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#l'ebbrezza
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dai la ragione agli stupidi e lasciami in torto, che provo l’ebbrezza.
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la-scigghiu · 6 months
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Dopo aver provato l'ebbrezza del volo, quando sarai di nuovo coi piedi per terra continuerai a guardare il cielo.
.🦋.
L.Da Vinci
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erhabene-melancholie · 6 months
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ogni volta che mi succede qualcosa di bello me la vivo male, tra l'ebbrezza della felicità e la paura della fugacità
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mancino · 1 month
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Bellissimo giorno 😘❤️
“Emozionatevi. Non passate nessun giorno senza un rischio.
Andate al dunque.
Esagerate.
Il pericolo più grande è la prudenza, il calcolo.
Siate sfrenati nei sensi e nell'immaginazione.
Buttate via le copie di voi stessi.
Dedicatevi agli atti unici.
Servite il dolore degli altri ma non umiliate i vostri sogni.
Ogni vostra giornata è il vostro regno:
convocate l'ebbrezza e la ragione,
l'invisibile e la buona azione.”
(Franco Arminio)
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ma-pi-ma · 6 months
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La poesia si allarga sempre. L'ebbrezza non è altro che questo.
Nikos Karùzos
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roxan-world · 12 days
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Buongiorno al volo 🖤
Dopo aver provato l'ebbrezza del volo,
quando sarai di nuovo coi piedi per terra,
continuerai a guardare il cielo.🌹
Leonardo da Vinci
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be-appy-71 · 1 month
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“Emozionatevi. Non passate nessun giorno senza un rischio.
Andate al dunque.
Esagerate.
Il pericolo più grande è la prudenza, il calcolo.
Siate sfrenati nei sensi e nell'immaginazione.
Buttate via le copie di voi stessi.
Dedicatevi agli atti unici.
Servite il dolore degli altri ma non umiliate i vostri sogni.
Ogni vostra giornata è il vostro regno:
convocate l'ebbrezza e la ragione,
l'invisibile e la buona azione.”♠️🔥
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(Franco Arminio)
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sehnsucht-99 · 10 months
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Mi manca l'ebbrezza dei primi appuntamenti, mi manca quell'ansia quando la vedi scendere dal treno, mi manca il “chissà se le piacerò...”. Mi manca quell'imbarazzo dei primi sguardi e il battito a mille quando la vedi sorridere, mi manca quel tenersi per mano, quel tenersi per mano che culminerà in un bacio mentre si ascolta il mare. Mi mancano le emozioni.
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fridagentileschi · 3 months
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I dieci danni che ci lasciò il '68
Mezzo secolo fa l'arroganza del (presunto) contropotere generò la dittatura chiamata "politicamente corretto"
Sono passati cinquant'anni dal '68 ma gli effetti di quella nube tossica così mitizzata si vedono ancora. Li riassumo in dieci eredità che sono poi il referto del nostro oggi.
SFASCISTA Per cominciare, il '68 lasciò una formidabile carica distruttiva: l'ebbrezza di demolire o cupio dissolvi, il pensiero negativo, il desiderio di decostruire, il Gran Rifiuto.
Basta, No, fuori, via, anti, rabbia, contro, furono le parole chiave, esclamative dell'epoca. Il potere destituente. Non a caso si chiamò Contestazione globale perché fu la globalizzazione destruens, l'affermazione di sé tramite la negazione del contesto, del sistema, delle istituzioni, dell'arte e della storia. Lo sfascismo diventò poi il nuovo collante sociale in forma di protesta, imprecazione, invettiva, e infine di antipolitica. Viviamo tra le macerie dello sfascismo.
PARRICIDA La rivolta del '68 ebbe un Nemico Assoluto, il Padre. Inteso come pater familias, come patriarcato, come patria, come Santo Padre, come Padrone, come docente, come autorità. Il '68 fu il movimento del parricidio gioioso, la festa per l'uccisione simbolica del padre e di chi ne fa le veci. Ogni autorità perse autorevolezza e credibilità, l'educazione fu rigettata come costrizione, la tradizione fu respinta come mistificazione, la vecchiaia fu ridicolizzata come rancida e retrò, il vecchio perse aura e rispetto e si fece ingombro, intralcio, ramo secco. Grottesca eredità se si considera che oggi viviamo in una società di vecchi. Il giovanilismo di allora era comprensibile, il giovanilismo in una società anziana è ridicolo e penoso nel suo autolesionismo e nei suoi camuffamenti.
