Tumgik
#e quindi figuriamoci
omarfor-orchestra · 3 months
Text
Clara 24esima immeritatissimo oggettivamente cioè dai per favore
14 notes · View notes
mccek · 9 months
Text
Molti dei Millennial sono cresciuti sotto l’effetto di strategie fallimentari di educazione famigliare.
Per esempio, è sempre stato detto loro che erano speciali, che potevano avere tutto quello che volevano dalla vita solo perché lo volevano.
Quindi qualcuno ha avuto un posto nella squadra dei pulcini non perché fosse un talento, ma solo perché i genitori hanno insistito con l’allenatore.
Oppure sono entrati in classi avanzate non perché se lo meritassero ma perché i genitori si erano lamentati con la scuola, per non parlare di coloro che hanno passato gli esami non perché se lo meritassero ma perché gli insegnanti erano stanchi di avere rogne dai genitori.
Ad alcuni hanno dato medaglie di partecipazione per essere arrivati ultimi, una bella medaglia affinché nessuno si dispiaccia.
La scienza comportamentale non ha dubbi: è una svalutazione della medaglia e dei riconoscimenti di chi lavora duramente per ottenere un buon risultato, inoltre fa sentire anche in imbarazzo chi arriva ultimo perché, se ha un minimo di dignità, sa che non se l’è davvero meritata quella medaglia.
Così queste persone sono cresciute con l’illusione che, anche senza sforzarsi troppo, è possibile farcela in qualunque settore.
Allora finiscono l’università, magari a pieni voti e pretendono immediatamente che un tappeto rosso si srotoli sotto i loro piedi, invece sono gettati nel mondo reale e in un istante scoprono che non sono per niente speciali voto o non voto, che i genitori non gli possono fare avere un buon posto di lavoro e figuriamoci una promozione, che se arrivi ultimo non ti danno niente, anzi rischi il licenziamento e, guarda un po’, non ottieni qualcosa solo perché semplicemente lo vuoi.
Non voglio fare ironia, credetemi, né tanto meno sorridere, la faccenda è davvero delicata poiché quando questa persona prende coscienza reale dalla situazione in cui si trova è un momento cruciale perché in un attimo, nell’istante preciso in cui concepisce la verità, l’idea che ha di se stessa va letteralmente in frantumi.
È questo anche il momento in cui si attacca alla sua fonte primaria di dopamina: i social network.
Ciò ci porta ad un altro problema : la tecnologia.
I Millennial sono cresciuti in un mondo fatto di Tik Tok, di Instagram ed altri social, dove siamo bravi a mettere filtri alle cose.
In cui siamo un po’ tutti fuoriclasse a mostrare alla gente che la nostra vita è magnifica: tutti in viaggio ad Ibiza, tutti al ristorante stellato, tutti felici e pimpanti anche se invece siamo tristi e depressi.
Ho letto un’interessante ricerca scientifica, che in sintesi dice che ogni qual volta che riceviamo una notifica sullo smartphone, un messaggio o quant’altro, nel nostro cervello viene rilasciata una bella scarica di dopamina (una sostanza che dà piacere).
Ecco perché quando riceviamo un messaggio è una bella sensazione oppure se da qualche ora non si illumina il cellulare, alcuna notifica, né un messaggio, iniziamo a vedere se per caso non è accaduto qualcosa di catastrofico.
Allo stesso modo andiamo tutti in stress se sentiamo il suono di una notifica e passano più di tre minuti senza che riusciamo a vedere di cosa si tratta.
È successo a tutti, ti senti un po’ giù, un po’ solo, e allora mandi messaggi a gente che forse nemmeno sapevi di avere in rubrica.
Perché è una bella sensazione quando ti rispondono, vero?
È per questo che amiamo così tanto i like, i fan, i follower.
Ho conosciuto un ragazzo che aveva sui 15 anni che mi spiegava quanto tra loro si discriminassero le persone in base ai follower su Instagram!
Così se il tuo Instagram cresce poco vai nel panico e ti chiedi: “Cosa è successo, ho fatto qualcosa di sbagliato?
Non piaccio più?”
Pensa che trauma per questi ragazzi quando qualcuno gli toglie l’amicizia o smette di seguirli!
La verità, e questa cosa riguarda tutti noi, è che quando arriva un messaggio/notifica riceviamo una bella botta di dopamina.
Ecco perché, come dicono le statistiche, ognuno di noi consulta più di 200 volte al giorno il proprio cellulare.
La dopamina è la stessa identica sostanza che ci fa stare bene e crea dipendenza quando si fuma, quando si beve o quando si scommette.
Il paradosso è che abbiamo veri limiti di età per fumare, per scommettere e per bere alcolici, ma niente limiti di età per i cellulari che regaliamo a ragazzini di pochi anni di età (già a 7 o 8 anni se non a meno).
È come aprire lo scaffale dei liquori e dire ai nostri figli adolescenti: “Ehi, se ti senti giù per questo tuo essere adolescente, fatti un bel sorso di vodka!
In sostanza, se ci pensate, è proprio questo che succede: un’intera generazione che ha accesso, durante un periodo di alto stress come l’adolescenza, ad un intorpidimento che crea dipendenza da sostanze chimiche attraverso i cellulari.
I cellulari, da cosa utile, diventano facilmente, con i social network, una vera e propria dipendenza, così forte che non riguarda solo i Millennials ma ormai tutti noi.
Quando si è molto giovani l’unica approvazione che serve è quella dei genitori, ma durante l’adolescenza passiamo ad aver bisogno dell’approvazione dei nostri pari.
Molto frustrante per i nostri genitori, molto importante per noi, perché ci permette di acculturarci fuori dal circolo famigliare e in un contesto più ampio.
È un periodo molto stressante e ansioso e dovremmo imparare a fidarci dei nostri amici.
È proprio in questo delicato periodo che alcuni scoprono l’alcol o il fumo o peggio le droghe, e sono queste botte di dopamina che li aiutano ad affrontare lo stress e l’ansia dell’adolescenza.
Purtroppo questo crea un condizionamento nel loro cervello e per il resto della loro vita quando saranno sottoposti a stress, non si rivolgeranno ad una persona, ma alla bottiglia, alla sigaretta o peggio, alle droghe.
Ciò che sta succedendo è che lasciando ai ragazzi, anche più piccoli, accesso incontrollato a smartphone e social network, spacciatori tecnologici di dopamina, il loro cervello rimane condizionato, ed invecchiando troppi di essi non sanno come creare relazioni profonde e significative.
