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#società defunta
mccek · 11 months
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Società defunta (Speciale) Ep:51
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pionchan-blog-blog · 1 year
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Film orientale sulla preparazione dei defunti a tema trans
Film orientale sulla preparazione dei defunti a tema trans
Non ho visto questo film, vorrei vederlo: mi hanno raccontato che tratta di transessualità, ovvero in una società orientale (non so se cinese, giapponese o altro) un preparatore di defunti viene a truccare e preparare una giovane fanciulla presso la casa dei genitori. Durante il lavoro si accorge che la defunta è in realtà un maschio. E i genitori raccontano la storia di come questo giovane abbia…
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wdonnait · 1 year
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Pollice in giù nel Regno Unito per la serie di Netflix su Harry e Meghan
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/pollice-in-giu-nel-regno-unito-per-la-serie-di-netflix-su-harry-e-meghan/114348?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=114348
Pollice in giù nel Regno Unito per la serie di Netflix su Harry e Meghan
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Le recensioni della nuova serie Netflix Harry & Meghan, del principe Harry e di Meghan, la duchessa di Sussex, sono state molto negative sulla stampa britannica.
  Queste recensioni, onestamente, non ci hanno di certo sorpreso, dato che la coppia trascorre gran parte dei primi tre episodi attaccando i famigerati tabloid britannici per aver invaso la loro privacy e per alcuni servizi che hanno usato troppe espressioni razziste.
Un “esercizio di lamentela molto californiano”
Alcuni giornali britannici hanno reagito in modo gentile ai primi tre episodi su sei. Il Telegraph ha definito la serie un “esercizio di lamentela molto californiano”.
La rivista Spectator l’ha definita “un tedioso e narcisistico sguazzare”.
Le critiche, tuttavia, non sono arrivate solo dalla destra politica. Il britannico Guardian, che è liberale e più propenso a simpatizzare con la politica della coppia, ha definito la serie “uno sforzo di pubbliche relazioni unilaterale”.
Dall’altra parte dell’acqua, in Irlanda – che non ama la monarchia britannica – l’Irish Times ha descritto le prime tre ore come “un tuffo a volte inguardabile nel pianeta Sussex”. La serie non contiene rivelazioni. Si tratta invece di una versione ampliata del punto di vista della coppia sul motivo per cui ha lasciato la famiglia reale quasi due anni fa. La coppia e i dipendenti della fondazione Archewell si concentrano sul rapporto di co-dipendenza della famiglia reale con la stampa britannica e sul tributo umano che ne deriva. Tim Burt, che si occupa di comunicazione strategica per la fondazione, descrive il contratto non scritto.
“I contribuenti del Regno Unito pagano per la famiglia reale e, in cambio di questi pagamenti, c’è l’aspettativa che la famiglia reale sia disponibile per i media”, dice Burt, “e questo è un senso di ‘Noi paghiamo, voi posate'”. ”
Harry vede tutto questo come una lotta per il potere
“Tutto si riduce al controllo”, dice. “È come se tutti desiderassero sfruttare la nostra famiglia. La nostra storia è il loro trauma, mentre è anche da controllare la nostra narrazione”.
Il primo episodio racconta il corteggiamento segreto e la storia d’amore della coppia, che ha colpito alcuni spettatori.
“Sono sempre stata ‘Team Harry e Meghan'”, ha detto Ateh Jewell, che scrive sull’industria della bellezza e gioca su https://casino.netbet.it/slots, intervenendo sull’emittente britannica ITV. “È stata dipinta come una donna intrigante, predatrice e a caccia di principi. E credo che il primo episodio dimostri che tra loro c’è un amore profondo, un’amicizia e un legame”.
L’inquadramento del “Team Harry” evidenzia l’effetto polarizzante che la coppia ha qui. I loro sostenitori li vedono come attivisti di principio che hanno denunciato il razzismo in Gran Bretagna e nella famiglia reale a caro prezzo. I loro detrattori li vedono come lamentosi e ingrati che hanno voltato le spalle al Paese dopo che questo ha accolto Meghan e ha organizzato per la coppia un matrimonio spettacolare al Castello di Windsor nel 2018.
L’opinione sul principe Harry in patria è divisa
Qualche anno fa era tra i reali più popolari, con indici di gradimento che rivaleggiavano con quelli della sua defunta nonna, la regina Elisabetta. Oggi la sua popolarità si attesta appena al 38%, secondo la società di ricerca YouGov.
Secondo YouGov, Meghan piace solo al 27% dei cittadini, mentre una leggera maggioranza non la apprezza.
Tra questi c’è Jan Veale, una parrucchiera in pensione del Devon, nel sud-ovest dell’Inghilterra. A Veale non piace la coppia e ha intenzione di odiare la serie.
“Sono contenta che l’abbiano fatta, perché non mi piace quello che hanno fatto alla famiglia reale”, ha detto Veale, mentre passeggiava giovedì al Covent Garden di Londra guardando le luci di Natale. “Penso che questo farà sì che la gente li odi ancora di più e ne sono felice”.
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telodogratis · 1 year
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Il caso Argo segna la fine (per ora) della guida autonoma
Il caso Argo segna la fine (per ora) della guida autonoma
AGI – Amazon poteva acquisire e salvare Argo AI, l’ormai defunta startup che si occupava dello sviluppo di tecnologie per la guida autonoma, sostenuta da Ford e Volkswagen. Avrebbe potuto farlo, prima che l’accordo saltasse, come riportato da Bloomberg. La scorsa primavera la società di Bezos era pronta ad investire centinaia di milioni di dollari nel progetto per utilizzare la tecnologia di…
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dilebe06 · 3 years
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Prince Of Legend
Specchio specchio delle mie brame….chi è il Principe più bello del reame?
