Tumgik
#il termostato
killiandestroy · 2 months
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ultimo plot twist di questa laurea è che alla discussione non sarà presente né relatrice né correlatrice e mi è stato detto meno di 48 ore prima della discussione
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susieporta · 4 months
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[Lei s’innamorò come s’ innamorano sempre le donne intelligenti:
come un’ idiota]
La zia Daniela s’innamorò come s’innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota. Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno, e aveva pensato: «Quest’uomo si crede Dio». Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, si innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Góngora e di suor Juana Inés de la Cruz come chi risponde ad una filastrocca durante la ricreazione. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perché c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue ricchezze.
Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Il suo cervello lo guardò in tanti modi che in capo a dodici giorni credette di conoscere cento uomini.
Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, abbandonata con tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegare il suo amore.
Un giorno così com’era venuto, se ne andò senza neppure salutare. Non ci fu allora in tutta l’intelligenza della zia Daniela una sola scintilla in grado di spiegarle ciò che era successo.
Ipnotizzata da un dolore senza nome né destino, diventò la più stupide delle stupide. Perderlo fu un dolore lungo come l’insonnia, una vecchiaia di secoli, l’inferno.
Per pochi giorni di luce, per un indizio, per gli occhi d’acciaio e di supplica che le aveva prestato una notte, la zia Daniela sotterrò la voglia di vivere e cominciò a perdere lo splendore della pelle, la forza delle gambe, l’intensità della fronte e delle viscere.
Nel giro di tre mesi divenne quasi cieca, le crebbe una gobba sulla schiena e dovette succedere qualcosa anche al suo termostato interno, perché, nonostante indossasse anche in pieno sole calze e cappotto, batteva i denti dal freddo come se vivesse al centro stesso dell’inverno. La portavano fuori a prendere aria come un canarino. Le mettevano accanto frutta e biscotti da becchettare, ma sua madre si portava via il piatto intatto mentre Daniela rimaneva muta, nonostante gli sforzi che tutti facevano per distrarla.
All’inizio la invitavano in strada, per vedere se, guardando i colombi e osservando la gente che andava e veniva, qualcosa in lei cominciasse a dare segni di attaccamento alla vita. Provarono di tutto. Sua madre se la portò in Spagna e le fece girare tutti i locali sivigliani di flamenco senza ottenere da lei nulla più di una lacrima, una sera in cui il cantante era allegro. La mattina seguente inviò un telegramma a suo marito:«Comincia a migliorare, ha pianto un secondo». Era diventata come un arbusto secco, andava dove la portavano e appena poteva si lasciava cadere sul letto come se avesse lavorato ventiquattr’ore di seguito in una piantagione di cotone. Alla fine non ebbe più forze che per gettarsi su una sedia a dire a sua madre:«Ti prego, andiamocene a casa».
Quando tornarono, la zia Daniela camminava a stento, e da allora non volle più alzarsi dal letto. Non voleva neppure lavarsi, né pettinarsi, né fare pipì. Un mattino non riuscì neppure ad aprire gli occhi.
«E’ morta!», sentì esclamare intorno a sé, e non trovò la forza di negarlo.
Qualcuno suggerì a sua madre che un tale comportamento fosse un ricatto, un modo di vendicarsi degli altri, una posa da bambina viziata che, se di colpo avesse perso la tranquillità di una casa sua e la pappa pronta, si sarebbe data da fare per guarire da un giorno all’altro. Sua madre fece lo sforzo di crederci e seguì il consiglio di abbandonarla sul portone della cattedrale. La lasciarono lì una notte con la speranza di vederla tornare, affamata e furiosa, com’era stata un tempo. La terza notte la raccolsero dal portone e la portarono in ospedale tra le lacrime di tutta la famiglia.
All’ospedale andò a farle visita la sua amica Elidé, una giovane dalla pelle luminosa che parlava senza posa e che sosteneva di saper curare il mal d’amore. Chiese che le permettessero di prendersi cura dell’anima e dello stomaco di quella naufraga. Era una creatura allegra e attiva. Ascoltarono il suo parere. Secondo lei, l’errore nella cura della sua intelligente amica consisteva nel consiglio di dimenticare. Dimenticare era una cosa impossibile. Quel che bisognava fare era imbrigliare i suoi ricordi perché non la uccidessero, perché la obbligassero a continuare a vivere.
I genitori ascoltarono la ragazza con la stessa indifferenza che ormai suscitava in loro qualsiasi tentativo di curare la figlia. Davano per scontato che non sarebbe servito a nulla, ma autorizzarono il tentativo come se non avessero ancora perso la speranza, che ormai avevano perso.
Le misero a dormire nella stessa stanza. Passando davanti a quella porta, in qualsiasi momento, si udiva l’infaticabile voce di Elidé parlare dell’argomento con la stessa ostinazione con la quale un medico veglia un moribondo. Non stava zitta un minuto. Non le dava tregua. Un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra.
«Come hai detto che erano le sue mani?», chiedeva.
Se la zia Daniela non rispondeva, Elidé l’attaccava su un altro fronte.
«Aveva gli occhi verdi? Castani? Grandi?».
«Piccoli», rispose la zia Daniela, aprendo bocca per la prima volta dopo un mese.
«Piccoli e torbidi?», domandò Elidé.
«Piccoli e fieri», rispose la zia Daniela, e ricadde nel suo mutismo per un altro mese.
«Era sicuramente del Leone. Sono così, i Leoni», diceva la sua amica tirando fuori un libro sui segni zodiacali. Le leggeva tutte le nefandezze che un Leone può commettere. «E poi sono bugiardi. Ma tu non devi lasciarti andare, sei un Toro: sono forti le donne del Toro».
«Di bugie sì che ne ha dette», le rispose Daniela una sera.
«Quali? Non te ne scordare! Perché il mondo non è tanto grande da non incontrarlo mai più, e allora gli ricorderai le sue parole: una per una, quelle che ti ha detto e quelle che ha fatto dire a te».
«Non voglio umiliarmi».
«Sarai tu a umiliare lui. Sarebbe troppo facile, seminare parole e poi filarsela».
«Le sue parole mi hanno illuminata!», lo difese la zia Daniela.
«Si vede, come ti hanno illuminata!», diceva la sua amica, arrivate a questo punto.
Dopo tre mesi ininterrotti di parole la fece mangiare come Dio comanda. Non si rese neppure conto di come fosse successo. L’aveva portata a fare una passeggiata in giardino. Teneva sottobraccio una cesta con frutta, pane, burro, formaggio e tè. Stese una tovaglia sull’erba, tirò fuori la roba e continuò a parlare mettendosi a mangiare senza offrirle nulla.
«Gli piaceva l’uva», disse l’ammalata.
«Capisco che ti manchi».
«Sì» disse la zia Daniela, portandosi alla bocca un grappolo d’uva. «Baciava divinamente. E aveva la pelle morbida, sulla schiena e sulla pancia».
«E com’era… sai di che cosa parlo», disse l’amica, come se avesse sempre saputo che cosa la torturava.
«Non te lo dico», rispose Daniela ridendo per la prima volta dopo mesi. Mangiò poi pane e burro, formaggio e tè.
«Bello?», chiese Elidé.
«Sì», rispose l’ammalata, ricominciando a essere se stessa.
Una sera scesero a cena. La zia Daniela indossava un vestito nuovo e aveva i capelli lucidi e puliti, finalmente liberi dalla treccia polverosa che non si era pettinata per tanto tempo.
Venti giorni più tardi, le due ragazze avevano ripassato tutti i ricordi da cima a fondo, fino a renderli banali. Tutto ciò che la zia Daniela aveva cercato di dimenticare, sforzandosi di non pensarci, a furia di ripeterlo divenne per lei indegno di ricordo. Castigò il suo buon senso sentendosi raccontare una dopo l’altra le centoventimila sciocchezze che l’avevano resa felice e disgraziata.
«Ormai non desidero più neppure vendicarmi», disse un mattino a Elidé. «Sono stufa marcia di questa storia».
