’è infatti nel film solo la lezione di Robert Wiene, ma anche quella di Fritz Lang con qualche strizzata d’occhio allo Scorsese di “Hugo Cabret”. Il film veicola, con una stravagante originalità, anche un forte messaggio anti-patriarcale. Non nuovissima l’idea della sfasatura temporale dello sviluppo corpo-mente che ebbe già la sua apoteosi cinematografica nell’indimenticabile “L’Enfant sauvage” di Francois Truffaut. Sconsigliato ai deboli di stomaco, ma consigliatissimo alle menti immaginifiche.
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noneun · 10 months
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I Russi hanno appena smentito coloro che chiedono di non mandare armi all'Ucraina
Il compito di smilitarizzare l'Ucraina è stato effettivamente ampiamente compiuto, Kiev sta usando sempre meno le proprie armi, ha detto in un'intervista a RT Arabic Dmitry Peskov, addetto stampa del presidente della Federazione Russa . "In effetti, l'Ucraina era fortemente militarizzata al momento dell'inizio della SVO (operazione militare speciale - nota TASS). E, come ha detto ieri [il presidente russo Vladimir] Putin, uno dei compiti era la smilitarizzazione dell'Ucraina. Infatti, questo compito è stato in gran parte completato. L'Ucraina utilizza sempre meno le proprie armi e utilizza sempre di più i sistemi di armi che le forniscono i paesi occidentali", ha detto il portavoce del Cremlino.
Lo dice l'agenzia di stampa ufficiale russa, la TASS (qui articolo tradotto), non la propaganda occidentale.
Ovvero, per la Russia non è mai stato un problema se l'Ucraina è piena zeppa di armi occidentali, l'importante è che non ci siano più armi ucraine. Questo era il vero obiettivo di smilitarizzazione fin dal principio, e questo è stato raggiunto. Stupidi noi a non averlo capito subito e a sorprenderci di tali dichiarazioni.
Chiaramente, non ci crede nessuno che fosse questo il vero obiettivo, ma dovrebbe far riflettere parecchio a chi a creduto alla propaganda russa fin dal giorno zero, auspicando la resa incondizionata dell'Ucraina e chiedendo di non inviare armi perché altrimenti i russi si sarebbero solo arrabbiati di più.
Quindi, o crediamo ai russi e allora vi siete sbagliati, oppure non crediamo ai russi e allora vi siete sbagliati.
Io voglio solo sperare che questa dichiarazione sia solo un altro passo verso la fine della guerra, con i russi che cercano di salvarsi la faccia prima di ritirarsi, dichiarando alla maniera statunitense che la missione è compiuta:
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P.S.: qualcuno photoshoppi la faccia di Putin su quella di Bush, per favore.
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moonyvali · 2 years
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A quanto pare la Russia ha deciso di far tenere a breve i referenda per l'annessione delle repubbliche di Lugansk e Donetsk, referenda dall'esito del tutto scontato, che sanciranno la trasformazione delle due province in territorio russo.
Simultaneamente la Duma russa ha introdotto una serie di norme prodromiche alla legge marziale.
Questo significa quasi certamente che la Russia ha deciso di cambiare il livello dello scontro, passando da "operazione speciale" a "guerra", con connessa mobilitazione.
Finora la Russia aveva messo in campo una quantità molto ridotta di truppe (sembra intorno al 15%), contando sulla propria superiorità tecnologica per mettere termine con successo all'operazione e liberare definitivamente i territori russofoni contesi.
La controoffensiva ucraina delle scorse settimane ha visto però l'impiego oltre che del meglio dell'esercito ucraino, già in mobilitazione totale da mesi, anche del meglio dell'armamento Nato, il che ha colmato la differenza tecnologica tra i due eserciti.
A questo punto, anche se il successo della controoffensiva è stato molto limitato, è chiaro che la Russia non può più combattere "a mezzo servizio", ma deve impegnarsi sul serio se vuole raggiungere gli obiettivi annunciati, cioè la messa in sicurezza delle popolazioni russofone. Questo compito peraltro è diventato più complesso perché gli armamenti Nato hanno una gittata molto superiore a quelli precedentemente disponibili, il che richiede per "mettere in sicurezza" i russi la creazione di una estesa buffer zone al di là del Donbass.
