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#l'altra scuola
rei-the-head-shaker · 8 months
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The courier just left and suddenly I got shit to do! 💪🏻
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surfer-osa · 2 days
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Sono abituata ad addormentarmi con la musica da tantissimi anni ormai. L'altra notte ho usato la funzione shuffle per farmi stupire e in effetti ci sono rimasta abbastanza secca quando è partito l'intro di Black. Ho premuto subito la pausa, questa canzone mi uccide.
Ho deciso di affrontare la mia montagna di dolore e ripercorrere i ricordi che portano a mia madre pigiando play.
Ho rivisto per la milionesima volta il momento in cui è morta mentre le tenevo la mano ed ho cercato di fare scorrere questo ricordo avanti al doppio della velocità.
Ho spostato le immagini sulle notti in cui rientravo a casa dai concerti dei Pearl Jam e lei mi stava aspettando. Erano una delle poche band dei miei ascolti che gradiva, sul resto ha sopportato stoicamente stendendo un velo pietoso e chiedendomi di abbassare il volume.
Quando la trovavo addormentata sul divano mi chiedeva "ti sei divertita? com'è andata? sono stati bravi?" e la travolgevo con la mia felicità. Pochissime ore dopo sarebbe toccato a lei svegliarmi per mandarmi a scuola sfinita ma con la maglietta trofeo del concerto e nessuna voglia di concentrarmi.
La penultima volta che ho visto i PJ suonavano a San Siro. Mi ero trascinata al concerto durante la chemio, con un sacco di medicine in borsa e la speranza di non vomitare ogni 5 minuti. Durante Black ho cantato, mi sono sentita di nuovo davvero viva.
Forse a questo servono le canzoni, a sentirsi davvero al mondo e a esorcizzare il dolore.
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focacciato · 3 months
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QUANDO LE FAI GLI AUGURI E LE REGALI UN MAZZO DI MIMOSE MA MAGICAMENTE NON SCOMPAIONO SECOLI DI DISPARITÀ DI GENERE, IL NUMERO SPROPOSITATO DI FEMMINICIDI, LA RIDICOLIZZAZIONE DELLE MOLESTIE SESSUALI E L'USO IMPROPRIO DEI PRONOMI DI GENERE
Nel 2024 sono state uccise 9 donne a fronte delle 42 vittime del 2023. I femminicidi aumentano in anno in anno ed è stupido pensare che siano casi isolati. È tutt'altro. È colpa di una cultura patriarcale che getta ogni giorno di più le fondamenta su un sistema intrinseco di possesso. Secondo Save the Children l'84% delle donne ha ricevuto almeno una molestia nella vita. Un dato che preoccupa perché continua ad aumentare. Le donne muoiono e ancora le istituzioni e i giornali cercano di minimizzare il tutto parlando di casi isolati, di branchi, di pazzi. Qua non si tratta di mostri, si tratta di persone pienamente convinte di ciò che fanno, di chi non accetta un no, di chi semplicemente pensa di poter dominare l'altra persona. È importante e fondamentale cambiare registro, instaurare una cultura del rispetto e dell'affettività a scuola. Iniziare a zittire l'amico che fa una battuta sessista in un gruppo whatsapp. Ognuno può fare il proprio. Anche da un semplice no. È ora di smetterla di ignorare, di minimizzare, è ora di essere alleat3
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kon-igi · 6 months
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Buongiorno di nuovo.
Altro quesito che potrebbe essere di interesse comune.
Ho fatto il vaccino antinfluenzale e ho gli anticorpi covid, essendomelo preso circa tre settimane fa.
Da ottobre a oggi, in media ogni due settimane, sto prendendo virus/batteri diversi per cui mi son fatta mal di gola e una settimana di "sanità (non mentale...che quella lasciamo perdere...), poi super raffreddore e una settimana di respiro, tosse assurda e dopo due settimane ho avuto un po' di siesta in cui ho fatto l'antinfluenzale, poi mi son presa il covid, son stata bene per una settimana e di nuovo mi son presa raffreddore e tosse ed ira pure dissenteria...
Premesso che lavoro con untori di 6 anni che vengon sbattuti a scuola anche con 39°C di temperatura (oltre che con cagotto, tosse, congiuntivite, nausea, ecc ecc), può rientrare nella normalità (da sfigata) prendere la qualsiasi, una dopo l'altra, così a ripetizione?
Non ho voglia di passare un inverno sempre ammalata (che poi divento untrice a mia volta, perché a parte quando ho avuto il covid con febbre, mica son stata a casa...alla faccia di chi dice che i dipendenti pubblici si approfittano e bla bla bla).
C'è qualcosa che si possa fare x aumentare le difese immunitarie ed ammalarsi meno? (ovviamente non posso sopprimere i bambini, non ho intenzione di stare a casa a deprimermi e a svenare l'inps e farei a meno della ffp2 everytime, come invece avevo dovuto fare lo scorso anno, reduce dal cancro).
Thanks a lot!!!
Per spiegare perché questo succede, userò l'allegoria dell'organismo come una casa in continua costruzione.
