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#violista
hellwegandcloutier · 11 months
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A Hellweg & Cloutier violin scroll with Mountain Mahogany "Fleur De Lis" model violin pegs and a Rippleboard
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rwpohl · 1 year
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diceriadelluntore · 3 months
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Storia Di Musica #312 - Kaki King, Legs To Make Us Longer, 2004
La scoperta di grandi chitarriste arriva oggi ad una delle grandi interpreti attuali. Kaki King era l'unica donna presente in una classifica stilata nel 2006 dalla rivista Rolling Stone, The New Guitar Gods, classifica dove peraltro King è l'artista più giovane in assoluto. Eppure il primo strumento che la giovanissima Kaki amava suonare fu la batteria, da adolescente invece la sua passione si trasferì sulle corde di una chitarra. Inizia a suonare in gruppo con un suo amico di scuola alle superiori,  Morgan Jahnig, che diventerà il basista degli Old Crow Medicine Show, un gruppo di Nashville che avrà un forte successo locale negli anni a seguire. Nel 1998 i due amici vanno a New York all'Università, dove Kaki King prende lezioni di chitarra. Per mantenersi, suona da busker nella metropolitana e fa la cameriera in un famoso locale dove si suona dal vivo, il Mercury Lounge.
Kaki riesce a personalizzare a suo modo la tecnica del fingerpicking, che ricordo consiste nel pizzicare le corde della chitarra direttamente con le dite, senza il plettro, che nella sua esecuzione classica prevede la posizione della mano sulle corde vicino al foro della cassa, toccando solo le corde interessate anche se a volte si appoggia il pollice sulle corde per dare più stabilità alla mano. Con piccoli risparmi riesce a registrare un demo di brani strumentali, che impressionano una piccola e giovane etichetta discografica, la Verlour, che nel 2002 le fa firmare il contratto per un disco. L'anno successivo, nel 2003, esce Everybody Loves You: prodotto in prima persona da King, il disco è il primo fulgido esempio della maestria con cui l'artista padroneggia lo strumento. Al fingerpicking che riprende la magia dei giganti americani dello stile, tra cui John Fahey (di cui ho già parlato in questa rubrica), il suo allievo Leo Kottke (dalla vita incredibile e dalla musica inebriante) e Preston Reed (altro campione, che vive in Scozia da venti anni) aggiunge tocchi di flamenco (come la proverbiale tecnica percussiva dello stile andaluso) e addirittura il suonare la chitarra con la tecnica slapping tipica dei bassisti (tecnica che consiste nell'alternare uno slap, cioè uno strappo, e una percussione con il pollice alle corde di uno strumento). Il risultato ammalia la critica, che considera il disco il migliore debutto chitarristi da decenni.
Forte di questo incoraggiamento, Kaki King si mette subito a riscrivere pezzi, e nel 2004 pubblica il disco che ho scelto oggi. La chitarrista passa ad una etichetta di una Major, la Red Ink che fa capo a Epic\Sony Music e in produzione arriva il chitarrista David Torn, uno che ha studiato con Leonard Bernstein, ha suonato con i più grandi artisti del rock, del pop, del jazz, vincendo numerosi Grammy e ha suonato per decine di colonne sonore di film famosi. Il disco, Legs To Make Us Longer, formato da 10 brani strumentali e dal primo esperimento di King al canto, è il tripudio della sua tecnica sorprendente ma piena di sentimento che King ha trasmesso in Everybody Loves You. Ma ci sono anche altre cose in questo lavoro, in primis tocchi di altri strumenti - un contrabbasso, una batteria, accenni di archi in vari punti - che aggiungono più dimensione e consistenza al caratteristico modo di scrivere canzoni di King per chitarra solista. L'impiego di batteria e contrabbasso in Ingots è sorprendente all'inizio, ed è il suo lato spiccatamente melodico che rapisce l'ascoltatore in gemme come Doing The Wrong Thing, dove con King