In diverse interviste questi ragazzi hanno apertamente dichiarato che molte delle loro amicizie sono solo superficiali, ammettendo di non fidarsi abbastanza dei loro amici.
Ci si divertono, ma sanno che i loro amici spariranno se arriva qualcosa di meglio.
Per questo non ci sono vere e proprie relazioni profonde poiché queste persone non allenano le capacità necessarie, e ancora peggio, non hanno i meccanismi di difesa dallo stress.
Questo è il problema più grave perché quando nelle loro vite sono sottoposti a stress non si rivolgono a delle persone ma ad un dispositivo.
Ora, attenzione, non voglio minimamente demonizzare né gli smartphone né tantomeno i social network, che ritengo essere una grande opportunità, ma queste cose vanno bilanciate.
D’altro canto un bicchiere di vino non fa male a nessuno, troppo alcol invece sì.
Anche scommettere è divertente, ma scommettere troppo è pericoloso.
Allo stesso modo non c’è niente di male nei social media e nei cellulari, il problema è sempre nello squilibrio.
Cosa vuol dire squilibrio?
Ecco un esempio: se sei a cena con i tuoi amici e stai inviando messaggi a qualcuno, stai controllando le notifiche Instagram, hai un problema, questo è un palese sintomo di una dipendenza, e come tutte le dipendenze col tempo può farti male peggiorare la tua vita.
Il problema è che lotti contro l’impazienza di sapere se là fuori è successo qualcosa e questa cosa ci porta inevitabilmente ad un altro problema.
Siamo cresciuti in un mondo di gratificazioni istantanee.
Vuoi comprare qualcosa?
Vai su Amazon e il giorno dopo arriva.
Vuoi vedere un film?
Ti logghi e lo guardi, non devi aspettare la sera o un giorno preciso.
Tutto ciò che vuoi lo puoi avere subito, ma di certo non puoi avere subito cose come le gratificazioni sul lavoro o la stabilità di una relazione, per queste non c’è una bella App, anche se alcune delle più gettonate te lo fanno pensare!
Sono invece processi lenti, a volte oscuri ed incasinati.
Anche io ho spesso a che fare con questi coetanei idealisti, volenterosi ed intelligenti, magari da poco laureati, sono al lavoro, mi avvicino e chiedo:
“Come va?”
e loro: “Credo che mi licenzierò!”
ed io: “E perché mai?”
e loro: “Non sto lasciando un segno…”
ed io: “Ma sei qui da soli otto mesi!”
È come se fossero ai piedi di una montagna, concentrati così tanto sulla cima da non vedere la montagna stessa!
Quello che questa generazione deve imparare è la pazienza, che le cose che sono davvero importanti come l’amore, la gratificazione sul lavoro, la felicità, le relazioni, la sicurezza in se stessi, per tutte queste cose ci vuole tempo, il percorso completo è arduo e lungo.
Qualche volta devi imparare a chiedere aiuto per poi imparare quelle abilità fondamentali affinché tu possa farcela, altrimenti inevitabilmente cadrai dalla montagna.
Per questo sempre più ragazzi lasciano la scuola o la abbandonano per depressione, oppure, come vedo spesso accadere, si accontenteranno di una mediocre sufficienza.
Come va il tuo lavoro? Abbastanza bene…
Come va con la ragazza? Abbastanza bene.
Ad aggravare tutto questo ci si mette anche l’ambiente, di cui tutti noi ne facciamo parte.
Prendiamo questo gruppo di giovani ragazzi i cui genitori, la tecnologia e l’impazienza li hanno illusi che la vita fosse banalmente semplice e di conseguenza gliel’hanno resa inutilmente difficile!
Prendiamoli e mettiamoli in un ambiente di lavoro nel quale si dà più importanza ai numeri che alle persone, alle performance invece che alle relazioni interpersonali.
Ambienti aziendali che non aiutano questi ragazzi a sviluppare e migliorare la fiducia in se stessi e la capacità di cooperazione, che non li aiuta a superare le sfide.
Un ambiente che non li aiuta neanche a superare il bisogno di gratificazione immediata poiché, spesso, sono proprio i datori di lavoro a volere risultati immediati da chi ha appena iniziato.
Nessuno insegna loro la gioia per la soddisfazione che ottieni quando lavori duramente e non per un mese o due, ma per un lungo periodo di tempo per raggiungere il tuo obiettivo.
Questi ragazzi hanno avuto sfortuna ad avere genitori troppo accondiscendenti, la sfortuna di non capire che c’è il tempo della semina e poi quello del raccolto.
Ragazzi che sono cresciuti con l’aberrazione delle gratificazioni immediate, e quando vanno all’università e si laureano continuano a pensare che tutto gli sia loro dovuto solo perché si sono laureati a pieni voti.
Cosicché quando entrano nel mondo del lavoro dopo poco dobbiamo raccoglierne i cocci.
In tutta questa storia, sono convinto che tutti abbiamo una colpa, ma che soprattutto tutti noi possiamo fare qualcosa di più impegnandoci a capire come aiutare queste persone a costruire oggi la loro sicurezza e le loro abilità sociali, la cui mancanza rende la vita di questi giovani inutilmente infelice e inutilmente complicata.
