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#aiutare la felicità
silviaaquilini · 1 year
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solosepensi · 3 months
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Discorso all’umanità
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi ,voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti!
Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.
Charlie Chaplin - Discorso all’umanità
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itsmyecho · 1 year
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Un Maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il Maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse:
“Mi scusi maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge? “.
Il Maestro rispose:
“La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.”
Quindi, con l’aiuto di una foglia tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
“Non cambiare la tua natura: se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni, poiché gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te. Gli uni perseguono la felicità, gli altri la creano. Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è quello che sei, e la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. Quando la vita ti presenta mille ragioni per piangere, mostrale che hai mille ragioni per sorridere”.
Itsmyecho
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sofysta · 5 months
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Professor Paolo Crepet sul caso di Giulia
Non posso dire niente del caso specifico, spero solo che non si cominci con la solita storia di periti e controperiti, sarebbe insopportabile per chi ha voluto bene a quella povera ragazza».
Chi lo conosceva dice che Filippo era ancora innamorato di Giulia.
«In questo contesto la parola innamorato proprio non la userei. Il solo pensare che una ragazza sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra niente con l’innamoramento. È una concezione medievale».
Però succede.
«Appunto, ed è successo in Veneto, in una zone più produttive e ricche del paese, in quella che è stata definita la locomotiva d’Italia. Non è successo in una periferia del Meridione catalogata con il solito bla-bla».
E questo cosa significa?
«È la prova provata che la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi.
Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?».
In genere, in cosa sbagliano i genitori?
«Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no».
Le famiglie, dunque.
«È da trent’anni che lo dico. Così come ho detto che la scuola è il luogo dei ragazzi e dei loro insegnanti e che i genitori neanche dovrebbero entrarci. Già questa sarebbe una rivoluzione».
Quanto hanno influito i social?
«Tantissimo. Ho coordinato una ricerca sul rapporto tra social e generazione Zeta, è emerso che quello che i giovani temono di più è il “ghosting”. Chatti con il Lorenzo di turno e a un certo punto Lorenzo sparisce. Non lo reggono. Capitava anche alle generazioni precedenti quando non c’erano i social, ma non erano drammi».
Cosa dice ai genitori italiani?
«Anche ai genitori europei, perché non è che negli altri paesi la situazione sia tanto diversa: smetterla di tutelare i loro figli. Sa che cosa rispondo a quei padri e a quelle madri che mi chiedono un consiglio? Di fare l’esatto contrario di quello che stanno facendo».
Perché i genitori hanno questa ansia di tutelare i figli?
«Perché hanno sensi di colpa. Su tutto. Pensano di non avere difeso abbastanza le loro creature. E invece dovrebbero dire: arrangiatevi».
Tornando a Filippo e Giulia, pensa ci sia stata premeditazione?
«Non faccio il mago, ma credo che non sia nato tutto quella sera, i raptus sono solo nei fumetti. Non si diventa lupo in una notte».
Ci sono segnali che si possono cogliere?
«Certo. Ma bisogna farsi aiutare. Il che non significa andare dallo psicanalista. Basta un’amica, ma serve tempo. E non ci si aiuta in chat, ci si aiuta andando a fare un passeggiata, stando assieme, parlando. Vale anche per l’ultimo appuntamento: non si va mai da sole, si va con qualcun altro, ma questo comporta essere complici. La complicità nelle relazioni - gli amici, i familiari, l’allenatore, l’insegnante - è la salvezza»
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kon-igi · 11 months
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NON SONO UNA BRAVA PERSONA MA CI PROVO
L’altro giorno un’amica mi ha mandato su whatsapp lo screenshot di un post di tumblr, in cui il protagonista scriveva che aveva dovuto lasciare l’università prima di laurearsi perché doveva cominciare a lavorare per restituire i soldi ai suoi genitori.