«Come? Non mi ridiventare intelligente, adesso», disse Elidé. «Questa è sempre stata una questione di ragione offuscata: non vorrai trasformarla in qualcosa di lucido? Non sprecarla, ci manca la parte migliore: dobbiamo ancora andare a cercare quell’uomo in Europa e in Africa, in Sudamerica e in India, dobbiamo trovarlo e fare un baccano tale da giustificare i nostri viaggi. Dobbiamo ancora visitare la Galleria Pitti, vedere Firenze, innamorarci a Venezia, gettare una moneta nella Fontana di Trevi. Non vogliamo inseguire quell’uomo che ti ha fatto innamorare come un’imbecille e poi se n’è andato?».
Avevamo progettato di girare il mondo in cerca del colpevole, e questa storia che la vendetta non fosse più imprescindibile nella cura della sua amica era stata un brutto colpo per Elidé. Dovevano perdersi per l’India e il Marocco, la Bolivia e il Congo, Vienna e soprattutto l’Italia. Non aveva mai pensato di trasformarla in un essere razionale dopo averla vista paralizzata e quasi pazza quattro mesi prima.
«Dobbiamo andare a cercarlo. Non mi diventare intelligente prima del tempo», le diceva.
«E’ arrivato ieri», le rispose la zia Daniela un giorno.
«Come lo sai?»
«L’ho visto. Ha bussato al mio balcone come una volta».
«E che cosa hai provato?»
«Niente».
«E che cosa ti ha detto?»
«Tutto».
«E che cosa gli hai risposto?»
«Ho chiuso la finestra».
«E adesso?», domandò la terapista.
«Gli assenti si sbagliano sempre».
Ángeles Mastretta
[racconto tratto dal libro “Donne dagli occhi grandi”]
*traduzione di Gina Maneri
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occhietti · 2 years
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Il brivido che accusi quando la persona che ti interessa entra nel raggio d'azione dei tuoi sensi, è il termostato della passione che ti scorre dentro.
- Fabio Privitera
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ambrenoir · 6 months
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Amare… Il mal d’amore prima o poi tocca a tutti. È terribile ma se sopravvivi è fatta. Niente più ti può più toccare.
“S’INNAMORÒ come s’innamorano sempre le donne intelligenti: COME UN’ IDIOTA”.
Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno, e aveva pensato: «Quest’uomo si crede Dio». Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, si innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Góngora e di suor Juana Inés de la Cruz come chi risponde ad una filastrocca durante la ricreazione. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perché c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue ricchezze.
Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Il suo cervello lo guardò in tanti modi che in capo a dodici giorni credette di conoscere cento uomini.
Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, abbandonata con tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegare il suo amore.
Un giorno così com’era venuto, se ne andò senza neppure salutare. Non ci fu allora in tutta l’intelligenza della zia Daniela una sola scintilla in grado di spiegarle ciò che era successo.
Ipnotizzata da un dolore senza nome né destino, diventò la più stupide delle stupide. Perderlo fu un dolore lungo come l’insonnia, una vecchiaia di secoli, l’inferno.
Per pochi giorni di luce, per un indizio, per gli occhi d’acciaio e di supplica che le aveva prestato una notte, la zia Daniela sotterrò la voglia di vivere e cominciò a perdere lo splendore della pelle, la forza delle gambe, l’intensità della fronte e delle viscere.
Nel giro di tre mesi divenne quasi cieca, le crebbe una gobba sulla schiena e dovette succedere qualcosa anche al suo termostato interno, perché, nonostante indossasse anche in pieno sole calze e cappotto, batteva i denti dal freddo come se vivesse al centro stesso dell’inverno. La portavano fuori a prendere aria come un canarino. Le mettevano accanto frutta e biscotti da becchettare, ma sua madre si portava via il piatto intatto mentre Daniela rimaneva muta, nonostante gli sforzi che tutti facevano per distrarla.
All’inizio la invitavano in strada, per vedere se, guardando i colombi e osservando la gente che andava e veniva, qualcosa in lei cominciasse a dare segni di attaccamento alla vita. Provarono di tutto. Sua madre se la portò in Spagna e le fece girare tutti i locali sivigliani di flamenco senza ottenere da lei nulla più di una lacrima, una sera in cui il cantante era allegro. La mattina seguente inviò un telegramma a suo marito:«Comincia a migliorare, ha pianto un secondo». Era diventata come un arbusto secco, andava dove la portavano e appena poteva si lasciava cadere sul letto come se avesse lavorato ventiquattr’ore di seguito in una piantagione di cotone. Alla fine non ebbe più forze che per gettarsi su una sedia a dire a sua madre:«Ti prego, andiamocene a casa».
Quando tornarono, la zia Daniela camminava a stento, e da allora non volle più alzarsi dal letto. Non voleva neppure lavarsi, né pettinarsi, né fare pipì. Un mattino non riuscì neppure ad aprire gli occhi.
«E’ morta!», sentì esclamare intorno a sé, e non trovò la forza di negarlo.
Qualcuno suggerì a sua madre che un tale comportamento fosse un ricatto, un modo di vendicarsi degli altri, una posa da bambina viziata che, se di colpo avesse perso la tranquillità di una casa sua e la pappa pronta, si sarebbe data da fare per guarire da un giorno all’altro. Sua madre fece lo sforzo di crederci e seguì il consiglio di abbandonarla sul portone della cattedrale. La lasciarono lì una notte con la speranza di vederla tornare, affamata e furiosa, com’era stata un tempo. La terza notte la raccolsero dal portone e la portarono in ospedale tra le lacrime di tutta la famiglia.
All’ospedale andò a farle visita la sua amica Elidé, una giovane dalla pelle luminosa che parlava senza posa e che sosteneva di saper curare il mal d’amore. Chiese che le permettessero di prendersi cura dell’anima e dello stomaco di quella naufraga. Era una creatura allegra e attiva. Ascoltarono il suo parere. Secondo lei, l’errore nella cura della sua intelligente amica consisteva nel consiglio di dimenticare. Dimenticare era una cosa impossibile. Quel che bisognava fare era imbrigliare i suoi ricordi perché non la uccidessero, perché la obbligassero a continuare a vivere.
I genitori ascoltarono la ragazza con la stessa indifferenza che ormai suscitava in loro qualsiasi tentativo di curare la figlia. Davano per scontato che non sarebbe servito a nulla, ma autorizzarono il tentativo come se non avessero ancora perso la speranza, che ormai avevano perso.
Le misero a dormire nella stessa stanza. Passando davanti a quella porta, in qualsiasi momento, si udiva l’infaticabile voce di Elidé parlare dell’argomento con la stessa ostinazione con la quale un medico veglia un moribondo. Non stava zitta un minuto. Non le dava tregua. Un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra.
«Come hai detto che erano le sue mani?», chiedeva.
Se la zia Daniela non rispondeva, Elidé l’attaccava su un altro fronte.
«Aveva gli occhi verdi? Castani? Grandi?».
«Piccoli», rispose la zia Daniela, aprendo bocca per la prima volta dopo un mese.
«Piccoli e torbidi?», domandò Elidé.
«Piccoli e fieri», rispose la zia Daniela, e ricadde nel suo mutismo per un altro mese.
«Era sicuramente del Leone. Sono così, i Leoni», diceva la sua amica tirando fuori un libro sui segni zodiacali. Le leggeva tutte le nefandezze che un Leone può commettere. «E poi sono bugiardi. Ma tu non devi lasciarti andare, sei un Toro: sono forti le donne del Toro».
«Di bugie sì che ne ha dette», le rispose Daniela una sera.
«Quali? Non te ne scordare! Perché il mondo non è tanto grande da non incontrarlo mai più, e allora gli ricorderai le sue parole: una per una, quelle che ti ha detto e quelle che ha fatto dire a te».
«Non voglio umiliarmi».
«Sarai tu a umiliare lui. Sarebbe troppo facile, seminare parole e poi filarsela».
«Le sue parole mi hanno illuminata!», lo difese la zia Daniela.
«Si vede, come ti hanno illuminata!», diceva la sua amica, arrivate a questo punto.
