Tumgik
#ritirati
inzaghismo · 6 months
Text
ha!!!!! rotto!!!! il!!!!!!! cazzo!!!!!!!!!
5 notes · View notes
2stelle · 7 months
Text
Juantorena già mi ha rotto le palle
2 notes · View notes
omarfor-orchestra · 2 years
Text
Vivo nel terrore che spunti il francese ve lo giuro
3 notes · View notes
themhac · 9 months
Text
ha escluso persone che fanno prestazioni incredibili, fa questi cambi inutili che portano solo confusione, non fa giocare chi è forse la migliore al mondo nel suo ruolo, continua imperterrito nella sua nuova strategia anche quando è evidente che in ricezione ci sono problemi seri, stiamo faticando con la spagna e questo chiama il timeout e dice che è tutto ok
1 note · View note
sauolasa · 2 years
Text
Ucraina, a Snake Island i russi si sono ritirati. O sono scappati
Il ritiro dei russi da Snake Island nel Mar Nero. Kiev: "Sono fuggiti"; Mosca: "Il ritiro è un gesto di buona volontà"
0 notes
mermaidemilystuff · 4 months
Text
Prendere peso, anche, è una faccenda da ricchi. Sono sicura che se in questi ultimi due anni avessi avuto i soldi per permettermi giusto di comprare anche solo due o tre cambi per stagione della mia misura, mi sarei vissuta tutto molto meglio, più serenamente e più sanamente. Invece eccomi disperata perché mi si sono rotti i leggins vecchi dieci anni, ritirati fuori ad hoc per questo periodo, e mi rimangono solo dei jeans che mi "vanno" nel senso che se va bene con fatica li chiudo, se va male non riesco ad abbottonarli.
🤙🏻
24 notes · View notes
vintagebiker43 · 25 days
Text
Lucillola
@LucillaMasini
Maggioranza divisa, ritirati gli emendanti sul carcere per i giornalisti in caso di diffamazione. Qualcuno teme di dover portare le arance a Sallusti, Capezzone e Belpietro, ve'?
#governomeloni#Meloni#Governo#Giornalisti#LaVerita#IlGiornale#Libero#15aprile#Ranucci
12 notes · View notes
quellostrano-1980 · 1 month
Text
Tumblr media
New Orleans, 1960. La bimba afroamericana di 6 anni Ruby Bridges va al suo primo giorno di scuola, ma non è accompagnata in classe dalla mamma o dal papà, ma da quattro poliziotti armati. Il percorso da casa alla scuola lo ha fatto tra due ali di folla, passando in mezzo a persone che le urlavano addosso e tentavano di colpirla. Quando è entrata in aula era l'unica presente, gli altri alunni erano stati ritirati dai genitori e gli insegnanti si sono rifiutati di fare lezione. Tutti tranne una, Barbara Henry, che ha continuato ad insegnare ed è stata la sua unica maestra. Per un anno, la piccola, si è dovuta portare il cibo da casa evitando tentativi di avvelenamento. La sua famiglia ha subito ritorsioni: il padre è stato licenziato, alla madre è stato proibito fare la spesa nel negozio di alimentari vicino casa e i nonni sono stati espropriati dalla terra che coltivavano come mezzadri. Ruby Bridges era la prima nera ad entrare in una scuola fino ad allora riservata ai bianchi. Didascalia di Edoardo Pivoni (fonte: Facebook)
15 notes · View notes
l-incantatrice · 11 months
Text
DOLLARI
Tumblr media
Li abbiamo ritirati ieri in banca insieme alla carta di credito . Il passaporto è già pronto,mancano solo pochi dettagli ed è tutto pronto per il viaggio a New York di mio figlio
Partenza 20 luglio. Sarà una grande avventura
38 notes · View notes
fiordilota · 5 months
Text
Messaggi non aperti, libri non ritirati, uscite cancellate, fogli accartocciati, messaggi non mandati, polvere sulla scrivania. Riassumere in poche parole un periodo di merda
11 notes · View notes
filorunsultra · 2 months
Text
Dakota Jones, l’aria inquinata, la panchina di Chamonix
Dunque c’è questa foto, ripubblicata su Instagram mesi fa, che ho salvato nella certezza che un giorno sarebbe tornata utile. Si vedono tre persone su una panchina, a Chamonix Mont-Blanc, lungo la pista ciclabile. Si chiamano Scott Jurek, Goeff Roes e Dakota Jones, e tutti e tre si sono appena ritirati dall’Ultra-Trail du Mont Blanc 2011. Sono seduti su quella panchina ad aspettare di vedere Kilian Jornet vincere il suo terzo UTMB. Sono giovani—uno di loro lo è ancora oggi, mentre gli altri due appartengono già all’Olimpo dell’ultrarunning. Ripostando la foto, qualche giorno dopo aver fatto podio a CCC, nel 2023, Jones aveva scritto: “In my recent post I mentioned sitting on a bench in Chamonix after dropping out of UTMB 2011. Scott Jurek sent me the photo! This is from that day! I can’t remember who these two other people are. They probably aren’t important to the history of trail running… I look such an idiot on this picture”.
