Tumgik
#intimo donna
cuckold8sworld · 2 months
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La mia ragazza le faccio togliere le mutande?
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haiku--di--aliantis · 2 months
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"L'età non è importante. Chiedimi quanti tramonti ho visto, quanti cuori ho amato, quanti viaggi ho fatto e a quanti concerti ho assistito. Ecco, la mia età."
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Ogni frase di passione che m'hai sussurrato, ogni invettiva che mi hai urlato, scritto o taciuto, ha parlato comunque al mio intimo più profondo e mi si è scolpita nel cuore. Tutto ciò che negli anni ci siamo confidati, tutte le carezze, i baci torridi, tutti i lunghi silenzi che ci siamo inflitti a vicenda, hanno fatto di noi due i lembi della stessa ferita d'amore: funzioniamo solo se siamo ricuciti insieme. Fusi l'un l'altra. Da questa notte di marzo finalmente rimarginiamo sorrisi.
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E un urgente desiderio di labbra divorate. Perché, ci piaccia o no, io e te esistiamo davvero solo se ci cerchiamo, se ci sfottiamo. Se giochiamo come due ragazzini limpidi che devono ancora crescere. Perché se è vero che sia tu che io ne abbiamo passate già veramente tante, il meglio per noi due è sempre domani. Il mio amore per te resta un fiume placido e gonfio. Sei libera di nuotarmi dentro ogni volta che vorrai. La tua persona è l'ospite mio più gradito. Poi, la vita faccia ciò che deve.
Aliantis
(Dedicato alla donna più bella del mondo)
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ambrenoir · 4 months
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Dopo 21 anni di matrimonio, mia moglie mi prese da parte per dirmi qualcosa di importante. Voleva che passassi del tempo con un’altra donna, la portassi al ristorante e poi al cinema. Mia moglie mi disse: “Ti amo, ma so che anche quest’altra donna ti ama, e voglio che tu trascorra del tempo con lei”.
Quest’altra donna era mia madre. Viveva da sola da 19 anni, dopo la morte di mio padre e a causa del mio lavoro e dei miei tre figli, potevo farle visita solo occasionalmente.
Così quella sera stessa ho fatto quello che mia moglie mi aveva chiesto. Ho invitato mia madre al ristorante e poi al cinema.
“Cosa sta succedendo?”, mi chiese la mamma: “Sei sicuro che vada tutto bene?”
“Ho pensato che sarebbe stata una buona idea trascorrere del tempo con te”, ho risposto. “Solo io e te”.
Mia madre, al telefono, restò in silenzio un momento, poi finalmente disse: “Mi piacerebbe davvero tanto”.
Poi il venerdì seguente, dopo il lavoro, sono andato a prenderla a casa. Ero un po’ nervoso, era passato tanto tempo… Si era fatta i capelli e indossava lo stesso vestito del suo ultimo anniversario di matrimonio. Il suo sorriso, raggiante di felicità, la faceva sembrare un piccolo angelo.
“Ho detto alle mie amiche che uscivo con mio figlio stasera e sono rimaste tutte molto colpite”, ha detto entrando in macchina. “Non vedono l’ora che racconti loro della nostra serata!”
Così siamo andati in un ristorante, non troppo elegante, ma abasstanza intimo e confortevole. Mia madre mi ha preso il braccio come se fosse la First Lady. Ci siamo seduti e le ho dovuto leggere il menù, dal momento che i suoi occhi riuscivano a leggere solo i caratteri più grandi. Appena finito di leggere le portate, ho girato gli occhi e ho visto che lei mi guardava con un sorriso carico di nostalgia. “Quando eri piccolo, ero io che dovevo leggerti il menù”, mi ha detto con semplicità. “Allora, è tempo che tu ti riposi un po’ e mi lasci restituire il favore”, ho risposto.
Abbiamo cenato e abbiamo parlato, niente di straordinario, abbiamo solo parlato delle novità nelle nostre rispettive vite. Alla fine, abbiamo parlato così tanto che ci siamo dimenticati del film. Ma in realtà, non ci è dispiaciuto averlo perso. Quando l’ho riaccompagnata a casa, mi ha detto che voleva uscire di nuovo, ma solo se le promettevo che l’avrei lasciata invitare me la prossima volta. Ho accettato.
