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nowinsicily · 7 years
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GNews 10 maggio
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Diabolik a Milano
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E' stata prorogata fino al 30 aprile la mostra "Diabolik. Milano 1962: la nascita di un mito", a ingresso libero presso l'Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele II. Un percorso dedicato alla storia delle sorelle Giussani e del loro personaggio, realizzata dalla casa editrice Astorina, in collaborazione con Wow Spazio Fumetto – Museo del fumetto di Milano ed Excalibur, editrice dei romanzi di Diabolik.
Ma Diabolik fa parte anche dell'edizione 2019 di "Milano da leggere", dedicata al fumetto, dove è presente in un’edizione speciale che include La prova decisiva, scelta tra le più recenti uscite inedite mensili, e Appuntamento a Milano, una breve ma deliziosa avventura del 1992 ambientata proprio a Milano.
DI A. E L. GIUSSANI
La storia di Diabolik coincide con quella delle sorelle Angela e Luciana Giussani. Due belle, colte, spiritose e inquiete signore della buona borghesia milanese che ebbero il coraggio di diventare imprenditrici di se stesse in anni in cui una simile operazione era a dir poco anomala, e che non esitarono ad affrontare accuse e critiche, processi e sequestri pur di perseverare nella loro “grande avventura”. Due geniali creative che non inventarono “solo” il personaggio ormai entrato nell’immaginario collettivo degli italiani, ma anche un modo tutto loro di fare fumetto. Di pensarlo, di scriverlo, di gestirlo, di viverlo.
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Il primo numero di Diabolik, dal titolo Il re del terrore, arriva in edicola nel novembre 1962, edito dalla semisconosciuta Casa Editrice Astorina, fondata pochi anni prima da una intraprendente signora di nome Angela Giussani.
Nata a Milano nel 1922 ha un carattere forte, estroverso e ribelle. Negli anni Cinquanta, quando le poche donne che guidano un’automobile sono ancora guardate con curiosità e sospetto, Angela ha addirittura il brevetto di pilota d’aereo. Inoltre va a cavallo, scia e pratica svariati altri sport e lavora sodo. All’inizio come modella per foto di moda e pubblicitarie (indimenticabile nella pubblicità del sapone Lux) e poi anche come giornalista e redattrice. A ventisette anni sposa l’editore Gino Sansoni: un tipo pieno di idee, che ha il coraggio e la sfacciataggine di mandarle in stampa tutte. In quell’epoca la giovane Angela si lascia trascinare volentieri nel turbine di iniziative del marito come autrice, redattrice e persino fotomodella. Al fianco di un personaggio tanto dinamico, sembrerebbe destinata a restare in ombra e invece troverà la forza di rendersi indipendente, dedicherà tutta la sua vita lavorativa solo a Diabolik e dirigerà la Casa Editrice Astorina fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta nel febbraio del 1987. Accanto a lei, un po’ intimidita da quella dirompente personalità, vive la sorella minore. Apparentemente più razionale e concreta, Luciana (nata a Milano nel 1928) all’inizio per lei si prospetta una tranquilla carriera di impiegata. Dopo il diploma alla scuola tedesca trova un buon posto di lavoro presso una nota fabbrica di aspirapolvere, e nell’Italia del dopoguerra un impiego fisso e ben retribuito poteva apparire come l’ambizione di una vita. Per lei, invece, è soltanto una fase di transizione perché non si accontenta di stare solo a guardare le prime avventure editoriali della sorella maggiore: scalpita per affiancarla. D’altra parte anche Angela sente il bisogno di un appoggio, di un alter ego. La redazione di soggetti e sceneggiature per Diabolik appassiona da subito Luciana, che porterà avanti la direzione della testata anche da sola, dopo la morte della sorella. L’ultimo episodio da lei firmato risale a pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta nel marzo del 2001.
