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#calzoncini
sayitalianolearns · 7 months
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Multilingual post about:
clothing - (i) vestiti/(l')abbigliamento - 옷/의류 - (les) vêtements - (las) ropas
ENG - ITA - KOR - FRA - ESP
trousers - (i) pantaloni/(i) calzoni - 바지 - (le) pantalon - (los) pantalones
jeans - (i) jeans - 청바지 - (le) jean - (los) vaqueros
shirt - (la) camicia - 셔츠 - (la) chemise - (la) camisa
shorts - (i) calzoncini/(i) pantaloni corti/(i) pantaloncini/(gli) shorts - 반바지 - (un) short - (el) short
t-shirt - (la) maglietta/(la) t-shirt - 티셔츠 - (les) t-shirts/(le) maillot - (la) camiseta
blouse - (la) blusa - 블라우스 - (la) blouse - (la) blusa
skirt - (la) gonna - 치마 - (la) jupe - (la) falda
jumper - (il) maglione/(il) pullover - 스웨터 - (le) pull - (el) pulóver
sweatshirt - (la) felpa - 운동복 상의 - (le) sweat - (le) suéter
sweatsuit/jumpsuit/sportswear - (la) tuta - 점프수트/운동복 - (le) survêt(ement) - (le) chándal
coat - (il) cappotto - 코트/외투 - (le) manteau - (el) abrigo
overcoat - (il) soprabito - 외투 - (le) pardessus - (el) sobretodo
leather jacket - (il) giubbotto di pelle/(il) chiodo - 가죽잠바 - (la) veste en cuir - (la) chaqueta de cuero
jacket - (la) giacca - 재킷 - (la) veste/jaquette - (la) chaqueta
vest - (il) gilet - 조끼 - (la) vest/(el) gilet - (el) chaleco
uniform - (l')uniforme - 제복 - (l')uniforme - (el) uniforme
suit - (l')abito da sera, (il) completo - (스리피스) 정장 - (le) tailleur/(le) costume - (el) traje
bathing suit - (il) costume da bagno - 수영복 - (le) maillot de bain - (el) bañador
pyjama - (il) pigiama - 잠옷 - (le) pyjama - (el) pijama
dress - (il) vestito - 원피스 - (la) robe - (el) vestido
socks - (le) calze - 양말 - (les) chaussettes - (los) calcetínos
stockings - (i) collant/(le) autoreggenti - 스타킹 - (le) bas/(les) collants - (las) calcetas
shoes - (le) scarpe - 신발 - (les) chaussures - (los) zapatos
slippers - (le) pantofole - 슬리퍼 - (les) pantoufles - (las) zapatillas
sneakers/trainers - (le) scarpe da ginnastica/(le) scarpe da tennis - 운동화 - (les) baskets/(les) chaussures de tennis - (las) zapatillas deportiva
underwear - (l')intimo - 속옷 - (le) sous-vêtement - (la) ropa interior
pants/slips - (le) mutande/(gli) slip - 팬티 - (les) culottes/(les) slips - (las) bragas/(los) calzones
baseball cap - (il) cappellino da baseball - 야구 모자 - (la) casquette de base-ball - (la) gorra de béisbol
beanie - (la) cuffia (di lana) - 털모자 - (le) bonnet - (el) gorro
gloves - (i) guanti - 장갑 - (les) gants - (los) guantes
scarf - (la) sciarpa - 스카프 - (l')écharpe - (la) bufanda
(neck)tie - (la) cravatta - 넥타이 - (la) cravate - (la) corbata
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intotheclash · 3 months
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Capitolo 3 (prima parte)
L’uomo fece ritorno al suo appartamento verso le tre e mezza di notte. Come al solito nessuno lo notò, come nessuno si era accorto di lui al momento dell’uscita. Un fantasma dello stesso colore del buio. Un attento osservatore avrebbe potuto dire che aveva l’aria stanca, ma tra quelle quattro mura non c’era un attento osservatore. Accese una fioca lampada da tavolo, si avvicinò allo stereo, infilò un cd nel lettore e scivolò sulla comoda poltrona di pelle disfacendosi delle scarpe. Era sempre stupefacente la fluidità e la rapidità dei suoi movimenti, anche di quelli che costituivano la routine.
Le note iniziarono a dimenarsi nell’aria fino a permeare l’intero ambiente, abilmente insonorizzato verso l’esterno.
“Come sail your ships around me
And burn your bridge down…”
Era The Ship Song, di Nick Cave and The Bad Seeds. Un pezzo che trovò miracoloso per quel determinato momento. Il disco era The Good Son e, se ricordava bene, era datato 1990; ma la sua attualità faceva spavento e rinfrancava. Il testo non lo entusiasmava particolarmente, ma la melodia e la profonda voce di Re Inkiostro erano da brividi. Si era oramai abbandonato quasi totalmente tra le braccia del suono, quando la voce lo strappò di forza all’estasi:”In un mondo in cui la morte è il cacciatore non ci sono decisioni grandi o piccole. Ci sono solo decisioni che prendiamo di fronte alla nostra morte inevitabile.”