Questa nuova situazione è certamente un problema per Putin, che sperava chiaramente di poter ottenere i suoi risultati facendo percepire sul fronte interno disagi minimi. Se confermata, la mobilitazione, anche parziale, farà passare il conflitto ad un livello superiore e drammatico.
Come detto da tutti quelli che ragionavano sin dall'inizio, la Russia non è nelle condizioni politiche per "cedere" o "arretrare".
Quello che sta accadendo è già alle sue porte di casa e un cedimento significherebbe un rischio per la tenuta stessa del paese.
Dunque la dirigenza russa ha davanti solo un'alternativa, ed è vincere, ottenendo gli obiettivi annunciati. Gli armamenti occidentali hanno ottenuto il primo risultato che gli USA desideravano, cioè hanno fatto sanguinare l'orso russo. Ma il secondo obiettivo americano, cioè il collasso e lo smembramento della Russia (obiettivo reso esplicito da diversi Think Tank governativi) non può essere tentato senza condurre ad un conflitto totale, anche nucleare.
La situazione perciò, proprio come paventato da tempo, è ora la seguente: o la Russia, attraverso la mobilitazione ottiene i risultati desiderati e travolge l'esercito ucraino, già duramente provato, oppure si profila lo spettro di una guerra totale, che è un altro nome per la Terza Guerra Mondiale.
Chi pensa che il problema sia Putin non ha ancora capito che Putin qui è il moderato, e che dietro di sé ha da tempo generali e consiglieri che premono per andare ad uno scontro senza guanti (lo stesso ex premier Medvedev non perde occasione per spingere per un'azione più radicale). Il giorno, altamente implausibile, in cui Putin fosse sostituito dall'interno, sarebbe per fare posto a qualcuno di assai più pericoloso, qualcuno che promette di usare tutto il potenziale militare russo, senza remore.
Il dilettantismo, il pressapochismo, la sprovvedutezza delle dirigenze europee, che, dopo aver svuotato gli arsenali, stanno per devastare i propri paesi con la penuria energetica è angosciante.
Gente che non capisce che siamo noi europei la prima linea sia nella guerra energetica, sia in una guerra militare, e che non siamo nelle condizioni di sopravvivere né all'una né all'altra non dovrebbe gestire neppure un condominio.
Purtroppo questa è gente abituata a pensare che l'ordine dei problemi di cui preoccuparsi sono se la brioscia nei caffè di Bruxelles è abbastanza fragrante o se i loro bimbi giocano con balocchi equi e solidali.
La rapidità con cui tutto si schianterà coglierà di sorpresa anche loro. E mentre metteranno in salvo le proprie famiglie verso un buen retiro in Florida manifesteranno certo tutta la loro costernazione.
"Chi mai avrebbe potuto pensarlo?"