Tra quella panchina e noi ci passano tredici anni, ere geologiche e generazioni di corridori, ma c’è chi è riuscito ad attraversarle indenne, arrivando dall’altra parte meglio di come era partito. Non molti, a dire il vero, e dei tre in quella foto uno soltanto. Nel frattempo, Jurek è diventato una divinità, Roes è stato semidimenticato (forse perché vive ad Anchorage, Alaska, ai confini del mondo conosciuto), ma solo Jones ha continuato a correre ad altissimi livelli, e forse più alti di allora—questo e altri sono i vantaggi di iniziare a correre ultramaratone a 18 anni. Ne riportiamo brevemente la carriera, testimoniata nelle agiografie e consultabile su UltraSignup: Jones corse la sua prima 50 chilometri nel 2008 a Moab, la cittadina dello Utah in cui è nato. Il maggio successivo corse la sua prima 50 miglia, mentre nel 2010 la prima 100 miglia, Bear 100, chiudendo in settima posizione in 22 ore e 15 minuti e vincendo la Bear 50 miglia dieci giorni dopo. Il giorno della foto sulla panchina a Chamonix Jones non ha ancora 21 anni e ha da poco corso la sua prima Hardrock 100 (secondo in 27h10’). Da lì in poi ha corso ogni gara che qualunque corridore coscienzioso sognerebbe di correre, e, oggi, dà l’impressione di essere in questo sport da sempre, pur avendo a malapena 34 anni e avendo appena raggiunto la fase migliore della sua carriera. Si spiega anche solo così, almeno per chi è sensibile a questo genere di cose, perché sia avvolto da un certo fascino. Tocca contare e ricontare aiutandosi con le dita per convincersi che siano passati solo tredici anni, tanto sono cambiati questo sport e il suo sapore.
Flash-forward. È un pomeriggio di febbraio, da qualche giorno #inquinamentopianurapadana ha preso il posto di #palestina nei trend di X e di Instagram. Da una settimana vengono pubblicate ovunque cartine geografiche molto colorate, anche se tutte un po’ diverse tra loro. Dati indecifrabili ai più, ma con un significato chiaro a tutti. Per gli empiristi e i dubbiosi, da qualche giorno dalla collina est di Trento si distingue un denso strato di foschia che copre il fondo valle anche nelle giornate limpide. C’è dunque un’altra foto, destinata a restare negli annali del Trento Running Club: c’è Martina Valmassoi in piedi su una panchina panoramica della Marzola, al tramonto, con un cielo giallo e azzurro e le classiche nuvole estive di fine inverno, e sotto, sulla valle, quella lingua di polveri sottili che copre migliaia di persone. Noi otto—io, Pass, Micky, Martino, Tommy, Mario (il di lui cane), Martina e Dakota—siamo dall’altro lato della fotocamera, a 900 metri e in maniche corte (Mario no, è un cane). Dakota sta imparando l’italiano e ha ben chiara una frase: “giovedì, merda”. È nota l’affezione dell’italiano per la perifrasi, ma quella è fin troppo chiara, così approfittiamo dell’ultimo giorno di bel tempo per portarli sulla Marzola, al di sopra della malaticcia foschia che adombra la valle.