Dopo tre mesi ininterrotti di parole la fece mangiare come Dio comanda. Non si rese neppure conto di come fosse successo. L’aveva portata a fare una passeggiata in giardino. Teneva sottobraccio una cesta con frutta, pane, burro, formaggio e tè. Stese una tovaglia sull’erba, tirò fuori la roba e continuò a parlare mettendosi a mangiare senza offrirle nulla.
«Gli piaceva l’uva», disse l’ammalata.
«Capisco che ti manchi».
«Sì» disse la zia Daniela, portandosi alla bocca un grappolo d’uva. «Baciava divinamente. E aveva la pelle morbida, sulla schiena e sulla pancia».
«E com’era… sai di che cosa parlo», disse l’amica, come se avesse sempre saputo che cosa la torturava.
«Non te lo dico», rispose Daniela ridendo per la prima volta dopo mesi. Mangiò poi pane e burro, formaggio e tè.
«Bello?», chiese Elidé.
«Sì», rispose l’ammalata, ricominciando a essere se stessa.
Una sera scesero a cena. La sia Daniela indossava un vestito nuovo e aveva i capelli lucidi e puliti, finalmente liberi dalla treccia polverosa che non si era pettinata per tanto tempo.
Venti giorni più tardi, le due ragazze avevano ripassato tutti i ricordi da cima a fondo, fino a renderli banali. Tutto ciò che la zia Daniela aveva cercato di dimenticare, sforzandosi di non pensarci, a furia di ripeterlo divenne per lei indegno di ricordo. Castigò il suo buon senso sentendosi raccontare una dopo l’altra le centoventimila sciocchezze che l’avevano resa felice e disgraziata.
«Ormai non desidero più neppure vendicarmi», disse un mattino a Elidé. «Sono stufa marcia di questa storia».
«Come? Non mi ridiventare intelligente, adesso», disse Elidé. «Questa è sempre stata una questione di ragione offuscata: non vorrai trasformarla in qualcosa di lucido? Non sprecarla, ci manca la parte migliore: dobbiamo ancora andare a cercare quell’uomo in Europa e in Africa, in Sud America e in India, dobbiamo trovarlo e fare un baccano tale da giustificare i nostri viaggi. Dobbiamo ancora visitare la Galleria Pitti, vedere Firenze, innamorarci a Venezia, gettare una moneta nella Fontana di Trevi. Non vogliamo inseguire quell’uomo che ti ha fatto innamorare come un’imbecille e poi se n’è andato?».
Avevamo progettato di girare il mondo in cerca del colpevole, e questa storia che la vendetta non fosse più imprescindibile nella cura della sua amica era stata un brutto colpo per Elidé. Dovevano perdersi per l’India e il Marocco, la Bolivia e il Congo, Vienna e soprattutto l’Italia. Non aveva mai pensato di trasformarla in un essere razionale dopo averla vista paralizzata e quasi pazza quattro mesi prima.
«Dobbiamo andare a cercarlo. Non mi diventare intelligente prima del tempo», le diceva.
«E’ arrivato ieri», le rispose la zia Daniela un giorno.
«Come lo sai?»
«L’ho visto. Ha bussato al mio balcone come una volta».
«E che cosa hai provato?»
«Niente».
«E che cosa ti ha detto?»
«Tutto».
«E che cosa gli hai risposto?»
«Ho chiuso la finestra».
«E adesso?», domandò la terapista.
«Adesso sì ce ne andiamo in Italia: gli assenti si sbagliano sempre».
da Donne dagli occhi grandi di Angeles Mastretta - Traduzione di Gina Maneri
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arcobalengo · 10 months
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""Credo che il cambiamento climatico non sia una crisi"
Ha anche descritto l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite come "una delle peggiori fonti di pericolosa disinformazione".
Contrariamente all'IPCC e ad altre importanti istituzioni, sostiene che il clima è principalmente determinato da quello che definisce il "termostato della copertura nuvolosa", un processo di autoregolazione in base al quale più nuvole iniziano ad avvolgere la Terra quando la temperatura è troppo alta, e viceversa...un grande ciclo naturale delle nuvole...
Il fisico ritiene che la scienza obiettiva sul clima sia stata sacrificata alla politica.."
Unisciti al mio canale Telegram
@monicaelis
https://www.theepochtimes.com/us/exclusive-we-are-totally-awash-in-pseudoscience-nobel-prize-winning-physicist-on-climate-agenda-5430650?rs=SHRHMNBT&instaaccount=secb64Z3dyaWdodHN0b25lQGd3cmlnaHRzdG9uZS5jb20%3D&utm_source=ishare&utm_medium=Medium&utm_campaign=Campaign&utm_term=eet&utm_content=tt_1606_Share-joshvid_v2
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Il brivido che accusi quando la persona che ti interessa entra nel raggio d'azione dei tuoi sensi, è il termostato della passione che ti scorre dentro.
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scontomio · 17 days
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lamilanomagazine · 1 month
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Qual è il momento giusto per cambiare la caldaia? Gli indizi che devi saper riconoscere
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Qual è il momento giusto per cambiare la caldaia? Gli indizi che devi saper riconoscere. La sostituzione della caldaia è un evento che può pesare in maniera significativa sul budget familiare; tuttavia rimandare tale momento solo per evitare di affrontare una spesa importante non è mai la soluzione vincente. Se è vero che ci sono delle condizioni di malfunzionamento che si possono risolvere, è altrettanto vero che altri aspetti devono far capire che cambiare la caldaia è più conveniente che ripararla. Quando, dunque, occorre rivolgersi a una ditta specializzata nell’installazione caldaie Milano? Per esempio se non viene più prodotta acqua calda, se i consumi appaiono più alti del solito o se si riscontrano delle perdite di acqua; ma una sostituzione può essere necessaria anche se si verificano dei problemi di pressione, se si registrano rumori anomali o se la caldaia tende ad andare in blocco. Sostituzione o riparazione? Bisogna capire, dunque, se una riparazione sia davvero vantaggiosa, anche dal punto di vista economico, o se invece non sia meglio provvedere alla sostituzione della caldaia, per risolvere il problema in modo definitivo. Per esempio, nel caso in cui ci si ritrovi alle prese con una caldaia che non produce più acqua calda, è opportuno mettere in pratica alcuni accorgimenti che aiutano a capire la situazione dell’impianto. Prima di tutto bisogna verificare che tale inconveniente non dipenda solo da una temporanea interruzione di energia elettrica, a causa della quale l’impianto si è spento. Nel caso in cui, invece, il problema non sia correlato al mancato funzionamento del termostato o a eventuali sbalzi di tensione, non si può fare a meno di rivolgersi a un tecnico: sarà lui a capire se sia giunto il momento di sostituire la caldaia o se sia il caso di riparare il danno. Certo è che sostituire diversi componenti nel corso del tempo è un costo, e non è garanzia di qualità né di risparmio. Che cosa succede quando la caldaia va in blocco Anche se la caldaia va in blocco vuol dire che qualcosa non sta andando per il verso giusto. Come prima, occorre sempre appurare che non ci sia stata un’interruzione della corrente elettrica; dopodiché bisogna sfiatare i radiatori. Se anche così il problema non viene risolto, è necessario contattare un tecnico, che effettuando un’indagine accurata capisce se l’imprevisto è di poco conto o se, invece, è arrivato il momento di affidarsi a una ditta di sostituzione caldaie Milano. Gli altri inconvenienti per la caldaia Un campanello di allarme può suonare anche se si registrano dei rumori nuovi o poco rassicuranti. Un professionista competente, alla luce della sua esperienza, sarà in grado di controllare e capire quale sia l’origine dei rumori. La scelta di una caldaia nuova per altro può avere ripercussioni positive sotto diversi punti di vista, considerando che le caldaie di ultima generazione sono molto silenziose. E se la caldaia avesse dei problemi di pressione? Quasi sempre la pressione può essere regolata in autonomia: è sufficiente agire sul manometro e impostare il livello intorno a 1.5 bar. Tuttavia, nel caso in cui non vi sia la possibilità di provvedere al necessario bilanciamento, si deve sospettare l’esistenza di danni o problemi tali da rendere necessaria e non più rinviabile la sostituzione della caldaia. È noto, infatti, che l’impianto può funzionare in modo adeguato solo se la caldaia lavora alla pressione giusta; dunque, questo è un aspetto che non ci si può permettere di trascurare o sottovalutare. Attenzione ai consumi Uno degli indizi che dovrebbero far drizzare le antenne e lasciare intuire che è giunto il momento di cambiare la caldaia ha a che fare con i consumi. Se ci si accorge che l’ultima bolletta è molto più alta del normale senza che le abitudini domestiche siano cambiate, è bene rimediare: può essere arrivato il momento di sostituire la vecchia caldaia e di comprarne una a condensazione di ultima generazione. Questo tipo di dispositivo, infatti, è in grado di garantire una resa termica ottimale, e in più assicura un risparmio significativo sui costi in bolletta. L’investimento richiesto all’inizio è di certo consistente, ma sul lungo periodo si traduce in un risparmio economico concreto. La sostituzione della caldaia, dunque, va pianificata con cura e soprattutto in tempo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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daimonclub · 3 months