La cosa, per chi non lo avesse conosciuto nella vita reale e ignorasse la sua vera storia, aveva anche un suo senso e scatenava una certa qual partecipazione emotiva nei confronti della sfortunata persona che aveva dovuto rinunciare ai suoi sogni.
Ma per me è stato come se Salvini avesse ricevuto una plastica facciale e si fosse messo a frignare sulle sue sfortune di uomo sensibile perseguitato da tutti, perché - vedete - io credevo che esistesse un confine di decenza oltre il quale non si poteva dipingere il personaggio in modo così difforme dalla persona. E invece.
Il primo sentimento è stata l’incredulità (’Sta sicuramente facendo autoironia!’), poi lo stupore (’No, dai... non è possibile!’), poi la rabbia (’Ma davvero si permette di offendere così chi ha vissuto sul serio queste tragedie?!’) e infine la stanchezza (’Davvero non potevo essergli d’aiuto più di così...’).
Ma questo post non vuole parlare di lui (ha scelto il suo percorso di uomo ‘adulto’ e vaya con dios... mi auguro solo per la sua preziosa privacy che tenga il suo egocentrico livore vendicativo a freno) ma di come a volte io faccia fatica a fare pace con quelli che nei momenti di grande stanchezza percepisco come fallimenti.
Per trovare la pace con me stesso mi sono lasciato contagiare dalla sindrome del salvatore e va bene così... in fondo se posso aiutare qualcuno, alla fine il mondo farà un po’ meno schifo.
Sapete chi è un’Incudine-Scudo? No, vabbe’... roba da nerd che capiranno in quattro e quindi evitate di impelagarvi in ricerche che vi confonderanno di più.
A volte immagino cosa si provi a pensare solo a se stessi e alla propria famiglia: io contro il mondo là fuori, con la mia compagna e le mie figlie sotto la mia ala... ma poi ricordo che non è mai stato così, che sono stato educato all’ascolto e alla comprensione, che la mia famiglia non ha mai lasciato nessuno indietro e che i periodi più duri sono stati quando credevo di dover lottare contro qualcosa per poter strappare la mia felicità da qualcun’altro.
Non so... può darsi che senta il peso di questi anni di pandemia, di guerra, di catastrofi ambientali, di risiko nostrani, di gente percossa, umiliata, ghettizzata e lasciata indietro.
L’altro giorno ho visto qua su tumblr questa striscia di Peanuts
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E boh... magari sarebbe bello se voleste condividere con me il colore e la forma di quel Pensiero Felice che una volta vi ha reso così pieni di gioia da non riuscire a trattenere le lacrime.
Ve lo ricordate?
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Life… (183)
Dopo una giornata fuori casa, arriva la sera, sento la voglia di suonare e studiare musica, ma non riesco, appena varco la porta di casa, la mia maschera di apparente felicità si distrugge e ritorno ad essere la stessa persona infelice e depressa. Perché non riesco a concentrarmi sulle cose che mi piacciono? Perché appena mi viene voglia di fare qualcosa, il momento dopo preferisco spegnere tutte le luci e perdermi nel buio? Provo da anni a trovare uno stimolo che possa portarmi fuori da questo vortice di negatività in cui sono dentro molto tempo, ma nulla sembra potermi aiutare, ogni tentavo fatto è stato vano, e ogni persona che pensavo potessi darmi un piccolo appiglio per farmi uscire, non ha fatto altro che distruggere tutto e buttarmi ancora più a fondo… Sono davvero stanco.
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ragazzoarcano · 10 months
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“Vivere per davvero significa vivere per gli altri.”
Il modo più appagante di vivere è aiutare e arricchire la vita degli altri.
Non chiuderti in te stesso e nei tuoi desideri, donati invece al prossimo e la tua vita risplenderà di felicità.