in una danza veloce ma esile attraverso il movimento e lo spazio, si accodano prima il violoncellista Erik Friedlander e la violinista/violista Joyce Hammann entrino nel mix a quattro minuti per portare la melodia nell'etere. King suona per la prima volta su disco la chitarra elettrica in Can The Gwot Save Us?, in uno stile campagnolo e pastorale che, nonostante tutta la sua lentezza ed eleganza, è più misterioso di qualsiasi altra cosa qui. Neanderthal stupisce per la dolcezza, All The Landslides Birds Have Seen Since The Beginning Of The World è misteriosa e quasi gotica, fa impressione la sua capacità di creare emozioni con la tecnica e il suono. La traccia finale dell'album, My Insect Life, la mostra in compagnia di basso, violoncello e batteria, in questa traccia si cimenta per la prima volta al canto, con una voce piccola e "adolescenziale" che è quasi coperta dalla sua chitarra acustica ed elettrica sovraincisa. Due tracce, Frame e Doing The Wrong Thing verranno inserite nella colonna sonora del film Into The Wild di Sean Penn del 2007, con King che insieme a Michael Brook, grandioso musicista e produttore canadese, scrisse i temi principali, accompagnati dalle canzoni che scriverà per la stessa occasione Eddie Vedder (che vincerà il Golden Globe per la miglior canzone originale per Guaranteed). Anche in questo caso, critica entusiasta e un ottimo riscontro di vendite per un disco così particolare. E King aprirà concerti di artisti come David Byrne e collaborerà con i Foo Fighters nel disco Echoes, Silence, Patience & Grace (del 2007) dove suona la sua chitarra magica nel brano Ballad Of The Beaconsfield Miners.
Kaki King dopo questo disco cambierà molto nello stile musicale: paurosa di sentirsi descritta solo come un portento della chitarra acustica, inizierà un percorso più che decennale di studiom che continua ancora oggi, e di sperimentazione sulle potenzialità della chitarra, persino organizzando una sorta di spettacolo multimediale con l'aggiunta di video installazioni, giochi di luce, performace artistiche. Sebbene poco conosciuta, King è un talento eccezionale, una figura iconoclasta che è l'unica nuova voce di quest'epoca alla chitarra acustica, anche se esplora altre avvincenti strade sonore e musicali.
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autolesionistra · 1 year
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Non so se avete presente quelle situazioni tipo quando sei in ferie da qualche parte e c'è un evento improbabile nei pressi, roba a cui non saresti mai andato ma non hai una mazza da fare (parlo di tempi in cui non avevo una mazza da fare) e decidi di farci un salto. Ecco, anni fa finii così a vedere in una chiesa montana un concerto di musica barocca per viola e clavicembalo.
Pur avendo mietuto qualche vittima fra gli astanti (fra le panche della chiesa si vedevano almeno un paio di teste reclinate in postura più da riposo che da ascolto) personalmente mi acchiappò parecchio, soprattutto quel pezzaccio di  “Folies d’Espagne” di Marin Marais. Avevano pure un CD che si auto-vendevano e lo andai a pigliare; anche se la cosa più vicina alla musica barocca che conoscevo erano le vignette di Sardelli, mi sentii in dovere di fare qualche apprezzamento al violista dicendo che il suo strumento aveva un gran suono, o qualcosa del genere. A quel punto intervenne la mogliera del violista a dire che forse pure suo marito aveva qualche merito nel gran suono e io diventai un poco bordeaux tentando di spiegare che volevo poi dire che mi era piaciuto molto come suonava e di riflesso si imbarazzò pure lui dicendo che, sì, aveva capito l’apprezzamento e ad entrambi credo si rafforzarono alcuni stereotipi di genere sulle mogliere.
Ora, io nella mia vita ho vissuto tanti momenti significativi il cui ricordo si è fortemente appannato quando non scomparso del tutto, ma questi momenti di grande inutilità e piccoli disagi tendo a ricordarmeli come se fossero successi ieri e in momenti casuali, tipo oggi. Pazienza.
