Tumgik
#filosofia moral e politica
Text
O Estado é Laico: O que isto significa
Victorino de Andrade, José. O Estado é Laico: O que isto significa. Lisboa: Euedito. 310p. Todos dizem que o Estado é Laico, mas poucos parecem compreender o que isto significa. O título da obra, escrita pelo autor deste site, tem um tom provocador e desafiante. Aborda diferentes posições, as propostas dos mais recentes e abalizados filósofos e teoristas políticos, e não tem receio das vozes…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
mnemomaz · 2 months
Text
Alcuni dei grandi pensatori ebrei sopravvissuti all’Olocausto hanno trascorso il resto della loro vita cercando di dire al mondo che quell’orrore, pur essendo stato letale come nessun altro, non doveva essere visto come un’aberrazione. Il fatto che l’Olocausto fosse successo significa che era e rimane possibile.
Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman sosteneva che la natura imponente, sistematica ed efficiente dell’Olocausto era legata alla modernità, anche se non era affatto predeterminata, ed era in linea con altre invenzioni del novecento.
Theodor Adorno studiò quello che rende le persone inclini a seguire i leader autoritari e cercò un principio morale che impedisse un’altra Auschwitz.
Nel 1948, Hannah Arendt scrisse una lettera aperta che cominciava così: “Tra i fenomeni politici più inquietanti dei nostri tempi c’è l’emergere nell’appena nato stato di Israele del Partito della libertà (Tnuat haherut), una forza politica strettamente affine per organizzazione, metodi, filosofia politica e attrattiva sociale ai partiti nazisti e fascisti”.
Appena tre anni dopo l’Olocausto, la filosofa paragonava un partito israeliano al partito nazista, cosa che oggi sarebbe considerata una violazione della definizione di antisemitismo dell’Ihra.
Arendt basava il suo paragone su un attacco effettuato dall’Irgun, un predecessore paramilitare del Partito della libertà, contro il villaggio arabo di Deir Yassin, che non era stato coinvolto nella guerra e non era un obiettivo militare. Gli aggressori “uccisero la maggior parte dei suoi abitanti – 240 tra uomini, donne e bambini – e tennero in vita alcuni di loro solo per farli sfilare come prigionieri per le strade di Gerusalemme”.
Da Internazionale 1546, 19 gennaio 2024 Masha Gessen
73 notes · View notes
falcemartello · 1 year
Text
Tumblr media
-----
Hopes
« Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà morale e fisica viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore. »
Karl Marx, “Miseria della filosofia”
43 notes · View notes
libriaco · 1 year
Text
Non sono d'accordo
[...] non solo ogni sistema filosofico tipico incarna un’intuizione diversa, ma, per di più, noi uomini, in ciò che forma la nostra vita vera e profonda, arte o morale, religione o politica, la pensiamo diversamente, abbiamo visuali antitetiche, abbiamo ciascuno un mondo spirituale esclusivamente nostro proprio, e tanto più specifico e distinto quanto più la civiltà avanza, sicché ormai, se su di un elemento di esso possiamo essere d’accordo con costui e su di un altro elemento con colui, nel suo insieme inscindibile non siamo più d’accordo con nessuno [...]
Anzi [...] non solo discordiamo tra di noi, ma discordiamo in noi; ché, come si dice, il pensiero procede, e oggi non pensiamo più quel che pensavamo ieri, non troviamo più vero quel che ieri trovavamo tale; che ciascuno di noi contraddice successivamente se stesso [...]
G. Rensi, La filosofia dell'assurdo, Milano, Corbaccio, 1937. Online su Archive.
14 notes · View notes
aitan · 11 months
Text
Articolo del teologo Vito Mancuso pubblicato oggi su La Stampa e dedicato alla memoria di Berlusconi nel giorno dei suoi funerali privati e di Stato.