Questa sei tu
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ma invece di essere circondata da fiori con sole sorridente e nuvolette, tu sei stata costruita qua
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(questo vale per qualsiasi essere vivente, mica solo per te)
Un ambiente ostile... una landa desolata squassata da fiamme, cenere e polvere; l'aria stessa che si respira è un'esalazione velenosa (cit.).
L'ossigeno è corrosivo, i raggi ultravioletti cancerogeni, ogni cibo tossico e infetto, quindi la nostra lotta per la sopravvivenza comincia già al primo vagito di saluto a questo mondo (di merda).
Ma il nostro organismo è stato addestrato da milioni di anni di evoluzione a difendersi egregiamente e lo fa replicando costantemente le cellule di tutte quelle parti di corpo che sono soggette a tali attacchi.
E per tutte intendo proprio tutte... non c'è tessuto, organo o apparato che non necessiti di continua rigenerazione cellulare, per morte programmata o indotta.
Tu sei quella casetta, quindi, dove ogni giorno centinaia di operai posano nuove mattonelle, nuovi tubi, nuovi fili, nuovi mattoni e nuove tegole per mantenerti esteticamente e funzionalemente a posto.
Ovviamente ci sono i direttori dei lavori che controllano che gli operai facciano un buon lavoro, dando istruzioni dettagliate e tenendo d'occhio gli apprendisti, visto che l'impegno è tanto e il turn over molto serrato.
Ogni giorno i direttori (il sistema immunitario, se non s'era capito) devono licenziare quegli operai che vanno fuori di testa e costruiscono muri storti o annodano i tubi... ed è così che la maggior parte delle volte evitiamo che ci venga un tumore da qualche parte.
La maggior parte delle volte... a ogni costante replicazione cellulare, infatti, c'è il rischio che qualcosa vada storto e purtroppo a volte l'operaio fuori di testa fa danni invisibili e silenziosi e a volte insegna anche agli altri a fare pessimi lavori.
(per inciso, quando diciamo che un qualcosa è CANCEROGENO non significa che ti faccia venire istantaneamente un tumore ma che aumenta la possibilità che faccia inserire dati sbagliati nella replicazione di una cellula, facendola saltare fuori 'diversa')
Per ciò che riguarda gli attacchi esterni di virus e batteri, i direttori dei lavori danno istruzioni alle guardie affinché siano sempre all'erta: foto segnaletiche, armi specifiche e metodi di comunicazioni rapidi ed efficaci ma se chi attacca dall'esterno è in gran numero, assalta frequentemente e la casa è malandata, allora il sistema immunitario fa un po' più fatica ad arginare i danni.
La tua casa è già stata devastata da un tumore che per fortuna hai preso e bloccato in tempo, indebolita da un'infezione impegnativa come quella da Sars-CoV2 e costantemente sotto stress emotivo e ambientale.
Se mi chiedi come aumentare le difese immunitarie verso le infezioni io ti rispondo di dargli meno lavoro, così fanno meglio quello che rimane loro: mangia bene e in modo equilibrato, bevi tanto ma solo acqua, evita alcol e fumo e dormi un numero adeguato di ore.
Tutte le solite sciocchezze da allerta colpi di calore estivi ma poi alla fine siamo solo delle casette fragili in un mondo post-apocalittico pieno di zombie radioattivi e purtroppo non possiamo fare tanto di più <3
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belladecasa · 1 year
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Il primo sguardo maschile sessualizzante che ricordo è quello di un uomo di mezza età alla guida di un furgoncino su una strada delle campagne di Norcia. Avevo 13 anni e indossavo un vestito che mi piaceva molto, corto, con i fiori. Ero con i miei genitori e fu mia madre a farmi notare come mi aveva guardata dal finestrino. Per me non era nemmeno concepibile che un uomo più vecchio di mio padre potesse pensare a me in quel modo. Io ero una bambina e gli uomini di quell'età erano tutti padri, zii, nonni per me. C'era qualcosa di incestuoso, in quello sguardo, ma, ancora prima, c'era una risemantizzazione della mia identità, del mio corpo, che non avevo fatto io, che non mi apparteneva, eppure, me ne sentivo responsabile. Chi ero? Qual era il significato del mio corpo? E del mio corpo nel mondo?
Sono nata in un piccolo borgo sull'Appennino laziale, da piccola dormivo tantissimo e non piangevo mai (ironia della sorte: ora piango tantissimo e non dormo mai) mi sono sbucciata le ginocchia la prima volta verso i quattro anni, correndo nel cortile di casa; mia zia me le ha disinfettate e ho ricominciato a correre. Mi facevano male spesso le orecchie, non sentivo freddo quasi mai. Scoprii di essere dotata di grande elasticità, impararai subito a fare la spaccata, cominciai a fare ginnastica ritmica ed ero la più brava. A scuola stringevo le mani delle altre bambine quando ci mettevano in fila per due. Questa era la mia storia e il mio corpo mi serviva per costruirla: dormire, correre, fare la spaccata, sentire dolore alle orecchie, prendere le mani delle altre bambine e, quando quell'uomo mi guardò in quel modo, me la tolse. E ancora oggi ogni volta che un uomo mi guarda così mi toglie la mia storia, la mia identità e mi trasforma in qualcosa d'altro, e ancora oggi mi chiedo: che cos'è questo altro? Qual è questo significato? Che sono un oggetto sessuale, un essere senza storia; che, mio malgrado, esiste qualcuno che mi guarda e mi sceglie come fossi carne in macelleria, che non vedrà mai nelle mie gambe le ferite che mia zia mi ha disinfettato, la spaccata che ho fatto per la prima volta; le vedrà come ossa da spolpare per poi buttare gli avanzi.
