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#SenseOfCommunity
gastronomictourist · 2 years
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What great cups of #cappuccino #coffee @howlinhounds #omaha #nebraska #ne #usa #friendly #enjoy #conversation #senseofcommunity #lovingit #lovethecoffeecup #definitely #willgoback #needtowakeupearly 😝#food #foodie #foodies (at Howling' Hounds Coffee) https://www.instagram.com/p/Ci-ws1fpCNY/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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isurfit · 1 year
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#blogpost link al #sito nel profilo sul nostro #paese da uno scambio con mia #figlia di 14 anni a una #letteradamore per l' #Italia e lo stimolo a recuperare quello che siamo sempre stati nel mondo: un esempio di #bellezza, #buongusto e #cultura #stateoftheunion #italy #italianvices #itsnever2late #learntocooperate #respectothers #teamwork #senseofcommunity @samantha.fund https://www.instagram.com/p/ClSrpccKdAD/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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surveycircle · 1 year
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Teilnehmer für Online-Studie gesucht! Thema: "Umfrage zum Verhalten der Fans ausgewählter Musiker:innen" https://t.co/BdcqQ7RlvY via @SurveyCircle #musiker:in #ParasozialeBeziehung #SenseOfCommunity #nachrichtenvermeidung #umfrage #surveycircle https://t.co/vgwUhevxBK
— Daily Research @SurveyCircle (@daily_research) Jan 7, 2023
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bloomsburgu · 4 years
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Lacrosse club raises $900 for Kelsey Klassic
Bloomsburg University’s Women’s Club Lacrosse team participated this fall in The Care for the Cure Foundation’s Lacrosse Tournament featuring the 7th Annual Kelsey Klassic held at the Henderson High School in West Chester.
Care for the Cure’s Lacrosse Tournament was created in honor of lacrosse player Caroline Gallagher who passed away from Leukemia.
The Kelsey Klassic Tournament, presented by Care for the Cure, was inspired by soccer player and track and field participant Kelsey Kramer who passed away in a tragic car accident in September 2011.
The tournament is for men and women ages 18+ with a price of $850 to participate.
Proceeds raised for the event benefited Kelsey’s Legacy Forever Strong Foundation along with donations to several other foundations. Their mission is to carry on the legacy of Kelsey by making a positive difference in the lives of young athletes by promoting leadership development, creating the Kelsey Klassic Tournament.
“The tournament was crazy fun and we were honored to have been able to attend,” said Kelsey Jones, member of the BUWCL team, “there was music playing during every game which is one of the most exciting things for a lacrosse player- dancing and laxing at the same time.”  
BUWCL’s fundraising chair, Natalie Miller, came up with creative ideas to raise money for the event. Overall, $900 was raised by creating a GoFundMe shared to their supportive friends and family, along with hosting a scrunchie sale on campus and by selling food.
“To our surprise, we reached past our goal thanks to our donors” said Miller, “the members of BUWCL would like to thank everyone who supported our team to make this happen!“
  — Samantha Bergan, mass communications major
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I’m in love with Alaska’s dog culture
I went to go visit some family in Anchorage for spring break a while back. I loved everything about the place even though it wasn’t the most glamorous time of year. But holy cow, what blew me away and made me love the place even more was how everyone knows each other’s dogs. Seriously, everybody knows who’s dog is who’s and if it wanders too far from the house, they’ll walk the dog back to the owner. Even if you’re in a different area and see an unfamiliar dog wandering in the road, you freaking stop and try to get the dog off the road and return it home. When can I move? I love communities like that.
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silvia petronici. arte pubblica e pratiche artistiche site specific
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Arte Bonifica Campagna mirando a generare un itinerario tracciato con l’arte contemporanea nel paesaggio di bonifica della Venezia Orientale impiega un determinato metodo per giungere alla produzione delle opere d’arte che consentono la creazione dell’itinerario.
Il mio lavoro nell’ambito dell’arte pubblica passa attraverso l’elaborazione di questo metodo di ricerca che si fonda sulla pratica artistica site and audience specific.  Le opere emergono dall’incontro degli artisti con i luoghi, le persone e le circostanze che li caratterizzano e li animano.  Tale incontro si è reso possibile grazie al tempo che ad esso è stato dedicato nel corso di due residenze artistiche, una di ricerca e una di produzione, svolte a diretto contatto con le aziende coinvolte nel progetto.
