Tumgik
#il tutto perché sono pigra e rimando tutto
deathshallbenomore · 2 years
Text
con i suoi libri bellissimi e i suoi prezzi allucinanti iperborea ha devastato le mie finanze*
12 notes · View notes
laragazzaematoma · 5 months
Note
ma perché "ti fai davvero schifo"? Non pensi di essere troppo dura con te stessa? Guarda che se fai così poi il tuo corpo si chiude di più. Cerca di perdonati.
Mi faccio schifo perchè è così… in generale sono pigra, rimando sempre tutto e ho sempre paura di fare cose nuove che richiedono costanza, ecc…
Così mi lascio sempre andare, non mi prendo cura di me stessa, finisco x odiarmi e per fino per far star male chi amo… tutto per cosa? Per paura? Sono assurda…
0 notes
Text
25-05-2020
Amare non è mai stato semplice e nessuno ha mai detto che lo sia, io sono confusa, ma lo sono sempre stata, sostanzialmente perché vorrei amare, per davvero, scoprire una nuova persona e farmi scoprire da essa, un piccolo gioco di sguardi e attenzioni che curano l' anima e la persona, amare non è difficile e non è scritto da nessuna parte che esso lo sia, tutti si basano su dicerie senza davvero interrogarsi su questo sentimento, amare nessuno sa cosa vuol dire, si può immaginare, provare per grandi linee ma nessuno sa definirlo, ecco io voglio arrivare a non definirlo perché sono masochista e voglio abbandonarmi in questo sogno soffice e delicato che, purtroppo per me e per il mio carattere non avverrà mai. E desidero arduamente che tu legga queste parole e che, al contempo, ti rendi conto che tutto questo non basta, non basta perché voglio di più e nulla mi basta, ti dico questo perché so che tu mi hai persa perché non sei riuscito ad attirarmi a te così tanto da non lasciarmi più andare. Amare è semplice e difficile, non è colpa del sentimento ma della persona a cui dare il vostro cuore in mano, ingenuamente lo abbandonate e ve lo restituiscono spezzato, non create barriere intorno a voi ed è per questo che soffrite. Perché una cosa è certa l'amore ti fa soffrire più di qualsiasi dolore fisico mai provato.
----------------------------------------------------------------------
tipiche banalità da scrittrice per romanzi adolescenziali, forse dovrei essere più sdolcinata ma nessuno mi impone nulla perciò non rispetto nulla. Mi sento molto libera in questo periodo, cosa strana per una persona con molti complessi come i miei e quindi partiamo con il monologo Joyceiano (?) si dice? Boh chi lo sa?! Comunque solite regole nessuna virgola e flusso di pensieri ho letto Waiting for Godot e voglio capire Lucky chi è fuori piove ma non voglio la pioggia dovrei fare dei compiti ma lo rimando a dopo la stesura di questo breve testo oggi mi sono sentita libera di parlare e libera come come una ragazzina piccola e che bello anche il mio cuore è libero ma vorrei che non lo fosse voglio abbandonarmi a qualcuno ma quel qualcuno non sei tu sei troppo lontano è troppo impossibile non so se ti sei sentito partecipe e nemmeno mi importa voglio fare sesso e lo richiedo così su due piedi perché posso farlo perché non ho la cortezza e l'eleganza di utilizzare altri termini provocanti in egual modo quindi si voglio fare sesso ma con chi? Boh nel dubbio te. Te che non mi leggi e nemmeno mi senti, dimmi un po' come si deve fare? io a risolvere i problemi non sono mai brava sono pigra da morire e non ci riesco.
0 notes
siperitenosonferita · 6 years
Text
che schifo
E’ incredibile come certe cose possano cambiare in così poco tempo. E’ una vita che è così e ancora non ho imparato ad attendermi il cambiamento, a cogliere l’arrivo della tempesta per prepararmi e non far distruggere la casa di paglia che a fatica costruisco ogni volta. Eh già, sono di nuovo senza un tetto. A fine 2017 pensavo di essere una di quelle poche fortunate persone a 22 anni hanno già sistemato tutto nella loro vita. Certo, mancavano alcuni dettagli tecnici sicuramente, ma perlopiù pensavo di essere a posto. Avevo ricominciato a fare progetti dopo tanto tempo in cui avevo pensato solo a come arrivare a fine giornata senza volermi infilzare le viscere con un coltello. 