“Come è andato il tuo appuntamento?”, mi chiese mia moglie quando rientrai a casa. “È andato davvero bene. Ancora meglio di come avrei mai immaginato”.
Non sono però stato in grado di mantenere la mia promessa e farmi invitare al ristorante. Pochi giorni dopo, mia madre è morta a causa di un problema cardiaco. È successo così velocemente che nessuno ha potuto fare niente per lei.
Sono passate alcune settimane e poi ho ricevuto una busta con una copia di un conto di un ristorante, lo stesso ristorante dove avevo portato mia madre. Insieme alla ricevuta, c’era una piccola nota che diceva: “Ho pagato questo conto in anticipo. Non ero sicura se avrei potuto esserci, ma in ogni caso, ho già pagato per due, per te e per tua moglie. Non sai quanto questa serata abbia significato per me. Ti amo, figlio mio”.
Quel giorno ho capito l’importanza di dire “ti amo”, e l’importanza di trascorrere del tempo con la propria famiglia e le persone che ci sono care. Niente, in verità, è più importante di quest’amore ❤️
Autore sconosciuto
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sciatu · 3 months
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Devi far sedere la tua anima e farla concentrare sulla Vigna per più di trenta secondi, il tempo che ti ruba un Reel inutile su i cosiddetti “Social”. Questo perché la tua anima ha bisogno di far sedimentare quello che i sensi le fanno percepire. È un esercizio che certi monaci o esseri spirituali chiamano “meditazione” ma che è semplicemente dare valore al tuo tempo. Ecco, ad esempio, la Vigna, se tu la guardi semplicemente è un filare continuo e ripetuto di piante della vite. Questa constatazione però non è degna di te che sei, o dovresti essere, un essere vivente, un’anima pensante in un corpo recettivo. Usa gli occhi. Vedi l’azzurro del mare ed il crepuscolo che si avvicina, il cielo perdere forza e dare alle foglie delle viti un colore intenso ed intimo non quello splendente e forte che hanno durante il giorno. Vedi le nuvole, li ad occidente, arrossare ed illuminarsi sempre più intensamente, coperte dall’ondeggiare delle chiome ad ombrello degli antichi pini. Sono gli attimi che portano i ricordi ed in cui la memoria distilla il giorno preparando attori e sceneggiature per i prossimi sogni. Ora ascoltiamo il mondo. Il vento, instancabile maratoneta, sale dal mare o scende precipitoso verso di esso, facendo frusciare le foglie e portandoti la discussione paesana che le Ciaule hanno nel cielo, chiamandosi e rispondendosi fin quando il grido infinito di un Cacciavento, non le zittisce e le porta a nascondersi su rami o sui fili della luce. Aspettano composti che il rapace torni verso l’alto monte, tra gli aerei abissi da dove domina il mondo. Senti le voci della spiaggia, il vociare dei bambini, il metallico e ritmico correre di un treno, il suono della corriera, lo scoppiettio dei motorini. Il suono è parte dell’uomo, per questo le viti in silenzio, ascoltano curiose, scrivendo nei loro acini, le canzoni della gioia per quando sarà festa o per quando vi saranno dolori da combattere. La Vigna vive di santa eternità e prova ne è l’amore che dona agli uomini. Ora i profumi. Profumo di resina dei pini, intenso, liberatorio, quasi una medicina miracolosa. L’odore del vento, odore umido del mare, odore secco del monte, fatto di cardi arsi e di ulivi eterni. Odori caldi d’estate ed odori secchi e taglienti d’inverno che la vigna percepisce e di cui nutre i suoi grappoli, custodendo il sapore della terra nel loro sangue e trasformandolo con il sole in zucchero ed ebrezza perché la Vigna è la magia della natura, il cantastorie delle stagioni. I suoi filari si allungano a vivere nel sole, le sue radici raccolgono l’anima della terra. Per questo la Vigna è come una donna che dona ebrezza, che ci rivela la bellezza e l’essenza della natura: il mutare, il divenire, l’essere. Perché la vigna è una bambina a cui devi dare attenzione, cura, la protezione di un padre, l’amore di una madre. Ogni giorno chiede la tua presenza, ogni notte sogna le tue carezze. Il tuo passo tra quelle zolle grosse e secche, è quello che aveva tuo padre, e tutti padri che ci sono stati prima di lui. Sono i passi del tempo, che va e torna, che viene a potare, ad aggiustare tralci e pali, a raccogliere per creare. Ecco, ora puoi andare a rincorrere Reel e relazionarti con le frasi di un bambino non più lunghe di uno sguardo. Non ti ho fatto perdere tempo, ti mostrato quello che la tua anima non sa dirti.