Il modello di pratica artistica site and audience specific a cui mi riferisco è stato messo a punto negli anni con il ciclo di residenze senseOFcommunity. lo spirito comunitario dell’arte nella società 2.0 dedicato alla ricerca su questo approccio alla pratica artistica nell’ambito dell’arte pubblica, delle pratiche di partecipazione e dei progetti di matrice socially engaged.
A partire dalla considerazione del valore sociale dell’arte e della sua capacità di alimentare lo spirito di condivisione, di scoperta e di comunità, questa formula di lavoro collettivo permette ad artisti e curatori di operare nelle sedi che li ospitano sollevando in esse il coinvolgimento delle persone e delle comunità con criteri rigorosi di ricerca e studio site specific.  
Questo metodo punta l’attenzione sul tema della relazione, lavora sull’arte pubblica come mezzo di  rigenerazione e privilegia l’approccio partecipativo.
Il titolo stesso del progetto complessivo, “sense OF community”, ha la funzione di dichiarare l’interesse per una riflessione sulla dimensione comunitaria dell’arte, sulla sua capacità di riattivare e rivitalizzare connessioni perdute tra le persone e tra le comunità e il loro territorio. Ciò che, a mio parere, esprime al massimo grado il potenziale simbolico dell’arte pubblica.
Le quattro aziende agricole coinvolte hanno ospitato per circa due settimane  il lavoro di ricerca e produzione degli artisti.
Il lavoro degli artisti nella prima residenza è passato da una iniziale fase di incontro e ascolto che ha coinvolto tutti i proprietari delle aziende e coloro che vi lavorano, alle successive fasi di ideazione delle prime ipotesi, fino alla formalizzazione finale degli interventi.  Nel tempo tra la prima residenza di ricerca e la seconda di produzione, i progetti artistici sono stati sottoposti ad un percorso di analisi che ne ha considerato l’adeguatezza ai parametri del progetto complessivo, l’accoglienza da parte dei proprietari delle aziende e, infine, la materiale fattibilità in anticipo sulla fase produttiva.  In questa, dunque, con la collaborazione delle aziende stesse, le opere sono state installate in situ e consegnate.
Le opere sono qui presentate nella sequenza che inizia dall’opera permanente, segue con l’opera, o le opere, temporanea/e e si conclude con l’opera progetto. Opere, queste ultime, formalizzate fin nei minimi dettagli produttivi e consegnate come “render”, cioè come progetti non ancora materialmente prodotti.  
(Nei testi che seguono la tipologia delle opere è segnalata dalla presenza dell’iniziale P per le opere permanenti, T per le opere temporanee e R per le opere render)
(Tutti i testi che seguono sono miei, #silviapetronici, si prega di utilizzarli citando correttamente la fonte e previa autorizzazione da parte mia e degli artisti)
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50 BRIAN . senseOFcommunity
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senseOFcommunity.17 / CANALE BRIAN si pone l’obiettivo di funzionare da primo esperimento, lungo i primi 5 km del Canale di Brian, dal ponte sul Canale della Bella Madonna presso l’Idrovora di Staffolo al ponte di Boccafossa, nella direzione del parco d’arte contemporanea lungo i 50 km del Canale Brian.
Progetto di arte pubblica con tre interventi artistici temporanei, ricerca e progettazione per interventi permanenti.