335 notes · View notes
belladecasa · 4 months
Text
Sono scappata a Bologna perché ero sull’orlo della rimozione coatta della mia persona dalla crosta terrestre e oggi ho approfittato di questa giornata per raffazzonare dei regali di Natale per quelle due mie amiche che si ostinano ancora a farmeli nonostante sappiano che sono una merda allora mi sono recata in questo negozio bellissimo che vende vari tipi di infusi, tisane e tè e accessori relativi. Arrivo e mi accorgo che al bancone c’era un ragazzo molto bello, mulatto, con i capelli lunghi, ricci, legati in una coda e la barba, quindi da persona sociofobica che non sa relazionarsi a nessuno figuriamoci alle persone troppo belle ho subito pensato: Gesù te prego non farmi servire da lui e ovviamente chi mi ha servita? Lui. Mi avvicino sudando freddo e gli chiedo di farmi due set diversi di infusi dicendogli di scegliere lui perché sono una profana. Lui fa risolino e comincia a mostrarmi ste tisane facendomele annusare e mi rendo conto che stava scegliendo tutti infusi con nomi un po’ ambigui tipo: bacio di dama, dolce seduzione ecc. avanti così per sei cazzo di tè sussurrati a un palmo dalla mia faccia. Allora il mio cervello avanza un’ipotesi assurda per le sue percezioni della realtà (nella mia realtà io sono un essere repellente per me assolutamente impossibile che qualcuno possa essere attratto da me quindi in media non capisco mai se uno ci stia provando finché non me lo butta): oddio ma questo ce sta a provà 🤯😱🫣😵‍💫 allora faccio di tutto per terminare quella scena grottesca di effusioni sensoriali pago ste cazzo de tisane (che tra parentesi io odio perché mi fanno pisciare tutta la notte e sanno di prozia) ed esco. All’uscita mi trovo seduto lì davanti uno che sembrava Timothée Chalamet ma più bello e con la macchina fotografica quindi cosa faccio da ragazza basic dell’Alto Lazio se non scrivere alla mia migliore amica: Madonna amo sono stata travolta da boni. Ma mentre stavo scrivendo questo messaggio mi sento chiamare Ehi! Mi giro sobbalzando ed era l’esotico seduttore uscito dal retro del negozio che mi fa: ti ho spaventata? Ahahah io: sì ahahha e lui che rimane a fissarmi e allora mi sono presentata: Piacere Sofia e lui: Piacere Shdjguehsb ERROR 404 non capisco mezza sillaba del suo nome esotico ma da sociopatica non sono in grado di dirgli che non ho capito quindi dico solo: :)) Buon Natale :)) e me ne vado 🏃🏻‍♂️💃🏻🪂🚣🏻‍♀️ Buon Natale raga ma come ho fatto a scopare nella vita boh
90 notes · View notes
kon-igi · 5 months
Text
NON TEMO IL PATRIARCATO IN SE' MA IL PATRIARCATO IN ME
Quando ricevo un ask anonimo di cui non è possibile estrapolare il genere della persona che mi scrive, dentro di me parto dal presupposto che sia una ragazza.
Potrei addurre a mia giustificazione il fatto che 8 persone su 10 che mi scrivono appartengono al genere femminile (poi arriviamo anche a questo) ma la realtà è un'altra.
Al netto che il variegato ramo della mia famiglia è composto ad alta percentuale di figlie di eva e che ho passato 25 anni a proteggere e a cercare di far crescere serene due figlie femmine, il fatto è che si accetta istintivamente e culturalmente che sia il sesso debole ad aver bisogno e quindi a chiedere aiuto, mentre i veri uomini ce la fanno da soli e non piagnucolano come delle femminucce.
Guardate quanti stereotipi di genere nell'ultima frase e se forse in giro se ne sente usare sempre meno, alla fine il preconcetto rimane radicato, più o meno apertamente negli uomini ma istintivamente anche e soprattutto nelle donne.
Per ciò che mi riguarda, ho peccato spesso (e succede ancora) di paternalismo ma mi dico che è un riflesso condizionato dell'essere stato una presenza rassicurante e spesso risolvente nella vita delle mie figlie, per cui il mio primo istinto diventa quello di trattare l'interlocutore come se avesse sempre bisogno del mio aiuto.
E bene o male, alla fine, chi ha bisogno del mio 'aiuto' - o meglio, mi scrive per parlare di sé - nella maggior parte dei casi è una persona di sesso femminile (non me ne vogliano le persone binarie o trans ma cerchino di capire il senso di quanto vado dicendo).
Perché i maschi si vergognano.
Non tutti ma abbastanza da rendere asimmetrica le richieste.
Chiamatela maschilità tossica, virilità forzata, machismo o mascolinità egemone ma il risultato è sempre quello.
Uomini fragili perché costretti a essere sempre all'altezza di certe aspettative culturali e sociali, ai quali non è permesso chiedere aiuto per il proprio malessere.
Però non voglio fare un torto a tutti quei figli di adamo che mi scrivono e che davvero non sono pochi, comunque.
Il malessere non ha genere, semmai si declina in contesti e con azioni differenti ma alla fine - al di là che gli effetti devastanti siano più evidenti sulle donne - se faccio fatica io per primo ad aprirmi e a rigettare certi bias patriarcali, figuriamoci se posso chiederlo a uomini decisamente meno fortunati di me.
Perché fino a oggi è dipeso molto dalla fortuna... di avere avuto un padre e una madre amorevoli nel modo giusto, amici e coetanei di un certo tipo, ambienti di studio e di lavoro predisponenti a una certa visione della società.
Fino a oggi fortuna...
Domani vediamo dove ci avrà portato questa nuova sensibilità sociale, spero non effimera e di pancia come dentro di me sento il timore.
70 notes · View notes
blogitalianissimo · 2 months
Note
Riguardo l'ask sul Ponte sullo Stretto e i turisti, hai ragionissima però visto che si è citato il Veneto voglio fare una precisazione: che il turismo porti automaticamente allo sviluppo del territorio è una grossa stronz*ta.
vengo da Belluno e lì turisti in effetti sì, portano soldi, ma la regione investe quasi solo in infrastrutture turistiche di massa, mica per i locali. Perché sistemare scuole o ampliare l'offerta di trasporti pubblici quando invece si può investire in piste da bob, skilift e neve finta? Il treno ha un percorso limitatissimo ormai da anni, il sistema bus è al collasso, se sei pendolare da altri stati o regioni è un'incubo tornare a casa con i mezzi. Abiti in un paesino e ti serve il bus per andare al liceo? Tanti auguri. Però le seconde case e strutture di lusso aumentano. Turismo sostenibile non ne parliamo, non porta guadagni immediati per cui fondi praticamente zero.
Quindi no, non sanno gestire le risorse turistiche in un'area in mano alla Lega da anni, figuriamoci cosa vogliono fare del Mezzogiorno.
Insomma in poche parole mi stai dicendo che il turismo così di massa ti aiuta solo a diventare disneyland ma non fa assolutamente niente per i cittadini? Bella merda
E se il Veneto è messo così, una delle regione più avanzate da questo punto di vista, ciao proprio
26 notes · View notes
il-ciuchino · 5 months
Text
Ferragnez: è la fine?
Tumblr media
La notizia, peraltro poco messa in risalto dalla tv nonostante la grande notorietà (di cui mi è sempre stata ignota la motivazione), della truffa di Chiara Ferragni secondo l'Antitrust, ha fatto il giro dei social. L'"influencer" avrebbe garantito, tramite le vendite del panettone Balocco in edizione griffata, con prezzo triplicato, che si sarebbe fatta una donazione all'Ospedale Regina Margherita di Torino per aiutare i bambini malati di cancro. Cosa che, secondo l'Antitrust, non sarebbe avvenuta e, dunque, sono state sanzionate per un milione di euro in totale le società a lei appartenenti ed una multa a Balocco di 420 mila euro. All'Ospedale sarebbe arrivata solo una donazione di 50.000 euro dalla sola Balocco. L'indignazione è notevole ed i commenti sul suo profilo instagram sono durissimi, ma la Ferragni continua dritto nella strategia del negare il tutto, che potrà costarle ancora più caro....Forse. Perchè si sa, siamo nel paese delle barzellette, dove un (ex) ministro della salute viene indagato per omicidio, ma poi ecco che arriva un'archiviazione in tempi record, con tanto di silenzio mediatico se non quei pochi giornali che fanno veramente giornalismo. E figuriamoci se i Ferragnez (termine preso dall'unione del cognome e pseudonimo dei due coniugi Ferragni e Fedez), con i soldi che hanno, non riescano a ribaltare le prove e, magari, spacciare tutto come un "errore giudiziario".