Era il libro. Il libro non dormiva mai.
Si alzò lentamente, si tolse tutti i vestiti esattamente lì dove si trovava e andò ad infilarsi sotto la doccia. L’acqua gelata lo riconsegnò tonificato alla realtà contingente, come se avesse trascinato con se, giù per lo scarico, tutto il passato; quello remoto e quello più prossimo.
“Acqua passata non macina più”, recitava un proverbio delle sue origini e come tutti i proverbi era una combinazione ben calibrata di saggezza popolare e ovvia banalità.
Ma il getto d’acqua non riuscì a cancellare anche la voce, lei era rimasta, niente e nessuno sarebbe riuscito a spegnerla.
“Un buon cacciatore conosce soprattutto una cosa: conosce le abitudini della sua preda.”
Lo sapeva bene. Non c’era bisogno che arrivassero le parole di un libro, da un’altra vita, a ricordarglielo. Lo aveva imparato sul campo e sulla sua pelle. Lo portava addosso marchiato a fuoco. Tre anni con i monaci Shaolin in Tibet e due anni e mezzo con gli Yaqui di Sonora in Messico lo avevano forgiato nell’acciaio e reso invincibile. Aveva patito ogni sorta di privazione ed aveva imparato ad amarla. Aveva imparato la pazienza, l’attesa, l’azione chirurgica; aveva imparato a nutrirsi del suo stesso dolore e ad uscirne fortificato nel corpo e nello spirito. Aveva imparato a maneggiare le armi più improbabili e a respirare la nebbia dell’universo. Ne era uscito ciò che era adesso: un cacciatore. Il cacciatore.
“Per essere un cacciatore bisogna essere in perfetto equilibrio con ogni altra cosa, altrimenti cacciare diventerebbe un lavoro senza senso.”
Era stanco di ascoltare. Chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia. Sapeva come fermare il libro, almeno per un po’. Si asciugò con maniacale accuratezza, indossò un paio di calzoncini, una maglia a maniche corte e si accomodò sulla sedia a dondolo faccia a faccia con L’Urlo.
“Ci siamo, a noi due.” Pensò
A poco a poco sentì il progressivo rilassamento delle membra, così spinse dolcemente indietro la sedia e si sedette sui talloni.
“Nello Zen non c’è meta, la via coincide con la metà” Mormorò a se stesso.
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Non scrivo mai di sport e tanto meno lo farei per il calcio ma questa è davvero un'altra storia...
"Quando toccò a me effettuare il provino c'era un uomo anziano che mi guardava come se io fossi nel posto sbagliato. Mi chiese: "sei qui per il provino?" e io risposi di sì.
"Con quelle scarpe? Guardale, come puoi pensare di giocare con quelle?", mi disse.
In effetti erano davvero malandate, vecchie e rotte.
Poi aggiunse: "e quei calzoncini? Non hai dei calzoncini da calcio?"
Gli risposi che ero lì con l'attrezzatura migliore che avevo e che volevo solo giocare e dimostrare le mie qualità.
E quando sono andato in campo dovevi vedere la sorpresa nel suo viso. Venne da me e disse: "Ti ingaggio subito, giocherai nella mia squadra".
Ho sofferto la fame, sono sopravvissuto a tempi difficili, ho giocato scalzo e non sono andato a scuola.
Non so cos'è il divertimento, non sono mai andato ad una festa perché so che se non darò tutto, non farò mai delle belle prestazioni in campo e non raggiungerò mai i miei obiettivi.
Oggi, con quello che guadagno, posso aiutare gli altri.
Ho costruito scuole, uno stadio, abbiamo dato vestiti, scarpe e alimenti a persone in stato di estrema povertà. E poi dono 70 euro al mese a tutti gli abitanti di una zona molto povera del Senegal, per contribuire all’economia familiare.
Perchè dovrei volere dieci Ferrari, venti orologi di diamanti e due aerei? A cosa servono queste cose per il bene del mondo?
Non sopporto neppure la Playstation, principale hobby dei miei compagni. Non l’ho mai usata, penso che sia solo un modo per perdere tempo e io non voglio perdere il mio inutilmente”.
La storia di Sadio Mané è d'esempio per tutti quei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio.
