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#ho il cuore che mi scoppia di emozione
monologhidiunamarea · 6 months
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Vederla felice di avere le sue amichette li e le sue due cugine mi ha riempito di gioia , riuscire a far venire i suoi nonni paterni e i suoi zii le si sono illuminati gli occhi. Stasera avere le mie 3 amiche li insieme ai loro compagni a festeggiarla e sentirli cantare forte la canzoncina da far tremare i muri è stato emozionante. Come al solito sono una frignona e mi sono emozionata tanto. Tutto quello che faccio lo faccio per poterla vedere sorridere , lei così dolce e sensibile , così attenta a tutto che quando mi vede un po giù di tono mi dice sempre : "ci siamo io e monello con te" ....
Quanta forza riesce a darmi con quegli occhioni curiosi e quella voglia di scoprire il mondo...
Quanta felicità nel mio cuore stasera...quanta pienezza nel vedere che nonostante tutto non ti manca proprio niente con me accanto
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girasoledivetro · 3 years
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Quando è arrivato ero contento e siamo partiti.
Siamo entrati e qualcosa dentro di me si è accasciato ed ho passato diversi minuti in preda al dolore,fissando i miei difetti e sapendo che non ci saresti stata tu a capire i miei occhi e dirmi che ero bellissima ma solo lui,a dirmi che ero bella.
Dopo un po' siamo entrati in acqua ma ancora non capisco i suoi baci,sempre questa foga,come se scappassi.
Chiaramente va una spinta sessuale verso di me e mi dispiace perché magari mi ama ma mi terrorizza che io possa ricambiarlo,so di averti pensata ma non ricordo in che frammento esatto poi siamo risaliti.
Ci siamo stuzzicati e quasi mi andava bene ma fissavo i nostri anelli continuamente per vedere che ci fossero tutti.
Quando abbiamo pranzato non abbiamo praticamente parlato e mi sono persa a fissare le persone intorno a noi e ho sentito che mi mancavi tu,che attiravi la mia attenzione senza saperlo,come una calamita.
Quando siamo tornati all'ombrellone mi sono sentita morire perché ho capito che lei è sicuramente migliore di come io non sarò mai e tutto ciò lo dimostra e la rabbia mi ha avvicinata a lui.
Ad un certo punto mi ha stretto il collo ma non eri tu,era decente ma non bello,quasi mi soffocava poi mi ha abbracciata ed ha continuato sminuendo quel gesto che per me è tanto.
Siamo riscesi in acqua ma io continuavo a pensare a te e a quanto volessi andarmene e a quanto fossi bloccata li così mi sono allontanata finché non mi ha lasciata sola.
Ironia della sorte mi sono rifugiata inconsciamente in un angolo nostro ed ho continuato ad immergermi fino a non avere più fiato.
Quando il mio fisico finalmente era sfinito mi sono odiata così tanto da riavvicinarmi a lui per allontanarmi da te.
Mi sono avvicinata e mi ha baciata ma mi sentivo vuota,mi ha stretta e mi sono sentita protetta da tutti i miei pensieri anche se mi faceva male fino a che,mi ha sfiorato il petto con la barba e nella mia testa sono scoppiati ricordi di lui mentre cercava di avvicinarsi e di quanto la sua barba mi ha punto così mi sono allontanata di scatto stringendomi a me e sono risalita con la scusa del freddo correndo a cercare ripari,scacciando dallo sdraio la sua roba.
Mi sono avvolta nelle mie cose,coprendomi fin sopra la testa fino a che i pensieri e la pelle d'oca si sono calmati e ti ho pensata,talmente forte che credo tu mi abbia sentita. Ho sentito il bisogno di chiamarti,stringerti,sentirmi protetta dalle tue braccia che sono casa ma non volevo,non potevo,ero bloccata dal dolore di scoprirmi così sono rimasta lì,fissandolo allontanarsi ,cosa che tu non avresti mai fatto ma è stato meglio in fondo.
Quando è arrivato mi ha sfiorato un piede e vedendo che l'ho ritratti ha atteso per poi abbracciarmi. Si è sdraiato accanto a me ed ha cercato di infilarsi sotto l'asciugamano ma l'ho respinto,non volevo lui affianco.
Mi ha stretta forte ed io mi sentivo un po' in prigione poi ha allentato la presa e sono riuscita ad allontanarmi ,mi sono rilassata e senza accorgermene mi sono addormentata sul suo petto.
Quando mi sono svegliata,ho ingoiato il dolore ed ho tirato fuori la bambina ed abbiamo riso fino a che siamo andati in acqua e la passione ha preso possesso di lui.
Ha continuato a baciarmi,come se ciò eccitasse me mentre ad ogni bacio la mia voglia spariva sempre più ed il pensiero di te era sempre più forte.
L'ho sentito avere voglia di me,contro di me e si, l'ho assecondato perché infondo volevo,ma sperimentare,non amare. Ha tentato di toccarmi ma mi sono sentita così fuori posto da allontanarlo appena si è avvicinato entrambe le volte. Mi dà fastidio sentirgli toccare certi punti del mio corpo perché mi sento tagliata e mi sei mancata nel profondo,perché tu avresti saputo come fare,come prendermi perché non basta sbattermi al muro o ripetermi di volermi scopare.
Quando siamo risaliti c'era un papà con un bimbo,lo stesso che avevamo visto noi tempo fa,piccolo e birbante ed il mio cuore è esploso e mi sono incantata. Ho riso con il padre che mi ha detto ,vedendomi così,di farne uno presto ché poi il tempo passa e dopo essermi costretta a non dirtelo,a non pensarti, gli ho fatto una battuta ma lui aveva lo sguardo spento ed io mi sono sentita affondare.
Mi sono sentita soffocata e mi sei mancata ancora di più perché tu mi avresti guardata con gli occhi colmi di emozione come me ed avremmo cominciato a parlare del nostro futuro.
Ho passato la maggior parte del tempo a dirmi che stavo solo cercando di capire,cercando un modo per smollarlo dopo aver sperimentato. Ho passato il tempo tra un momento di svago e mille sensi di colpi e pensieri per te.