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senseOFcommunity.17
/ Canale Brian
a cura di Silvia Petronici
con gli artisti
Hannes Egger e
Panem Et Circenses
/ cammina.menti /
nell’ambito del
progetto svolgi.menti
in collaborazione con
VeGal
Consorzio di Bonifica Veneto Orientale
Comune di Torre di Mosto
Museo del Paesaggio
Festival Terre Evolute
testi di Silvia Petronici
direzione artistica generale di
Giorgio Baldo
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writersmama · 4 years
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#warning - Her word choice reflects her frustration #wearmasks😷 #wereinthistogether #actofkindness #senseofcommunity (at Miami, Florida) https://www.instagram.com/p/CAih81yFmeg/?igshid=th52347o4w19
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Love your neighbor. ⠀ ⠀ Cherokee, Oklahoma is a small town with a median age of 45 years old. But none of that matters to Kyle.⠀ ⠀ Kyle was born and raised in Cherokee, and he can’t imagine living anywhere else. To him, the small town perfectly embodies the golden rules of “love your neighbor” and “treat others was you wish to be treated”. ⠀ ⠀ The sense of community is important to the residents of Cherokee. The town has been hit with hardships the past few years, but the residents rally together and support each other in every way possible. Kyle loves the sense of community he has found here, and never wants to leave. ⠀ ⠀ #community #senseofcommunity #cherokee #cherokeeoklahoma #ok #oklahoma #travel #usa (at Cherokee, Oklahoma) https://www.instagram.com/p/B4bCLmnASTC/?igshid=13c785f62jdvi
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oinoslogo · 5 years
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Lucas Payá, Brand Educator for the House of Lustau, leading a Sherry Wine Training hosted at Jaleo by José Andrés in Disney Springs in Orlando, FL. Sixty plus area bartenders, sommeliers, chefs, and food and wine professionals attended and took a Sherry Wine Specialist Certification test. 🍷 😃 #sherry #jereztest #jerez #lustau #jaleodisneysprings #sommlife #grateful #hospitality #senseofcommunity #wine #oinoslogo #spanishwine #spanishwines #vinosdeespaña #vino #lucaspaya (at Jaleo) https://www.instagram.com/p/B1lmdAenqQW/?igshid=1gjc1m4t0udyp
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silviapetronici · 5 years
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senseOFcommunity #16 / CA’INUA .marzabotto .bo
residenza e masterclass dedicata alle pratiche curatoriali 
/ site specific - public art - community based project /
4-11.9.2019 > DEADLINE 1° AGOSTO 2019
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scarica qui il bando
compila il modulo per l’iscrizione
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The Lens of Diversity through which we see the world, truth is in the eye of the beholder.... https://www.gofundme.com/birth-of-theresas-legacy We are an ever increasing diverse nation but we can live peacefully if we understand that we all have a place here. Do not get me wrong, I am not talking about embracing what your heart tells you you cannot, I am talking about tolerance. Realizing that through dialogue and respect, we can work out our differences, more importantly we can keep track of what’s important, each other. I share this because instilled in me was a belief of kindness towards others was a must. You could be poor yet rich in spirit and I must say I was happy. Now with so much technology the human heart becomes number and number and sits idle as cruelties happen. Yet to the cruelty of some there will always be the beauty of the human spirit. I am often reminded of a story my mom would tell me in shaping my beliefs and values. She would tell me: There once was a man who’s richness had no measurement but his cruelty was unmatched. One day he saw a homeless person in the town and wanting to be funny gave him a basket full or garbage, saying sarcastically look what I’ve got for you! The poor man looked at the basket and it’s contents and hurried away. He picked the most beautiful wild flowers that he could and washed the basket with care. With enthusiasm, he rushed back to the rich man and handed him the basket and told him it was a gift. Perplexed by what he saw, he asked, “why would you give me flowers when I gave you garbage?” The humble man simply looked at the rich man and smiled and said, “because each person gives what is in their hearts.” I cannot change the world but perhaps I can remind it of a little kindness. This initiative to help our communities regardless of race or gender is from equality. Our children are forgetting many times to dream and sometimes, deeply unprepared for what is coming ahead, yet the talent and potential is there, we need to invest time! #tiftprweallresist #kindnessmatters #humanity #striveforgreatness #senseofcommunity #tolerance #makeadifference #selfsevelopment #equalityforall #instapic #latino (at United States)
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surveycircle · 2 years
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Participants needed for online survey! Topic: "Effects of store environment on consumer behaviour and emotion" https://t.co/BQzCJ4nkym via @SurveyCircle #StoreImage #CustomerLoyalty #StoreEnvironment #SenseOfCommunity #store #survey #surveycircle https://t.co/vapEJxmbCT
— Daily Research @SurveyCircle (@daily_research) Jul 16, 2022
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bloomsburgu · 4 years
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First World graduates ready for the big stage
One step closer for these Class of 2019 members as they were honored this fall during the First World Graduation Ceremony by Bloomsburg University’s Office of Multicultural Affairs.
The bi-annual First World ceremony is celebrated each December and May to congratulate the achievements — academic and leadership roles — of BU’s multicultural students at the baccalaureate and graduate degree levels. This class was among the largest ever, according to Madelyn Rodriguez, director of the Multicultural Center.
First World Honorees
Sita Cherif Jr.