Buon compleanno Sadio! ❤
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Fonte: Goal/Teledakar/El Pais
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acciaiochirurgico · 4 months
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Treni
(non esiste amore a Napoli)
quando ero ragazzina ogni volta che mi trovavo in stazione ero pervasa dalla sensazione di libertà mista a quella della malinconia. guardavo i treni e pensavo che non fosse giusto che non potessi prenderne uno da sola, che non potessi andare dove volevo e mi sentivo ancorata. ogni treno aveva il nome del mio morosino del tempo, e fino qualche anno fa era ancora così. ogni treno mi dava quella bella sensazione a livello di stomaco come di brividini e budella attorcigliate che mi faceva fremere sul sedile. prativo ansiosa, e arrivavo a Napoli avvolta nel sole e più leggera perché finalmente ero dove volevo essere, chi volevo essere. pensavo mi piacesse viaggiare, invece volevo solo sentirmi di nuovo bene, viva. volevo solo sentire l'unica scossa che davvero mi faceva sentire qualcosa, giusto o sbagliato che fosse. adesso ho ventiquattro anni, ho preso un sacco di treni da sola e fatto da pendolare per anni. quel ragazzo ormai è solo un ricordo e nessun treno mi da più quella scossa che il mio cervello non ricerca ne richiedere più ma non ha dimenticato. sono su un treno anche in questo momento e mi sento.. stanca. mi sento senza forze, quasi annoiata. non guardo più fuori dal finestrino ascoltando canzoni dolci, forti, energiche. è diventata una cosa come un'altra, una di quelle ennesime cose che hanno perso la loro magia. questa è una cosa che mi spaventa da sempre: dimenticare i sentimenti, smettere di percepirli e per assurdo è la cosa che più di frequente mi capita, specialmente negli ultimi anni. io credevo che i progressi fatti fino ad ora fossero il mio treno per Napoli. che andare a vivere da sola, trovare una lavoro a tempo indeterminato, un ragazzo mi facessero sentire come a sedicianni mentre mi struggevo sui sedili di un freccia rossa troppo lussuosi per i miei calzoncini troppo corti e le mie calze strappate. e invece no. e invece no, credevo che vivere "bene" fosse la chiave per provare qualcosa, sentire qualcosa e invece io, quella sensazione di ignoto, di nuovo, di paura bella, non la sento più dall'ultima volta che sono tornata in lacrime in un minuscolo bagno traballante. io non sono mai contenta, felice. io non sono mai niente. quando rido mi sento così distante da quella reazione spontanea. mi esce una risata rumorosa, forte ma così lontana dalla mia pancia. mi sento sempre come in attesa di quel treno. "Arriverà" "arriverà" e poi anche quando arriva non risolve davvero nulla. credevo che fare le scelte giuste fosse la strada corretta per stare bene, ora invece mi sembra tutto così normale e spento, piatto. non credo dipenda dall'esterno, è qualcosa al mio interno. io vado a lavoro, torno a casa, sto col mio ragazzo -che per inciso è la persona più bella e gentile che abbia mai conosciuto- e poi tutto ricomincia il giorno dopo. sono infastidita dalla dolcezza, dal dire qualcosa di troppo dolce, da quando mi fa notare che sono stata più affettuosa del solito e penso "non può semplicemente apprezzare e stare zitto?" mi da fastidio tutto ciò che mi riconduce e cuce addosso delle sensazioni e delle visioni che non sono quelle che sento. perché io non sento e non mi sento. e mi ripeto in continuazione "passerà", "passerà", ma non passa mai. non voglio nemmeno più scappare, almeno la me sedicenne aveva il coraggio di prendere le sue scarpe più belle e andare via, lasciare tutto e non avere rimorsi ma io, io mi adatto, mi addomestico, mi arrendo ad una quotidianità che non sento mia perché "è giusto così". e quindi vai a lavorare, torna a casa ed esci con tuo moroso, non volevi questo? non volevi essere adulta? in regola? non volevi che tutti ti considerassero matura? non più una sprovveduta? non volevi questo?
e allora perché adesso non sei felice?
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piusolbiate · 9 months
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Buon Ferragosto!
Buon Ferragosto, ricordando quello di tanti anni fa, con le donne vestite con larghi camicioni a mezze maniche e senza calze, i bambini a piedi scalzi e torso nudo ed in calzoncini e gli uomini rigorosamente in canottiera bianca ad affollare osterie e giochi delle bocce.
In estate i concertini con chitarra e fisarmonica, si tenevano ai margini dei campi di bocce, presenti in quasi tutti i cortili dei locali e sotto le viti o le robinie, nella luce delle lampade ad arco o, in molti casi della lucerna a petrolio o a gas. Solbiate Olona… molti anni fa! Però il campo di bocce è tornato
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Affresco nel Dopolavoro del Cotonificio Ponti (foto di Aldo Moroni)
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spettriedemoni · 2 years
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Las cinco de la tarde
È una poesia di Garcia Lorca dedicata a un amico torero morto durante una corrida. L'ora delle corrode è quella: "las cinco de la tarde", le cinque della sera.