"La parabola dell'ateo devoto che credeva solo nel suo Io"
Insegna l'antico proverbio: "De mortuis nihil nisi bonum", vale a dire: "Di chi è appena morto, o si tace o si parla bene". Di Silvio Berlusconi io non avrei scritto nulla, non avendo per parte mia molto di buono da riconoscergli, laddove "buono" lo intendo nel senso radicale del termine che rimanda al Bene in quanto sommo valore che coincide con la Giustizia e la Verità (concetti che scrivo al maiuscolo per indicare la loro superiorità rispetto al mero interesse privato). Se però, ciononostante, ne scrivo, è per cercare di mettere a fuoco la frase del cantautore Gian Piero Alloisio, talora attribuita a Giorgio Gaber (cito a memoria): «Non temo Berlusconi in sé, ma il Berlusconi che è in me». Non parlerò quindi di Berlusconi in sé, bensì del Berlusconi in noi, convinto come sono che quanto dichiarato da Benigni valga per milioni di italiani, forse per tutti noi, che portiamo al nostro interno, qualcuno con gioia, qualcun altro con fastidio o addirittura con vergogna, quella infezione che è, a mio avviso, il "berlusconismo".
Cosa infetta precisamente il berlusconismo? Risponderò presto, prima però voglio ricordare questa frase di Hegel: «La filosofia è il proprio tempo colto nei pensieri». Io penso che quello che vale per la filosofia, valga, a maggior ragione, per l'economia e la politica: il loro successo dipende strettamente dalla capacità di saper cogliere e soddisfare il desiderio del proprio tempo. Berlusconi è stato molto abile in questo. Con le sue antenne personali (al lavoro ben prima che installasse a Cologno Monzese le antenne delle sue tv) egli seppe cogliere il desiderio profondo del nostro tempo, ne riconobbe l'anima leggera e se ne mise alla caccia esercitando tutte le arti della sua sorridente e persistente seduzione. Si trasformò in questo modo in una specie di sommo sacerdote della nuova religione che ormai da tempo aveva preso il posto dell'antica, essendo la religione del nostro tempo non più liturgia di Dio ma culto ossessivo e ossessionante dell'Io. Il berlusconismo rappresenta nel modo più splendido e seducente lo spodestamento dell'antica religione di Dio e la sua sostituzione con la religione dell'Io. E il nostro tempo se ne sentì interpretato in sommo grado, assegnando al fondatore i più grandi onori e costituendolo tra gli uomini più ricchi e più potenti non solo d'Italia.
Ho parlato del berlusconismo come di un'infezione, ma cosa infetta precisamente? Non è difficile rispondere: la coscienza morale. Il berlusconismo rappresenta la fine plateale del primato dell'etica e il trionfo del primato del successo. Successo attestato mediante la certificazione dell'applauso e del conseguente inarrestabile guadagno.
Vedete, Dio, prima, lo si poteva intendere in vari modi: nel senso classico del cattolicesimo e delle altre religioni, nel senso socialista e comunista della società futura senza classi e finalmente giusta, nel senso liberale e repubblicano di uno stato etico quale per esempio lo stato prussiano celebrato da Hegel, nel senso della retta e incorruttibile coscienza individuale della filosofia morale di Kant, e in altri modi ancora, tutti comunque accomunati dalla convinzione che esistesse qualcosa di più importante dell'Io, di fronte a cui l'Io si dovesse fermare e mettere al servizio. Fin dai primordi dell'umanità il concetto di Dio rappresentò esattamente l'emozione vitale secondo cui esiste qualcosa di più importante del mio Io, del mio potere, del mio piacere (a prescindere se questo "qualcosa" sia il Dio unico, o gli Dei, o l'Urbe, la Polis, lo Stato, la Scienza, l'Arte o altro ancora).
Ecco, il trionfo del berlusconismo rappresenta la sconfitta di questa tensione spirituale e morale. In quanto religione dell'Io, esso proclama esattamente il contrario: non c'è nulla di più importante di Me. Non è certo un caso che il partito-azienda del berlusconismo non ha mai avuto un successore, e ora, morto il fondatore, è probabile che non faccia una bella fine.
Naturalmente questa religione dell'Io suppone quale condizione imprescindibile ciò che consente all'Io di affermare il suo primato di fronte al mondo, vale a dire il denaro. Il denaro era per il berlusconismo ciò che la Bibbia è per il cristianesimo, il Corano per l'islam, la Torah per l'ebraismo: il vero e proprio libro sacro, l'unico Verbo su cui giurare e in cui credere. Il berlusconismo è stato una religione neopagana secondo cui tutto si compra, perché tutto è in vendita: aziende, ville, politici, magistrati, uomini, donne, calciatori, cardinali, corpi, parole, anime.