You have to make your soul sit and focus on the Vineyard for more than thirty seconds, the time that a useless Reel on so-called "Social Media" steals from you. This is because your soul needs to settle what its senses perceive. It is an exercise that certain monks or spiritual beings call "meditation" but which is simply giving value to your time. Here, for example, is the Vineyard, if you look at it simply it is a continuous and repeated row of vine plants. However, this observation is not worthy of you who are, or should be, a living being, a thinking soul in a receptive body. Use your eyes. You see the blue of the sea and the approaching twilight, the sky lose strength and give the leaves of the vines an intense and intimate color, not the bright and strong one they have during the day. You see the clouds, there in the west, reddening and lighting up more and more intensely, covered by the swaying umbrella-shaped crowns of the ancient pine trees. They are the moments that bring memories and in which memory distills the day, preparing actors and scripts for future dreams. Now let's listen to the world. The wind, a tireless marathon runner, rises from the sea or descends hastily towards it, rustling the leaves and bringing you the village discussion that the Ciaule have in the sky, calling and answering each other until the infinite cry of a Cacciavento silences them and brings them to hide on branches or on electricity wires. They wait calmly for the bird of prey to return to the high mountains, among the airy abysses from where it dominates the world. You hear the voices of the beach, the shouting of children, the metallic and rhythmic running of a train, the sound of the bus, the crackling of motorbikes. Sound is part of man, for this reason the vines listen curiously in silence, writing in their grapes the songs of joy for when there will be a celebration or for when there will be pain to fight. The Vineyard lives in holy eternity and proof of this is the love that it gives to men. Now the perfumes. Scent of pine resin, intense, liberating, almost a miracle medicine. The smell of the wind, the humid smell of the sea, the dry smell of the mountain, made of burnt thistles and eternal olive trees. Warm smells in summer and dry, sharp smells in winter that the vineyard perceives and nourishes its bunches of, keeping the flavor of the earth in their blood and transforming it with the sun into sugar and exhilaration because the Vineyard is the magic of nature , the storyteller of the seasons. Its rows stretch out to live in the sun, its roots collect the soul of the earth. For this reason the Vineyard is like a woman who gives exhilaration, who reveals to us the beauty and essence of nature: changing, becoming, being. Because the vineyard is a little girl to whom you must give attention, care, the protection of a father, the love of a mother. Every day she asks for your presence, every night she dreams of your caresses. Your step among those large, dry clods is the one your father had, and all the fathers who were there before him. They are the steps of time, which comes and goes, which comes to prune, to adjust branches and poles, to collect to create. Here, now you can go chasing Reel and relate to a child's sentences no longer than a glance. I didn't waste your time, I showed you what your soul can't tell you.
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la-novellista · 5 months
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Mio Signore amato,
è da giorni che la vedo e la sento vicino, guardo le sue mani scegliere e con delicatezza toccare i libri, la vedo sfogliare lentamente le pagine e la vedo seguire con il dito le parole, come se volesse catturarle e tenerle per sé , come se invece del libro ci fosse una donna e che fosse intento a catturarne l' essenza, come a farla sua...
Sappia che il pensiero di Lei e delle Sue mani sono quanto di più intimo porto tra i miei pensieri, che' possa la mia pelle un giorno essere scritta e adorata allo stesso modo, come io adoro Lei.