Il 5 luglio del 1982 ero in attesa di una partita di calcio, quella che per me sarebbe diventata "la" partita.
Mi fa strano pensare che sono passati 40 anni da allora, mi fa strano scriverlo. Possibile sia passato tutto questo tempo? Zoff aveva 40 anni all'epoca, vuol dire che ne ha 80 oggi? Sì, ha 80 anni. L'ho visto ieri in una intervista concessa proprio in concomitanza del suo compleanno.
Rivedo il vecchio televisore Gunding a colori con quel telaio in plastica che riproduceva le venature del legno, gli 8 canali senza telecomando, il telecomando a volte lo facevo io, a volte mia sorella. Ricordo il caldo, i calzoncini cortissimi, la tapparella abbassata perché di lì a poco si sarebbe abbassato il sole sull'orizzonte e lo avremmo avuto negli occhi seduti sul divano. Un divano di velluto marrone coperto in estate da un lenzuolo perché era davvero troppo caldo per avere il velluto sotto le chiappe.
Avevo cominciato a vedere i replay durante quel mondiale, poi la partita con l'Argentina l'avevo vista ma solo dal secondo tempo in poi. Stava cominciando a piacermi quello sport e non ne ero ancora consapevole. Mi avevano tutti avvisato dell'importanza di quella partita da dentro o fuori per entrambi ma il Brasile aveva battuto l'Argentina 3-1 noi solo 2-1 quindi in caso di parità saremmo tornati a casa. Loro sarebbero stati tra le prime 4 squadre del mondo.
Avevo sentito il nome di Paolo Rossi, Tele Sette lo aveva messo in copertina e presentato come salvatore della patria ma con un bel punto interrogativo. Avevo imparato a riconoscerne la sagoma e il numero, il 20. Ricordavo di averlo visto sfilare davanti alla porta argentina dopo il gol di Tardelli senza però fare gol. Nulla faceva presagire che davvero potesse essere il salvatore della patria.
Invece...
Cinque sembra essere il numero del destino: 5 luglio, alle 5 di sera al quinto minuto Rossi segna. Mi sembra troppo presto, come se un gol non fosse valido se segnato così presto. Invece vale è anche un bel gol nato da una azione corale perfetta o quasi.
Esultiamo in casa, temiamo la reazione del Brasile che come un toro stuzzicato dalle banderillas ora attaccherà a testa bassa con rabbia e orgoglio.
Bastano solo 7 minuti e Zico scappa alla marcatura asfissiante di Gentile, prende quel metro che gli basta per inventare. Un giocatore normale forse allargherebbe il gioco dall'altra parte verso Eder, lui no. Zico ha visto il suo capitano Socrates scattare e passargli davanti. Sembra che il suo piede si giri di 90 gradi invece ha colpito di esterno destro e il pallone è andato verso la porta nostra, davanti ai piedi di Socrates che neppure cambia passo. La palla se la ritrova davanti alla velocità giusta ed è solo davanti a Zoff anche se un po' defilato. Scirea prova a recuperare in scivolata, un giocatore normale la passerebbe in mezzo e così la pensa anche il nostro portiere che però aspetta un attimo prima di spostarsi troppo al centro, tiene il piede sinistro più vicino possibile al palo della porta perché può darsi che Socrates ci provi a tirare da lì però Socrates aspetta, aspetta. E poi aspetta. Quando tira Zoff è troppo spostato e col piede non ci arriva. Si alza una nuvola di calce sulla scivolata di Scirea, se ne alza un'altra alle spalle di Zoff sollevata dal pallone che entra in rete.
Non mi alzo dal mio posto. Mi ero ripromesso di guardare qualche azione, magari solo il primo tempo ma non sarà così. Sento quei suoni in sottofondo, sono le trombette da tifo che fanno un frastuono assordante. Non le sopporto, ma dopo un po' non ci faccio più molto caso.
Mia madre ci crede, chissà perché, mio padre è scettico e vai a sapere se è scaramanzia, invece. Preparati al peggio ma spera nel meglio, come si dice.
Vedo le maglie dei calciatori sudate, Cabrini mi sembra sudato già dagli inni nazionali con i suoi riccioli da divo. Chissà com'è, però i brasiliani non passano in vantaggio, teniamo botta. Verso il 25' una punizione di Antognoni finisce tra le braccia di Waldir Perez, il portiere brasiliano. Ha una faccia un po' anonima, pochi capelli, sembra l'unico normale lì tra loro. Passa la palla con le braccia a Leandro, da questi a Cerezo che viene avvicinato da Graziani che sembra ringhiare come un mastino. Cerezo non pare curarsene e passa in orizzontale verso 3 suoi compagni ma il passaggio è impreciso e nessuno capisce per chi sia quel pallone, si guardano come a dire: "Ma... è per te?" e chissà da dove sbuca Rossi che quel pallone lo prende lui e fa gol. Di nuovo. Stavolta tira forte quasi dal limite dell'area, forse potrebbe avvicinarsi, forse potrebbe tirare meglio ma che importa? È gol.