Non che io abbia mai seriamente pensato al suicidio, qualcuno direbbe che sono troppo forte per uccidermi. Vorrei riuscire a descrivere in maniera quantomeno metaforica il dolore che provo, ma non esistono metafore. E’ solo dolore. Che non smette finché non ti addormenti o finché non ti distrai abbastanza, ma per distrarti hai bisogno di fare cose e vedere persone e il tuo letto in piena notte non è esattamente un posto dove possa accadere alcuna delle due cose. Fa così male che spesso sento fisicamente che la mia mano vorrebbe avere un coltello a lama larga in mano per potermelo piantare nello stomaco e riuscire finalmente a riposare in santa pace. Ma non mi alzo mai dal letto a prendere il coltello. Neanche quando piango così tanto da vomitare, neanche quando sbatto la testa sul muro nel tentativo di distrarmi dal dolore con un altro, neanche quando mi porto via la pelle con le unghie come una tossica in astinenza perché vorrei evadere da questa gabbia di un metro e cinquantasei e da tutto ciò che implica. Purtroppo ero molto giovane quando ho letto Il fu Mattia Pascal per la prima volta quindi so che la fuga da me stessa non è un’opzione. Io sono io. Ogni tanto vorrei scappare da me stessa, rompere con me come si fa con un fidanzato che ti ha stancato. Poi penso che in fondo, mentre non posso cambiare i miei fidanzati come vorrei, potrei benissimo cambiare me stessa ed essere una versione da cui non voglio divorziare. Poi mi ricordo che sono pigra, ma mi rimane la speranza che io un giorno abbia la forza di diventare qualcuno che non mi fa star male giorno e notte. Per questo non mi uccido. Perché non sono senza speranze. Perché so che se volessi potrei davvero far andare meglio le cose. Poi penso che non me lo merito che le cose mi vadano bene, almeno per ora. E quindi rimando. Forse un giorno mi sveglierò e penserò di meritarmela la felicità, ma non oggi. Comunque nell’ attesa non mi uccido, se non altro per la curiosità di vedere come va a finire. 
Sono abituata a vivere così, a vivere male, lo faccio da più tempo di quanto io possa ricordare. Eppure a volte succedono delle cose, ci sono dei periodi in cui tutto sembra sistemarsi. Non piango più, non mi sento più sola, mi sveglio la mattina, dormo la notte, parlo con le persone, sorrido, ho voglia di vivere e fare cento cose. Allora, quando va avanti per un po’, mi dimentico com’era prima. E’ chiaro che poi questi momenti finiscono - in genere è colpa mia in qualche modo - e quindi devo ritornare alla mia normalità. Solo che è difficile. E’ come essere poveri e poi diventare ricchi e poi essere di nuovo poveri. Prima non potevano mancarti cose che neanche tu sapevi di volere. Poi le hai avute e le hai perse. Allora ti mancano e pensi di non riuscire a vivere così. In realtà ci riesci, perlomeno io ci riesco. So di riuscirci. L’ho fatto quando per tutta l’adolescenza mi sono sentita la ragazzina strana che nessuno voleva come amica, l’ho fatto quando ho rotto con il mio primo ragazzo al liceo, l’ho fatto quando non sono entrata a medicina (anche se lì è stato più difficile del previsto) e quando poi ho continuato a odiare una vita che non sentivo di aver scelto, lo sto facendo ora dopo che ho perso il sogno di una vita fortunata in cui sarei stata fidanzata con il mio migliore amico, sarei andata a vivere da sola, sarei andata bene all’università, avrei avuto nuovi amici, mi sarei tenuta quelli vecchi, avrei fatto tante cose, visto tante cose, ascoltato tante cose. Come facevo a crederci non lo so. Però pur avendo perso tutto questo e pur essendomi ritrovata da sola per l’ennesima volta ad affrontare il mio dolore non mi arrendo. Non ho voglia che la vita l’abbia vinta su di me perché ho un certo ego che mi dice che sono più forte io della vita e che se proprio vuole mettermi fuori gioco dovrà venir lei a infilzarmi con un coltello a lama larga. 
Andrà meglio. Un mantra degli ultimi 4 anni. Quando? Chi lo sa. Per il momento fa tutto abbastanza schifo. Mi sento sola e demotivata. Ma soprattutto sola. So di non esserlo, ma in fondo lo sono. Credo sia il destino dei figli unici o di quelli che non vanno d’accordo con i fratelli, ma forse anche di quelli che ci vanno d’accordo. In fondo, siamo tutti soli. In fondo ho i miei genitori che vivono in casa con me, le mie coinquiline quando non sono a casa dai miei. Ma chi è davvero con me quando sono le cinque di mattina e io ho passato le ultime tre ore a piangere nel letto dio sa perché. Chi è davvero con me quando l’ansia mi impedisce di respirare. Ma in fondo è colpa mia. Io non chiedo aiuto, mai, a nessuno. Non condivido il mio dolore. Non ne parlo. Non ho voglia di preoccupare nessuno o di spaventarlo. Prima almeno avevo Andrea, ma ora c’è un oceano a separarci, letteralmente e metaforicamente. Fa più male il metaforicamente. Tutti soffrono e tutti ne parlano. Tranne me. A me piace crearmi dei problemi così grandi che mi seppelliscono e poi lasciarmi schiacciare fintanto che non esalo l’ultimo respiro a quel punto, ormai mezza morta, mi dico che i problemi sono i miei e me li devo risolvere da sola. Alla fine non sono male come cadavere. 
Fortuna che ho imparato a mantenere i segreti. 
0 notes