Riguardo alla vicenda del femminicidio di oggi mi ha colpito il modo in cui il suo corpo è stato trattato: come avanzi. Anche il bambino che portava in grembo, un avanzo. Immagino quell'uomo che la mette incinta per automatismo sessuale, come un animale, non si preoccupa di cosa sarà perché quel corpo non è umano, quel corpo non ha storia. Replica lo stesso con l'altra donna perché tanto, cazzi suoi, è lei che rimane incinta. E perché la uccido? Perché non ha storia, tranne essere nata e cresciuta per nutrirmi, come carne da macello. E dopo che l'ho spolpata fino all'osso che ne faccio degli avanzi? Li butto via.
Ma voi credete che questo non vi riguardi, credete di non avere la responsabilità di questa vita, credete di non avere la responsabilità delle vite di tutte le donne che vengono ammazzate, umiliate, deturpate. E invece, ogni volta che avete guardato una donna in quel modo, ogni volta che l'avete chiamata troia, ogni volta che avete commentato il suo corpo con i vostri amici sul gruppo della partita di calcetto, avete tolto a quella donna la sua storia e così, anche solo una volta, l'avete potenzialmente condannata a morte, anche se non per mano vostra. Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.
#s
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libero-de-mente · 10 months
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VACANZE
Non esiste cartina tornasole, come prova decisiva, delle vacanze estive per comprendere come il tempo passi. E come rimpianti si acuiscono.
Il tempo passa e smaschera le nostre incoerenze, le certezze di ieri non sono quelle di oggi così come i "non ce la posso fare" di ieri essere dei rimpianti di oggi.
Estate 2023.
Figlio uno partirà tra qualche giorno con amici in auto, destinazione Toscana; figlio 2 parte oggi con la sua Rebecca, destinazione Trentino. Uno al mare l'altro in montagna.
Entrambi lontani centinaia di chilometri da me.
Sono due ragazzi, i miei figli, che si sono visti frenare la loro vita sociale e di aggregazione, quando stava per nascere, dagli anni bui della pandemia. La scuola in DAD, le zone rosse, i coprifuoco e le mascherine a coprire i loro sorrisi da adolescenti.
Il distanziamento sociale che per alcuni adulti è stata una pausa, un gran respiro per staccarsi da situazioni tossiche, è stato per i ragazzi una brusca frenata nella loro vita sociale.
Come quando ti ritrovi a bloccare in frenata l'auto lanciata di corsa in autostrada, un rallentamento che altera inevitabilmente la media tempo/percorrenza.
L'anno scorso fu figlio 1 a fare il primo passo, chiese e ottenne di andare in Campania. Prese l'autobus autostradale una sera di agosto. Lo accompagnammo, ci salutò e salì in maniera composta sul mezzo.
Lo guardavo sbirciandolo dalla portiera dell'autobus, lo stavo osservando mentre guardava fuori dal finestrino quando venni distratto dalle voci concitate di due persone.
Uno dei due conducenti stava discutendo con un ragazzo perché sprovvisto di mascherina, per le norme in vigore non poteva salire.
Notai lo sguardo supplichevole del ragazzo, se avesse perso quel mezzo quella sera probabilmente gli sarebbero saltati tutti i suoi piani.
Ho immaginato a una famiglia che lo aspettava, a una compagna o a degli amici con cui poi partire per altre destinazioni.
Mentre pensavo a tutto ci mi ero mosso automaticamente raggiungendo la mia auto, tenevo sempre delle mascherine di scorta così ne presi una e la offrii al ragazzo.
Mi ringraziò e riuscì a salire a bordo. Fu allora che riguardando Daniele, mio figlio che probabilmente non si era accorto di quella scena, lo vidi in lacrime. Stava piangendo a singhiozzo.
Credo che sia stata una di quelle volte, in vita mia, in cui mi si è letteralmente fermato il cuore. Non potendo salire per motivi di sicurezza lo chiamai al telefono.
Lo ascoltai, lo rincuorai e gli dissi che tutto era a posto. Gli dispiaceva "lasciarci". Era la prima volta. Io sentivo il suo pianto, lui per fortuna non sentì il mio.
Quest'anno entrambi andranno per le loro strade. Strade di vacanze, più che meritate.
Sembra passato poco tempo da quando si stava attenti alla sabbia che poteva irritare gli occhi di bambini piccini, al sole che poteva ustionare pelli così delicate.
Oppure il tempo in cui correvano per la spiaggia e la paura di perderli tra la fola, che era un'angoscia costante.
I momenti in cui entravano in acqua e "Tranquillo pa' so nuotare", in quei momenti mi passava il ricordo di mia madre. Con i piedi ben piantati sul bagnasciuga, una mano su un fianco e l'altra a mo di saluto militare sopra gli occhi per proteggerli dal sole. Per vedermi meglio.
