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imdanbru · 9 months
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DESTROYED DEAR DIARY “DDD”
Sto valutando il titolo per il mio libro. avevo pensato a “diario di un ragazzo interrotto” oppure “mio caro diario distrutto” forse opterò per il secondo.
Questo capitolo lo chiamerò i bulli. ormai ci sono tantissimi film e serie TV che trattano di bulli e diciamo che in tutti o gran parte sono presenti.
ma avete mai avuto un bullo in famiglia?
Questo capitolo sarà un workinprogress, si estenderà per tutto il libro. Vi racconto qualche piccolo aneddoto di come mi hanno bullizzato la vita.
Il primo bullo della mia vita è stato mio fratello, maggiore: forse non ha mai accettato il fatto che io sia nato, forse voleva rimanere figlio unico, fatto sta che non mi ha reso la vita facile, ha contribuito a rendermi il casino che sono oggi, e fortuna che esisto ancora😂.
A casa mia ogni cosa che succedeva era per causa mia, e lui non perdeva occasione per rincarare la dose e picchiarmi o farmi picchiare dei miei genitori. Fin qui tutto normale direte, in tutte le famiglie tra fratelli ci si picchia ci si fa gli scherzi ci si odia. Ma la verità è che anche se a casa poteva sembrare una situazione normale, quando ci spostavamo in un contesto fuori casa, mio fratello non mi ha mai considerato come un fratello, mi ignorava, mi odiava.
POV: 🏖️estate. casa al mare. Ci andavamo lì tutti gli anni tutte le estati da quando eravamo piccoli perché i miei nonni avevano comprato questa villetta a schiera.
Nella via dove abitavamo noi conoscevamo praticamente tutti quanti, eravamo diventati una grande famiglia. Tutti gli anni a Ferragosto facevamo una grande festa tutti insieme e allestivamo questa tavolata grandissima, ognuno preparava qualcosa da mangiare e dopo pranzo i ragazzi si dividevano in 2 squadre: squadra dei maschi e squadra delle femmine.
Facevamo un gioco a premi a squadre: ogni squadra doveva creare delle scenette teatrali o ricreare scene di film e metterle in atto davanti al pubblico formato dagli adulti, i quali dovevano poi votare e decretare la squadra vincitrice. durante questo gioco anche gli adulti si esibivano goliardicamente in scenette, gag, canzoni e karaoke. le squadre quindi erano divise per genere, non erano divise invece per età.
Secondo voi io in che squadra ero? io ero sempre nella squadra delle femmine! ma non per mia scelta, anche perché non ci andavo d’accordo, ma perché i maschi non mi volevano con loro. Non c’era un perché, o forse si, ma la cosa più grave è che tra i maschi c’era anche mio fratello che non si è mai degnato di difendermi o di dire agli altri -“facciamolo giocare con noi, facciamolo stare in squadra con noi!”- no! anzi è sempre stato dalla loro parte e mi ha sempre denigrato non accettandomi e lasciandomi sempre da solo. Quindi io praticamente giocavo, quando volevano loro, solo con le femmine. Il più delle volte restavo da solo perché nemmeno loro volevano giocare con me, in quanto non ero una femmina e poiché ero stato scaricato dai maschi non volevano accollarsi il me rifiutato.
Esibizione dei maschi, scenetta di un film mafioso;
esibizione delle femmine: poiché io non ne facevo ufficialmente parte, loro fanno una esibizione tra di loro senza di me, per tenermi in ballo preparano una scenetta tra me e una ragazzina tipo “marito e moglie” che si chiamava ARTURO E EUFEMIA, in cui la moglie è un po’ con la testa fra le nuvole e il marito stanco della moglie che non sa fare nulla, finisce con lo strozzare la moglie.
A fine scena tanti applausi (sono un attore nato, lo so😅) il presentatore della Festa dice -“Danilo perché tu non hai fatto la scenetta con i maschi?”- io senza emettere un suono rimango in silenzio. Avevo 7 anni e non avevo la più pallida idea di cosa rispondere. Le ragazze intervengono prontamente e rispondono -“perché i maschi non non lo vogliono mai con loro e ce lo dobbiamo tenere noi.”-
La festa continuò come se nulla fosse e io feci finta di nulla.
io a 7 anni mi sono sentito dire che i maschi non mi vogliono e le femmine sono costrette a stare con me.
