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#scena illustrata
the-evil-clergyman · 10 months
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Cover of Scena Illustrata Magazine by Ezio Anichini (Feb. 1916)
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jewellery-box · 4 months
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The Goddess of Spring ~ Tiburzio Ezio Anichini (Demeter and her daughter, Persephone)
"Scena Illustrata" Magazine cover, 1900.
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bobbole · 4 days
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Ezio Anichini, cover for Scena Illustrata, May, 1925
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artdecoblog · 8 months
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VALENTIN, Paul. Scena Illustrata, Rivista Quindicinale d'Arte e Letteratura, June 1927
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sakurabreeze · 1 year
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Goddess of Spring , Scena Illustrata, 1900 ~ Ezio Anichini
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carmenvicinanza · 1 year
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Eva Besnyő
https://www.unadonnalgiorno.it/eva-besnyo/
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Eva Besnyő, fotografa e giornalista che ha fatto parte di quella schiera di apolidi ungheresi che tra gli anni 20 e 30 del ‘900 hanno girato l’Europa alla ricerca di una libertà  civile e artistica.
Si è occupata di reportage, ritrattistica, si è specializzata in fotografia di architettura, è stata la reporter ufficiale del movimento femminista dei Paesi Bassi.
La sua fotografia, realista e militante, l’ha resa una professionista indipendente che è riuscita a scegliere di vivere come sentiva di fare, nonostante fosse una donna, ebrea, attiva politicamente durante la seconda guerra mondiale e dopo. Ha viaggiato, frequentato importanti circoli artistici formandosi con grandi maestri, sperimentato stili e tematiche differenti.
Nacque a Budapest il 29 aprile 1910 da una famiglia ebrea benestante, da madre ungherese e padre ebreo che, nonostante avesse cambiato il suo cognome ebraico, Blumgrund, in quello ungherese Besnyő, morì a Auschwitz, nel 1944.
Suo amico d’infanzia e vicino di casa era Endre Friedmann che, ispirato da lei, che lo portava in giro a fotografare con la sua prima Kodak Brownie, sarebbe poi diventato il celeberrimo Robert Capa. La loro amicizia è durata per tutta la vita.
Dopo il liceo è andata ad apprendere il mestiere nello studio di József Pécsi, specializzato in ritratti e fotografia pubblicitaria, un importante luogo di ritrovo per i futuri artisti visivi degli anni ’20 e ’30.
La sua visione e tecnica fotografica è scaturita dal libro Die Welt ist schön (Il mondo è bello) di Albert Renger-Patzsch, precursore della Nuova oggettività in fotografia, che prevedeva un atteggiamento asettico verso la vita e l’arte, accentuando solo alcuni particolari per aumentarne l’effetto espressivo. Da quel momento in poi le sue fotografie hanno scrutato il mondo senza sentimentalismi o accenti lirici, guardando la realtà in maniera diretta e senza fronzoli.
Trasferitasi a Berlino nel 1930, allora centro dell’avanguardia e della sperimentazione artistica, vendeva le sue foto a riviste che le firmavano con nomi maschili.
Entrata a far parte della cerchia di artisti e intellettuali impegnati socialmente e politicamente, ha frequentato i corsi serali della Scuola marxista per lavoratori, conosciuto il teatro sperimentale, il cinema russo, la Bauhaus e le nuove correnti di architettura, facendo propria l’estetica della Neue Sehen, basata sulla sperimentazione tecnica, sull’uso di inquadrature inconsuete, diagonali, angoli di ripresa dall’alto verso il basso e viceversa, contrasti di luci e ombre, costruzione geometrica della scena.
Alla fine del 1931 era riuscita ad aprire il proprio studio fotografico, continuando a lavorare su reportage giornalistici commissionati da agenzie di stampa. La famosa fotografia del bambino che cammina lungo una strada, portando sulla schiena un violoncello, Boys with Cello, risale a quel periodo, così come la serie di foto dei portuali sulla Sprea, dei carbonai in strada, degli operai ad Alexanderplatz, allora il più grande cantiere in Europa.