I segnali in codice "madre", le mani che mimavano i vari "vieni più vicino", "esci che hai le dita a spugna", "lì non tocchi spostati", "quando esci facciamo i conti". Segnali come quelli nautici, quelli fatti con le bandierine dai marinai.
Erano tante le madri, allora, in fila come un plotone di esecuzione sulla spiaggia. Con tutti quei segnali, i nomi dei propri figli ben scanditi a richiamare l'attenzione se si guardava verso il mare aperto, interrompendo il contatto visivo con il genitore madre.
Credo che se questi plotoni di madri degli anni '60 e '70, fossero stati messi sulle spiagge di Utah Beach oppure Omaha Beach in Normandia, nel giorno del D-day, ci sarebbero stati moltissimi meno morti tra gli alleati.
Le vacanze con i diavoletti ti portavano a bramare di ricominciare a lavorare, a volte, a farti capire che le vacanze analcoliche non erano certo di aiuto. Così la sera, quando tutti erano a letto, qualcosa di fresco e alcolicissimissimo era irrinunciabile.
Ora che scusa avrò per bere? Tutto sarà così silenzioso e irreale.
Eppure avrò il tempo di leggere quel libro, di riguardarmi quel film, di prendere il sole senza dover tenere un occhio aperto per vedere dove sono i marmocchi.
Potrò davvero rilassarmi.
Ma non sarà così, la chat di famiglia sarà monitorata di continuo per vedere se qualcuno ha scritto o condiviso qualcosa. Cercando di frenare la voglia di chiedere, anche semplicemente come va, per non passare da genitore tedioso. Che poi ottieni esattamente l'opposto.
Mi abituerò, nella vita ci si abitua a quasi tutto, ma sono sicuro che nel mio cuore non mi rassegnerò al fatto che quelle corse appresso ai pargoli e i castelli di sabbia, forse, sono stati dei momenti di grazia assoluta.
E come si dice spesso in questo caso mentre guardiamo foto o immagini degli anni passati, quando eravamo giovani noi, "eravamo felici e non lo sapevamo".
L'importante che loro lo siano oggi, intendo felici.
Per me ci saranno altri momenti di felicità. Questa sera pizza ad esempio. Ci vuole.
Magari offrirò i miei servigi di genitore apprensivo a giovani genitori social, quelli che invece di stare sulla battigia preferiscono le stories e i selfie. Ci penserò io ai loro mocciosi.
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haiku--di--aliantis · 4 months
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Di giorno lei è impegnata in mille modi: a scuola e nel sociale. È un'insegnante di storia e geografia stimata e sempre aggiornata sulle tecniche di insegnamento e sui programmi. Molto rispettata dal corpo docente e dai suoi studenti. Energica ma cortese; colta ad ampio spettro e generalmente sorridente. A nessuno nega un consiglio o un aiuto disinteressato. Costituisce, insieme ad altre persone, un punto d'incontro e d'ascolto per la comunità e per la locale parrocchia. È lei stessa un vero esempio di integrità morale e una evidente portatrice di sani valori.
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Sempre a disposizione, la sua persona è una vera risorsa per chiunque possa eventualmente aver bisogno di lei. Scrive articoli di costume nella cronaca locale del quotidiano online della cittadina in cui vive. Suo marito e i suoi figli non potrebbero desiderare di meglio. La casa in cui vivono è uno specchio che riflette la vita sana di una famiglia modello. Lei stessa poi veste sempre in modo assolutamente classico, castigato. Sobrietà sembra essere il suo secondo nome. Tra l'altro, è anche un'ottima cuoca. Infine, fa spesso volontariato nel centro anziani vicino casa.
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Però il giovedì pomeriggio, suo giorno libero, esce invece prepotentemente fuori la sua natura più intima e segreta: col suo giovane Master conosciuto online diventa una vera cagna in calore che desidera la sottomissione: una Schiava che vuole con tutta l'anima essere dominata e anela prendere il cazzo in corpo ovunque. Ha brividi di piacere quando lui la schiaffeggia in viso.
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E quando le fa diventare viola le natiche con la cinghia. Affamata di sborra, ama masturbare e far venire il suo amante sul suo viso e sul suo petto. Gli succhia l'uccello avida, lo serve adorante e lo implora in ginocchio con voce tremante di strizzarle forte i seni e di maltrattarla a dovere. Desidera sentirsi intimamente una porca immorale e una femmina profondamente umiliata, senza più alcun pudore.
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Vuole essere tutto ciò che pubblicamente deplora e condanna. Quando il Master non c'è, scopa in assoluto segreto anche con un maturo vedovo conosciuto su Tinder tempo addietro. Lo va a trovare a casa in un vicino paese. Ama in particolar modo prenderlo in culo strillando di dolore: lui ce l'ha bello grosso e duro. Oppure, da brava schiava, le piace segarlo con cura e vederlo godere sborrando. Poi però lo fa drizzare di nuovo e, da esperta troia, gli succhia anche l'anima. Lo fa venire ancora nella sua bocca. Adora ingoiare la sua sborra e cornificare il coniuge.
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No, il suo non è amore, lo fa per il puro gusto di farlo: perché suo marito è un uomo meraviglioso, generoso, senza un difetto. Uno che se la scopa ancora per amore, dopo tutti questi anni. La porta in palmo di mano. Infine, si ricompone in fretta e torna in famiglia. Bacia suo marito appena rientrato dal lavoro con trasporto. L'una sua faccia non potrebbe esistere senza l'altra.