Dopo tempo la situazione diventò proprio ingestibile tant’è che io iniziavo a non uscire più di casa per giocare, ero sempre alla tv, non facevo più nulla, rimanevo sempre da solo perché non voleva più giocare nessuno con me. Alcuni ragazzi andarono addirittura a cercare altri bambini nelle altre strade limitrofe che venissero a giocare con me, ma la cosa non ebbe molto successo.
Inizi ad apprezzare la solitudine, perché ti viene imposta. Nessuno vuole sentirsi solo, figurati esserlo.
Così Sono diventato trasparente, ho iniziato solo ad osservare il mondo, senza creare ombre, e ci sono riuscito!
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imdanbru · 9 months
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waste of time
ho sempre voluto scrivere un libro, un qualcosa che aiutasse le persone in difficoltà, tristi, sole a ritrovare un sorriso, una speranza, una compagnia. Diciamo che ci sto riuscendo. O perlomeno mi state leggendo.
-“Che spreco di tempo!”- penserete. È tempo sprecato solo se lo pensi, il vero spreco della vita è dormire. Ormai sono notti che non dormo: do la colpa alle gambe al raffreddore allo stomaco, in realtà è la testa che non mi dà pace. Ho finalmente capito che dopo tanti anni sono io il mio stesso nemico, anzi il mio cervello, che trasforma qualsiasi cosa in cenere. L’unica cosa che mi permette di avere un po’ di sollievo da me stesso è l’alcol. Ho riscoperto dopo tanto tempo di astemia il piacere di sentirsi sollevato, spensierato, libero. Sono scivolato, in questi anni, in tante tentazioni, situazioni imbarazzanti, momenti bui. Tutto quello che so e che ho capito fino ad ora è che ho sbagliato a non amarmi. Amo tutto: le persone, i vestiti, i gioielli, le scarpe, i cappelli, le macchine, gli animali soprattutto, ma non mi amo e credo che non mi sono mai amato.
-“vai in palestra, vedrai che ti piacerà(i)”-perché dovrei piacere agli altri senza sapere veramente cosa piace a me? Oddio so cosa mi piace, penso si veda anche: sono abbastanza esuberante-abbastanza colorato-abbastanza simpatico-abbastanza in forma, ma è giusto essere abbastanza? -“Figurati se mi interessa il giudizio degli altri”- l’unica cosa che conta è piacere a te stesso. dicono di me che sono un bel ragazzo ma in realtà non mi sono mai sentito tale, anzi ho una bassissima stima di me stesso (anche se non si direbbe) e mi rifugio dietro dietro vestiti e accessori per cercare di non passare in osservato. Il problema fondamentale è proprio quello: non voler passare inosservato, quando in realtà sono sempre passato “osservato”: proprio l’altro giorno è venuto un gruppo di ragazzi a pranzo da me (ho un ristorante adesso) e hanno detto di essere amici a un mio ex compagno di scuole medie (parliamo di 20 anni fa). ho fatto un lavoro su me stesso soprattutto sulla mia mente talmente grande e profondo che ho cancellato qualsiasi ricordo, e per qualsiasi intendo sia bello sia brutto, che ho completamente rimosso tutto da prima di avere vent’anni. O almeno pensavo di averlo fatto. La gente a volte veramente non si rende conto di che potere hanno le parole sugli altri. le dicono senza pensare che possano essere delle lame piuttosto che delle corde che possono ferirti o tirarti in salvo. Ricordo di aver sentito solo lame taglienti. Non ricordo di mani tese. 