Nell’autunno del 1932, per l’ondata crescente di antisemitismo, si vide costretta a lasciare Berlino per trasferirsi ad Amsterdam, dove era entrata a far parte della schiera di artisti che ruotavano intorno alla pittrice Charley Toorop (dedita a sviluppare lo stile pittorico del realismo sociale).
Le immagini di quel tempo includono molte iconiche fotografie su temi sociali. Il suo lavoro diventava sempre più politico, mentre si consolidava anche la sua reputazione come fotografa di architettura secondo l’idea di Nuova costruzione funzionalista, edifici creati dando priorità all’utilità funzionale, anziché all’estetica.
Ha fatto parte del Vereeniging van Arbeiders Fotografen (VAF), associazione di fotografi affiliata all’allora Partito Comunista dei Paesi Bassi, collaborato con la rivista socialista illustrata Noi. Il nostro lavoro, la nostra vita e fatto parte della BKVK (Associazione delle arti per la protezione dei diritti culturali) con cui ha organizzato la mostra di protesta del 1936 contro i Giochi Olimpici di Berlino “D-O-O-D” (De Olympiade onder Diktatuur).
Nel 1937 è stata fautrice della mostra internazionale Foto ’37, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, a cui parteciparono i più noti fotografi del tempo.
Per la resistenza olandese produceva fototessere per carte d’identità di persone appartenenti a gruppi clandestini.
L’invasione tedesca del maggio 1940, la costrinse, come ebrea, a vivere in clandestinità.
Dopo il Decreto Giornalistico del maggio 1941, non poté più pubblicare con il proprio nome a causa delle sue origini ebraiche e venne costretta a usare uno pseudonimo, Wim Brusse.
Attratta da una visione del mondo plasmata dall’umanesimo, negli anni del dopoguerra, le sue fotografie divennero stilisticamente decisive per il neorealismo.
Ha partecipato a mostre collettive al MoMa di New York e ricevuto la medaglia d’oro alla Prima Biennale della Fotografia di Venezia, nel 1957.
Negli anni ’70 è stata la “portavoce visiva” del movimento femminista marxista olandese Dolle Mina partecipando, come attivista, alle performance di strada che mescolavano umorismo e provocazione in un’atmosfera giocosa.
Nel 1980 rifiutò il Ritterorden (cavalierato) che le avrebbe voluto conferire la Regina dei Paesi Bassi.
Nel 1982 c’è stata la sua prima retrospettiva all’Amsterdam Historical Museum, dove era esposto circa mezzo secolo del suo lavoro.
Nel 1999, a Berlino, ha ricevuto il premio Dr. Erich Salomon per il lavoro svolto nella sua carriera e alla fine dello stesso anno il Museo Stedelijk le ha dedicato una mostra.
Si è spenta a Laren, in Olanda, il 12 dicembre 2003.
Gran parte delle sue foto sono conservate al Maria Austria Instituut di Amsterdam.
Nel 2021 una mostra online in corso al Museo Kassák di Budapest ha esplorato i punti di vista e di svolta della sua vita, dai primi autoritratti e fotografie sociali in Ungheria, agli anni esteticamente formativi a Berlino, fino al successo e alle prestigiose commissioni nei Paesi Bassi.
Eva Besnyo: 1910-2003: Fotografin / Woman Photgrapher: Budapest. Berlin. Amsterdam è il libro che racconta il suo percorso artistico.