Grazie alla magia delle interwebs ho recuperato analogo concerto più recente dello stesso duo (Andrea Maini e Marco Vincenzi) che pur con tutti i limiti di un audio registrato apparentemente con la cornetta di un Siemens S62 regala un certo numero di emozioni, in particolare nella già citata Folies d’Espagne: https://youtu.be/rH3WeBIWf2M?t=961
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violinistacarla · 1 year
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oi pessoal o meu nome e carla, aqui vc vai ver artistas ,violistas e outras coisas espero que vcs goste sejam bem vindos ao meu canal
fiquem avontagem
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flatsc · 2 years
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koufax73 · 12 days
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Marta dell'Anno: "Non a Nottingham" in anteprima esclusiva su TRAKS
In anteprima esclusiva su TRAKS oggi c’è Non a Nottingham, video live di Marta dell’Anno, compositrice, autrice, violista e cantante. Il brano è contenuto nell’ultimo album dell’artista intitolato Tempo di Metamorfosi, di Sante e di Madonne, pubblicato il 27 ottobre 2023 per Controra Records di Mid Side APS, su cd oltre che in streaming e digital dowload. Il video live è stato girato dalla…
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lilacsaavedra · 12 days
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Cast
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Margaret Qualley como Alyssa Faelynn Abernathy -Snow "La chica fénix" "La hija inestable y suicidista" "Y reina de los cuchillos y dagas, la chica de ojos cansados ​​y tristes", "La experta en pelea y la cerbatana", "La melodía del 12, La cantante, la chelista  , guitarrista, arpista, violinista, pianista  , lirista, poeta la pintora, La hermana , La serpiente y el cisne negro" "La segunda bomba explosiva ,poeta y lectora"(16 años)
Woody Harrelson como Haymitch Abernathy "Papá" " El alcohólico (40 años)
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Katie McGrath como Iris Anthea Abernathy Snow "Hermana mayor", "Reina de corazones", "La ganadora de los 69 juegos del hambre y la primera hija" "La violista "(22 años) 
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Lucas Till como Cassius Owen Abernathy -Snow "El hermano mellizo mayor y protector", "EL Halcón"(16 años) "Banjista Y guitarrista "
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Beau Mirchoff como Thaddeus Octavian Abernathy Snow ", el hermoso amante del 12", "El segundo hermano mellizo y pianista". El silencioso" (16 años, lirista)
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Kristine Froseth como Aileen Eyra Abernathy Snow "La principal drogadicta del 12", "la cuarta hermana gemela y la chica hecha de fuego, la chica de ojos tristes, la belleza del capitolio indomable y la chica de hierro" "La violinista, contrabajista, La laudista, la mandolinista, guitarrista, pianista y arpista,pintora,cantante, poeta y filosofa y principal bomba explosiva, el veneno" (16 años)
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#AmigosInolvidables
📖 “LA MÚSICA ORQUESTAL PERUANA” 🎼 🎻♬
💥 La publicación nos brinda una visión panorámica de la música orquestal peruana producida entre los años 1945 y 2020, así como su contexto histórico. En “La música orquestal peruana” se analizan obras representativas de compositores que emplean diferentes técnicas y estilos o alcanzan una recepción especial, aplicando varios métodos, de acuerdo a sus aspectos estilísticos y técnicos. La música orquestal peruana se ha escrito apelando a las más notables técnicas de composición de los periodos moderno y posmoderno. Este libro es un reflejo de la búsqueda de una identidad musical nacional y a su vez latinoamericana, una materia muy poco estudiada en nuestro país, que además coloca como tema central a la sociedad multicultural peruana y a la música como un importante punto para la construcción de la identidad.
✍️ Autora: Clara Petrozzi [violista, pedagoga de violín y viola, compositora y musicóloga]
🎤 Comentarios: Lydia Hung (Presidenta de la Comisión Organizadora), Diego Puertas (Vicepresidente de Investigación), Víctor Hugo Ñopo (Director del Instituto de Investigación), Aurelio Tello (Editor responsable de la revista Antec), Pablo Sabat (maestro) y Nilo Velarde (compositor).
📕 Editorial: Instituto de Investigación a través del Fondo Editorial y Publicaciones de la UNM.
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📌 PRESENTACIÓN DEL LIBRO:
 📆 Viernes 12 de Abril
🕛 12:00m.
🏛 Universidad Nacional de Música (av. Emancipación 180 – Centro de Lima)
   🚶‍♀️🚶‍♂️ Ingreso libre
🔵 El dato: Transmisión en Facebook Live de la institución.