Ho la testa che scoppia e mi manchi,non ci capisco più nulla ma questo è ciò che sente il mio cuore
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vctmntx · 5 years
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Pensieri delle 22:44
Ho la testa che scoppia, è in sovraccarico di pensieri, al contrario del cuore che, diamine, sembra stato svuotato di ogni singola cosa. Sento il tremendo bisogno di un abbraccio, un suo abbraccio, uno di quelli che sì, ti rompono le costole, ma tu aggiustano il cuore, uno di quegli abbracci dove ti ci sciogli dentro, ci tremi, ci piangi o ci ridi, uno di quegli abbracci dove cazzo, sì che ti senti a casa. Vorrei un abbraccio. Un abbraccio da quella persona che solo con un messaggio può migliorarmi la giornata, può farmi sorridere, ma allo stesso tempo farmi sentire la sua mancanza, perché in fondo, se non è vicino a me, io non posso essere felice davvero.  Sono un mix. Un mix di emozioni e stati d’animo, negativi e positivi, pensieri folli, morte, e cavolo la mia depressione è come se avesse preso forma, come se ora avesse una vita. Mi sento come se non stessi più vivendo da un pezzo, perché in fondo è vero: io sto solo sopravvivendo. Faccio tutto senza alcuna emozione, non sento nemmeno il bisogno di parlare con qualcuno, alla domanda “come stai?” non so rispondere perché diamine, non sento nulla, come se ormai nulla, che sia dentro di me o fuori, possa colpirmi, sfiorarmi, scalfirmi.  Anche in questo cavolo di testo, che nemmeno io so perché lo sto scrivendo, ci sono mille emozioni e passa, alcune le riconosco, riesco a dar loro un nome, altre invece ancora non sono state inventate, o semplicemente l’essere umano è così ottuso, così mentalmente chiuso che si limita a quelle quattro emozioni che il più delle volte non descrivono nemmeno come ci sentiamo, a volte, addirittura, non ci esprimiamo per il semplice fatto che non saremmo in grado di spiegarlo, perché noi sì, forse lo sappiamo, ma gli altri non capirebbero.  La verità è che l’essere umano, il genere umano di crede tanto superiore, tanto intelligente, ma è profondamente limitato, è superficiale, ci crediamo più di qualsiasi altro animale, ma la verità è che noi siamo lo zero assoluto. Noi esseri umani saremo anche capaci di fare palazzi enormi, alti come la Madonna inculata da Cristo, ma in sostanza siamo solo viscidi, egocentrici, chiusi, vittime di protagonismo, bisognosi di costanti attenzioni e per ottenere ciò che vogliamo siamo anche disposti a ferire il prossimo, a distruggerlo emotivamente e fisicamente, a portarlo a chiudersi in sé stesso, a compiere gesti affrettati, siamo addirittura capaci di indurre una persona alla follia o al suo suicidio e cazzo, mi viene il vomito al solo pensiero.  Non so nemmeno come ci sono arrivata a questo punto, ma non mi interessa, avevo così tanti pensieri, così tanto casino in testa che avevo un assoluto bisogno di mettere in ordine, perché in fondo, di disordine ce n’è anche troppo. 
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dentrolarabbia-blog · 5 years
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'Perché a te non è importa di quanto zia abbia bisogno di riposo, tu arrivi e ti sdrai accanto a me. A te non importa se zia ti dice che in quel momento non riesce a ballare, tu mi prendi le mani e mi fai ballare quelle lagnosissime canzoncine che a vederti felice diventano improvvisamente bellissime. A te non importa se quella patatina l'hai appena mangiucchiata, se decidi che zia deve mangiarla allora la mangerà. Perché tu sai distinguere quando zia fa finta di piangere e sai che dopo riderete insieme, o quando zia non sta giocando. Allora tu mi guardi e mi accarezzi la faccia sorridendo, aspettando che anche zia sorride, cosi significa che si può ricominciare a giocare. Se solo tu sapessi a quanti battiti mi scoppia il cuore quando mi chiami 'Zia iaia'. Se solo tu potessi immaginare quanta emozione mi regali quando decidi che stare sul lettone insieme è più bello e poi ci addormentiamo, con te che mi abbracci. Se solo tu potessi capire quanta paura mi fai andare via , quanta forza mi regali , quanto coraggio mi doni ogni giorno. Se solo tu sapessi quanto mi migliori, soprattutto adesso. Perché io non ho ancora chiaro quali progetti ha questa vita per me.. Ma quando ti guardo la ringrazio infinitamente per avermi donato l'amore più prezioso al mondo. '
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ericto83-blog · 5 years
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Un tempo infinito come le carezze II parte
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Ora sono sotto casa tua, parcheggio la macchina lontano dal tuo portone. Iniziò a praticare le accortezze tipiche degli amanti. Sì, già mi arrogo il diritto di essere il tuo amante. Il tuo matrimonio continuerà sicuro tra alti e bassi, avrai un bambino da viziare, gatte da pelare... ma ci sarà anche la mia amicizia speciale a mettere il sale sulla coda della tua tranquilla esistenza.
Ogni mattina al corso ,nel grande cerchio facevamo circolare le nostre emozioni, i docenti disquisivano le attività che avrebbero proposto in giornata, accogliendo le nostre richieste come si fa con i bambini volubili, ascoltando con rinnovato interesse i nostri racconti portati da casa. Noi esprimevamo quello che avevamo voglia di svelare, e rinnovavamo l'interesse a partecipare con dedizione ed emozione condivisa, ai giochi che ci venivano offerti. La freschezza e la suggestione dei pensieri che evaporavano dal gruppo, l'amore per la musica, l'armonia nei movimenti e negli esercizi di bioenergetica, a coppia o in gruppo, mi preparavano lentamente lo sfondo e lo scenario per accogliere te.
Durante le lezioni ti sorprendevo a cercare il mio sguardo, a volte in modo fuggitivo, pudico, altre volte intuivo un moto malizioso nei movimenti degli occhi. Quando accadeva di incrociare il tuo sguardo mi estraniavo all'istante e mi divertivo a sostenerlo, ad ancorare i tuoi occhi densi di curiosità mascherata a innocente vivacità, ai miei invece inquieti, carichi di muto desiderio.
Suono il citofono, tu mi fai attendere; non so se è tattica, ma funziona.
La mia calma olimpica lascia il posto all'impazienza, all'urgenza che ho di te.
Mi riattacco al campanello, il dito preme forte sul pulsante quasi a voler perforare le tue difese, ho il cuore in gola, la mente mi brucia. Resto in attesa, la mia sicurezza vacilla.
