Vorrei smettere di mangiare
Come se questo risolvesse i miei problemi...
Ma non sarà così
Ma odio il mio corpo
Odio i miei pensieri e la mia mente malata
Odio essere triste
Ma non vorrei mangiare per risolvere tutto.
Tutti ciò non ha senso...
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Ogni tanto mi sento bella anch'io.
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un professore è una serie. brutta. ha troppi difetti, ma ha quello charm del "e mo che succede?" perché effettivamente succedono un sacco di cose completamente out of pocket detto questo io l'ho cominciata e la finirò solo per domenico cuomo
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si capisce facilmente che sono pazzo non tanto dai vari ricoveri, diagnosi e percorsi psichiatrici ma dal fatto che è un sabato sera (for context non lavoro nel weekend) e mentre cenavo poco fa pensavo al lavoro ed ero pure contento
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non vedo l'ora di non essere all'inizio dei 20s allora
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Alla fine di tutto penso che ci siano semplicemente giorni in cui si è "predisposti" a sentirsi belli.
Si, insomma, quei giorni in cui non noti tutte quelle cose che altri giorni invece ti pesano; ci sono invece quei giorni in cui sembra che nulla vada bene, le braccia un po' cicciottelle, le gambe un po' cicciottelle, la pancia che magari non è piatta se non quando sei distesa
E stesso in questi giorni guardacaso neanche i capelli che tanto ami vengono bene, in nessuna maniera eh, e il viso?
Oddio però non ho un viso così brutto, eppure se non mi trucco almeno un po' non mi sento tanto a mio agio.. dovrei uscire con questo cerchio nero sotto agli occhi? Ma perché sembra sempre che ho i baffi pure dopo averli fatti? Mettiamo un po' di correttore qua e là e magari si toglie tutto
Vabbè però il correttore mica ti toglie l'insicurezza
Eppure guardandomi, eccomi qua, mica so così brutta? In fondo no, ma ho bisogno di essere "predisposta"
E nei giorni in cui sono predisposta semplicemente tutto quello che vedo scompare, e penso: ma forse sono solo io a vedere tutte queste cose? Queste piccolezze, ma chi è che le va a guardare? Eppure alcuni giorni pesano così tanto che dopo aver messo l'armadio sottosopra passa anche la voglia di prepararsi per bene per uscire
Eh ma poi tu già ti senti brutta, poi non ti vuoi manco preparare?
Chiaro, dopo mi sento ancora peggio
Ma quando mi sento bella invece mi preparo ancora meglio e mi sento ancora più bella
Allora come funziona?
In teoria dovrei semplicemente accettarmi e basta, certo mangiare sano, ma accettare questa corporatura
Ultimamente sono ingrassata di due kili e vabbè magari leggendo, se state ancora leggendo, penserete "e che sarà mai?" E in effetti è vero, non è tanto il numero sulla bilancia il problema, ma è il fatto che a vederli su di me dopo averne persi 10 pesa così tanto che non sembrano solo 2
A volte penso che la gente se sapesse quello che penso realmente di me penserebbe che sono solo stupida e che magari "c'è gente che vorrebbe averlo il corpo come il tuo"
Ma come si fa quando vorresti essere più magra, semplicemente più piccola in generale
Allora mi auguro in futuro di sentirmi più predisposta a sentirmi bella per un periodo di tempo abbastanza lungo da superare il tempo in cui non lo sono
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Rientro, mi guardo, sono brutta come la morte, non riesco a calmarmi perché mi sento fisicamente e psicologicamente al limite a causa dello stile di vita malsano che ho adottato ormai da settimane, se non mesi (escludendo la parentesi di pseudo serenità che ho avuto in Calabria). Dormo in media dalle tre alle sei ore (frammentate) a notte, mi sveglio devastata con gli occhi che mi bruciano e mi fiondo sugli psicofarmaci, spesso devo mettermi a dormire di mattina perché non mi reggo in piedi, cosa che non fa che acuire la mia ansia per le cose che devo fare. In media consumo un solo pasto al giorno e passo il pomeriggio in biblioteca. Vedere la folla di studenti in Piazza Verdi e via Zamboni mi fa sentire soffocata, mi sento guardata e giudicata da tutti. Quando torno a casa penso solo che non ho fatto abbastanza, che se non riesco a consegnare la tesi sarà l’ennesima dimostrazione