Aliantis
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Old love (Eric Clapton)
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ilpianistasultetto · 1 year
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Da quando c'e' questo governo al potere, gira un verbo solo: "Non iscrivete i vostri figli al liceo. Una scuola che non forma al lavoro".. Nei miei anni di liceo avevo il mio gruppetto di amicizie strette. Sette, forse otto compagni di classe. Il Grillo e il Citolo sono diventati medici; il Cirmi, un architetto. La Pat e la Luigina, dette 30kg per quanto erano magre, due docenti di medie superiori, una di lettere e storia e l'altra di fisica. Il Gibbone invece si e' comprata una licenza taxi e fa il tassista. Io, un fiscalista. Sono convinto che dando retta a certi politici di "dubbie capacita'" a quest'ora la mia comitiva si sarebbe trovata a zappar la terra. Mi viene da dire una sola cosa 🖕🖕🖕 @ilpianistasultetto
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girlartemisia · 24 days
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allora. breve sfogo anche se è stupido.
okay tutto che i programmi a scuola non sinfiniscono mai bisogna sbrigarsi poi soprattutto in quinto etc etc però. tra una professoressa che scompare e l'altra, supplenti e supplenti di supplenti, cambi di professori, praticamente tutte le materie esterne tranne una etc io sono incavolata perché ho dovuto studiarmi da sola un sacco di parti del programma di diverse materie perché non c'era nessuno a insegnare o chi c'era non spiegava e adesso che i professori se ne escono a caso con verifiche mai concordate a breve distanza su argomenti non svolti a me non va di farlo. Poi vengono a dirci che l'esame è importante e va preso sul serio, ma si rendono conto di come presenteranno la mia classe alla maturità? È ridicola, non abbiamo neanche fatto la seconda guerra mondiale, non abbiamo fatto Freud, non abbiamo toccato tutto un intero libro di scienze (l'unico che offriva argomenti collegabili), di fisica abbiamo fatto tre argomenti e di certo non siamo andati vicino alla relatività, per matematica dobbiamo fare lezioni online fuori dall'orario scolastico sennò non passiamo neanche lo scritto cioè. io sono arrabbiata. dovrei davvero prendere sul serio l'esame? Ma anche se volessi non potrei. Fare le cose in questo modo non si può. Il problema è che nonostante tutto ho comunque queste verifiche da fare e nessuna lamentela me le toglie :)
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raffaeleitlodeo · 9 months
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Ieri notte ero a Bologna.
Ero a Milano ieri sera, dovevo essere a Roma stamattina, la prima ora a scuola. Dopo le otto e mezza, la sera, non esiste un treno per Roma. Frecciarossa e Italo tutte le ore a 130 euro, ma i treni la sera che magari servono ai pendolari no.
Avevo un treno notturno, con un cambio di un'ora e mezzo a Bologna.
La stazione di Bologna è l'esempio per me del disastro sociale degli ultimi trent'anni. Ci avrò passato le notti da ragazzino tra un treno e l'altro per un concerto o per andare a beccare un amico o una ragazza conosciuta al mare. Per me diciassettenne aveva un'allure mitica dei racconti di Tondelli o Palandri.
Quando ero un ragazzino c'era la sala d'attesa aperta tutta la notte. Oggi chiaramente no, di giorno ci sono i bar con i panini a otto euro e i cessi a pagamento. Oggi non ci sono nemmeno le panchine, e quelle poche che ci sono chiaramente hanno i divisori in modo che non ci si possa sdraiare. Nulla è aperto a parte i distributori automatici, la metà scassata.
Chi sta alla stazione Bologna di notte, a aspettare un treno, o pendolari, o poveri cristi, l'unico posto dove può andare è uno dei due bar davanti alla stazione, che svolgono di fatto un servizio pubblico minimo. Il diritto al sonno.
Al primo piano del bar puoi dormire, chiaramente solo se appoggi la testa sul tavolino e ti prendi almeno un caffè, ma i proprietari sono abbastanza gentili.
Non ci sono prese per ricaricare il telefonino, ma c'è un bagno.
Ieri eravamo una trentina, fissi. Tra una cosa e l'altra passeranno duecento, trecento persone a notte.
Chi deve andare a lavorare, magari da pendolare, dalla Campania a Milano, non prende quindi i treni, ma i pullman.
Non distante dalla stazione ferroviaria c'è l'autostazione, che è un posto dove puoi dormire per terra, e dove c'è una microsala d'attesa.
Un pullman Bologna-Roma costa 50 euro, dormi seduto tra la gente. I proprietari della linea Itabus sono la famiglia Aponte, italiani con i soldi in Svizzera, i secondi più ricchi della Svizzera, tra i 500 più ricchi del mondo. Hanno monopolizzato di fatto un servizio pubblico.
Ieri nella saletta sopra del bar eravamo solo due bianchi e tutti gli altri neri. L'altro bianco era un uomo che aveva 5 giorni di ferie e aveva pensato che con pochi soldi si poteva fare il Sentiero degli dei, Bologna Firenze, dormendo in ostelli, etc...