Andrea Zhok
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gregor-samsung · 1 year
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“ Diceva Eschilo che «la prima vittima della guerra è la verità». Ma la seconda è la logica. Putin affermava di voler «denazificare l’Ucraina», ma usava le bombe e i carri armati, cioè gli stessi metodi con cui Hitler nazificava l’Europa. Gli atlantisti ribattevano che «non si tratta col nemico»: semmai si tratta con l’amico, ma su cosa? Boh. Joe Biden dava del «macellaio» e del «genocida» a Putin, epiteti decisamente appropriati, soprattutto il primo. Ma un tantino indeboliti dal pulpito da cui provenivano: quello del padrone della macelleria (che ha fatto molte più guerre e molti più morti di Putin e al massimo potrebbe assumerlo come garzone). Bill Clinton coglieva l’occasione della guerra di Putin per vantarsi di aver allargato la Nato a Est «pur consapevole che i rapporti con la Russia potevano tornare conflittuali», perché «l’invasione russa dell’Ucraina dimostra che era necessario». Che è un po’ come dire: l’ho preso a calci in culo e lui mi ha spaccato la faccia, quindi avevo ragione io a prenderlo a calci in culo. I trombettieri delle Sturmtruppen ripetevano due mantra. 1. «La Nato è un’alleanza difensiva» (ma non spiegavano come mai nella sua storia abbia aggredito mezzo mondo). 2. «La Nato difende i valori della democrazia» (ma non spiegavano perché vanti tra i suoi soci la Turchia di Erdoğan e abbia appena fomentato un golpettino in Pakistan per cacciare un premier non gradito). Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intimava all’Ue di rinunciare al gas russo «sporco di sangue», «finanziando il genocidio»: lui però continuava ad acquistarlo tramite Paesi vicini e società svizzere, pagandolo profumatamente, «finanziando il genocidio» e per di più incassando da Putin 1,4 miliardi l’anno «sporchi di sangue» per i diritti di transito del gasdotto russo sotto il suolo ucraino.
L’Onu espelleva la Russia dal Consiglio per i Diritti Umani, presieduto dall’Arabia Saudita (nota culla dei diritti umani, apprezzata da Matteo Renzi, ma soprattutto da Jamal Khashoggi, da ottanta giustiziati nel mese di marzo, nonché dai 370mila morti e dai venti milioni di affamati nello Yemen). Per non dipendere dal gas e dal petrolio dell’autocrate Putin, Draghi firmava contratti per far dipendere l’Italia dall’autocrate algerino Abdelmadjid Tebboune (che reprime partiti di opposizione e sindacati, fa arrestare attivisti per i diritti umani ed è fra i migliori partner militari di Mosca) e di altri regimi autocratici che hanno rifiutato di condannare la Russia all’Onu: Qatar, Egitto (vedi alle voci Regeni e Zaki), Congo (vedi alla voce Attanasio), Angola e Mozambico. E continuava a vendere armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti (i macellai dello Yemen), all’Egitto e al Qatar. A supporto del ribaltamento della logica, si provvedeva a ribaltare anche il vocabolario, secondo i dettami del ministero della Verità in 1984 di George Orwell: «La guerra è pace», «La libertà è schiavitù», «L’ignoranza è forza». Putin vietava di parlare di «guerra» perché la sua era solo un’«operazione militare speciale». E chi diceva il contrario finiva in galera. Ma in passato anche i buoni occidentali, quando aggredivano militarmente questo e quello, la guerra non la nominavano mai: meglio “missione umanitaria”, “esportazione della democrazia”, “peacekeeping”. A ogni strage di civili – regolarmente attribuita ai russi, anche nei casi in cui era opera delle truppe ucraine o dei loro fiancheggiatori neonazisti del Battaglione “Azov” – si ricorreva a termini impropri come “genocidio” (distruzione sistematica di un popolo, di un’etnia, di un gruppo religioso) e a paragoni blasfemi con l’Olocausto, la Shoah, la Soluzione Finale (termini finora usati da tutti, fuorché dai negazionisti, esclusivamente per quell’unicum storico che fu lo sterminio nazista degli ebrei). Ma bastava leggere i libri di Gino Strada per sapere che le stragi di civili sono una costante di ogni conflitto e si chiamano precisamente “guerra”, visto che in ciascuna il rapporto fra vittime civili e militari è invariabilmente di 9 a 1. E quella in Ucraina purtroppo non faceva eccezione, malgrado l’indignazione selettiva dei fanatici atlantisti che – per bloccare sul nascere qualunque tentativo di portare Putin al tavolo del negoziato – si affannavano a dipingere quel conflitto come diverso da tutti gli altri per le vittime civili, le fosse comuni, le torture, le violenze gratuite e le armi proibite (anch’esse caratteristiche costanti di tutti i conflitti, inclusi quelli scatenati dai “buoni”). “
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Dalla prefazione di Marco Travaglio a:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First, Maggio 2022 [Libro elettronico]