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📝 CV.- (Lima, 1965) se dedica al repertorio peruano y latinoamericano, escribiendo sobre la obra de los compositores Celso Garrido-Lecca, Edgar Valcárcel (tesis de maestría, 2002) y sobre la música orquestal peruana desde 1945 en su tesis doctoral en la Universidad de Helsinki (2009). Es autora de artículos en revistas peruanas, latinoamericanas y finlandesas. Desde el año 2011, ofrece recitales para viola sola y viola y piano con diferentes pianistas. A partir de 2014 colabora con la pianista brasileña Claudia Graupner, grabando el disco Violaluz (2020), dedicado a la música nacional para viola. Estrena obras de compositores latinoamericanos, incluyendo las que le han dedicado Rafael L. Junchaya (Perú) y Sergio Castrillón (Colombia) en Finlandia, además de participar en las primeras audiciones de música de cámara con el conjunto Aurinko, del cual fue cofundadora (2010), enfocado en el repertorio latinoamericano. Se desempeña profesora y organizadora de cursos sobre músicas del mundo, latinoamericana y peruana en la Universidad de Helsinki y Universidad Abierta. Ha compuesto obras vocales, música de cámara, óperas de cámara y piezas para orquesta de cuerdas.
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unvenezolanoenuruguay · 4 months
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Violista N7 de 7 Mejores (Anne Sophie Mutter)
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hellwegandcloutier · 1 year
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Two “Hill style” violin tuning pegs. The brown peg in front is made from Mountain Mahogany, while the black peg is in Richlite, an ethically sourced alternative to the endangered Gaboon Ebony
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #264 - Fabrizio De André - Non Al Denaro Non All’Amore Nè Al Cielo, 1971
La piccola scelta di dischi ispirati a grandi romanzi non poteva che finire con questo disco. Senza dubbio è forse il primo che viene a mente riguardo al tema di un disco italiano che ha la caratteristica appena citata, e rimane uno degli episodi più significati della carriera, straordinaria, del suo autore. Fabrizio De André aveva appena pubblicato un disco che, in teoria, poteva benissimo rientrare nel tema principale di Febbraio: La Buona Novella (1970) infatti era un concept, tipologia molto cara all’autore genovese, che si ispirava ai Vangeli Apocrifi. Il Gesù di De André è profondamente umano, in una Palestina antica che in molti passaggi rimanda ai riflessi dell’Italia degli anni ‘70, in una sorta di porta incantata di quotidianità. Allora lo aiutarono Roberto Danè, produttore, paroliere, arrangiatore che proprio in quegli anni fondava la Produttori Associati (che pubblica il disco) e gli arrangiamenti di Giampiero Reverberi. Album toccante, ha una delle mie canzoni preferite di De André, il Testamento Di Tito. Proprio questa canzone fu registrata dal cantante Michele, nome d’arte di Gianfranco Michele Maisano, come lato b di Susan Dei Marinai, scritta dallo stesso De André nei cui titoli non appare, sostituito dal grande Sergio Bardotti. Il progetto iniziale di un disco ispirato ad uno dei libri più amati da De André doveva essere infatti un progetto curato dallo stesso trio De André, Darè e Reverberi per il cantante Michele, ma dissidi interni ruppero l’accordo, e Reverberi se ne va. A questo punto, De André riprende l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, il libro in questione, e ne inizia a ragionare con la sua amica Fernanda Pivano, colei che, su suggerimento di Cesare Pavese, per prima portò in Italia e tradusse questo viaggio sentimentale e particolare che Lee Masters fa dell’America di provincia, ancora più ricca di contraddizioni e storie marginali. Per chi non lo ricordasse, l’Antologia è una raccolta di poesie-epitaffio della vita dei residenti dell'immaginario paesino di Spoon River sepolti nel cimitero locale, pubblicato tra 1914 e il 1915 sul Reedy's Mirror di Saint Louis, che la Pivano tradusse e che Einaudi pubblicò  nel 1943 (prima edizione parziale) e nel 1945 (tutti i 212 epitaffi dei personaggi). De André