The extraordinary and somewhat scary Gubbio "cable-car" or funivia which takes passengers up and down the mountain above the town
"Cable-car" is a rather grand description for what is more like a ride in half a bird cage. It was built over 60 years ago and each "bird-cage" holds a maximum of two people
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Dolomiti - Cortina m. 1224
Funivia Cortina - Faloria m. 1224-2120 verso le Tofane m. 3241
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Nest Express: una funivia trasformata in salotto https://www.design-miss.com/nest-express-una-funivia-salotto/ Nest Express è una #funivia fuori dal comune. Progettata da Roundhouse ed installata presso la #stazionesciistica…
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funivia col dei rossi - cabinovia ciampac val di fassa dolomiti canazei
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Parco Sibillini, sarà smantellata la funivia di Frontignano
Parco Sibillini, sarà smantellata la funivia di Frontignano
Il Comune di Ussita e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini insieme per un importante intervento di riqualificazione paesaggistica. È stato infatti approvato il progetto esecutivo per la rimozione delle strutture di linea, delle funi e dei meccanismi e opere elettromeccaniche della funivia bifune a “va e vieni” denominata “OB02 Vallone di Selvapiana – Malghe delle spigare” sita a…
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Marcello Vanzo è alla guida di una piccola cabina di una funivia che martedì 3 febbraio 1998 sta scendendo verso Cavalese, in Val di Fiemme, sulle Dolomiti. Accompagna a valle 19 turisti, italiani, tedeschi, olandesi, belgi e anche un adolescente polacco di 14 anni. É il suo lavoro. Da una vita porta su e giù la gente che va in montagna per sciare, arrampicarsi, fare passeggiate. E anche quel giorno soleggiato, in piena stagione turistica, è lì. Anche se quello non sarebbe il suo turno, ma quello di un collega, che però impossibilitato a lavorare, gli ha chiesto di dargli il cambio. E Marcello l’ha fatto. Chissà cosa avrà pensato alle 15.12, la cabina iniziare ad oscillare, a muoversi violentemente, a volare nel vuoto per 150 metri fino a schiantarsi a terra, vicina al fiume Avisio. Chissà cosa avrà pensato mentre diventava una delle venti vittime della strage del Cermis.
Quel 3 febbraio 1998 dalla base militare di Aviano, intorno alle 14.30, decolla un Prowler EA-6B dell’aviazione statunitense. Si tratta di un velivolo equipaggiato per la guerra elettronica. A bordo l’equipaggio è composto da 4 elementi: il Capitano Richard Ashby, pilota e comandante dell'aereo, il Capitano Joseph Schweitzer, navigatore, e due addetti ai sistemi di guerra.
Il piano prevede un addestramento a bassa quota. Il limite che gli aerei militari dovrebbero mantere, anche in caso di voli radenti è 650 metri, ma alcuni testimoni dicono di averlo visto sorvolare il lago di Stramentizzo a pelo d’acqua. Altri affermano di aver avuto chiaramente l’impressione che ad un certo punto il jet volesse passare tra i due gruppi di cavi della funivia distanti tra loro appena 40 metri. Per questo il Prowler impatta le funi facendo precipitare la cabina. L’aereo, seppur danneggiato, riesce a tornare alla base. La magistratura italiana mette il Jet sotto sequestro e inizia un’indagine ma in forza delle convenzioni tra Italia e USA sui militari Nato,è la giustizia militare americana a dover esprimersi sul caso. Un caso che appare subito chiaro a tutti.
Ashby, il pilota del Prowler, veterano della guerra in Bosnia, stava giocando. Il suo secondo Schweitzer affermerà anni dopo di aver fatto dei video del paesaggio, poi distrutti appena arrivati ad Aviano. Il jet volava sottoquota e a una velocità eccessiva, e quel passaggio tra i cavi della funivia è un segnale evidente dell’atteggiamento criminale che caratterizza tutto il volo.
Eppure nel marzo 1999 una giuria militare statunitense li assolverà entrambi dal reato di omicidio colposo, sostenendo che l’altimetro dell’aereo era rotto e che la funivia non era segnalata nelle carte. L’unica condanna che arriva è per intralcio alla giustizia, legata alla distruzione del filmato di volo.
Ennesimo incidente impunito di un'invasione camuffata da alleanza con dei tizi arroganti e psicopatici, quando li manderemo a casa sarà tardi, anzi è già tardi.
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mi chiedo perché hai fatto tutte le nostre cose con le altre, perché non hai tenuto per te i nostri momenti? perché hai dovuto condividere ciò che io ho condiviso con te? io non giro più la sigaretta nel pacchetto, cosa che io invece ti ho “insegnato” a fare. non guardo più l’alba con gli stessi occhi, non vado in riva al lago con lo stesso entusiasmo, non prendo una funivia perché sennò mi ricordo quando assieme la prendemmo e poco dopo, sulla stessa, sei andato con un’altra. perché non hai tenuto per te i nostri momenti? perché non mi hai tenuta e custodita con sicurezza come invece io ho fatto? non ho più valore per te.
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‹‹Ma lo sanno gli sciatori come si fa una pista da sci? Io credo di no, perché altrimenti molti di loro non sosterrebbero di amare la montagna mentre la violentano.
Una pista si fa così: si prende un versante della montagna che viene disboscato se è un bosco, spietrato se è una pietraia, prosciugato se è un acquitrino; i torrenti vengono derivati o incanalati, le rocce fatte saltare, i buchi riempiti di terra; e si va avanti a scavare, estirpare e spianare finché quel versante della montagna assomiglia soltanto a uno scivolo dritto e senza ostacoli.
