Tumgik
#io non ho capito se si sono ritirati da lì per sempre ma secondo me no
omarfor-orchestra · 2 years
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Vivo nel terrore che spunti il francese ve lo giuro
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cuteouji · 7 years
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(sorry, this is a ff written by this cutie, it’s in italian and I don’t know if i can translate it. My english is pretty bad ahah ;w;)
Okk la Kuri ha avuto un’idea bellissima e io ho deciso di darle una mano con qualche illustrazione! uhuh (Lei è una scrittrice bravissima sakdhbsdhs ADORO) E’ una ff sui nostri due OC: Yuki e Heather. Spero vi piacciaa (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧
Due meglio che una
“Il quirk di Yuki?” L’eco alla domanda si confuse con il masticare del boccone che si stava gustando prima dell’evento eccezionale. Heather, durante l’ora di pranzo, era famosa per vari motivi, tra cui: mettersi seduta in disparte da sola, usare il suo quirk se qualcuno la avvicinava, usarlo comunque nel caso in cui si fosse seduta con gli altri e le avessero rivolto parola; un tipo non facile con il quale Mochi aveva avuto il piacere di parlare poche volte per motivi legati alla scuola… E ora Yuki. Capito perché l’evento eccezionale?
Ora le sedeva accanto e stava assaggiando il pranzo preparato da Lunch-Rush, sembrava le piacesse.
“Sì.” Poteva anche aggiungere due paroline di più.
“Perché non lo chiedi proprio a lui?” Sorrise finendo il suo panino, sfidandola con lo sguardo. “E poi come mai ti interessa il suo quirk?”
L’espressione apatica di Heather si posò a guardarla dritta nei suoi occhi dorati.
“Semplice interesse scolastico, credo.” Una risposta che la lasciò di stucco. Per la prima volta avvertì una spontaneità nella sua voce, accompagnato ad un interesse al risponderle, un sentimento umano mai mostrato che le fece scappare una risata.
“Ovvio, lo chiamano interesse scolastico ora.”
“Emma dice che le stai molto simpatica, anche lei dice la tua stessa cosa.” Ed indicò la propria ombra tutta agitata che annuiva convinta. “Ma lo è davvero, non capisco a cosa vogliate alludere.” Ribadì Heather innocente, facendo scuotere la testa alla gemella. “Comunque grazie.” Si alzò dal suo posto con il vassoio, andandosene così come era arrivata. Era difficile da intuire dalla sua camminata lenta e lo sguardo assente, ma Heather era un tipo particolarmente impulsivo: quando c’era da usare il quirk lo usava e quando non era necessario lo usava comunque, senza troppi complessi, senza troppi giri di parole. Le era stata data una dannazione, e in quanto tale doveva accettarla ed usarla per portare avanti la sua vita.
Dovresti smetterla di pensarla così.- La voce della sorella le arrivò come una carezza nella mente, poté sentire le sue braccia avvolgerla in un abbraccio.
Ma non poteva cambiare visione, d’altronde era lei il corpo, la sorella l’ombra. Era stata scelta lei, chissà per quale motivo, come portatrice di questa colpa e le andava bene… L’avrebbe sfruttata a favore di quella vita.
“Yuki.” Il ragazzo stava allegramente parlando con i suoi compagni quando sentì quella ventata di gelo. Lentamente si girò, certo di trovare alle sue spalle la bambola assassina; invece era solo Heather.
“Oh, Heather, che sorpresa.” Le sorrise, lo faceva sempre e doveva ancora capire se le dava o meno fastidio. “Come posso aiutarti?”
Non dire cose inadeguate.- La fermò Emma prima che rispondesse con: “Uccidimi.” “Non credo tu possa aiutare la mia anima.” “Tu, aiutare me?” quelle frasi fatte molto dark scartate anche da film come Twilight. Non era d’accordo con la scelta che il suo cervello aveva appena preso, almeno voleva rendere le cose il più indolore possibili.
“Vorresti, beh, seguirmi fuori?” Un uuh generale si levò dal tavolo, fraintendendo palesemente le intenzioni della ragazza. Cosa c’era da dire uuh in uno scontro che sarebbe forse stato mortale?
Yuki ridacchiò imbarazzato dal comportamento dei compagni, ma non rispose alle loro provocazioni perché conosceva Heather. La scintilla che aveva nei suoi occhi… c'era qualcosa di serio in ballo.
“D’accordo.” E dopo quelle parole e l’ennesimo sorriso fu tutto uno spettacolo. Ogni gesto era posato ed elegante: si alzò lentamente dal suo posto, con grazia e con un accenno di svampito, quasi volesse farsi notare, mettendo in mostra il suo essere, ma tutti conoscevano Yuki, per quanto il suo aspetto potesse contraddire la sua purezza era unica, una perla nascosta in una conchiglia.
