Tumgik
#Giovanni Battezzato
perfettamentechic · 1 year
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22 marzo … ricordiamo …
22 marzo … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Giovanni Battezzato, attore e doppiatore italiano. Ha debuttato nella stagione 1973/1974 con la compagnia del Piccolo Teatro di Milano. 1974 entrò a far parte della compagnia Teatro Franco Parenti, dove diventò socio e partecipò a quasi tutte le produzioni. Fra le sue interpretazioni televisive, quella del preside in Quelli dell’intervallo e il doppiaggio di Dragon Ball. Ha preso parte a…
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elperegrinodedios · 9 months
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Y hubo una voz de los cielos, que decìa: "Este es mi Hijo amado, en quien tengo complacencia".
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Il battesimo di Gesù, nelle acque del Giordano.
🕊 E Gesù, appena fu battezzato, uscì fuori dall'acqua; ed ecco, i cieli gli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. (Giovanni Battista)
=📖=
Y Jesùs, despuès que fue bautizato, subiò luego del agua; y he aquì los cielos le fueron abiertos, y vio al Espiritu de Dios que descendìa como paloma, y venìa sobre èl. (Mt. 3:16)
lan ✍️
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rideretremando · 11 months
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LA RIVOLUZIONE PASSIVA CHE CI HA RESI TUTTI BERLUSCONIANI
Domani, 12 giugno 2023
Il 26 gennaio 1994 Silvio Berlusconi annuncia al pubblico la decisione di “scendere in campo”. Pochi in Italia credono nel suo destino politico, molti sono certi che si tratti di un fuoco fatuo. In un paese nato e cresciuto con partiti strutturati, sembra inconcepibile che un avventuriero, che ha messo in piedi un partito come fosse una catena di distribuzione alimentare, possa avere una qualche speranza di arrivare a palazzo Chigi. E si sbagliano.
Un errore che rivela quanto poca attenzione venisse prestata allora al peso del pubblico generalista da parte di chi si occupava di politica.
L’inventore della “tivù spazzatura”, com’era detta senza tanti giri di parole la televisione commerciale, aveva già fatto breccia nella mentalità degli italiani e delle italiane quando lui scese in campo. Proprio come la “Milano da bere”, che era già emblema di una società libera da “lacci e lacciuoli”, spregiudicata ed edonistica.
Homo novus in politica, Berlusconi non era un self-made man come recitavano i depliant di Forza Italia che trovavamo nelle buche delle lettere. Era parte dell’establishment della Prima repubblica, non solo perché amico personale di Bettino Craxi. Aveva ricevuto tanti favori dai politici prima che il pool di Mani Pulite guidato da Antonio di Pietro li atterrasse.
Nel 1984 la Corte costituzionale si era pronunciata per l’incostituzionalità di quello che passò alla storia come “decreto Berlusconi” che permetteva alle emittenti locali di trasmettere su tutto il territorio nazionale. Nel 1990, la legge che porta il nome del socialista Oscar Mammì codificò e regolò nel nome del nobile principio del “pluralismo” quello che era a tutti gli effetti un duopolio.
Quattro anni dopo, il Partito socialista avrebbe chiuso i battenti insieme agli alleati del “pentapartito” guidato dalla Democrazia cristiana di Arnaldo Forlnai.
La prateria d’opinione lasciata libera dai partiti era enorme e già usa al potere televisivo, quello che Giovanni Sartori avrebbe poi battezzato videocrazia. La scesa in campo del tycoon milanese era tutto fuorché un fulmine a ciel sereno e sarebbe stata tutto fuorché un fuoco fatuo.
Ciononostante, il 28 marzo 1994, giorno della vittoria elettorale di Forza Italia, rappresenta uno spartiacque. Una di quelle date che segnano, si potrebbe dire con le parole di Montesquieu, «un impercettibile passaggio da una costituzione a un’altra» pur senza alcun cambio di costituzione, perché ha effetti profondi nella vita di una società, mettendo in moto aspirazioni e timori, lotte tra «chi difende la costituzione che declina e chi porta avanti quella che sta prevalendo».
E in quelle lotte, che mai si sono spente, si formarono un nuovo linguaggio politico e nuovi leader, e vennero sconquassate generazioni e culture politiche. Berlusconi fu il Perón italiano.
Conquistò l’opinione pubblica mettendo la famiglia sul palco, la sua vita privata (costruita per la vendita del prodotto elettorale) nei depliant. Creando le condizioni per una permanente attenzione scadalistica da parte dei media che anni dopo l’avrebbe travolto. Coniando slogan tanto dirompenti quanto all’apparenza avulsi dalla realtà.
Berlusconi entrò in politica con parole di fuoco contro la partitocrazia, alla quale egli doveva molto; e contro il comunismo, che era già tramontato prima ancora della Bolognina.
Ma quegli slogan non erano avulsi dalla realtà, se si considera che Berlusconi era esterno alla classe politica (e poteva quindi tuonare contro la partitocrazia) e che l’idea di una democrazia sociale e di una responsabilità dell’economia verso il bene pubblico era ancora parte della cultura politica diffusa, che egli da liberista qual era identificava col “comunismo”. Nel linguaggio gramsciano quella di Berlusconi fu una rivoluzione passiva.
Gli slogan di Forza Italia aggredivano quella che era una mentalità resiliente. Canovacci di una politica modellata sul Colosseo, che da allora le televisioni misero in scena ogni sera: un politica del “contro” che, scrisse Alessandro Pizzorno, aveva dismesso il giudizio politico per quello estetico, morale e sentimentale, imponendo fatalmente di stare “con” o “contro”, senza mai ragionare sulle questioni sostanziali e sulle vie migliori per attuarle o respingerle. La politica della ragione pubblica era finita.
E per questo, Berlusconi determinò non solo l’identità politica sua ma anche quella dei suoi avversari, costringendoli a imitarlo per combatterlo. Perfezionò una diade identitaria di successo, usata dalla Lega di Umberto Bossi contro i meridionali e poi da Matteo Salvini contro i migranti, fino alla presidenza del Consiglio di Giorgia Meloni. “Noi” contro “loro”, dove i “loro” di Berlusconi erano i giudici, le istituzioni e chi non stava dalla sua parte, quella della libertà contro lo statalismo.
Quello schema retorico populista non sarebbe più scomparso. Avrebbe allevato generazioni di leader di partito di lotta e di governo, a destra e a sinistra. Ha visto giusto Giuliano Ferrara che nel suo Il Royal Baby. Matteo Renzi e l’Italia che vorrà, scriveva che il «teatrino della Leopolda è l’equivalente digitale del cielo azzurro di Forza Italia». Stesso stile stessa politica stesso progetto.
Ferrara scriveva nel 2015, vent’anni dopo la svolta populista dell’allora capo di Fininvest. Il cui impatto restò persistente nonostante le parentesi dei governi tecnici che, da allora e a intervalli regolari, hanno messo in stand by il populismo consentendogli di rigenerarsi invece di indebolirlo.
Il 1994 fu difficile da digerire, soprattutto per quella generazione che, emersa dall’Italia fascista, pensava alla politica come a una sfera autonoma dai poteri tradizionalmente intolleranti dei limiti dello stato: quello religioso e quello economico.
La commistione tra gli affari di Berlusconi e i governi di Berlusconi non placarono mai le critiche, né del resto fu mai risolta, e preoccupò i due maggiori pensatori politici viventi, Norberto Bobbio e Giovanni Sartori. I quali faticarono a collocare Berlusconi nelle classiche categorie della politica.
Era un cesarista? Un despota? Un sultano? Un patrimonialista? O tutte queste cose insieme, indicative di una leadership che usciva dall’alveo dei partiti e di un uso del potere che mal tollerava limitazioni istituzionali, appellandosi direttamente alla “sovranità degli elettori”. Ai quali Berlusconi si rivolgeva dalle sue tivù e da quelle di stato, siglando con il pubblico contratti e accordi.
Nel 1994, Bobbio diede alle stampe l’Elogio della mitezza dove consegnava un’immagine di sé che è diventata iconica: l’intellettuale democratico è “uomo di dubbio e di dialogo”, un “mediatore” in consapevole ambivalenza tra il realista e l’idealista.