Quella di Angela e Luciana è stata una vita di grande successo, ampiamente celebrata da documentari come “Le sorelle diabolike” di Michele Bongiorno o biografie come “Le regine del terrore” di Davide Barzi, che a maggio uscirà in una nuova edizione. Un successo che ha dimostrato – a loro per prime e poi al mondo dell’editoria italiana – che, con la giusta determinazione, anche due donne potevano essere sceneggiatrici e imprenditrici capaci e vincenti. Non male per due autrici che, a inizio carriera, decisero di firmarsi “A. e L. Giussani” per nascondere il fatto di essere donne, preoccupate che i pregiudizi di pubblico (e degli addetti ai lavori) avrebbero potuto danneggiare la riuscita del loro personaggio… Diabolik!
NASCE DIABOLIK
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Come dicevamo, il 1° novembre del 1962 appare nelle edicole il primo numero di Diabolik (titolo evocativo: Il re del terrore, sottotitolo a rincarare la dose: “Il fumetto del brivido”) al prezzo di 150 lire. I testi erano di Angela Giussani, i disegni di Zarcone disegnatore (a dire il vero un po’ rozzo) di cui presto si sono perse per sempre le tracce.
Rileggendo oggi quel primo episodio possiamo dire che l’impostazione del personaggio era già perfettamente delineata: Diabolik era un ladro di un’abilità e un’ingegnosità fuori dal comune, capace di assumere diverse fisionomie grazie a maschere di plastica sottilissima che lui stesso aveva inventato e provvedeva a realizzare. Per avversario ecco subito l’ispettore Ginko, poliziotto integerrimo che, da allora, ha dedicato tutta la sua vita professionale alla caccia del “maledetto criminale”. Il “fumetto Diabolik” era un giallo, ma aveva in sé anche tutte le caratteristiche del “nero”: presto i lettori si resero conto che il loro eroe era un criminale, certo, anche sanguinario, ma stranamente non privo di alcuni principi etici.Un personaggio fuori dalla società, comunque non peggiore di certi elementi che in quella stessa società occupavano posizioni di potere e di prestigio. Una formula di sicuro successo perché, per citare Umberto Eco: “si prova una soddisfazione non del tutto pacifica (ma per questo più eccitante) nel parteggiare per il cattivo.”Il 1962 rappresenta una svolta nel mondo del fumetto non solo per la comparsa dell’eroe nero, ma anche per una grande invenzione: il “formato Diabolik”: piccoli albi tascabili con solo due o tre vignette a pagina, abbastanza grandi per ospitare campi lunghi (necessari al fumetto d’azione) ma utilizzabili anche per dialoghi ricchi e articolati.Le sorelle Giussani avevano voluto creare un formato adatto alla lettura in treno, calibrato per le migliaia di pendolari che ogni giorno vedevano passare sotto le loro finestre. Una geniale intuizione di marketing, non casualmente copiata negli anni successivi da decine di editori di fumetti. 
DIABOLIK
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Titolare della collana, professione ladro. Ruba soprattutto gioielli preziosissimi o enormi cifre di denaro e non esita a uccidere chi intralcia i suoi piani. Nonostante svolga un’attività decisamente illegale, è dotato di sani e radicati principi etici, sia pure molto personali e perciò disprezza mafiosi, narcotrafficanti, strozzini e aguzzini. Sicuramente Diabolik ha un nome e un cognome, che però nessuno, nemmeno lui, conosce. Nell’episodio cult Diabolik, chi sei? (n. 5 del 1968) apprendiamo che, in una notte di tempesta su un’isola lontana da ogni rotta, viene avvistata una scialuppa di salvataggio al largo della costa; a bordo, alcuni naufraghi agonizzanti e un bambino miracolosamente incolume. Il piccolo viene tratto in salvo e allevato dagli abitanti dell’isola, la quale è, in realtà, il rifugio di una banda internazionale di fuorilegge comandati da un vero e proprio genio del crimine di nome King. Il naufrago senza nome cresce, dimostrando un’intelligenza fuori dal comune; apprende le varie lingue parlate dagli uomini di King, e, soprattutto, le varie tecniche da questi adottate nelle rispettive “specializzazioni” criminose. Grazie alle sue nozioni di chimica, il giovane (ormai ha compiuto vent’anni) mette a punto un particolare procedimento che gli permette di creare perfette maschere di plastica, grazie alle quali può assumere le sembianze di chiunque. Quando scopre che King intende eliminarlo per impadronirsi del segreto delle maschere, lo uccide, si sostituisce a lui, ordina ai “propri” uomini di caricare tutte le ricchezze dell’isola su un motoscafo e raggiunge la terraferma. Solo in seguito, dall’episodio Gli anni perduti nel sangue (“il grande Diabolik” n. 1/2006), veniamo a sapere che dopo la fuga dall’isola trascorre un periodo di tempo “in Oriente” a perfezionare le sue tecniche di combattimento.Successivamente si trasferisce a Clerville dove presto il suo nome di battaglia – Diabolik, lo stesso di una pantera nera che King conservava, impagliata, nel suo studio – diventa sinonimo di terrore, di morte e di crimini tanto “impossibili” quanto geniali. Anche se lo Stato di Clerville ha, di fatto, abolito la pena di morte, per il Re del Terrore questa moratoria non vale: in caso di cattura verrà immediatamente ghigliottinato.