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Aforismi e citazioni sul padre
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Aforismi e citazioni sul padre Aforismi e citazioni sul padre, massime, idee e pensieri sul papà, il suo ruolo, la sua importanza all'interno della famiglia. Frasi anche per la sua festa. Un buon padre non esiste, è la norma; non si accusino gli uomini bensì il legame di paternità che è marcio. Fare figli, non c’è cosa migliore; averne, che cosa iniqua! Jean Paul Sartre L’avvenimento più importante, la perdita più straziante nella vita di un uomo. Sigmund Freud Quando mio padre lavorava stavo poco con lui. Dopo si è ammalato e quindi passavamo insieme diverse ore al giorno. Poi alla fine è morto ed ora siamo inseparabili. Carl William Brown Richiamate il Padre, / restituitene la presenza; / riavutolo, nulla sarà triste. Virgilio In casa mio padre ha sempre letto il giornale, ecco perché forse ho sviluppato questa mia abitudine a scrivere contro la stupidità. Carl William Brown Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati. Siracide, Antico Testamento, II sec. a.C. La morte ha liberato mio padre dai suoi mali e purtroppo mi ha imprigionato ancora di più nei miei. Carl William Brown Nel rispetto per il proprio padre nulla è più grande, quanto stimarlo come si stima il Cielo. Confucio Mio padre non mi diceva come dovevo vivere: viveva e lasciava che io lo guardassi vivere. Clarence Budington Kelland Man mano che diventavo grande, osservando sempre di più il mondo, il mio umorismo andava sviluppandosi a dismisura, tanto che quando mio padre si sedeva a leggere avidamente la pagina dei necrologi non potevo esimermi dal chiedergli se non vi fossero per caso novità divertenti. Carl William Brown
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Aforismi sul papà Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà. Antico Testamento Mio padre ha sempre osservato le leggi, ma non si è mai curato di guardare chi non le osservava. Questi sono stati i suoi due più grandi difetti. Carl William Brown Parricidio. Colpo di grazia filiale che concede una liberazione definitiva dai diuturni tormenti della paternità. Ambrose Bierce Scommetto che nessuno di noi ha mai desiderato di venire al mondo, e probabilmente anche Gesù non ne aveva molta voglia, vi fu costretto, infatti è stato il padre a mandarlo. Carl William Brown La saggezza del padre è il più grande ammaestramento per i figli. Democrito Mio padre mi dice sempre se non sono stanco di dare del deficiente a tutti, ma io gli rispondo che è il mio passatempo preferito. Carl William Brown Le lacrime e le paure di un padre sono invisibili, il suo amore è silenzioso, ma la sua cura e protezione rimangono come un sostegno forte per tutta la vita. Ama H. Vanniarachchy I padri non sanno nulla dei loro figli. Né i figli dei loro padri. Patrick Poivre d'Arvor Le parole di un padre sono come un termostato che regola la temperatura in casa. Paul Lewis Non potranno mai essere calcolati i costi umani – in termini di fatica, di rinunce, di sacrifici – pagati dai padri ‘tradizionali’ perché i figli potessero avere una vita più clemente. L. Lombardi Satriani Tutti i miei amici sono preoccupati di diventare come il loro padre. Io sono preoccupato di non diventarlo. Dan Zevin Lodar il proprio figlio è lodar sé stesso; biasimare il proprio padre è svergognar sé stesso. Proverbio
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Mio papà Luciano Per una quantità di ragioni nessun periodo del passato ci è tanto ignoto quanto i tre, quattro o cinque decenni che dividono i nostri vent'anni dai vent'anni di nostro padre. Robert Musil I padri non devono né vedere né sentire. Questa è l'unica vera base della vita di famiglia. Oscar Wilde È estinta o si sta estinguendo la stirpe dei padri. Da tempo orfani, noi generiamo degli orfani, essendo stati incapaci di diventare noi stessi dei padri. Natalia Ginzburg Il padre più severo nei suoi rimproveri è rude nelle parole, ma padre nelle azioni. Menandro Aver commesso tutti i crimini, tranne quello di essere padre. Emil Cioran La mania di distruzione si è instillata in me sin da piccolo, mio padre infatti costruiva armi e a Santa Lucia io volevo sempre in regalo pistole e fucili. Carl William Brown Ciò che il padre ha taciuto, prende parola nel figlio; e spesso ho trovato che il figlio altro non era, se non il segreto denudato del padre. Friedrich Nietzsche Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia e non contristarlo durante la sua vita; ancorché egli perda la lucidità della mente sii indulgente con lui. La misericordia verso il padre non sarà dimenticata; nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te. La Bibbia, Siracide I padri devono sempre dare, per essere felici. Dare sempre, l'esser padre sta in questo. Honoré de Balzac Gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre, che la perdita del patrimonio. Niccolò Machiavelli Io sono nato tre volte; la prima quando mi ha generato mia madre, la seconda quando sono diventato Carl William Brown, la terza quando è morto mio padre. L'unico problema è che sono sempre nato morto. Carl William Brown Il padre è presente solo per la sua legge che è parola, e soltanto nella misura in cui la sua parola è riconosciuta dalla madre, prende valore di legge. Se la posizione del padre è messa in questione, il bambino rimane fissato alla madre. Jacques Lacan A volte penso che mio padre sia una fisarmonica. Quando lui mi guarda e sorride e respira, sento le note. Markus Zusak Paparino. Viene così chiamato dai suoi rozzi figlioli un padre poco rispettato. Ambrose Bierce Mio padre non c'è più, ma il suo spirito vive in me, e quindi è ancora vivo, se non fosse però che io sono già morto. Carl William Brown
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Citazioni e massime sui padri Un cuore di padre è il capolavoro della natura. Abbé Prévost Quando tuo padre t'ha messo al mondo, caro, il fatto è fatto. Non te ne liberi più finché non finisci di morire. Luigi Pirandello Colui che genera un figlio non è ancora un padre, un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno. Fëdor Dostoevskij E’ ovvio che per chi crede alle miracolose doti di padre pio, compresa quella del dono dell’ubiquità o della lievitazione, parlare di logica, di buon senso e di sterile umanità, è un’operazione di estrema ed ingenua stupidità. Carl William Brown Tutte le ricerche mettono in luce la fondamentale rilevanza della figura paterna ai fini di una equilibrata personalità e di un corretto comportamento sociale. M. Quilici Meschinità, viltà, autorità, vanità, assurdità, nullità, crudeltà, superficialità, avidità, tutte madri della stupidità. E il padre è sempre il potere. Carl William Brown Ama tuo padre, se è giusto, e se non lo è, sopportalo. Publilio Siro Tutto ciò che un figlio può ragionevolmente aspettarsi da un padre è che sia presente al concepimento. Joe Orton Aforisma onomatopeico. Sia lodato padre Pio; pio, pio, pio, cip, cip, cip, miao, miao, miao, cri, cri cri... Carl William Brown Non esiste un buon padre, è la regola; non bisogna prendersela con gli uomini, ma con il legame di paternità che è marcio. Jean-Paul Sartre Ogni uomo può essere un padre, ma ci vuole qualcosa di speciale per essere un papà. Anne Geddes Quando avevo 14 anni, mio padre era tanto ignorante che mi dava fastidio averlo attorno. Ma quando ebbi 21 anni, mi sorprese vedere quanto aveva imparato in sette anni. Mark Twain Nell'adolescenza si fa gran conto del giudizio altrui. Rossore sulle guance dei figli davanti alle intemperanze in pubblico del padre o della madre. Francesco Burdin L'amore di tua madre non devi meritarlo, mentre devi meritarti quello di tuo padre. Robert Frost Il vero perfetto Papà non delega del tutto alla mamma la diseducazione e rovina del proprio figlio. Aldo Busi Sono molti i personaggi famosi a ringraziare Padre Pio per averli salvati da penose sciagure; non sono però mai riuscito a capire quali sono i santi che dovrebbero essere ringraziati per avergliele mandate. Carl William Brown Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre. Gabriel Garcia Marquez L’insondabile viluppo di goffaggini e di slanci, di tenerezze e di rivolte, che fornisce dinamica al duetto padre-figlio. Vittorio Gassman La luce dei padri vale sette volte la luce. Proverbio giapponese Mio padre non mi diceva come dovevo vivere: viveva e lasciava che io lo guardassi vivere. F. Freeley