E non chiedetemi il perchè questi due siano così "protetti" mediaticamente, che nemmeno io lo so. Ma sia mai giudicare, perchè poi "rosichi". Ok, partiamo dal rosicamento ed i motivi che potrebbero portarci ad invidiare questa coppia così talentuosa. È l'anno 2023, la Ferragni ospite a Sanremo. A far cosa non si sa. Fa un discorso su di lei che "ce l'ha fatta". A fare cosa non si sa, ma meglio non dirlo, perchè poi "rosichi". Ok, ho capito ha fatto i soldi facendo nulla, ah ma no, ora anche quello è un lavoro e "fare nulla" non si può dire perchè non è politicamente corretto. Eh si, perchè pure la Ferragni va contro l'"odio", gli "haters", i "fascisti" e così via. Dopotutto, gli insulti gratuiti sono brutti e cattivi e qui siamo tutti d'accordo. Salvo poi mandare in onda sulla stessa rete, Rai 1, una fiction dove si accusa i portuali di Trieste di omicidio. Portuali di Trieste che, all'epoca, non erano ben visti dal governo in carica e che, non solo non sono mai riusciti ad organizzare una vera e propria protesta, ma a subire i danni sono stati loro che si sono presi il getto d'acqua delle forze dell'ordine. Ma vabbè, quindi chi sarebbero gli "haters" verrebbe da chiedersi? Chi critica tutto e tutti, oppure chi esprime una libera opinione contro qualcuno? Eh, mica si è capito. Ma vabbè, ritorniamo nel discorso Sanremo. Nella serata finale, c'è il marito Fedez a guardarla tra il pubblico ed all'improvviso c'è un cantante se così si può definirlo che simula con lui un amplesso. Verrebbe da dire, è la prima in... ehm volevo dire figuraccia mediatica che il duo possa aver mai ricevuto dal matrimonio avuto dal 2015 e due figli. La stessa Rai non se la passa bene, multata per pubblicità ad instagram. Ma sia mai criticarli, ecco siamo rosiconi che Fedez abbia fatto quella cosa lì. Ok...Dopodichè, il profilo della Ferragni, già non pienissimo, per non dire zero, di contenuti, ritrae continuamente foto di lei nuda, o del marito. Segno che, forse, le cose stanno andando in malora ed i guadagni passano dal milione alla cifra "poveraccia" di 500.000 euro di monetizzazione. Che schifo, verrebbe da dire! Alla stregua dei """poveracci""" che la seguono. Dov'è la doverosa distanza tra le due categorie? Poi vabbè, ci sarebbero anche i problemi fisici e psichici del marito che, depresso, appare in tv. Un po' come la depressa Belen, ingrassata ma non si vede. Poi la bomba che non ti aspetti, da due buoni samaritani come loro. 15 dicembre 2023, Chiara Ferragni truffa... E chi se lo sarebbe mai aspettato? Non era il governo di qualche legislatura fa a mettere loro per insegnarci cosa fare in tempi di pandemia? Non era la Rai, tv di stato, a fornirgli un ricco cachet per portare "servizio pubblico" a Sanremo? Ora c'è da lavorare per loro, bisogna fare una donazione. Nel 2020 hanno usato i soldi dei donatori (nemmeno i loro, evidentemente preferiscono spendere per cose più importanti) per ampliare i posti letto al San Raffaele di Milano. Ora è la "ricerca" che deve aiutare loro. Perciò, non offrite soldi a Telethon, ma datelo ai Ferragnez nella ricerca di un avvocato che sbugiardi le "fake-news" su Fedez e Chiara Ferragni. I malvagi haters, putiniani, no-vax, nazionalisti, stanno avendo la meglio su Fedez e Ferragni, patrimonio della cultura e dell'umanità. Per farvi capire meglio il pericolo: Edoardo Costa è letteralmente scomparso, dopo aver promesso, tramite un'associazione benefica, soldi per l'assistenza ai bambini africani. Vi rendete conto di cosa stiamo rischiando? Per il resto, mi permetto di citare Massimo Mazzucco che, nella diretta odierna di Border Nights (video qui: www.youtube.com/watch?v=qrfSvfLGGHk al minuto 1:07:00) che ha dichiarato: "Chi è Chiara Ferragni?".
37 notes · View notes
der-papero · 4 months
Text
L'altro ieri, quando ho attraversato la frontiera di Chiasso, davanti a quel tabellone enorme con su scritto BENVENUTI IN ITALIA mi son tornati alla mente gli anni di Milano, per tutta una serie di motivi.
Su Milano non ho mai scritto nulla qui, sebbene ci abbia passato ben 10 anni della mia vita, perché non c'è effettivamente molto da dire. Mi ci trasferii nel 2005, subito dopo la laurea, Napoli non volle saperne di darmi una opportunità e fui costretto a partire. Dopo un anno e mezzo di convivenza con vari colleghi, mia madre decise di vendere l'unico terreno che aveva (prima della morte di mio padre, poi lì tutto cambiò) per donarmi i soldi e comprare la mia prima casa, in periferia, perché nun aggie crisciut a figliem pu' fa' campa' cu' ll'ate, e poi, come capita praticamente a tutti, entrai in quel loop lavoro-casa-uscite in centro a Milano nel weekend, in pratica avevo iniziato a vivere rassegnatamente il resto della mia vita. Mai mi era passato per la testa, ma manco lontanamente, di andare via, all'estero poi, figuriamoci, avevo accettato che quello fosse il mio futuro, al punto tale che, al grido meneghino di lavora e non rompere i coglioni, mi ero dimenticato delle mie origini, di Cri, snobbavo la mia terra e la mia gente, arrivando al punto da dare forse il dolore più grande a mia madre, quello di dimenticarmi pure di lei. Questo fino al 2015, dove, a causa di tanti eventi scorrelati da tutta questa zuppa, la mia vita crollò, feci casini su casini, mi arrivò addosso uno tzunami che mise in discussione tutto, e in questa tempesta feci le valigie e mandai tutto affanculo. Se questo sia stato un errore o meno, dopo 6 anni di Germania, devo ancora capirlo.