Finalmente mi apri. Sei vestita di tutto punto, hai addirittura le scarpe... ti scruto da capo a piedi e scuoto la testa in modo canzonatorio. Penso teneramente che sei ridicola ad essere così già elle 9 del mattino di domenica e dopo avermi svegliato .
Tu mi leggi nel pensiero?
Nella casa c'è un'atmosfera sospesa e cerchi di fare la disinvolta. Mi mostri i vani del tuo appartamento austero, di cui vai tanto fiera, curati fino al minimo dettaglio. Mi fai entrare nella cameretta del bambino che prima o poi verrà.
Tu parli ma io non ti ascolto. Torno in sala e tu non puoi non seguirmi.
Mi inviti ad accomodarmi sul divano, dove la sera guardi la tv con tuo marito. Ma io non mi siedo.
Io non sono la tua routine: con me la tua dimora la vivrai in modo diverso, fidati di me.
Tu continui a fare la padrona di casa con atteggiamento da professoressa, io non commento, mi limito a fissarti intensamente. Ti piacciono i miei occhi, dici che sono belli, espressivi, di ottimo taglio; penso di avere un bel corpo e so di piacerti, e molto.
Tu sai cosa voglio, percepisci la mia tensione, nel mio sguardo spavaldo scorgi la profondità del mio desiderio guardando in basso .
Esiti, aspetti un mio segnale.
E' un momento complicato e non ti senti a tuo agio; questa casa non è il teatro dove ti esibisci di solito. E questa non è una commedia. Anzi, questa volta non si recita affatto.
Lancio il giubbotto sulla sedia, come farebbe un uomo che torna a casa da un viaggio senza sesso e comincio a tirare giù le tapparelle, completamente. E' quasi buio, ti vedo quanto basta per sostenere il tuo sguardo e per sentirti, dopo.
Di nuovo mi avvicino e aspetto. Tu capisci che non è uno scherzo, non si scherza con il fuoco, soprattutto quando lo si accende in due.
Con gli occhi accarezzi le forme del mio corpo, così diverso da quello di tuo marito ,di nuovo l'insicurezza ti avvolge, lo sento.
Mi hai confidato dei tuoi complessi: ti senti un po' goffa, ma non sei in sovrappeso solo che non hai molta esperienza in fatto di sesso, figurati con un uomo che non fosse tuo marito.
Empaticamente, senza parlare, ti dico - sei perfetta per me e ti pretendo, adesso - .
All'unisono ci abbracciamo, come a farci coraggio. È un abbraccio di affetto, un mix di dolcezza e turbamento.
Ci baciamo, come abbiamo fatto altre volte e meglio ancora, in tutti i modi possibili. Queste effusioni mi confermano che la passione è paritaria, condivisa, reciprocamente alimentata.
La tua lingua mi manda in estasi, così affusolata e armoniosa. Sembra un piccolo clitoride che mi fa dannare, perché sfugge.
Solo ieri sera sono stato con una ragazza , e mi è piaciuto: non mi sentivo come adesso perché ora il cuore mi scoppia di felicità e il corpo intero mi brucia di voglia.
Ti tolgo la camicia e il reggiseno con gesti lenti e ansiosi, poi ti faccio stendere sul tappeto.
È una cosa nuova per te, sono sicuro .
Bacio ogni centimetro della tua pelle, mentre con le mani mi do un gran da fare, tutto quello che speravo te lo sto facendo. Ti tocco e ogni singola sensazione che vivi la rifletti sul mio corpo, con la stessa densità o così mi sembra.
Cerco di sfilarti i pantaloni, ma tu mi blocchi e sussulti - no, quello no - , ti stringi la lampo dei jeans, mi allontani la mano.
Mi diverte la tua reazione, mi fai tenerezza. La mia presunzione sa che è solo questione di minuti, non sono mai stato così sicuro in vita mia. Ricomincio a prestare attenzione al tuo busto nudo, quello che mi è concesso e infatti tu ci sei, di nuovo partecipe. Il respiro te lo sento corto, affannato. Immagino tu sia bagnata ma non vuoi dirmelo, poi provi a strofinare la tua vulva sulla mia coscia, agiti la gambe e cerchi di - farti - da sola.
Stavolta sono io che dico no; se vuoi godere, devi spogliarti completamente.
Ti faccio cenno di sfilarti quello che ti rimane.
Tu sei bollente ma combattuta; forse è la decisione più difficile della tua tiepida vita.
Io metto da parte la mia aria da maschio dominante e ti abbraccio. Capisco il tuo turbamento, l'ho vissuto anch'io con la mia prima donna, ma non tirarti indietro. Ne vale la pena.
Ti lavoro la bocca con la lingua, come se fosse il tuo sesso e poi scivolo piano fin laggiù.
Anche con i pantaloni senti la mia bocca, ansimi... Ti sento le labbra che si gonfiano, ne sento anche il profumo. I tuoi jeans sono intrisi di umori.
C'è ancora un'ombra di reticenza ma ti togli tutto, rassegnata e vogliosa. Io sono estasiato con il naso che sfiora il tuo clitoride, ormai esposto alla mia lingua: sembra il bottone del campanello del tuo portone che prima ho premuto con violenza.
Premo delicatamente, ad intermittenza, con movimenti circolari, e si pian piano apri la tua porta.
Mi tuffo anima e corpo, tra le tue cosce, tutto il resto scompare.
Te la bacio e te la lecco con una delicatezza che non sapevo di possedere, cerco di rallentare quando ti vedo al limite per poi riprendere, aiutandomi con le dita. I miei movimenti a diversi ritmi, sono lentissimi, studiati. Tu li senti di una dolcezza struggente. Non resisti più a questa tortura, vuoi venire, ma prima ti voglio baciare in bocca per farti sentire il sapore dei tuoi umori.
Poi ritorno sul tuo sesso e decido di accontentarti. Faccio più pressione con la lingua e ti stimolo il bottone con più audacia. Ti infilo un dito nella porta, poi due, poi tre... sento le contrazioni della tua vagina che mi massaggiano le dita e il liquido mi bagna la mano.
Liberi i tuoi gemiti: mi sembra di vederti cantare da un palcoscenico e io, il tuo spettatore , ti guardo incredulo, beato.
Sono passate ore ma tu non lo sai.
Mi sdraio vicino a te su un fianco, esausto, annientato, con la mano sotto la nuca.
Ti stringo la mano per trasmetterti la oleosità del tuo balsamo. Giocherelliamo con le dita impastocchiate.
