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#Falcone e Borsellino
just-a-random-hobbit · 7 months
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Ok do y'all want to know what I'm tired of?
Mafia AUs
I'm just so tired of people romanticizing something so hurtful and that is the fucking curse of my country. People need to fucking learn that mafia kills, mafia hurts, and that all those people who died and suffered because of it would fucking throw up in your fucking face. Mafia it's not "uwu, my big bossy dominant super rich boyfriend is so strong" it's more like "my family and all my town can't fucking live peacefully because of these bosses" it's more like "my country is so corrupted by these guys that it's impossible to live in. Politics, schools, public jobs, are corrupted by it"
Can y'all just fucking educate yourself?? Bc it's seriously SO IRRITATING learning so much at school and also outside of school about it, and then seeing it so fucking romanticized on the internet.
Just stop. It's disgusting.
And I'm also leaving here some people that fought against it in case someone wants to know more
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
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Giuseppe Impastato
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Rita Atria
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These are just the most famous ones, so please, learn at least their story
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sciatu · 2 years
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Anniversario della morte di Borsellino
Tutti noi ti abbiamo ucciso. Non quando sei morto, ma dopo. Quando i telegiornali raccontavano le loro favole, stupiti che quanto ormai fosse già scritto, accadesse veramente. Ti abbiamo ucciso quando ci siamo chiusi in casa impauriti da quanto già sapevamo sarebbe accaduto. Ipocritamente stupiti che quanto era avvenuto con Falcone, accadesse di nuovo. Ci siamo chiusi nelle nostre paure, pecore nascoste in fondo all’ovile al sentire l’odore di morte dei lupi assassini. Invece dovevamo scendere in strada, correre da chi ti comandava e bruciare i loro uffici, le loro case perché avevano permesso che ti immolassero sull’altare del “nulla cambia”, dovevamo bruciare i tribunali e maledire le caserme perché era stata scambiata la tua vita con le strette di mano nell’ombra. Dovevamo urlare e battere a tutte le porte perché tutti uscissero a difendere la loro libertà, quella dei giusti e degli onesti, perché tutti corressero a difendere la verità, dovevamo correre alle case di chi si sentiva al di sopra dei diritti e dei doveri e che se la cavavano sempre grazie a conoscenze e violenze e dovevamo dar fuoco ai loro salotti dorati, alla loro ipocrisia borghese, ai loro vestiti firmati alle complicità e convivenze che avvelenano la nostra terra. Dovevamo giustiziare gli assessori corrotti, i sindaci conviventi, gli usceri accondiscendenti, i poliziotti collusi i giudici venduti, i carabinieri traditori, creare noi, miti e indifesi, un mondo dove i corvi  on potessero vivere e gli orfani non dovessero sentire il peso dell’abbandono.
Invece, ci siamo nascosti nella rassegnazione, nell’attesa che una giustizia malata, agonizzasse su i suoi cancri e negasse ogni evidenza, contradicendo se stessa. Ci siamo lavati le mani nel vostro sangue: non potevamo, non dovevamo fare niente se non indignarci, se non vestirci con le vesti consunte del rimpianto, sentire i soliti discorsi, indossare uno sdegno di circostanza, finire il ricordo al bar, seppellirvi in un'altra celebrazione. Dovevamo essere fuoco e tempesta, immolarci chiedendo giustizia invece tutto è finito in parole consunto dal loro abuso in canzoni noiose che nessuno ricorda. È così che ancora una volta vi abbiamo ucciso, lasciando le ombre dove sono state messe per confondere gli onesti, distribuendo i vostri santini, prima di passare dalla rosticceria a parlare del tempo. È così che ancora una volta, abbiamo seppellito la verità e voi con lei.
We all killed you. Not when you are dead, but after. When the news broadcasts told their tales, amazed that what was already written, what really happened. We killed you when we locked ourselves in the house afraid of what we already knew was going to happen. Hypocritically amazed that what had happened with Falcone would happen again. We closed ourselves in our fears, sheep hidden at the bottom of the fold to smell the deathly smell of killer wolves. Instead we had to go down to the street, run to those in charge and burn their offices, their houses because they had allowed them to sacrifice you on the altar of "nothing changes", we had to burn the courts and curse the barracks because your life had been exchanged with handshakes in the shadows. We had to scream and bang at all the doors so that everyone would go out to defend their freedom, that of the just and honest, so that everyone ran to defend the truth, we had to run to the homes of those who felt above the rights and duties and who they always got by thanks to acquaintances and violence and we had to set fire to their golded salons, their bourgeois hypocrisy, their designer clothes to the complicity and cohabitation that poison our land. We had to execute the corrupt councilors, the cohabiting mayors, the condescending exiles, the colluding policemen, the sold judges, the traitor carabinieri, to create us, meek and defenseless, a world where the crows could not live and the orphans should not feel the weight of abandonment.