— Bruce Lee
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diceriadelluntore · 1 year
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La costruzione di un dolore
Un maestro zen vide uno scorpione annegare in uno stagno e decise di trarlo in salvo. Quando lo fece, lo scorpione lo punse. Per l’effetto del dolore, il maestro lasciò l’animale che di nuovo cadde in acqua in procinto di annegare. Il maestro tentò di tirarlo nuovamente fuori dall’acqua e l’animale lo punse nuovamente.
Un giovane discepolo che vide la scena gli si avvicinò e gli disse: – Scusate, maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua, lo scorpione vi punge? Il maestro gli rispose: – La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.
Allora il maestro rifletté e con l’aiuto di una foglia, tolse lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
– Non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni. Gli uni perseguono la felicità, gli altri la creano. Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è ciò che sei, mentre la tua reputazione è solo ciò che gli altri pensano di te. Quando la vita ti presenta mille ragioni per piangere, mostrale che hai mille ragioni per sorridere.
Ho una collezione enorme di racconti zen. Eppure zen non lo sono affatto: per me è davvero complicato superare l’attaccamento, accettare il superamento di sé stessi e altri insegnamenti per l’illuminazione. Ma adoro gli insegnamenti morali che da quasi tutte si traggono, soprattutto nel rapporto con gli altri.
Dopo anni ho usato questo posto per parlare di una situazione personale. Non che la musica che mi piace, i miei libri, le curiosità, le citazioni, le mie amate etimologie non lo siano. Stavolta ho deciso di parlare di un dolore mio, di un dolore che mi è successo. Un dolore che non ho mai provato. Che lo voglio dire subito: è stato frutto di una legittima scelta di un’altra persona, che accetto per il rispetto che mi impongo verso le persone che ho voluto (voglio e vorrò) bene. Non lo contesto, per quanto per me sia insensato. La questione che ho voluto esprimere è stata di esternarlo in un posto per dirlo indirettamente a tante persone. Non ho accusato, ho raccontato. Un risultato che mi ha fatto tanto bene: l’empatia che mi è stata data, in maniera persino sorprendente, da coloro che dietro un nome di un blog celano una persona che a volte conosco, di altri di cui so il nome e la voce, di altri ancora, per un meraviglioso tacito accordo, che non so, ma è come se lo sapessi, ma soprattutto messaggi da coloro che non conosco affatto, che hanno solo letto e hanno sentito il bisogno di scrivermi un pensiero. Che tra l’altro, ed è una soddisfazione, arrivano tutti ad uno stesso punto su di me, che mi scalda il cuore.
Non ho scritto né per vittimismo, né per far apparire una persona che ho adorato profondamente una carnefice. Non è mai stato quello il mio fine. Ho scritto per egoismo, ecco perchè non sono del tutto zen. Ho scritto per il principio che un’altra storia Zen racconta:
Un allievo chiede al suo maestro: “Come posso superare il dolore?”. Il Maestro con un sorriso gli ordina di prendere un pugno di sale e di versarlo in una ciotola di acqua. Gli chiede di berla. “Come è?” chiede. “È aspra, è cattiva!”. Ordina al discepolo di prendere un nuovo pugno di sale e di seguirlo. Lo porta ad un lago, entra con lui dentro l’acqua per 4 passi, e gli chiede di versare il sale nell’acqua. Dalla tunica prende la ciotola, la riempie di acqua e chiede di berla. “Come è?”. “È fresca, è buona”. “Ecco la via per superare il dolore: trasformati da ciotola in lago”.
Nel cercare le storie, ho ascoltato questa canzone, che è una gemma lucente in un disco che all’epoca fu bistrattato, ma che a distanza di tanti anni suona nuovissimo, anticipando tendenze e visioni della musica a lui futura. Lo lascio come ringraziamento a chi è arrivato a leggere fino a qui, e a chi mi sta aiutando a diventare un lago.