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Chiariamoci: sapevo già che questa serie sarebbe stata un mix tra trash e disagio. oltre che condita da bei ragazzi 
La locandina ed il trailer puzzavano lontano un miglio di anime giapponese con una trama sottile sottile, personaggi assurdi e situazioni totalmente no sense. Una roba demenziale per passare in tempo insomma.
Questo non mi ha fermata perchè io amo il trash giapponese. Mentre quello taiwanese e cinese non riesco - e non so perchè - a sopportarlo, le produzioni nipponiche tamarre e trash prendono il mio cuore. Non so, mi danno l’idea di essere più naturali. 
Dunque...la trama: trama?! parola grossa😅
Kanade Suzuki è il rampollo di una ricchissima società con un patrimonio stimato in trilioni. Ricco, bello, elegante, colto, nonchè noioso come la morte a parer mio è cresciuto per essere un Principe.
PARENTESI: Sto tizio tiene la foto della defunta madre in una stanza che per grandezza e vetrate pare una navata di una Chiesa. 😐 CHIUSA PARENTESI 
Un giorno riceve una chiamata dal padre che gli chiede di andare a trovare una ragazza liceale figlia di una sua ex fidanzata, che a seguito della dipartita della donna, ora vive di stenti. Il nobiluomo vuole conoscere la situazione della ragazza e sapere se magari ha bisogno di qualche tipo di aiuto. 
Kanade, accompagnato dai suoi due cortigiani - perchè non ha amici ma cortigiani e sto citando il drama - va nella scuola della ragazza e la trova intenta in una recita come Principessa. La signorina tira fuori frasi come:-” Oh mio Principe...siete venuto da me...come siete splendenteeeee” ed un mucchio di altre parole troppo imbarazzanti per essere scritte qui. 
Il Principe, siccome quando distribuivano il cervello lui era a fare la fila per la Nobiltà, non si accorge che quella è una recita e pensa che la signorina sia davvero una Principessa. Pensa quindi di avere trovato la donna della sua vita e senza nemmeno chiederle il nome, si inginocchia di fronte a tutti e le chiede di essere la sua Principessa. 
PARENTESI: io avrei risposto con due opzioni. La prima sarebbe stata quella di chiamare la Neuro per chiedergli se qualche ospite era scappato di recente. La seconda sarebbe stata quella di dirgli di si, poi accopparlo e prendergli tutti i soldi diventando la vedova più ricca del Giappone. CHIUSA PARENTESI 
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La ragazza non è per nulla turbata della faccenda e mostrandosi per quella che è veramente una bifolca manda a quel paese il ragazzo prendendolo pure a spallate. #thank’sbutno 
A questo punto i drama mi hanno insegnato che dovrebbe partire la classica storia romantica tra i due che non si sopportano, che provengono da mondi troppo diversi e blablabla... ma questo non è un classico drama romantico. 
Perchè creare una storia classica quando puoi buttare tutto a merda e fare uno splendido casino nosense?! #adoro 
Kanade infatti è solo il primo di una lunghissima serie di Principi tutti diversi e uno più disagiato dell’altro: c’è quello che è ossessionato dalle donne, quello che mira a diventare il principe dei principi, quello violento.... l’obiettivo di tutta questa bella gente è una “guerra” tra Principi per diventare Il Principe della Leggenda.  alzo le mani
Ora siamo onesti: tutta questa serie è un monumento al fanservice. Ore e ore di videoclip di questi ragazzi, spesso senza maglia, che trasudano figaggine e ormoni mentre ballano, menano, suonano il pianoforte, filtrano con le ragazze o si guardano uno con l’altro con sguardi torvi. 
La trama non esiste perchè sei troppo concentrata sui ragazzi e quando il tuo cervello finalmente si ricollega alla storia...ecco che ne appare uno e subito ti scolleghi. 😅 
Aiuta parecchio il fatto che mezzo cast venga da High & Low - una garanzia per la figaggine - ed è stato bellissimo ritrovare e vedere questi attori in altri ruoli, anche se insensati. 
Visto che la trama è quella che è, ci si concentra sui personaggi: la lead la inserisco tra i “non pervenuti” visto che il suo ruolo è quello della bambolina. Un pupazzetto che sta lì e dice 10 parole in tutta la serie. Kanade - ossia il lead - l’ho trovato noioso come la morte ed ogni tanto mi partivano queste voglie di prenderlo e spingerlo giù per un dirupo.
 Molto meglio invece i fratelli Kyogoku, dove l’ex Yamato di High and Low mostra di stare una spanna sopra a tutti gli altri sia come recitazione sia come personaggio. 
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Lui ed il fratello TOP personaggi della serie. 
La serie tra mille risate e disagio naviga verso un voto tutto sommato altino - considerando il genere - ma poi è arrivato il finale, che oltre ad essere una ladrata mi ha fatto girare le scatole in maniera atroce. E lo so che non dovrei prendermela perchè Prince of Legend è Prince of Legend, ma...stavi andando così bene! 
In sintesi questa serie è perfetta per chi cerca qualcosa di super leggero, divertentissimo, assurdo e pieno di trash nipponico, con vagonate di ragazzi pronti a fare i cretini per il divertimento di noi spettatori.