Instead, we hid in resignation, waiting for a sick justice to agonize over its cancers and deny all evidence, contradicting itself. We washed our hands in your blood: we could not, we had to do nothing but indignation, if not to dress in the worn garments of regret, to hear the usual speeches, to wear a disdain of circumstance, to finish the memory at the bar, to bury you in a other celebration. We had to be fire and storm, immolating ourselves asking for justice instead it all ended in words worn out by their abuse in boring songs that no one remembers. This is how we killed you once again, leaving the shadows where they were placed to confuse the honest, distributing your holy cards, before moving on to the rotisserie to talk about the weather. This is how once again, we have buried the truth and you with it.
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u-more · 2 years
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Falcone e Borsellino, lo Stato italiano emette una moneta da 2 euro per omaggiare i magistrati-simbolo.
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blogitalianissimo · 11 months
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Ripeto che la spazzatura milanese la dovete smaltire al Nord, BASTA BASTA BASTA
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omarfor-orchestra · 2 years
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Ah throwback a quando in autogestione era venuto un rappresentante di Libera, ci ha messo davanti una foto di alcune vittime della mafia e ci ha chiesto quanti ne conoscessimo, la maggior parte di noi non andava oltre ai 2 e io mi sono vergognata come un ladro
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ginogirolimoni · 1 month
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Io chiuderei questa scuola per infiltrazione mafiosa, come si fa con i comuni, e la farei commissariare.
Mi chiedo cosa può uscire di buono dopo cinque anni di un insegnamento di questo tipo, le pigne di quale pigneto ha in testa questa gente.
Mi pare abbia a che fare con una vecchia dichiarazione dell'esimio Gianfranco Micciché che trovava, fra un tiro e l'altro di coca, che intitolare l'aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino fosse sbagliato, la gente atterrava e pensava alla mafia; forse avrebbero dovuto chiamarlo aeroporto Riina e Provenzano, così i turisri avrebbero subito pensato a spiagge coralline.
Quella di Miccichè mi sembrò un messaggio per la mafia, che si ricordasse che lui è a disposizione e di dargli il voto; quella di un'intera scolaresca mi spaventa molto di più.
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alessandrocorbelli · 10 months
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Cosa Nostra - Salvatore Cutrone fu ucciso nel paese siciliano di Irene Palacino "la bambina venduta". Il boss Seminara non lo voleva a capo della famiglia di Raddusa(CT)
(Digital News 24) Raddusa (CT) Foto del boss Salvatore Seminara (Digital News 24) – 29 giugno 2023 In questo articolo abbiamo voluto riportare uno dei tanti fatti di mafia accaduti a Raddusa e nella sua area adiacente dell’intera provincia di Catania. In questo articolo, si può facilmente constatare in quale ambiente mafioso è cresciuta la “bambina venduta” Irene Palacino, oggi sostenuta da…
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Comunque se sti fasci durassero fino al 25 di Aprile potrei ammazzarmi seriamente, io non la posso vedere sta stronza che fa il "discorsetto" piangendo per i partigiani brutti e kattivi che sparavano
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affascinailtuocuore · 2 years
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Capaci 23 /5/1992-23/5/2013.Più forti del silenzio, contro l'illegalità
Capaci 23 /5/1992-23/5/2013.Più forti del silenzio, contro l’illegalità
Oggi, 23 maggio 2013, ricordiamo  la strage di Capaci, dove, nel 1992, la “mafia”  fece saltare in aria, con un piccolo  clic sul pulsante di un telecomando, il giudice Giovanni  Falcone, sua moglie e  la loro scorta. Con loro, sono sono saltati in aria un pezzo  di Sicilia e  tante speranze e sogni  di  cittadini Italiani onesti. E dopo Giovanni, Paolo Borsellino il 9 luglio, nella strage di Via…
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duca-66 · 11 months
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PERTINI, MORO, FALCONE E BORSELLINO, GINO STRADA, PEPPINO IMPASTATO...
Ma l'elenco potrebbe allungarsi aggiungendo... Pirandello, Grazia Deledda, il giudice Rocco Chinnici, Pio La Torre, Dalla Chiesa, oppure Totò, Alberto Sordi, Gassman, Manfredi e così via.