della mia incapacità. Allo stesso tempo l’idea di laurearmi non mi genera la minima soddisfazione, tanto meno felicità, mi sembra solo di aver faticato immensamente e aver compromesso irreparabilmente io mio sistema nervoso e il mio corpo per nulla. Come se non bastasse non solo mi sento vulnerabile a causa della mia salute mentale e fisica ridotta al limite, ma anche socialmente minacciata; oggi un mio amico mi ha raccontato che una conoscente di sua sorella ha scoperto che quello che doveva essere il suo migliore amico ha diffuso sue immagini prese da Instagram sui gruppi Telegram di depravati io sono satura di questa società sono piena di sentirmi insicura da dentro a fuori, mi sembra che i miei sforzi sovrumani per vivere non siano mai ripagati dalla vita e sono inconsolabile, se non avessi la fortuna di avere degli amici e una famiglia meravigliosi a cui rendere conto e per cui non voglio essere causa di sofferenza mi sarei suicidata da un pezzo
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Uno dei miei hobby colpevoli è scrutare le facce della gente che incrocio per strada o che magari sta passando in macchina cercando quella relativamente esigua ma costante percentuale di persone che va in giro con la faccia terrorizzata.
Dopo anni di osservazioni oziose mi spingerei a ipotizzare che non sempre l'espressione impaurita di qualcunə corrisponda realmente a qualche turbamento interiore: c'è gente che semplicemente ogni tanto gira con quella faccia lì; se interrotti da qualche interazione casuale i lineamenti si distendono e non c'è nulla nel linguaggio corporeo che tradisca un qualche malessere.
Altri si capisce che in quel momento lì non se la passano benissimo, e faccio sempre un po' di toto-sfiga, se sono in terribile ritardo, se sentono male da qualche parte, hanno ricevuto qualche brutta notizia, un principio di attacco di panico o magari stanno andando in un posto poco piacevole, che so io.
Non mi sento troppo in colpa a praticare questo passatempo perché in genere chi gira con la faccia terrorizzata non presta particolare attenzione ai passanti sbircioni, anzi, sono le tipiche persone che quando le guardi non ti guardano. Poi non lo faccio con cattiveria, ogni tanto mi verrebbe da fermarne qualcuno e dire "tranquì, zio, passa tutto". Alla fine prima o poi si diventa tutti per un po' passanti dalla faccia terrorizzata di qualcun altro.
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Una foto brutta, ma che amo - per dirti quanto mi fai stare bene e quanto ogni giorno mi fai sentire amato. Piccole cose che rendono piacevole la mia presenza in questo mondo che da quando ci sei te sembra essere meno piccolo, che da quando sto con te mi sento meno ingombrante. Mi dici che sono grande, ma io mi sento grande solo quando sto con te, solo quando fai questa faccia buffa quando ti chiedo di darmi il bacio più bello del mondo, ma forse non lo sai che il bacio più bello del mondo sarà qualunque bacio che mi darai ancora una volta tu
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Io sono doppia. Si, io sono sensibile. E sono anche forte. Sono introspettiva ed estroversa. Amo la solitudine ma sono espansiva. Sono fragile ed intensa, sono umile. So quanto valgo, sono riservata ed a volte esplosiva. Sono delicata e determinata. Mi ferisco facilmente e cado ma ho una grande resilienza per rialzarmi ogni volta. Ho un'idea(quasi) romantica della vita che non sempre mi facilità l''incontro con questa realtà. M'indigna profondamente l'ingiustizia e divento un leone quando vedo invasi i miei diritti ma anche quelli di chi amo o degli esseri umani in generale . A volte sento male al fisico quando un'emozione è forte, bella o brutta che sia. Se assisto al successo di qualcuno mi commuove di gioia ed empatia e se assisto al dolore di qualcuno non posso evitare di piangere. Sento tutto, sento troppo, sento sempre. Tengo moltissimo al significato delle parole perchè esse sono semi per il nostro cervello che generano pensieri buoni come frutti maturi o cattivi come la gramigna. Tutti questi aspetti a volte rendono più complicata la mia vita ed anche le mie relazioni ma le rendono anche dense di una ricchezza impareggiabile. E questo dobbiamo saperlo noi e devono saperlo tutte le persone che scelgono di averci nel loro mondo.