VOTO: 7+
Nota di merito infine per il Presidente Studentesco che mi ha regalato la GIF definitiva:
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Parliamo del finale mannaggia a tutti i Principi e le Principesse : Kanade vince il titolo di Principe della Leggenda. Bravissimo. 😐 
Certo, c’è da mettere in evidenza che le prove da affrontare erano cose tipo “ chi ride prima” o “il gioco della sedia”. Roba puramente intellettuale, per dire. E potrei essere una cagacazzi dicendo che dal recap delle vittorie, non sembrava che il ragazzo potesse vincere. Ma va beh, lasciamogli pure la corona se ci tiene. 
Dove ho alzato gli occhi al cielo è nella parte romantica, ossia quando Kanade e la lead si mettono insieme. Ora, i due ragazzi avranno parlato si e no 5 volte e in tutti questi incontri si sono insultati. Non si sono mai parlati seriamente o confrontati sul nulla...e dall’oggi al domani, innamorati pazzi. 
E la cosa mi rode ancora di più perchè tra tutti i ragazzi che giravano intorno alla lead - il perchè lo sa solo iddio - ce ne erano alcuni che hanno davvero provato a conoscerla e parlarci. Lo stesso buon Yamato si apre con lei e cerca di instaurare un qualche tipo di rapporto. 
Ma lei ama Kanade perchè due anni prima della storia l’ha aiutata in piscina e poco importa se da quando è iniziata questa serie non si sono mai parlati. Lui poi non si ricorda nemmeno di lei! 
Ma a questo punto, anzichè farmi la storia romantica, buttami tutto sulle risate e fai finire la serie..che so....che alla lead piacciono le ragazze. O che è già fidanzata.... O che in realtà è un aliena...poteva essere divertente anche solo per vedere le facce dei ragazzi sbalorditi e buttare tutto in caciara. 
E invece...Kanade. Il Principino erede multimilionario capriccioso e viziato che a metà serie fa piani per far innamorare la lead di lui e poi lasciarla per farla soffrire. Come gli risponde Yamato:-” ma sei un bambino?” 🙄
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atomolui · 5 years
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Abbazia
Abbazia è compresa in quel vasto territorio che fu abitato dai Liburni, antico popolo preromanico di stirpe illirica. Probabilmente, durante l'epoca romana sorse nella zona qualche villa patrizia data la vicinanza della romana Castrum Laureana, l'odierna Laurana. Nel corso del Medioevo il territorio della futura cittadina era diviso tra due amministrazioni: la parte ovest apparteneva alla cittadina medioevale di Aprianomentre la parte est alla più lontana città di Castua. Nella parte di Apriano vi fu probabilmente un piccolo porticciolo. Dalla parte di Castua si sviluppò, invece, Volosca, una piccola cittadina di pescatori protetta da un cinta muraria contro i pirati. Fino alla metà dell'Ottocento, nei terreni che poi sarebbero diventati il centro della odierna città, ci furono poche case di pietra: alcune abitate, altre ad uso di stalla o magazzino. Nel 1453, quando si nomina per la prima volta l'abbazia benedettina di San Giacomo della Preluca o anche San Giacomo al Palo, la cui chiesetta è ancor oggi esistente e attorno alla quale si forma il primo abitato che per qualche secolo si identifica col nome dell'abbazia, il paesino conta 35 case e 250 anime. Questa è la storia dell'Abbazia pre-“turistica”.
La storia "turistica" di Abbazia inizia, invece, nel 1844, quando il patrizio fiumano Iginio Scarpa costruisce Villa Angiolina, in onore della defunta moglie. Nella villa invita, oltre ad amici e soci, molti ospiti illustri come la consorte dell'imperatore Ferdinando I, Maria Anna. Iniziano così ad arrivare i primi ospiti e altre ville vengono costruite. Protetta dai venti freddi da una folta vegetazione e da un clima mite, la città di Abbazia suscita l'interesse della viennese Società delle Ferrovie del Sud che, nel 1882, acquisì Villa Angiolina dal conte Chorinsky. Nel 1884, dopo solo 10 mesi dall'inizio delle costruzioni, le Ferrovie del Sud inaugurano l'hotel Quarnero, il primo albergo sulla costa orientale del mare Adriatico. Inizia così un grande sviluppo della città che ha portato Abbazia a diventare un centro mondano e di primaria importanza turistica nei secoli XIX e XX. La città nel 1920 passò all'Italia, inizialmente assegnata alla provincia di Pola, e dopo l'annessione di Fiume all'Italia nel 1924 a quella di Fiume.
Con l'avvento del fascismo (1922) si inaugurò una politica d'italianizzazione forzata della popolazione croata, fu vietato l'insegnamento in croato in tutte le scuole della zona e gran parte degli impieghi pubblici furono assegnati agli appartenenti al gruppo linguistico italiano.
Nel 1947 passò in sovranità alla Jugoslavia in base al trattato di Parigi, ed in conseguenza di ciò gli italiani - il cui numero era aumentato considerevolmente - esodarono. Nel 1991 - con la disgregazione della Jugoslavia - la città entrò a far parte della Repubblica di Croazia. Oggi la città è un importante centro turistico in continua espansione: sono sorti nuovi alberghi, campeggi e agriturismi nei verdeggianti dintorni. Il santo patrono della città è San Giacomo, festeggiato il 25 luglio.