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Auguri per la festa del Papà Per Freud il bambino tende ad innamorarsi della madre e ad essere geloso del padre, è questa l'idea del suo famoso complesso di Edipo. Ma ipotizziamo il caso di trovarci in presenza di un tenero omosessuale! Carl William Brown Non è difficile diventar padre; essere un padre, questo è difficile. Wilhelm Busch Subito dopo Dio, viene Papà. Wolfgang Amadeus Mozart È noto che il sorriso di un padre illumina l’intera giornata di un bambino. Susan Gale La festa del papà è come la festa della mamma, tranne per il regalo che costa meno. George Herbert Sai quali sono i cattivi padri? Quelli che hanno dimenticato gli errori della loro giovinezza. Denis Diderot Hitler, il padre spirituale di tutti i serial killers. Carl William Brown I padri hanno molto da fare per riparare al fatto di avere dei figli. Friedrich Nietzsche Chi maledice il padre e la madre vedrà spegnersi la sua lucerna nel cuore delle tenebre. Libro dei Proverbi, Antico Testamento, V sec. a.C. Un padre è meglio di cento insegnanti. George Herbert Ci sono strani padri, tutta la cui vita sembra consacrata a preparare ai figli ragioni di consolarsi della loro morte. Jean de La Bruyère Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre e non disprezzare l'insegnamento di tua madre, perché saranno una corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo. Libro dei Proverbi, Antico Testamento, V sec. a.C. Anche quando ebbi finito il mio primo libro, mio padre preferì continuare a leggere il giornale, ed io ho continuato a scrivere contro la stupidità. Carl William Brown Un cuore di padre è il capolavoro della natura. Antoine François Prévost Essere un buon padre è come farsi la barba. Non importa quanto sei stato bravo a raderti oggi, devi farlo di nuovo domani. Reed Markham Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me estraneo, per te stesso egualmente t’amerei. Camillo Sbarbaro Un padre deve sgobbare la metà di una qualunque madre per essere considerato bravo il doppio! Mary Kay Blakely Tanti auguri papà, sei la persona che mi ha insegnato a sorridere. Ti voglio bene. Festa del Papà Tanti auguri a chi mi ha regalato la vita e continua a farlo ogni giorno. Buona Festa del Papà Festa del Papà Sullo stesso argomento potete anche leggere: Riflessioni e pensieri sul padre Aforismi per autore Aforismi per argomento Pensieri e riflessioni Read the full article
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blogsdaseguire · 4 months
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Tado invita un amico
Hai bisogno di un #termostato smart? Acquista #Tado online con un invito #presentaunamico ed avrai il 15% di #sconto. Leggi per sapere come funziona la #promozione, come invitare gli #amici e avere 15€ #Amazon e cosa ha di speciale il #TermostatoTado.
Anche con un acquisto online puoi partecipare ad una iniziativa invita un amico. Siamo ormai abituati a cercare un codice amico per avere sconti su energia, conti correnti e telefonia, ma l’ambito di applicazione delle promozioni invita un amico è molto più vasto. Questa volta vediamo come partecipare ad un invita un amico acquistando prodotti di qualità per il riscaldamento della casa. Se hai…
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artofphotographyitaly · 5 months
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Cristoiddio fa un freddo cane a casa oggi, il termostato segna 13.5 gradi
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Come riscaldare il bagno spendendo poco
Come riscaldare Il bagno spendendo poco? La stanza da bagno è spesso trascurata quando si tratta di riscaldare la casa mentre, in realtà, è uno degli ambienti che può raffreddarsi più rapidamente, richiedendo un tocco extra di calore durante le stagioni più fredde. Riscaldare il bagno in modo efficiente è cruciale non solo per il comfort ma anche per evitare spiacevoli sorprese nelle bollette energetiche. Il bagno: un'oasi di calore necessario Il bagno è spesso il luogo in cui iniziamo e terminiamo la giornata. Tuttavia, la sua funzione cruciale nell'igiene quotidiana può farci dimenticare quanto sia importante mantenerlo confortevole. Con temperature che scendono, è il momento di esaminare alcune strategie pratiche per riscaldare il bagno in modo efficiente. Ecco alcune soluzioni pratiche per un bagno accogliente: - Asciugamani caldi e termoarredi: gli asciugamani caldi sono un lusso che può diventare una soluzione pratica. Installare termoarredi o stendini riscaldati può fornire non solo asciugamani caldi ma anche un tocco extra di calore all'ambiente. - Riscaldamento a pavimento: una delle opzioni più confortevoli è il riscaldamento a pavimento. Se stai ristrutturando o costruendo da zero, questa soluzione può garantire un calore uniforme e piacevole al tuo bagno. - Stufe elettriche o a gas: stufe portatili o montate a parete possono essere un'opzione efficace per scaldare rapidamente il bagno quando se ne ha bisogno. L'importante è assicurarsi che siano certificate per l'uso in ambienti umidi e considerare modelli con termostato per mantenere una temperatura costante. - Ventilatore riscaldante: un ventilatore riscaldante è un dispositivo versatile che può essere utilizzato per riscaldare il bagno in pochi minuti. Alcuni modelli sono progettati specificamente per l'uso in ambienti umidi. - Utilizzare l'isolamento: assicurarsi che il bagno sia ben isolato per trattenere il calore. Isolare finestre, porte e pareti può fare la differenza nel mantenere il calore all'interno. Come riscaldare il bagno spendendo poco: il pannello radiante a infrarossi Tra tutte le opzioni, il pannello radiante a infrarossi si distingue come una soluzione economica e sostenibile. Questi pannelli funzionano emettendo radiazioni infrarosse che riscaldano direttamente le persone e gli oggetti senza riscaldare l'aria circostante. Possono essere installati a parete o a soffitto, risparmiando spazio e fornendo un calore uniforme e confortevole. I pannelli radianti a infrarossi sono efficienti dal punto di vista energetico, poiché non riscaldano l'intera stanza, ma solo le superfici colpite dai raggi infrarossi. Questo significa meno spreco di energia rispetto a sistemi che riscaldano l'aria circostante. Inoltre, sono facilmente controllabili tramite termostati e timer, consentendo un controllo preciso sulla temperatura e riducendo ulteriormente i costi energetici. Comfort senza compromessi finanziari Mantenere il bagno caldo non deve essere sinonimo di bollette energetiche elevate. Esistono molte soluzioni pratiche ed economiche che possono rendere questo spazio privato più confortevole senza svuotare completamente il portafoglio. Scegliere l'opzione giusta dipende da esigenze specifiche, dal budget e dall'impegno che si è disposti a dedicare. In ogni caso, con un po' di attenzione e creatività, si può trasformare il bagno in un'oasi di calore, rendendo ogni momento trascorso lì una esperienza accogliente e piacevole. In copertina foto di Anna Lisa da Pixabay Read the full article
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cignobiancocignonero · 6 months
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ph Christer Strömholm
[ La zia Daniela s’innamorò come s’innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota. ]
Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno, e aveva pensato: «Quest’uomo si crede Dio». Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, si innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Góngora e di suor Juana Inés de la Cruz come chi risponde ad una filastrocca durante la ricreazione. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perché c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue ricchezze.
Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Il suo cervello lo guardò in tanti modi che in capo a dodici giorni credette di conoscere cento uomini.
Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, abbandonata con tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegare il suo amore.
Un giorno così com’era venuto, se ne andò senza neppure salutare. Non ci fu allora in tutta l’intelligenza della zia Daniela una sola scintilla in grado di spiegarle ciò che era successo.
Ipnotizzata da un dolore senza nome né destino, diventò la più stupide delle stupide. Perderlo fu un dolore lungo come l’insonnia, una vecchiaia di secoli, l’inferno.
Per pochi giorni di luce, per un indizio, per gli occhi d’acciaio e di supplica che le aveva prestato una notte, la zia Daniela sotterrò la voglia di vivere e cominciò a perdere lo splendore della pelle, la forza delle gambe, l’intensità della fronte e delle viscere.
Nel giro di tre mesi divenne quasi cieca, le crebbe una gobba sulla schiena e dovette succedere qualcosa anche al suo termostato interno, perché, nonostante indossasse anche in pieno sole calze e cappotto, batteva i denti dal freddo come se vivesse al centro stesso dell’inverno. La portavano fuori a prendere aria come un canarino. Le mettevano accanto frutta e biscotti da becchettare, ma sua madre si portava via il piatto intatto mentre Daniela rimaneva muta, nonostante gli sforzi che tutti facevano per distrarla.
All’inizio la invitavano in strada, per vedere se, guardando i colombi e osservando la gente che andava e veniva, qualcosa in lei cominciasse a dare segni di attaccamento alla vita. Provarono di tutto. Sua madre se la portò in Spagna e le fece girare tutti i locali sivigliani di flamenco senza ottenere da lei nulla più di una lacrima, una sera in cui il cantante era allegro. La mattina seguente inviò un telegramma a suo marito:«Comincia a migliorare, ha pianto un secondo». Era diventata come un arbusto secco, andava dove la portavano e appena poteva si lasciava cadere sul letto come se avesse lavorato ventiquattr’ore di seguito in una piantagione di cotone. Alla fine non ebbe più forze che per gettarsi su una sedia a dire a sua madre:«Ti prego, andiamocene a casa».
Quando tornarono, la zia Daniela camminava a stento, e da allora non volle più alzarsi dal letto. Non voleva neppure lavarsi, né pettinarsi, né fare pipì. Un mattino non riuscì neppure ad aprire gli occhi.
«E’ morta!», sentì esclamare intorno a sé, e non trovò la forza di negarlo.
Qualcuno suggerì a sua madre che un tale comportamento fosse un ricatto, un modo di vendicarsi degli altri, una posa da bambina viziata che, se di colpo avesse perso la tranquillità di una casa sua e la pappa pronta, si sarebbe data da fare per guarire da un giorno all’altro. Sua madre fece lo sforzo di crederci e seguì il consiglio di abbandonarla sul portone della cattedrale. La lasciarono lì una notte con la speranza di vederla tornare, affamata e furiosa, com’era stata un tempo. La terza notte la raccolsero dal portone e la portarono in ospedale tra le lacrime di tutta la famiglia.
All’ospedale andò a farle visita la sua amica Elidé, una giovane dalla pelle luminosa che parlava senza posa e che sosteneva di saper curare il mal d’amore. Chiese che le permettessero di prendersi cura dell’anima e dello stomaco di quella naufraga. Era una creatura allegra e attiva. Ascoltarono il suo parere. Secondo lei, l’errore nella cura della sua intelligente amica consisteva nel consiglio di dimenticare. Dimenticare era una cosa impossibile. Quel che bisognava fare era imbrigliare i suoi ricordi perché non la uccidessero, perché la obbligassero a continuare a vivere.
I genitori ascoltarono la ragazza con la stessa indifferenza che ormai suscitava in loro qualsiasi tentativo di curare la figlia. Davano per scontato che non sarebbe servito a nulla, ma autorizzarono il tentativo come se non avessero ancora perso la speranza, che ormai avevano perso.
Le misero a dormire nella stessa stanza. Passando davanti a quella porta, in qualsiasi momento, si udiva l’infaticabile voce di Elidé parlare dell’argomento con la stessa ostinazione con la quale un medico veglia un moribondo. Non stava zitta un minuto. Non le dava tregua. Un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra.
«Come hai detto che erano le sue mani?», chiedeva.
Se la zia Daniela non rispondeva, Elidé l’attaccava su un altro fronte.
«Aveva gli occhi verdi? Castani? Grandi?».
«Piccoli», rispose la zia Daniela, aprendo bocca per la prima volta dopo un mese.
«Piccoli e torbidi?», domandò Elidé.
«Piccoli e fieri», rispose la zia Daniela, e ricadde nel suo mutismo per un altro mese.
«Era sicuramente del Leone. Sono così, i Leoni», diceva la sua amica tirando fuori un libro sui segni zodiacali. Le leggeva tutte le nefandezze che un Leone può commettere. «E poi sono bugiardi. Ma tu non devi lasciarti andare, sei un Toro: sono forti le donne del Toro».
«Di bugie sì che ne ha dette», le rispose Daniela una sera.
«Quali? Non te ne scordare! Perché il mondo non è tanto grande da non incontrarlo mai più, e allora gli ricorderai le sue parole: una per una, quelle che ti ha detto e quelle che ha fatto dire a te».
«Non voglio umiliarmi».
«Sarai tu a umiliare lui. Sarebbe troppo facile, seminare parole e poi filarsela».
«Le sue parole mi hanno illuminata!», lo difese la zia Daniela.
«Si vede, come ti hanno illuminata!», diceva la sua amica, arrivate a questo punto.
Dopo tre mesi ininterrotti di parole la fece mangiare come Dio comanda. Non si rese neppure conto di come fosse successo. L’aveva portata a fare una passeggiata in giardino. Teneva sottobraccio una cesta con frutta, pane, burro, formaggio e tè. Stese una tovaglia sull’erba, tirò fuori la roba e continuò a parlare mettendosi a mangiare senza offrirle nulla.
«Gli piaceva l’uva», disse l’ammalata.
«Capisco che ti manchi».
«Sì» disse la zia Daniela, portandosi alla bocca un grappolo d’uva. «Baciava divinamente. E aveva la pelle morbida, sulla schiena e sulla pancia».
«E com’era… sai di che cosa parlo», disse l’amica, come se avesse sempre saputo che cosa la torturava.
«Non te lo dico», rispose Daniela ridendo per la prima volta dopo mesi. Mangiò poi pane e burro, formaggio e tè.
«Bello?», chiese Elidé.
«Sì», rispose l’ammalata, ricominciando a essere se stessa.
Una sera scesero a cena. La sia Daniela indossava un vestito nuovo e aveva i capelli lucidi e puliti, finalmente liberi dalla treccia polverosa che non si era pettinata per tanto tempo.
Venti giorni più tardi, le due ragazze avevano ripassato tutti i ricordi da cima a fondo, fino a renderli banali. Tutto ciò che la zia Daniela aveva cercato di dimenticare, sforzandosi di non pensarci, a furia di ripeterlo divenne per lei indegno di ricordo. Castigò il suo buon senso sentendosi raccontare una dopo l’altra le centoventimila sciocchezze che l’avevano resa felice e disgraziata.
«Ormai non desidero più neppure vendicarmi», disse un mattino a Elidé. «Sono stufa marcia di questa storia».