Ma arrivato a Bologna, non aveva trovato nulla per dormire, l'ostello gli aveva sparato 130 euro a notte, gli alberghi a tre stelle 300 euro a notte. La ragione è che la città era colonizzata dalla coppa Davis e gli albergatori hanno deciso di alzare i prezzi fuori controllo. Non si trovava ieri una camera con un prezzo umano entro 50 chilometri fuori Bologna. Si era arreso, stava tornando al suo paese vicino Milano, con un treno all'alba, facendosi tre ore di sonno con la faccia sul tavolino.
Quando penso a come il neoliberismo rende il mondo di merda, penso esattamente a questo. L'espulsione, totale, delle persone dallo spazio che dovrebbe essere pubblico, o almeno abitabile, attraversabile. Le persone che lavorano, i ragazzini, come potrei oggi andare a beccare un amico a cazzo come facevo a 19 anni, dove cazzo dormirei, in quelle due ore tra un cambio e l'altro, in una stazione, dove persino i muretti che circondano le rampe di scale sono stati costruiti con una superficie non troppo larga in modo che tu non ti ci possa buttare per mezz'ora?
Io se c'avessi dei soldi del Pnrr li darei a sto bar, per il servizio pubblico che offre, per il diritto al sonno. C. Raimo, Facebook
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turuin · 9 months
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primo giorno di scuola dei nanetti, lui in prima e lei in terza. A metà mattina scossa di terremoto, anche se non la sentono le classi escono per sicurezza fino all'ora d'uscita e per far fare un piccolo sopralluogo. Andiamo a prenderli alle 13, la maestra di lui mi fa "è scivolato, potrebbe avere qualche graffietto" e io lì per lì non me ne accorgo ma sotto il ciuffo ha un bernoccolo spaventoso, altro che graffietto, e anche a lato dell'occhio ha una contusione, pare un pugile dopo un paio di round. Viene fuori che è cascato da un muretto o non si sa bene cosa, chiaramente non l'hanno medicato perché erano tutti fuori per il motivo di cui sopra... L'altra esce tutta incazzata perché l'hanno tenuta fuori da scuola e non poteva prendere l'acqua che era nello zaino. Niente da dire, l'anno comincia benissimo.
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swingtoscano · 1 year
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1+1=3
Giulia mi ha detto una cosa l'altra mattina. Eravamo sedute davanti a un cappuccino e se ne è uscita con questa storia che, in amore, uno più uno fa tre. Proprio così ha detto. "Uno più uno, in amore, fa tre". L'ho guardata con aria interdetta, avevo addosso la faccia di chi non ha capito granché, ma non vuole darlo a vedere. A me m'hanno insegnato che uno più uno fa due. A scuola, la maestra di matematica me lo diceva sempre. "Antonia, uno più uno fa due". A voi lo diceva? A me sì. E sono venuta su con questa convinzione, capiamoci. Una di quelle poche certezze che ti tengono in piedi, nella vita, che non ti smarriscono come una barchetta di carta spinta e sospinta dai flutti del mare. "Uno più uno fa due" era come sentirsi dire che "solo alla morte non ci sta rimedio", oppure che "a lavare la testa all'asino si perdono l'acqua ed il sapone". Un fatto così insomma, una verità incontrovertibile, incontestabile.
Poi è arrivata Giulia, e davanti a un cappuccino mi ha detto: "Uno più uno, in amore, fa tre". Tu, l'altro, e la coppia. Che è un'entità terza, creata dai primi due, ma da loro, paradossalmente, indipendente. Perché la coppia nasce per mezzo di me e di te, che siamo due individui interi, non rappresentiamo la metà di niente, e non cerchiamo alcuna completezza nella nostra unione. Siamo già completi, siamo già sani, perfettamente dotati, manchevoli di nulla, con ogni pezzo montato al posto giusto sebbene non sempre consapevoli del suo funzionamento. Perciò, io prendo la mia interezza, fatta di bello e di brutto, di coni di luce e zone d'ombra, e tu prendi la tua interezza, fatta delle cose che amo e di quelle che vorrei "aggiustarti" perché, nella mia mappa mentale, sono un poco storte, un po' sbagliate, ma la mia mappa mentale non è uguale alla tua mappa mentale, perciò mi fermo, sono saggia e mi fermo, non ti aggiusto niente, non sei mica rotto, ti amo così come sei, tu vai bene così come sei, pure io vado bene così come sono, e al massimo ti guido con l'esempio, e mi faccio guidare con l'esempio, e di esempio in esempio ci miglioriamo ma non ci aggiustiamo, perché non siamo rotti, e non ti urlo addosso, non ti dico: "Devi fare questo o quello; devi essere così o cosà".
E perciò, tornando a noi, io prendo la mia completezza, tu prendi la tua completezza, e con queste nostre completezze messe insieme, messe vicine, sommate l'una all'altra, l'una accanto all'altra, o l'una sopra l'altra, o quello che è, con queste due completezze io e te facciamo la coppia, che è come un figlio, una creazione che nasce da noi e di cui è bello prendersi cura, ma senza la quale io mi sento io lo stesso, e tu ti senti tu comunque, e se la coppia finisce, perché l'amore può finire persino quando ci scordiamo che possa finire per davvero, ecco, quando la coppia finisce, io e te non finiamo, restiamo integri, con qualche ammaccatura, questo sì, ma con ogni pezzo montato ancora al posto giusto.