Sta succedendo qualcosa, il Brasile è già andato in svantaggio contro l'URSS e contro la Scozia ma poi aveva vinto rispettivamente per 2-1 e per 4-1. Stavolta però è diverso: stavolta due gol li ha presi in un'unica partita.
Mio padre salta sul divano e lo rompe, vorremmo abbracciarci ma siamo terrorizzati per la reazione di mamma che ha sentito quell'improvviso "crack". Non c'è tempo per verificare i danni, c'è da soffrire fino al 45'.
Soffriamo ma teniamo il vantaggio, Gentile, nel tentativo di fermare Zico, gli ha afferrato la maglia e gliel'ha strappata, se la cambierà. Noi, una volta al riposo, verifichiamo i danni. Il divano ha una traversina in legno spezzata. Papà la riparerà con una vite, per ora la consegna è di non sedersi assolutamente da quel lato.
Inizia il secondo tempo, come previsto il sole si abbassa e mi arriva la luce negli occhi. Mi sposto, continuo a seguire con il patema questa partita che ora pare interminabile. Ci provano i brasiliani. In tutti i modi, ma Zoff e gli altri difensori sono attenti. Dal 30' poi non abbiamo più il nostro stopper titolare che non riesce più a muovere la caviglia. Bearzot chiama un ragazzo di 18 anni a scaldarsi. Ha i baffoni folti che lo fanno sembrare già adulto, lo chiamano "zio" ma all'anagrafe è registrato come Giuseppe Bergomi e deve prendere in consegna il loro centravanti, un gigante di nome Serginho, uno un po' irascibile, pare abbia sparato alla ex moglie, nel '78 invece ai mondiali non ci è andato perché aveva tirato un calcio a un gurdalinee. Abbiamo pure qualche occasione da gol ma non riusciamo a segnare. A segnare ci riescono loro con il numero 15 Paulo Roberto Falcao. Gioca a Roma da qualche anno, grazie a delle apposite scarpe gioca nonostante un problema all'alluce, ha la tendenza all'alluce valgo. Per non deludere lo sponsor, però, ha dipinto sulle scarpe le tre strisce della Adidas, suo sponsor tecnico. Ha ricevuto palla al limite della nostra area di rigore da Junior, il terzino sinistro. Ha diversi giocatori davanti a sé, non c'è spazio poi però arriva Cerezo, velocissimo che gli passa dietro e se ne va sulla fascia destra. Questo movimento inganna Tardelli e Scirea che seguono Cerezo a cui Falcao ha fatto finta di passare il pallone. Si è accentrato ma ha la palla sul sinistro, il piede debole. Non c'è tempo: deve tirare. Il tiro è fortissimo, Bergomi la sfiora appena con la coscia e Zoff, che ha intuito la direzione, vede la palla passargli a pochissimo dalla sua mano protesa in tuffo. È il 2-2.
Falcao esulta, si vede la vena del collo gonfiarglisi, le riserve che gli corrono incontro in quel momento è lui il salvatore della patria. Non la nostra, però. Chissà come lo accoglieranno a Roma se passano loro.
Mia madre è sicura: "Gliene facciamo un altro" come fosse facile fare un terzo gol al Brasile ora.
Succede che arriva un calcio d'angolo per noi. Il pallone lo ha Waldir Perez. Rossi gli si avvicina: ha fretta, vuole riprendere subito il gioco e si fa dare il pallone. Il portiere brasiliano non cincischia come si fa normalmente in questi casi, non butta il pallone a parabola oltre la testa del nostro attaccante per innervosirlo, no lui gli consegna il pallone e Rossi lo lancia con le mani verso la bandierina dove Conti è pronto a battere il calcio d'angolo.
Il cross è alto, Oscar è Socrates si ostacolano e Tardelli può tentare un tiro al volo per la verità neanche troppo potente. La palla è lenta ma il portiere brasiliano ha il sole negli occhi. Ecco il regalo di Zoff che al momento del sorteggio: ha scelto la metà campo invece del calcio d'inizio. A quell'ora della sera il sole è basso e illumina la porta del Brasile. Graziani in scivolata cerca di prendere la palla ma di fronte a lui c'è Rossi che colpisce di nuovo il pallone.
Aveva ragione mia madre: gliene abbiamo fatto un altro, 3-2.
Ci sarà tempo per il gol di Antognoni annullato ma soprattutto la parata di Zoff all'ultimo minuto.