Ad ogni modo, quello che mi ha portato alla mente la scritta sul pannello alla frontiera è quella sensazione di "essere tornato a casa", che non ho più sentito da quando son partito. Quando mi trasferii per vivere al Nord, ci vollero un paio di anni, ma, considerando quello che ho scritto prima, ogni volta che tornavo a Milano, alla vista del pannello della Tangenziale Est, sentivo di essere tornato a casa, in un certo qual modo riuscivo a percepire la separazione tra la mia vita prima e quella dopo, e Milano la sentivo come casa mia, anche se non mi aveva mai accolto nel senso campano del termine, ma di fondo non avevo nemmeno mai chiesto più delle opportunità che mi ha dato, un legame di interesse che andava bene ad entrambi, di quelli che non ti fai domande.
Il punto è che, in 6 anni di Germania, al contrario, quando torno non sento la stessa cosa. Non ho mai accettato che la mia vita sia lì, ho sempre rifiutato di parlare una lingua che non fosse la mia (al punto da schifare anche l'italiano, considerandolo una forzatura rispetto al mio dialetto), non ho più sentito quel piacere di tornare di nuovo a casa dopo una lunga vacanza. Adoro quando le persone mi dicono "bentornato in Italia", perché rovesciano i termini e dipingono la Germania come un posto alieno, un luogo che non mi appartiene, casa mia è qui. A parte il discorso "soldi", l'unica cosa di cui sono grato alla Germania è avermi ridato la mia famiglia, mia madre ha ritrovato un figlio perso, e guardandomi indietro sono felice di poter dire che l'essere terrone mi ha salvato da una vita che non meritavo.
Però vi ho già annoiati abbastanza, quindi per ripagarvi vi giro il menù del giorno.
Tumblr media Tumblr media
39 notes · View notes
ross-nekochan · 9 days
Text
22 aprile 2024
È successo di nuovo. Stamattina mi sono di nuovo sentita male nel treno: tra lo svenimento e l'istinto di voler vomitare. Ho cercato di dire a me stessa che mi stavo impressionando e che non era vero, quindi non sono scesa. Ma quando si sono richiuse le porte ho sentito la disperazione che saliva. Non appena si sono riaperte sono corsa fuori a sedermi perché non ce la facevo più.
Ieri sera mi è venuto il ciclo, quindi oggi non ero proprio in forma, ma figuriamoci se mi è passato per il cervello di stare a casa (con le ferie già ormai prenotate per il viaggio). Ed è la seconda volta che mi succede in concomitanza col primo giorno di ciclo. L'altra volta era vero, avevo anche i brividi di freddo (e quindi chiaramente la febbre), ma stavolta no e quindi volevo assolutamente arrivarci in ufficio. Tornare a casa mi avrebbe allungato il viaggio, dato che ero quasi arrivata e, in più, non mi serviva nient'altro se non una sedia e un ambiente spazioso e arieggiato. Cosa che i treni giapponesi di prima mattina non hanno manco per il cazzo.
Sono stata circa 10 minuti seduta piegata in due tra il mal di pancia e la nausea. Poi mi sono decisa a rientrare nel treno successivo. Entro e dopo pochi minuti qualcuno aveva premuto il bottone di emergenza quindi siamo rimasti fermi nel nulla in attesa dei controlli. Panico. Mi stavo sentendo male ancora.
Raggiungiamo la fermata e riesco fuori e mi siedo. Sto malissimo e rimango piegata con la faccia dolorante. Voglio e devo andare in ufficio, perché una volta arrivata sarà tutta in discesa: dovrò solo stare seduta. Scrivo al mio leader spiegando la situazione: i treni sono troppo pieni e mi sento male quindi farò ritardo. Mi risponde di fare attenzione e di arrivare sana e salva.
Questa volta mi prendo una buona mezz'ora per riprendermi. A un tratto mi addormento persino (ieri notte dopo la pizza non riuscivo a prendere sonno e mi rigiravo continuamente). Finalmente mi sembra di star meglio. Riprovo a prendere sto benedetto treno. Mancano poche fermate, ce la posso fare.
Arrivo finalmente in ufficio con 30min di ritardo. Buona giornata.
19 notes · View notes
omarfor-orchestra · 1 year
Text
Again, I don't really like them, but I can't wait for her to go "I can fix him!" and realize he made her worse
1 note · View note
bicheco · 3 months
Text
Sanremo noi
Sanremo ti ricorda qualcosa, ma non sai bene che cosa. È quasi tutto brutto: le scenografie, i costumi, gli smoking di Amadeus in acciaio inox e vetroresina, per non parlare dei testi dei monologhi (roba da rimpiangere persino la “pikkola Chiara” nel senso di Ferragni), 9/10 delle canzoni e pure i mazzi di fiori. Il dolore, il tumore, il lutto, il suicidio, la guerra, il body shaming diventano industria della lacrima, trash show a mezzadria fra il concerto dei neomelodici, il marketing cassamortaro delle onoranze funebri Taffo e il libro prêt-à-porter del padre della vittima di femminicidio. L’antifascismo è manierismo canzonettaro, col Bella Ciao di Ama&Mengoni. Anche la trasgressione è farlocca: il cantante autoironico di professione invoca il cessate il fuoco a Gaza, poi tiene a precisare “Non volevo essere politico: in vita mia ho fatto tante cazzate, ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica” e, fra le tante cazzate, non ha ancora capito che se non ti occupi di politica è la politica a occuparsi di te. A furia di levare questo e quello per il terrore di disturbare non si sa più neppure chi, non è rimasto nulla. Non una sorpresa, un sussulto, un eccesso, un fuori programma (nemmeno programmato), una cosa purchessia che somigli alla televisione e giustifichi tutte quelle telecamere in mondovisione: ma se non succede niente, che bisogno c’è di riprendere tutto in diretta? Fatelo in radio, l’anno prossimo. È vero: fa ascolti, cioè pubblicità, cioè soldi. Ma meno dell’anno scorso e più del prossimo. E li farebbe anche se fosse divertente. Non è snobismo da “io non mi abbasso a vedere Sanremo”. Certo che lo vediamo, un po’ per dovere d’ufficio, un po’ per rassegnazione. Ma cosa vieta di chiamare, oltre a Fiorello e Giorgia, qualcun altro bravo, uno del mestiere, al posto del carrello dei bolliti? Mentre ti poni queste domande, arriva sul palco lo storico scenografo per il premio alla carriera. E chi lo premia? Sua figlia, che lui nomina sua erede. Come nel governo dei fratelli, sorelle, figli, cognati e amichetti d’Italia; ma anche la cosiddetta sinistra chiagni & fotti che si pappa la Rai, poi fa i sit-in perché mangiano anche gli altri e misura la libertà d’informazione dal minutaggio dei leader. Poi arriva la star di Hollywood con le sneaker di cui è testimonial e, casomai non si notino abbastanza mentre accenna a due passi di danza con Amadeus, questi si leva le sue, ma mica è pubblicità occulta, figuriamoci: infatti è palese. Così pensi a Sgarbi, Gasparri, Lotito, i Berluschini, Elkann, De Benedetti, Caltagirone, Angelucci e a tutti gli altri che mica sono in conflitto d’interessi, figuriamoci: solo interessi e nessun conflitto. E finalmente capisci a chi somiglia Sanremo 2024: all’Italia del 2024. Quindi non è solo brutto: è anche perfetto.