Ci facciamo le coccole e riposiamo in silenzio, mentre i nostri battiti si placano... chiudo gli occhi e godo il momento perfetto.
Poi ti sento che armeggi con la mia felpa, me la tiri... solo ora mi accorgo che sono ancora vestito: sono sbigottito.
Mi sono sempre sentito nudo, forse perché sotto non ho niente.
Ora tu mi spogli completamente. Ti guardo sorniona e mi dici - stronzo, sei venuto qui con le peggiori intenzioni - e io ti rispondo crudo: - mi hai chiamato per questo e per altro ancora - .
Tu mi rispondi - porco - e scuoti la testa. Io con fare superbo mi metto comodo e mi distendo sul tappeto, sento il mio corpo che aderisce al suolo. Spudoratamente allargo braccia e gambe e con gli occhi chiusi aspetto che si invertano i ruoli di questo dramma.
Tu ti distendi sopra di me, sento il tuo corpo che mi schiaccia e mi riscalda come una coperta.
Poi cominci dai miei capezzoli , con impegno, e insisti sui capezzoli.
Mi massaggi le spalle , l'interno coscia. Ritorni in alto e mi baci sul collo.
Mi inumidisci con la lingua ogni dove, ma in modo diverso e nuovo da me prima.
Ti avvicini all'orecchio e mi sussurri i complimenti che nessuna domma mi ha fatto, con un tono teatrale che mi fa impazzire; io non parlo mai durante l'amore.
Ti dedichi al mio corpo con insperata maestria, altro che tiepida, sei un vulcano; e io stupido mi ritrovo a dover quasi imparare da te. La mia eccitazione cresce, il mio sesso mi pulsa svetta fiero e rigido , sento il sangue che affluisce localmente, con sussulti come se volesse crescere a dismisura e pulsa come se ti chiamasse .
Ho ancora gli occhi chiusi ma sento una tua titubanza, quasi paura.
Allora ti agguanto i capelli e ti bacio con gratitudine.
Sono estasiato persa, adesso lo ammetto, la mia presunzione si scioglie e ti dico “sei da amare”- .
Mi sorprendo di me stesso ,ormai la gaffe è fatta. Mi sento colto con le dita nella marmellata.
Apro gli occhi lentamente, e ti guardo con pudore.
- Ho sentito bene? - mi chiedi a bocca aperta. E l'arroganza si rimpadronisce di me: - si, ma non rompere, ne parliamo dopo, adesso continua - .
Ti prendo la testa e te la spingo forte giù sopra il mio sesso ormai gonfio di mille desideri e di pulsioni , quasi a soffocarti qualsiasi replica.
Mi osservi il sesso da vicino e sento il tuo respiro sul glande . Me lo studi e questo appaga la mia vanità.
Il mio è diverso da quello di tuo marito .
Ho sempre pensato che anche i genitali rispecchino il carattere.
La tua peluria è discreta, come te, bionda come i tuoi capelli, rosa, sullo stile nordico, sembra quasi vergine. E' perfettamente simmetrica e tonica. Potrebbe essere la - cosa - di Barbie. Con la punta della lingua inizi ad accarezzare il glande con le mani massaggi i gioielli di famiglia .
. È un modo insolito per me. Chissà se tu forse ti masturbi magari pensando a me.
Lo lecchi tutto e me lo accarezzi intorno con la lingua , senza indugiare troppo. Quando è diventato gonfio e pronto, lo avvolgi nella tua bocca voluttuosa con più pressioni e con diversi ritmi.
Dolcemente vengo. E un immagine forte che sento , sembra una scena di qualche documentario sulla bomba atomica E ora tu me lo baci per farmi sentire che il sapore del mio sesso e qualcosa che ti piace è dolce quasi zuccherato non ha acidità ma è forte. Mi piace.
Ci abbracciamo quasi a congratularci, il tappeto è sudato, l'aria è consumata.
L'incantesimo si rompe. Tu riprendi i contatti con la realtà, guardi l'ora sul display dello stereo e sussulti col panico in gola: - Le tre ?! Sono le tre di pomeriggio ?! -
Io annuisco compiaciuto, ti rispondo calma: - Sì, è dalle nove di mattina che stiamo qui, sul tappeto - .
La tua espressione di disgusto mi smonta. Sei sconvolta, non ti capaciti di come sia potuto accadere.
Hai saltato il pranzo, non hai telefonato al maritino, non hai studiato il copione della tua prossima commedia, non hai fatto la spesa.
Il tuo viso è una maschera di disappunto, dispiacere, incredulità.
Sento la tua vergogna che mi ferisce, sto male. Cerco di abbracciarti, rassicurarti, riderci su, ma tu mi allontani. Sei furiosa con me e con te stessa.
Cerco di sostenere il tuo sguardo per scuoterti, ma non ti fa più effetto. Tutta la curiosità e l'attrazione sono svanite in una bolla di sapone. Il tuo atteggiamento pentito e cinico mi procura un dolore lacerante, insopportabile.
L'umiliazione mi attanaglia, mi impedisce di muovermi.
Tu mi scuoti ancora con il tuo tono insolente: - tra un po' torna lui - , mi dici senza guardarmi.
Io afferro il concetto, velocemente mi vesto. Provo l'ultimo tentativo: mi siedo vicino a te e provo a baciarti, sperando che sia un arrivederci.
Tu ricambi, ma non come prima. Mi prendi il viso tra le mani e mi premi le labbra quasi serrate sulla bocca. Non ci metti la lingua, sembra un bacio di addio. Lo è.
Me ne vado e mi lascio alle spalle la tua porta, e te, nuda sul tappeto.