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roma-sera-giornale · 15 hours
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Sulla Guerra in Ucraina
Una moglie russa si è rivolta al marito e ha chiesto: “Cos’è questa speciale operazione militare di cui il nostro glorioso leader continua a parlare? Suo marito ha risposto: “È una guerra per fermare l’America e la NATO. “ “Oh, giusto” lei dice “Come va? ““Beh” ha risposto “finora abbiamo perso oltre 30 generali, 460.000 soldati uccisi o feriti, 7.000 carri armati, 348 aerei, 325 elicotteri,…
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lamilanomagazine · 27 days
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Putin arruola altri 147mila soldati. Il patriarca Kirill: «È una guerra santa»
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Putin arruola altri 147mila soldati. Il patriarca Kirill: «È una guerra santa». Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per l'arruolamento obbligatorio nelle forze armate per il periodo da aprile a luglio. Il provvedimento, scrive l'agenzia Tass, riguarda tutti i cittadini della Federazione russa fra i 18 e i 30 anni che non sono nella riserva e che sono soggetti alla leva militare. Si tratta, scrive Tass, di 147mila coscritti, che entro l'estate saranno arruolati e inviati presumibilmente a combattere in Ucraina. Si prevede anche il congedo per i militari che abbiano completato il servizio militare. Secondo dati ufficiali, in autunno erano stati arruolati per un anno in 130mila. Intanto il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill, ha intensificato la retorica del Cremlino sulla guerra in Ucraina e l'ha definita una «guerra santa» esistenziale e di civiltà. Si tratta di una svolta per le autorità russe che finora hanno accuratamente evitato di inquadrare ufficialmente l'invasione russa dell'Ucraina come una guerra, parlando di “operazione speciale”. Nelle stesse ore, terroristi armati sono stati intanto bloccati in diversi appartamenti di edifici residenziali a Makhachkala e Kaspiysk nella repubblica russa del Daghestan, nel Caucaso settentrionale. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Tass, citando il centro informazioni del comitato nazionale antiterrorismo locale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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alephsblog · 27 days
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Il patriarca Kirill: “In Ucraina è una guerra santa”
Il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill, ha intensificato la retorica del Cremlino sulla guerra in Ucraina e l'ha definita una "guerra santa" esistenziale e di civiltà. Si tratta di una svolta per le autorità russe che finora hanno accuratamente evitato di inquadrare ufficialmente l'invasione russa dell'Ucraina come una guerra, parlando di 'operazione speciale'. In un nuovo documento ideologico e politico, Kirill - riporta il Guardian - ha definito l'"operazione militare speciale" di Putin una guerra santa (Svyashennaya Voyna) e una nuova fase nella lotta del popolo russo per la "liberazione nazionale… nella Russia sud-occidentale", riferendosi all'Ucraina orientale e sudorientale. Kirill ha sostenuto che la guerra in Ucraina è una guerra santa perché Mosca difende la "Santa Russia" e il mondo dall'assalto del globalismo e dalla vittoria dell'Occidente "caduto nel satanismo". Il patriarca ha affermato che la guerra in Ucraina si concluderà con la Russia che acquisirà l'influenza esclusiva su tutto il territorio della moderna Ucraina e con l'esclusione di qualsiasi governo ucraino che il Cremlino ritenga ostile alla Russia. (La Stampa 31 marzo 2024)
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Il dolore, la sofferenza: abitanti di un villaggio di Kharkiv lasciano le loro case: il video
Il villaggio è stato teatro di intensi combattimenti nel secondo anniversario della guerra tra Russia e Ucraina. La Russia ha lanciato la sua “operazione militare speciale” in Ucraina esattamente due anni fa, il 24 febbraio 2022.I funzionari russi si sono detti pronti ad avviare i colloqui di pace con l’Ucraina, ma l’auto-divieto di Kiev ai contatti con Mosca ne ha impedito l’inizio. Ucraina 2…
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arcobalengo · 9 months
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Bombe su Mosca: l’Italia che ignora stranamore
DI RANIERO LA VALLE
Zelensky ha bombardato Mosca, attaccando due edifici, apparentemente due torri nel centro della città. Ha detto che in tal modo la guerra sta arrivando in Russia, sui suoi centri simbolici e sulle basi militari, e che questo “è un processo inevitabile, naturale e assolutamente giusto”.