collabora con un suo amico paroliere, Giuseppe Bentivoglio, con cui scrisse Ballata Degli Impiccati da Tutti Morimmo A Stento del 1968, per i testi e sceglie agli arrangiamenti un fresco diplomato del conservatorio, Nicola Piovani, al suo primo impiego importante di una carriera che lo porterà fino all’Oscar. Ad aiutarli una squadra di musicisti grandiosa:  il violista Dino Asciolla, Edda Dell'Orso, soprano, i chitarristi Silvano Chimenti e Bruno Battisti D'Amario, questi tre ultimi storici collaborato di Ennio Morricone, il bassista Maurizio Majorana, membro dei Marc 4, il violoncellista classico d'origine russa Massimo Amfiteatrof, il batterista Enzo Restuccia, il maestro beneventano Italo Cammarota e il polistrumentista Vittorio De Scalzi, membro fondatore dei New Trolls. De André compone 9 brani, partendo come Lee Masters da La Collina, il luogo dove sorge il cimitero dove riposano i defunti di Spoon Rivers. 7 brani sono divisi in due grandi categorie: uomini morti d’invidia, ovvero Un Matto, Un Giudice, Un Blasfemo, Un Malato Di Cuore e uomini di scienza, con le sue contraddizioni etiche, ovvero Un Medico, Un Chimico, Un Ottico. Rimane poi Il Suonatore Jones, l’unico che rimane con lo stesso titolo del libro, che chiude il disco, con De André che però gli “toglie” il violino e lo fa suonatore di flauto. Straordinario è il lavoro di rifacimento e di ricreazioni nei testi: per esempio ne Un Giudice, ispirato a Selah Lively, deriso per la sua statura, in Masters è 5 piedi e 2 pollici (=157 cm circa) e nel testo di De André diviene così: Cosa vuol dire avere\Un metro e mezzo di statura\Ve lo rivelan gli occhi\E le battute della gente. I personaggi dell’invidia sono il giudice che ha trovato nella vendetta la sua alternativa alla derisione di essere basso, il matto che è stato spinto dall'invidia a “imparare la Treccani a memoria” (anche qui splendido gioco di trasposizione, in Lee Masters è l'Enciclopedia Britannica), il malato di cuore che riesce a vincere l'invidia attraverso l'amore, nonostante muoia appena porge le sue labbra su quelle della ragazza di cui è innamorato, Un Blasfemo invece è la canzone più politica, essendo uno strale contro chi “non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato / ci costringe a sognare in un giardino incantato”. Degli uomini di scienza, un medico è costretto dalla sua benevolenza, cioè curare i malati gratis, a vendere pozioni “miracolose” essendo caduto in miseria, un chimico è invece una storia di disillusione sull’amore, di un uomo che non capisce le unioni imperfette degli uomini rispetto a quelle perfette delle sostanze chimiche, un ottico invece, che vorrebbe regalare ai clienti un paio di occhiali magici per vedere davvero la realtà, è l’unico che probabilmente non è morto, dato che parla al presente (unicità che è presente anche in Lee Masters). Chiude il disco Il Suonatore Jones, inno alla libertà, di chi non ha voluto chiudere la sua libertà lavorando nei campi ma “Finii con i campi alle ortiche\Finii con un flauto spezzato\E un ridere rauco\E ricordi tanti\E nemmeno un rimpianto”. Oltre la qualità immensa del lavoro testuale è la musica che stupisce: gli arrangiamenti orchestrali, gli sviluppi tematici (come nel caso del motivo principale dell’iniziale La Collina, in continua trasformazione), la sovrapposizione di parti in forma di suite (un Ottico, con evidenti echi progressive ad un certo punto), l’uso di strumenti classici come clavicembali e violini. Sulla copertina della prima edizione, quella che ho pubblicato anche io, c’è un evidente errore grafico, con l’errata accentazione di "né". L’errore fu aggiustato nelle edizioni successive, e nel disco era presenta una lunghissima e delicata intervista di Fernanda Pivano a De André sulla genesi di questo disco e sul libro di Edgar Lee Masters, e alcuni racconti dello scrittore americano erano inseriti all’interno della confezione. Disco memorabile, da riscoprire e che formerà con il successivo, l’amatissimo e criticatissimo Storia Di un Impiegato uscito appena un anno più tardi (ad inizio del 1973) una trilogia lucidissima e potentissima sull’Italia di inizio anni ‘70.