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milionidigiorni · 6 years
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Ecco la mia valigia. Quella piena di fazzoletti e medicine. Quella con il portachiavi della paperella che mi ha dato tua mamma. La valigia con le camicie a fiori, la spazzola rosa e l'immancabile piastra. Ormai la preparo in automatico la valigia dell'andata. Prendo tutte le cose e le sistemo per bene, le piego con ordine invidiabile. Poi ci metto un pizzico di emozione che non manca mai, la stessa che mi fa tremare ancora un po’ le gambe dopo quella curva con la vista mozzafiato sulla città. Un pizzico di tenerezza, la stessa che mi fa venire voglia di abbracciarti e farmi piccola piccola tra le tue braccia. Uno, due, tre… Infiniti cucchiaini di voglia di te. Infine, in un posto un po’ più nascosto, c'è la manciata di stress e tensioni accumulate che a volte mi porto dietro, ma che si dissolveranno non appena scenderò da quell'autobus, arriverò a casa tua e aprirò la valigia. Poi c'è la valigia del ritorno. Quella che riempio di tutte le cose belle vissute con te. Vestiti puliti e ancora piegati perché magari rimaniamo a casa a fare l'amore, e allora a che ci servono i vestiti… La valigia così piena di cose belle che quasi scoppia come scoppia il mio cuore. Quella colma di felicità mista a tristezza, perché non vorrei mai doverti salutare e vederti sparire dietro alle palazzine mentre l'autobus si allontana. Una valigia piena di impazienza, perché già penso a quando ti rivedrò e sono pronta a riempirla di nuovo di emozioni e di tenerezza da vivere.
In foto, la mia valigia del ritorno. Non si direbbe ma scoppiava davvero di tutte le cose che ho scritto. Sullo sfondo le tue lenzuola violette che mi piacciono tanto. Di là, tu in bagno che ti preparavi per accompagnarmi a prendere il bus. Io lavavo i piatti e poi scattavo questa foto di fretta.
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donaruz · 7 years
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Farewell - Francesco Guccini
E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così, come si porta un maglione sformato su un paio di jeans; come si sente la voglia di vivere che scoppia un giorno e non spieghi il perchè: un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è. Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani, giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera; ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale, ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore, quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore. Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova, era tanto potere parlarci, giocare a guardarci, tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino, religione del tirare tardi e aspettare mattino; e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella, la città addormentata non era mai stata così tanto bella. Era facile vivere allora ogni ora, chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci, e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova, ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova. Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo, ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo. Non fu facile volersi bene, restare assieme o pensare d' avere un domani e stare lontani; tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante, un ricordo lucente e durissimo come il diamante e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta: rivedersi era come rinascere ancora una volta. Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione, e il peccato fu creder speciale una storia normale. Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo, sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo. E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa; siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa. "The triangle tingles and the trumpet plays slow"... Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate con qualcosa di fragile come le storie passate: forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me...
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occhidibimbo · 5 years
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Mamma
Famiglia Sono passati già cinque mesi da quando G. è entrato a far parte della nostra vita, eppure a volte ancora non mi rendo conto di essere diventata MAMMA. Una delle parole più importanti della nostra esistenza, per alcuni meno, per altri di più, la nostra mamma ricopre un ruolo fondamentale nella nostra vita. Quando scopri di essere incinta il pensiero che presto diventerai genitore è ancora molto lontano, sembra tutto molto surreale; qualcosa sta crescendo dentro di te, è parte di te, lo senti calciare, percepisci che si muove e tra pochi mesi lo stringerai tra le braccia e lì davvero saprai che il tuo bambino esiste e che tu sarai diventata mamma!
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Le parole MAMMA e PAPA' Capita spesso che G. quando piange "dica" la parola mamma, non so se è un caso o se uno dei primi suoni pronunciati dai neonati sia proprio mamma, sta di fatto che il cuore mi si riempie di gioia. Ho letto in un articolo che i neonati di tutto il mondo pronunciano le parole mamma e papà (in inglese mom e dad, in tedesco mama e papa, in francese maman e papa, in greco mamá e mpampás, in russo mama e nana, in turco anne e baba, in caucasico naana e daa e in hindi maa e pipà), per questo fatto vi è una spiegazione scientifica molto semplice: siamo noi adulti ad associare i primi suoni dei nostri bambini al significato di MAMMA e PAPà. In questo caso però le ragioni scientifiche non possono concorrere con le ragioni del cuore, che portano gli adulti a interpretare quel solfeggio pieno d'incanto e di stupore alla luce delle loro attese affettive, e quindi a riconoscervi con emozione le parole mamma e papà. È la prova che il linguaggio, come diceva il celebre psicanalista Jacques Lacan, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno. .                     
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                                                    "MAMMA - Hélène Delforge Quentin Gréban - TERRE di MEZZO EDITORE Dato che a tutti gli effetti ora sono mamma, mi è stato regalato, dalle mie più care amiche, un dolcissimo albo illustrato edito nel 2018 da Terre di Mezzo, che s'intitola MAMMA. Appena l'ho ricevuto mi sono commossa, le illustrazioni sono tangibili e raccontano le varie sfaccettature della vita di una madre e che nel mondo non esiste una mamma soltanto ma tante, diverse e per questo speciali. Ciò che le parole raccontano sono poesia e realtà, raccontano vita, la vita che in questi mesi mi si è presentata davanti, che mi ha messo alla prova, che ci ha messo alla prova, che mi ha fatto sorridere e mi ha fatto piangere. Penso che questo libro sia uno dei regali più belli da fare ad una madre. E' bello leggere questo albo quando si è stanche e sconfortate, quando si è felici e grate per tutto quel che abbiamo, è bello leggerlo quando si è pensierose, quando si è risolute, quando si è tristi e quando il cuore ci scoppia di gioia. Credo che sia un albo che mette in luce ciò che per me è appena trascorso e quello che ancora dovrà arrivare. E' un albo che parla d'amore, l'amore di una madre per il suo bambino. Sono curiosa di sapere se vi piacerà tanto quanto è piaciuto a me, aspetto i vostri feedback ;)
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Intanto vi lascio una piccola anticipazione... "Ci sarà il tuo primo passo, il tuo primo libro, il tuo primo disegno. Ci sarà il tuo primo bagno al mare, ... il tuo primo "Mamma" ... non è ora di svegliarsi? Ne abbiamo di cose da fare! Read the full article
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killerfrost92 · 5 years
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Last Kiss
Di questa canzone non se ne parla abbastanza e io non ci sto! E' una delle sue più belle mai fatte e anche fra 10 album lo sarà sempre e non si merita la poca considerazione che ha perchè c'è All Too Well. NON HA NULLA DA INVIDIARE AD ALL TOO WELL, MA PROPRIO PER NIENTE.
Anche Last Kiss parla di ricordi, i ricordi del primo amore che non si scordano mai e rimugina sul perchè è finita anche se lei pensava che non sarebbe mai successo ''you told me you loved me, so why did you go away?'' come recita l'ultima verso della prima parte della prima strofa.. Una frase semplicissima, diretta che entra dentro al cuore. La capacità di Taylor di scrivere cose che ad altri risulterebbero banali, ma lei le inserisce in contesti più complessi e dettagliati.