Vinciamo noi e tutto sembra possibile, incluso vincere un mondiale dopo essere stati dati per spacciati.
È come se l'orgoglio di quegli unici giocatori in campo fosse diventato una metafora del nostro. Come se fossimo tutti Zoff che si alza e fa no con il dito: "No, mi spiace ora è il nostro momento".
Ero rimasto seduto a vedere quella partita dal primo all'ultimo minuto, mai successo fino ad allora. Esultiamo alla fine, ci abbracciamo e vorresti non finisse mai quell'attimo di felicità.
Si, perché eravamo felici e non lo sapevamo.
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libriaco · 2 years
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Mattine d'estate
I risvegli di un bambino in vacanza sono una festa, davanti al risveglio c’è una lunga giornata di giochi, mettersi con impazienza i calzoncini corti, allacciarsi sommariamente i sandali, trangugiare un bicchiere di latte e uscire di casa correndo fa parte della promessa dei giorni d’estate, che si schiudono uno di seguito all’altro, appetitosi come tante pesche aperte.
P. Cappello, Questa libertà, Milano, Rizzoli, 2013
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borbottii · 2 years
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Tumblr media Tumblr media
Torino nuvolosetta mentre io e P. andavamo a mangiarci le patate ripiene.
Atti di coraggio in calzoncini corti a cui non credò mi abituerò mai del tutto.
Stanchi stinchi lividi e pelle bianca dove risalta ogni cosa.
Nel sacchetto di carta un po’ di ciliegie: le ho comprate perché mi mancava la compagna dei nonni, dove ne mangiavo così tante fino a star male. Anche queste mi hanno fatto venire male allo stomaco ma credo fossero semplicemente molto cattive.
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vintagebiker43 · 1 year
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"Quando toccò a me effettuare il provino c'era un uomo anziano che mi guardava come se io fossi nel posto sbagliato. Mi chiese: "sei qui per il provino?" e io risposi di sì.
"Con quelle scarpe? Guardale, come puoi pensare di giocare con quelle?", mi disse.
In effetti erano davvero malandate, vecchie e rotte.
Poi aggiunse: "e quei calzoncini? Non hai dei calzoncini da calcio?"
Gli risposi che ero lì con l'attrezzatura migliore che avevo e che volevo solo giocare e dimostrare le mie qualità.
E quando sono andato in campo dovevi vedere la sorpresa nel suo viso. Venne da me e disse: "Ti ingaggio subito, giocherai nella mia squadra".
Ho sofferto la fame, sono sopravvissuto a tempi difficili, ho giocato scalzo e non sono andato a scuola.
Non so cos'è il divertimento, non sono mai andato ad una festa perché so che se non darò tutto, non farò mai delle belle prestazioni in campo e non raggiungerò mai i miei obiettivi.
Oggi, con quello che guadagno, posso aiutare gli altri.
Ho costruito scuole, uno stadio, abbiamo dato vestiti, scarpe e alimenti a persone in stato di estrema povertà. E poi dono 70 euro al mese a tutti gli abitanti di una zona molto povera del Senegal, per contribuire all’economia familiare.
Perchè dovrei volere dieci Ferrari, venti orologi di diamanti e due aerei? A cosa servono queste cose per il bene del mondo?
Non sopporto neppure la Playstation, principale hobby dei miei compagni. Non l’ho mai usata, penso che sia solo un modo per perdere tempo e io non voglio perdere il mio inutilmente”.
La storia di Sadio Mané è d'esempio per tutti quei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio.
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Fonte: Goal/Teledakar/El Pais
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alessandrobelliere · 25 days
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Oggi giornata di primavera inoltrata e allenamento sulla distanza media delle prossime sfide, calzature nuove con maglietta a maniche corte e calzoncini corti, naturalmente senza zaino.