Poi lo scivolo va innevato, perché è ormai impossibile affrontare l’inverno senza neve artificiale: a monte della pista viene scavato un enorme bacino, riempito con l’acqua dei torrenti d’alta quota e con quella dei fiumi pompata dal fondovalle, e lungo l’intero pendio vengono posate condutture elettriche e idrauliche, per alimentare i cannoni piantati a bordo pista ogni cento metri.
Intanto decine di blocchi di cemento vengono interrati; nei blocchi conficcati piloni e tra un pilone e l’altro tirati cavi d’acciaio; all’inizio e alla fine del cavo costruite stazioni di partenza e d’arrivo dotate di motori: questa è la funivia.
Mancano solo i bar e i ristoranti lungo il percorso, e una strada per servire tutto quanto. I camion e le ruspe e i fuoristrada.
Davvero non lo sanno? Non vedono che non c’è più un animale né un fiore, non un torrente né un lago né un bosco, e non resta nulla del paesaggio di montagna dove passano loro? Chi non mi crede o pensa che io stia esagerando faccia un giro attorno al Monte Rosa in estate: sciolta la neve artificiale le piste sembrano autostrade dai perenni cantieri, circondate da rottami, edifici obsoleti, ruderi industriali devastazioni di cui noi stessi malediciamo i padri. (…) Tra cent’anni la vera ricchezza non saranno le piste che abbiamo costruito, ma la montagna che abbiamo lasciata intatta››.
Paolo Cognetti
📖 Robinson (inserto LaRepubblica), 2017
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1 - Monte Lussari - Luschariberg
2 - Monte Mangart - Mangart m 2678
3 - Secondo lago di Fusine - Il. Weissenfelsersee
4 - Funivia per Monte Lussuri - Drahtseilbahn
5 - Valbruna - Wolfsbach
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Funivia.
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GUBBIO vista dalla funivia di Colle Eletto
Non fate caso a me, io sono di un'altra epoca, credo ancora nei valori: della famiglia, dell'amicizia, dell' amore, dell'onestà e del Rispetto. lo credo ancora che la vita è una ruota che gira e prima o poi ognuno raccoglierà ciò che ha seminato. Sono una di quelle persone, che vive di piccole cose, un sorriso, un pensiero o un gesto inaspettato, i gesti plateali li lascio agli acrobati scrausi che interpretano il loro numero migliore nel circo dell'apparire...Non fate caso a me, io vivo la mia vita a modo mio. Vado sempre avanti e non mi curo di quello che la gente pensa e dice di me fino a quando non mi tocca o lede la mia personale realizzazione... in fondo la cosa più importante al mondo è riuscire a specchiarsi e serenamente sorridere.
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BL
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Parole e diario di https://www.tumblr.com/aurozmp
Mi chiedo perché hai fatto tutte le nostre cose con le altre, perché non hai tenuto per te i nostri momenti? perché hai dovuto condividere ciò che io ho condiviso con te? io non giro più la sigaretta nel pacchetto, cosa che io invece ti ho “insegnato” a fare. non guardo più l’alba con gli stessi occhi, non vado in riva al lago con lo stesso entusiasmo, non prendo una funivia perché sennò mi ricordo quando assieme la prendemmo e poco dopo, sulla stessa, sei andato con un’altra. perché non hai tenuto per te i nostri momenti? perché non mi hai tenuta e custodita con sicurezza come invece io ho fatto? non ho più valore per te.
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Rifugio Vajolet
Ed eccoci di nuovo in montagna!
È uno dei posti che volevamo tanto vedere (e che a causa dei tempi purtroppo non abbiamo visto proprio del tutto) ed eccoci qui, partiamo con la salita!
Siamo partiti da Pera di Fassa prendendo la funivia per portarci un attimo più su (sennò il giro si faceva ancora più lungo) scendendo poi alla seconda “stazione”.
Da lì siamo partiti e abbiamo seguito il sentiero per il Rifugio Vajolet.
Poi da lì abbiamo proseguito per il sentiero che porta al Rifugio Passo Principe.
Siamo scesi per il sentiero dell’andata, perché non avevamo tempo per andare al lago di Antermoia (sarà il prossimo giro).
Partenza - Pera di Fassa
Lunghezza - 12km circa
Dislivello - 800m circa
Durata - 4 ore senza soste
Difficoltà - Escursionistico
Consigli extra:
-Se si sceglie di andare durante l’estate portarsi crema solare protezione alta perché camminando sul ghiaione ci si arrostisce!
-Se non si ama troppo il contatto con le persone evitate i weekend perché è pieno!
-Al rifugio Vajolet c’è anche un menu per i vegetariani ma anche per i vegani, si mangia benissimo!
-Occhio alla discesa perché si scivola abbastanza!
-Sentiero per escursionisti allenati!
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La Montagna non è una sfilata di moda, o la conoscenza alfabetica di tutte le ferrate esistenti, né tanto meno dei tempi di percorrenza delle stesse; la Montagna non è la pista da sci da 2000 sciatori/ora, la cabinovia, la funivia, lo ski-lift, e neanche il rifugio-albergo 3 stelle con scale anti-incendio e TV a colori.
Livio Lupi
foto di Mimmo Ippolito
Parco Nazionale del Pollino
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