La mitezza, una qualità impolitica, era possibile solo se i diritti di libertà erano saldi. E così, Bobbio avrebbe speso gli ultimi dieci anni della sua vita (morì nel 2004) a lottare contro Berlusconi, proprio nel nome di quella mitezza che non aveva agio di godere perché avvertiva che l’Italia democratica era a rischio. Bobbio chiamò Forza Italia un “partito fantasma”, un “partito che non c’è” che violava la regola della trasparenza e della pubblicità: «Come vi si accede? Quali gli obblighi dell’iscritto?».
Giudicò i club di Forza Italia «comitati elettorali, cioè partiti alla vecchia maniera», e si chiedeva: «Ma composti da chi? Diretti da chi? Finanziati da chi? Una democrazia che si regge su una rete di gruppi semi-clandestini è davvero un’invenzione senza precedenti. Bella forza, Italia».
Gli faceva eco Sartori, meno militante ma non meno castigatore di Berlusconi. Sulle orme di Max Weber rispolverava la categoria del sultanato, una forma di dispotismo (e Contro i nuovi dispotismi era il titolo di una collezione di saggi bobbiani uscita nel 2004). Dispotismo e sultanato stavano a indicare l’anomalia della democrazia italiana, che sembrava non avere nei fatti un governo della legge. Il tempo avrebbe mostrato che non si trattava di una anomalia solo nostra.
anti-berlusconismo si consolidò in coincidenza con la proposta berlusconiana di riforma costituzionale. L’appello che lanciò Bobbio con Alessandro Galante Garrone, Alessandro Pizzorusso e Paolo Sylos Labini a votare contro la Casa delle libertà «per salvare lo stato di diritto», segnò una stagione politica nella quale la Costituzione divenne oggetto del contendere tra schieramenti politici, e che avrebbe segnato i successivi due decenni, con altri progetti di riforma, ultimo quello targato Renzi-Boschi. Da un berlusconismo a un altro, si potrebbe dire senza timore di essere faziosi.
Poiché, come nel caso di Perón, con Berlusconi venne inaugurata una nuova forma di politica. Berlusconismo è oggi una categoria politica e una ideologia, un modo di fare politica e di gestire l’immagine del leader politico. Designa anche una concezione del ruolo dello stato e delle istituzioni come meno distanti, nell’illusione che ciò convenga a tutti. Una specie di trickled-down della politica, con una vicinanza tra società e stato ottenuta direttamente dal leader.
Quando venne eletto Donald Trump, nel 2016, commentatori e giornalisti americani non ebbero difficoltà a incasellarlo come un esempio di berlusconismo, il patrimonialismo nell’età del capitalismo finanziario.
Nadia Urbinati (troppo buona)
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incamminoblog · 3 months
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Pieve di Scandiano Commento I Domenica di Quaresima (Anno B)
I Domenica di Quaresima (Anno B)  (18/02/2024) Vangelo: Mc 1,12-15  Siamo all’inizio del Vangelo di Marco, Gesù è appena stato battezzato nel Giordano da Giovanni, la gloria di Dio si è appena manifestata con una voce dal cielo “Tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.” Ed ora cosa fa Gesù? Ha un’intuizione, lo Spirito gli suggerisce che prima di iniziare ad…
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lullaby85 · 4 months
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loveantoniolove-blog · 4 months
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➡️🌼🙏Domenica 7 Gennaio 2024
S. Raimondo de Peñafort (mf), S. Crispino, S. Ciro
👉❤️❤️❤️BATTESIMO DEL SIGNORE (anno B) – P
Is 55,1-11; Cant. Is 12,1-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza
👉🕍📖❤️VANGELO
Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.
+ Dal Vangelo secondo Marco 1,7-11
In quel tempo, Giovanni predicava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore.❤️🙏
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sounds-right · 8 months
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BRIGHT MAGUS: un loro brano strumentale jazz al primo posto della Absolute Beginners di Rockol
Uscito lo scorso 18 agosto, “Long Legs” il primo singolo dei Bright Magus che anticipa il loro  album d'esordio “Jungle Corner”.
Per la prima volta nella storia un brano strumentale jazz entra a far parte della Absolute Beginners di Rockol, la classifica di artisti/band esordienti più programmati in radio), alla prima posizione.
“Long Legs” è una sorta di marcia parossistica, e l'ispirazione davisiana è riferita ad un Miles più recente, quello di “You’re under arrest”, riportata però alle ritmiche ossessive di Dark Magus che si stemperano in un half-tempo più dove il parossismo si fa più drammatico e affidato alle successioni cromatiche degli accordi. 
I Bright Magus hanno scelto di presentare il primo singolo del loro progetto il 18 agosto perchè proprio il 18 agosto 1969 Miles Davis terminava le registrazioni del celebre album “Bitches Brew”.
“Jungle Corner”, in uscita in autunno, è un album in cui jazz, funk, rock, avant e psichedelia si fondono in un sound fluido guidato e spinto dalle cinque eccezionali personalità che interagiscono tra improvvisazione e scritture originali dentro e fuori l'estetica di tale nume tutelare.
Il disco contiene 6 brani inediti registrati in presa diretta, liberi da strutture rigorose e durate prestabilite.
L'ispirazione al lavoro di figure come Teo Macero e Bill Laswell fa si che Calella/Rescigno attraverso un lavoro di editing e post produzione sintetizzino l'attuale forma dell'album.
LINE UP:
Mauro Tre: Piano Rhodes, Organo
Alberto Turra: Chitarra Elettrica
Gianni Sansone: Tromba, Percussioni
Giovanni Calella: Basso Elettrico, MS20
Leziero Rescigno: Batteria, Percussioni
Biografia
Bright Magus è un quintetto strumentale che nasce sotto l'ascendente del metafisico periodo elettrico di Miles Davis: 
Giovanni Calella e Leziero Rescigno condividono da sempre una passione viscerale e magica per Miles. Spesso hanno immaginato di concepire musica ispirata al suo periodo più eclettico e psichedelico, quello delle registrazioni per la Columbia dal 1969 al 1972.
Album come “In a Silent Way”, “Bitches Brew”, “A tribute to Jack Johnson”, “On the corner”, “Big Fun” li hanno fatti immergere in uno degli esperimenti più affascinanti che Davis abbia generato nella sua lunga e prolifica carriera. Parliamo di musica difficilmente inquadrabile in un genere, in questi capolavori si respira la contemporaneità di quel periodo storico, si ridefiniscono i confini tra le contaminazioni, si allarga lo spettro visibile in un sound multicolore. Jazz elettrico, Funk, Psichedelia, Rock, Afrobeat, Ambient, trascinano in qualcosa di assolutamente inedito, misterioso e a volte furioso. 
Appena un anno fa Giovanni e Leziero si sono fatti coraggio e hanno dato il via al reclutamento dei musicisti che dovevano avere la giusta attitude e conoscenza. Il chitarrista Alberto Turra è stato il primo ad essere interessato al progetto, poi sono arrivati Mauro Tre Pianista/Tastierista e Gianni Sansone alla Tromba. Tutti sedotti da Miles e innamorati di quel periodo magico. Dopo alcune session di improvvisazione radicale, i cinque musicisti si sono resi conto che certe suggestioni sonore sono arrivate senza particolari difficoltà, tutti conoscevano la materia prima e si sono divertiti a rimescolarla liberamente, mantenendo intatte le loro personali caratteristiche espressive e creative. Prima di realizzare il primo album “Jungle Corner”, la band ha fatto qualche live per amalgamare l'insieme delle idee venute fuori durante le impro registrate da Tullio Treffiletti nell'home studio del trombettista (poi battezzato Selim Studio). Il pubblico ha reagito benissimo ed è stato un segnale per capire che stavano andando nella giusta direzione. Qualche mese dopo presso l'Isola Studio nello spazio di Manuel Agnelli e con l'aiuto del bravissimo Guido Andreani, i Bright Magus hanno registrato in tre giorni di presa diretta tutto il materiale che nel frattempo si era arricchito di temi melodici più strutturati e stesure meno casuali. In questo è stato molto importante l'apporto di Mauro. La finalizzazione dell'album è stata poi gestita da Giovanni Calella e Leziero Rescigno nel loro piccolo “Diabolicus Studio” dove hanno curato editing, post produzione, mixing.