Marco Travaglio
15 notes · View notes
clo-rofilla · 1 month
Text
Caro diario segreto, quick updates della mia vita da adulta in questo mondo di m.... adulti (warning ⚠ parolacce a seguire):
- Ho fatto una sfuriata al geometra dicendogli che ero INCAZZATA NERA (sic), grazie alla quale ha decurtato 4k dalla sua ultima fattura (piccola vittoria in una guerra che comunque ha vinto lui, eh, figuriamoci)*
- a lavoro mi stanno finalmente dando la promozione che aspetto da oltre un anno ma con un job title che NON MI PIACE, sono piccolezze ok ma io ne avevo proposto un altro che mi piaceva molto di più e sono, come sopra, incazzata nera
- la banca SI È PERSA UN MIO BONIFICO, ora voi spiegatemi come cazzo è possibile che una banca lo abbia fatto con tutti i crismi del caso contabile e codice di tracciamento e tutto e l'altra, del ricevente, "non lo trovi", e in due stiamo perdendo da UN MESE un sacco di tempo dietro a questa cosa e alle banche maledette e dove cazzo sono i miei soldi e niente: sono, come sopra e come sopra ancora, incazzata nera
- se un altro passante che vede me o Matteo alle prese con Dakota si azzarda a dire cose come "poverina ma cos'ha, paura?" o simili, io gli mollo un pugno in testa. SI HA PAURA OK LO SAPPIAMO STIAMO DILAPIDANDO STIPENDI CON UNA EDUCATRICE CINOFILA e quel cristiano si sveglia alle 6.30 ogni giorno per portarla nel bosco lontano dal centro abitato dove non c'è nessuno SE VOLETE FATELO VOI oppure vi imparate a farvi i cazzi vostri per strada come noi ci facciamo i nostri OK?!?!?!
- il mio colon irritabile si è irritato (forse perché in questo periodo sono ansiata e incazzata nera!!!!????? chissà....) e se gli antispastici non funzionano io torno dal dottore e mi faccio dare le benzodiazepine BASTAHHHHHH mi ha scassato pure sto cazzo di colon ve lo regalo chi lo vuole se lo pigli io sono PIENAH 🔫🔫🔫
Però:
- Dakota sta pian piano (molto piano) migliorando 🤞🏻
- Oggi mi hanno detto che a fronte del nuovo ruolo l'azienda accetta di spesarmi trasferte nella branch a Parigi (WHAT?!!!!), e non solo una volta al mese come avevo proposto io senza nutrire grandi speranze (!!!!!!) MA ADDIRITTURA OGNI DUE SETTIMANE. OGNI - DUE - SETTIMANE - A PARIGI - NON SO SE STATE CAPENDOOOO???!!!
Io no, infatti non ci credo fino a che non me lo scrivono da qualche parte e timbrano col sangue perché oh, sto mondo di adulti è una cazzo di fatica continua, ma quando e dove ho firmato per farne parte?
P.S. Non avevo mai fatto sfuriate a fornitori nella mia vita privata quindi nonostante tutto consentitemi di essere anche un po' proud of myself :')
14 notes · View notes
mineestellepolari · 10 months
Text
Da oggi ho deciso di aprire una “rubrica”, non so se è una buona idea, non so se qualcuno mai la leggerà o se a qualcuno importa, ma così mi dice la testa.
La rubrica si chiamerà “cose che nessuno mi ha chiesto”
1. Il biciclettaio:
Un giorno il mio migliore amico (una ragazzo di Avellino che studia medicina qui a Firenze, si chiama Michele, detto Mike), mi ha invitato a casa sua per uno dei suoi soliti festini. Mi sono ubriacata male, quella notte mi è venuto il ciclo, mi sono svegliata che ero un mostro dolorante e in post sbornia.
La mattina Mike aveva preso appuntamento per andare a comprare una bici in un posto dove praticamente raccolgono le bici usate e abbandonate che il comune rimuove periodicamente in giro e le rimettono a nuovo con l’aiuto dei carcerati. “Fico!” penso, ma sono veramente troppo distrutta anche solo per tornare a casa, figuriamoci.
Gli dico di no. Insiste all’infinito.. nulla, devo accompagnarlo. Arriviamo lì e c’è un ragazzo giovane, sulla trentina, che sta aggiustando una bicicletta. Il mio amico ci parla per dirgli che li aveva contattati per comprare una bici da loro e lui la recupera e la ricontrolla tutta.
Ci fa aspettare un bel po’, non ricordo il perchè e per tutto il tempo il l’ho fissato perchè mi frullavano nella testa mille domande che avrei voluto fargli, tipo “ma tu sei un carcerato? Ti danno i permessi per uscire e venire a lavorare qui? Come funziona? Come è nata questa associazione? Ricevete fondi?” e via dicendo..
Lui è concentrato sulla bici e non mi sembra che faccia troppo caso a me, sinceramente.
Con non poche difficoltà e un’eternità di tempo (almeno cosi mi è sembrato a me) siamo riusciti ad infilare la bici nella macchina di Mike.. diciamo la verità, la ruota di dietro usciva dal bagagliaio dove era seduta una ragazza che reggeva sia la bici che lo sportello. Si, abbiamo rischiato la morte, ma lasciamo perdere.
Mike tutto contento finalmente mi riporta a casa e mi regala la sua bici vecchia che ormai aveva sostituito perchè per lui era troppo bassa e mi regala uno stiker dell’associazione, con su scritto “piede libero”.