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burningfp · 2 years
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tuntematon-marsalkka · 7 months
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30 Amazing Cover Photos of the Scena Illustrata in the Early 20th Century
Scena illustrata was a cultural magazine. Founded in Florence in 1884 by Pilade Pollazzi (1852-1940). It was published until September 2003 in Rome and from 2004 to 2005 in Milan. Scena illustrata was born as a fortnightly magazine of literature, art, theatre, current affairs and sport on the ashes of the Corriere di Firenze (1865-1884) and the dramatic sheet Carlo Goldoni. In over one hundred…
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micro961 · 10 months
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AstiLirica – Prima edizione
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Si allarga l'offerta musicale nella nostra città
Al fianco delle collaudate AstiMusica e AstiJazz, fanno capolino due nuove rassegne: AstiRap, dedicata al pubblico più giovane, e AstiLirica. Questo allargamento di orizzonti, già nel progetto di "Capitale della Cultura 2025", diventa operativo subito, nella consapevolezza che il corale ed entusiastico lavoro svolto per la candidatura non va disperso, ma canalizzato per portare immediatamente i suoi frutti. L’Italia è conosciuta e apprezzata nel mondo per essere stata la culla dell’opera lirica ma anche per la costanza nella valorizzazione di questo genere musicale grazie ai suoi importanti festival estivi come quello della Valle D’Itria e quelli di Pesaro (Rossini Opera Festival) e Macerata (Macerata Opera Festival), solo per citarne alcuni. Asti si affaccia in punta di piedi su questo importante scenario musicale con una prima ambiziosa edizione che prevede quattro appuntamenti al Teatro Alfieri, tutti alle ore 21. Direzione artistica Renato Bonajuto.
"L'estate musicale astigiana da quest'anno si amplia per abbracciare una platea di pubblico sempre più numeroso - è il commento del Sindaco di Asti Maurizio Rasero e dell'Assessore alla Cultura Paride Candelaresi - Protagonista del mese di luglio sarà, infatti, l'opera lirica. AstiLirica si ispira ai tradizionali festival estivi italiani dedicati a questo genere musicale. L'opera abbonda di tradizioni e valori che attraversano le generazioni e ci hanno resi importanti nel mondo. Dopo il grande successo invernale del "Don Giovanni" di Mozart a teatro Alfieri, protagonista di recensioni entusiastiche su riviste specializzate nazionali e internazionali, l'amministrazione ha deciso di proporre al pubblico un bouquet musicale composto da quattro titoli di grande gusto e raffinatezza. L'intenzione è quella di attirare ulteriormente l'attenzione della critica e offrire al pubblico spettacoli di grande qualità rivolgendoci a un pubblico di melomani ma aprendo le porte anche a un pubblico curioso che desidera avvicinarsi al genere".
Ognuna delle rappresentazioni sarà illustrata da un musicologo o un esperto della materia pochi minuti. Alle 21 l’apertura della serata sarà infatti sempre affidata a “L’opera in 5 minuti”, ovvero un breve momento divulgativo in cui verranno introdotti trama, bellezze e curiosità su cui concentrarsi, e verrà spiegato brevemente l’aspetto musicale dell’opera.
Si inizia giovedì 6 luglio con Pimpinone, ovvero le nozze infelici, intermezzo giocoso di Georg Philipp Telemann, in lingua italiana, con parti recitate affidate agli attori Ignazio Perniciaro (Pimpinone) e Lauretta Civiero (Vespetta). Nei medesimi ruoli cantano il baritono Davide Rocca e il soprano Valentina Porcheddu. Suona l'Asti Sistema Orchestra, ensemble giovanile d'eccellenza, diretta da Fabio Poggi, che cura anche la versione ritmica italiana dei recitativi e delle arie originariamente in tedesco.
Lunedì 24 luglio si passa al Novecento con La voix humaine, tragédie lyrique di Francis Poulenc, tratta dalla piéce omonima di Jean Cocteau, che firma anche del libretto, a 60 anni dalla morte dei due autori. Nelle panni di «Lei» (Elle) canta il soprano Paoletta Marrocu, fra le principali interpreti del ruolo sulla scena internazionale. Ad accompagnarla, il pianista Lorenzo Masoni, la regia è di Siria Colella.