“Long legs” è il primo singolo dei Bright Magus disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 18 agosto 2023 e che anticipa l'uscita dell'album d'esordio “Jungle Corner” prevista per il 27 ottobre 2023 in digitale e in formato fisico (cd e vinile).
https://www.instagram.com/brightmagus/
Alberto Turra, già con Roy Paci “Corleone”, Pierpaolo Capovilla, Shanir Blumenkranz, Kenny Grohowski, Brian Marsella, TAAN, Papa Legba Is Our Sensei, Sonata Island Kommandoh, Sarah Stride e molti altri, è uno dei chitarristi elettrici più vigorosi e poliedrici del panorama italiano e internazionale; si distingue nell'infondere grande intensità a un singolare virtuosismo, i quali uniti a una forte vocazione melodica (nonché avant) restituiscono una rara capacità espressiva.
Pubblica ad oggi nove album a suo nome (molti altri quelli in partecipazione) e nel corso degli anni è presente in alcuni tra i più autorevoli jazz festival tipo l’International Jazz Festival Saalfelden (Austria), Victoria Gasteiz Jazz festival (Paesi Baschi), Torino Jazz Festival, JazzMi Milano Jazz festival, Udine Jazz, Roma Jazz Festival, Chant Record Launch Festival (New York).
Leziero Rescigno è un musicista, produttore, compositore. Batterista dei La Crus dal 1999 e fondatore degli Amor Fou con A.Raina, C.Malfatti e L.S.Lagash, ha collaborato anche con Sye Medway Smith (HOWIE B, Bjork, Depeche Mode), Mauro Ermanno Giovanardi, The Dining Rooms, Syria, Sinfonico Honolulu, Mara Redeghieri (USTMAMO’), Kalweit & The Spokes, Dj Panday feat Frankie Hi-Energie / Esa, Cesare Malfatti, Mercuri, Violante Placido, Alessandro Grazian, Francesca Lago, Iacampo, Lele Battista, Fabio Cinti, Francesco Di Bella (24 Grana), Colapesce, Gianluca De Rubertis (Il Genio), I’m Not A Blonde, Rachele Bastreghi (Baustelle), Edda. Nei vari tour dei La Crus ha condiviso il palco suonando con Nada, Manuel Agnelli, Cristiano Godano, Cristina Donà, Raiss (Almamegretta), Alan Sorrenti, Samuele Bersani, Riccardo Tesi, Gino Paoli, Carmen Consoli. Per Mauro Ermanno Giovanardi ha prodotto con Roberto Vernetti il brano “IO CONFESSO” presente nell'edizione 2011 del Festival di Sanremo, e prodotto “Il mio stile” premiato con la Targa Tenco 2015 per il Miglior Album Italiano.
Gianni Sansone è un musicista, didatta e musicoterapeuta. Ha collaborato come trombettista con diverse formazioni sia in studio che live: Casinô Royale, La Crus, The Dining Rooms, Artchipel Orchestra, Elisa.
Giovanni Calella è un musicista, produttore e sound design. Tra i vari progetti a sua firma ci sono: Adam Carpet, Kalweit & the Spokes, Gentle eyes in the Gloom, Korinami, Coffee & Cigarettes.. Come produttore e musicista firma diversi dischi e collaborazioni tra cui: Micol Martinez, Alessandra Contini (Il Genio), Dario Ciffo (Afterhours), Guignol, Julitha Ryan, Barbara Cavaleri, Frankie Hi Nrg, Esa, Dave Muldoon, Francesco Di Bella (24 Grana). Col progetto Korinami invece esplora il suono più elettronico spaziando dalla minimal techno all ambient e all'elettronica. Ha pubblicato per etichette straniere e ha all'attivo una dozzina di ep e svariati remix. Si occupa inoltre di Sound Design per grandi conferenze e per installazioni. 
Mauro Tre è un pianista, compositore e polistrumentista salentino. Riceve i primi rudimenti della tecnica pianistica all'età di 9 anni, interrompendo già due anni dopo la frequentazione di maestri. Prosegue la formazione da autodidatta e entrando a fare parte di alcune band rock locali.
Il precoce ascolto e la fascinazione per il jazz e sopratutto il free jazz sono alla base delle prime esperienze e sperimentazioni, con pianoforte, tastiere, nastri magnetici ed effetti. Successivamente attraversa varie forme di espressione musicale, dal rock alla musica popolare, dal jazz alla musica sperimentale, dalla musica balcanica al repertorio bandistico fino alla musica contemporanea, mantenendo fede sempre ad una cifra originaria orientata al free jazz. Sempre trasversale e poco incline a scorciatoie commerciali o alla ricerca del successo è da sempre, con discrezione, riferimento e personaggio autorevole nella scena musicale salentina.
Nel corso degli anni ha suonato con: Massimo Urbani, Fabrizio Bosso, Billy Cobham, Terry Riley, Helmar Heinz, Nicola Conte, Rosalia de Souza, Michael Rosen, Eddy Palermo, Albano e Romina Power, Elodie, e altri.
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djs-party-edm-italia · 8 months
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BRIGHT MAGUS: un loro brano strumentale jazz primo nella Absolute Beginners di Rockol
Uscito lo scorso 18 agosto, "Long Legs" il primo singolo dei Bright Magus che anticipa il loro  album d'esordio "Jungle Corner".
Per la prima volta nella storia un brano strumentale jazz entra a far parte della Absolute Beginners di Rockol, la classifica di artisti/band esordienti più programmati in radio), alla prima posizione.
"Long Legs" è una sorta di marcia parossistica, e l'ispirazione davisiana è riferita ad un Miles più recente, quello di "You're under arrest", riportata però alle ritmiche ossessive di Dark Magus che si stemperano in un half-tempo più dove il parossismo si fa più drammatico e affidato alle successioni cromatiche degli accordi. 
I Bright Magus hanno scelto di presentare il primo singolo del loro progetto il 18 agosto perchè proprio il 18 agosto 1969 Miles Davis terminava le registrazioni del celebre album "Bitches Brew".
"Jungle Corner", in uscita in autunno, è un album in cui jazz, funk, rock, avant e psichedelia si fondono in un sound fluido guidato e spinto dalle cinque eccezionali personalità che interagiscono tra improvvisazione e scritture originali dentro e fuori l'estetica di tale nume tutelare.
Il disco contiene 6 brani inediti registrati in presa diretta, liberi da strutture rigorose e durate prestabilite.
L'ispirazione al lavoro di figure come Teo Macero e Bill Laswell fa si che Calella/Rescigno attraverso un lavoro di editing e post produzione sintetizzino l'attuale forma dell'album.
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Mauro Tre: Piano Rhodes, Organo
Alberto Turra: Chitarra Elettrica
Gianni Sansone: Tromba, Percussioni
Giovanni Calella: Basso Elettrico, MS20
Leziero Rescigno: Batteria, Percussioni
Biografia
Bright Magus è un quintetto strumentale che nasce sotto l'ascendente del metafisico periodo elettrico di Miles Davis: 
Giovanni Calella e Leziero Rescigno condividono da sempre una passione viscerale e magica per Miles. Spesso hanno immaginato di concepire musica ispirata al suo periodo più eclettico e psichedelico, quello delle registrazioni per la Columbia dal 1969 al 1972.
Album come "In a Silent Way", "Bitches Brew", "A tribute to Jack Johnson", "On the corner", "Big Fun" li hanno fatti immergere in uno degli esperimenti più affascinanti che Davis abbia generato nella sua lunga e prolifica carriera. Parliamo di musica difficilmente inquadrabile in un genere, in questi capolavori si respira la contemporaneità di quel periodo storico, si ridefiniscono i confini tra le contaminazioni, si allarga lo spettro visibile in un sound multicolore. Jazz elettrico, Funk, Psichedelia, Rock, Afrobeat, Ambient, trascinano in qualcosa di assolutamente inedito, misterioso e a volte furioso. 