Tutti hanno un prezzo, e bastano fiuto e denaro per pagare e ottenere i migliori per sé. Chi (secondo la dottrina del berlusconismo) non desidera essere comprato?
Il berlusconismo ha rappresentato un tale abbassamento del livello di indignazione etica della nostra nazione da coincidere con la morte stessa dell'etica nelle coscienze degli italiani. La quale infatti ai nostri giorni è in coma, soprattutto nei palazzi del potere politico. Ma cosa significa la morte dell'etica? Significa lo spadroneggiare della volgarità, termine da intendersi non tanto come uso di linguaggio sconveniente, quanto nel senso etimologico che rimanda a volgo, plebe, plebaglia, ovvero al populismo in quanto procedimento che misura tutto in base agli applausi, in quanto applausometro permanente che trasforma i cittadini da esseri pensanti in spettatori che battono le mani. Ovvero: non è giusto ciò che è giusto, ma quanto riceve più applausi. Ecco la morte dell'etica, ecco il trionfo di ciò che politicamente si chiama populismo e che rappresenta la degenerazione della democrazia in oclocrazia (in greco antico "demos" significa popolo, "oclos" significa plebaglia).
Tutto questo ha avuto e continuerà ad avere delle conseguenze devastanti. In primo luogo penso all'immagine dell'Italia all'estero, che neppure dieci Mario Draghi avrebbero potuto ripulire dal fango e dalla sporcizia del cosiddetto Bunga-Bunga. Ma ancora più grave è lo stato della coscienza morale dei nostri concittadini: eravamo già un paese corrotto e di evasori, ora siamo ai vertici europei; eravamo già tra gli ultimi come indice di lettura, ora siamo in fondo alla classifica.
Ricordo che una volta mi trovavo con un imprenditore all'autodromo di Monza per una convention aziendale e, forse per la vicinanza di Arcore, forse chissà per quale altro motivo, egli prese a parlarmi di Berlusconi. Mi disse che molti anni prima gli aveva indicato una massa di gente lì accanto e poi gli si era rivolto così: «Secondo lei, quanti sono gli intelligenti là dentro? Il 10 percento? Ecco, io mi occupo del restante 90 percento». Questa è stata la politica editoriale delle sue tv che hanno portato alla ribalta personaggi fatui ed equivoci e hanno fatto strazio della vera cultura.
Il berlusconismo ha di fatto affossato nella mente della gran parte degli italiani il valore della cultura, riducendo tutto a spettacolo, a divertimento, a simpatia falsa e spudoratamente superficiale, a seduzione. Seduzione da intendere nel senso etimologico di sé-duzione, cioè riconduzione a sé di ogni cosa, secondo quella religione dell'Io che è stato il vero credo di Silvio Berlusconi e da cui non sarà facile liberare e purificare la nostra "povera patria" (come la designava, proprio pensando al berlusconismo, Franco Battiato).
11 notes · View notes
itisanage · 4 months
Text
I miei auguri di Natale
[Karl Marx 1847, Miseria della filosofia, 209​ Cap.1, §1] «Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate — virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. — tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore».
Nell’epoca del “giusto valore”, nella quale ogni pur minuto aspetto della realtà possiede il suo “giusto” prezzo “chi siamo noi per giudicare” un nuovo valore senza prezzo? Attaccato al valore c’è sempre un giudizio, c’è sempre qualcuno che valuta, soppesa, misura, sagoma e ritaglia un pezzo di realtà per presentarla sul banco del macellaio di turno. Le guerre, da questo punto di vista, sono decise dal direttore del supermercato che ha tolto i vecchi prezzi e ha deprezzato gli articoli che vuole vendere sottocosto. Il guadagno lo realizzerà con nuovi articoli sugli scaffali. Esseri bianchicci, esangui, linfatici, per i quali il sangue e la passione non hanno più alcun senso e hanno smesso di scorrere, macchine celibi, sonnamboliche, senza ebrezza, che urlano e stridono a comando, agitandosi nel vuoto di cui sono fatti e in cui verranno dispersi. Nemmeno la cenere resterà di loro. Resterà di noi.