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elmartillosinmetre · 7 months
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Aires y luces de España
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[La orquesta de cámara Anima Musicae / ANDREA FELVÉGI]
El rescate en Naxos de la figura de Eduardo Grau coincide con un álbum genuinamente español de Francisco Fullana y Alba Ventura
Eduardo Federico Guillermo Grau nació en Barcelona en 1919, pero cuando contaba ocho años de edad su familia se trasladó a Buenos Aires y allí se formó musicalmente, entre otros con dos ilustres exiliados españoles, Jaime Pahissa y Manuel de Falla. El gaditano lo elogió más de una vez y al parecer le aconsejó: “Deje que el aire pase por la música”. No sabemos cómo interpretó Grau el consejo, pero en su música fluyen el aire neoclásico y las referencias a su perdida patria española.
Grau, que destacó como profesor e investigador y fue también un significado poeta, vivió buena parte de su vida en Mendoza, pero acabó en la región de Buenos Aires, donde falleció en 2006, dejando una obra musical amplísima. El archivo del Instituto de Investigación Musicológica Carlos Vega de la Universidad Católica de Argentina, que conserva gran parte de su producción, atesora 68 obras orquestales, 141 camerísticas, 33 para instrumentos solistas y 69 piezas corales. Pese a este voluminoso legado, Eduardo Grau es hoy un gran desconocido, pues su música, cuyo carácter básicamente tonal fue contra el dogma modernista, apenas se interpreta ni se graba, y por eso conviene saludar este álbum de Naxos.
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En él, el director argentino Francisco Varela se pone al frente de un conjunto húngaro, la Orquesta de Cámara Anima Musicae para ofrecer cuatro obras concertantes del maestro hispanoargentino escritas entre 1966 y 1988 y nunca antes grabadas.
En las cuatro el acompañamiento está encargado a una orquesta de cuerda. El Concierto de Yuste (obvia referencia al monasterio extremeño en el que murió el emperador Carlos V) está escrito para violín, piano y timbales y se publicó en 1966 como Op.88 del compositor. Es una obra en los tres tiempos del concierto clásico, con dos tiempos extremos de gran fuerza rítmica y un contemplativo movimiento central. El compositor pareció hacer con esta obra afirmación de su fe religiosa: “El monasterio de Yuste pertenece a la orden de los Jerónimos. De ahí que este concierto se divide en Cántico, Salmo e Himno, que fue la organización musical dispuesta por San Jerónimo”, anotó en la partitura de su puño y letra. Los solistas son la violinista madrileña Ana María Valderrama, el pianista argentino residente en Estados Unidos Fabio Banegas y el percusionista húngaro Miklós Szitha.
También en los tres tiempos tradicionales está estructurado el Concertino para viola y piano Op.124. Se trata de una obra escrita en 1972, que incluye, en la mejor tradición del Clasicismo una introducción lenta en el primer movimiento, y tiene una conformación de carácter cíclico. Es una obra breve (no llega a los once minutos y medio de duración) y de un delicado intimismo. Al pianista Banegas se suma esta vez el violista valenciano David Fons.
El Concierto para clarinete Op.184 está datado en 1985 y sus tres movimientos están inspirados en ritmos de la música tradicional argentina. Está escrito siguiendo un personalísimo procedimiento serial, por el cual cada movimiento arranca con la exposición de las veinticuatro tonalidades (una por compás) en una presentación del material que luego es variado en distintas formas. El solista es el austriaco Simon Reitmaier.
Finalmente, La flor de Gnido Op.198 es un concierto para flauta con un piano integrado en el acompañamiento de la orquesta de cuerda. La obra, que toca como solista la flautista checa Jana Jarkovská, está fechada en 1988 y parte de la Oda que Garcilaso de la Vega escribió en Nápoles entre 1532 y 1536, cuyo primer verso (“Si de mi baja lira”) dio nombre a la estrofa de cinco versos empleada para el poema (lira), desconocida entonces en la literatura española. Justamente esa primera lira es la inspiradora del tercer movimiento de la partitura, mientras los dos restantes se basan en fragmentos extraídos del centro del poema. La obra, de concepción cíclica, utiliza un procedimiento serial muy parecido al de la anterior composición.
