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#lultima notte di amore
ismailovatwins · 2 months
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Tonight in Milan, events will unfold frantically while the light of dawn keeps moving farther.
– L'ULTIMA NOTTE DI AMORE /  LAST NIGHT OF AMORE
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rotolaidadi · 6 years
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Finito l’ultimo appuntamento della giornata corro a casa per sfruttare l’ultima luce del giorno e raccogliere le zucchine nell’orto ( incredibile sì, lo so! ). Arrivo, parcheggio e nemmeno salgo a cambiarmi, cantina, cesto, calze con le ciabatte e andiamo a comandare!!! Era un sacco di tempo che non scendevo in cortile a un orario decente, verso le otto e mezza... tra bambini di tutte le nazionalità e di tutti i colori! incontro anche Maresa ... un’anziana signora di circa 85 anni che mi dice sempre che sono un bellissimo ragazzo, sempre. Ogni volta che mi capita di incrociarla mi dice sempre che sono più bello dell’ultima volta che mi ha visto. Questo lo dico perché non sono abituato a sentirmi dire che “bel ragazzo che sei” ed è sempre una sensazione strana e bellissima. Chissà se chi è abituato/a a sentirselo dire prova la stessa cosa... va beh ... dove ero rimasto!? ah sì la Maresa! Non ci vedevamo da un sacco di tempo e iniziamo a chiacchierare del più e del meno... io in calze con le ciabatte (credevo di impiegarci non più di 5 minuti), al tramonto, con un piacevole venticello e un sottofondo di bambini che si rincorrono ... a parlare di quando ero io un bambino vivace ( sì, una volta lo ero ) e ne combinavo una dietro l’altra ... però mi dicono “ta seret mai sta maleducaaaa” ... e me lo dicono con un sorriso sincero e con una tenerezza che faccio fatica a trovare se non nelle persone anziane. Parliamo ancora un po’ ... degli acciacchi della vecchiaia, del lavoro e di come il mondo è cambiato rispetto a qualche anno fa ... una malinconica, tenera e piacevole conversazione. Nel congedarmi chiedo se posso dare un bacio alla dolce nonnina che accetta più che volentieri. Da quando il nonno non c’è più ... quella sensazione di baciare una persona che sembra che si possa spezzare da un momento all’altro ... non la ricordavo quasi più. Finalmente arrivo e inizia la mia ricerca... ricerca, ricerca... niente. Delle zucchine neanche l’ombra. Le hanno già raccolte, diciamo raccolte ... ma il termine esatto è rubate. Un po’ deluso mi appropinquo verso casa ... quando una voce squillante mi grida “giuanin te voret una man per purtac el cestin che la ma par tropi pesant! “ la Franca seduta in balcone al primo piano! Non posso non fermarmi ... quindi ridiamo e spiego perché torno con il cestino vuoto ... mi dice che nel pomeriggio ha visto le mie due zie nei paraggi... poi però iniziamo a parlare ... Franca mi ha visto nascere, non per modo di dire, mi ha proprio visto nascere. 37 anni fa, quando sono nato, lei era nello stesso ospedale perché lo stesso giorno il marito aveva fatto un’intervento nel reparto adiacente il mio. Ogni anno, giuro! ogni anno, il giorno del mio compleanno al mattino o alla sera mi aspetta, appena sente che sto scendendo apre la porta o si affaccia allla finestra e mi fa gli auguri. Ogni anno, per 37 anni, non nè ha mai saltato uno. Mi dice “ ma sa recordi, te seret picinin in scì” e poi
Mi racconta che da quando ha avuto la seconda eschemia sono tante le cose che non ricorda più ... ma il mio compleanno... dice che crede che non se lo dimenticherà mai! Gli dico che secondo me è perché è legato al ricordo del marito che stava male, forse anche perché mi ha proprio visto dal vetro a poche ore dalla mia nascita, insomma un ancoraggio potente. Iniziamo a parlare anche con lei del più e del meno, lei in balcone e io sotto con un cesto vuoto in mano e il naso all’insù ... come una sorta di gerarchia perfetta, naturale, che ha trovato il posto e lo spazio giusto. Mi chiede se ho la ragazza e mi racconta di quanto è dura essere soli. In casa riesce a fare ancora quasi tutto ma è la sera che combattere con la solitudine e la malinconia è la parte più difficile. Dice che fino a cinque anni fa era diverso... c’era ancora suo marito... si emoziona e mi dice che lui usciva spesso e la sera andava a giocare a bocce quindi lei era da sola lo stesso ma “mi eri chi de par me, ma la savevi che alle vundas, il Rino el turnava a cà e mi seri cuntenta, la ma fa vif come una sciura” lo dice con amore, un amore puro e con un filo di voce, come se l’emozione le schiacciasse la gola. Mentre continua a parlare io ormai sono con la testa concentrato solo su questa frase, sulla forza con cui delle parole quasi soffiate ti fanno tremare ... chi le dice e chi le ascolta, penso al Rino che va a giocare a bocce e alle undici torna da sua moglie, che lo aspetta per andare a dormire insieme. La poesia è questa, tutta la poesia del mondo si può riassumere in questa frase, tutta la
poesia del mondo, tutto l’amore che una persona può dare o ricevere è protetto, custodito nella semplicità di una frase pronunciata sottovoce, in una partita a bocce una sera come tante, una moglie che aspetta un marito per andare a dormire insieme e affrontare la notte insieme, il due che diventa uno, la boccia vicino al suo boccino, accanto, fianco a fianco... lentamente, un centimetro alla volta senza esagerare con la spinta. La semplicità dei piccoli gesti, la poesia, l’amore.
“…è l’infinito, e allora buco questa tela, che era alla base di tutte le arti, ed ecco che ho creato una dimensione infinita, un buco che per me è la base di tutta l’arte contemporanea, per chi la vuol capire. Sennò continua a dire che l’è un büs, e ciao…”
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ismailovatwins · 2 months
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– L'ULTIMA NOTTE DI AMORE /  LAST NIGHT OF AMORE
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