L'amore, l'amore che arricchisce e non saccheggia, secondo me, assomiglia a una roba così. A uno più uno quando fa tre. Tutto il resto è dipendenza, è convenienza, è la parte insana di un compresso a cui ci arrendiamo, a cui ci pieghiamo, pur di non correre la fatica - non il rischio, la fatica - di edificare noi stessi, di scoprire chi siamo e di esserlo con coraggio, con ardimento. Che uno pensa che essere se stessi sia facile, invece è la cosa più bella e spaventosa del mondo.
Antonia Storace
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C'erano una volta
i calzini corti, i mezzi tacchi, le mezze stagioni
La mezza stagione, una volta, non era una stagione a metà ma quel tempo di mezzo tra una stagione definita e l'altra, tra il caldo caldo e il freddo freddo, una stagione preparatoria e per questo molto importante. Anche noi umani, avevamo una mezza stagione: un tempo preparatorio che andava dall'essere bambini all'essere adulti. Adesso, viviamo tutti nella mezza stagione, sia come tempo meteorologico che come fase della vita. Ascoltando certe cose, arriva prepotentemente il passato con le sue immagini nitide e chiare. Non era né meglio né peggio, era solo diverso e, a me che l'ho vissuto, piaceva.
Poco tempo fa, mi trovavo in un negozio di abbigliamento per bambini, accanto a me, una signora chiedeva qualcosina da regalare a una bimba di sei mesi. La commessa mostrò tutine, pigiamini che sembravano di zucchero filato. La signora non sembrava molto interessata e disse: - Non lo so, non mi piacciono tanto, mi sembrano troppo infantili.
La commessa andò a prendere altri articoli e alla fine, la signora tutta contenta, comprò una gonna di jeans con gli strassini rossi a forma di cuore.
In effetti, le tutine e i pigiamini erano infantili, ma credo che una bambina a sei mesi sia da considerarsi infantile senza che debba sentirsi in colpa per questo. Ecco, nella mia memoria l'infanzia era un'età definita, non c'erano dubbi. Poi c'erano i bambini e i bambini grandi che non sono quelli che chiamano la mamma dall'ufficio perché hanno bisogno della camicia stirata per la cena di lavoro. I bambini grandi si distinguevano dalle scarpe occhio di bue e i calzini corti, maschi e femmine, senza differenza di lingua e classe sociale. Passato l'inverno si andava a scuola con i calzini corti, bianchi, a righine colorate, di cotone o di filo di scozia e si desideravano le calze di nylon che indossavano le ragazze grandi. Ecco, le ragazze grandi erano le sorelle maggiori, le cugine, quelle che avevano già i mezzi tacchi e le calze velate. Erano quelle che andavano alle feste di compleanno da sole, con le amiche, ma mai con le sorelle più piccole. Le feste di compleanno delle ragazze grandi erano sempre un mistero per le bambine e spesso erano precedute da litigi furiosi a casa. Le ragazze grandi si truccavano di nascosto, fumavano di nascosto e avevano un ragazzo che tenevano sempre nascosto, si chiudevano a chiave in bagno e chiudevano a chiave anche il diario segreto: era un'età misteriosa. Tutto succedeva appena smettevano di indossare i calzini corti.
C'era questa stagione di mezzo, passavamo dai calzettoni di lana ai calzini corti e nell'aria c'era già una promessa d'estate. Le ragazzine finivano di giocare con le bambole o di arrampicarsi sugli alberi e diventavano ragazze grandi, mentre avevano già lo sguardo di giovani donne.
D'estate, i ragazzi più in gamba erano quelli che, giocando a tamburelli, mandavano la pallina accanto alla ragazza più carina e sotto gli ombrelloni c'erano famiglie intere.
Ma l'estate era un'altra stagione...
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m.c.m.
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istanbulperitaliani · 3 months
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Moschea di Pyale Paşa
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La moschea Piyale Paşa fu realizzata da Mimar Sinan nel 1573 su commissione dell'ammiraglio Piyale Paşa, genero del sultano Selim II.
La moschea era al centro di un complesso che cosisteva in un hamam, scuola, mercato e cimitero. Oggi rimane solo la moschea ed il complesso cimiteriale dove riposa Pyale Paşa, insieme alla moglie e ai loro sette figli e quattro figlie.
A differenza delle altre moschee progettate da Mimar Sinan essa non possiede una sola cupola centrale ma 6 cupole identiche, disposte su due file di tre. Si tratta dell'unica delle due moschee di Istanbul con piu cupole, l'altra é la moschea di Karagümrük.
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Il minareto si erge al centro dell'ingresso e si trova sopra l'asse del mihrab, il punto che indica la direzione della Mecca. Il mihrab ha delle decorazioni davvero notevoli. Il minbar, il pulpito usato dall'imam, é scolpito nel marmo e bilancia il mirhab eccessivamente decorato con un design estremamente semplice. Mi é piaciuto particolarmente il porticato esterno della moschea.
La moschea é completamente ignorata dal turismo.