«Come? Non mi ridiventare intelligente, adesso», disse Elidé. «Questa è sempre stata una questione di ragione offuscata: non vorrai trasformarla in qualcosa di lucido? Non sprecarla, ci manca la parte migliore: dobbiamo ancora andare a cercare quell’uomo in Europa e in Africa, in Sud America e in India, dobbiamo trovarlo e fare un baccano tale da giustificare i nostri viaggi. Dobbiamo ancora visitare la Galleria Pitti, vedere Firenze, innamorarci a Venezia, gettare una moneta nella Fontana di Trevi. Non vogliamo inseguire quell’uomo che ti ha fatto innamorare come un’imbecille e poi se n’è andato?».
Avevamo progettato di girare il mondo in cerca del colpevole, e questa storia che la vendetta non fosse più imprescindibile nella cura della sua amica era stata un brutto colpo per Elidé. Dovevano perdersi per l’India e il Marocco, la Bolivia e il Congo, Vienna e soprattutto l’Italia. Non aveva mai pensato di trasformarla in un essere razionale dopo averla vista paralizzata e quasi pazza quattro mesi prima.
«Dobbiamo andare a cercarlo. Non mi diventare intelligente prima del tempo», le diceva.
«E’ arrivato ieri», le rispose la zia Daniela un giorno.
«Come lo sai?»
«L’ho visto. Ha bussato al mio balcone come una volta».
«E che cosa hai provato?»
«Niente».
«E che cosa ti ha detto?»
«Tutto».
«E che cosa gli hai risposto?»
«Ho chiuso la finestra».
«E adesso?», domandò la terapista.
«Adesso sì ce ne andiamo in Italia: gli assenti si sbagliano sempre».
da Donne dagli occhi grandi di Angeles Mastretta - Traduzione di Gina Maneri
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tecnowiz · 6 months
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Il primo robot domestico che sa cucinare, pulire e intrattenere i bambini
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Se sognate di avere un aiutante domestico che vi liberi dalle faccende quotidiane e vi faccia risparmiare tempo e fatica, allora il robot domestico è quello che fa per voi. Si tratta di un dispositivo intelligente che può svolgere diverse mansioni in casa, dalla cucina alla pulizia, passando per l’intrattenimento dei bambini.
Il rivoluzionario primo robot domestico dotato di intelligenza artificiale che è in grado di cucinare piatti semplici, pulire e riordinare la casa e intrattenere i bambini
In questo articolo vi presentiamo il primo robot domestico che sa cucinare, pulire e intrattenere i bambini, un prodotto rivoluzionario che vi cambierà la vita.
Cos’è il robot domestico
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Il robot domestico è un apparecchio elettronico dotato di intelligenza artificiale, sensori, telecamere, microfoni, altoparlanti e braccia meccaniche. Il robot domestico è in grado di comunicare con gli esseri umani, apprendere le loro preferenze, riconoscere le loro voci e i loro volti, e adattarsi alle diverse situazioni. Il robot domestico può essere controllato tramite una app sullo smartphone, un telecomando o la voce. Il robot domestico può anche connettersi ad altri dispositivi smart presenti in casa, come l’illuminazione, il termostato, le serrature, le telecamere di sicurezza, ecc.
Cosa sa fare il robot domestico
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Il robot domestico è un vero e proprio tuttofare che può aiutarvi in molte attività domestiche. Ecco alcune delle cose che sa fare: Cucinare: il robot domestico può preparare piatti deliziosi seguendo le ricette che gli fornite o scegliendo tra quelle memorizzate nel suo database. Il robot domestico può anche suggerirvi cosa cucinare in base agli ingredienti che avete a disposizione, al vostro gusto e alle vostre esigenze nutrizionali. Il robot domestico può tagliare, mescolare, impastare, cuocere, friggere e servire i cibi, e anche lavare i piatti dopo averli usati. Pulire: il robot domestico può pulire la casa in modo efficace e accurato, grazie ai suoi sensori che gli permettono di rilevare lo sporco, la polvere e le macchie. Il robot domestico può aspirare, spolverare, lavare, lucidare e disinfettare le superfici, e anche stirare e piegare i vestiti. Il robot domestico può anche svuotare i cestini, cambiare le lenzuola, riordinare gli oggetti e fare piccole riparazioni. Intrattenere i bambini: il robot domestico può essere un compagno di giochi e di studio per i vostri figli, grazie alla sua capacità di interagire con loro in modo simpatico e divertente. Il robot domestico può raccontare storie, cantare canzoni, fare indovinelli, insegnare lingue, matematica, scienze e altro. Il robot domestico può anche monitorare la sicurezza e il benessere dei bambini, avvisandovi in caso di problemi o emergenze.
Quali sono i vantaggi del robot domestico
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Il robot domestico è un investimento che vi porterà molti benefici, sia pratici che emotivi. Ecco alcuni dei vantaggi del robot domestico: - Risparmio di tempo: il robot domestico vi farà risparmiare tempo prezioso che potrete dedicare ad altre attività più piacevoli o importanti, come il lavoro, lo studio, il relax, gli hobby, la famiglia, gli amici, ecc. - Risparmio di fatica: il robot domestico vi farà risparmiare fatica fisica e mentale, evitandovi di svolgere le faccende più pesanti e noiose, e di preoccuparvi di organizzare e gestire la casa. - Miglioramento della qualità della vita: il robot domestico vi farà migliorare la qualità della vita, rendendo la vostra casa più pulita, ordinata, confortevole e accogliente, e stimolando il vostro benessere psicologico, grazie alla sua presenza amichevole e alla sua assistenza personalizzata.
Migliori robot domestici sul mercato
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I robot domestici sono dispositivi intelligenti che possono aiutare nelle varie attività domestiche, come cucinare, pulire, intrattenere i bambini e altro. Sul mercato esistono diversi modelli di robot domestici, con caratteristiche e funzioni diverse. Alcuni dei migliori robot domestici sul mercato sono: Robot umanoidi domestici: sono robot che hanno una forma simile a quella umana, con testa, braccia e gambe. Sono in grado di comunicare, interagire e apprendere dagli esseri umani, e di svolgere diverse mansioni in casa. Alcuni esempi di robot umanoidi domestici sono: - Alpha 1 Pro - iCub - R1 - Lynx - Pepper - Zenbo Junior Robot aspirapolvere e lavapavimenti: sono robot che hanno la funzione di pulire i pavimenti, aspirando lo sporco e lavando le superfici. Sono dotati di sensori, telecamere e navigazione intelligente, che gli permettono di adattarsi alle diverse tipologie di pavimento e di evitare gli ostacoli. Alcuni esempi di robot aspirapolvere e lavapavimenti sono: - Philips HomeRun Serie 3000 - Dreame D10 Plus - Proscenic 850T - Lefant M213 - Lubluelu SL60D - LEFANT M1 - Xiaomi Robot Vacuum S12 - ECOVACS DEEBOT X1 TURBO, HONITURE G20 - Dreame L10s Ultra
Robot domestici che sanno cucinare
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I robot domestici che sanno cucinare sono degli elettrodomestici intelligenti che possono preparare diverse ricette in modo autonomo o seguendo le istruzioni dell’utente. Alcuni di questi robot sono anche multifunzione, cioè possono svolgere altre attività in cucina, come tritare, impastare, frullare, emulsionare, ecc. Tra i robot domestici che sanno cucinare, alcuni dei più famosi e apprezzati sono: Bimby: è il robot da cucina più conosciuto e diffuso, prodotto dalla Vorwerk. Ha una potenza di 1500 W, una capacità di 2,2 litri e può svolgere 12 funzioni diverse. Può cucinare a vapore, a bassa temperatura, a induzione, a pressione e a varoma. Ha un display touch screen, una bilancia integrata, una connessione Wi-Fi e una memoria interna di 16 GB. Ha un ricettario digitale con oltre 40.000 ricette, che si possono anche scaricare dall’app Cookidoo. Il prezzo del Bimby è di circa 1.300 euro. Cook Processor Artisan: è il robot da cucina di KitchenAid, che ha una potenza di 1500 W, una capacità di 4,5 litri e può svolgere 6 funzioni diverse. Può cuocere, soffriggere, stufare, impastare, frullare e montare. Ha un display LCD, una bilancia esterna, una connessione Bluetooth e una memoria interna di 100 ricette. Ha un ricettario digitale con oltre 500 ricette, che si possono anche scaricare dall’app Cook Processor. Il prezzo del Cook Processor Artisan è di circa 1.000 euro. Cuisine Companion: è il robot da cucina di Moulinex, che ha una potenza di 1550 W, una capacità di 4,5 litri e può svolgere 10 funzioni diverse. Può cuocere, soffriggere, stufare, impastare, frullare, montare, tritare, emulsionare, cuocere a vapore e a bagnomaria. Ha un display LCD, una bilancia esterna, una connessione Wi-Fi e una memoria interna di 300 ricette. Ha un ricettario digitale con oltre 1.000 ricette, che si possono anche scaricare dall’app Companion. Il prezzo del Cuisine Companion è di circa 700 euro.