Morissa Dougba
Angel Green
Geanna Green
Komeh Lansana
Esthefany Mendoza
Demi Moore
Irvin Mulbah
Avia Nickerson
Comfort Nyesuah
Najha Sealy
Brianna Stevens
Mukalah Upshur
Malik Waters
Asa Whiters
Shalie Williams
Damani Wright
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dakilacreative-blog · 6 years
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So excited that at the grand opening of our new Parish I was fortunate enough to be the one that designed the new logo for our church. #blessed #senseofcommunity #catolico #gotochurch (at St Stephen Parish, Lacombe)
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soc16innesti · 4 years
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niente è più come prima
di Silvia Petronici
senseOFcommunity #16 // CA’ INUA 
L’innesto è una pratica agricola con un enorme valore simbolico.  Dal momento che due esseri si incontrano tutto cambia.  L’uno diventa due e il due ritorna uno includendo l’intera molteplicità come condizione della sua esistenza.  Una nuova consapevolezza che giunge alla coscienza cambia l’intero assetto delle nostre credenze includendo in esso la visione di un mondo nuovo che prima non si vedeva, non c’era, forse.  
La formula del lavoro in questo progetto che intitolai senseOFcommunity, fin dalla sua prima edizione nel 2013,  punta tutto sull’incontro, cerca, in ogni passaggio, di creare le migliori condizioni per favorire la relazione come luogo della creazione ma anche della comprensione e dello sviluppo di soluzioni poetiche alle domande che ognuno porta con sé, incontra lungo la strada della ricerca, domande che, per gran parte, ci riguardano tutti.
Persone, artisti, curatori, ricercatori, insieme in un luogo che, dopo alcuni momenti iniziali di esplorazione e di allineamento, inizia a parlare, porta messaggi e, a sua volta, domande.  Quindi, persone, piante, animali, spazi aperti, edifici, il vento, la terra, l’acqua che beviamo e il cibo che ci attraversa, tutto questo mondo di esseri, situazioni e storie si incontra, cambia.
Da quando è stato chiaro che la situazione globale del clima avrebbe messo seriamente in discussione la nostra presenza in questo ecosistema, niente è più come prima.  Il mio lavoro è cambiato, io sono cambiata. E, con me, questo progetto di ricerca che, proprio in quanto tale, non poteva non seguire il cambiamento, cercare di comprenderlo, tentare di condurre la pratica artistica verso la ricerca di soluzioni.
A piedi nudi ballano i santi.
Ancora una volta, gli artisti e i curatori, tolti gli orpelli dello stile, lasciate le categorie del linguaggio codificato nel sistema dell’arte, disattese con energia le regole del mercato, hanno ascoltato la canzone della terra.  Hanno lavorato, al servizio, a piedi nudi.  In questo modo sono emersi lavori radicali, nel senso dell’impegno sociale e contemporaneamente radicanti, nel senso dell’indagine dentro la dimensione comunitaria del fare poetico condiviso. Mettere radici nel sentimento di un luogo, creare intorno ad esso una comunità di cura, ci ha condotti a svelare il valore simbolico della pratica agricola come pratica inevitabilmente comunitaria.
La riflessione sulla pratica agricola genera una consapevolezza che noi “urbani” che torniamo alla terra abbiamo bisogno di mettere a fuoco, forse di ricordare o forse, proprio, di ricostruire innestando la nostra storia nelle storie che ci vengono incontro.  La consapevolezza del rapporto simbiotico con la natura.  
Condividiamo e abitiamo la terra insieme alle altre forme di vita, siamo inclusi in un sistema complessivo di forze che per mantenersi in equilibrio richiede equità, sapere, generosità e propensione all’alleanza.  Piante e animali, montagne e oceani, stelle e cieli infiniti ci determinano per ciò che siamo di più e prima di qualsiasi nostra volontà o principio o dimensione.  Da soli non saremmo niente, non potremmo esistere, gli amminoacidi alla base del nostro dna sono stati generati dalle stelle, respiriamo perché le piante respirano, l’ossigeno deriva dalla fotosintesi, mangiamo i frutti delle piante, camminiamo perché la gravità ci tiene ancorati al suolo.
Il fare agricolo che sintetizza la relazione di cura reciproca tra noi e le piante mette in gioco la relazione fondativa da cui deriva la possibilità stessa della nostra esistenza.  