Last Kiss è un viaggio che parte dall'inizio in cui ripensa ai lineamenti del suo viso (i still remember the look on your face) sempre di notte, il motif delle due del mattino è una caratterstica saliente della discografia di Taylor. Ma la notte in generale lo è, lo abbiamo anche in Breathe, in Enchanted, in Better Man, in tutte queste canzoni è sveglia di notte a pensare. Un altro motif è sicuramente la pioggia che era onnipresente nei primi album, la pioggia dà quell'idea di romanticismo e fiaba e da film..nelle altre canzoni cita la pioggia in momenti felici come dancing in a storm with my best dress in Fearless, kissing you in the rain in The Way I Loved You.. in Last Kiss invece simboleggia la mancanza di quei momenti.
Il viaggio prosegue con la seconda strofa in cui ricorda tutti quei piccoli dettagli che le piacevano di Joe: il modo in cui camminava con le mani nelle tasche, com'era ansioso di conoscere il padre, quando la interrompeva per darle un bacio. Ho sempre amato da morire questo pezzo, è talmente toccante per la sua disarmante semplicità che mi scoppia il cuore.
Lo stacco durante il bridge penso che sia una delle cose più geniali che Taylor abbia mai fatto, perchè in generale la canzone ha un mood soft e calmo poi solo durante il bridge il clima si fa più intenso ed è la parte in cui lei sotto sotto sa che lui non tornerà più e deve andare avanti. Sembra quasi una parentesi.
Poi ritorna la calma con la terza strofa, l'atmosfera cambia però, non c'è più malinconia, ma più spensieratezza e dalla pioggia passiamo al sole ( i hope the sun shines) quasi a voler simboleggiare una speranza che lui ritorni. Tutto l'opposto di quello che dice il bridge praticamente, come ho detto quello era solo una parentesi.
E da qui anche la vocalità di Taylor cambia, c'è un momento in cui si sente che lei faccia un verso dirisorio nel pezzo ''never imagined we'd end like this'' come per dire '' io non pensavo minimamente che ci saremmo lasciati, proprio non mi era passato nell'anticamera del cervello''. E Taylor non avrà una grande voce(anche se ora è meglio di prima), ma SA INTERPRETARE, sa rendere la giusta emozione a ogni singola parola che canta e questo vale più di 400 acuti o whistle.
Ovviamente come ogni sua canzone c'è una fine, perchè lei non lascia mai le canzoni in sospeso..tutte raccontano una storia. Se nei primi ritornelli diceva a stessa che mai avrebbe pensato di aver la possibilità non solo di vederlo, ma anche di aver un ultimo bacio, ora invece non è più un desiderio ma un fatto reale, perchè alla fine dopo forever your name on my lips ci aggiunge JUST LIKE OUR LAST KISS e la canzone finisce così.
Last Kiss è un capolavoro e mi stupisce ogni volta che l'ascolto, è come se fosse la prima volta. Non mi annoia mai nonostante duri 6 minuti, è sincera, vera, diretta, dannatamente semplici e complicata allo stesso tempo. Semplici frasi che nascondo molto di più come ''so i'll go sit in a floor wearing your clothes'' che non vuol dire che io mi metta solo i tuoi vestiti, ma me li metto per non sentire la tua mancanza perchè c'è ancora il tuo profumo!
E davvero pensate che sia da meno di All Too Well? AHAHAHAH NO.
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roxieswar · 7 years
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E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così, come si porta un maglione sformato su un paio di jeans; come si sente la voglia di vivere che scoppia un giorno e non spieghi il perchè: un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è. Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani, giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera; ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale, ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore, quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore. Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova, era tanto potere parlarci, giocare a guardarci, tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino, religione del tirare tardi e aspettare mattino; e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella, la città addormentata non era mai stata così tanto bella. Era facile vivere allora ogni ora, chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci, e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova, ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova. Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo, ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo. Non fu facile volersi bene, restare assieme o pensare d' avere un domani e stare lontani; tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante, un ricordo lucente e durissimo come il diamante e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta: rivedersi era come rinascere ancora una volta. Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione, e il peccato fu creder speciale una storia normale. Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo, sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo. E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa; siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa. "The triangle tingles and the trumpet plays slow"... Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate con qualcosa di fragile come le storie passate: forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me.
Francesco Guccini-Farewell
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Sono fortunata ad avere te come Mio Uomo. Uomo con la U maiuscola perchè hai dimostrato di prenderti le responsabilità, andare dall altra parte del mondo, restare con me nonostante i nostri alti e bassi, badare a te stesso e badare a me da liggiu. Non mi fai mancare nulla nonostante sei li ed avere la tua famiglia qui mi aiuta a sentirti piu vicino! Ora capisco perche mi ti invidiano tutti: sei un Uomo di 21 anni con tanta voglia di fare e con tanta serietà in sé stesso. Non riesco ad immaginarmi senza di te, non ci riesco proprio. Fosse per me ti sposerei, Ti Amo perchè sei Tu, perchè sei adulto, perchè sai gestirmi, perchè davvero io ti ho voluto cosi tanto che ti ho ottenuto, perchè quando mi dici “Ti Amo” sento un emozione che mi scoppia dentro al cuore. La volta in cui mi hai sfiorato la mano per abbassare il volume della radio la ricordo ogni giorno. Sei una Forza incredibile, sei la Mia Roccia.