Sua.
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vedova-nera · 2 months
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Mi strappò letteralmente le mutandine facendomi emettere un gridolino di sorpresa. Non me lo aspettavo. In realtà con lui avevo imparato che non dovevo mai aspettarmi niente, o meglio, che dovevo aspettarmi l’inaspettato. Ogni volta, era diverso.
Mi infilò immediatamente due dita nella fica. Subito dopo Quelle dita diventarono tre, poi quattro, poi riuscì a penetrarmi con l’intera mano. Non fu doloroso come mi sarei aspettata. Ero così bagnata che, malgrado la mole della sua mano, riusciva ad infilarla quasi completamente fin dentro le mie viscere. Mi sentivo posseduta. Presa. Fatta donna. Ogni mio spazio intimo era occupato. Non ero stata messa a tacere. Semplicemente, avevo riposto le chiavi del mio piacere nelle sue mani.
Venni così forte che risucchiai letteralmente la sua mano con i miei spasmi. Poi entrò in me lentamente. Come per farmi sentire la grandezza della sua verga. Era enorme. Lo sentii scivolare in me e lo accolsi con ardore. Col pollice, mi toccava il clitoride, mentre con una mano, mi stringeva un seno, muovendosi ritmicamente dentro di me. Era eccitatissimo, lo avvertivo dalle pulsazioni del suo cazzo dentro di me. Si fermava giusto sull’orlo dell’orgasmo, poi riprendeva adagio. Ero cullata nel piacere, senza obblighi, donata.
Subito dopo mi sollevò e fece sì che salissi sopra di lui per impalarmi sul suo cazzo. Potevo muovermi e lo feci. Guardandolo negli occhi, attenta a non farlo esplodere, pur cercando egoisticamente il mio piacere. La scena mi piaceva, lo specchio che c’era di fronte, che prendeva quasi tutta la stanza, rimandava l’immagine dei nostri corpi felici.
Il suo cazzo andava e veniva dentro di me, mentre teneva gli occhi chiusi come per assaporare meglio le sensazioni. Gli venni addosso rimanendo ferma per sentire il suo cazzo pulsare. Si sdraiò sul letto accanto a me. Scivolai giù e mi infilai il suo cazzo in bocca. Avevo proprio voglia di sentirlo. Il piacere di un uomo ha il suo culmine proprio lì. Con il cazzo in bocca, riuscivo a percepire chiaramente il livello di desiderio di un uomo per me. Ero regina del suo piacere, lui era affidato a me, cosi come in un certo modo io lo ero stata a lui.
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Spinsi più che potevo il suo membro nella mia gola. Volevo prenderlo tutto. Tentativo vano viste le sue dimensioni, ma volevo fargli sentire anche il mio desiderio, cosi come lui mi aveva posseduta prima, lo facevo io ora. Ero al timone della nave del piacere. Ad un certo punto, sentii la mia vagina contrarsi, perchè lui. mentre succhiavo con osceni gorgoglii il suo cazzo, mi aveva nuovamente infilato la mano tra le cosce lavorandomi in modo sapiente..
Venimmo assieme. In un lungo e selvaggio urlo liberatorio
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cuckold8sworld · 3 months
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Se siete italiani scrivetemi mando altre foto della mia ragazza
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“Un gesto
indiscutibilmente
FORTE…
ma che per ME,
assume un’intima valenza…
MISCHIATI, INSIEME prepotentemente.”
Il Silente Loquace ©
— @ilsilenteloquaceblog
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haiku--di--aliantis · 2 months
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"Il miglior afrodisiaco per le donne non sono degli addominali scolpiti o delle braccia possenti, ma sono le parole: un uomo che sappia intrattenere una brillante conversazione sarà già a metà dell’opera." (Cit.)
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Vero. Ma se non hai anche una bella presenza e un'igiene perfetta non vai da nessuna parte. Un pizzico di acqua di colonia di qualità non guasta. Chiaramente, per "brillante conversazione" si intende che tu sia te stesso prima di tutto, poi che tu abbia anche un certo spessore. Ciò che dici a una donna fondamentale sarà qualcosa anche di molto intimo, senza maschera. Devi mettere a nudo l'anima. Questo farà venire a lei prima o poi la voglia di mettere a nudo il suo corpo, con te.