Il suo errore, devastante e assolutamente irragionevole, sta in ciò, che il corso di una guerra non è affatto un processo naturale. Ci sono eventi in essa che sono imprevedibili e tanto meno inevitabili e che sono capaci di produrre conseguenze epocali. Pearl Harbour provocò la trasformazione della guerra europea nella Seconda guerra mondiale. Hiroshima e Nagasaki provocarono il passaggio dalla guerra convenzionale alla guerra atomica e fondarono le relazioni tra gli Stati nei decenni successivi sulla minaccia nucleare e l’equilibrio del terrore. L’attacco alle Due Torri di New York produsse la lotta globale contro il terrorismo e contro un assortimento di “Stati canaglia” e il passaggio della strategia militare americana dal concetto di difesa e di risposta a un’aggressione al concetto della prevenzione e dell’offesa come la miglior difesa. E questa “dottrina” fu poi consacrata in tutte le successive “strategie della sicurezza nazionale degli Stati Uniti” e nell’idea che tale sicurezza sta nel dominio del mondo.
Oggi non c’è più bisogno, per attaccare due torri nel cuore delle capitali avversarie, di sacrificare terroristi che si impadroniscano di aerei di linea e li dirottino: ci sono i droni comandati a distanza, che non costano nemmeno lo stress psicologico del distruggere e dell’uccidere.
Nella guerra in corso, un evento di questo tipo può provocare conseguenze imprevedibili. Credevamo che il Dottor Stranamore fosse soltanto un film; non è così. Putin ha sbagliato i suoi calcoli, voleva fare una “operazione militare speciale” e non una guerra, ma il Paese attaccato e tutto lo schieramento avversario, divenuto sempre più forte, ha preferito la guerra e la vuole fino alla vittoria. Oggi il bombardamento di Mosca rimuove gli ultimi vincoli a una guerra controllata, mette in gioco la popolarità di Putin come capace di difendere il suo Paese, eccita i generali dissenzienti, critici sulla condotta circospetta della guerra, dà ragione a Prigozhin, può costringere la Russia a una reazione disperata e causare la novità di una guerra civile mondiale: dissimile, ma non in meglio, dalla stessa guerra nucleare.
Noi, come tutti gli alleati minori dell’Ucraina, non abbiamo alcun controllo su questo processo, ma vi siamo esplicitamente coinvolti. Poiché le armi che noi mandiamo in regalo all’Ucraina sono secretate si potrebbe perfino pensare o potrebbero dirci che i droni che hanno bombardato Mosca li abbiamo forniti noi. E in tutto ciò l’opinione pubblica è plagiata, il Parlamento tace e il governo acconsente.
Resta il presidente della Repubblica: la guerra dipende da lui. Potrebbe dire a Giorgia Meloni, e magari al Parlamento, che la politica estera dell’Italia non è fatta solo dell’intimità con gli Stati Uniti, ma anche dei rapporti con la Russia, la Cina, la Palestina, la Tunisia; che qui c’è un rovesciamento della politica estera italiana; e che questo non dovrebbe essere deciso solo dal governo o addirittura, dato che il ministro degli Esteri non sembra interessarsene più di tanto, solo dalla presidente del Consiglio.
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infosannio · 9 months
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Le mezze menzogne tra guerra e pace
IL PESO DELLE CONVENIENZE – Il Putin aggressore dell’Operazione Speciale ovviamente ha fatto meno morti degli occidentali in Iraq. Il nostro vizio di dipingerci e assolverci sempre come “anime belle” (DI MASSIMO FINI – ilfattoquotidiano.it) – Secondo dati Onu, i morti civili ucraini in un anno e mezzo di guerra, pardon “operazione militare speciale”, sono stati 7710. Naturalmente per Putin non…
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