Attacco subito lo stiker sulla bici e faccio una bella foto e la pubblico su instagram, “voglio far conoscere questa realtà!”, penso tra me e me. Quindi taggo la pagina dell’associazione, dopo averla trovata e seguita.
Mi mettono like alla storia. Bene.
Mi scrivono qualcosa tipo “grazie per il tag! Hai preso la bici da noi?” e io rispondo che no, avevo accompagnato un mio amico a prenderla e mi aveva donato lo stiker.
Mi facevo ancora molte domande sull’associazione e su quel ragazzo, quindi sono andata a curiosare e..tac! L’ho trovato! È taggato sulla foto! Mado subito sul suo profilo.. “Carino!” penso.
Dopo un po’ mi segue e mi scrive.. iniziamo a parlare e scopro che era sempre lui che mi rispondeva anche dalla pagina dell’associazione, solo che non poteva scrivermi troppo perchè il suo “capo” ha anche l’account e ogni tanto ci entra.
Scopriamo di vivere nello stesso quartiere.. gli dico che la bici che mi ha rifilato il mio amico è messa male e vorrei aggiustarla, ma senza spenderci troppo, lui mi dice che è un servizio che non fanno, ma che mi avrebbe dato un’occhiata se gliela portavo al baracchino sul lungarno dove lavorava.
Dopo qualche giorno torno lì dove c’è lui ad aspettarmi. ll capo vecchio non c’è, per fortuna.
Finalmente lo vedo dal vivo e questa volta da vicino. “È proprio bello!”, penso. Poi con quel fare da meccanico, con le mani tutte unte.. cerco di non pensarci ed essere disinvolta mentre sono dentro l’officina con lui e scambiamo 4 chiacchiere. Dopo un po’ me ne vado, dovevo fare weed shopping e poi sarei tornata.
Bevo due o tre spritz con la mia spaccina del cuore e torno da lui, mezza brilla. Ha sta finendo la bici, me la rimessa a nuovo e aggiunto luce e cestino! È veramente bella! Lo ringrazio e gli chiedo quanto gli devo, mi dice 25€, mi sembra un prezzo onesto.
Come una cogliona mi rendo conto che ho prelevato i soldi quasi solo per l’erba, mi rimangono 15€. Gli chiedo se posso pagare con la carta, non l’avessi mai detto!! Mi fulmina con lo sguardo e mi dice “seria?!” io rimango impietrita e dico “scusa, proprio non ci avevo pensato a prelevare 😅”…
Lui è palesemente scioccato in senso negativo e mi dice “non fa nulla, piuttosto me li porti un altro giorno! Possiamo vederci vicino casa e me li dai!”
Gli dico che è un’ottima idea, mi scuso e gli prometto che il giorno successivo avrei saldato il debito!
Come promesso il giorno dopo gli scrivo, ci vediamo alle 7 del mattino, prima che lui andasse a lavoro, sotto casa mia. Facciamo due chiacchiere e gli chiedo se posso offrirgli un caffè da me per farmi perdonare, lui accetta e sale.
Chiacchieriamo un po’, beviamo il caffe, io fumo, parliamo dell’associazione e noto che lui si avvicina piano piano.. fino a mettermi le mani sulle tette e baciarmi. Ogni tanto mi stacco e mi allontano, ma lui mi cerca, mi vuole. Non riesco a non cedere alla tentazione e mi lascio andare.
Finiamo mezzi nudi sul divano, ci tocchiamo, baciamo e infiliamo le mani ovunque a vicenda.
Ad un certo punto lo blocco, gli dico che non posso farlo perchè sono fidanzata. Lui rimane un po’ scioccato, si riveste e se ne va.
Ci risentiamo ancora, mi dice scherzosamente “mi offri un altro caffe?” e io gli dico “va bene, ma questa volta innocente caffe”..
Viene a casa mia, di nuovo, mi chiede del mio ragazzo e mi confessa che anche lui è impegnato e convive da poco con una donna più grande, che stanno pensando di mettere su famiglia e che lui ha un po’ di ansia e pensa che sono le sue ultime occasioni di libertà. Parliamo molto, ma ad un certo punto mi risalta addosso, mi bacia intensamente.. che fatica.. mamma mia..
Finiamo a letto, stiamo quasi per farlo, ma lo blocco di nuovo.. lui si incazza, discutiamo e se ne va sbattendo la porta.
Ci siamo risentiti poi, un pochino abbiamo chiarito, ma ho visto che lui non mi segue più su ig (unico contatto tra noi), quindi boh.
Questa storia, per ora, finisce qualche mese fà.. ero in giro con mia madre che era venuta a trovarmi, andiamo a prendere la tramvia per raggiungere il centro. Ad un certo punto vedo un ragazzo e una ragazza che camminano affianco con un passeggino. “Sono proprio una bella famiglia!” penso tra me e me. Poi li guardo meglio.. era lui. Con la compagna. E un bebe di qualche mese, mi si è ghiacciato il sangue. Poche volte nella vita mi sono sentita così tanto una merda.
24 notes · View notes
vintagebiker43 · 3 months
Text
"Nascere maschi rimane un privilegio, e lo si nota, evidente, nella quotidianità. Come nel film di Cortellesi C’è ancora domani, non conto gli episodi in cui, in molte case, ho visto le donne alzarsi da tavola per aggiungere, togliere, servire piatti, e gli uomini seduti, sempre. Entrando nei negozi di giocattoli, sperimento la stessa rigida distinzione a cui ero sottoposta da piccola: quelli di cura e di bellezza per le femmine, quelli di potere e di avventura per i maschi. Ovunque, il linguaggio ribadisce la stessa feroce suddivisione: il notaio, l’avvocato, l’ingegnere ricorrono al maschile (anche quando sono le donne a svolgere queste professioni); la maestra, la signora delle pulizie, la tata al femminile (anche se la cura è amore ed educazione, e non dovrebbe avere perimetri di genere). Il sottinteso resta: il palcoscenico del mondo ai maschi, le retrovie di casa alle femmine. Il ruolo dei maschi è da protagonisti, quello delle femmine ancillare. Una bambina oggi, come me, mia mamma, mia nonna, assorbe un non detto scandaloso: le femmine valgono meno.
E, se valgono meno, possono essere pagate meno, occuparsi da sole di altri – marito, figli, genitori – mai di loro stesse. Se sono meno, possono essere picchiate, violentate e uccise. Come si picchia, si violenta e si uccide qualcuno a cui non si riconosce dignità, che non si ascolta, non si guarda; figuriamoci se si ama.