Avevo visto Dakota Jones per la prima volta in mezzo al deserto, mentre mi superava a un metro e mezzo da terra al terzo giro di Javelina Jundred. La seconda, a Chamonix, a qualche metro dall’ormai proverbiale panchina, aspettando il suo passaggio all’ultimo chilometro di CCC; in compagnia, io, di uno scatenato Francesco Puppi e di un commosso Dylan Bowman, per amore del gesto atletico il primo e per patriottismo il secondo. Anche Martina—già notissima ai più assidui frequentatori di questa rivista, ma mica solo a loro—l’avevo incontrata soltanto di sfuggita. Escluse queste fugaci apparizioni, il primo surreale incontro con entrambi doveva evidentemente avvenire qui, in un parcheggio della Marzola, sopra a Trento, in un anodino pomeriggio di febbraio. La scusa, una serata a cui li abbiamo invitati circa un mese prima con un prosaico messaggio su Whatsapp, per venire a raccontare le loro storie ai corridori di Trento, davanti a una birra, schiacciati in una saletta troppo piccola e con due telecamere in faccia e un registratore sulle ginocchia. Perché le epifanie vanno registrate e tramandate, e riascoltate in loop, anche in forma di aforisma, come un reel, che una volta che finisce ricomincia daccapo. È ancora questa, nonostante tutto, una delle ultime cose che ci illude di vivere ancora uno sport di nicchia, rievocato da quella foto sulla panchina: invitare un atleta a raccontare delle cose a caso a gente a caso in una birreria a caso, e a correre un giorno a caso in un boschetto a caso. E senza sponsor, o senza nominare, nemmeno per sbaglio, le scuderie degli atleti. Questo è il motivo per cui quell’amalgama di individui che chiamiamo comunità (inciso: comunità fisica, non mediatica), individui ancora troppo poco adulti per abbandonare il pronome plurale (chi ce lo dirà, tra vent’anni, che quel noi era solo un’illusione?), continuerà a essere grata e devota.
“Ma la cosa che conta di più è lo sforzo, il viaggio che facciamo allenandoci ogni giorno, la routine, e soprattutto condividere questo viaggio con persone che capiscono, persone come voi. Questo è il modo per abbracciare questa comunità. Non stiamo facendo uno sport individuale, anche se tecnicamente quando corriamo siamo da soli, ma facciamo gare per stare con altre persone e perché così possiamo condividere i nostri obiettivi e la nostra passione con altre persone. Ed è una cosa che non capisco del tutto, è una specie di domanda senza risposta: perché significa così tanto per me? Ma essere in grado di viaggiare per migliaia di chilometri e incontrare un gruppo di persone come voi, che probabilmente sentono la stessa cosa che sento io per questo sport, è qualcosa di potente.”
Una banda di matti. Questo, almeno, deve aver pensato chi passava fuori dal locale e vedeva attraverso le vetrate quella piccola folla ascoltare queste parole. Tutti matti, idealisti e sognatori, che poi in fondo sono la stessa cosa.
C’è questa scena bella e violenta, che in pochi minuti spazza via ogni sogno adolescenziale con un colpo di spugna, qualunque sogno, mio e vostro; è il momento in cui diventiamo adulti, in cui scopriamo che tutto quello in cui credevamo non era che un gioco. È l’ultima scena di Quadrophenia, di Franc Roddamm (1979), che, come tanti film che parlano di queste cose, è diventato il manifesto di un movimento pure facendolo a pezzi. C’è quindi questo Jimmy, sulle scogliere di Dover, che dopo aver trovato nella controcultura mod—ma metteteci quello che volete—il senso della sua vita di adolescente disadattato, e dopo aver fatto a pezzi lavoro e famiglia in nome di quello stile di vita, vede i suoi pilastri crollargli addosso a uno a uno, scoprendo che per tutti gli altri—i suoi amici, i mod—era solo un gioco: un modo di vestire, un modo di comportarsi: niente di esistenziale. Così Jimmy torna a Brighton, il luogo in cui per la prima volta aveva sentito di appartenere a qualcosa, e in cui aveva creduto, nel modo più alto, di essere nato per quello. Qui scopre che il suo idolo ribelle, Ace Face, fa il facchino in un hotel, e deluso ruba la sua Lambretta e la getta dalle scogliere. La fine del noi.