Mercoledì 26 luglio è la volta di un capolavoro della musica sacra: Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, presentato in forma scenica. L'elegante allestimento è del Teatro dell'Opera Giocosa di Savona per la regia di Renato Bonajuto. Protagonisti sono il soprano Ksenia Bomarsi e il mezzosoprano Sofia Janelidze. Interagiscono con loro i figuranti Ilia Romano, Christian Rando, Michela Castellani e Federica Bastioni. Alla guida di Voxsonus Ensemble, la direttrice Manuela Ranno.
Asti Lirica si chiude giovedì 27 luglio con il recital del grande baritono Ambrogio Maestri, accompagnato al pianoforte da Enrico Zucca. Con lui si esibiscono il soprano Eleonora Boaretto e il violinista Leonardo Moretti.
Biglietti 12 euro (ridotto 10 euro per abbonati stagione teatrale, possessori Kor Card e tessera plus Biblioteca Astense, allievi Istituto Verdi, under 35 e over 65). Prevendite presso la cassa del Teatro Alfieri, info 0141.399057/399040, e online su www.bigliettoveloce.it .
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personal-reporter · 10 months
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Comicon 2023 a Bergamo
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Dopo il successo dell’edizione napoletana, il Comicon si prepara alla sua versione settentrionale, per la precisione a Bergamo. Sfruttando il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2023 insieme a Brescia, la città lombarda accoglierà per la prima volta il festival partenopeo, si tratta di un’operazione ambiziosa, che punta a trasformare la kermesse, da sempre legata alla città di Napoli e alla realtà meridionale, in un evento diffuso e pronto ad abbracciare gli appassionati di fumetto dell’intera Penisola. La data della partenza è il 23 giugno, giorno di apertura, in programma presso i padiglioni di Fiera di Bergamo dove per tre giorni, fino al 25 giugno, mostre, incontri con gli autori, workshop ed eventi speciali prenderanno luogo nei vari ambienti del complesso fieristico, regalando alla città un’occasione di intrattenimento e confronto all’insegna della nona arte. Sono tante le rassegne espositive da I mondi elastici di Giorgio Cavazzano, che ripercorre la carriera dell’eclettico disegnatore e maestro del fumetto europeo, la mostra di Simone Bianchi ispirata al tema della musica, la retrospettiva di Giuseppe Camuncoli e il focus sul fumetto francofono con La bande dessinée francophone européenne, con oltre trenta artisti della scena francese e belga. A catalizzare le attenzioni del grande pubblico sarà l’atteso progetto espositivo dedicato alla produzione di Milo Manara, protagonista con la nuova versione illustrata de Il nome della rosa di Umberto Eco, che sarà ospite negli spazi dell’Ex Chiesa della Maddalena di Bergamo dal 22 giugno al 10 settembre.  Vite D’Artista. Da Caravaggio a Fellini, inclusa nel programma ufficiale delle attività di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, analizzerà le simpatie di Manara nei confronti dei grandi artisti della storia, mettendo al centro del percorso una dimensione ricorrente nella sua opera: il dialogo fra arte e vita. La mostra metterà al centro le personalità di Caravaggio, Paolo Veronese, Pablo Picasso, Wolfgang Amadeus Mozart e Federico Fellini, rivisitate attraverso le matite del maestro di Bolzano. Tra gli altri ospiti del cartellone anche Sio, Tanino Liberatore e Leo Ortolani, quest’ultimo protagonista di un panel dal titolo Spazio: dal fumetto al gaming e oltre. Read the full article
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5-water · 1 year
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Copy Paintings
P2:by Scena Illustrata
P3:舞劇《深I你》劇照
P4:by e.sotoko
P5:坂本龍一 2022線上音樂會
P6:音樂劇《南唐後主》劇照
P7:舞劇《詠春》劇照
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La Colonna Traiana a Roma
La Colonna Traiana è un monumento commemorativo eretto su ordine dell’Imperatore Traiano. Si trova nel Foro di Traiano, vicino al Quirinale, a nord del Foro Romano.