EVA KANT
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Angela e Luciana Giussani saranno sempre ricordate soprattutto per aver ideato Diabolik, il criminale più noto e celebrato del fumetto italiano, nel 1962 ma il loro secondo colpo di genio, per certi versi ancora più originale e ricco di potenziali sviluppi del primo, data marzo 1963 e si chiama “Eva Kant”. L’incontro fatale fra i due avviene sulle pagine del terzo numero della serie, L’arresto di Diabolik. Lui è il Re del Terrore, lei un’affascinante vedova sospettata di avere ucciso il ricco marito. Il loro amore comincia qui e durerà per sempre. Eva Kant è una donna come solo due donne potevano inventare, diversa da tutte le eroine che l’avevano preceduta e da tutte quelle che tenteranno, invano, di imitarne il fascino. Nessun altro personaggio ha rappresentato così puntualmente i sogni degli italiani e le aspirazioni delle italiane. Bionda, bellissima, occhi verdi, Lady Kant è vedova di tale Lord Anthony Kant, ambasciatore del Sudafrica morto in circostanze misteriose (e sospette): è stato infatti sbranato da una pantera, ufficialmente nel corso di una battuta di caccia. Si dice però che, in realtà, a spingerlo nelle fauci della belva sia stata la moglie e lei, al suo primo incontro con Diabolik, dichiara, quasi vantandosene, di essere una donna pericolosa, con trascorsi di avventuriera e spia industriale. Dimostra immediatamente una freddezza e una determinazione pari a quella di Diabolik, salvandolo in extremis dalla ghigliottina. Nel tempo ammorbidirà la propria immagine con una sensualità raffinata e misteriosa, antitetica a ogni volgarità, costruendo un rapporto di coppia solidissimo e basato sulla condivisione dello stesso stile di vita. Per qualche anno, Eva accetta un ruolo di spalla, subordinata alle decisioni di Diabolik ma poi comincerà un percorso di crescita che la porterà a essere sempre più autonoma, indipendente, libera e lui le lascia sempre più spazio. Capisce quanto abbia bisogno di lei, e quanto rispetto le debba. Oggi Eva Kant riesce a brillare di luce propria, anche a fianco di Diabolik e, ogni tanto, perfino da sola. Sempre più spesso Eva è stata il personaggio principale di significativi episodi della serie regolare (uno per tutti: L’ombra della morte n. 4 del 1994, in cui Diabolik è fuori causa per 100 pagine su 120) ed è diventata il testimonial privilegiato di manuali di divulgazione (Senza paura, ed. BD) di campagne pubblicitarie (Renault Twingo), videoclip musicali (Tiromancino) e mille altre iniziative. La consacrazione definitiva del suo successo è stata la conquista di una “vera” testata: nel 2003 è apparso in edicola, e con grande successo, l’albo speciale Eva Kant. Quando Diabolik non c’era (dal 12 marzo scorso ristampato in un volume di pregio per le librerie edito da Astorina/Mondadori Oscar Ink). Ci sono voluti decenni, ma alla fine Eva l’ha spuntata. Perché è ambiziosa, testarda, pragmatica, determinata. Come Diabolik.