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Sanremo 2024. Annalisa, una dark lady sul palco dell'Ariston
Maxi blazer, con sotto una sorta di calzoncini e top nero. Calze scure, molto coprenti con reggicalze. Nastrino al collo. Annalisa – che da sempre ama molto la moda – ha scelto un abito di Dolce e Gabbana per presentare il suo brano in gara a Sanremo, “Sinceramente”. Un look sexy e trasgressivo allo stesso tempo, da vera dark lady. source
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qualecostumedabagno · 3 months
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bikewalden · 5 months
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Annie Londonderry
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Annie Londonderry è stata la prima donna a compiere il giro del mondo in bicicletta
partì da Boston nel 1894, in quindici mesi percorse 15.455 km; si dice che la sua avventura nacque per una scommessa di due magnati statunitensi scettici sul fatto che una donna potesse farcela
Annie Kopchovsky ebrea, lettone ed emigrata negli Stati Uniti non sapeva andare in bicicletta fino a poco tempo prima e si presentò alla partenza come in foto: corsetto e gonna lunga, per lei la sfida era quella di guadagnare i 5000$ in palio
trovò anche uno sponsor, la Londonderry Lithia Water Company (da qui Annie Londonderry), l'accordo era di portare sulla bici il cartello dell'azienda che vendeva bottiglie d'acqua
arrivò in Europa in nave, le sue tappe furono Parigi Marsiglia, Gerusalemme, Singapore, Cina e Giappone e da qui a San Francisco
a suo arrivo non indossava più la gonna lunga ma dei calzoncini e la "Gazzetta Ciclistica" del 17 gennaio del 1895 scrisse che il suo "costume da biciclettista" non presentava linee che rivelano la donna e dunque poteva essere scambiata per un uomo "anche se non si spiega come possa trovare tanta resistenza"
negli anni dopo iniziò a scrivere storie e reportage sul New York World, firmandosi come "donna nuova" -perché "credo di poter fare qualsiasi cosa che un uomo può fare"
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lamilanomagazine · 6 months
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Modena: controlli della polizia locale in bici, 14 “daspo urbani” nei parchi.
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Modena: controlli della polizia locale in bici, 14 “daspo urbani” nei parchi. Da giugno a ottobre 56 servizi nelle aree verdi e sulle ciclabili: controllati 421 posti auto per invalidi e 313 veicoli. In tutto 55 sanzioni, soprattutto per violazioni al Codice della strada. Quattrocentoventuno posti auto per invalidi controllati, 313 veicoli sottoposti a verifica e 55 sanzioni, tra cui 14 “daspo urbani”. Sono i principali numeri dei pattugliamenti ciclo-montati della Polizia locale di Modena che anche quest’anno, continuando un’attività avviata negli anni scorsi, hanno affiancato con uno specifico presidio, sviluppato appunto sulle due ruote, le consuete azioni di controllo del territorio cittadino svolte dal Comando di via Galilei. Da giugno a ottobre, infatti, sono stati effettuati 56 servizi in bicicletta. I pattugliamenti ciclo-montati si sono concentrati soprattutto sul centro storico e sui parchi cittadini, ovvero nei luoghi maggiormente frequentati durante la stagione estiva, dove per gli agenti, in sella a city e mountain bike, è possibile spostarsi in modo agevole negli spazi aperti, muovendosi facilmente sul reticolo delle piste ciclabili e non solo. La mappatura dei sopralluoghi anche quest’anno ha risposto alle specifiche esigenze delle zone della città e alle situazioni critiche segnalate dai cittadini; una ventina, in tutto, sono stati gli operatori impegnati nel servizio, facilmente riconoscibili grazie alla divisa. Ovvero polo blu della Polizia locale, calzoncini corti e caschetto; oltre, naturalmente, alla normale dotazione per la difesa personale e alla radio che li collega alla sala operativa. Le 55 sanzioni hanno riguardato soprattutto illeciti nell’ambito delle norme previste dal Codice della Strada, come per esempio il parcheggio non autorizzato di auto sugli stalli riservati a persone con disabilità. I controlli hanno comportato inoltre 14 provvedimenti di “daspo urbano”, misura amministrativa con cui possono essere sanzionati, in base al Regolamento comunale di polizia urbana, fenomeni di degrado in cosiddette “aree sensibili” della città. Il provvedimento prevede, in particolare, l’allontanamento per 48 ore dalla zona in cui è avvenuto l’episodio contestato. Le violazioni hanno riguardato situazioni di bivacchi nei parchi, ma anche alcuni casi di questua, esercizio della prostituzione e ubriachezza molesta. Obiettivo delle azioni di controllo in bici, intitolate “Servizio in bicicletta – visibilità e operatività capillare”, è garantire maggiore presenza in centro storico e nelle aree pubbliche (come appunto i parchi), assicurando quindi un ulteriore presidio delle zone più frequentate e contrastando comportamenti che recano danno alla collettività e all’ambiente. Prima di essere assegnati al servizio ciclo-montato, gli operatori avevano svolto un percorso di addestramento e formazione concluso con un esame teorico e pratico. Il corso, basato su aspetti tecnici legati alle due ruote e su procedure operative, è stato svolto direttamente all’interno di alcuni parchi di Modena. Nel 2022, tra giugno e settembre, erano stati effettuati 46 servizi, durante i quali erano stati controllati 203 veicoli e 136 persone, oltre a 256 stalli invalidi: 95, in tutto, le violazioni riscontrate; quattro i “daspo urbani”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pettirosso1959 · 9 months
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Ho letto di una levata di scudi contro Alan Elkann per un articoletto che ha pubblicato su "Repubblica".