Conclusa nell’anno 114, è una colonna alta 30 metri (38 includendo il piedistallo sopra il quale è posta) percorsa da un bassorilievo a spirale che commemora la vittoria di Traiano contro i Daci (popolo della Romania)
La Colonna è composta da 18 enormi blocchi di marmo di Carrara, ognuno dei quali pesa approssimativamente 40 tonnellate e ha un diametro di 4 metri. Il fregio scultoreo completo misura circa 200 metri e gira intorno alla colonna 23 volte. Al suo interno, una scala a chiocciola di 185 gradini permette l’accesso a una piattaforma panoramica nella parte superiore.
In origine la colonna era sormontata dalla statua di un'aquila e in seguito fu collocata al suo posto una statua di Traiano stesso. Nel 1588 su ordine di Papa Sisto V, questa fu rimpiazzata da una statua di San Pietro, che ancora si conserva.
Bassorilievi della Colonna Traiana analisi
Il rilievo racconta due campagne vittoriose di Traiano contro i Daci: nella metà inferiore della colonna viene illustrata la prima (101-102) nella parte superiore la seconda (105-106). Entrambe le sezioni sono separate dalla personificazione della vittoria.
Il rilievo era completamente policromo. Le figure scolpite nel marmo hanno il carattere di una cronaca, quindi non importa la tecnica scultorea, ma il messaggio che cerca di trasmettere.
Lo scultore (o scultori) prestò poca attenzione alla prospettiva, e ne vennero usate differenti nella stessa scena.
Il linguaggio usato ha caratteristiche metaforiche, non solo nella rappresentazione degli dei, ma appare anche il Danubio rappresentato da un anziano. È per questo che si osservano molte semplificazioni. La cronaca si sviluppa in modo elicoidale e cronologico, raccontando scene diverse delle campagne in Dacia, tra cui potremmo trovare la vita nel campo, la costruzione di un acquedotto o l'assedio di una città. Ci sono in totale 2500 figure umane: l’imperatore appare 59 volte, sempre visto in forma realistica, non sovrumana. Il rilievo costituisce una valorosa fonte di informazione sull’esercito romano.
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viaggiatricepigra · 1 year
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Opinione: Non è colpa della luna, di M.L.Rio
Quando gli amici diventano nemici, non c'è limite al male che possono farci.
Oliver Marks ha scontato dieci anni di carcere per l'omicidio di un compagno di college. Ai tempi della condanna, non tutti erano convinti della sua colpevolezza, in primis il detective Colborne, che ora lo attende fuori dal carcere per sapere finalmente la verità. La storia che Oliver si accinge a raccontargli si svolge alla Dellecher, una delle più prestigiose scuole di arte drammatica degli Stati Uniti, dove Shakespeare è venerato come un dio e non c'è limite alla competizione. Giovani, belli, ambiziosi, Oliver e i suoi sei amici sono inseparabili e dividono il tempo fra prove, performance e feste all'insegna dell'eccesso. Ma, una volta giunti al quarto e ultimo anno, qualcosa nel gruppo si incrina. I ruoli dei drammi che mettono in scena prendono sempre più spazio nella loro vita reale, ed emergono gelosie sopite, invidie, rancori. È Richard, più di tutti, a perdere il controllo, finché, un freddo mattino di novembre, viene trovato morto. A quel punto, per