Tutti abbiamo la nostra Brighton, e prima o poi Brighton muore. Però c’è qualcosa che di volta in volta si rinnova, qualcosa di cui continuiamo a portare l’illusione, un noi, che sono poi persone con nomi e cognomi, non certo entità astratte, con cui condividiamo il processo, o se non altro dei momenti, momenti che magari non hanno nessun significato, parole al vento che tra vent’anni nemmeno ricorderemo, ma che sono comunque momenti reali. E siamo disposti a fare a pezzi le nostre vite in nome di questo, e a sacrificare il nostro tempo, il nostro denaro, i nostri dolori, e in una certa misura anche alcuni pezzi della nostra felicità. Chiunque corra le 100 miglia è disposto a farlo, almeno in parte, è una forma di privazione. Una gabbia di matti. Sono modi per sopravvivere, tutti insieme, e per dare un senso a qualcosa che non ce l’ha. Maschere, forse, e allora datecene un’altra, un’altra maschera ancora.
Per capire a che livello la mia condizione sia patologica, questa notte ho sognato di andare in questo posto (foto): è il Twede's Cafè di North Bend, Washington, il diner RR di Twin Peaks. Nel sogno non avevano la crostata di mirtilli, bastardi. Poi perdevo treni e aerei e accadevano le classiche cose dei sogni, in cui di solito vivo la perenne condizione dell’out of time man.
Tumblr media
5 notes · View notes
antesbottle · 8 months
Text
Oggi ultimo giorno di mercato, sento il bisogno totale di postare foto dei giocatori che abbiamo ceduto (o che si sono ritirati), che volente o nolente mi mancheranno da matti, ai quali ho davvero voluto un bene dell'anima.
Questo mercato del Milan mi ha devastata psicologicamente (dal punto di vista delle cessioni, e l'avevo già scritto.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Comunque eccoveli nel loro massimo splendore. Grazie di tutto ragazzi, davvero❤️🖤
16 notes · View notes
t-annhauser · 1 year
Text
Ogni cittadino è chiamato al suo dovere
Specialmente verso i primi di febbraio, in Italia, a noi uomini di ingegno viene richiesta come a tutti la partecipazione al rito collettivo del Festival di Sanremo, soprattutto se ci troviamo calati in un contesto familiare e non invece ritirati nella quiete del nostro eremo celeste a leggere Arturo Schopenhauer. Bisogna solo accettare di indossare una maschera, fare come i giapponesi, che in pubblico offrono una facciata socialmente rispettabile (tatemae), e dentro tengono nascosti i loro veri sentimenti (hon'ne). Io credo che molti dei problemi di socializzazione di noi timidi introversi nascano dal non accettare di indossare questa maschera in pubblico, vuoi per dignità, vuoi per manifesta incapacità di recitazione, vuoi perché vorremmo che in noi l'individuo sociale coincidesse quanto più possibile con quello interiore: non è possibile. Al festival di Sanremo, qui da noi, non ci si può sottrarre, forse abitando all'estero, ma all'estero-estero, che non vale essere di San Marino o Città del Vaticano, siamo tutti coscritti noi residenti dello italico stivale, e chi non partecipa è un disertore, un ladro o una spia, russa, ovviamente. Detto questo, quest'anno proprio non ce la faccio a fare l'italiano, a pipparmi ancora Benigni, gli applausi a Mattarella e tutta l'autocelebrazione farlocca e vanagloriosa della patria (ma quale patria? disse raccogliendo a tulipano le cinque dita della mano destra, altalenando quel fiore nella ipotiposi digito-interrogativa tanto in uso presso gli Apuli), la maschera mi scende, nemmeno a tenerla su con gli elastici dietro alla nuca, quelli che non tirano le orecchie, non ce la faccio, per quest'anno mi chiamo fuori, sono out.
49 notes · View notes
marr4 · 17 days
Note
caccona
ritirati che altrimenti sciolgo le bestie (Castiel)
3 notes · View notes
sauolasa · 2 years
Text
Arabia Saudita: ritirati giocattoli e gadget coi colori arcobaleno
Nei negozi di Riad sono stati ritirati diversi oggetti nell'ambito di una stretta contro l'omosessualità che nel Paese del Golfo è un reato punibile anche con la pena capitale
0 notes
lostaff · 10 months
Text
Ch-ch-changes
🌟 Novità
Abbiamo lanciato un nuovo badge che puoi ottenere visualizzando 601 o più post su Tumblr in un giorno!