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Mi sento grassa
Mi sento sola
Sono sola
E sono diventata grassa...
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sono stanca di studiare liste di verbi e reggenze 😓 sui libri di russo devo sempre sudare e disperarmi e comunque cercare di parlarlo dopo tutti questi anni è come dover fare costantemente più calcoli matematici a mente e contemporaneamente e mi sento una scema e ora sono triste e anche incapace e triste e incapace e molto triste perché mi sono scelta una lingua bella ma brutta e difficile e penso a come si dice che è colpa mia, con quale verbo e con quale caso, e non mi viene né l'uno né l'altro 😞😞😞😞
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oggi a lavoro ho ammesso di farmi pare mentali à gogo. sono tornato a casa e mi sto facendo ALTRE pare. si parla ora in ufficio de "le famose pare di nico" e mi fa ridere (davvero, non ironicamente) ma in tutta serietà ed onestà devo calmarmi un pochettino con ste pare perché ultimamente mi sto rovinando la serenità da solo un po' troppo spesso
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L'equilibrio che bilancia la mia vita è il mio totale squilibrio. Ci sono giorni in cui sono la persona più produttiva e diligente del mondo: studio, lavoro, mi alleno, pulisco casa, mangio bene (senza neanche uno sgarro), faccio un po' di self-care. Sono volenterosa, propositiva e mi sembra di poter ottenere tutto quello che voglio senza quasi nessuno sforzo.
Ma questi giorni esistono solo perché ce ne sono altri di totale e completa nullafacenza. Dove non ho il coraggio neanche di alzarmi dal letto, di cucinare o di lavare un piatto.
E la cosa più brutta è che a volte questi giorni sono consequenziali. Quindi sono superwoman il giorno prima e troppo pigra per pettinarmi il giorno dopo.
Quindi non riesco mai a raggiungere i miei scopi, perché sono specializzata nell'autosabotaggio, di conseguenza quello che ho costruito il giorno prima sento quasi il bisogno di distruggerlo.
Però comunque è normale, credo, che ci siano queste altalene.
Ammiro tanto quelle persone che sanno essere costanti e se potessi scegliere una qualità del mio carattere che odio è proprio l'incostanza. Se fossi capace di concentrarmi su un obiettivo, senza scoraggiarmi a ogni minimo bump on the road, sarei tutto quello che ho sempre voluto.
Sarei magra, tonica, coraggiosa, in salute e forse anche felice.
Vorrei tanto essere una di quelle persone capaci di stare perennemente a dieta (o comunque per un periodo superiore ai due giorni che è il mio massimo di questi tempi), o una di quelle ragazze perennemente in palestra, capaci di ottenere il fisico che hanno sempre sognato, o quelli che riescono a imparare una lingua studiando giorno per giorno.
Insomma, tutto ciò che riguarda uno step by step non mi appartiene. Sono zero o cento, con poche vie di mezzo.
Ad esempio con il weekend libero potrei fare tutto quello che ho rimandato in settimana. Potrei allenarmi, potrei studiare molto di più, cucinare per la settimana, pulire tutta la casa e anche uscire con gli amici, le giornate sono lunghe. Eppure il 90% delle volte non faccio neanche la metà di quanto preventivato
Ma non ne sono capace
È per questo che da quando ho intrapreso l'università pubblica in concomitanza con il mio lavoro full-time, sono enormemente terrorizzata.
Soprattutto perché non so mai quando possa sentire l'esigenza di buttare tutto nell'immondizia; magari a due esami dalla laurea, magari alla prima bocciatura o al primo professore che mi tratterà uno schifo. Nonostante ciò, nella mia vita lo studio è stata l'unica costante che non ha subito variazioni d'impegno o sabotaggi o distruzioni.