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redvincent · 2 years
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Ci sono ancora
Al funerale della moglie di Almirante, anziché rispettare la defunta, ci sono stati slogan fascisti e saluti romani, è proprio vero che il fascismo ultra non è mai morto, anzi è più vivo che mai, l’Italia è piena di fascisti più che mai. Sono un cancro della società da debellare più che mai, in modo democratico, ma è un male più pericoloso che possa esistere. L’appologia del fascismo, è un pericolo, lo stabilisce anche la Costituzione, fermare ogni organizzazione del partito fascista. Noi di PRC ci opporremo, in modo democratico a questi rigurgiti del partito fascista.
Vigilare, vigilare, vigilare.
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samdelpapa · 3 years
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Chiacchiere e distintivo="Presidente RAMAPHOSA (SudAfrica): "Insieme alla comunità internazionale forgeremo un Nuovo Ordine Mondiale" (VIDEO - 2018) Presidente RAMAPHOSA (SudAfrica): “Insieme alla comunità internazionale forgeremo un Nuovo Ordine Mondiale” (VIDEO – 2018) John Cooper John Cooper Share on facebook Share on twitter Share on telegram Share on whatsapp Discorso del presidente del SudAfrica Cyril RAMAPHOSA alle celebrazioni del Freedom Day 2018, allo stadio “Petrus Molemela”, Mangaung. Deputy President Cyril Ramaphosa WEB Ministro delle arti e della cultura, Nathi Mthethwa, Ministri e Vice Ministri, Premier dello Stato libero, Mme Sisi Ntombela, MEC e membri della legislatura provinciale, Vostre maestà, Leader tradizionali Leadership di varie formazioni politiche, Leadership del nostro movimento sindacale , Signore e signori, siamo onorati dal caloroso abbraccio del popolo dello Stato libero oggi, in questo giorno importante che segna la liberazione del nostro paese. Questo è il calore che per anni ha incubato i tanti coraggiosi combattenti per la libertà di questa provincia. È il calore che ha avvolto la defunta Mama Winnie Madikizela-Mandela durante i suoi anni di esilio a Brandfort. Questa è la provincia dove, più di un secolo fa, è nato il movimento che ha sostenuto la liberazione del nostro popolo. Fu in questa provincia che le donne di Bloemfontein, Kroonstad, Winburg e Jagersfontein nel 1913 organizzarono la prima protesta anti-pass nel paese. Per la loro sfida e per il loro desiderio di uguaglianza, molte di queste donne furono successivamente imprigionate e sottoposte a lavori pesanti. Oggi siamo qui per festeggiare un giorno importante. In questo giorno, 24 anni fa, siamo stati in grado per la prima volta nella nostra vita di esercitare il nostro diritto democratico di votare da pari a pari davanti alla legge per un governo di nostra scelta, segnando la transizione storica del nostro paese dal periodo buio dell’oppressione dell’apartheid a un società libera ed equa. È il giorno in cui è stato ripristinato il nostro legittimo posto come popolo meritevole di rispetto e dignità, dove l’umiliazione della discriminazione razziale è forma" Copia https://www.instagram.com/p/CIsrsmQJR-M/?igshid=7pxeyp10puj1
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voetbalvb · 4 years
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cheap men jimmy choo sliders
Oggi, Jimmy Choo è il principale marchio di accessori di lusso con le scarpe come prodotti principali. L'uomo creativo dietro uno dei più grandi marchi di moda del settore è lo stilista asiatico Jimmy Choo. Quest'uomo è noto per il suo incredibile senso della moda che può essere visto in tutti i suoi capolavori: un taglio sexy, un design elegante e un'ineguagliabile maestria italiana. Tutte le sue creazioni emanano un senso di glamour misto a un tocco di giocosità e sensualità. Lo stilista e maestro calzolaio cheap men jimmy choo sliders Jimmy Choo è l'uomo dietro il marchio. È nato a Penang, in Malesia. Dato che suo padre è anche un calzolaio, ha iniziato il suo viaggio nella produzione di scarpe da giovanissimo, e ha potuto realizzare il suo primo paio di scarpe all'età di 11 anni. Osando sognare in grande, ha lasciato il suo paese natale e si è diretto verso Inghilterra, dove ha studiato e si è laureato con lode al Cordwainers Technical College di Hackney. Dotato della maestria artigianale, ha appreso da suo padre e delle capacità progettuali acquisite dalla sua formazione formale; Jimmy Choo ha aperto il suo primo negozio nel 1986 in un vecchio edificio dell'ospedale. In quel negozio, Jimmy realizza a mano tutte le scarpe e ne produce solo 20 paia a settimana. Jimmy Choo ha segnato il suo nome nel settore quando le sue scarpe sono state presentate in un numero di otto pagine nel prestigiosissimo Vogue Magazine. Subito dopo, molte celebrità adoravano le sue scarpe. La celebrità più in vista che si è innamorata delle sue creazioni è la defunta principessa Diana, che indossa le sue scarpe ovunque vada. Ma il momento clou della sua intera carriera è stato quando ha collaborato con l'ex editrice di Vogue Tamara Yeardye Mellon per creare una collezione di calzature prêt-à-porter. A quel tempo, hanno deciso che Jimmy jimmy choo trainers for sale Choo non avrebbe prodotto tutte le scarpe da solo e hanno affidato all'esterno diverse fabbriche italiane per il processo di produzione. Hanno aperto il loro primo negozio a Londra negli anni '90; hanno già boutique a New York e Los Angeles. Durante il 20 ° secolo, l'etichetta Jimmy Choo è diventata un marchio globale e internazionale. Le loro creazioni sono ora vendute da negozi al dettaglio di fascia alta come Saks e Harrods. Oltre alle scarpe, ora offrono anche diverse collezioni di borse e accessori eleganti e sofisticati. Tuttavia, Jimmy Choo e la sua compagna Tamara Mellon hanno obiettivi e direzioni diversi per l'azienda. Nel 2001, Jimmy ha venduto la sua quota del 50% nella società e ha deciso di concentrarsi sulla creazione di costose scarpe fatte a mano sotto la linea Jimmy Choo Couture. Jimmy Choo potrebbe essere uno dei marchi di moda più famosi che vediamo oggi, ma lo stilista di certo non ha iniziato così. Proprio come molti di noi, anche il famoso artista asiatico ha i suoi sogni e ha anche lottato per raggiungere i suoi obiettivi. In effetti, ha incontrato molti ostacoli lungo la strada ma a causa della sua passione per la moda, l'amore per il suo mestiere e la sua immortale motivazione per realizzare i suoi sogni, è stato in grado di rendere il suo marchio di moda uno dei marchi più grandi e ambiti del industria della moda.