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Please
So you never knew love Until you crossed the line of grace Then you never felt wanted 'Till you had someone slap your face So you never felt alive Until you almost wasted away You had to win You couldn't just pass The smartest ass At the top of the class Your flying colors Your family tree And all your lessons in history Please Please Please Get up off your knees Please Please Please Please So you never knew How low you'd stoop to make that call And you never knew What was on the ground 'till they made you crawl So you never knew that The heaven you keep you stole Your catholic blues Your convent shoes Your stick on tattoos Now they're making the news Your holy war Your northern star Your sermon on the mount From the booth of your car Please Please Please Get up off your knees Please Please Please Leave me out of this So love is hard and love is tough But love is not what you're thinking of September Streets capsizing Spilling over Down the drain Shards of glass splinters like rain But you could only feel Your own pain October Talking getting nowhere November December Remember Are we just starting again? Please Please Please Get up off your knees Please Please Please Please So love is big, bigger than us But love is not what your thinking of It's what lovers deal It's what lovers steal You know I've found it hard to receive 'Cause you my love I could never believe
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mucillo · 5 months
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Lentamente muore
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Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia di vestire un colore nuovo,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero al bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente,
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente,
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore,
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicità.
(Martha Medeiros)
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fiocco-di-nevee · 5 months
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Oggi ho avuto la dimostrazione che esistono ancora persone di cuore, abbiamo collocato due bambini e non vi dico la felicità del suo papà (che è attualmente in ospedale) a sapere che c'era tantissima gente che lo voleva aiutare...
Cose che fanno bene al 🤍
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narcisistiedemoni · 6 months
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📢 Ciao a tutti! Oggi voglio condividere con voi alcuni suggerimenti su come superare la dipendenza affettiva. È un percorso che richiede tempo e impegno, ma è possibile liberarsi da questa condizione e costruire relazioni più sane e felici. Ecco alcuni passi che potrebbero aiutare:
1️⃣ Prenditi cura di te stesso: Focalizzati sul tuo benessere emotivo, fisico e mentale. Investi tempo in attività che ti rendono felice e che ti aiutano a sviluppare una sana autostima.
2️⃣ Sviluppa l'indipendenza emotiva: Impara a essere felice da solo e a soddisfare i tuoi bisogni emotivi senza dipendere da qualcun altro. Coltiva interessi personali e sviluppa una forte connessione con te stesso.
3️⃣ Imposta limiti sani: Impara a dire "no" quando qualcosa non ti fa sentire bene o quando va contro i tuoi valori. Stabilisci confini chiari nelle tue relazioni e sii assertivo nel far rispettare i tuoi bisogni.
4️⃣ Cerca supporto: Non aver paura di chiedere aiuto. Rivolgiti a un terapeuta o partecipa a gruppi di supporto per affrontare la dipendenza affettiva. Condividere le tue esperienze con gli altri può essere estremamente benefico.
5️⃣ Lavora sull'autostima: Sviluppa una sana autostima e impara ad amarti incondizionatamente. Riconosci il tuo valore e non permettere a nessuno di sminuirti o manipolarti.
Ricorda, superare la dipendenza affettiva richiede tempo e pazienza, ma è possibile. Sii gentile con te stesso lungo il percorso e ricorda che meriti amore sano e felicità. 💖 #DipendenzaAffettiva #RelazioniSane #AmorePerSeStessi #CrescitaPersonale
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intotheclash · 11 months
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Su cento persone:
che ne sanno sempre più degli altri – cinquantadue;
insicuri a ogni passo – quasi tutti gli altri;
pronti ad aiutare, purché la cosa non duri molto – ben quarantanove;
buoni sempre, perché non sanno fare altrimenti – quattro, be’, forse cinque;
propensi ad ammirare senza invidia – diciotto;
viventi con la continua paura di qualcuno o qualcosa – settantasette;
dotati per la felicità, – al massimo non più di venti;
innocui singolarmente, che imbarbariscono nella folla – di sicuro più della metà;
crudeli, se costretti dalle circostanze – è meglio non saperlo neppure approssimativamente;
quelli col senno di poi – non molti di più di quelli col senno di prima;
che dalla vita prendono solo cose – quaranta, anche se vorrei sbagliarmi;
ripiegati, dolenti e senza torcia nel buio – ottantatré prima o poi;
degni di compassione – novantanove;
mortali – cento su cento. Numero al momento invariato.