2 notes · View notes
ballata · 2 years
Text
Viviamo tempi colmi di cupe superstizioni, inoculate da una politica distorta, una televisione complice e media assoldati per demolirti psicologicamente.
Il privilegio del singolo è costruito dalle e sulle asperità della massa , una vita vertiginosa e distopica. C'è bisogno di costituire nuove comunità di resistenti, gente Audace dello stesso reame dinastico non per nascita ma per morale d'intenti.
#gliaudaci #robertonicolettiballatibonaffini #pensieri #liberopensiero #filosofia #morale #etica #epica #armour #knight #guardians #politica #elezioni2022 #cambiamento #overthinking #knowledge #engraved #bulino #medieval
instagram
13 notes · View notes
fridagentileschi · 1 year
Text
I pacifisti sono i peggiori nemici della pace. Una riflessione filosofica
Quest’affermazione così estrema, che potrebbe risultare provocatoria, appartiene, invece, a secoli di riflessione filosofica rafforzata dall’esperienza storica.
È un concetto che incrocia grandi pensatori, alcuni si potrebbe dire “insospettabili” nel senso che per indole e vicenda personali erano lontani da ogni apologia della guerra. Quindi lasciando da parte un grande scrittore come Giovanni Papini che scrisse “Amiamo la guerra!” vale la pena fare una sintetica ricognizione.
La parola pace, dal latino pax, pacis ha una radice che deriva dal verbo “pangere” che significa “fissare, pattuire”. Dunque, il grande diritto romano, che tutti i giuristi continuano a ritenere la base della civiltà occidentale, ebbe chiara una nozione: non c’è pace se non nella giustizia.
La pace, in altre parole, non significa solo uno stato di non belligeranza ma significa soprattutto giustizia. Del resto appartiene alla latinità il celebre motto “si vis pace para bellum”, se vuoi la pace prepara la guerra.
La netta distinzione tra pace e pacifismo, non solo semantica, ma soprattutto concettuale, appartiene a secoli di filosofia e di pensiero. I primi furono Omero e Tucidite, Ulisse è l’eroe della libertà e della giustizia, non ama la guerra, sogna la pace, ma imbraccia le armi perché deve difendere il suo onore. Lo storico della filosofia Emilio Bodrero in proposito scrisse un famoso saggio.
Tra le virtù che Macchiavelli chiede al Principe c’è quella di defensor pacis, di fare il difensore della pace ricorrendo alle armi quando è necessario.
La guerra, per il fiorentino che fu il primo politologo, della storia è uno strumento dialettico della politica.
L’estremo realismo di Macchiavelli può far inorridire ma chiarisce bene che alla pace si lavora, spesso, “mostrandosi forti e decisi”.
Thomas Hobbes nella sua opera fondamentale, il Leviatano, chiarisce che pace e sicurezza camminano insieme e che spesso nella storia si può “decidere di fare la guerra per difendere la pace”.
Quello che appare subito chiaro nella storia del pensiero è la lotta tra libertà e pace, perché spesso per difendere il diritto ad essere liberi e sicuri occorre prendere le armi.
Non ha dubbi da che parte stare il sommo poeta, Dante Alighieri.
Gli ignavi, coloro che non hanno voluto prendere posizione, sono nell’inferno “senza infamia e senza lode”. E c’è appunto Ponzio Pilato.
Non solo, nel Paradiso fra i santi ci sono alcuni che hanno combattuto una guerra per una giusta causa.
Del resto Dante è il poeta della cristianità e per secoli la teologia e la Chiesa hanno riconosciuto non il pacifismo come valore assoluto, bensì la pace giusta, per cui spesso è lecito, anche nella morale religiosa, doversi difendere. Il proposito si esprimono San Tommaso d’Aquino e Sant’Agostino.
In anni molto recenti, tre studiosi come Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino, distinguono nel Dizionario della politica, alla voce “pace”, fra una “pace negativa e una positiva”, nel senso che spiegano come “fare la pace non significhi solo cessare dalle ostilità e non fare più la guerra, ma anche instaurare uno stato giuridicamente regolato che tende ad avere una certa stabilità”.