Appena un anno fa Giovanni e Leziero si sono fatti coraggio e hanno dato il via al reclutamento dei musicisti che dovevano avere la giusta attitude e conoscenza. Il chitarrista Alberto Turra è stato il primo ad essere interessato al progetto, poi sono arrivati Mauro Tre Pianista/Tastierista e Gianni Sansone alla Tromba. Tutti sedotti da Miles e innamorati di quel periodo magico. Dopo alcune session di improvvisazione radicale, i cinque musicisti si sono resi conto che certe suggestioni sonore sono arrivate senza particolari difficoltà, tutti conoscevano la materia prima e si sono divertiti a rimescolarla liberamente, mantenendo intatte le loro personali caratteristiche espressive e creative. Prima di realizzare il primo album "Jungle Corner", la band ha fatto qualche live per amalgamare l'insieme delle idee venute fuori durante le impro registrate da Tullio Treffiletti nell'home studio del trombettista (poi battezzato Selim Studio). Il pubblico ha reagito benissimo ed è stato un segnale per capire che stavano andando nella giusta direzione. Qualche mese dopo presso l'Isola Studio nello spazio di Manuel Agnelli e con l'aiuto del bravissimo Guido Andreani, i Bright Magus hanno registrato in tre giorni di presa diretta tutto il materiale che nel frattempo si era arricchito di temi melodici più strutturati e stesure meno casuali. In questo è stato molto importante l'apporto di Mauro. La finalizzazione dell'album è stata poi gestita da Giovanni Calella e Leziero Rescigno nel loro piccolo "Diabolicus Studio" dove hanno curato editing, post produzione, mixing.
"Long legs" è il primo singolo dei Bright Magus disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 18 agosto 2023 e che anticipa l'uscita dell'album d'esordio "Jungle Corner" prevista per il 27 ottobre 2023 in digitale e in formato fisico (cd e vinile).
https://www.instagram.com/brightmagus/
Alberto Turra, già con Roy Paci "Corleone", Pierpaolo Capovilla, Shanir Blumenkranz, Kenny Grohowski, Brian Marsella, TAAN, Papa Legba Is Our Sensei, Sonata Island Kommandoh, Sarah Stride e molti altri, è uno dei chitarristi elettrici più vigorosi e poliedrici del panorama italiano e internazionale; si distingue nell'infondere grande intensità a un singolare virtuosismo, i quali uniti a una forte vocazione melodica (nonché avant) restituiscono una rara capacità espressiva.
Pubblica ad oggi nove album a suo nome (molti altri quelli in partecipazione) e nel corso degli anni è presente in alcuni tra i più autorevoli jazz festival tipo l'International Jazz Festival Saalfelden (Austria), Victoria Gasteiz Jazz festival (Paesi Baschi), Torino Jazz Festival, JazzMi Milano Jazz festival, Udine Jazz, Roma Jazz Festival, Chant Record Launch Festival (New York).
Leziero Rescigno è un musicista, produttore, compositore. Batterista dei La Crus dal 1999 e fondatore degli Amor Fou con A.Raina, C.Malfatti e L.S.Lagash, ha collaborato anche con Sye Medway Smith (HOWIE B, Bjork, Depeche Mode), Mauro Ermanno Giovanardi, The Dining Rooms, Syria, Sinfonico Honolulu, Mara Redeghieri (USTMAMO'), Kalweit & The Spokes, Dj Panday feat Frankie Hi-Energie / Esa, Cesare Malfatti, Mercuri, Violante Placido, Alessandro Grazian, Francesca Lago, Iacampo, Lele Battista, Fabio Cinti, Francesco Di Bella (24 Grana), Colapesce, Gianluca De Rubertis (Il Genio), I'm Not A Blonde, Rachele Bastreghi (Baustelle), Edda. Nei vari tour dei La Crus ha condiviso il palco suonando con Nada, Manuel Agnelli, Cristiano Godano, Cristina Donà, Raiss (Almamegretta), Alan Sorrenti, Samuele Bersani, Riccardo Tesi, Gino Paoli, Carmen Consoli. Per Mauro Ermanno Giovanardi ha prodotto con Roberto Vernetti il brano "IO CONFESSO" presente nell'edizione 2011 del Festival di Sanremo, e prodotto "Il mio stile" premiato con la Targa Tenco 2015 per il Miglior Album Italiano.
Gianni Sansone è un musicista, didatta e musicoterapeuta. Ha collaborato come trombettista con diverse formazioni sia in studio che live: Casinô Royale, La Crus, The Dining Rooms, Artchipel Orchestra, Elisa.
Giovanni Calella è un musicista, produttore e sound design. Tra i vari progetti a sua firma ci sono: Adam Carpet, Kalweit & the Spokes, Gentle eyes in the Gloom, Korinami, Coffee & Cigarettes.. Come produttore e musicista firma diversi dischi e collaborazioni tra cui: Micol Martinez, Alessandra Contini (Il Genio), Dario Ciffo (Afterhours), Guignol, Julitha Ryan, Barbara Cavaleri, Frankie Hi Nrg, Esa, Dave Muldoon, Francesco Di Bella (24 Grana). Col progetto Korinami invece esplora il suono più elettronico spaziando dalla minimal techno all ambient e all'elettronica. Ha pubblicato per etichette straniere e ha all'attivo una dozzina di ep e svariati remix. Si occupa inoltre di Sound Design per grandi conferenze e per installazioni. 
Mauro Tre è un pianista, compositore e polistrumentista salentino. Riceve i primi rudimenti della tecnica pianistica all'età di 9 anni, interrompendo già due anni dopo la frequentazione di maestri. Prosegue la formazione da autodidatta e entrando a fare parte di alcune band rock locali.
Il precoce ascolto e la fascinazione per il jazz e sopratutto il free jazz sono alla base delle prime esperienze e sperimentazioni, con pianoforte, tastiere, nastri magnetici ed effetti. Successivamente attraversa varie forme di espressione musicale, dal rock alla musica popolare, dal jazz alla musica sperimentale, dalla musica balcanica al repertorio bandistico fino alla musica contemporanea, mantenendo fede sempre ad una cifra originaria orientata al free jazz. Sempre trasversale e poco incline a scorciatoie commerciali o alla ricerca del successo è da sempre, con discrezione, riferimento e personaggio autorevole nella scena musicale salentina.
Nel corso degli anni ha suonato con: Massimo Urbani, Fabrizio Bosso, Billy Cobham, Terry Riley, Helmar Heinz, Nicola Conte, Rosalia de Souza, Michael Rosen, Eddy Palermo, Albano e Romina Power, Elodie, e altri.
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diariodibeppe · 10 months
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Padre Leone Dehon
La vita e le opere
Padre Leone Dehon nacque il 14 marzo 1843 a La Capelle in Francia , nella diocesi di Soissons. Egli godrà di essere stato battezzato il 24 marzo successivo, vigilia dell’Annunciazione, “unendo – scriverà – il mio battesimo all’Ecce venio di Nostro Signore”. Dirà infatti ai suoi figli spirituali, i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù: “Nell’Ecce Venio e nell’Ecce Ancilla si trova tutta la nostra vocazione e missione”. Il Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria saranno la luce e la forza di tutta la sua lunga vita. Una tenera e filiale devozione alla Madonna lo condurrà alla contemplazione appassionata del Cuore del Salvatore trafitto sulla croce.
Dalla famiglia, distinta e stimata, il giovane Dehon attinse caratteristiche di nobiltà d’animo e signorilità che lo resero ricco di umanità e aperto a relazioni di amicizia con le personalità civili ed ecclesiastiche durante tutta la sua lunga esistenza. In particolare ringraziava Dio “per il dono della mamma che lo aveva iniziato all’amore del divin Cuore”.