E quindi come si risolve? Come faccio a essere costante? Perché la mia incostanza si riflette anche nella mia vita giornaliera?
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Un insetto capovolto si trascina a fatica fuori della mia finestra. L’osservo un po’, ma penso a me. Alla rabbia che sento, quella che mi fa urlare pazzo invasato, quando mi mancano di rispetto, pretendendo tutto senza dare niente. Una volta ho spaccato una sedia per questo. Un bambino pestifero di nome Dachi aveva preso a infastidire una compagna, tirandole grumetti di colla nei capelli. Ripreso più volte, il birbone aveva continuato le sue pratiche vessatorie, ghignando strafottente, come se nulla fosse. All’ennesimo reclamo della povera Carlotta, mia intoccabile protetta, mi alzo, bollendo di sangue demonio e, raggiunto il banco a balzi, sferro un tracotante calcione all’incolpevole sedia accanto a Dachi, disintegrandola completamente. “La prossima volta al posto della sedia ci sarà la tua testa!” urlo odiandomi fuori di me. Dachi mi fissa morto in volto, silenzio ovunque intorno, ne godo la pace per un istante, sentendomi a pezzi come la sedia, so d’aver esagerato, fa sempre male cavar fuori il lupo. A fine serata, mi siedo accanto a Dachi e dico: “Mi dispiace per quello che è successo. Perché fai sempre il monello e mi fai arrabbiare? Ciò che è successo è una cosa brutta, te ne rendi conto, vero?” “Sì… le sedie costano” “Ma no, non c’entra la sedia, quella si ricompra. Usare la violenza non è mai bello. Non è una soluzione, capisci? Credi mi diverta spaccare sedie? Non serve a niente e fa solo male. Ed io non ti farei mai del male, lo sai, vero?” annuisce “Mi prometti che d’ora in poi mi ascolterai e farai il bravo?” annuisce ancora, prima di lasciarsi andare a un ghigno birichino. Una causa persa, ma rido anch’io, carezzandogli i capelli. La sedia avrei dovuto incorniciarla a monito perenne, invece ahimè, l'ho buttata.
Guardo fuori della finestra: l’insetto arranca ancora a testa in giù, verso la cieca sopravvivenza. Non posso fare nulla per salvarlo, mi dico, non sono Dio e non mi piace quando l’uomo interferisce con la natura, anche se a fin di bene, giocando alla somma divinità. Applico il distacco e penso alle guerre, Russia, Ucraina, Palestina, non posso farci niente, non è affar mio. Torno ai fatti miei, ai miei lividi, al lupo e alla rabbia, alle catene e alle ferite autoinflitte, mi perdo nel dolore, dopo qualche minuto torno alla finestra: arranca ancora, sempre più stanco, resiste ancora. Niente, basta, apro la finestra e con la punta di una matita m’avvento a raddrizzarlo, ma mentre lo volto smette di muoversi. Lo fisso per un po’, aspettandomi qualcosa, un movimento, la vita. Niente, lui resta lì, morto. Getto la matita e piango di sconforto, inutile, mi son deciso troppo tardi... Mi volgo alla finestra. Non c’è più. Se lo sarà portato, funebre, il vento? O m’ha preso in giro per furba tanatosi?
Spero la seconda, sarebbe più facile perdonarmi.
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“A ogni delusione della vita ti ritiri nel tuo giardino segreto, costruito in anni di pena e di attenzioni. Brutta è la vita, mille rose ha il tuo giardino: c'è un frutteto seminato l'anno che ti ha lasciata tuo marito, c'è un orto di erbe aromatiche coltivato la primavera che hai perso il lavoro e c'è un limoneto piantato quando tua sorella è partita, fuori stagione, è venuto bene lo stesso.
Del tuo giardino segreto non hai mai detto parola a nessuno. Neanche a me. Ma è lì che vai quando non mi ascolti. Sono sicuro: ne sento il profumo.
Come mi piacerebbe entrare e vedere, Chiara. E infatti mi avvicino, ma tu mi tieni fuori dal cancello, mi tiri i sassi.”
(Paolo Milone, L'arte di legare le persone)
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