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perfettamentechic · 4 years
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Il marchio Marchesa è stato fondato nel 2004 da Georgina Chapman e Keren Craig.
Georgina Chapman, nata a Londra nel 1976, ha frequentato il Marlborough College nel Wiltshire. A 20 anni è stata la modella in una pubblicità per Head&Shoulders, uno shampoo antiforfora, e per le caramelle Soothers. Georgina ha incontrato la futura socia in affari Keren Craig mentre erano studenti al Chelsea College of Art and Design. Chapman si è laureata alla Wimbledon School of Artnel 2001 e inizia la sua carriera come costumista. Dopo la laurea, Chapman è apparsa in vari spettacoli televisivi e film. Georgina è stata sposata con con il produttore cinematografico Harvey Weinstein dal 2007 al 2017 e ha avuto due figli.
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Keren Craig, nata nel 1976 a Lucerna (Svizzera), studente del Chelsea College of Art and Design, adolescente, conosce Georgina Chapman. Keren, si laurea al Brighton Art College nel 2000 in Fashion Textiles with Business e successivamente si specializza sul design di stampa e ricamo. Specializzazione che includeva, come freelance, un apprendistato presso Calvin Klein e Dolce & Gabbana.
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Il drappeggio e il design di Chapman abbinati alle creazioni tessili di Craig hanno portato alla fondazione di Marchesa nel 2004, dal nome della socialite Marchesa Luisa Casati. Nella fondazione del marchio vi sono, come investitori, l’imprenditore Giuseppe Cipriani – figlio di Arrigo fondatore dell’Harry’s Bar di Venezia – e dall’investitore immobiliare Steve Witkoff. La linea è nata nell’appartamento di Chapman a Londra, con una manciata di abiti. L’attrice Renée Zellweger, che ha scelto a mano una guaina in tessuto sari color cremisi per una premiere, ha messo in moto il successo per Georgina e la sua compagna, Keren. 
La combinazione delle Star e generosi sostenitori, insieme al supporto della defunta editrice britannica Isabella Blow (che ha indossato abiti Marchesa agli spettacoli di Parigi), ha accelerato il successo del marchio.
La Marchesa Casati è stata l’esempio femminile estremo dell’epoca; diceva di lei “Voglio essere un’opera d’arte vivente“. Ha stupito la società, per esempio, sfilando con un paio di ghepardi al guinzaglio e indossando serpenti vivi come gioielli. Ha affascinato artisti e letterati.
Le collezioni Marchesa sono ispirate da influenze d’epoca, considerando la loro musa ispiratrice, la Marchesa Luisa, eccentrica icona di stile europeo, ma non manca qualche riferimento allo stile asiatico. I disegni meravigliosamente realizzati fondono l’alta moda con un eclectic aesthetic.
Il  brand produce una couture collection e una collezione, più economica, conosciuta come Notte by Marchesa. Marchesa ha lanciato una linea di borse, abiti da sposa e ha collaborato con Lenox per lanciare una linea di stoviglie: Marchesa by Lenox.
Il marchio è stato indossato dalle attrici di Hollywood sul tappeto rosso. Sandra Bullock ha indossato Marchesa agli Academy Awards 2010, dove ha vinto la migliore attrice ed è stata anche nominata tra le migliori vestite dai lettori dell’Huffington Post.
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Marchesa ha disegnato e realizzato l’abito da sposa dell’attrice e scrittrice Nicole Richie che ha sposato il cantante Joel Madden nel dicembre 2010.
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Nello stesso anno ha collaborato, con Marchesa, Le Métier de Beauté su una linea di cosmetici con le tavolozze dei progettisti Chapman e Craig.
Sarah Hyland ha indossato Marchesa agli MTV Video Music Awards 2013. Numerose celebrità hanno indossato Marchesa al Met Gala 2016, tra cui Poppy Delevingne, Karolína Kurková e Nina Dobrev.
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Nella collezione Marchesa Bridal Autunno-Inverno 2013-2014 troviamo modelli da sposa corti e lunghi con le spalle decorate con perline oppure nude, abiti fluenti sui fianchi e corpetti ricamati su sontuose gonne. Gli abiti Marchesa evocano un’estetica eterea, in cui morbidi dettagli architettonici sono ispirati all’Iris e alla Rosa Bulgara.
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La collezione Marchesa Bridal 2014 è ispirata allo stile anni ’50 con gonne ampie, strati di tulle a cascata, tessuti in pizzo, ricami floreali, applicazioni di perle e cristalli.