Aliantis
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canesenzafissadimora · 3 months
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All’inizio le dissi: – Tu sei la mia scommessa d’amore.
Si prova questo a sentire nuovamente
e finalmente qualcosa dopo tanto tempo.
Se l’abbiamo persa o vinta alla fine
io non lo saprò mai.
Eppure il tempo è un assassino.
A volte ci dispiace persino accorgerci
che è la vita stessa a permetterci di dimenticare, di sopravvivere ai dolori,
a metterci davanti l’estrema consapevolezza che prima o poi tutto passa, che tutto finisce esattamente come noi.
Tutto o quasi, direi.
Perché sa anche regalarci quei pochissimi attimi che non se ne vanno, restano ricordi indelebili.
Sono quelli così diversi dal resto, quelli che, anche se non ti volti indietro a guardarli, tornano a specchiarsi dentro di te, ogni tanto. Insomma quei pochi attimi che non riesci a strappare e buttare, piccole ombre che ti seguono, di cui non ti liberi.
Certi attimi valgono anni d’attesa.
Di lei mi ricorderò sempre un momento di desiderio infinito.
Un momento di quelli che a descriverli con le parole non ci riesci mai fino in fondo.
Eravamo sul mio divano e la mia mano era andata a cercarla nel suo posto più intimo. Da molto sognavo, desideravo quel momento, così tanto da sentire la passione smisurata di un uomo che vuole amare la sua donna senza potersi trattenere nemmeno un minuto di più.
Eppure d’improvviso, seguendo il contorno delle sue labbra, incrociando i suoi occhi, la mia mano si è fermata, rimanendo immobile fra le sue gambe.
Forse in quell’istante era lei ad aver penetrato con i suoi occhi la mia mente.
Mi sembrava quasi di profanare il suo corpo, avvolto da una luce eterea, da una purezza estrema, disarmante.
Lei era la perfezione in miniatura, così fragile, così bella, così indifesa, con le sue piccole mani che avevo cercato di stringere in ogni momento possibile per tutta la sera.
La guardavo: il suo volto era così sereno, abbandonato.
Lei dipendeva dai miei movimenti ed io dalla mia commozione mentale.
Mi sembrava di guardarla come lei non era riuscita a vedersi mai.
Mi sembrava potesse pensarsi ancora più bella di quel che sapeva di essere in quell’istante, attraverso il mio sguardo.
E se lei avesse potuto guardarsi coi miei occhi si sarebbe innamorata del mio desiderio, perché era dentro quel desiderio, fermo così, come d’incanto , che avevo capito di provare ancor più di ciò che credevo.
Ci siamo guardati a lungo e forse si fa l’amore anche così, con gli occhi negli occhi,
i pensieri nei pensieri.
Tutto ciò che ricordo era questo infinito, pazzesco, irrefrenabile desiderio di starle addosso e non per sesso.
Per annusarla, per sprofondare nel suo odore, per fissarmelo come una seconda pelle.
Poi l’enfasi era ripresa, facemmo fatica
ad uscire di casa.
Nel viaggio di ritorno per riaccompagnarla
io le tenevo la mano nella mia, avevamo in sottofondo solo la musica
e quella pace interiore di un silenzio che non spaventa, racconta.
Racconta quel punto in cui le parole si fermano a riposare.
Resterà eternamente quella notte di pace immensa.
Poi la vita spesso divide, sottrae, liquida precocemente eppure chissà, forse questa
è una piccola illusione a cui noi umani non smetteremo mai di credere.
Voglio credere che ovunque saremo e in qualsiasi modo andranno le nostre vite, ogni tanto, in un piccolissimo angolino del cuore, quella sensazione tornerà a scaldarci dal freddo.
Lei sorriderà e io lo avvertirò, perché il suo sorriso toglieva il fiato agli alberi.
In quel piccolissimo angolino del cuore non entrerà mai nessun altro, lo abiteremo solo noi.