Wislawa Szymborska - Contributo alla statistica
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susieporta · 4 months
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PERCHE' NON SENTO AMORE?
Ogni essere umano nasce con un corpo fisico e un’essenza, quello che è nel profondo.
L’ essenza è amore, coscienza, intelligenza, felicità e gioia.
Nella parte profonda, c’è l’anima, quel continuum energetico che passa di corpo in corpo e si chiama essenza o coscienza profonda.
Alla nascita, nel cervello in cui troviamo la personalità, non c’è scritto ancora quasi nulla.
Ci sono solo alcune informazioni in base a ciò che il bambino ha registrato nel liquido amniotico, quando era ancora nella pancia della mamma.
Noi siamo come dei semi che devono crescere, evolvere, cambiare. Abbiamo bisogno di svilupparci, insomma.
E come si permette a queste caratteristiche e qualità di essere sviluppate?
Con l’educazione della famiglia.
Ecco i problemi dell’uomo.
Ogni anima ha già una vocazione, una sua direzione che verrà compiuta grazie alle varie esperienze. E spesso le qualità che ci portiamo dietro ne fanno parte.
Per avere un’immagine più vivida del concetto di semi e crescita osserva che i bambini, crescendo, mostrano già delle tendenze.
Ad esempio, se nella vita precedente era un musicista si porterà dietro, in questo corpo, l’amore per la musica, la capacità di apprendere facilmente le note, l’attrazione per alcuni strumenti musicali.
Questi sono semi ed è necessario un buon terreno per farli crescere.
È chiaro che se nascerà da una famiglia di musicisti o da una famiglia che pur non essendo nella musica, non interferirà in questa tendenza del figlio, lui potrà sviluppare questo seme.
Il problema è che a volte i genitori interferiscono eccome…
E certi semi rimangono infossati. Non crescono.
Cosa vuol dire educare secondo te?
Educare vuol dire aiutare a tirar fuori le caratteristiche, far uscire ciò che è già all’interno.
Illuminare la propria strada.
Capisci anche tu che plasmare qualcuno in ciò che non è non è educare.
Con un’educazione sana, è difficile che il bambino si porti dietro dei buchi.
Svilupperà le sue capacità di comprendere e di sentire con naturalezza; imparerà a esprimersi a modo suo, ad amare a modo suo.
Nel secondo caso, quei semini infossati scatteranno.
Come?
Creando un buco.
I buchi rivelano un vuoto.
Sono parti di noi sviluppate poco o non sviluppate affatto.
Zone che non siamo in grado di scorgere, perché non ci arriva luce, cioè la nostra consapevolezza.
I buchi più profondi sono quelli dove la caratteristica non solo non si è sviluppata, ma è stata addirittura considerata sbagliata, da nascondere, qualcosa di cui vergognarsi.
È chiaro che quel semino si è nascosto molto sotto. È stato represso.
E lì, sotto il buco, si cela una ferita sanguinante.
Quei semini agiscono dall’inconscio.
Quel “Sento che mi manca qualcosa”, altro non è che il semino che attende il suo momento per emergere.
Noi non sentiamo il semino, non identifichiamo la ferita, percepiamo solo un bisogno che non trova mai sollievo.
E più profondo è il buco, più forte il bisogno ci torturerà.
Sono vuoti esistenziali.
Il che comporta che possiamo sbarazzarcene solo colmandoli dall’interno.
Solo portandoci consapevolezza ed entrando in contatto con quelle qualità essenziali.
Ovviamente non ne siamo a conoscenza ed è per questo che cerchiamo di buttarci dentro roba sperando di trovare il tappo giusto.