Il pacifismo non piace a tutta la generazione d’intellettuali che anima il Risorgimento, a cominciare da Ugo Foscolo e Vittorio Alfieri. Di pacifismo non vuol sentir parlare Giuseppe Mazzini per il quale “il primo dovere è la Patria”. Ma il più chiaro sarà Alessandro Manzoni, per il quale contro le prepotenze di Don Rodrigo e quelle dei dominatori spagnoli è lecito prendere la spada. Il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes difende con le armi la sua dignità. Nietzsche che contempla la “guerra come rimedio”, ricordando il diritto alla difesa quando “la fauce protesa dell’Asia vuole inghiottire la piccola Europa”.
Alla vigilia della Prima guerra mondiale su tutti i grandi giornali italiani invalse l’uso di un aggettivo di cui oggi si è persa la memoria: “pacifondai”. Era il termine con cui gli interventisti indicavano polemicamente coloro i quali in nome di un’astratta pace non volevano la partecipazione dell’Italia alla Grande guerra.
Il filosofo Benedetto Croce che per latri motivi non auspicava l’intervento, volle precisare di non aver nulla a che vedere con i pacifisti – pacifondai.
E, infatti, allo scoppio della guerra si schierò dalla parte della nazione.
Il pacifismo peloso era stato bersaglio preferito si tutta una generazione d’intellettuali e di avanguardie, a cominciare da D’Annunzio, passando per Papini, Prezzolini, Marinetti, Soffici, Corradini, Missiroli, Boccioni, Serra, Slataper, e tutti gli altri futuristi e vociani.
Molti fecero seguire alle parole i fatti, Prezzolini che si era fatto riformare, grazie a una “raccomandazione” all’età della leva, partì volontario negli arditi. Molti di questi scrittori moriranno sulle trincee del Podgora.
Anche autori insospettabili presero posizione: Riccardo Bacchelli, l’autore del mulino del Po, scrisse che la “pace è civile e corrompe”, mentre talora la “guerra è barbara ma promuove la civiltà”. Oppure Luigi Einaudi che fu aperto interventista alla vigilia della Prima guerra mondiale, nel 1950 poi l’economista liberale scrisse un aperto intervento a favore del mantenimento delle spese militari.
Palazzeschi, invece, è chiarissimo quando scrive:” gridare: evviva questa guerra, vuol dire anzitutto: abbasso la guerra”.
Marx e soprattutto Lenin si scagliano contro la guerra borghese ma in nome della violenza rivoluzionaria proletaria. Che Guevara, invece, la cui immagine vediamo spesso campeggiare nelle manifestazioni pacifiste, fu il teorico della guerra che esporta la rivoluzione!
Tutti gli studiosi di diritto internazionale sono concordi nel ritenere che lo Statuto di San Francisco delle Nazioni Unite del 1945 e altri fondamentali trattati come la Convenzione di Ginevra del 1949 e i Protocolli aggiuntivi del 1977, riconoscano un jus belli ac pacis, un diritto alla guerra per la pace. In altre parole il diritto al mantenimento della sicurezza internazionale attraverso operazioni militari.
FOTO. dipinto di GIORGIO DE CHIRICO- il pensatore, 1973
Tumblr media
5 notes · View notes
pastrufazio · 4 months
Text
I miei auguri di Natale
[Karl Marx 1847, Miseria della filosofia, 209​ Cap.1, §1] «Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate — virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. — tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore».
Nell’epoca del “giusto valore”, nella quale ogni pur minuto aspetto della realtà possiede il suo “giusto” prezzo “chi siamo noi per giudicare” un nuovo valore senza prezzo? Attaccato al valore c’è sempre un giudizio, c’è sempre qualcuno che valuta, soppesa, misura, sagoma e ritaglia un pezzo di realtà per presentarla sul banco del macellaio di turno. Le guerre, da questo punto di vista, sono decise dal direttore del supermercato che ha tolto i vecchi prezzi e ha deprezzato gli articoli che vuole vendere sottocosto. Il guadagno lo realizzerà con nuovi articoli sugli scaffali. Esseri bianchicci, esangui, linfatici, per i quali il sangue e la passione non hanno più alcun senso e hanno smesso di scorrere, macchine celibi, sonnamboliche, senza ebrezza, che urlano e stridono a comando, agitandosi nel vuoto di cui sono fatti e in cui verranno dispersi. Nemmeno la cenere resterà di loro. Resterà di noi.