Durante gli studi umanistici, favorito dalla guida spirituale di sacerdoti eminenti per scienza e virtù, sperimenta la prima chiamata al sacerdozio nel Natale del 1856. Ma suo padre che sognava per lui una brillante posizione sociale, cercò subito di ostacolarlo dalla sua vocazione, inviandolo alla Sorbona di Parigi, dove, all’età di 21 anni, Leone Dehon conseguì il dottorato in diritto civile. Tuttavia la frequenza al S. Sulpizio, “là dove regnava uno spirito sacerdotale, dona vigore all’attrattiva verso il sacerdozio”. Il padre, quasi a volerlo distogliere dall’idea del sacerdozio, gli offre un lungo viaggio in Oriente. Il giovane Leone gode di percorrere soprattutto la terra di Gesù, ma al suo ritorno, senza cedere alle resistenze familiari, si ferma a Roma. Va dal Papa Pio IX e gli confida la propria vocazione. Il Papa, nel quale ammira “la bontà unita alla santità”, lo invita ad entrare nel seminario francese di Santa Chiara. Vi entra infatti nell’ottobre del 1865: “ero finalmente nel mio vero ambiente: ero felice!”.
Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1868, nella basilica di S. Giovanni Lateranense, ritrova,insieme alla gioia della sua ordinazione sacerdotale, anche quella del ritorno di suo padre alla pratica religiosa. Dopo la forte esperienza ecclesiale, quale stenografo al Concilio Vaticano I, il giovane sacerdote Dehon torna nella sua diocesi d’origine, Soissons, e in obbedienza al proprio vescovo, diviene l’ultimo di cappellani di S. Quintino. Con quattro lauree(in diritto civile e canonico, in filosofia e teologia) e soprattutto con una solida esperienza spirituale e ecclesiale, esprimerà tutto il suo fervore e la sua sensibilità in molteplici iniziative pastorali e sociali:lo vediamo partecipare ai primi congressi di associazioni operaie, fondare un giornale cattolico, dare vita al patronato S. Giuseppe per l’accoglienza e la formazione dei giovani e poi il Collegio S. Giovanni.
Nominato dal Vescovo confessore e direttore spirituale all’arrivo delle Ancelle del S. Cuore, potrà scrivere: “Questa circostanza provvidenziale preparò l’orientamento di tutto il resto della mia vita”. Sì, perché nonostante la frenetica attività pastorale, il canonica Dehon si sentiva attratto dalla vita religiosa. Il progetto di amore e di riparazione al Sacro Cuore che animava l’istituto delle Ancelle, attendeva d’essere condiviso da una congregazione sacerdotale. Accompagnando il proprio Vescovo nel viaggio a Roma, passa per Loreto, sosta e tappa fondamentale, fonte d’ispirazione originaria a cui attingerà l’impulso per la sua fondazione: “Qui è nata la Congregazione nel 1877” scriverà. In quella casa che gli ricorderà sempre l’evento della Incarnazione attraverso l’Ecce Venio e l’Ecce Ancilla, egli intuisce quale dovrà essere il nucleo spirituale e dinamico della Congregazione.
Il 28 giugno 1878, festa del S. Cuore, nella cappella del collegio S. Giovanni, il canonico Leone Dehon emetteva i voti religiosi come primo Oblato del S. Cuore e vi univa il voto di vittima d’amore e riparazione. Per questo volle chiamarsi con un nome nuovo: padre Giovanni del Sacro Cuore . E con questa denominazione venne presentato dal postulatore nell’avviare la causa di beatificazione di Padre Dehon. Iniziano anni di fervida attività, di fioritura di vocazioni ma anche di difficoltà, di incomprensioni, di prove dolorose che condurranno alla soppressione della giovane fondazione, al consummatum est del 3 dicembre 1883. P. Dehon si sente “atterrato e triturato” ma la grande sofferenza è occasione di una splendida dichiarazione di sottomissione alla volontà di Dio e della Chiesa. Questa prova sarà l’alba della risurrezione dell’Istituto con il nome nuovo di “Sacerdoti del Sacro Cuore”. E’ la rinascita, la ripresa dello slancio verso impegni missionari, l’apostolato sociale, le missioni popolari, l’evangelizzazione. Dopo il Decretum Laudis del 25 febbraio 1888, P. Dehon si reca a Roma a ringraziare il Papa Leone XIII, che lo incoraggia a predicare le sue encicliche, a sostenere con la preghiera e la collaborazione i sacerdoti, a suscitare case di adorazione, a donarsi per le lontane missioni: “Ecco la missione affidataci dal Papa” annoterà con gioia.
Ma altre Via Crucis nel frattempo si abbattevano su di lui: calunnie sul suo comportamento, difficoltà nei rapporti con la diocesi,opposizione all’interno dell’Istituto. Tutto sembrava perduto e infamato. Nel ritiro spirituale ignaziano egli ritroverà serenità e rinnoverà il suo patto d’amore: “Mi offro completamente a N. Signore per servirlo in tutto e fare la sua volontà. Sono pronto a fare e a soffrire ciò che Egli vorrà, con l’aiuto della sua Grazia”. Più tardi , meditando sulle vicende spesso assai dolorose della sua storia egli scriverà: “N. Signore ha accettato il mio atto di oblazione. Egli voleva fare della sua Opera un edificio importante. Per questa ha scavato così profondamente.” La fecondità della croce che padre Dehon seppe accettare con fede in spirito di amore e di riparazione, portò ad un consolidamento e a una forte espansione della congregazione. Sostenuto dalla benevolenza dei Sommi Pontefici Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI, verso i quali professò una devozione sempre fedele e operosa, padre Dehon proseguì instancabile la sua missione, con scritti, (è dal 1889 la stampa della rivista Il Regno del S. Cuore di Gesù nelle anime e nella società!) conferenze (famose le sue conferenze tenute a Roma e Milano), partecipazione a congressi sociali e soprattutto con le numerose fondazioni della congregazione SCJ. “L’ideale della mia vita – lasciò scritto nelle ultime pagine del suo Diario – il voto che formulavo con lacrime nella mia giovinezza era d’essere missionario e martire. Mi sembra che questo voto si sia compiuto. Missionario lo sono per i cento e più missionari sparsi nel mondo; martire lo sono perché N. Signore diede compimento al mio voto di vittima”.
Uomo instancabile, nonostante la perenne fragilità fisica che si trascinava dietro, sorretto da una fede genuina e profonda, fatta “ certezza nella confidenza “: ecco la roccia sulla quale P. Dehon aveva costruito l’edificio della sua vita e della sua missione. Ne proveniva un costante e cristiano ottimismo che superando ogni prova, lo conduceva a guardare avanti sempre con speranza: “ aveva una fede irradiante che manifestava nella predicazione e negli esempi, con un amore ardente verso il Cuore di Cristo”. Amore e riparazione: era la sua grande preoccupazione: riparazione eucaristica specialmente mediante l’Adorazione affidata ai suoi religiosi come loro missione nella Chiesa; riparazione sociale mediante la giustizia e la carità come vie per una “civiltà dell’amore”. Nella contemplazione del Cuore di Cristo egli attinse pure quella che fu considerata una costante della sua personalità: la bontà luminosa che lo circondava di un fascino e di un affetto grande, specialmente tra i giovani tanto da venire chiamato “Très Bon Père”.
Nel servo di Dio, padre Dehon c’è stato un mirabile equilibrio di virtù umane, nella semplicità e nel contesto della vita ordinaria che egli, nello zelo apostolico e nell’ascesi mistica, con la grazia del Signore, ha reso soprannaturali per lo sforzo costante nella perfezione sacerdotale e religiosa, esempio di sacerdote e religioso dei tempi moderni.
Grande impegno negli ultimi anni di vita, oltre a diffondere la spiritualità del Sacro Cuore e il costante anelito del Regno di Dio nei cuori e nella società, è stata la costruzione della grande basilica di Cristo Re, il tempio della Pace, da lui inaugurato il 18 maggio 1920. L’accompagnò sempre la luce amabile della Vergine Maria: “Vivat Cor Jesu, per Cor Mariae” era il suo saluto.
“Il regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società” così il P. Dehon ha compendiato le sue più alte aspirazioni e la missione della sua Famiglia Dehoniana nella Chiesa: è il regno della civiltà dell’amore!
Padre Dehon muore a Bruxelles, il 12 agosto 1925. Stendendo la sua mano verso l’immagine del S. Cuore, con voce chiara esclamò:
“Per lui sono vissuto, per Lui io muoio.
E’ Lui il mio tutto, la mia vita,la mia morte, la mia eternità”.