I femminicidi non sono una questione sentimentale, ma di potere: un problema strutturale della nostra società. L’amore è il contrario del potere. Se ti amo, non voglio che tu mi appartenga. Se ti amo, non sopporto di vederti serva, muta, umiliata. Se ti amo, ti accompagno in questa vita, non ti soffoco. Per amare c’è una condizione di granito: la parità. Nella sottomissione si può solo ferire. [...] Allora serve una detonazione dei rapporti di forza e del linguaggio. Un mondo aperto: liberato. Dove i figli si crescono alla pari, gli anziani si curano alla pari, le carriere si percorrono alla pari: in cui si decide e si agisce alla pari. E nessuna è un meno. E tutte siamo persone: rispettate, libere, quindi amate."
Silvia Avallone, su 7Corriere - il 19 gennaio 2023
*Silvia Avallone - Fotografia di Luca Brunetti
Tumblr media
7 notes · View notes
kon-igi · 5 months
Text
Leggere @autolesionistra mi fa lo stesso effetto di ascoltare Yanez di Davide Van De Sfroos, che pare una paragone lanciato a bomba contro la giustizia ma il fatto è che lo seguo da tanti anni e i suoi rari ma ben piazzati interventi mi hanno fatto riflettere che la vecchitudine nelle ossa si sta facendo sentire tutta.
Malinconica paranoia mista a sognante disillusione e certe volte mi chiedo quanto abbia senso il concetto di 'invecchiare bene'.
Che si invecchi con più o meno poliartrosi osteofitiche è giocoforza una legge di natura, proporzionale alla bontà del DNA ereditato e a quanto ci siamo voluti bene prima, però mi fa un certo qual effetto si presupponga la necessità di sforzo o fortuna, senza le quali la mezza età sembra essere immaginata come la discesa a capofitto di Fuga da Atlantide a Gardaland.
Ok che i bimbi crescono e le mamme (e i papà) sbiancano dal terrore di quello che li aspetta, però al netto di tutta la stanchezza ribadisco che la mia capacità di ragionare e di sentire non è mai stata così chiara come adesso.
Ed è tanto chiara e omnicomprensiva che tra lei e voi si frappongono subito così tanti dubbi, al punto che faccio fatica a restituirvi il senso delle cose e mi perdo nella paura di essere frainteso e di sembrare il tassista che se fosse lui il presidente del mondo avrebbe la soluzione a tutti i problemi.
Io ce l'ho la soluzione, per tutto, ma se non riesco a convincere nemmeno la mia compagna figuriamoci gli altri 8 miliardi di persone.
E quindi vanno bene i dubbi, al punto che qualcuno addirittura mi ha accusato di non riuscire mai a prendere una decisione netta... e a ragion veduta!
Io non ho più voglia di prendere decisioni, visto che questo implica fare la cosa giusta evitando quella sbagliata e a parte due o tre concetti di basilare etica umana sono arrivato alla conclusione che più una cosa è assolutamente e graniticamente giusta e meno tempo impiego a cambiare idea in merito.
Dio abbia pietà degli uomini con un sogno solo! - devo aver letto una volta dentro a un Bacio Perugina (o in un biscotto della fortuna) e ora, dopo milioni di cose lette e rilette, sentite e risentite, sempre sugli stessi argomenti di contrapposizione e predominio a scapito di altri, io voglio rilanciare con
Dio, sempre che tu ci sia, salva i miei coglioni, sempre che io ce li abbia ancora attaccati.
Buona notte e ci vediamo nella luce.
22 notes · View notes
blogitalianissimo · 2 months
Note
Inutile dire che più a sud si va e più le infrastrutture fanno cagare, io da Napoli andai a Roma e già li la situazione era magicamente cambiata, non riuscivo a capire cosa ci fosse di cui lamentarsi, perché si l'Italia in generale fa cagare in quei termini, ma già se vai in un posto che sta messo meno peggio e che funziona molto meglio di dove vivi ti sembra un altro mondo e come se tutto funzionasse a dovere, e noi a Napoli stiamo messi meglio rispetto all'estremo sud, quindi figuriamoci
Roma ha tipo il quadruplo delle metro di Napoli, e, almeno quando la frequentavo io, passavano ogni 5 minuti, (non so se la situa sia cambiata attualmente ma non credo). Però c'è da dire che la metro B è assolutamente agghiacciante, quindi i romani fanno bene a lamentarsi, perché Roma non è efficiente come dovrebbe essere una capitale europea.
Napoli boh, cioè per i turisti quelle metro sono un gioiellino, Toledo pazzesca, ma è una roba che funziona male per l'abitante medio della città. Non puoi aspettare una metro per così tanto tempo, devono aumentare le corse in qualche modo perché è infattibile. Inoltre la città collegata molto bene in certi punti ma in altri lasciata completamente a se stessa.
Non mi esprimo su autobus e compagnia perché tbh sia quando vado a Napoli che a Roma usufruisco principalmente di treni e metro, perché almeno il mio da turista in entrambe le città riesco a farlo, ma qua dovrebbero iniziare a pensare un po' di più al benessere di napoletani e romani che dei turisti.
Guarda il profondo sud non ti dico proprio, noi qua ci lamentiamo delle metro che passano in ritardo, ma in certe zone d'Italia manco ci arriva una minima rete ferroviaria, questa roba è veramente una schifezza.
18 notes · View notes
arreton · 3 months
Text
Non ho capito perché è così difficile dare attenzione al fatto che "mi guardo allo specchio e non mi riconosco". Letteralmente. Mi danno i loro giudizi: ma a me non sembra, ma a me non sembra, a me sembra una esagerazione. Ma hai presente quanto può essere frustrante non riuscire a riconoscersi? Sentirsi come in un film o in un sogno dove sembra tutto impalpabile e irreale? Figuriamoci se dicessi che mi capita anche di non riconoscere quello che ho intorno, quello che sto facendo, le persone che ho intorno.
Una cosa che non sono riusciti a capire questi psicologi che ho frequentato è che il mio è un racconto frammentario, devono mettere insieme i pezzi, fare domande e non dare giudizi o pareri; devo supporre, interrogarmi ed interrogare perché io ricordo poco, male e a volte in maniera contraddittoria quindi quello che dico è vero e falso allo stesso tempo, i ricordi sono delle immaginazioni e non "dei fatti realmente accaduti".
Vorrei sapere cosa scrivono nei manuali universitari e come impostano i protocolli delle varie psicoterapie perché qua manca proprio la base: mettere in discussione, indagare, cercare di capire. Ma che lingua parliamo?
Cos'è che dicevo? Ah: gli psicologi sono come i genitori, finita la fase di idealizzazione capisci che non puoi farci affidamento.
7 notes · View notes