Io mi ci rifugerò, quando avrò bisogno di assaporare ancora la pace, l’aria di quella notte, un respiro ultraterreno.
Lei mi ripenserà, quando la vita l’avrà consumata, succhiata, vissuta fino
al midollo.
Ma non avrà mai nessun rimpianto
e nemmeno io.
Perché continueremo ad abitarci ogni tanto
e nel ricordo dei nostri passi sulle foglie
dei viali autunnali, quelle che calpestate
per amore trasformano in suono il rumore,
la ritroverò sempre un po’...
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Massimo Bisotti
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solovedreidue · 10 months
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Garrisce pendulo
Lui, lo voleva.
Voleva provare quelle cose lì che di tanto in tanto si sentiva raccontare da un amico scafato che frequentava quelli alternativi, quelli aperti, quelli che ne sapevano delle cose del mondo diverso.
Cercava quell'odore di perversione morbosetta, quelle cose che fanno le puttane, ma con l'amore. Mica cercava di infilarsi nella Ginetta che si sbracava sempre dopo la curva appena fuori dal paese, che per poche lire ti faceva il pompino della vita.
Lui non voleva quella puttana lì, e non voleva nemmeno il pompino in effetti. Che poi a pensarci bene nemmeno voleva la puttana.
Lui voleva quella roba in cui sguazzava quando si faceva le sue seghe, quelle cosette sporche e sfiziose che gli affollavano la mente, qualcosa che si spingesse giù, fino al pene flaccido, fino a sentire che gli pulsasse nella carne grassa che gli gonfiava quel coso.
Gli piaceva guardarselo allo specchio, quel tozzume spesso, sporco di voglia, irregolare nella sua forma, non bello che tanto non serviva, anche un po' piegato, gli piaceva immaginarselo nei budellini puri di carne delle ragazzette innocenti di paese.
Ma non era solo l'idea dell'infilare, era più un rotolarsi in quei pensieri avidamente sozzi in divenire, in lenta macerazione in una perversione che lo accompagnava sin dalle sue masturbazioni a pancia sotto, da bimbetto infertile.
Voleva essere anche guardato e non sapeva nemmeno di volere essere persino deriso nel suo garrire pendulo.
È probabile che anche quello fosse scritto nel medesimo libro, in quello scaffale ancora chiuso, riservato, intimo.
È probabile che lì giaccia un rapporto Kinsey privato, loro, un diario di vita di paese dove un destino è ancora da scoprire tra la fantasia, come sempre diceva Calvino.
“Le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino”. (Italo Calvino, introduzione a "Fiabe Italiane", 1956)
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lamargi · 4 days
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Si, dovrei fare attenzione quando la mattina esco dal bagno. Quasi sempre seminuda. Di solito in intimo. La casa è piccola. Dal bagno alla camera da letto, dove finisco di vestirmi, Andrea ha così modo di guardare la sua mamma.
È un adolescente. È normale che mi guardi. Che arrossisca. Diventa rosso già quando passo davanti a lui veloce. Non parliamo di quando mi fermo, magari perché ho indosso qualche cosina nuova appena comprata, e gli chiedo se gli piace…. Allora diventa viola, cerca quasi di distogliere gli occhi. È quasi sempre la sua mano corre al pacco, per non farmi vedere cosa gli succede….che effetto gli faccio.
Potrei girare in vestaglia, ben chiusa. Vestirmi in camera mia, con la porta chiusa. Potrei essere una madre seria e riservata. Ma è così tenero e dolce il mio piccino quando diventa rosso davanti la mamma……!
Esci con un uomo, mamma?
Me lo ha chiesto, balbettando. Deve averlo capito dalla mia mise, più sofisticata, più sexy del solito.
È geloso! Il mio tesoro.
Si, è vero, un uomo mi aspetta, una cena, una serata che sarà conclusa con una scopata. Non so nemmeno quanto ne abbia davvero voglia.
Ma qui adesso davanti a me c’è il mio piccino ingelosito. Gli sorrido senza rispondere. Gli chiedo di allacciarmi dietro il reggiseno. Lo sento tremare e trattenere il respiro.