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unwinthehart · 4 months
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Sta roba del tradire, venire traditi, vivere una relaziona distanza in cui ti immagini l'altra persona nei letti degli altri l'ha imparata tipo interrogazione a scuola, mi fa quasi tenerezza LOL
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libero-de-mente · 9 months
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Rose e Jack
- Papà...
- Dimmi Gabri
- Questo fine settimana Rebecca starà da noi tre giorni, arriverà venerdì
- Uh, qual è il motivo? Ultimi giorni di ferie prima della scuola e volete passare più tempo insieme?
- Non proprio, domenica sarà un anno che siamo insieme
- Oh, che bello e cos'hai in mente?
- Le farò una sorpresa
Gabriele, figlio 2 quello che spesso sembra il più freddo dei due. Quando vuole mi sa sempre stupire con attenzioni inaspettate.
Per tutta l'estate si è trovato un lavoro part-time per racimolare quattro soldi ed essere indipendente.
Cerca sempre di non farle mancare nulla con molte attenzioni.
In alcuni momenti mi sembra Jack, il personaggio del film Titanic di James Cameron.
Quando lei gioca alla Nintendo collegata alla TV in sala e lui abbracciandola da dietro l'aiuta con il controller nel gioco.
Sembrano Rose e Jack sulla prua del Titanic.
Un destino crudele quello di Rose e Jack del Titanic, nel mare hanno trovato un destino avverso.
Già il mare. Gabriele ha deciso di portarla a Genova città di mare, a visitare l'acquario di quella città uno dei più belli che abbia visto. Pieno di creature del mare.
Quando Rebecca viene ospitata a casa lei e Gabriele dormono in salotto. Un letto gonfiabile moto alto e comodo viene affiancato al divano, hanno la stessa altezza e così uno su divano e l'altra sul materasso a una piazza e mezza dormono vicini.
Sabato sono partiti presto e vuoi la fretta di non perdere il treno, il controllare gli zainetti e prepararsi i panini hanno fatto si che il materasso fosse lasciato gonfio e incustodito.
Così mentre io passavo la mattinata in giardino scoprendo che qualche ora dedicata alla pulizia del verde corrisponde a una donazione all'AVIS (zanzare di merd*), e che le cimici che da ottobre utilizzano il bucato steso come cavallo di Troia per entrare in casa, durante l'estate vivono una vida loca tra le fronde degli alberi. Nutrendosi e copulando come se non ci fosse un domani.
Ecco mentre io osservavo tutto ciò, il gatto Alvin decideva che quel materasso era molto figo e spassoso. Così un suo artiglio è riuscito a forare il materasso.
Un forellino. Quando me ne sono accorto ho rimediato subito con una colla per PVC e toppe speciali per riparare i materassini. Le istruzioni davano 24 ore di tempo per la massima resa.
Io 24 ore non le avevo così la sera quando i due naufraghi dell'Acquario di Genova, erano stanchissimi, dopo una breve cena ho gonfiato il materasso e il buco riparato teneva alla grande.
Peccato che dall'altra sponda del materasso Alvin aveva lasciato un altro ricordino, un forellino non visto, più piccolo ma inesorabile nel far sgonfiare il materasso.
Guardo Gabriele lui guarda me, io guardo Rebecca e Rebecca guarda me, guardo Alvin e Alvin fa finta di nulla fischiettando in gattese.
- Beh ragazzi, questa sera dormirete separati. Tu Gabri torni nel tuo letto vicino a tuo fratello e lei dormirà sul divano che ci sta comoda.
- Ma no pa' si sgonfia piano, magari mi regge per una notte. Ci sto sopra io tranquillo.
Sembrano Rose e Jack, lei sulla tavola in legno sicura e lui nel mare insicuro. Si addormentano subito, tenendosi per mano come i protagonisti del Titanic.
Il Titanic affondò nella notte alle 2:20 circa. Io verso le 3:00 colto da un senso di protezione mi alzo e vado in sala.
La scena è da Titanic, il materasso oramai è quasi del tutto sgonfio, Gabriele per cinque centimetri non è ancora sul tappeto della sala. Dorme e tiene la mano di lei. Della sua Rose.
Mi avvicino e lo sveglio. Gli faccio capire che deve abbandonare la scialuppa. Cioè il materasso sgonfio, che non può dormire sul tappeto. Così mezzo rintronato si lascia convincere e va nel suo letto.
Non è finita come nel Tianic, appena sveglio Gabri-Jack corre da Rebecca-Rose e la raggiunge sul divano. Abbracciandosi e stendendosi insieme.
In quel momento realizzo che se Rose avesse fatto posto a Jack nel film Titanic, Jack si sarebbe salvato. Cacchio se ci stavano sicuri in due sulla tavola in legno. Cameron dovrebbe rifare quella scena cribbio.
L'amore è un mare, a volte calmo a volte in tempesta. Auguro loro di non affondare mai, di non annegare nelle lacrime. Comunque andrà manterrò sempre il ricordo del mio Jack che teneva la mano a Rebecca, mentre affondava con un materasso forato dall'iceberg Alvin.
Quando vorrò ricordare al mio cuore cos'è l'amore mi ricorderò di quella notte. E ricorderò.
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