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#vera fatu
cozyaliensuperstar7 · 11 months
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The Samoan Dynasty: The Bloodline: The Younger Years 👑☝🏾🩸
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dominousworld · 2 months
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LA VERA RIVOLUZIONE È DENTRO
LA VERA RIVOLUZIONE È DENTRO
di Pasquale Marzocca Visto che mi sono abbastanza seccato di leggere continuamente idiozie sulla attualità recente, di fatue risse virtuali ed eroici schieramenti machisti pro Trump, Putin, NATO&Co. Nel quale si tenta di coinvolgermi cercando anche di individuarmi come appartenente a una tifoseria o all’altra, scrivo due righe su cose realizzabili con un po di buon senso spicciolo. Bisogna…
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corallorosso · 3 years
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Chi ha paura dello ius soli di Djarah Kan Quando mi dicono che non possono esistere italiani neri come me, non stanno solo cancellando un’intera esistenza ma stanno riaffermando un’idea di identità basata sulla negazione dell’altro Apprendere delle recenti dichiarazioni del senatore leghista Simone Pillon, all’indomani delle dichiarazioni del neo segretario del Pd Enrico Letta, è stato come leggere le intime confessioni di un razzista misogino, che al lume di una candela tremolante, confessa su un foglio di pergamena sgualcito le sue più turpi paure sperando che nessuno possa mai comprendere fino in fondo le sue parole. Solo che questa non è la scena di un film ambientato nel Seicento, bensì la pagina Facebook ufficiale di Pillon che scrive: «Vorrei dire al neosegretario Letta che ogni volta che un politico italiano parla di ius soli, centinaia di ragazze nei villaggi africani vengono convinte dai trafficanti di uomini a partire per il nostro Paese […] inseguendo fatue illusioni». Pillon è evocativo. Dipinge scenari apocalittici nei quali «centinaia» di partorienti gravide di feti africani, si imbarcano su bagnarole inaffidabili, pronte a sgravare sulle coste nostrane. Tutto questo dopo aver superato – si suppone da vive – carceri, violenze, abusi sessuali e innumerevoli tentati femminicidi. Secondo questa visione, le «donne africane» sono un gruppo uniforme di soggetti che pur di lasciare l’Africa metterebbero a rischio la loro esistenza. E questo, solo perché glielo ha detto Enrico Letta. (...) Chiunque abbia un po’ di buon senso sa che cos’è lo ius soli, ovvero quella legge che, se applicata, impedisce al neonato di ereditare lo status giuridico dei genitori immigrati, acquisendo in automatico la cittadinanza del Paese in cui ha emesso il primo vagito. Il neonato o la neonata, se ci riflettete solo un momento, non hanno compiuto il viaggio di loro spontanea volontà. Non sono immigrati consapevoli. E a meno che il collo dell’utero attraverso il quale passa un bambino appena nato non sia da considerare come una sorta di ambasciata straniera, ha senso che una persona che non ha mai migrato, non venga considerata immigrata, ma cittadina del Paese in cui è nata. In fondo essere immigrato non è una condizione naturale, come l’avere i capelli biondi oppure la pelle scura. È uno status giuridico. Ma allora perché è così controverso parlare di ius soli in questo Paese? E perchè mai le parole di Pillon sono parole che a pensare bene, ci ritroviamo sempre, ciclicamente, pronunciate dalla bocca di altri? In che cosa consiste l’incubo dello ius soli, che non smette mai di appassionare la gente e di infiammare Parlamento e partiti? Per capire il terrore che si nasconde dietro la strumentalizzazione politica dello ius soli dobbiamo calarci nell’incubo del concetto di patria. Un concetto che riesce ad essere straordinariamente razzista e infarcito di patriarcato fino al midollo. La patria è per antonomasia nazione costruita dai padri. Le donne ne sono del tutto escluse. Nel concetto di patria le donne contano solo quando fanno i figli; figli che devono essere tutti dello stesso colore e condividere in un modo o nell’altro, delle origini comuni, preferibilmente bianche, se guardiamo all’Italia. Non è un caso che gente come Pillon faccia appello alla patria e all’italianità nel senso più puro e nazista del termine. L’italianità esiste come concetto da vendere all’estero. Ma lo sappiamo tutti che l’italianità è un concetto sfuggente che perde e acquista valore, attraversando la penisola da nord a sud. Ciò nonostante, quando arriva quel momento dell’anno in cui bisogna convincere a tutti i costi gli italiani che il vero problema dell’Italia sono le donne immigrate, coi loro pericolosissimi prodotti del concepimento al seguito, ecco che spunta il patriottismo di destra, il più tossico, quello che non ti fa respirare, e che riduce le molteplici identità di questo paese, a una sola commedia per turisti in cerca di spaghetti al pomodoro. In questo incubo nazional popolare, sono in realtà le donne straniere e non bianche ad essere la vera minaccia. Dentro di loro nascondono il potere di cancellare la storia e l’identità di intere nazioni. Partoriscono figli non bianchi, trasformando i volti, i corpi e i nomi degli italiani in qualcosa che in nome del razzismo, viene considerato intollerabile, generando di fatto questi ibridi inammissibili nella patria di italiani bianchi che «parlano come noi e si muovono come noi, ma non sono come noi» parafrasando il tipico slogan che si trova come tag-line dei tipici film dell’orrore. Avete mai sentito parlare di sostituzione etnica? Di piano Kalergi? Oppure di perdita dell’identità che un giorno potrebbe essere la conseguenza di questo continuo flusso migratorio? Non si sforzano nemmeno di utilizzare un termine umanizzante quando si parla di immigrati e dei loro figli. Siamo un flusso, un materiale nero, liquido e tossico che passa per i campi, si insinua nelle case e arriva così a fondo nella società italiana da distruggerne le radici, cancellandone la storia. Pillon mette in campo il terrore delle donne africane incinte, come se il loro grembo fosse una specie di cavallo di Troia, o peggio di navicella aliena pronta ad immettere sul territorio, bambini pericolosamente extraeuropei, quindi non bianchi. Ma il suo criminalizzare la scelta consapevole di donne che decidono di mettere al mondo un figlio in un ambiente sicuro e con maggiori possibilità di sopravvivenza – se lo facesse una donna bianca e italiana sarebbe semplicemente un’eroina – viene visto e raccontato come l’ennesima prova della dimostrazione che gli immigrati non possono e non devono fare parte dell’Italia. Perché hanno valori diversi. Perché sono crudeli. Perché sono troppi e perché alla fine ci colonizzeranno. (...) gli anni passati a discutere di cosa sia o non sia «un vero italiano» hanno per lungo tempo nascosto il vero problema, ossia la paura, che si costruisce sull’idea che i diritti civili riconosciuti a dei minori siano il preludio alla distruzione dell’Italia, un paese che per sua natura, accettata l’idea di patria come terra dei padri bianchi, non può ammettere italiane e italiani neri, cinesi, indiani o ecuadoregni. Quando mi dicono che non possono esistere italiani neri come me, non stanno cancellando solo un’intera esistenza, ma al contempo stanno riaffermando un’idea di identità che si basa per forza sulla negazione dell’altro. Un’idea di identità da cui siamo stati infettati tutti, e dal quale l’incubo dello ius soli prende una forza spaventosamente immensa, che travolge vite innocenti di bambini, diritti civili, razionalità, giustizia e finanche la possibilità stessa di vivere in paese dove non sia più necessario il pedigree identitario. Dobbiamo solo scegliere se essere cittadini, o una nazione di cani di razza.
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