Ma tutto quello che finisce nel buco, come l’amore delle persone, viene risucchiato dentro e non lascia niente.
Sei come una voragine che vuole risucchiare tutto ciò che di bello trova attorno a sé.
Il vero guaio è che noi basiamo tutta la nostra vita su questi buchi neri.
E tutto ciò che attiriamo, spesso, serve solo a renderli sempre più affamati.
Mi chiederai cosa c’entra l’amore con tutto questo.
E io ti rispondo che l’amore fa parte delle qualità e delle potenzialità che abbiamo tutti come esseri umani e che quindi vanno sviluppate.
Se il seme dell’amore non germoglia, lascia spazio a uno dei buchi neri più famosi della storia: il buco d’amore.
I buchi d’Amore
Quando si formano i buchi d’amore?
Quando il genitore non è capace di creare il terreno giusto per il semino dell’amore.
E come può crearlo?
Cosa serve a un seme per crescere? Terra e acqua.
Quindi nel caso del bambino:
• La terra è il clima familiare amorevole.
• L’acqua è l’attenzione amorevole.
Non il controllo, ma i giusti spazi per sperimentare.
Perché il controllo, il far sentire in colpa il bambino per aver fatto preoccupare mamma, le regole e le imposizioni scambiate per protezione, per il volere il meglio per i figli, non sono attenzioni amorevoli… Non è acqua, ma veleno.
E riguardo il clima amorevole?
Qui arriva il bello.
Perché questo è impossibile da produrre se il genitore stesso ha bisogno d’amore.
Quante volte capita che il genitore cerchi un figlio con la speranza che almeno lui l’amerà? Troppo spesso si fanno figli per ricevere amore…
Ma un genitore sconnesso dall’amore, non guiderà il figlio ad aprire il cuore, perché il bambino lo imiterà.
Il suo esempio sarà chiusura, disarmonia e disconnessione.
I genitori con un buco d’amore insegneranno ai figli ad averne altrettanti.
Se non sono connesso con l’amore, cosa posso realmente condividere?
L’abbiamo visto prima: Emozioni.
Il genitore riconosce solo il pendolo delle emozioni, non l’amore.
E crescendo in un clima di pendoli, il bambino plasmerà una personalità staccata dall’anima e dai suoi veri bisogni.
Le cose si complicano, quando i genitori hanno valori differenti riguardo l’educazione.
Per accontentare entrambi, il bambino indosserà allora due maschere.
Questo è il problema:
ai bambini viene chiesto di cambiare per far felici i propri genitori.
Ma ovviamente non potrebbe mai accadere di riuscire a rendere felice chi non è felice. Quindi il danno è doppio.
Promettere amore, riconoscimento e rispetto se assecondi le loro aspettative è solo un trucco.
Molti genitori posticipano l’amore a quando il figlio sarà diventato tutto ciò che si aspettavano da lui…
La verità è ben altra:
non essendo stati amati pure loro, i genitori non sanno come amarti, non sanno come accettarti e come rispettarti senza porre delle condizioni.
Non hanno la minima idea di come aiutare un bambino a crescere rimanendo se stesso e non una specie fotocopia di mamma e papà.
È per questo che brami dagli altri tutta l'approvazione che non hai mai ricevuto.
C’è un aspetto sorprendente rispetto a quanto si crede però.
Il bambino non ha bisogno d’amore.
Ha solo bisogno che venga riconosciuto il suo essere amore, il suo essere unico. Questo lo vedremo meglio più in là.
I genitori, invece, lo imbottiscono di concetti e preconcetti, non accettano le sue qualità totalmente e, anzi, sono loro a pretendere il suo amore.
Pretendono l’amore, pretendono il rispetto e queste pretese non sono affatto il terreno ideale.
Perché, come abbiamo visto, la pretesa è mancanza d’amore.
Capiamo bene questo:
se da adulti non apriamo il cuore e diventiamo coscienti, non potremo insegnarlo ai nostri figli. Fine della storia.