POV: seconda media, eravamo in pullman in gita, il momento dell’anno che tutti aspettano. Corri verso il pullman con tutti i tuoi “amici” e fai a gara per accaparrarti i posti in fondo: quei fantastici cinque posti che ti fanno sentire il più figo della classe. beh diciamo che io non lo ero proprio e forse a vedermi all’epoca lo diresti anche voi. Bruno Basso robusto voce forse non molto maschile? Insomma per gli standard non degno di potermi sedere nelle ultime file: quelle erano riservate a quelli magri Belli pieni di peli e di ormoni, i classici maschi alfa per intenderci, quindi qualcuno ha pensato bene che io non ne dovessi far parte. La mia posizione sul pullman era discretamente avanti, diciamo nella zona un po’ da secchioni! -“Vabbè che ti frega”- mi dicevo -“tanto ci sarà il tuo amico seduto accanto a te ti divertirei lo stesso”-Piango nel raccontarlo credetemi. Non c’era mai nessuno a accanto a me, ormai c’ero abituato.
Alle medie c’erano i classici “amici” che sono in classe con te dalle scuole elementari, gli amici d’infanzia. Io li avevo ma per me non lo erano, però l’ho capito solo con il tempo.
frequentando il “musicale” quindi una classe in cui noi suonavamo strumenti musicali, eravamo sempre molto dediti alla musica; per passare il tempo cantavamo canzoni nel pullman. Ad un certo punto dal fondo del pullman iniziano a cantare una classica canzone natalizia gospel che sicuramente voi conoscerete: quello che fa “oh happy Day, oh happy Day”. Nulla di male a cantarla anzi, ti diverti, passi il tempo, se non fosse che avevano appositamente modificato il testo della canzone per farsi che dicesse “oh happy Day, Danilo è gay”. In quel preciso istante mi si è gelato il sangue nelle vene. Ad oggi non so davvero come io abbia fatto a non scoppiare in lacrime davanti a tutti, ma non perché avessero detto qualcosa di male, ma perché è partita proprio dalla bocca dei miei amici d’infanzia, quelli con cui andavamo al mattino insieme a scuola e tornavamo insieme a casa, giocavamo insieme il pomeriggio, uscivamo insieme la sera, andavamo al mare insieme. Anche questa volta ho fatto finta di niente, ho fatto finta di non sentire, come se non fossi io il Danilo della canzone. “Oh ma ce la fate a 13 anni a dire delle cose del genere?” (Sarebbe stata la frase giusta al momento giusto?) del resto per tutto il resto delle persone che ha preso parte a questa canzone goliardica diciamo, era divertente, perché mi sarei dovuto sentire a disagio? persino le prof che erano con noi si sono messe ridere (SPOILER: ero seduto qualche sedile dietro di loro; si sono guardate in faccia e sono scoppiate a ridere e senza far nulla sono tornate ai loro discorsi “illuminati“)
che spreco di tempo che è stata la mia vita, ma a 13 anni devi scegliere, nonostante tutto, o con loro o da solo.
quel giorno tornammo a casa ridendo e scherzando, senza nemmeno chiedermi scusa. E così ho capito che annientarsi è una forma d’amore
scusarsi è da deboli e anche quel giorno ho avuto solo lame.
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imdanbru · 9 years
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a cup of coffee
Caffè, solo caffè. Amaro bello scuro. Oggi piove, malinconia. Non riesco a sorridere. Chi pensi che possa amarti può anche odiarti? Non capisco perché le persone dicono di volerti e poi scrivono di esser sole. Preferisco un pugno nello stomaco che finte situazioni. Sono stanco… Soffio sul caffè per farlo freddare. Il fumo si solleva dalla tazza, una nube trasparente -anche il caffè respira, pensa e parla- è un ottimo paragone. All’inizio è caldo e va bevuto subito, poi una volta freddo cambia sapore. C’è chi lo riscalda quello vecchio, si abitua a riscaldarlo. Deve diventare un’abitudine ma nessuno vuole abituarcisi. Io voglio un’abitudine ma non ne trovo una che valga il mio tempo. Perché prima mi parli poi rimandi a domani? Mi scotto la lingua, voglio un dolore che mi faccia svegliare -iniziamo va’, meglio soffocare. Un altro caffè per digerire la delusione…
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imdanbru · 9 years
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02/03
i numeri servono solo a complicare le cose. sono inutili, non servono. le cose più importanti non possono essere numerate, quantificate, ordinate: non sarebbero tali. hai mai numerato una delusione, emozione, infatuazione? non ne senti il bisogno perché è sempre la sola ed unica, come fosse la prima. abbiamo capito che quasi tutto quello che termina in -zione non può essere associato a numeri, cambi una sola lettera e invece i numeri si moltiplicano. la delusione è già un plurale, perché non ne esiste una sola, ne sono molteplici. il lavoro, per esempio, è una delusione se non ti piace: diciamocelo, a chi piace fare l'agricoltore?