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Marchesa lancia una linea di gioielli,  2015, vendendo esclusivamente attraverso Macy. E nell’autunno dello stesso anno, lanciano una linea di bigiotteria attraverso i grandi magazzini Nordstrom e Lord & Taylor.
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Dopo che sono emerse le accuse di abuso sessuale fatte da più attrici, del marito della Georgina, Marchesa, un tempo pilastro del tappeto rosso, era stata evitata da tutte le celebrità. Nel maggio 2018, Scarlett Johansson ha rotto questa tendenza indossando un abito su misura dal marchio al Met Gala.
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Da quando è scoppiato lo scandalo Harvey Weinstein, le designer Georgina e Keren non hanno presentato personalmente, come in precedenza, le collezioni Marchesa.  La collezione Autunno 2019 è stata presentata dalla direttrice del design couture Anna Holvik e dal direttore del design Notte Ceazar Cabreros.
Nel maggio 2019, attrice Constance Wu al Met Gala di New York ha indossato un abito da sera disegnato da Chapman.
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A giugno 2019, Craig lascia il brand.
Georgina Chapman – ora designer solista di Marchesa – ha trovato la sua ispirazione nel ritrattista Ruth Harriet Louise, l’unica fotografa che lavora a Hollywood negli anni ’20, per la realizzazione  PRÊT-À-PORTER PRIMAVERA 2020.
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Aggiornato al 14 aprile 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: marchesa.com, wikipedia.org, web
Marchesa brand #marchesa #marchesabrand #creatoridellostile #perfettamentechic #felicementechic Il marchio Marchesa è stato fondato nel 2004 da Georgina Chapman e Keren Craig. Georgina Chapman…
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mccek · 1 year
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Società defunta Ep:45 (5)
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micro961 · 4 years
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Unibrido, Non c’è più tempo In radio il singolo estratto dall’album d’esordio della band
"Non C'è Più Tempo” è il singolo estratto dall’album P.I.G.S. La decennale crisi economica e sociale che ancora attanaglia questa parte di occidente ci è entrata nel dna, ormai  è parte integrante dell'arredamento nella vita di tutti. Spietatamente matematica, ci costringe a fare i conti con le nostre più profonde miserie. Ma siamo fuori tempo massimo: Riusciremo a convertirle nel motore della reazione? Ne usciremo vivi?
P.I.G.S. è ognuno di noi quando incolpiamo gli "altri" della nostra vita di merda mentre guardiamo lo smartphone; quando realizziamo l'incapacità di dire quello che pensiamo davvero; quando abbiamo finalmente smesso di credere in dio ma ci lasciamo incantare dalle pubblicità. E va tutto bene.
Prima ancora di essere Unibrido, Carlo (House Of Sound, Not Found) e Marvin (The Little House Blues Band, The Blues Stalkers, The Bluesness, No Panik Music, Not Found) sono due ragazzi della ormai defunta classe media italiana che vivono nell'entroterra abruzzese (Posti incantevoli, per carità, ma non c'è una libreria nel raggio di trenta chilometri). Costretti a lavorare in fabbrica per comprarsi gli strumenti e sopravvivere, nel 2018 uniscono idee e affinità per dare vita ad un progetto musicale viscerale ed urgente.
Grazie alla collaborazione di Luigi Caprara del Lunchbox Studio registrano i primi brani del loro album d'esordio P.I.G.S., un personalissimo spaccato sulla società contemporanea, violenta, nichilista e coloratissima.
https://www.facebook.com/unibrido/ https://instagram.com/unibrido
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IL PROGETTO
Corre l’anno 1951 quando Ernst Jünger scrive il suo Der Waldgang, il Passaggio al Bosco che sussurra l’eco di una ribellione interiore e di una resistenza spirituale al dominio della tecnica, oltre l’automatismo delle masse. Passaggio al Bosco è un progetto editoriale ispirato alla necessità di ricercare un nuovo ordine di significati in divergenza rispetto ai mantra di questo tempo. Passaggio al Bosco è esistere qui ed ora, ristabilendo l’essenziale protagonismo delle scelte, praticando la via dell’esempio, manifestando la secessione dal volgare, il disprezzo dell’effimero, la lotta metafisica contro i demoni del pensiero unico, contro le tentazioni del calcolo, contro l’apatia della neutralità, contro le accademie del buonsenso. Passaggio al Bosco è il coraggio di investire in quella cultura che tutti considerano defunta e improduttiva, ma che noi riteniamo essere il più autentico mezzo di autodeterminazione della persona.
LIBERAMENTE CONTROCORRENTE
Le nostre Edizioni si rivolgono al Ribelle, a colui che possiede un nativo rapporto con la libertà e vuole scrivere nuove narrazioni, a chi nuota controcorrente portando in dote la propria consapevolezza. Uomo e non oggetto, il Ribelle si è spinto oltre, trasformandosi in un nemico atavico del silenzio imposto, in un critico sedizioso dell’ideologia del Medesimo, dei dogmi del profitto, della mercificazione dell’esistente, del trionfo dell’indifferenziato e dell’abbassamento della Polis ad appendice del mercato.