Mi giro di scatto, ora siamo occhi negli occhi. Lo abbraccio, lo stringo. Gli sussurro in un orecchio: “si, è vero, avevo un appuntamento, preferisci che resti con te stasera?” Gli bacio l’orecchio, glielo mordicchio, glielo lecco. Lo sento tremare tra le mie braccia. Spingo la coscia, sento il suo pene. Duro. Accidenti quanto è duro. Quanto glielo ho fatto io diventare duro.
Quale mamma potrebbe lasciare suo figlio solo e sofferente. E quale donna potrebbe lasciarsi scappare una occasione del genere, sedurre un ragazzo ancora vergine.
Abbasso là zip dei pantaloni mentre lo bacio sulle labbra.
“Resto con te, stasera, contento?”
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gregor-samsung · 10 months
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“ Roma, fino al 19 luglio [1943], era una città fuori del mondo. Chi vi arrivasse da qualunque parte, rimaneva sbalordito e irritato. Chi di lontano ne sentiva parlare, soffrendo della guerra, ne provava un sordo rancore. Il bombardamento di Roma è stato accolto in qualche città lontana e già provata, da brindisi di gioia. Chi stava a Roma da venti anni, non finiva di stupirsi di Roma solo a uscire di casa. Gente vestita bene, tranquilla; e le signore non affrettavano il passo neppure quando suonava la sirena d'allarme, mentre altrove si moriva. Roma è entrata nel dolore comune. E quelle stesse persone vestite bene e tranquille in un modo irritante, ora a vederle per la strada preoccupate della loro grazia nel pericolo, sono piú vicine all'umanità. Quello che pareva cinismo diventa dignità, la cura di sé stessi in circostanze tanto drammatiche, un segno di personalità, la vanità strafottenza, la leggerezza superiorità. Cosí alcuni difetti diventano virtú.
Una famiglia del popolo, rimasta senza tetto, veniva avanti per un viale di villa Borghese. Il vecchio portava appesa a una mano la gabbia del merlo casalingo, e sotto l'altro braccio, una coperta. C'era una donna esile con un medaglione ricordo sul petto, e una ragazza che aveva dimenticato di darsi il rossetto sulle labbra. Spiegavano a un passante che non avevano piú casa. Sotto gli alberi c'erano altre persone coi loro fagotti. Sull'erba secca avevano disposto il fiasco del vino e la merenda. Non avevano se non quello che portavano con loro. Cacciati dalle mura domestiche, formavano qualcosa di intimo sotto gli alberi sterili e ombrosi del parco pubblico. Mentre prima avevano parlato della loro casa distrutta come d'un paese natio abbandonato, ora, intorno al loro posto, formavano l'immagine di un provvisorio focolare. Non ho notato un solo sguardo di odio o di invidia verso i due passanti che si fermavano perplessi a guardare, e poi tiravano via impensieriti, e alcuni vestiti bene, e certo con una casa in piedi.
Longanesi ha diffuso una delle sue spiritosaggini a proposito dei bombardamenti delle città italiane: « Ci stanno rovinando gli originali delle fotografie Alinari ». È lo stesso autore di alcuni manifesti di propaganda di guerra. È sempre pronto al disprezzo dei caduti, come tutti quelli che disprezzano se stessi e il proprio paese. Egli trova facilmente il ridicolo in tutto. È la forza dei deboli.
Collezionista di morti. I bollettini ufficiali, mentre durava l'azione di bombardamento su Roma, già lo registravano. La radio ne dava i particolari mentre si sentivano le bombe da San Lorenzo. Trentamila morti. I giornali ci si sono buttati sopra con tanta avidità da rendere teatrale anche questo. Vogliono commuovere l'opinione pubblica, e nello stesso tempo ripararsi dietro le memorie e la Chiesa e i bambini e le donne. La città è mutata. Si vede gente preoccupata; visi lunghi come per un torto e uno scomodo personale.