Ai suoi figli spirituali, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (detti anche Dehoniani dal nome del fondatore) e a tutti coloro che vedono in padre Dehon un padre e una guida per vivere il Vangelo nella spiritualità del Cuore di Cristo, la Famiglia Dehoniana odierna, ha lasciato un testamento spirituale scritto:
“Vi lascio il più meraviglioso dei tesori.
Il Cuore di Gesù”.
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elperegrinodedios · 2 years
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📷 El bautismo por inmersiòn en el Rio Jordàn. Mi tercero y ultimo camino en la Tierra Santa.
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"Allora Gesù venne dalla Galilea al Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato. Giovanni gli si opponeva dicendo: io ho bisogno d'essere battezzato da te e tu vieni da me?" (Mt. 3:13-14)
E subito, come usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli, e lo Spirito scendere su di lui come una colomba. (Mr. 1:10)
E Giovanni testimoniò dicendo: "Io ho visto lo spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. (GV. 1:32)
"Ed io ho visto ed ho attestato, che questi è il figlio di Dio". (Gv. 1:34)
E venne dal cielo una voce: "tu sei il mio amato Figlio, nel quale io mi sono compiaciuto". (Mr. 1:11)
lan 🕊 📖 ✍️
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mariotolvo62 · 10 months
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Filippo Vitale (Napoli, 1585 – 1650) uno degli artefici della pittura ba...
Era figlio di Marino Vitale e Laudonia Di Carlo. La data di nascita esatta non è ancora nota, ma probabilmente fu battezzato nella parrocchia napoletana di San Giorgio Maggiore. Il padre lavorava come doratore nella Strada di Monteoliveto, dove aveva la sua bottega anche il pittore Carlo Sellitto. Come Sellitto, Filippo Vitale imparò il mestiere nella bottega del pittore fiammingo Louis Croys e probabilmente conobbe anche Louis Finson e altri artisti nordeuropei. Dopo la prematura scomparsa di Carlo Sellitto, avvenuta il 2 ottobre 1614, Filippo si occupò della vendita dei suoi beni e completò la crocifissione iniziata dall'amico defunto per la chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Portanova. Il 1 ottobre 1612 Filippo sposò in Santa Maria della Carità la vedova del pittore Tommaso De Rosa, Caterina Di Mauro, e ne adottò i cinque figli. Di questi due divennero anche pittori, Giovan Francesco, detto Pacecco De Rosa, e Diana, detta Annella De Rosa. Filippo e Caterina ebbero insieme anche sei figli; la loro terza figlia Orsola Margherita sposò nel 1639 Anello Falcone. Filippo Vitale ricevette la sua prima commissione per un quadro di San Francesco nel 1613 da Giovanni Di Napoli, abate del monastero di Santa Maria di Monteoliveto, che in seguito gli commissionò altri quadri. Oltre ai soggetti religiosi, Vitale dipinse anche ritratti. Dalla fine del 1616 alla metà del 1619 collaborò con Caracciolo e Giovan Vincenzo Forlì alla decorazione dell'Annunciazione di Capua, dipingendo i quattro dipinti del soffitto. Su commissione di Cesare Carmignano, Vitale dipinse la Madonna col Bambino ei santi Gennaro, Nicola di Bari e Severo nel 1618 per la chiesa di San Nicolò alle Sacramentine. Il quadro si trova nel Museo di Capodimonte dal 1991 ed è caratterizzato da un elegante naturalismo che è ovviamente influenzato da Jusepe de Ribera. Al committente piacque così tanto che l'anno successivo ordinò al pittore anche una Madonna di Costantinopoli, oggi purtroppo andata dispersa. Altre note opere di Vitale della sua prima fase creativa sono l'angelo custode firmato nella chiesa della Pietà dei Turchini e una liberazione di S. Pietro dalla prigione che si ispira al quadro del 1615 di Caracciolo nel Pio Monte della Misericordia. Dalla fine degli anni 1620 Vitale cambiò il suo stile fino ad allora naturalistico in una direzione più elegante, decorativa e bella, influenzata dalle innovazioni di Massimo Stanzione e dei pittori bolognesi di Napoli Domenichino e Lanfranco. Un ruolo non trascurabile lo svolse anche il figliastro Pacecco de Rosa, che divenne il successore di Vitale nella conduzione della bottega. Nelle opere di questa fase non sempre si distinguono nettamente le mani di Vitale e Pacecco. Filippo Vitale morì il 18 marzo 1650. C'è una certa confusione sul luogo della sua tomba: secondo i registri della sua parrocchia di San Giuseppe Maggiore, fu sepolto nel cimitero del monastero associato, comecome da lui desiderato; invece, secondo il registro dei morti della chiesa di San Giovanni Maggiore, sul "Monte Calvario" sarebbe stato sepolto un "Filippo Vitale, marito di Catarina".
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incamminoblog · 4 months
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#PANEQUOTIDIANO, «TU SEI IL FIGLIO MIO, L’AMATO: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO»
La Liturgia di Domenica 7 Gennaio 2024  VANGELO (Mc 1,7-11) Commento:Mons. Salvador CRISTAU i Coll Vescovo Auxiliare de Terrassa (Barcelona, Spagna) In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sonodegno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».Ed ecco, in quei giorni,…
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Buongiorno egregio Padre, sono Michelangelo - il ragazzo di 15 anni non-battezzato a causa di situazioni difficili in casa, che le scrisse chiarimenti sulla Lettera di San Giacomo e sulla mal comprensione dietro alla “vendita delle indulgenze” qualche mese addietro - in virtù del fatto che non voglio rubarle tempo con molteplici email ho altri due argomenti ai quali mi farebbero piacere ricevere una sua risposta curata e chiara come avviene con le altre email che lei riceve, quindi eccole con tanto di premesse: 1. Ultimamente hanno ricevuto la mia attenzione alcuni dibattiti sul rapporto della Tradizione e del Magistero Cattolico nelle relazioni pre e post Concilio Vaticano II, per informarmi ho visto questa serie di puntate fatte da questo pio Padre Marcelo Bravo Pereira che parlavano appunto di questa corrente teologica che sarebbe nata nel XX° secolo con il nome di “Nouvelle Théologie 2. Potrebbe spiegarmi un po’ le relazioni tra la Chiesa - in particolare tra i Papi e tra gli ordini religiosi vari - con questa corrente? Come mai inizialmente fu combattuta da Padre Labourdette e sospettata di eresia da grandi figure come Padre Garrigou-Lagrange? Come mai andò poi alla ribalta come corrente vittoriosa nel Concilio Vaticano II? (…). Recentemente mi sono posto la domanda sull’uso della maiuscola e della minuscola in seno alla gerarchia ecclesiastica: mi potrebbe spiegare con ordine schematico la gerarchia ecclesiastica partendo dal fondo fino ad arrivare in cima?  Potrebbe anche cortesemente espormi i vari titoli ecclesiastici con l’uso dell’iniziale maiuscola/minuscola? Buona giornata e grazie del suo tempo, Padre. Risposta del sacerdote Caro Michelangelo, solo ora sono giunto alla tua mail del 27 settembre 2021. Mi dispiace e te ne domando scusa. Ho tagliato alcune tue domande perché diversamente andremmo troppo in là. Se vuoi, possono essere oggetto di una nuova risposta. 1. A proposito della nouvelle théologie va detto che si trattava di una reazione alla teologia neoscolastica. La teologia neo scolastica va distinta dalla scolastica perché questa è tipica del XIII secolo, la neo scolastica invece è venuta fuori dopo l'enciclica Aeterni Patris (1879) di Leone XIII.  Papa Leone, dopo lo sconvolgimento subìto dalla Chiesa a partire dalla rivoluzione francese, intendeva rilanciare lo studio della teologia e della filosofia avendo come maestro San Tommaso d’Aquino. 2. A differenza però di San Tommaso d'Aquino che fondava la teologia sulla Sacra Scrittura e sui Santi Padri (chi apre la Somma teologica vede una citazione continua di passi scritturistici e di riferimenti ai Santi Padri) la neo scolastica si è incagliata nelle dispute tra tomisti e scotisti, tra domenicani e gesuiti. I primi si rifacevano soprattutto ai commenti di San Tommaso fatti dai grandi domenicani del secolo 16º (il Gaetano, D. Bañez, Francesco Silvestri detto il ferrarese, Giovanni di San Tommaso…), gli scotisti invece si rifacevano a Duns Scoto, francescano, detto anche il dottor sottile a motivo delle quasi ininterpretabili distinzioni che si trovano nel suo pensiero. Inoltre era una teologia tutta espressa in lingua latina e per forma di sillogismo dove necessariamente si doveva procedere con una affermazione una maggiore, una minore e una conclusione. Questo modo di fare teologia si diceva "in forma" e cioè nel metodo più inattaccabile e pertanto più sicuro. 3. La cosiddetta nuova teologia voleva invece agganciarsi maggiormente alla Sacra Scrittura e al pensiero dei Santi Padri, tralasciando il metodo neo scolastico. Ebbe inizialmente la reazione di alcuni grandi domenicani come il padre Michel Labourdette, insigne teologo moralista e il padre Reginald Garrigou Lagrange. A loro pareva in prima istanza che riagganciandosi maggiormente ai Santi Padri la teologia perdesse il suo stato di scienza, ormai acquisito. Dico in prima istanza perché ho davanti a me gli scritti di teologia morale del padre Labourdette, nel quale il metodo neo scolastico nel frattempo scomparve