L’ALBERO ANTICO
Il nostro emblema è composto da tre alberi: rappresenta la stabilità del bosco in contrapposizione al nomadismo del deserto, il senso del limite oltre l’insensibilità dell’illimitato, il solido ancoraggio offerto dalla terra a dispetto del perenne movimento della sabbia. È la metafora di una audace scommessa culturale: l’albero che purifica l’aria regalando ossigeno alle menti, che contrappone i colori della natura ai grigi orizzonti del cemento, che perfino da morto ci restituisce se stesso per costruire le nostre dimore, per armare i nostri bastioni, per accendere i nostri focolari, per sfamare le nostre bocche, per scrivere i nostri libri, per costruire i vascelli che salperanno verso nuovi mari in tempesta. L’albero antico, protagonista di riti e miti, con le sue radici profonde, con i suoi semi fecondi, con il suo fusto dritto e slanciato, con la sua la chioma che si staglia verso l’alto come in una corsa all'eterno, come in un invito alla tensione verticale, come il ritorno alla stabilità dei riferimenti in una società che si è fatta liquida. Come quella volontà di riprovare - nel disprezzo del sonno e della tregua - il meraviglioso assalto al cielo.
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edozit · 5 years
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Se con “Le terrificanti avventure di Sabrina” Netflix aveva fatto fare al genere Teen Drama un notevole passo avanti con “The Order” scivola indietro senza possibilità di appello. Penso sia la serie più assurda e mal sceneggiata che abbia mai visto: personaggi senza un’adeguato approfondimento psicologico, varie sottotrame che non interagiscono bene tra di loro mettendo tanta (troppa?) carne la fuoco e creando situazioni che auto concludono nel giro di un’episodio, quasi fosse un cartone di Peppa Pig.  Una seconda serie? Se da una parte mi auspico che Netflix ritrovi il senno dall’altra mi piacerebbe capire cos’altro potrebbe scendere in campo, che tra magia, licantropi, demoni e sette sataniche ne abbiamo già viste di tutti i colori.  Trama: Jack Morton è una matricola alla Belgrave University, un campus famoso per ospitare una misteriosa società segreta chiamata L'Ordine ermetico della rosa blu. Jack, spinto anche dal nonno Pete, vuole entrare a tutti i costi nell'Ordine per vendicare la defunta madre, scomparsa per mano del suo leader supremo, Edward Coventry. Una volta diventato un membro della strana società segreta Jack scoprirà presto che i suoi accoliti praticano la magia nera e che sono da sempre in lotta con una confraternita di licantropi votati a distruggere ogni creatura sovrannaturale. Titolo: The Order Ideatore: Netflix Cast: Jake Manley, Sarah Grey, Max Martini, Adam Dimarco, Louriza Tronco Produzione: Netflix  Genere: TeenDrama, Commedia, Thriller Voto: 4
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yesiamdrowning · 7 years
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Chris Cornell, nato 52 anni anni fa, ha sempre avuto una personalità inquieta. Stufo della vita nella mortifera Seattle - si quella Seattle – iniziò a scrivere poesie su un quaderno avuto in regalo dalla sorella. A disagio nelle vesti del poeta, iniziò a suonare in una cover band. Intrappolato nel sound di qualcun altro, si è trasformato in autore di inediti. Timoroso di apparire come il leader della band, si rifugiò dietro la batteria. Insoddisfatto all'idea di essere il punto debole del gruppo, riprese a fare il cantante. Riluttante ad accettare il ruolo di voce grunge per eccellenza, anche nel senso di essere forse l'unico a raggiungere più di quattro ottave, ha passato gran parte dei suoi anni a rinnovarsi in contesti d'eccezione come il funky, il soul, il blues o la musica cubana. Stufo della sua immagine da rocker noto in tutto il mondo, ha iniziato a studiare teologia e interessarsi alla politica. Incapace di vedersi cucito il ruolo da saggio sereno, ha ripreso a suonare con il suo primo unico grande gruppo.  Sono cresciuto a Ostia, con tutto quello che comporta, ascoltando i suoi primi dischi in un garage su una strada frequentata perlopiù da coatti che ti squadrano dall'alto in basso e ti danno della zecca se vedono diverso da loro. Con la sua delicatezza corrosiva, il suo misto di tecnica e passione, la voce di Cornell sembrava arrivare da un paese dell'anima adiacente al mio. Incarnava un genere di struggimento emotivo, raschiante e vivo, che superava la sofisticatezza dell'estensione vocale fine a se stessa e diventa rappresentativa di ciò di cui hai bisogno se sei un'adolescente incasinato con tanti mostri sulle spalle e tutto il mondo (o quasi) sulle palle. Lui lasciò il cognome del padre, Boyle, e prese il Cornell della madre, mentre io tra padre morto, madre onnipresente e sorella desaparecida  non potevo che sentirmi un po' (sfigato?) come lui. Lo dico, le sue canzoni mi maltrattavano bene. Anni dopo, quando il grunge era già bello che morto e i miei ascolti si erano spostati su tutt'altro, ho capito che quelle canzoni avevano esercitato su di me un'influenza a livello inconscio. Chissà, forse complice anche l'indubbia dose di sonorità lisergiche presenti nei giri di chitarra. Negli ultimi anni, quando a Ostia ritorno ogni sei mesi per una manciata di giorni, mi sono trovato spesso a passare le canzoni dei Soundgarden nel pub di una vita. Come se, se la vogliamo enfatizzare, in una parte del mio cuore, sono rimasto a fare a pugni con il mondo in quel garage che sapeva di muffa nove mesi l'anno. Ed è bene ricordarlo, a me stesso e