Abbiamo anche lanciato la nuova riprogettazione della visualizzazione delle attività su iOS, la stessa di quella che abbiamo creato sul web.
Sul desktop web, stiamo eseguendo una nuova versione sperimentale della navigazione del sito, che alcuni utenti stanno vedendo. Questo è un grande cambiamento! Si prega di inviare qualsiasi feedback costruttivo al Supporto clienti come "Feedback". Stiamo leggendo ogni pezzo di questo feedback.
Stiamo anche sperimentando un nuovo aggiornamento del design per la finestra di conversazione di messaggistica diretta sul web. Vi preghiamo di inviare feedback anche su questo se ne avete!
Inoltre, stiamo sperimentando nuove aggiunte al feed Per te che mirano a ottenere visibilità per i blog che non ricevono la stessa attenzione e coinvolgimento dei blog più affermati.
Ora puoi modificare i post con sondaggi al loro interno e puoi rimuovere il sondaggio, ma non puoi modificare le opzioni del sondaggio dopo che il post è stato creato.
Ora puoi caricare immagini WebP nei post.
Stiamo eseguendo un nuovo esperimento di attività sul web con ulteriori aggiornamenti del design visivo.
Abbiamo implementato una nuova barra di navigazione superiore nell'app iOS. (Questo è già stato implementato nell'app per Android.)
Nell'editor dei post sul web, ora puoi riordinare la posizione di un sondaggio esistente nel contenuto del post quando modifichi un post con un sondaggio.
🛠 Correzioni
Risolto un bug nell'editor dei post che consentiva il caricamento di più video nativi nello stesso post e nei reblog, il che poteva causare errori e la perdita del post.
Abbiamo corretto un bug nei feed RSS dei blog che poteva impedire l'impostazione di un titolo su singoli elementi nel feed.
Sul web, abbiamo risolto un problema che causava il disallineamento di un paio di pixel dell'icona del reblog in fondo ai post.
Abbiamo corretto un bug su tutte le piattaforme che mostrava l'etichetta "Reciproci" per le domande con risposta privata in attività quando non si è in collegamento con il blog di risposta.
Abbiamo corretto un bug sul web che impediva ai temi "ritirati" di apparire nella pagina di gestione dei temi dei loro creatori.
🚧 In corso
Siamo a conoscenza del fatto che i post sono stati contrassegnati erroneamente con l'etichetta community "Per adulti" e che la procedura di ricorso non è andata a buon fine. Stiamo lavorando per risolvere questi problemi il prima possibile e assicurarci che non si ripetano. Siamo davvero dispiaciuti per questo, non è accettabile per noi rovinare questo processo.
C'è un bug nell'app Android che ne provoca l'arresto anomalo se vengono ricevuti determinati regali. Abbiamo una correzione per questo in arrivo nella prossima versione dell'app per Android.
Siamo a conoscenza di un bug nella visualizzazione delle attività nell'app iOS che duplica il nome del blog nel testo dell'attività. Anche qui abbiamo una correzione in arrivo nella prossima versione dell'app.
Il nuovo esperimento del layout di navigazione sul desktop web è ancora in corso e stiamo ancora raccogliendo feedback, apportando miglioramenti iterativi basati su tale feedback e correggendo i bug che le persone ci hanno segnalato. Stiamo anche risolvendo i problemi che ci vengono segnalati sull'esperimento di riprogettazione della messaggistica diretta sul web.
🌱 In arrivo
Stiamo lavorando per aggiungere la possibilità di segnalare gli annunci specificatamente perché contengono immagini lampeggianti, in modo da poter intervenire più rapidamente.
Stiamo lavorando per risolvere un'ampia gamma di problemi di prestazioni di scorrimento sul web, il che ha contribuito a risparmiare notevolmente l'utilizzo della memoria e della CPU nei nostri test finora, in particolare per le persone che utilizzano Tumblr in un browser mobile.
Hai riscontrato un problema? Invia una richiesta di supporto e ti risponderemo il prima possibile! 
Vuoi condividere il tuo feedback su qualcosa? Dai un'occhiata al nostro blog Work in Progress e avvia una discussione con la community.
13 notes · View notes