subito valanghe di critiche rotolano giù dalle bocche fameliche dei tuoi genitori. ma scusate perché dovrei accontentarmi di un lavoro che non mi ricompensa adeguatamente? e che per di più mi abbatte mentalmente? -vedi chi sta peggio di te, non lamentarti sempre- ma dove diamine sta scritto di vedere chi sta peggio? io voglio puntare in alto, fare paragoni con i migliori. qua invece il marcio è che non ho voce in capitolo. si comanda sempre loro. la mia voce non ha voce, in capitolo ma nemmeno nei ringraziamenti.
-così è se vi pare- scriveva shakespeare. fare di tutto per non deludere le aspettative, gli altri, la tua ragazza. poi ti rendi conto di essere deluso da te stesso. piegato in due dalle critiche, dai sensi di colpa, dalle parole male dette. il silenzio subito mi cuce la bocca, le dita si intorpidiscono e non vogliono digitare. ho sempre avuto un debole per le parole, perché sanno ferire più in profondità delle mani.
-non ti ci mettere anche tu- oltre ai miei genitori c'è la mia ragazza che non mi da tregua. getta i suoi problemi su di me, non bada alle conseguenze. tutti preferiscono gettare le robe sulla sedia aspettando poi che qualcuno le ripieghi puntualmente. io no. sono sempre attento che non siano mai troppe, non voglio rischiare che la sedia cada. -e se dovessi cadere, chi mi aiuterà ad alzare?- ho bisogno dei miei spazi, di liberare la mente e farla correre via. ma sono tutti impegnati a guardare se stessi.
ho paura di ciò che potrei fare. non ho consapevolezza del mio corpo e del mio cervello. balbetto, troppe parole vogliono uscire dalla mia bocca, il cervello pensa troppo e non c'è abbastanza tempo per dirle tutte. si bloccano, si mischiano, se le danno di santa ragione. a volte qualcuna ha la meglio, a volte muoiono entrambe.
-contano i fatti, non le parole- ma nessuno mai vuol vederli. tutti intenti a scriversi frasi d'amore. controllate intorno: anche il semplice pigiama lasciato alla casa, lo spazzolino. si fa finta di non vedere, troppo comodo. per me è troppo, una invasione, preferisco non guardare. 
nego l'esistenza.
pazienza...
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imdanbru · 9 years
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No sense
Non credo più nel destino. La vita va sempre di merda. La famiglia poi non ti migliora di certo. Chi avrebbe mai pensato che a 26 anni fossi ancora obbligato da i miei genitori a lavorare per loro? I cambiamenti non avvengono mai, se ti vogliono ostacolare stai pur certo che ci riescono. Temporali costanti, mancanze di arcobaleni. Il vagabondaggio è un'utile distrazione. Senza mete. Solo pensieri. Viso indurito, barba arruffata, occhi stanchi, labbra aride; la voglia è sepolta sotto macigni di indifferenza. Persone distanti, poco presenti -che ti succede?- nulla è il raffreddore. -hai la voce nera- La bile è salita e comanda incontrastata. Un altro me stesso prende il controllo. Prendo o perdo? Nessuna scelta porta nessuna conseguenza: facciamole entrambe, ho voglia di esagerare.