Elkann, spero tutti, sappiano chi sia: il padre di Jaki Elkann nipote di Agnelli, editore della stessa Repubblica. Ebbene ha sollevato un polverone, mentre io leggendolo lo trovo un semplicissimo quadretto di vita quotidiana: ha raccontato un viaggio fatto da Napoli a Foggia sul treno, casualmente in compagnia di un gruppo di giovanissimi.
Tutti sono sdegnati - a cominciare da chi lavora presso quel giornale! - perché Elkann ha chiamato lanzichenecchi (sia pure tra virgolette) un manipolo di giovani ragazzi si e no maggiorenni, uguali a tantissimi ragazzi che tutti noi abbiamo incontrato sui treni e siamo stati costretti ad ascoltare e a sopportare per delle ore.
Ci sono varie specie di ragazzi: ricordo una mezza dozzina seduti con me in uno scompartimento mentre andavo da Milano a Parigi: sette ore di discorsi brillanti in italiano forbito, ma erano studenti di un collegio privato. Io potevo essere la loro madre e ne sarei stata pure fiera.
Più di frequente si incontrano ragazzi che, per il fatto di essere in gruppo, si riducono a branchi di animali maschi con sguaiatezze, volgarità, villanie, e sembrano fare a gara per essere chiassosi e coprolalici.
Ricordo un altro tragitto in treno, fortunatamente breve, da Bruges a Zeebrugge sulla Manica: un gruppetto di ragazzi fiamminghi sui quindici anni sbraitava in un modo insopportabile. Io li avrei tollerati perché il viaggio finiva presto, ma la mia amica li rimproverò in tedesco (che assomiglia abbastanza al fiammingo in modo da essere più o meno comprensibile) con il piglio di un feldmaresciallo, e i ragazzi si fecero subito buonissimi.
Insomma secondo me l'articolo di Elkann è un banale articoletto di vita quotidiana, e non mi avrebbe fatto né fresco né caldo: invece ha sollevato uno sdegno generale....
perché egli ha sottolineato la DIFFERENZA tra sé e i ragazzi, lui era in completo di lino sebbene stazzonato mentre loro erano vestiti con magliette e calzoncini corti (ebbene, è scontato che un settantenne e un ventenne non vestano allo stesso modo) e lui aveva con sé un fascio di giornali inglesi (è docente universitario in Pennsylvania, quindi si presume che sappia l'inglese) e, udite udite, un volume di Proust in francese.
Ora, io sto rileggendo Proust in questo periodo (sono al sesto volume) per cui mi sono fatta più attenta.
Egli prosegue nell'elencare la differenza tra sé e i ragazzi, che non hanno né libri né giornali ma passano il tempo in conversazioni idiote e atteggiamenti sbracati (normalissimo, quando sono in gruppo...) Non lo dice in tono di rimprovero, assolutamente! Ne fa solo una descrizione.
Poi, alla fine, se ne va una volta arrivato a destinazione mentre quelli neppure si accorgono di lui.
Ora, un mucchio di gente se la prende con Alan Elkann perché ha palesato "odio di classe".
Eppure, a me sembra che l'odio di classe sia dentro a chi lo vuol vedere in questo articoletto.
Leggere Proust non è affatto snob e non è elitario: io ne sono la prova. Mi porto dappertutto il libro, che leggo nei momenti liberi.
Pure io potrei trovarmi in un vagone di treno con un completo di lino! pure io proverei fastidio ai discorsi dei ragazzi, alle spacconate e vanterie sessuali, e se avessi un libro mi ci immergerei per non ascoltarli.
Come ho sempre fatto anche sugli autobus.
Invece tutti se la prendono con Elkann, dicendo "e pensare che costui guadagna per scrivere articoli simili !" Ebbene, io sono sicura che se uno di quei ragazzi scrivesse su qualche giornaletto locale, racconterebbe di aver viaggiato con un vecchio imbecille vestito come un matusalemme, senza devices elettronici e senza kindle ma con un vecchio libro e un fascio di giornali come nel secolo scorso!
L'abisso di differenza tra un uomo di settanta anni, cosmopolita e poliglotta nonché elegante e ricco come Elkann e un ventenne "lanzichenecco" tatuato e smartphonato, è qualcosa di simile alla Fossa delle Marianne. Giovanna Sauli.
#ellkan #lanzichenecchi
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notecellulari · 9 months
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12. Le colline sono in fiore
E mentre i lavori avevano inizio, prendeva il via anche lo scariolamento dei rottami che diventava un volenteroso e necessario modo di partecipare all’impresa (me ne esentai, causa impegni di lavoro a scuola), e non solo. Il mastro don Muratore aveva esigenze precise. Forse non tutti sanno che il Muratore arriva col suo mezzo: un camioncino e con una divisa adeguata: calzoncini, canotta e…
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