ognuno dei sei giovani attori rimasti inizia la prova di recitazione più ardua: convincere la polizia, gli altri e se stessi della propria innocenza. Perfetta per i fan del dark academia , una storia di lealtà e tradimento, follia e ossessione, colpa ed espiazione, che conduce il lettore lungo il confine magico e pericoloso tra la vita e l'arte. Finalmente sono riuscita a finire questo romanzo. Ammetto che sono partita benissimo ma poi, per un mio blocco, mi sono arenata. I "difetti" li trovavo accentuati ogni volta che riprovavo a ricominciare la lettura e questo mi ha rallentato ancora di più. Ma, come dicevo, finalmente l'ho concluso togliendomi la curiosità a riguardo, poiché in tant3 ne parlano molto bene e volevo capire il perché. Se effettivamente era così bello.  Spoiler: Non è stato così per me. Prima di tutto vorrei soffermarmi un momento su questa ristampa.  Io l'ho preso perché lo volevo leggere da tanto e quindi ho colto al volo l'occasione, ma sinceramente questa "edizione speciale illustrata" è molto deludente. Ci sono sei illustrazioni a piena pagina (che non mi fanno neanche impazzire). E stop.  Fortunatamente il costo è nella media di edizioni normali (cover rigida), quindi Speciale o meno, non hanno aumentato in maniera vergognosa il prezzo per questo "dettaglio". Piccolo punto a favore. Ma deludente esteticamente, a partire dal bollino in copertina che è un pugno in un occhio.  Parliamo della storia. Subito ci viene presentato Oliver. Nostra voce narrante che ci porterà attraverso il tempo, lungo il suo presente ed i ricordi, a scoprire questa terribile vicenda che gli ha cambiato la vita radicalmente. Infatti si trova in galera, ha scontato la sua condanna per omicidio e sta per uscire.  Il detective che lo arrestò però non ha mai smesso di chiedersi se fosse davvero lui il colpevole e, tolto il distintivo, gli chiede di raccontargli la verità. E qui inizia il nostro viaggio insieme a loro. Torneremo indietro di 10 anni e Oliver ci farà da voce narrante durante il suo ultimo anno alla Dellecher. Si alternerà il passato con brevi capitoli di presente, portandoci a conoscere i fatti. Nella prima metà funziona molto bene. Non sappiamo cosa sia successo.  Sappiamo che la vittima faceva parte del gruppo di attori dell'ultimo anno. Sette studenti uniti come una famiglia. Uno di loro non c'è più, ma non sappiamo chi...o almeno io non lo sapevo perché non ho letto questa nuova trama.  Infatti nella precedente pubblicazione non c'è Spoiler!  (ci sarebbe un dettaglio che fa spoiler anche in quella vecchia, ma risulta forse un filino meno evidente) Perché farlo??? 
Secondo me, è una enorme cag4ta non aver tenuto segreta la vittima. Tiene altissima la tensione e continui a chiederti chi potrebbe essere (anche se ammetto, ad un certo punto era EVIDENTE, ma speravo in un colpo di scena).  Per quanto riguarda il romanzo, in generale in questa prima metà, tutto comunque gestito e bilanciato molto bene. Però poi la storia ha una svolta quasi improvvisa e cambia totalmente rotaia. Diventa molto introspettiva, lenta, riflessiva,.... Posso capire la scelta, ma a mio gusto ha solo rallentato tutto. Non mi sono immedesimata in nessuno, nemmeno Oliver che ci porta in quei mesi così pesanti anche per lui. 