Robot domestici che sanno pulire
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I robot domestici che sanno pulire sono dei dispositivi intelligenti che possono aiutare a mantenere la casa in ordine e igienizzata, aspirando lo sporco, la polvere e i peli degli animali dai pavimenti, e in alcuni casi anche lavandoli. Ci sono diversi modelli di robot domestici che sanno pulire, con caratteristiche e funzioni diverse, che si adattano alle diverse esigenze e tipologie di pavimento. Tra i robot domestici che sanno pulire, alcuni dei più famosi e apprezzati sono: Robot aspirapolvere e lavapavimenti: sono robot che hanno la funzione di pulire i pavimenti, aspirando lo sporco e lavando le superfici. Sono dotati di sensori, telecamere e navigazione intelligente, che gli permettono di adattarsi alle diverse tipologie di pavimento e di evitare gli ostacoli. Alcuni esempi di robot aspirapolvere e lavapavimenti sono: - Philips HomeRun Serie 3000 - Dreame D10 Plus - Proscenic 850T - Lefant M213 - Lubluelu SL60D - LEFANT M1 - Xiaomi Robot Vacuum S12 - ECOVACS DEEBOT X1 TURBO - HONITURE G20 - Dreame L10s Ultra Robot umanoidi domestici: sono robot che hanno una forma simile a quella umana, con testa, braccia e gambe. Sono in grado di comunicare, interagire e apprendere dagli esseri umani, e di svolgere diverse mansioni in casa, tra cui la pulizia. Alcuni esempi di robot umanoidi domestici sono: - Alpha 1 Pro - iCub - R1 - Lynx - Pepper - Zenbo Junior
Robot domestici che intrattengono i bambini
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I robot domestici che intrattengono i bambini sono dei dispositivi intelligenti che possono interagire con i più piccoli in modo divertente e educativo, stimolando la loro creatività, la loro curiosità e il loro apprendimento. Ci sono diversi modelli di robot domestici che intrattengono i bambini, con caratteristiche e funzioni diverse, che si adattano alle diverse età e preferenze. Tra i robot domestici che intrattengono i bambini, alcuni dei più famosi e apprezzati sono: Robot umanoidi domestici: sono robot che hanno una forma simile a quella umana, con testa, braccia e gambe. Sono in grado di comunicare, interagire e apprendere dagli esseri umani, e di svolgere diverse mansioni in casa, tra cui l’intrattenimento dei bambini. Alcuni esempi di robot umanoidi domestici sono: - Alpha 1 Pro - iCub, Lynx - Pepper - Zenbo Junior Questi robot possono raccontare storie, cantare canzoni, fare indovinelli, insegnare lingue, matematica, scienze e altro. Possono anche monitorare la sicurezza e il benessere dei bambini, avvisandovi in caso di problemi o emergenze. Robot giocattolo: sono robot che hanno lo scopo di divertire e intrattenere i bambini, senza necessariamente avere una forma umana. Sono dotati di sensori, luci, suoni e movimenti, che li rendono simpatici e interattivi. Alcuni esempi di robot giocattolo sono: - Cozmo - Mibro - Boxer - R2-D2 - BB-8 Questi robot possono giocare, esplorare, esprimere emozioni, rispondere ai comandi e alle carezze, e anche programmare e creare scenari personalizzati.
Conclusione
Il robot domestico è il primo robot domestico che sa cucinare, pulire e intrattenere i bambini, un prodotto innovativo che vi farà scoprire una nuova dimensione del vivere in casa.
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. Il primo robot domestico che sa cucinare, pulire e intrattenere i bambini. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest e Tumblr, per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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orizoncontrols · 7 months
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LE TENDE MOTORIZZATE MIGLIORANO LO STILE DI VITA, COME?
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Riesci a immaginare di entrare nel tuo attico, premere un pulsante o sussurrare una semplice frase e cambiare completamente l'atmosfera, sia di notte che di giorno? Questa è la magia delle tende motorizzate che possono rivelarti il panorama esterno o offrirti privacy e protezione.Le "motorizzazioni" sono trattamenti funzionali per le finestre, serramenti, tende, veneziane, tapparelle e molto altro ancora. Esplora i molti modi in cui le tende motorizzate possono migliorare il tuo stile di vita di seguito.- VEDI ANCHE: COME LE TENDE SMART AGGIUNGONO VALORE ALLA CASA
La comodità a portata di mano
Che si tratti di un appartamento di lusso con finestre dal pavimento al soffitto o di una casa di grandi dimensioni, la regolazione manuale degli oscuranti e delle tende è dispendiosa in termini di tempo. Le tende motorizzate offrono la massima comodità con la gestione tramite telecomandi, app per smartphone e tastiere a parete. Vuoi integrarli nel tuo sistema di casa intelligente? Nessun problema. Grazie all'integrazione perfetta, puoi controllare le tende, le luci, il termostato, l'intrattenimento e altro ancora.
Pianificazioni automatiche
La vita è frenetica e la tua casa dovrebbe adattarsi al tuo stile di vita. Con le tende motorizzate, puoi impostare programmi per regolare automaticamente la posizione preferita durante il giorno. Immagina di svegliarti alla luce del sole naturale e di abbassare le tende mentre il sole tramonta, garantendo privacy e controllo del sole la sera. È più che semplicemente intelligente; è intuitivo.
Efficienza energetica
Il clima può essere imprevedibile, ma le bollette energetiche non devono esserlo. Le tende motorizzate possono aiutare a regolare la temperatura della tua casa bloccando il calore in estate e trattenendo il calore in inverno. Il risultato? Una casa più confortevole, potenziali risparmi sulle bollette energetiche e uno stile di vita più ecologico.
Movimenti armonici ed eleganza
C'è qualcosa di incredibilmente soddisfacente nel guardare le tende con i tuoi occhiali andare su e giù all'unisono. Aggiunge un tocco di eleganza e raffinatezza al tuo spazio abitativo, creando un ambiente più invitante. Se hai finestre panoramiche che si affacciano sul lago, il risultato di rivelare il panorama mentre le tende si alzano insieme non ha prezzo.
Privacy e sicurezza
In ogni casa, la privacy e la sicurezza sono fondamentali. Con funzionalità come la modalità "Fuori Casa", le tue tende motorizzate possono scoraggiare potenziali intrusi facendo sembrare che tu sia a casa anche quando non lo sei. Allo stesso tempo, puoi goderti una maggiore privacy con il semplice tocco di un pulsante.Sì, le motorizzazioni in una casa intelligente sono un lusso, ma aggiungono praticità, efficienza energetica e fascino estetico. Con tutti questi vantaggi, perché aspettare? Per iniziare, non esitare a contattarci per connetterti rapidamente con uno dei nostri esperti. Non vediamo l'ora di lavorare con voi!Orizon S.r.l. - Domotica San Donà di Piave - System Integrators per l'automazione dei sistemi intelligenti domotici, multimediali e professionali come il Building Management System, connessi all'IOT. Read the full article
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pinguinoterroncino · 7 months
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Coinquilino dall'altra parte dell'Italia che mi chiede come usare il termostato per i termosifoni, io a casa che giro in pantaloncini
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