#a
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niku90 · 7 years
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Riflessioni su me stesso
Mi piace fare metafore, cerco nella vita sfumature, guardo osservo il cielo è scoppia un emozione. Vorrei condividere, vorrei conoscere e comprendere determinati colori bui e scuri. Sto vedendo il cielo pieno di nuvole, sto venendo l'amore correre verso mete lontane e molto distanti. Vedi, sei dentro in una bolla dove la luna è un punto di conforto e riferimento. Si ragazzo, hai un cuore anche tu ma riesci a guardare prospettive lontane e pensieri profondi che la gente non conosce. La bellezza di un determinato fiore o di un ciuffo d'erba fuori posto. La bellezza delle goccie che cadono dal cielo. La meraviglia dei sorriso dei bambini che raccontano la verità con una smorfia. È tutto bello anche la solitudine e la malinconia, da loro impari molto e come sempre a cavartela da solo. Perché a tue spese imparerai molto significati. Perché la regola "sbagliando si impara" vale sempre per tutto. Solo che quando perdi devi ricominciare ma farlo con le tue esperienze. Avevo un muro davanti a me, la dislessia. L'ho combattuta alla fine ho imparato a conviverci, migliorarmi e scoprire me stesso e non mi conoscerò mai al 100%. Sai perché comprendi le piccole cose e i piccoli gesti? Perché caro hai sofferto tanto ed avrai ancora molto da imparare. (Marco Nicosia)
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staipa · 7 years
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Un nuovo post è stato pubblicato qui http://www.staipa.it/blog/perche-ho-smesso-di-scrivere-poesie/
Perché ho smesso di scrivere poesie
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Scrivevo molta più poesia un tempo. Ho scritto sempre molto, ricordo il primo racconto che ho scritto era qualcosa come il 1990. avevo otto anni, forse nove. Raccontava di un viaggio nello spazio in cui io, nel 2017 andavo su Marte e incontravo una popolazione aliena, ma non era fantascienza, utilizzava il cliché inizio novecentesco della perdita di sensi momentanea a distinguere la parte reale da quella immaginaria, un trucco mutuato da Poe o da altri scrittori della sua epoca. Avevo descritto la morte da dentro il morente descrivendo una serie di deformazioni sensoriali e poi la sua resurrezione in questo mondo alieno. Non spiegavo se il protagonista fosse morto davvero o no, se fosse inteso come reale o no tutto quanto accadeva dopo. Avevo otto anni, era il mio primo racconto e non so dire da dove venisse, avevo letto Il Richiamo Della Foresta, 20.000 leghe sotto i mari, forse qualcosa di Salgari non di più. La mia vocazione era lì. Nello scrivere. Nella tensione. Nello sperimentare. Nel crossover di generi. L’anno prima avevo imparato per la prima volta cosa fosse quello che le persone chiamano amore. L’amore di bimbo, sia chiaro, ma il mio piccolo cuoricino era esploso per la prima volta con le conseguenze imprevedibili con cui esplode un cuore quando un cuore esplode. Amavo anche i chiasmi. Ci vollero altri tre anni prima che esplodesse di nuovo per quel ricciolo su una fronte. Esplose la poesia in quegli anni.Non sapevo quanta ne avrei scritta, nel frattempo scrivevo lettere. Ricevevo e scrivevo lettere non saprei dire da quante persone, mi chiedo se qualcuno le conservi ancora, io le ho buttate quasi tutte. Centinaia. Tra il 97 e il 98 credo di averne scritta una ogni singolo giorno, molti giorni più di una. Fare qualcosa per così tanto tempo con tale frequenza non può non creare una dipendenza. All’epoca scrivevo con una stilografica. Scrivevo anche in poesia. Quasi ogni giorno. Credo di aver superato il migliaio di poesie, sperimentavo in quel modo, sperimentavo in quel mondo. Lo feci fino al 2003 con risultati via via più soddisfacenti. La mia emotività era sfogata con quello, l’unico modo di sfogare un fiume, un mondo, una sofferenza, una gioia, un tutto che trasbordava come un bicchiere pieno in cui continui a versare acqua da una bottiglia infinita. Era il mio modo di fermare un po’ di quell’acqua e cristallizzarla immobile come una fotografia, pensavo avrebbe fatto bene riprenderla quando ci fosse stata siccità. Pensavo che avevo così tanto da buttare fuori da dare, da regalare che perderlo in un tombino di scarico sarebbe stato uno spreco. Durò fino al 2003. Non avevo mai trovato un tombino vero prima di allora. Era lì che mi attendeva ed era la cosa più bella che potessi incontrare.
Sono in una gabbia di cristallo, in una maledetta cazzo di gabbia di cristallo. E potrei scappare se volessi, se non fosse così fottutamente bella. Sono in una gabbia di cristallo e non so più come uscirne, ne so come sono entrato.
Lo scrivevo allora. Non sapevo quanto quella gabbia sarebbe divenuta il mio vestito, la mia corazza, il mio scheletro, la mia essenza. Scrissi le mie poesie più belle come una stella che prima di spegnersi diventa enorme e brucia tutta se stessa, raggiunsi l’apice e mi spensi. La siccità era arrivata, il tombino aveva assorbito ognuna delle mie emozioni. Il paradosso è che prima mi tolse l’ansia, poi la paura, poi la rabbia, poi la tristezza e solo da ultimo l’amore. Fu l’esperienza più bella che avessi mai provato ma di me non rimaneva più nulla che valesse la pena essere pronunciato, figurarsi scritto su un foglio. Smisi in quel momento di scrivere in poesia. Ci provai ancora, sì. Credo di aver scritto almeno altre due sillogi complete dopo quel momento. Carta straccia. Presidio di razionalità incapace di provare ciò di cui voleva disquisire. C’era qualcosa di buono in questo. L’assenza di ansia, di rabbia, di paura sono qualcosa a cui molti ambiscono (Tenetevele, io vi dico, tenetele strette al cuore ed amatele e vivetele) e mi resero sfacciatamente più forte negli anni. Ma mancava qualcosa: la capacità di provare empatia, di piangere, di gioire, di credere nelle piccole cose. Se non provi paura tutto è privo di valore perché non ti interessa perderlo, se non provi ansia tutto è insipido perché o lo raggiungi o lo lasci andare senza ricerca spasmodica. Tutto privo di valore. Smisi di scrivere quando rilessi quello che avevo scritto un tempo. Potevo leccarne ancora l’acqua liquida scorrere tra le righe, le parole bagnate trasudavano ancora ogni emozione, la trasudano ancora oggi. Quello che scrivevo era secco e nero come la lingua di un uomo morto di sete. Vorrei dire pieno di ulcere ma le ulcere sarebbero state emozione, sarebbero state rabbia e non c’era neppure quella. Quello che scrivevo era morto. Io ero morto. Tutto era morto. Era come fotografare pareti di cemento che mi stringevano dentro me stesso, una uguale all’altra seppure con nuove parole, ricerche, sperimentazioni. Una uguale all’altra. Una
uguale
all’altra.