Uno di quelli che vivono sul bilancio delle sovvenzioni ai giornali di propaganda, mi diceva che la colpa è interamente del popolo italiano. “
Corrado Alvaro, Quasi una vita: giornale di uno scrittore, Bompiani, prefazione di Geno Pampaloni, Bompiani, 1951; pp. 355-356.
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marchese1boudoir · 1 year
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Di me che dire .... leccare e sentire le parti intime di una donna mi eccita, per me il cunnilingus è come un bacio, solo che a differenza del bacio è più intimo e più profondo, è istintivo e animale ; Animale perchè si comunica molto attraverso i sapori e gli odori e questo è molto sensuale.
[ @Marchese Boudoir ]
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luluemarlene · 5 months
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DANIELE
Questa sera Corso Moncalieri è popolato da un centinaio di auto che corrono verso le proprie autorimesse dopo una piacevole giornata soleggiata.
Mi muovo faticosamente in mezzo al traffico, disturbato dall'ennesima occasione persa di arrivare puntuale al luogo dell'appuntamento. Mi accompagna fin dalla partenza una inaspettata erezione.
Non ho mai visto prima
d'ora Marlene, credo che l'erezione arrivi direttamente dal mio inconscio.
Finalmente arrivo nel luogo prestabilito. Sento il mio nome vibrare nell'aria, vedo una donna poco distante.
E' lei, riconosco quella frangetta distinta che avevo già visto nelle sue fotografie. Ci scambiamo i soliti inutili baci di rito. I suoi occhi ed il suo sguardo sono pietrificanti, hanno una profondità difficile da descrivere.
Ci sentivamo da alcune settimane. Marlene non era convinta di volermi incontrare, avevo già tentato di approcciarla mesi addietro, ma non c'era stato verso.
Qualcosa però mi spingeva incessantemente verso di lei, qualcosa di intimo. Questa volta sono riuscito a trovare una piccola breccia fra le maglie della sua armatura.
Seduti ad un tavolino nella terrazza di un bar lasciamo che le nostre menti si intreccino. Sento una piacevole sensazione di accoglienza. Posso lasciar cadere la mia maschera ed abbandonarmi a lei, ai suoi occhi. I nostri visi sono a poca distanza l'uno dall'altro, provo una sensazione di totale abbandono, ha catturato il mio sguardo, non riesco e non voglio uscire da questa bellezza. E' l'infinito.
Marlene si avvicina al mio viso e mi bacia. Ciò che sento in questo momento è simile a quella sensazione che precede un orgasmo.
Ci allontaniamo e in pochi secondi siamo avvinghiati l'un l'altro. - sono senza mutandine.
Non mente. Apriamo la porta posteriore dell'auto, Marlene si stende sul sedile.
Indossa una lunga gonna e stivali di pelle nera. Non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi e quasi non mi accorgo che si sta masturbando. Avvicino la lingua alle labbra della sua fica e mi abbandono a lei, ai suoi umori. - voglio succhiarlo.
Slaccia i miei pantaloni e ingloba il mio cazzo fra le sue labbra. Lo succhia con foga, senza risparmiarne un solo
lembo di pelle.
Sono tremendamente eccitato, il mio cazzo era duro ormai da ore.
- mi hai sborrato direttamente in gola! Non riesco a ribattere immediatamente alla sua affermazione, rimango in silenzio per alcuni
secondi.
- scusami, avrei dovuto avvisarti. - non è necessario, avrei solo voluto un pò di sborra sulla mia pelle.
Nel frattempo ha ripreso a masturbarsi. Ho ancora voglia di lei, cerco il suo corpo.
Alzando lo sguardo mi rendo conto di essere nel bel mezzo di un parcheggio di corso Casale, praticamente in centro.
La mia mente era su di una spiaggia deserta.
Decido che è il momento di richiudere la patta dei miei pantaloni. Ci salutiamo dolcemente.
Marlene è un fiore raro.
Uno di quei fiori che non devono essere raccolti, nascosti nei meandri di una foresta umida, che si schiudono quando la mente si abbandona all'irrazionalità e le maschere svaniscono.
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“Fa
che sia
solo la punta
della tua lingua
a toccarmi…
L E N T A M E N T E.”
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