agli altri. Molte delle sue canzoni, e questa in particolare, sono piene, direttamente o meno, dell'idea di sentirsi chiusi in gabbia. Vincolati dalla società o dalle proprie barriere psicologiche: in Rusty Cage  “Sto per scardinare la mia gabbia rugginosa e fuggire via”e in Hounted Down tre anni prima la voce mette in guardia “Cani affamati che ululano, corrono a darti la caccia”: e quei cani tornano coi loro padroni armati di forconi proprio nel video di Rusty diretto da Eric Zimmerman. Come a sottolineare che le cose non cambiano. “Si dice che nessuno lasci mai davvero Seattle”, ha dichiarato Cornell in un'intervista del 1994, “perché Seattle è fatta per conservare i ricordi, i ricordi di milioni di città di merda come Seattle”. Naturalmente però Cornell partì, per Londra, per l'isola di Idra dove scoprì la fede, per New York, per Parigi dove incontrò la sua seconda moglie, e per un centro di riabilitazione di Mount Baldy, sulla cima più alta delle montagne di San Gabriel, nella California meridionale. Qui per un po' di tempo visse quasi come in clausura, per superare con la meditazione i suoi problemi con droghe e alcol. Da Hand Of God a Holy Water arrivando al titolo del suo ultimo lavoro Higher Truth, molte sue canzoni sono intrise di un linguaggio religioso e di un immaginario biblico. “In questo mestiere non si fa quasi nulla per palesare il nostro desiderio di sacro”, mi disse quando lo intervistai per una rivista metal, oramai defunta, nel 2OO7. Già della sua carriera non me ne curavo da anni ma decisi di accettare per vedere a che punto erano i suoi Black Days. Ci vedemmo nel salone di  un albergo del centro dove cercava di continuo di offrirmi un improbabile succo di frutta pompelmo e limone. “Il sacro non è il nostro desiderio di sottostare a regole” proseguì “di sottometterci, di obbedire a dio”. Ma di trovare noi stessi? chiesi. Sembrò annuire e disse: “Si fa una grandissima confusione tra sacro e religioso. Io sono nato e cresciuto in America, dove si fa fatica a credere in qualcosa. Ciò non toglie che ciascuno abbia delle domande a cui cerca di dare, nel bene o nel male, risposta”. A quel punto fece una pausa: “Ecco perché detesto essere associato solo a un gruppo rock”. La gabbia, di nuovo. L'inquietudine, una volta ancora. Per Chris Cornell era sempre del tutto normale. Qualcuno lo fa ancora oggi? In quel modo, con una sezione ritmica implacabile, una chitarra che ti entra nelle viscere e un crescendo vocale che non può non lasciarti di stucco? Cinque minuti, senza trattenersi. Sto per scardinare la mia gabbia rugginosa e fuggire via. E' una cosa che dovrebbe esser chiara a tutti: I’m gonna break my rusty cage and run. Il rovescio della medaglia di quel My pain is selfchosen che cantava l'amico Layne Staley nei Mad Season. Di Rusty Cage esistono molte cover di praticamente qualunque genere, e ne esiste anche una versione di un altro refrattario alle barriere, Johnny Cash, nel album del 1996 Unchained. Chiuso con i Soundgarden rivelerà senza disagio di essere attratto dal mondo (più) dorato del business, camperà scrivendo brani per blockbuster e talent show, oppure facendo da modello per noti stilisti (pazzesco, ma vero), inciderà dischi solisti (buoni e no), darà dei contributi ad altri (idem) e si concederà persino lo sfizio di un supergruppo (con esiti per me pessimi) con superstiti dei Rage Against The Machine. Ciononostante, degli urli come chi è stritolato dalla necessità di dire esattamente quelle cose prima di esplodere restano un ricordo fermo a un secolo fa. A fine corsa Chris sembra una personcina a modo, ripulita dai suoi demoni, che non vuole più né Jack né birra nel suo camerino. Coi Soundgarden c'era poco da stare tranquilli, penso ai due minuti di una Tears to Forget, e forse per questo per un lustro hanno avuto pochi rivali, e molti dei loro dischi hanno fatto epoca.  Chris Cornell ora è morto, si è suicidato lo stesso giorno di Ian Curtis nello stesso modo. Tutti ne parlano per le vette vocali che riusciva a raggiungere. Ho letto similitudini con Robert Plant dei Led Zeppelin, di improbabi raffronti con Freddie Mercury e pippe sul considerare quattro ottave un falsetto o meno. Io mi cheido soltanto: chi sa se (finalmente) ora ha trovato un po' di pace.
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sandwichdipugni · 7 years
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“Captain Fantastic”, directed by Matt Ross (2016)
Viggo Mortensen è il capitano / padre di 6 figli che a seguito della scomparsa della madre ha la missione di ricongiungere un’ultima volta la sua famiglia per l’estremo saluto alla cara defunta; sembra tutto drammatico ma normale se non fosse che, per una scelta di vita, da 10 anni questa strana compagine vive in mezzo alla natura, isolata dalla civiltà e lontana dai corrotti valori della società moderna. 
Disdegnano il Natale, giorno creato per idolatrare un personaggio di fantasia inventato dai cristiani, ma festeggiano il compleanno di “Noam Chomsky” (linguista, filosofo, storico ma soprattutto personaggio reale del XXº secolo), si procurano il nutrimento cacciando nei boschi mentre discutono di Marxismo e Costituzione Americana e a cena un bicchiere di vino non viene mai disdegnato… nemmeno dai più piccoli. Il funerale della madre li catapulterà in un mondo ancora inesplorato fatto di fast food e videogames e Captain Mortensen vedrà vacillare il suo ruolo di capofamiglia.
https://www.youtube.com/watch?v=gQ6u5IQDde4
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