del tutto. 4. Anche la teologia morale, anziché partire dalla Sacra Scrittura, si partiva dalle sentenze dei probati auctores e cioè dei grandi maestri che erano i teologi di quel tempo o di poco prima. Sembrava che le sentenze dei probabilisti, degli equiprobabilisti e dei probabilioristi contassero più della Sacra Scrittura. Giustamente il concilio Vaticano II dirà a proposito della teologia morale che, doveva rinnovarsi “fondandosi maggiormente sulla Sacra Scrittura, mostrare l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di portare il frutto della carità per la vita del mondo” (Optatam totius 16).  5. A proposito della teologia in generale il concilio Vaticano II dice che la Sacra Scrittura deve essere come l'anima della teologia. Che la Sacra Scrittura deva l’anima della teologia è la cosa più normale perché la teologia è essenzialmente l'intelligenza della fede, l'intelligenza del dato rivelato. Ma nel frattempo non era più così. La teologia si rifaceva soprattutto ai teologi e ai filosofi. 6. Va detto per la teologia morale che non dappertutto veniva sviluppata secondo i criteri della casistica (dei teologi probabilisti, degli equiprobabilisti e dei probabilioristi). Questo modo di fare teologia non aveva toccato l'Ordine domenicano che aveva sempre sviluppato il suo insegnamento seguendo San Tommaso d’Aquino. Al centro della teologia morale deve emergere la sequela Christi. Il centro della teologia morale è Gesù Cristo, la sua vita e il suo insegnamento. È Lui la via che ci conduce al Padre. 7. Purtroppo però dopo il concilio, ma non a causa del concilio, c'è stata una reazione non solo alla neoscolastica, ma anche alla scolastica e  in modo particolare a San Tommaso d’Aquino di cui il concilio aveva appena detto che bisogna tenerlo come maestro. Nei seminari e nelle facoltà teologiche, ad eccezione evidentemente degli studi teologici domenicani, si faticava a citare San Tommaso. C'era un'allergia nei suoi confronti, senza minimamente averlo letto se non per i riferimenti fatti dai testi che si usavano nella neo scolastica. Oggi le cose, grazie a Dio, non stanno più così. 8. Che cosa va detto infine?  I teologi contrari alla nouvelle théologie, se oggi fossero vivi, per alcuni versi potrebbero dire: avete visto che abbiamo avuto ragione! E tuttavia anche il loro modo di fare teologia andava rinnovato. Lo esigeva la natura stessa della teologia, che deve essere radicata nella Sacra Scrittura e in quella Tradizione che si esprime in modo particolare nell'insegnamento unanime dei Santi Padri, di coloro che sono stati immediatamente vicini anche temporalmente al magistero di Gesù Cristo. Lo esige anche il fatto che la teologia deve parlare agli uomini del nostro tempo, con le loro problematiche proprie, con la loro cultura ormai secolarizzata, con l'abbandono della fede.  La teologia deve rispondere agli interrogativi degli uomini di oggi illuminandoli con la luce che viene da Cristo. Su questo, almeno in teoria, tutti dovrebbero essere d'accordo. 9. Sulla seconda domanda che mi hai posto sarò breve. I gradi della gerarchia ecclesiastica sono i gradi dell'Ordine sacro.  Questi gradi sono tre: diaconato, presbiterato, episcopato.  Tra i vescovi ha un primato il successore di Pietro in qualità di vescovo di Roma. Tutti gli altri titoli sono di derivazione ecclesiastica. Molti di essi hanno perso il loro significato e rimangono come titoli onorifici. Alcuni di essi, con tutte le loro distinzioni, sono abbandonati, come ad esempio il titolo di reverendo distinto da quello di molto reverendo e di reverendissimo. Se il titolo di reverendo comunemente viene dato ancora oggi, sono del tutto abbandonate le distinzioni tra il “molto reverendo” che veniva dati solo ad alcuni e il titolo di “Reverendissimo” che veniva. Ma tutto questo non riguarda l'essenza della Chiesa. 10. Ti auguro che nel frattempo ti sia preparato al battesimo e finalmente sia diventato cri
stiano. Lo auguro con tutto il cuore. In ogni caso ti assicuro la mia cordiale preghiera per il progresso della tua vita cristiana e ti benedico. Padre Angelo
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loveantoniolove-blog · 5 months
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➡️🌷🙏Domenica 10 Dicembre 2023
B.V. Maria di Loreto (mf); S. Eulalia; S. Mauro
2.a di Avvento
Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza
👉🕍📖🌺VANGELO
Raddrizzate le vie del Signore
+ Dal Vangelo secondo Marco 1,1-8
Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Parola del Signore.❤️🙏
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arte1h · 1 year
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TITOLO: battistero neoniano
DATAZIONE: V secolo
DETTAGLI: costruito dietro iniziativa dell’episcopato di Orso, quando Ravenna divenne capitale dell’impero di Occidente. Fu poi ricostruito dal vescovo Neone(450-475 d.C.). Questo battistero è il meglio conservato a Ravenna. È di forma ottogonale e in muratura, ha i lati rettilinei e absidati, porte interrate e finestra con arco a tutto tondo. All’interno presenta una magnifica decorazione tripartita: marmi sul fondo, stucchi nella parte di mezzo e mosaici di tipo ellenistico-romano nella parte superiore. Il battistero e la sua decorazione è bella e luminosa, proprio per ricordare il passaggio dall’ombra delle tenebre alla luce di Dio. Presenta inoltre una cupola, che al centro presenta la scena di Cristo, all’interno delle acque del fiume Giordano, battezzato da Giovanni il Battista. Questa è la più antica testimonianza di una scena di battesimo del Salvatore in un mosaico.
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tarditardi · 8 months
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BRIGHT MAGUS, un loro brano strumentale jazz al primo posto della Absolute Beginners di Rockol
Uscito lo scorso 18 agosto, "Long Legs" il primo singolo dei Bright Magus che anticipa il loro  album d'esordio "Jungle Corner".
Per la prima volta nella storia un brano strumentale jazz entra a far parte della Absolute Beginners di Rockol, la classifica di artisti/band esordienti più programmati in radio), alla prima posizione.
"Long Legs" è una sorta di marcia parossistica, e l'ispirazione davisiana è riferita ad un Miles più recente, quello di "You're under arrest", riportata però alle ritmiche ossessive di Dark Magus che si stemperano in un half-tempo più dove il parossismo si fa più drammatico e affidato alle successioni cromatiche degli accordi. 
I Bright Magus hanno scelto di presentare il primo singolo del loro progetto il 18 agosto perchè proprio il 18 agosto 1969 Miles Davis terminava le registrazioni del celebre album "Bitches Brew".
"Jungle Corner", in uscita in autunno, è un album in cui jazz, funk, rock, avant e psichedelia si fondono in un sound fluido guidato e spinto dalle cinque eccezionali personalità che interagiscono tra improvvisazione e scritture originali dentro e fuori l'estetica di tale nume tutelare.