INFANTILE Di contro, il '68 scatenò la sindrome del Bambino Perenne, giocoso e irresponsabile. Che nel nome della sua creatività e del suo genio, decretato per autoacclamazione, rifiuta le responsabilità del futuro, oltre che quelle del passato. La società senza padre diventò società senza figli; ecco la generazione dei figli permanenti, autocreati e autogestiti che non abdicano alla loro adolescenza per far spazio ai bambini veri. Peter Pan si fa egocentrico e narcisista. Il collettivismo originario del '68 diventò soggettivismo puerile, emozionale con relativo culto dell'Io. La denatalità, l'aborto e l'oltraggio alla vecchiaia trovano qui il loro alibi.
ARROGANTE che fa rima con ignorante. Ognuno in virtù della sua età e del suo ruolo di Contestatore si sentiva in diritto di giudicare il mondo e il sapere, nel nome di un'ignoranza costituente, rivoluzionaria. Il '68 sciolse il nesso tra diritti e doveri, tra desideri e sacrifici, tra libertà e limiti, tra meriti e risultati, tra responsabilità e potere, oltre che tra giovani e vecchi, tra sesso e procreazione, tra storia e natura, tra l'ebbrezza effimera della rottura e la gioia delle cose durevoli.
ESTREMISTA Dopo il '68 vennero gli anni di piombo, le violenze, il terrorismo. Non fu uno sbocco automatico e globale del '68 ma uno dei suoi esiti più significativi. L'arroganza di quel clima si cristallizzò in prevaricazione e aggressione verso chi non si conformava al nuovo conformismo radicale. Dal '68 derivò l'onda estremista che si abbeverò di modelli esotici: la Cina di Mao, il Vietnam di Ho-Chi-Minh, la Cuba di Castro e Che Guevara, l'Africa e il Black power. Il '68 fu la scuola dell'obbligo della rivolta; poi i più decisi scelsero i licei della violenza, fino al master in terrorismo. Il '68 non lasciò eventi memorabili ma avvelenò il clima, non produsse rivoluzioni politiche o economiche ma mutazioni di costume e di mentalità.
TOSSICO Un altro versante del '68 preferì alle canne fumanti delle P38 le canne fumate e anche peggio. Ai carnivori della violenza politica si affiancarono così gli erbivori della droga. Il filone hippy e la cultura radical, preesistenti al '68, si incontrarono con l'onda permissiva e trasgressiva del Movimento e prese fuoco con l'hashish, l'lsd e altri allucinogeni. Lasciò una lunga scia di disadattati, dipendenti, disperati. L'ideologia notturna del '68 fu dionisiaca, fondata sulla libertà sfrenata, sulla trasgressione illimitata, sul bere, fumare, bucarsi, far notte e sesso libero. Anche questo non fu l'esito principale del '68 ma una diramazione minore o uscita laterale.
CONFORMISTA L'esito principale del '68, la sua eredità maggiore, fu l'affermazione dello spirito radical, cinico e neoborghese. Il '68 si era presentato come rivoluzione antiborghese e anticapitalista ma alla fine lavorò al servizio della nuova borghesia, non più familista, cristiana e patriottica, e del nuovo capitale globale, finanziario. Attaccarono la tradizione che non era alleata del potere capitalistico ma era l'ultimo argine al suo dilagare. Così i credenti, i connazionali, i cittadini furono ridotti a consumatori, gaudenti e single. Il '68 spostò la rivoluzione sul privato, nella sfera sessuale e famigliare, nei rapporti tra le generazioni, nel lessico e nei costumi.
RIDUTTIVO Il '68 trascinò ogni storia, religione, scienza e pensiero nel tribunale del presente. Tutto venne ridotto all'attualità, perfino i classici venivano rigettati o accettati se attualizzabili, se parlavano al presente in modo adeguato. Era l'unico criterio di valore. Questa gigantesca riduzione all'attualità, alterata dalle lenti ideologiche, ha generato il presentismo, la rimozione della storia, la dimenticanza del passato; e poi la perdita del futuro, nel culto immediato dell'odierno, tribunale supremo per giudicare ogni tempo, ogni evento e ogni storia.