Divenire comunità significa comprendere l’essenziale mescolanza del molteplice di cui siamo fatti. La comunità cui la ricerca degli artisti in questo progetto si è dedicata è quella delle persone e delle piante e degli animali e delle pietre e di tutto ciò che esiste e ci tocca mutandoci continuamente.
La mostra, esposta nello spazio di ricerca curato da Panem Et Circenses, il Centro per l’Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare (CACCA), risulta dal percorso compiuto dagli artisti e dalle curatrici durante la residenza, senseOFcommunity #16 / Come le piante, svoltasi dal 4 all’11 settembre a Ca’ Inua, azienda agricola e progetto di arte contemporanea sull’Appennino bolognese, nel comune di Marzabotto.
Le opere esposte sono una ulteriore elaborazione che conduce gli esiti di quelle ricerche oltre la dimensione specifica del loro luogo d’origine, su un piano condiviso, formale e concettuale, con i partecipanti alla mostra.  
 senseOFcommunity è un progetto che invita artisti e curatori a intraprendere un percorso di coinvolgimento fino alla creazione di una comunità di partecipanti all’opera partendo da sé, dalle proprie capacità di ricognizione delle forze in campo, dal proprio stare in una determinata situazione con determinate persone in costante confronto con tutto ciò che vive e si manifesta in quel luogo, persone, piante, animali, storie, ricordi e molto altro.
Imparare a misurarsi con la semantica degli spazi, infatti, con la loro estensione relazionale, con le storie oltre che con le geometrie, è, a mio parere, di grande valore e una disciplina utile in generale allo sviluppo delle idee e dei comportamenti nella sfera dell’arte.
Nell’ambito del determinato approccio alla ricerca rappresentato da senseOFcommunity, lo studio di questa tipologia di interventi artistici si propone in sintesi come uno studio sullo spazio, appunto, nella sua dimensione simbolica e nella sua densità di luogo abitato.  
Gli artisti che operano site specific osservano e lavorano con le connessioni esistenti e con quelle da riattivare tra il luogo e la comunità che lo abita, sollevando interesse e affezione verso aspetti meno noti  della memoria collettiva. A questo scopo, attraverso dispositivi poetici di relazione, tentano il coinvolgimento delle persone, ascoltano le storie, ripensano sogni e bisogni, provano a colmare lacune, a investire sulla relazione.
 Ca’ Inua è, a prima vista, un’azienda agricola. Osservando meglio e parlando con i fondatori, il collettivo Panem Et Circenses, Alessandra Ivul e Ludovico Amedeo Pensato, si capisce che Ca’ Inua è un’opera d’arte e, precisamente, un’opera di arte pubblica partecipata, un progetto artistico community based con chiari obiettivi di valore sociale che unisce pratiche agricole e pratiche comunitarie attraverso dispositivi costruiti nell’ottica delle pratiche artistiche di partecipazione.
Questa edizione di senseOFcommunity si proponeva di indagare la relazione tra l’arte (le cui pratiche abbiano un  approccio site specific o territory related) e l’agricoltura, come una relazione derivata dalla relazione tra l’arte e il cibo o, meglio, il nutrimento o meglio ancora, il legame con la terra.
Pertanto, le artiste ospiti, che, insieme a Panem Et Circenses, hanno lavorato durante la residenza, Virginia Lopez e Valeria Muledda, si sono trovate a farlo dall’interno di un’opera concepita con gli stessi presupposti della ricerca che stavano percorrendo mantenendo un filo di continuità e connessione molto forte con le loro stesse ricerche.  Valeria Muledda con il suo progetto Studiovuoto – Studio di architettura che non costruisce indaga lo spazio come dimensione dell’esistenza, “l’azione dell’abitare lo spazio e la Terra”. Virginia Lopez ha fondato un analogo di Ca’ Inua nelle Asturias, PACA, Projecto Artisticos Casa Antonino, dove pratiche agricole e pratiche comunitarie sono osservate con il linguaggio di quella parte dell’arte contemporanea che indaga il rapporto tra le persone e i luoghi, le storie e i segni nel paesaggio.
Questa residenza, al suo interno, a sua volta, ospitava una masterclass per curatori che, quindi, hanno potuto lavorare all’interno di questo speciale modulo di ricerca a stretto contatto con i tre artisti in residenza.