Il disco contiene 6 brani inediti registrati in presa diretta, liberi da strutture rigorose e durate prestabilite.
L'ispirazione al lavoro di figure come Teo Macero e Bill Laswell fa si che Calella/Rescigno attraverso un lavoro di editing e post produzione sintetizzino l'attuale forma dell'album.
LINE UP:
Mauro Tre: Piano Rhodes, Organo
Alberto Turra: Chitarra Elettrica
Gianni Sansone: Tromba, Percussioni
Giovanni Calella: Basso Elettrico, MS20
Leziero Rescigno: Batteria, Percussioni
Biografia
Bright Magus è un quintetto strumentale che nasce sotto l'ascendente del metafisico periodo elettrico di Miles Davis: 
Giovanni Calella e Leziero Rescigno condividono da sempre una passione viscerale e magica per Miles. Spesso hanno immaginato di concepire musica ispirata al suo periodo più eclettico e psichedelico, quello delle registrazioni per la Columbia dal 1969 al 1972.
Album come "In a Silent Way", "Bitches Brew", "A tribute to Jack Johnson", "On the corner", "Big Fun" li hanno fatti immergere in uno degli esperimenti più affascinanti che Davis abbia generato nella sua lunga e prolifica carriera. Parliamo di musica difficilmente inquadrabile in un genere, in questi capolavori si respira la contemporaneità di quel periodo storico, si ridefiniscono i confini tra le contaminazioni, si allarga lo spettro visibile in un sound multicolore. Jazz elettrico, Funk, Psichedelia, Rock, Afrobeat, Ambient, trascinano in qualcosa di assolutamente inedito, misterioso e a volte furioso. 
Appena un anno fa Giovanni e Leziero si sono fatti coraggio e hanno dato il via al reclutamento dei musicisti che dovevano avere la giusta attitude e conoscenza. Il chitarrista Alberto Turra è stato il primo ad essere interessato al progetto, poi sono arrivati Mauro Tre Pianista/Tastierista e Gianni Sansone alla Tromba. Tutti sedotti da Miles e innamorati di quel periodo magico. Dopo alcune session di improvvisazione radicale, i cinque musicisti si sono resi conto che certe suggestioni sonore sono arrivate senza particolari difficoltà, tutti conoscevano la materia prima e si sono divertiti a rimescolarla liberamente, mantenendo intatte le loro personali caratteristiche espressive e creative. Prima di realizzare il primo album "Jungle Corner", la band ha fatto qualche live per amalgamare l'insieme delle idee venute fuori durante le impro registrate da Tullio Treffiletti nell'home studio del trombettista (poi battezzato Selim Studio). Il pubblico ha reagito benissimo ed è stato un segnale per capire che stavano andando nella giusta direzione. Qualche mese dopo presso l'Isola Studio nello spazio di Manuel Agnelli e con l'aiuto del bravissimo Guido Andreani, i Bright Magus hanno registrato in tre giorni di presa diretta tutto il materiale che nel frattempo si era arricchito di temi melodici più strutturati e stesure meno casuali. In questo è stato molto importante l'apporto di Mauro. La finalizzazione dell'album è stata poi gestita da Giovanni Calella e Leziero Rescigno nel loro piccolo "Diabolicus Studio" dove hanno curato editing, post produzione, mixing.
"Long legs" è il primo singolo dei Bright Magus disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 18 agosto 2023 e che anticipa l'uscita dell'album d'esordio "Jungle Corner" prevista per il 27 ottobre 2023 in digitale e in formato fisico (cd e vinile).
https://www.instagram.com/brightmagus/
Alberto Turra, già con Roy Paci "Corleone", Pierpaolo Capovilla, Shanir Blumenkranz, Kenny Grohowski, Brian Marsella, TAAN, Papa Legba Is Our Sensei, Sonata Island Kommandoh, Sarah Stride e molti altri, è uno dei chitarristi elettrici più vigorosi e poliedrici del panorama italiano e internazionale; si distingue nell'infondere grande intensità a un singolare virtuosismo, i quali uniti a una forte vocazione melodica (nonché avant) restituiscono una rara capacità espressiva.
Pubblica ad oggi nove album a suo nome (molti altri quelli in partecipazione) e nel corso degli anni è presente in alcuni tra i più autorevoli jazz festival tipo l'International Jazz Festival Saalfelden (Austria), Victoria Gasteiz Jazz festival (Paesi Baschi), Torino Jazz Festival, JazzMi Milano Jazz festival, Udine Jazz, Roma Jazz Festival, Chant Record Launch Festival (New York).
Leziero Rescigno è un musicista, produttore, compositore. Batterista dei La Crus dal 1999 e fondatore degli Amor Fou con A.Raina, C.Malfatti e L.S.Lagash, ha collaborato anche con Sye Medway Smith (HOWIE B, Bjork, Depeche Mode), Mauro Ermanno Giovanardi, The Dining Rooms, Syria, Sinfonico Honolulu, Mara Redeghieri (USTMAMO'), Kalweit & The Spokes, Dj Panday feat Frankie Hi-Energie / Esa, Cesare Malfatti, Mercuri, Violante Placido, Alessandro Grazian, Francesca Lago, Iacampo, Lele Battista, Fabio Cinti, Francesco Di Bella (24 Grana), Colapesce, Gianluca De Rubertis (Il Genio), I'm Not A Blonde, Rachele Bastreghi (Baustelle), Edda. Nei vari tour dei La Crus ha condiviso il palco suonando con Nada, Manuel Agnelli, Cristiano Godano, Cristina Donà, Raiss (Almamegretta), Alan Sorrenti, Samuele Bersani, Riccardo Tesi, Gino Paoli, Carmen Consoli. Per Mauro Ermanno Giovanardi ha prodotto con Roberto Vernetti il brano "IO CONFESSO" presente nell'edizione 2011 del Festival di Sanremo, e prodotto "Il mio stile" premiato con la Targa Tenco 2015 per il Miglior Album Italiano.
Gianni Sansone è un musicista, didatta e musicoterapeuta. Ha collaborato come trombettista con diverse formazioni sia in studio che live: Casinô Royale, La Crus, The Dining Rooms, Artchipel Orchestra, Elisa.
Giovanni Calella è un musicista, produttore e sound design. Tra i vari progetti a sua firma ci sono: Adam Carpet, Kalweit & the Spokes, Gentle eyes in the Gloom, Korinami, Coffee & Cigarettes.. Come produttore e musicista firma diversi dischi e collaborazioni tra cui: Micol Martinez, Alessandra Contini (Il Genio), Dario Ciffo (Afterhours), Guignol, Julitha Ryan, Barbara Cavaleri, Frankie Hi Nrg, Esa, Dave Muldoon, Francesco Di Bella (24 Grana). Col progetto Korinami invece esplora il suono più elettronico spaziando dalla minimal techno all ambient e all'elettronica. Ha pubblicato per etichette straniere e ha all'attivo una dozzina di ep e svariati remix. Si occupa inoltre di Sound Design per grandi conferenze e per installazioni. 
Mauro Tre è un pianista, compositore e polistrumentista salentino. Riceve i primi rudimenti della tecnica pianistica all'età di 9 anni, interrompendo già due anni dopo la frequentazione di maestri. Prosegue la formazione da autodidatta e entrando a fare parte di alcune band rock locali.
Il precoce ascolto e la fascinazione per il jazz e sopratutto il free jazz sono alla base delle prime esperienze e sperimentazioni, con pianoforte, tastiere, nastri magnetici ed effetti. Successivamente attraversa varie forme di espressione musicale, dal rock alla musica popolare, dal jazz alla musica sperimentale, dalla musica balcanica al repertorio bandistico fino alla musica contemporanea, mantenendo fede sempre ad una cifra originaria orientata al free jazz. Sempre trasversale e poco incline a scorciatoie commerciali o alla ricerca del successo è da sempre, con discrezione, riferimento e personaggio autorevole nella scena musicale salentina.
Nel corso degli anni ha suonato con: Massimo Urbani, Fabrizio Bosso, Billy Cobham, Terry Riley, Helmar Heinz, Nicola Conte, Rosalia de Souza, Michael Rosen, Eddy Palermo, Albano e Romina Power, Elodie, e altri.
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