Emma lo pensava spesso: il vero pregio di Yuki, che lasciava tutti a bocca aperta con un suo solo gesto, era proprio quell'innocenza sensuale; uncontrosenso l'aveva definito Heather quando la sorella gliene aveva parlato, chiudendo lì la conversazione.
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“Dove vorresti andare?”
“Al campo di allenamento.” Heather con quelle parole confermò i sospetti del ragazzo: aveva intenzioni serie, intenzioni che a lui non piacevano.
“… Mai una gioia.” La faccia della goth era tutto un dire, Yuki poteva vedere le nuvolette, presagio di tempesta, intorno a lei. Stava tentando di aprire le porte della palestra di cemento, ma la risposta del vietato accesso fu una doppia chiusura per ogni forzatura, impedendo qualunque accesso. Emma rideva, chiamandolo karma, e lei al karma credeva, come credeva ai detti: la curiosità uccise il gatto, ma poteva rinunciare a scoprire il quirk del ragazzo? Ovviamente no.
“Cosa volevi precisamente, Heather?” Non poteva nascondere un velo di preoccupazione nella voce, perché lui e combattere non erano compatibili. Era un eroe in tutto e per tutto, su questo non c’erano dubbi, ma aveva un limite, poiché la sua tipologia di quirk non era indirizzata al corpo a corpo.
“Qual è la tua potenzialità?”
Heather era sempre stata diretta, gli piaceva questo lato di lei, come il modo in cui guardava tutti: non abbassava mai lo sguardo, non arrogante, ma sicura, attenta a chi aveva di fronte a lei, non faceva mai l’errore di sottovalutare un altro essere umano. In quell’occasione lo aveva però stupito, nello stesso modo in cui era diretta a parole, lo era anche fisicamente, per questo si era preparato a schivare e non a confrontarsi con un approccio verbale…  Gli venne naturale ridere.
“Potevi chiedermelo anche a mensa.” Si coprì le labbra con la punta delle dita e ad Emma sfuggì un che carino.
La testa di Heather si inclinò di lato, rilassando tutti i suoi muscoli, le braccia penzolanti. Prese un respiro profondo, assottigliando lo sguardo: mortalmente seria.
“Sei innocente Yuki, non stupido.” E anche il mezzo sorriso del ragazzo scomparve.
“Non voglio combattere, fermati qui.” Mise subito in chiaro, abbassando per un singolo istante i suoi occhi, per poi trafiggerla con il suo sguardo, facendole avvertire la profondità di questo. “Sono del terzo anno, non posso confrontarmi con una ragazza più piccola, ritirati.”
“Io posso con il solo contatto rubarti i sentimenti positivi.” Si guardò la mano, spostandola poi aperta davanti a lui: la sua arma. Non voleva arrendersi e questo a Yuki infastidiva, non era un comportamento corretto, tanto meno da eroi, Heather aveva bisogno di una lezione, ma non voleva essere lui a dargliela, non con il suo quirk.
“Io posso farti innamorare di me, mi basta un’occhiolino.” Ma non sorrise, non la provocò, non si mise pronto al combattimento, la sottovalutava e la trattava da bambina… Non c’era cosa che Heather odiava di più. Se in sorte gli era stata data quella dannazione, che venisse accettata e affrontata. “Ora che lo sai, possiamo evitare lo scontro.”
“Evitare? Perché vuoi evitarlo? A cosa serve il tuo trucchetto se non a combattere, eh Yuki?” Ridacchiò lievemente, gutturale, facendo vibrare le labbra molli che non mostravano espressione. “Allora, mi chiedo proprio per quale fine lo usi.” Il ghigno che Heather sfoderò era un’espressione che raramente si vedeva sul suo viso. “Insomma, perché evitare uno scontro, quando il momento ideale per iniziarlo è proprio ora… A carte scoperte!” E con quell’incitazione mangiò con uno scatto i 10 passi che li dividevano.
Yuki li contò, sguardo fisso su di lei: al primo passo le palpebre di Heather si erano sigillate, al secondo e terzo aveva ritrovato l’equilibrio perso nel privarsi di un senso, quarto, quinto e sesto dei balzi la spinta vera dello scatto per annullare in fretta ottavo e nono… al decimo le palpebre si ammorbidirono.
Ti ho preso, diceva il sorriso soddisfatto di lei.
O così credevi, rispose il sorriso di lui.
Il primo passo indietro di Yuki fu l’undicesimo di Heather, l’undicesimo passo in cui le palpebre si aprono e i suoi occhi glaciali incontrarono gli altri, segnando la fine del gioco.
“A carte scoperte, eh? Ma se non sai usarle, che senso ha giocare.” Il dado è tratto, disse un famoso generale, ma più che di dado in quel caso si trattava di un occhiolino, un occhiolino che le costò la dignità.