NEOBIGOTTO Conseguenza diretta fu la nascita e lo sviluppo del Politically correct, il bigottismo radical e progressista a tutela dei nuovi totem e dei nuovi tabù. Antifascismo, antirazzismo, antisessismo, tutela di gay, neri, svantaggiati. Il '68 era nato come rivolta contro l'ipocrisia parruccona dei benpensanti per un linguaggio franco e sboccato; ma col lessico politicamente corretto trionfò la nuova ipocrisia. Fallita la rivoluzione sociale, il '68 ripiegò sulla rivoluzione lessicale: non potendo cambiare la realtà e la natura ne cambiò i nomi, occultò la realtà o la vide sotto un altro punto di vista. Fallita l'etica si rivalsero sull'etichetta. Il p.c. è il rococò del '68.
SMISURATO Cosa lascia infine il '68? L'apologia dello sconfinamento in ogni campo. Sconfinano i popoli, i sessi, i luoghi. Si rompono gli argini, si perdono i limiti e le frontiere, il senso della misura e della norma, unica garanzia che la libertà non sconfini nel caos, la mia sfera invade la tua. Lo sconfinamento, che i greci temevano come hybris, la passione per l'illimitato, per la mutazione incessante; la natura soggiace ai desideri, la realtà stuprata dall'utopia, il sogno e la fantasia che pretendono di cancellare la vita vera e le sue imperfezioni... Questi sono i danni (e altri ce ne sarebbero), ma non ci sono pregi, eredità positive del '68? Certo, le conquiste femminili, i diritti civili e del lavoro, la sensibilità ambientale, l'effervescenza del clima e altro... Ma i pregi ve li diranno in tanti. Io vi ho raccontato l'altra faccia in ombra del '68. Noi, per dirla con un autore che piaceva ai sessantottini, Bertolt Brecht, ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. Alla fine, i trasgressivi siamo noi.
Marcello Veneziani
Editorialista del Tempo, sul '68 ha scritto Rovesciare il '68 (Mondadori, anche in Oscar, 2008)
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA LIBERTÀ DI MIRÓ
Non mi capita spesso. Tuttavia, quando incontro Miró sulla strada dei pensieri, è come respirare la brezza impetuosa e amichevole di un picco sul mare. Nessun artista prima di lui, se non per cenni, ha saputo infondere una ventata di assolutezza, intesa come scioglimento di ogni vincolo. Forse il "Dada", ma non fino al confine estremo: l'oggetto possiede ancora la forma, la determinatezza. Con Joan Miró, l'immagine si dissolve per costituirsi in un flusso di segni che possiedono l'animata, essenziale bellezza delle tracce di colore. Nulla appare necessario. Tutto può accadere. La mano dell'artista rifiuta il progetto e si lascia guidare dalla forza invisibile e sconosciuta della creatività. Una giocosa e tragica percezione della materia impossibile: lo stato d'animo. Non si tratta di sentimenti soggettivi ma d'un incrociarsi di sensazioni che occupano molte origini, volutamente abbandonate alla purezza del loro espandersi. Via da ogni gabbia d'accademismo e di definizione. Meditare non è comprendere: è cogliere l'improvviso e minuto sollevarsi di un fiore dalla terra. Dipingere è abitare le radici di quel fiore senza sapere quale effetto comparirà in superficie. Eppure, sentire l'ebbrezza del suo schiudersi alla luce. E raccontarla, come un evento che accade e non come forma compiuta.
- Joan Miró (1893 - 1983): "The Escape Ladder", 1940, Museum of Modern Art (MoMA), New York
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occhietti · 10 months
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Emozionatevi. Non passate nessun giorno senza un rischio. Andate al dunque.
Esagerate. Il pericolo più grande è la prudenza, il calcolo. Siate sfrenati nei sensi e nell'immaginazione.
Buttate via le copie di voi stessi. Dedicatevi agli atti unici. Servite il dolore degli altri ma non umiliate i vostri sogni.