Poi mi hai preso per mano e trascinato. Ero ancora quella lingua secca e morta ma tu mi trascinavi inerte avanti e indietro. Aprivo gli occhi ogni tanto, poi li richiudevo, poi li riaprivo, poi sparisti. Anche se ci sei ancora là fuori, almeno tu. E credo ci sarai sempre. Non so quanto tempo passò, una pietra non conosce il tempo. Ed era come se il tempo fluttuasse tra un oggi e un passato remoto e un futuro e un imperfetto come immagini che appariranno e scomparvero e stanno illuminando quello che accadde pochi istanti fa come nei sogni. Poi però ero di nuovo un pezzo di pietra a terra, arido, o forse di terra secca e crepata grigia. Arrivasti tu. Piantando un seme? Non saprei ma la mia testa era aperta, una crepa in fronte e ci guardavi dentro, mentre stavi versandoci dell’acqua. Non mi volevi trascinare in giro, stavi curandomi o curando il seme che avevi piantato. Te ne sei andata perché non ti coglierò mai o non mi sono lasciato cogliere, stai fuggendo per sempre forse, non ne ho idea. Fui a terra. Ero terra. Terra secca e non più dura roccia. Nasceva qualcosa nella mia testa. Un sogno, una realtà, un mondo dentro cui posso guardare e vedere muoversi vite ed ogni vita mi parlava e raccontava. Non erano capaci di provare emozioni perché io non sapevo darle a loro. Non erano capaci di provare emozioni perché raccontavano di quello che ero. Poi sei arrivata tu, sembravi un porto pieno di emozioni, esplosioni, incredibili pulsioni, ti sfiorai il volto e si gelò la mano. Ero o non ero un pezzo di terra secca? Ti sfiorai il volto e si gelò la mia mano perché eri un pozzo. Di nuovo un pozzo di fronte a me. Non lo temevo. Infilai la mano dentro e ne estrassi la rabbia, l’ansia, ogni paura. Infilai la mano nel pozzo e ne estrassi la paura, la rabbia, l’ansia mordendole e respirandole e vivendole, non fu un tentativo di togliertele da dentro. Non mi importava, cosciente di quanto sarebbe un vano tentativo, ma fu desiderio di riprendere quello che avevo perduto. Estrassi dal pozzo rabbia, paura, ansia e me ne nutrii come una bestia col sangue che cola dalle fauci, li conoscevo ormai quei pozzi, vi ero già morto non mi spaventavano più. La rabbia, la paura, l’ansia mi resero più forte di quanto sia mai stato, più forte di quanto divenni perdendole. Ero incapace di controllare le nuove vecchie emozioni, incapace di equilibrio in tutto quel troppo. Non te ne andasti tu, ti cacciai per salvarci. O per lasciarti distruggerti, poco conta. Non tornerò mai. E poi piove. Piovve. Piove. Piovve riempiendo il mondo come un bicchiere vuoto che arriva velocemente al colmo e piove ancora. Mentre mi giravo dall’altra parte in faccia un abbraccio. Senza un preavviso. Come uno schiaffo. Il cuore battere forte come non avesse mai battuto prima. E scrivo in poesia. In costante disequilibrio tra un’emozione e l’altra imparo a domarle e viverle come un’acrobata su un filo appeso tra due torri nel vento, ed è la paura a reggermi in piedi, l’ansia, la rabbia che mi fai provare e qualcos’altro. E vorrei fotografare emozioni, farne trasudare dalle parole tutto quello che scoppia come una fontana ma soprattutto vorrei sentirmi libero di viverle, di essere, di vivere. Di essere
di vivere
  di essere
  vivere
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      es
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valepifi · 7 years
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È da tanto che ho in mente di scrivere questo post ma c’era sempre qualcosa che mi faceva decidere di aspettare.
Ho trascorso gli ultimi 4 mesi come in una bolla di sapone, con la sensazione che il tempo scorresse troppo lentamente e troppo in fretta allo stesso tempo.
Mesi di malessere, in balia di una leggera ma fastidiosa apatia, con le energie ridotte al minimo ma la testa in continuo fermento.
Ma anche mesi di gioia ed eccitazione perchè sì, ormai lo avrete capito…
Aspetto un bimbo! Anzi una bimba, ora lo posso dire con certezza…
Ve lo dico con grandissima emozione, mettendo da parte la mia consueta riservatezza, perchè le belle notizie vanno condivise.
E quindi presto saremo in 4 e io aspetto questo momento con il cuore che scoppia di gioia e immensa gratitudine.
Qualcuna di voi avrà immaginato che dietro la mia assenza degli ultimi mesi non ci fosse solo la mancanza di tempo, ma qualcosa di diverso…
Non avrei voluto sparire così, ma nausee e malessere questa volta non mi hanno fatto sconti e ho sentito davvero la necessità di fermarmi per conservare le forze per la mia famiglia e per le cose davvero importanti.
Ma ora eccomi di nuovo qui, con una bella pancina di 5 mesi e finalmente un nuovo benessere!
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Ho preso tanti appunti in questi mesi di riposo e attesa, ho come sempre mille idee che spero di riuscire a mettere in pratica e condividere con voi, ho un nuovo bellissimo progetto che sta prendendo forma di cui non vedo l’ora di potervi parlare e ci sono tante cose che ora che sto bene vorrei fare, quindi restate con me: vi racconterò tutto!
Per ora vorrei dire GRAZIE a tutte voi che ogni giorno, per settimane, avete visitato il mio blog nonostante non ci fossero grandi novità da leggere…
A presto ragazze, un abbraccio a tutte!
UNA NOTIZIA MOLTO SPECIALE… È da tanto che ho in mente di scrivere questo post ma c'era sempre qualcosa che mi faceva decidere di aspettare.
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E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così, come si porta un maglione sformato su un paio di jeans; come si sente la voglia di vivere che scoppia un giorno e non spieghi il perchè: un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è. Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani, giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera; ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale, ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore, quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore. Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova, era tanto potere parlarci, giocare a guardarci, tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino, religione del tirare tardi e aspettare mattino; e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella, la città addormentata non era mai stata così tanto bella. Era facile vivere allora ogni ora, chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci, e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova, ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova. Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo, ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo. Non fu facile volersi bene, restare assieme o pensare d' avere un domani e stare lontani; tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante, un ricordo lucente e durissimo come il diamante e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta: rivedersi era come rinascere ancora una volta. Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione, e il peccato fu creder speciale una storia normale. Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo, sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo. E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa; siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa. "The triangle tingles and the trumpet plays slow"... Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate con qualcosa di fragile come le storie passate: forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me... 
-Farewell, Francesco Guccini
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