Al contrario, gli si insegna a negare le sue vere caratteristiche per far contenti i genitori.
Questa è la differenza tra educare e condizionare.
Senza una corretta educazione, tutti perdiamo il contatto con il nostro essere, proprio perché ci viene chiesto di diventare ciò che non siamo.
L’amore non deve essere uno strumento di ricatto per il bambino.
Altrimenti passerà tutta la vita a chiedersi: “A che condizione devo stare per ricevere amore?”
Così il cuore si chiude e si crea un falso cuore, una falsa personalità.
Attenzione a questo passaggio.
Ognuno di noi, da bambino, spinto dalla pressione e dalle aspettative della famiglia, scuola e ambiente è stato costretto a reprimere la sua vera natura, la sua energia vitale e unicità per conformarsi a quello che gli altri hanno deciso che dovevamo essere, che dovevamo fare e diventare.
Ti torna questo?
Questo ci ha fatto sentire feriti, abusati, traditi e non amati...
Da qui l'esperienza dell'amore condizionato, ovvero: "Ti amo, ti accetto e ti approvo solo se tu fai, tu diventi, mi dimostri che..."
Avendolo subito da bambini, avendo provato paura e vergogna per non esserci sentiti voluti così come eravamo, da adulti continuiamo a servire lo stesso identico amore che pone condizioni al partner, agli amici e ai figli.
Lo stesso falso amore che ha farcito il nostro subconscio di rabbia e di un profondo senso di inadeguatezza e frustrazione.
Da giovani abbiamo imparato a generare uno scudo protettivo egoico:
1. Per non sentire il dolore sottostante.
2. Per difenderci dalle persone che, ferite pure loro, potevano infliggerci altre sofferenze.
Ci troviamo ora, nella fase adulta, circondati da uno spesso STRATO DIFENSIVO PSICHICO che ci impedisce di connetterci al nostro Essere interiore, il nostro Sé reale, e, allo stesso tempo, succede che le nostre difese ci mantengono (energeticamente) isolati dagli altri, pur stando in relazione.
Infatti…
I conflitti che abbiamo con gli altri s'innescano proprio quando DUE STRATI PROTETTIVI si scontrano dando il via a una lotta a suon di ricatti emotivi, giochi di potere e vari tipi di strategie psico-emotive.
Sei stato condizionato a sentirti sbagliato, immeritevole e senza valore.
Sei stato condizionato a reagire attraverso il premio, la punizione, la ripetizione e i sensi di colpa.
Ed è difficile credere di meritare amore e rispetto in questo modo.
Soprattutto se questa assenza di amore è viva nel tuo corpo, mente ed emozioni.
Se fin dalla prima infanzia, tutti hanno sempre cercato di cambiarti facendoti credere di essere sbagliato, è ovvio che ora ti riesce difficile accettarti così come sei.
Nessuno può crescere se gli viene imposto di essere altro da se stesso, perché il messaggio che gli arriva fin dai primi anni di vita, è questo: “Tu così come sei, sei sbagliato”.
L'amore reale sorge e si espande, naturalmente e spontaneamente, dal NUCLEO PROFONDO ESSENZIALE, non dagli stati protettivi.
È lì che dobbiamo arrivare e non abbiamo più tempo per usare quello che ci è successo da bambini come scusa per non crescere.
E ci tengo a specificare che non è così importante sapere cosa è successo con i genitori, perché la società, in base al periodo storico, non permette comunque lo sviluppo totale, c’è sempre una qualche repressione.
Siamo sempre sviluppati male, a meno che non vogliamo crescere e iniziare a svilupparci correttamente.