1 note · View note
kneedeepincynade · 8 months
Text
Oh well,at least someone will be reading theory
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🌸 就像花园里盛开的鲜花,中国文化也在非洲绽放 🌸
🇨🇳 La Cultura della Cinese fiorisce in Africa. Grazie a China Media Group, le Citazioni dalle Opere Cinesi del Presidente Xi Jinping introdurranno ai Popoli d'Africa la Saggezza Cinese e la Cultura Cinese delle Grandi Dinastie e della Spiritualità Cinese 🐲
🇿🇦 Il Vice-Presidente del Sud Africa, Paul Mashatile, ha dichiarato che la serie è un'opera con un Significato Storico, e che l'Amicizia tra i due Paesi continuerà a fiorire 🌸
🌲 Come un albero sempreverde, l'Amicizia tra Cina e Sud Africa continua a prosperare dalle Relazioni Stato-Stato al Forum di Cooperazione Cina - Africa 💕
😍 Sincerità (诚心), raggiungimento di risultati concreti (取得具体成果), ricerca dell'affinità e rispetto reciproco (相互尊重) sono i principi-guida della Politica Cinese verso l'Africa. Lo studio delle Opere Classiche della Cina, e delle Opere del Presidente Xi Jinping, permetteranno ai Paesi Africani di comprendere la Filosofia Cinese, il Pensiero Cinese, l'Antica e la Nuova Cina 🇨🇳
📊 Questi documentari sulla Cultura Cinese hanno ricevuto, finora, ben 4,79 miliardi di visualizzazioni in tutto il Mondo. La portata è internazionale e il 90% della Popolazione del Mondo ha ormai raggiunto un buon livello di comprensione del Pensiero Cinese 🐲
📊 La Cina è, da 14 anni, il principale partner commerciale dell'Africa. Guidati dal Principio della Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢), Cina e Paesi Africani hanno messo in servizio oltre 10.000 chilometri di ferrovie, 100.000 chilometri di autostrade, più numerosi progetti infrastrutturali come aeroporti, banchine, ponti e centrali elettriche. Come diceva il Presidente Xi Jinping: raggiungimento di risultati concreti, non le lezioni di moralità degli imperialisti americani e dei colonialisti europei 🤧
🌸 Iscriviti 👉 @collettivoshaoshan 😘
🌸 就像花园里盛开的鲜花,中国文化也在非洲绽放 🌸
🇨🇳 Chinese Culture flourishes in Africa. Thanks to China Media Group, President Xi Jinping's Quotations from Chinese Works will introduce the Peoples of Africa to Chinese Wisdom and Chinese Culture of Great Dynasties and Chinese Spirituality 🐲
🇿🇦 Vice-President of South Africa, Paul Mashatile, stated that the series is a work with Historical Significance, and that the Friendship between the two countries will continue to flourish 🌸
🌲Like an evergreen tree, China-South Africa Friendship Continues to Thrive from State-State Relations at China-Africa Cooperation Forum 💕
😍 Sincerity (诚心), achievement of concrete results (取得具体成果), search for affinity and mutual respect (相互尊重) are the guiding principles of Chinese Policy towards Africa. Studying the Classical Works of China, and the Works of President Xi Jinping, will enable African countries to understand Chinese Philosophy, Chinese Thought, Ancient and New China 🇨🇳
📊 These Chinese Culture documentaries have so far received 4,79 billion views worldwide. The scope is international and 90% of the world's population has now reached a good level of understanding of Chinese Thought 🐲
📊 China has been Africa's main trading partner for 14 years. Guided by the Principle of Cooperation for Mutual Benefit (合作共赢), China and African countries have put into service more than 10,000 kilometers of railways, 100,000 kilometers of highways, plus numerous infrastructure projects such as airports, docks, bridges and power plants. As President Xi Jinping said: achievement of concrete results, not the morality lessons of American imperialists and European colonialists 🤧
🌸 Subscribe 👉 @collettivoshaoshan 😘
0 notes
Text
As clássicas considerações de Jolivet sobre a Democracia
Régis Jolivet, doutor em filosofia e em letras, decano da Faculdade de Filosofia da Universidade Católica de Lyon, deixou um vasto património no campo da filosofia moral e política e da história da filosofia, tendo recebido a mais alta condecoração francesa do seu tempo, a Ordem Nacional da Legião de Honra. Reúne uma série de considerações interessantes nas matérias que concernem este site. As…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