Accarezzò il terreno freddo con i polpastrelli, arrivando a ferirli. Aveva sentito una sensazione strana in sé, come una vampata di calore, e ora… Ora aveva voglia solo di Yuki. Alzò il viso, buttandosi in avanti con il busto, verso di lui, verso il suo inspiegabile amore. Si morse l’unghia del pollice con forza, quasi a sangue, mugugnando appena.
“Yuki.” Mormorò, rossa in viso. Il ragazzo le sollevò il mento con l’indice, sfiorando la pelle cadaverica, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli. Dall’alto della sua eterea bellezza la osservava, illuminando la sua espressione innamorata.
“Sei veramente carina, quando sei così indifesa.” Snow White si leccò appena le labbra, vedendo in lei una preda perfetta. Si era spinta troppo oltre e forse doveva capire in quale guaio si era andata a mettere.
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Ma hai dimenticato una cosa, Yuki… Noi siamo in due!- Una voce che l’avversario non poteva sentire assorbì nella sua sostanza rosa la sua ombra, creando il contatto. Lentamente i sentimenti tristi vennero assorbiti, momento per momento, in una lenta agonia di dieci secondi. Dopo il primo secondo il ragazzo avvertì l’attacco, sentendo come il dispiacere nell’essere caduto nelle provocazioni di Heather scivolasse via dal suo corpo, levandogli tensioni, fastidi, dubbi, sottraendogli la determinazione a far capire l’errore commesso dalla ragazza nell’attaccarlo. Cinque, sei, sette secondi, l’arrivo al nucleo dei suoi dispiaceri si faceva sempre più vicino. Emma metteva sempre il massimo, le bastava poco per attirare a sé i pesi più grandi e con sé i ricordi più tristi. Li avrebbe trattenuti, lei era il tramite con il recipiente, Heather, per questo sfruttava molta energia, se la gemella considerava il loro quirk dannazione, non l'avrebbe fatta ricredere.
Al decimo secondo a Yuki non rimase che un senso di pace e di gioia, un'irrefrenabile e inspiegabile gioia.
“Non serve combattere, Heather!” Esordì con un sorriso, abbracciando la ragazza che divenne un fuoco d'imbarazzo, e tanto rossa non lo era mai stata, neanche quando aveva assaggiato quel peperoncino messicano, Emma poteva confermare.
“Non sei stata carina a non dirmi di Emma e non è intelligente buttarsi frontalmente per prendersi l'attacco dell’avversario... ma non importa! Sono così felice!” Le diede un bacio sulla fronte prima di alzarsi per darle una mano a fare lo stesso. “Andiamo, voglio offrirti un gelato, ma sì!” Sprizzava energia da tutti i pori, mentre Heather continuava a ripetere mugugnando il nome di Yuki, incredula e felice, troppo forse dati i sentimenti negativi che Emma le aveva fatto assorbire. L’ombra rosa, data la situazione, decise, saggiamente, che al momento sarebbe stato meglio rilasciare i sentimenti e ridarli al legittimo proprietario, avendo ormai debellato la minaccia sfida… le serviva davvero una persona sana, soprattutto qualcuno con cui prendere in giro Heather, ed aveva un'idea ben precisa.
“Non ci credo che ti abbiano costretto ad usare il quirk!” Mochi ci mise tutta l'enfasi che aveva a disposizione nel parlare, quasi il gelato le cadde dalle mani.
“Devo ammettere che sono un bel duo.” Yuki sorrise, leccando il suo gelato. La reazione di Heather alla scena fu impagabile: urlacchiò, nascondendosi dietro le sue stesse mani, privandosi di quella scena che, Emma l'aveva letto nella sua mente, era a suo parere porno, e lei, mera carne umana, non meritava di vedere cotanta celestiale bellezza.
Mochi ed Emma, che si era spostata sfruttando la luce vicino la ragazza, non sapevano se ridere o continuare a godersi la scena in silenzio -più che il gelato i popcorn sarebbero stati una scelta migliore.
“Tutto bene, Heather?” Le chiese il ragazzo, giocando ancora sulla sua vulnerabilità. Lei si chinò su se stessa in risposta, scuotendo il capo, biascicando un senpai smorzato.
Poi, in quell'istante, la sua schiena si rizzò, il bianco cadavere tornò sulle sue guance, come l'espressione apatica... ed ecco Heather, lei, la sua scontrosità e il suo essere sospettosa. Passò a rassetto la situazione, presente per presente, sguardo per sguardo, in seguito il lampo e l'attimo dopo la nebbia e lei scomparsa, nascosta, volatilizzata.
Morale della favola: per quanto Heather fosse apatica nell'espressione, il suo sguardo omicida metteva una buona pressione addosso... dovevano solo sperare che non fosse vendicativa.
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