Note dolenti. Cliché. Cliché ovunque. E banalità.  Scuola prestigiosa. Arrivisti ovunque. Gruppetti divisi non per gusti, ma per scelta di carriera e di età. Qui il teatro, là ballerini, in fondo musicisti, ecc...  In linea generale potrei comprenderlo, poiché si punta ad eccellere, quindi se tu perdi io vinco.  Ma, non lo so, mi suonava molto Mean Girls.  Seriamente, da quello che ci fa capire Oliver, loro sette sono in un mondo tutto loro (perché attori e perché del 4 anno), e non si mescolano mai con nessun'altro. Dal suo racconto sembra che tutti in quella scuola si comportino allo stesso modo, e lo trovo assurdo. Capisco primeggiare, ma nella vita dovrai farti delle conoscenze in altri campi? Interagire? Trovare alleati che ti permettano di spiccare?  No. A malapena questo gruppetto interagisce con altri studenti di teatro, con cui si trovano a dover condividere le scene. Nessuno comunica mai con nessun altro. A parte per le feste. Eh già, scuola minuscola, super prestigiosa,....ma ci sono party da confraternita teen movie assurdi, con: musica a palla, alcool a fiumi, parecchia droga. Dove trovino i soldi per tutto ciò?  Ve lo devo proprio dire che ci sono figli di papà che ricevono dai genitori solo soldi per la mancanza di presenza ed interesse? Infatti abbiamo un abisso fra questi e chi paga col sudore della fronte. (ve l'ho detto: Cliché)  E, cosa più "divertente", se ne sbattono tutti gli adulti che dovrebbero formare questi ragazzini (si, si comportano da ragazzini nonostante siano grandicelli).  Le uniche cose sono blandi avvertimenti, del tipo "non fumare o ti si rovina la voce".  Complimenti, davvero.  Per carità, l'autrice riesce a metterci anche un minuscolo spaccato della crudeltà di certi "insegnanti" nei confronti degli alunni. Spingono non solo sul palcoscenico, ma trafiggono nel provato così forte da portare al limite della distruzione gli studenti.  Parlavamo di cliché, e non si può non analizzare il gruppetto del teatro, la "famigliola felice" formata da: - la coppia super bellissima popolare, Richard e Meredith; lui giovane, bello, prestante, enorme, muscoloso, intelligente,....ed ovviamente permaloso, arrogante, irascibile. Lei bellissima, talentuosa, brava,...arrivista come lui.  - il fattone, Alexander; forse spacciatore, poiché ha sempre, e dico sempre, almeno una canna in mano, per non parlare di altro.  - in "opposizione" a Meredith abbiamo due "nullità": Wren e Filippa. Carine, ma non abbastanza. Ecc, ecc.  - il BFF, James; compagno di camera di Oliver, l'amicone del cuore, gentile e non solo.  - non poteva mancare l'ingenuo dal cuore d'oro: Oliver!  Ognuno di loro non solo intrappolato da questi cliché su carta, ma pure sul palco. Poiché i geniali insegnanti non fanno altro che dar loro sempre la stessa tipologia di personaggi da interpretare, in linea generale. E quelle rarissime volte in cui si modificherà leggermente il copione, tutto ciò secondo voi sarà preso bene? (sarcasm) Ok, basta parlare male.  Vediamo un dettaglio che potrebbe essere interessante, nonostante ho da dire pure su questo.  La storia è estremamente ricca di citazioni di Shakespeare, non solo nelle parti di teatro. Questi ragazzi infatti vengono descritti come "malati" di Shakespeare. Lo vivono, lo respirano, se ne nutrono, lo parlano come una lingua fluente fra di loro. Riguardo tutto ciò un lavoro stupendo e meticoloso, non lo metto in dubbio, ma (per me) ad una certa diventava troppo. Se avessi voluto leggere una tragedia di Shakespeare, lo avrei fatto; doverlo fare per lunghi frammenti riguardanti solo alcune scene, descritte in minimi dettagli, MA senza capire bene di cosa si stia parlando (dando quasi per scontato che il lettore lo sappia poiché le spiegazioni quando ci sono, sono vaghe), diventa pesantuccio. Come quando invece che parlare fra loro, usano frammenti dei suoi scritti e vanno avanti a risponderai secondo quel testo. Bella l'idea, ma per me "troppo". La scrittura comunque è piuttosto scorrevole.  Romanzo abbastanza breve, che però riesce ad approfondire alcuni momenti e riflessioni.  Personaggi stereotipati, ma che qualcosina comunque danno al lettore.  La scelta di ambientare in una scuola del genere, concentrandosi sul teatro "classico" è interessante e molto particolare.  Le idee buone, ma non da portarlo ad essere una lettura imperdibile. Tirando le somme, sono delusa. Mi aspettavo molto di più, da come ne avevo sentito parlare. Non è per nulla una lettura indimenticabile e da recuperare assolutamente. Ma non la sconsiglierei. È particolare, nonostante tutto. Se entrate nella storia può regalarvi piacevoli ore.