ROBERTO POTOCNIAK
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be-appy-71 · 3 days
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Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità... ♠️🔥
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Ad un certo punto iniziai a farci caso. Iniziai a sentire le urla nella testa e ogni minimo rumore esterno mi metteva in allarme. Mi ritrovavo stanca, senza più voglia di spiegare, senza più parole da usare. Una miriade di "come stai?", senza risposta lasciati lì a marcire. Odio la domanda "Come stai?".. perché indubbiamente la mia risposta è sempre "Bene, tu?". Eppure non sto bene.
La parte che più ferisce è che sanno come sto. Tutti sanno cosa va o non va, è sempre stata lì la risposta: nei miei silenzi, nei sguardi bassi oppure persi nei tramonti, nelle parole spese per giorni, mesi, anni con l'intento di fare capire, di evitare di venir fraintesa.
Restavo seduta sul pavimento della stanza aggrappata al cellulare con la speranza che da un momento all'altro qualcuno avrebbe chiamato per dirmi che da quel momento ce l'avremmo fatta, insieme.
Eppure il telefono squillava e la rabbia, i problemi, i turbamenti ed i momenti felici degli altri, mi piombavano addosso come secchiate d'acqua fredda dalla quale non sapevo ripararmi.
Ascoltavo in silenzio, aggiungendo qualche risata, qualche "mhm" di circostanza.. ma non mi interessava. Non mi interessava più niente.
Col tempo che passava sentivo nuovamente il mio petto riempirsi del nulla più totale. Le costole stringevano ed i denti sbattevano nel mentre cercavo con tutta me stessa di non piangere.
Che poi la domanda più spontanea che seguiva il tutto era "Perché piangi?", ma la risposta era lontana, sepolta da qualche parte dentro di me. La cercavo, mi tormentavo ogni attimo che avevo.. ma non la trovavo.
Poi capii.. ero triste perché mi ero persa, e mai nessuno avrebbe avuto la forza, la voglia e la pazienza di aiutarmi a ritrovare quella parte di me che conteneva tutte le risposte alle mie ed anche altrui domande.
Mi sono rassegnata, ad essere di tutti e di nessuno, ad essere mia, ma mai del tutto. Perché vedi.. una come me è sempre lì, pronta ad aiutare gli altri, ma mai se stessa. Pronta a prendermi conseguenze che non mi spettavano, parole dure che non meritavo, battute velate che non mi facevano ridere e sproloqui altrui che riempivano la mia testa già piena di pensieri che non avevo coraggio di scaricare addosso a nessuno.
Fingevo giornate piatte, impegni di ogni tipo e felicità che non sentivo mia.
Era solo finzione.. la mia.
Come ogni "Come stai?", a cui nessuno voleva sentirsi dire "Male, sento proprio di soffocare."
Funziona così.
No?
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fridagentileschi · 11 months
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“Prima della malattia ero Mike l'attore di Ritorno Al Futuro, poi sono diventato Mike l'attore col Parkinson. Adesso sono solo Mike col Parkinson. La malattia ha consumato la mia carriera e in certo senso è diventata la mia carriera. Ho dovuto ricostruirmi una nuova vita quando ero già molto felice di quella vecchia.
Non guardo alla vita come a una battaglia o come a una lotta. So accettare. Dico ‘vivere con’ o ‘lavorare con’ il Parkinson.
Accettazione non significa rassegnazione, ma significa capire che ogni cosa è quello che è e che ci deve essere sempre un modo per passarci in mezzo. Mi vedo come se fossi un fluido che passa attraverso le crepe e le fessure. A volte mi dà fastidio quando non riesco a fare quello che voglio, ma non me ne frega niente di apparire così.
Con la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research siamo diventati i più grandi finanziatori privati per la ricerca sul Parkinson nel mondo.
Abbiamo creato un’infrastruttura per aiutare gli scienziati a trovare un biomarker in grado di identificare il Parkinson prima che i sintomi siano presenti e monitorare l’avanzamento della malattia.
Non importa cosa faccia. Mi piace essere vivo. Mi piace la possibilità di fare le cose. Ecco cosa è la felicità”.
Michael J. Fox
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