Tumgik
eponymisto · 8 years
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Feel free to download, distribute, print up and share. The only thing I ask is that you donate to help the victims of the #Orlando  shooting https://www.gofundme.com/PulseVictimsFund 
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eponymisto · 8 years
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Questo è fico: Everybody's Somebody's Nobody // Fred Frith & Darren Johnston
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eponymisto · 8 years
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eponymisto · 8 years
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#chitarre Are You Going to Stop... In Bern?
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eponymisto · 8 years
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Francesco Giustozzi
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eponymisto · 8 years
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Via Lodino, Lodi da elle_effe_ Tramite Flickr: Spippolata con VSCO s3 preset
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eponymisto · 8 years
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Albe Steiner
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eponymisto · 8 years
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eponymisto · 8 years
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Crammed / ostacoli da elle_effe_ Tramite Flickr: Spippolata con VSCO a5 preset
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eponymisto · 8 years
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eponymisto · 8 years
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Squadrare, disporre da elle_effe_
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eponymisto · 8 years
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Aldwych underground station by visitlondonofficial
This little-used stop on the Piccadilly line was closed in 1994. Originally known as Strand station, it provided public shelter during the Blitz and secure storage for the British Museum and the Victoria & Albert Museum during World War Two. Today, you might recognise this historic station from films like Atonement and The Imitation Game.
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eponymisto · 8 years
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Cesare Colombo
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eponymisto · 8 years
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*Political metaphor-land
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eponymisto · 8 years
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Luca Carboni Top Cinque
Luca Carboni Top Cinque
Quello che dovevo dire su Carboni l’ho già detto due anni fa. Qui metto una svelta Top Cinque in ordine sparso, per via di una roba che è iniziata ieri su Twitter. Escludo a priori i Colossi che tutti dovreste conoscere a memoria, quindi niente Farfallina, Primavera, Silvia lo sai, Ci stiamo sbagliando. #1 Vieni a vivere con me (Come già dissi, Potremo essere felici / fare un mucchio di peccati…
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eponymisto · 8 years
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Olive Craddock by Alexander Bassano
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eponymisto · 8 years
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Marc Ribot, 30 gennaio 2016 
Non era la prima volta in assoluto, ma la prima volta in versione totalmente solista acustica sì. Tempo prima l’amico Fabio l’aveva recensito dicendo che “in un set fa tutto quello che si può fare con una chitarra acustica” e confermo, è così e c’è davvero poco altro da aggiungere: tempo di riprendere confidenza con il palco del Ferrara Jazz Club dopo il soundcheck pomeridiano (arrivava dritto dall’Irlanda, gli si leggeva in faccia SONO STANCO E DA CHE SONO IN EUROPA NON HO SMALTITO IL JET LAG) inizia con una improvvisazione in cui mescola senza soluzione di continuità tutto quello che gli passa per la testa, blues, bossa, jazz, rumore e Avanti popolo, con le dita o col plettro o con tutti e due. Poi si ferma e dice due cose, oltre a ringraziare: 1) Adesso vi suono un po’ di brani, roba di Coltrane, Ayler, e altri che vi dico se mi ricordo, in ogni caso se avete domande mi trovate giù al bar dopo; 2) Per favore non usate il flash e soprattutto non scattate foto se la macchina fa rumore, regolatevi così: se riuscite a sentirla vuol dire che è già troppo. Dopodiché si lancia in un’altra ora scarsa di musicalità estrema ed equilibrio assoluto tra istinto puro e tecnica dominata alla perfezione e gestita con misura perfetta, ovvero il massimo che si possa pretendere da un musicista. Ha fatto Fat Man Blues, ha fatto un pezzo di John Zorn che, paradossalmente, era il più difficile da seguire sullo spartito e il più disordinato/incomprensibile nel risultato (prevedeva l’utilizzo di un ponticello in più sotto le corde e di un palloncino), ha fatto... tutto quello che si può fare con una chitarra acustica, lasciando di stucco il mio vicino di posto che, esclamando un incredulo “ma da dove esce questo?” alla fine del concerto ha rinnovato i miei pregiudizi sulla lungimiranza e sull’apertura mentale del jazzofilo medio.
(la macchina con cui ho scattato le foto non fa rumore)
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