personal-reporter · 10 months
Text
Adam Smith: economista e filosofo
Tumblr media
L’economista che segnò una svolta nel Settecento europeo… Adam Smith nacque a Kirkcaldy, in Scozia,  il 5 giugno 1723 e compì gli studi nelle università di Glasgow e Oxford e, diventato professore, tenne lezioni di retorica e letteratura a Edimburgo dal 1748 al 1751. In quegli anni Smith strinse una stretta collaborazione con il filosofo David Hume, che durò fino alla sua morte, avvenuta nel 1776,  e contribuì in modo importante allo sviluppo delle teorie etiche ed economiche di Smith. Adam fu nominato nel 1751 professore di Logica e l'anno seguente professore di Filosofia morale, presso l'Università di Glasgow, poi raccolse le sue lezioni di etica nella sua prima grande opera, Teoria dei sentimenti morali (1759). Il filosofo conobbe Voltaire a Ginevra nel 1765, poi, come molti dei principali esponenti della scuola dei fisiocratici del continente, fu influenzato in modo particolare da François Quesnay e Anne-Robert-Jacques Turgot, da cui trasse alcuni elementi che confluiranno nella sua teoria. Dal 1766 lavorò alla Ricchezza delle nazioni, pubblicata nel 1776, che in qualche modo segnò simbolicamente l'inizio della storia dell'Economia come scienza autonoma. La Ricchezza delle nazioni era il primo serio tentativo di separare l'economia politica dalle discipline connesse della teoria della politica, dell'etica e del diritto, oltre ad essere un analisi dei processi di produzione e distribuzione della ricchezza economica; Smith dimostrò che le fonti principali di ogni reddito risiedono nel lavoro, nella quota dei lavoratori produttivi sul totale della popolazione,  e nel livello di produttività di questo. La tesi principale era che il lavoro,  e quindi il capitale che ne aumenta la produttività.  viene impiegato nel migliore dei modi in condizioni di non interferenza pubblica e di libero scambio. Per spiegare questa tesi Smith si servì della metafora della mano invisibile, dato che ciascun individuo, nel perseguire il proprio tornaconto, viene spinto , come da una mano invisibile,  a operare per il bene di tutta la collettività, mentre ogni interferenza nella libera concorrenza da parte del governo è pertanto quasi sicuramente dannosa. Nel 1778 Smith fu nominato commissario delle dogane e si trasferì ad Edinburgo, dove ebbe il tempo per dedicarsi alla riedizione della Ricchezza delle nazioni ed alla revisione della Teoria dei sentimenti morali. Adam Smith morì il 17 luglio 1790, lasciando agli amici una serie di istruzioni per bruciare gran parte dei suoi scritti. Read the full article
0 notes
tiseguiro · 1 year
Text
Tumblr media
“Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà morale e fisica viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.”
Karl Marx (1818-1883), Miseria della filosofia
…e se lo dice lui…!!!
0 notes
libriaco · 2 years
Text
Democrazia senza partiti
«Ciò che impedisce la giustizia e la morale sociale sono i partiti politici. Ecco il verme che rode la società, che confonde le previsioni dei filosofi, che rende vane le più belle teorie. In qual modo adunque la civile associazione si difenderà dal pericolo dei partiti? Ecco uno dei più difficili problemi per l’uomo di Stato, per la filosofia politica».
A. Rosmini [1797 - 1855] citato da A. Olivetti, Democrazia senza partiti. Fini e fine della politica [1949], Roma/Ivrea, Comunità Editrice, 2013
9 notes · View notes
Photo
Tumblr media
“Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà morale e fisica viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.” Karl Marx (1818-1883), Miseria della filosofia https://www.instagram.com/p/Cp-EKl6tIYN/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
rideretremando · 1 year
Text
"Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà morale e fisica viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore." (Karl Marx, “Miseria della filosofia”)
1 note · View note