Si la música de Eduardo Grau puede considerarse como un auténtico descubrimiento, la que se incluye en el álbum titulado Spanish Light que acaba de publicar el sello británico Orchid Classics pertenece en cambio a compositores españoles bien conocidos y difundidos, la mayoría incluso muy populares para cualquier melómano medianamente informado.
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Se trata de la presentación en disco como dúo del violinista mallorquín Francisco Fullana y la pianista barcelonesa Alba Ventura, que han escogido para su debut una música de clara impronta española. Su trabajo se abre con la Sonata para violín nº2 de Joaquín Turina, obra escrita en 1934 y que es conocida como Sonata española por el uso prominente que el maestro sevillano hace del folclore hispano, empezando por el ritmo de zorcico del primer movimiento. Siguen dos obras de uno de los más famosos violinistas españoles de la historia, el navarro Pablo de Sarasate, de quien se han escogido una obra no demasiado difundida, la Romanza Andaluza, extraída de su segundo volumen de Danzas Op.22 (1878), y uno de sus más célebres y frecuentados éxitos, Aires gitanos Op.20, que Sarasate compuso primero con acompañamiento orquestal, pero del que haría una versión pianística que en 1904 grabaría Juan Manén, otro importante violinista y compositor español, nacido en Barcelona, y que también está presente en este álbum con su Capricho catalán nº3, de 1899.
Otros dos maestros catalanes completan el CD. De Enrique Granados se incluye la poco difundida Sonata que el compositor leridano escribiera en un solo movimiento en fecha incierta para su amigo el violinista francés Jacques Thibaud, que la tocó a menudo. La obra, que melódicamente resulta de reconocible españolidad, no se editó hasta 1971. Del barcelonés Eduardo Toldrá, también violinista e importante director de orquesta, Fullana y Ventura interpretan dos números de sus Seis sonetos (1921-22), en concreto los números 4 (Oració al Maig) y 6 (La font), piezas en las que son reconocibles rastros del propio Granados y de la música francesa, especialmente, Cesar Franck.
El disco se cierra con un clásico de las propinas, el villancico tradicional catalán El canto de los pájaros, que tanto tocara en su día el violonchelista Pablo Casals y que Fullana ha arreglado para su violín.
[Diario de Sevilla. 1-10-2023]
EL CD DE EDUARDO GRAU EN SPOTIFY
SPANISH LIGHT EN SPOTIFY
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Jordi Savall apre stasera il Festival di Trieste
Sarà il maestro catalano Jordi Savall, violista di fama mondiale, vincitore tra gli altri premi di un Grammy, il protagonista con il suo storico ensemble Hespèrion XXI, del primo appuntamento, stasera (alle 20.30), al Teatro Verdi, della prima edizione del ‘Festival di Trieste – Il Faro della Musica’ ideato e organizzato dalla Società dei Concerti di Trieste, co-organizzato con il Comune di…
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lamilanomagazine · 9 months
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Pesaro: conto alla rovescia per “Candele sotto le stelle”, questa sera il litorale si accende con 20mila fiammelle sulla battigia
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Pesaro: conto alla rovescia per “Candele sotto le stelle”, questa sera il litorale si accende con 20mila fiammelle sulla battigia. Ultimi dettagli per “Candele sotto le stelle”, l’appuntamento più glamour dell’estate da Capitale di Pesaro2024, pronto a illuminare, nella notte di San Lorenzo di giovedì 10 agosto, la Riviera del San Bartolo, con migliaia di fiammelle accese lungo tutto il litorale da Pesaro a Gabicce passando per il San Bartolo e Gradara. «Sarà una cartolina unica e bellissima dei nostri luoghi , durante la quale divertirsi con leggerezza ed eleganza indossando l’ormai immancabile dress code bianco, partecipare alle cene sulla battigia, vivere le proposte musicali e d’intrattenimento selezionate, ammirare le più di 20mila candele che sostituiscono la luce