A tutti costoro, sia che fossero servitori dello stato o rappresentanti della nostra cultura, quindi con meriti eminentissimi, NON HANNO AVUTO IL PRIVILEGIO O IL DIRITTO DI AVERE FUNERALI DI STATO. CORREDATI DALLA CHIUSURA DEL PARLAMENTO PER SETTE GIORNI.
La pietas umana non può essere confusa con il ridicolo e il grottesco.
#nonsonoinlutto
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u-more · 2 years
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marcoleopa · 9 months
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19 07 23
Corte d’Appello di Caltanissetta, sentenza sul depistaggio del 12 luglio 2022: «il più grande depistaggio della storia d’Italia», «partecipazione morale e materiale di altri soggetti (diversi da Cosa nostra)». E c’erano anche «gruppi di potere interessati all’eliminazione» del magistrato». «Tra amnesia generalizzate di molti soggetti appartenenti alle istituzioni (...) e dichiarazioni testimoniali palesemente smentite da risultanze oggettive e da inspiegabili incongruenze logiche, l’accertamento istruttorio sconta gli inevitabili limiti derivanti dal velo di reticenza cucito da diverse fonti dichiarative»
Salvatore Borsellino: «Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli, ho promesso che non avrei più permesso simboli di morte laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre e dove intendo realizzare un Giardino della pace». «Le sue esternazioni (Min.Nordio), al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare gli strumenti necessari a combattere la criminalità organizzata. E se avrò modo di incontrare il premier Meloni - aggiunge - le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino e le esternazioni di un suo ministro che promette di smantellare la legislazione antimafia attaccando proprio l’articolo del concorso esterno in associazione mafiosa eliminando il quale la quasi totalità dei processi per mafia verrebbero ad essere annullati. Io da Giorgia Meloni non mi aspetto parole ma fatti. Lo censuri o lo faccia uscire dal governo come si merita». «Questa volta non ci saranno problemi: sarò io ad accogliere i giovani del corteo delle associazioni e insieme entreremo in via D’Amelio. Forse all’albero Falcone è mancato questo».«L’antimafia non si è spaccata oggi, le varie organizzazioni non hanno lavorato all’unisono anche perché si occupano di cose diverse. Libera di beni confiscati, le Agende rosse di giustizia e verità. Purtroppo quello che mi ha addolorato in questo ultimo anniversario è chi ha trovato la maniera di attaccare i movimento delle Agende rosse, predicando che non ci siano divisioni»
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blogitalianissimo · 11 months
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In che senso "giornata di lutto nazionale"?
Posso capire (anzi, no) i funerali di Stato, ma addirittura la giornata di lutto nazionale? Ma stiamo al circo?
Cosa vergognosa i funerali di Stato per un 🐷 colluso con la mafia, Falcone e Borsellino si staranno rivoltando nella tomba
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orotrasparente · 11 months
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comunque senza entrare nel merito secondo me è una scelta poco condivisibile (l’ennesima del governo meloni) quella di dichiarare il lutto nazionale per berlusconi, va bene i funerali di stato, ma il lutto nazionale proprio no, non hanno ricevuto questo “onore”(?) personaggi che hanno davvero dato la vita per l’italia e gli italiani o comunque hanno lottato per questo paese anche senza morirci (per citarne alcuni: giancarlo siani, peppino impastato, sandro pertini, don peppe diana, giovanni falcone, paolo borsellino e così via)
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sofysta · 1 year
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Spacciato Matteo Messina Denaro. Incredibile a dirsi ma lo hanno trovato in una delle nostre cliniche Palermitane, ovviamente con i connotati diversi, documenti compresi. Finisce un'altra era Mafiosa per il responsabile (assieme a Riina) degli attentatidi Falcone e Borsellino e non solo
Che possa marcire sperando che buttino la chiave.
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curiositasmundi · 9 months
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Un personaggio sempre sullo sfondo di vicende misteriose, che appare e scompare, di quelli che non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma il cui nome affiora più volte negli atti giudiziari degli ultimi trent’anni. A volte perché accostato alla mafia siciliana, più di recente alla ���ndrangheta. L’uomo di cui parliamo ha quasi ottant’anni, è nato in Libia ma vive a Catania.
Si chiama Francesco Rapisarda e nel corso della vita ha stretto relazioni pericolose che – seppure non abbiano mai portato a imputazioni per associazione mafiosa – hanno contribuito ad alimentare sul suo conto ombre e misteri. Alcuni dei quali intrecciati con la massoneria. Ora che è al centro di inchieste dell’antimafia, il modo migliore per conoscerlo è risalire la linea del tempo.