Ogni vostra giornata è il vostro regno: convocate l'ebbrezza e la ragione, l'invisibile e la buona azione.
- Franco Arminio - da: Stato in luogo
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crazy-so-na-sega · 4 months
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Nerone e la rana
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San Giovanni in Laterano (Roma)
Nerone è il protagonista di un'antica leggenda romana, secondo la quale per un certo periodo l'imperatore fu ossessionato dall'idea di avere un figlio, nel vero senso della parola.
Lo stravagante tiranno voleva infatti provare l'ebbrezza di rimanere "incinto", e minacciò di morte tutti i medici di corte che non fossero riusciti a soddisfare il suo desiderio. Impauriti, i dottori si inventarono un escamotage: gli fecero bere una miscela di sostanze soporifere insieme a un girino. L'idea era che l'imperatore, grazie a una purga, partorisse successivamente una rana. 
Quando questo accadde il sovrano, pazzo di gioia, organizzò una parata, durante la quale la rana venne posta su un carro d'oro e d'argento e fatta girare per la città, scortata da una nutrice e quindici nobili. Quando raggiunsero il Tevere, però, la rana saltò via, scomparendo per sempre nelle acque del fiume. Latitans rana, rana che scappa: da questo episodio deriverebbe il nome Laterano, dove sorge la basilica di San Giovanni. Leggende a parte, fonti storiche attestano una derivazione più credibile del toponimo, ovvero il nome dell'originario proprietario delle terre, Plauzio Laterano, a cui vennero confiscate con l'accusa di aver partecipato alla congiura di Pisone, il complotto ordito nel 65 ai danni dell'imperatore.
-Chiara Guzzonato
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blacklotus-bloog · 8 months
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- Calipso. Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani. Devi uscire di strada, e lasciarti affondare nel tempo… […] Che cos'è vita eterna se non questo accettare l'istante che viene e l'istante che va? L'ebbrezza, il piacere, non hanno altro scopo. Cos'è stato finora il tuo errare inquieto Odisseo?
- Odisseo: Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.
- Calipso: Dimmi.
- Odisseo: Quello che cerco l'ho nel cuore, come te.
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CESARE PAVESE - Dialoghi di Leucò
Penelope: l'Umana certezza
Circe: la Magica ebbrezza
Calipso: La Divina Immortalità
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"L'animo umano possiede sfaccettature che vanno al di là delle sue buone intenzioni.
È in omaggio a questa convinzione e per rispetto della mia verità che ho deciso di scrivere i miei dieci motivi per cui vale la pena vivere.
Eccoli:
1. L'ebbrezza impagabile di andare a letto esclusivamente con le donne degli altri.
2. Provare a vivere onestamente, non riuscirci, e dire con soddisfazione: però ci ho provato.
3. Tornare a casa infelici e inermi, ma privi di sensi di colpa.
4. Constatare, con un sorriso, che il down è stato inferiore al picco d'eccitazione procurato dalle droghe e dall'alcol.
5. Decapitare, con una sciabola antica, le teste di tutti i genitori ossessionati esclusivamente dall'educazione dei figli.
6. Infilare la testa sotto le coperte dopo aver praticato, a intervalli regolari, la nobile arte dell'aerofagia.
7. Incontrare per strada persone che si conoscono, guardare loro dritti negli occhi, e non salutarli.
8. Dubitare dell'intelligenza delle persone considerate unanimemente intelligenti.
9. Scoprire, ma purtroppo non accade mai, che tutti stanno complottando contro di te.
10. Gli occhi asciutti delle madri.
Ce ne sarebbe anche un undicesimo: gli occhi asciutti dei padri che non abbiamo avuto."
[Cap. 1, Tony Pagoda E I Suoi Amici ]
Paolo Sorrentino
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southernlonewolf · 11 months
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... inebriante pensiero,
l'ebbrezza calda del tuo corpo...
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Calipso : L'ebbrezza, il piacere, la morte non hanno altro scopo. Cos'è stato finora il tuo errare inquieto?
Odisseo : Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.
Calipso : Dimmi.
Odisseo : Quello che cerco l'ho nel cuore, come te.
Cesare Pavese, “Dialoghi con Leucò”
_____Rapid.Heart.Movement
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