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pikyhamilton · 1 year
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Qualche giorno fa finalmente ho trovato una persona per confrontarci su come il colore sia espressione di un gusto, di un determinato ambiente, società.
Vorrei farci un video per spiegarlo con esempi visivi, nel frattempo do qualche spunto qua sotto.
L'uso di determinati pigmenti è frutto delle possibilità tecniche, scientifiche e dei commerci di una data società. In base a quanto quel colore fosse facile o difficile da realizzare materialmente.
Oltre ai significati più disparati, simbolici o di associazione (la purezza dell'azzurro con il velo della Madonna).
Ad esempio per tradizione il colore femminile fosse l'azzurro, almeno fino a inizio '900.
Le spose non vestivano di bianco fino a metà '800.
Eppure se oggi diciamo, l'azzurro è un colore femminile e le spose dovrebbero vestire di altri colori, ci sembra strano.
Nonostante questo, se vediamo una principessa vestita di rosa ci sembra una principessa Disney, mentre se la vediamo di azzurro, ci sembra nel contesto.
Il contesto, l'ambiente di qualsiasi storia che sia disegnata, illustrata, filmata, già da sola con il colore ci racconta un'epoca.
Non valutare il colore dell'ambiente, ovvero i colori del materiali, degli oggetti, quelli dominano la scena e le loro combinazioni, rischiamo di perdere di coerenza narrativa. Rischiamo di non raccontare a colpo d'occhio un determinato periodo storico o ambiente geografico.
O viceversa l'immagine idealizzata di un'epoca.
Perché di tantissime epoche abbiamo un'immagine idealizzata, non realistica e nemmeno storicamente corrette.
Ad esempio: noi abbiamo una visione idealizzata delle sculture o dei templi antichi, bianchi, questo per molte ragioni lunghe da spiegare.
Invece erano colorate, in un modo che oggi definiremmo eccessivo e privo di estetica del colore.
Ci fa strano immaginare come fossero tutte colorate e lontane da quello che noi oggi intendiamo come armonia dei colori.
Assassin's Creed Odyssey è un esempio eclatante in questo aspetto, perché si avvicina alla realtà storica dei colori e rompe con secoli di tradizione per cui i templi antichi e le statue fossero bianche.
Qui si apre anche un'analisi molto importante: le ricostruzioni storiche dentro i videogiochi, sono fedeli o sono da buttare nel macero?
Perché in tanti le usiamo come riferimento per lavorare su albi e illustrazioni.
In generale, sono ottimi spunti ma non possono essere fedeli in termini storici, meno che mai gli Assassin's Creed. Sono la prima cosa da guardare e poi da dimenticare, perché per ragioni narrative apportano molte modifiche.
Ovvero, sono un ottimo esempio di come si fa il giusto compromesso tra narrazione e fedeltà storica per colori e ambienti.
Ma di tutto questo ne potrei parlare per ore e cercherò di approfondire diversi di questi aspetti sul mio canale youtube.
Mentre ho attivato la possibilità di seguire i miei workshop mensili su Patreon per la colorazione digitale e teoria del colore.
Il prossimo workshop sarà il 25 novembre ore 19:30.
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nocnitsa · 3 years
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cover from Scena Illustrata
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vintagepromotions · 5 years
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Cover of the September 1928 issue of Scena Illustrata, an Italian biweekly magazine, featuring a fashionable lady with her dog.
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