Si è trattato di un lavoro intenso, una completa sospensione del tempo ordinario e una totale immersione nella ricerca condivisa.  Vita e lavoro tutti insieme, quattro curatrici, quattro artisti e me lungo otto giorni di coabitazione e convivenza.  Le curatrici insieme a me hanno potuto osservare l’emersione di tre percorsi di ricerca: la pratica dell’innesto; l’identificazione con un luogo della persona che lo vive; la progettazione partecipata di una Food Forest.
Virginia Lopez ha esplorato  la pratica materiale dell’innesto, da un lato e quella simbolica, dall’altro, dove ciascuno di noi è coinvolto nel mutare ed essere mutato dall’incontro con un luogo e con tutto ciò che comprende e vive al suo interno: tutti noi dentro l’opera di Ca’ Inua, gli artisti che tornano alla campagna, le pratiche dell’arte che intercettano e, forse, per gran parte, salvano le pratiche comunitarie, sono solo esempi che derivano da questa riflessione.
Valeria Muledda compie insieme a Costantino, il proprietario del castagneto confinante con i terreni del podere di Ca’ Inua, un viaggio poetico tutto dentro la relazione con il castagneto, il luogo che Costantino ama e custodisce, nel quale ogni giorno lavora. L’esito di questo viaggio è la scrittura di una storia di quel luogo nella cui narrazione si passa dalla terza persona (“il mio castegneto è …”) incredibilmente e con grande commozione alla prima persona (“io sono il castagneto”).
Panem Et Circenses, immersi dentro Ca’ Inua con tutta la loro vita di artisti, famiglia, membri di una comunità, giungono alla conclusione che può esistere un’agricoltura sentimentale e che non sia meno produttiva o efficiente rispetto ai bisogni per cui la si pratica. Si rivolgono alla piccola comunità temporanea dei residenti di questo progetto e ci chiedono di portare noi stessi e ognuno la propria preziosa specificità
– ciò che si sa e ciò che si è sono punti di partenza utili per costruire qualsiasi ambiente resiliente – a prescindere da presunte competenze tecniche agroforestali.
Da qui si sono piano piano chiariti i progetti artistici, gli impianti teorici e gli obiettivi, fino a giungere alla forma di una prima restituzione l’ultimo giorno della residenza con la partecipazione di tutte le persone coinvolte in un’azione collettiva che intrecciava i diversi percorsi di ricerca esplorati durante la residenza.
La mostra, infine, comporta una seconda fase formale, data la circostanza espositiva specifica e, a questa ulteriore fase, sono associati gli apparati critici, l’ultimo esercizio per le curatrici della masterclass.
 In conclusione.
 Niente è più come prima.
La filosofia del soggetto e dell’individuo non funziona.  Le separazioni sono pratiche ma non essenziali. L’innesto è inevitabile.
Tutto è mescolanza e noi siamo tutto, insieme a ciò che esiste. Un immenso organismo che abita questa dimensione composto di forme di vita in simbiosi.
Wittgenstein sosteneva che ci sono forme di vita che non sono fatte per comunicare, questo però non significa che non siano connesse e che non dipendano per vivere (e determinarsi) dalla stessa relazione con l’ambiente.
Per fare solo un esempio, un credente e un non credente non si capiscono quando parlano perché non condividono la stessa visione del mondo e quindi il loro piano di credenze derivate è talmente differente che di fatto appartengono a due mondi diversi. Una montagna e un bambino, un albero e un e una formica, un marinaio e un minatore. Tutto, però, ha una forma, evolve, genera e lo fa a partire da una base di possibilità per l’esistenza che sono comuni e che, intersecandosi tra loro, danno vita alla trama del mondo che conosciamo.
�� Nota:  testo parzialmente tratto dall’intervista fattami da Francesca Di Giorgio per la rivista Espoarte, Chi sa danzare a piedi nudi? Un’intervista sul valore sociale dell’arte, 25 settembre 2019
 Veloci riferimenti bibliografici: Emanuele Coccia, La vita delle piante. Metafisica della mescolanza, Il Mulino, Bologna 2018; Daniele Zovi, Alberi sapienti antiche foreste. Come guardare, ascoltare e avere cura del bosco, Utet, Milano 2018; Ludwig Wittgenstein, Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la psicologia e la credenza religiosa, Adelphi, Milano 2001; Qing Li, Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi, Rizzoli, Milano 2018
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