Per ultimo il suo nome è comparso nell’inchiesta della procura di Catanzaro che, a inizio luglio, ha riacceso i riflettori sul villaggio Sayonara di Nicotera (Vibo Valentia), passato alla storia per avere ospitato, nell’estate ’92, uno dei summit in cui le ‘ndrine decisero di aderire alla strategia stragista inaugurata da Cosa nostra con le uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che, l’anno dopo, avrebbe portato le bombe a Firenze, Roma e Milano.
Per i magistrati, tre decenni dopo quella riunione, il Sayonara era ancora in mano alla ‘ndrangheta. E a dimostrarlo sarebbe proprio la presenza al suo interno di Rapisarda. Sayonara simbolo di un’alleanza duratura tra le organizzazioni mafiose divise dallo Stretto di Messina.
[...]
Per gli inquirenti, Rapisarda sarebbe arrivato al Sayonara forte di alcune referenze mafiose. In particolar modo da parte della famiglia Santapaola-Ercolano, che a Catania rappresenta Cosa nostra.
A sostegno di questa ipotesi, citano i fatti che nel 2016, l’anno prima di prendere la conduzione del lido, avevano portato Rapisarda e il fratello ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Brotherood. Al centro dell’indagine erano finiti i punti di contatto tra esponenti della famiglia Ercolano e alcuni appartenenti a una loggia massonica di cui proprio Francesco Rapisarda era il sovrano.
Grazie a tali convergenze l’uomo, che è anche rappresentante di un’associazione che rimanda all’organo di governo del Rito Scozzese Antico ed Accettato, sarebbe riuscito a turbare un’asta giudiziaria e rientrare in possesso di un complesso industriale. Vicende per le quali Rapisarda è stato condannato a due anni e otto mesi in appello, dopo essere stato assolto in primo grado.
Per spiegare perché la vicinanza agli Ercolano avrebbe rappresentato un buon biglietto da visita agli occhi di Mancuso, i magistrati ricordano invece l’amicizia che lega il boss di Limbadi ad Aldo Ercolano, nipote del capomafia Nitto Santapaola e condannato all’ergastolo per diversi omicidi, tra cui quello del giornalista Giuseppe Fava.
[...]
l capitolo più misterioso della biografia di Francesco Rapisarda risale, però, a tempi più remoti. Si tratta di una vicenda in cui, in prima battuta, venne tirato in ballo insieme al fratello Carmelo, per poi uscire di scena: il duplice delitto della Megara.
È il 30 ottobre 1990 quando, nella zona industriale di Catania, l’auto su cui viaggiavano Alessandro Rovetta e Francesco Vecchio – amministratore e dirigente della più grande acciaieria di Sicilia – viene crivellata di colpi da un commando che, per gli investigatori dell’epoca, agì con «tecniche quasi militari».
Ad oggi non esistono colpevoli e l’indagine per tre volte è finita sul binario morto della richiesta di archiviazione. L’ultima attende il responso del gip, chiamato a valutare l’opposizione dei parenti delle vittime, convinti che non tutto il possibile sia stato fatto.
Sullo sfondo di questa storia c’è posto non solo la criminalità organizzata. Il 5 novembre 1990 una telefonata all’Ansa di Torino annunciò l’esecuzione di Rovetta e Vecchio per conto della Falange Armata, la sigla che ha accompagnato parte dei misteri italiani dagli anni Novanta in poi – dai delitti della Uno Bianca alle stragi – e che sarebbe sorta all’interno della settima divisione del Sismi, il servizio segreto militare. Di fatto, il duplice omicidio della Megara fu la seconda rivendicazione nella storia della Falange.
A mancare finora è stato anche il movente. L’acciaieria da tempo era nella morsa del racket e, con all’orizzonte una ristrutturazione miliardaria, Cosa nostra avrebbe avuto tutto l’interesse a evitare il clamore di un delitto eccellente.
È tra questi punti interrogativi che, a metà anni Novanta, compaiono sulla scena i fratelli Rapisarda: entrambi attivi nell’indotto della Megara, a citarli è il collaboratore di giustizia Giuseppe Ferone. Secondo il quale, Vecchio sarebbe stato ritenuto colpevole della riduzione di commesse a favore di una delle loro ditte e per questo destinatario di un’estorsione da parte degli emissari di un clan locale, a loro volta vicini ai Rapisarda.
[...]
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