artificiale (circa 20 quintali di fiammelle) e collocate anche tra le onde degli 80 stabilimenti partecipanti dislocati nei 7 chilometri di litorale da oltre 50 volontari sottolineano il sindaco Matteo Ricci, il vicesindaco assessore alla Bellezza Daniele Vimini, l’assessora alla Partecipazione Francesca Frenquellucci. Piazzale della Libertà, sarà illuminato dalle candele a forma del logo di “Pesaro 2024” e dalla musica dei protagonisti della serata (alle ore 22): Mirko Casadei Popular Folk Orchestra salirà sul palco della “Palla” insieme alla Piccola Orchestra Avion Travel per“Ballamondo”, grande spettacolo musicale durante il quale saranno rivisitati i pezzi storici della tradizione popolare Casadei e non solo, creando un percorso di contaminazione e sperimentazione. Per agevolare la fruizione in sicurezza del concerto, è prevista la chiusura al traffico di viale della Repubblica nel tratto compreso tra viale Trento e Trieste; per accedere alla zona di levante – dove si svolgerà, dalle 20 alle 21, lo spettacolo di pizzica salentina insieme alla compagnia Chora - sarà possibile percorrere via Verdi o via Mascagni. E sempre per agevolare i visitatori di “Candele sotto le stelle”, il Comune di Pesaro ha previsto il potenziamento delle navette gratuite che dal parcheggio San Decenzio condurranno in viale Trieste, Sottomonte e Baia Flaminia con partenze ogni 15 minuti, dalle 20 all’1 di notte. Sarà così più semplice raggiungere le spiagge della città che, per la notte di San Lorenzo, hanno organizzato cene sulla battigia, spettacoli, esibizioni, ballo (pizzica anche in piazzale Europa con l’Asd La Musica dell'anima dalle 20 alle 21) e iniziative che, come previsto dalla deroga indicata dall’ordinanza sindacale n. 1657, potranno proseguire fino alle ore 3 dell’11 agosto (ad esclusione degli stabilimenti del litorale prospiciente viale Trieste, che potranno rimanere aperti fino alle ore 1:00). Da questa mattina, saranno inoltre disponibili all’InfoPoint sotto i portici del Comune (piazza del Popolo 7; dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19, fino ad esaurimento scorte), le magliette di Pesaro 2024 - Capitale italiana della cultura, da sfoggiare in occasione della notte più glamour e magica dell’estate, e che si potrà ottenere presentando il coupon pubblicato nell’edizione di Pesaro del quotidiano Il Resto del Carlino di domani, mercoledì 9 agosto. La notte di San Lorenzo, sarà anche musica, eventi, candele e dress code bianco anche a Gradara che ha presentato la proposta elaborata dal Comune e da Gradara Innova per “Candele sotto le stelle”. Le storiche mura si tingeranno di bianco, coloro che vestiranno di questo colore avranno libero accesso ai panoramici camminamenti di ronda. Nella rocca demaniale previste tre iniziative sul tema delle stelle: alle ore 20, "Bagni di suoni e poesie", meditazione poetica immersiva guidata da Alessia Serretti Gattoni (gratuito su prenotazione); ore 21, "Armonia delle sfere", conferenza spettacolo con il M° Fabrizio Lepri, violista specializzato in musica rinascimentale e barocca (gratuito su prenotazione); dalle 21 alle 23, "...Uscimmo a riveder le stelle", uno sguardo scientifico e accurato alle stelle guidato dall’astrofilo Mario Magio (per i possessori del biglietto della Rocca). A Gabicce Mare, alle ore 20, nella spiaggia libera Sottomonte ci sarà il Beach-nic in White, cena a lume di candele vestiti di bianco organizzata dall’associazione giovanile “Chi burdel ad Gabec”. Dalle 22 in poi, il dj set “Adriatic Dancing” che vedrà alla consolle i dj Gabo, Zango e Pierfe. Una linea di candele e luci sulla sabbia farà da cornice alla spiaggia e alle iniziative a tema organizzate da: Mississippi, Bagni 18, Bagni 19 e Bagni 24. Il centro di Gabicce Mare si animerà con il gruppo itinerante Zastava Orkestar, proposta di spettacolo della fondazione Visit Gabicce, con il contributo del Comune.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pirapopnoticias · 9 months
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