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imdanbru · 9 years
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Intolleranze
Il rendersene conto fa sempre tardi. Come l’attesa: aspetti aspetti e aspetti e poi è sempre troppo tardi. Diciamo che il tempo ci frega sempre, non è mai dalla nostra parte e ci mette i bastoni tra le ruote. Ci vuole del tempo per capire chi sei, cosa vuoi ma soprattutto cosa non vuoi. Ti precludi tante scelte che consideri sbagliate, colpa di lingue mai tagliate. Ho sempre voluto provare tutto, non me ne sono mai pentito, per mia fortuna ho sempre resistito e mai perito. Capisci da te cosa fare e non fare, la voglia di andare senza aspettare, nessuna coincidenza nessun pregiudizio, non serve cambiare, dove sta scritto? Eppure qualcosa bisogna cambiarla. Ti cuci una dieta a misura per te così non ci sono altre intolleranze in te. Nemmeno l’amore ci vuole cambiati, non serve star male, nemmeno amputati. Tempo al tempo, o tardi è tardi. Chiudo gli occhi e non vedo i secondi…
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imdanbru · 9 years
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La scelta è obbligatoria...
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imdanbru · 10 years
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It's hard out there
È dura! Non riesco a starci, ad entrarci, a comunicarci. Sono io sbagliato, non riesco a farmene una ragione! Valgo zero, anzi forse lo zero vale più di me. Non spreco fiato preferisco tenermelo, usarlo per nuotare, per cercare di dimenticare. È una delusione continua. Cerchi di fare il tuo massimo, ma il massimo non basta mai. Ti dici che è l'ultima volta, ma non finisci mai. È dura la vita la vita la fuori! Specie se non si ha nessuno accanto. Nessuno che ti sostenga. Sento il silenzio e chino il capo, non respiro, mi godo l'infinito racchiuso nei suoni: la sola cosa che mi rilassa. -Cazzo ma perché nessuno mi ascolta? Non sono libero di fare niente, devo sempre e solo fare ciò che mi viene imposto.
Non ho i mezzi per scappare, non ho nessuno che mi possa accompagnare, non ho niente che mi possa far rialzare dopo tutto. Che amarezza...
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imdanbru · 11 years
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can't hold us
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imdanbru · 11 years
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thumbs up!
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imdanbru · 11 years
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alone. (from me)
è inevitabile: ogni qualvolta ti prodighi per gli altri, non ci sarà mai nessuno disposto a ricambiare. ricambiare in senso buono, non parlo di favori, di cose materiali, ma di considerazione. anzi magari iniziano ad evitarti, ad allontanarsi, a mancare; certo perché ti mancano, e anche troppo, e non riesci a capacitarti del fatto che tutto ciò sia successo. ci stai male non puoi farci niente, somatizzi e non dai a vederlo agli altri, perché la cosa più importante è sembrare sempre integri, intatti pur essendo fragili come il cristallo. tante minuscole crepe che si aprono nel tuo cuore, che lo rendono più debole, ogni volta sempre più. non aver mai avuto un'amicizia forte è una brutta cosa, io non l'ho mai avuta, sono cresciuto da solo, allontanato da tutti. mi sono sempre dato la colpa di tutto e mi punivo per ciò, mi facevo male e continuo tutt'ora a farmene.
è inevitabile: ho sempre dato tutto ciò che era nelle mie possibilità, anche di più, ma ho solo ricevuto porte in faccia. sia chiaro non me ne sono mai lamentato, ma credo che una vita da solo non sia una bella esperienza: diciamo che ogni qualvolta avevo un segreto, anziché dirlo alla persona fidata io lo confidavo al mio cuscino, custode di tutti i segreti.
è inevitabile: mi manca avere un amico, mi manca avere tanti amici, mi manca stare tra la folla, mi manca non pensare, mi manca ridere e scherzare, mi manca parlare, mi manca giocare, mi manca viaggiare. mi manca il me felice, il me bambino, il me spensierato, il me incondizionato. non basta mancarsi, bisogna cercarsi, io cerco sempre, tutto e tutti, non credo nelle cose perse, nei rapporti finiti, nelle crisi e negli addii.
è inevitabile: tutto lo è, ma non posso starmene fermo. così ho deciso di scriverlo. non riesco a tenermelo dentro. il mio cuscino non sa rispondermi ed io pretendo delle risposte. troppe domande evitate, troppe domande ingoiate, troppe domande digerite e infine dimenticate. 
è inevitabile: ma io non posso farne a meno.
è inevitabile, inevitabile, evitabile, vita e bile, brutto connubio: è inevitabile...
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imdanbru · 11 years
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insane life pt.1 (mine)
Per qualche assurdo motivo, nonostante sia riuscito ad avere tutto ciò che desideravo, non mi sento felice. Capisco che la felicità non derivi dalle cose materiali, nemmeno dalla completezza, ma almeno svegliarsi la mattina col sorriso stampato in faccia dovrebbe essere una cosa naturale.
E invece no, continui a svegliarti lagnoso, con occhi neri pesti, capelli scompigliati e voglia pari a 0.
Credetemi non è una bella sensazione: perché la sera vai nel letto e crolli istantaneamente, magari col telefono spiaccicato in faccia e con qualche pagina internet in caricamento, pensando che la giornata più deprimente della tua vita sia giunta al termine. Ti addormenti pieno di speranze per l’indomani, un giorno a tuo avviso in cui potrai spaccare il mondo.
Ti illudi, illusioni continue.
Fantastichi e pensi che andrà tutto così. Forse è meglio rimanere a letto, sentirti perennemente intorpidito, voltare il cuscino dal lato più fresco e girare il volto dal lato opposto, scostare le coperte e richiudere gli occhi. Si dovrebbe essere così, almeno un giorno a settimana.
Magari.
Magari ti svegli come tutti gli altri giorni, perché la routine ha preso il sopravvento, ti stiracchi leggermente e ti fai coraggio da solo.
-È colpa delle fisse, sicuro- pensai tra me e me -sai quando ti fissi che devi dimagrire, che devi andare in palestra? Si sono convinto che sia così.-
Nel frattempo ti lavi frettolosamente, infili i piedi nelle robe da lavoro e ti comporti come se nulla fosse.
Pensi, e mille pensieri ti affollano la mente. Ci pensi perché non devi essere attento, non puoi guidare, ti ricordi quei momenti come un flashback, un film al cinema, super dettagliato magari anche in 3D.
-Potevo rispondergli, cazzo! Perché non l’ho fatto-
Perché le parole giuste arrivano sempre quando è troppo tardi e non servono più? Anzi no, servono eccome: servono a farti sentire ancora più idiota, più irresponsabile, ecco il rimorso e il senso di colpa. Ma a cosa servono poi? Ormai è un fatto accaduto, perché rimuginarci sopra? Serve solo a logorarti, a crearti quei crampi allo stomaco che ti bruciano dentro, o forse è colpa del caffè?
-maledetto caffè, dico sempre che debbo cambiare bar-
Ormai il caffè non sa farlo più nessuno, in tempi di crisi risparmiano pure sui grammi di miscela. Idioti falliranno tutti, la gente non è mica scema. Lotta agli zuccheri, fanno ingrassare, il caffè rigorosamente ristretto e senza zucchero, o come dice il mio amico del bar -un ristretto senza piattino, senza cucchiaino e acqua liscia a Danilo- forse mi conosce meglio lui in due minuti che ci vediamo ogni tanto che io da una vita. Conoscere le abitudini non è da tutti, è indice di una buona memoria; oppure solo una leccata di culo, vabbe preferisco pensare che sia la prima, me ne autoconvinco.
Tempo un minuto e il resoconto giornaliero inizia ad uscire dalla bocca di tuo padre o fratello chessia, ovvero colui che mi accompagna ogni giorno a lavoro, facendoti pesare il fatto che ti abbiano ritirato la patente:
-allora mi ascolti? Sempre con quel cavolo di telefono in mano stai?- 
—meglio che ascoltarti— penso.
-vai da Paolo e mentre lui macina, tu raccogli ciò che avanza da dietro, che poi oggi pomeriggio devi fare le paghe-
Annuisco, pensando di non avere il pomeriggio libero da trascorrere con i miei amici.
-e poi come torno?-
-aspetta che vengo io alle 2-
Ma si può? Dovrei rimanere fino alle 2 a farmi il culo? Somatizziamo. Mille pensieri tornano a farmi visita, naturalmente dopo aver pensato a bestemmie varie da dire.
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imdanbru · 11 years
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From another way, from another point of view...
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