ISPETTORE GINKO
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Ginko nasce contemporaneamente a Diabolik, sulle pagine del leggendario primo episodio. All’inizio la partita è soltanto fra loro due: il poliziotto e il criminale. L’ispettore si presenta subito come immagine speculare del suo avversario, il rovescio della medaglia. Destinato a essere sconfitto, certo, ma mai “perdente”. Forse proprio per questo è sempre stato un personaggio molto amato dalle sorelle Giussani e, inevitabilmente, dai lettori. Dotato di intelligenza e intuito pari a quelli del Re del Terrore, Ginko non riesce a vincere solo perché ha un nemico che gioca sporco, “bara”. Diabolik infatti utilizza tecnologie e, soprattutto, maschere di cui la polizia non può disporre e, a differenza di Ginko, non ha leggi e regolamenti che lo limitino. In un albo speciale a lui dedicato, Ginko. Prima di Diabolik (“il grande Diabolik” n. 1/2005) vengono narrate la sua infanzia e gli inizi della sua carriera, ma soprattutto recuperate informazioni su episodi del passato che hanno pesantemente condizionato il carattere presente: dai drammi familiari (all’origine della sua adamantina onestà) alle infelici esperienze professionali (che ne hanno determinato la propensione ad agire in solitario); alla sua passione giovanile per i motori (che spiega l’immarcescibile amore per la sua Citroën DS). Ginko è un uomo e, soprattutto, un poliziotto moralmente integerrimo ma disposto ad aggirare la legge solo nell’interesse di una giustizia superiore, arrivando persino ad allearsi con il suo acerrimo nemico. Ma saranno sempre alleanze dovute a forza maggiore, provvisorie e destinate a svanire al mutare delle circostanze. La forza di volontà di Ginko è davvero inesauribile. Chiunque altro, dopo essere stato battuto centinaia di volte dallo stesso avversario, avrebbe rinunciato alla lotta ma non lui. Anche perché qualche rara vittoria va conteggiata, nel curriculum dell’ispettore. Vittoria parziale, momentanea, destinata a durare solo fino all’episodio successivo. Ma pur sempre una vittoria, che fa provare ai lettori il brivido dell’imprevisto.
ALTEA DI VALLENBERG
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Se le sorelle Giussani affiancarono prestissimo la “donna giusta” al loro personaggio, esitarono per ben ventidue episodi prima di decidersi a dare una compagna a Ginko. Il loro incontro viene raccontato ne Il grande ricatto nell’ottobre del 1964. Effettivamente non se ne sentiva molto la mancanza, almeno dal punto di vista delle esigenze narrative, ma così come Diabolik aveva le sue fan felici di immaginarsi nel ruolo di Eva, anche il suo avversario era (imprevedibilmente) entrato nel cuore di molte lettrici che esigevano, a loro volta, una figura femminile nella quale identificarsi. Sempre sensibili alle richieste del loro pubblico, Angela e Luciana decisero di soddisfare questa domanda e di introdurre nella serie un nuovo personaggio: Altea duchessa di Vallenberg… sia pur controvoglia, secondo le leggende di redazione, perché preoccupate che l’affollamento di personaggi fissi potesse “rubare la scena” al Re del Terrore. Per questo, forse, negli anni successivi Altea ha spesso brillato per la sua assenza ma quando è entrata in azione l’ha sempre fatto con grande carisma. Sin dalla sua prima apparizione, la futura eterna fidanzata di Ginko si presenta come donna completamente diversa dalle altre che prima d’allora (con l’ovvia eccezione di Eva Kant) avevano incontrato il Re del Terrore. Infatti l’indomita duchessa non lo teme, lo affronta a viso aperto e, pur  di salvare l’onore del Beglait, il suo Paese d’origine, non esita a scavalcare la diplomazia e a complottare con l’ispettore Ginko per sventarne i loschi piani.Lo strano duo, formato da un poliziotto squattrinato e da una nobile gentildonna, darà filo da torcere al grande ladro, anche se non riuscirà a fermarlo. Tuttavia la collaborazione servirà loro a scoprirsi come coppia, unita da affinità elettive e improvviso amore.Amore difficile, ovviamente, avversato dalle disparità sociali: “Domani finirà il sogno di un povero poliziotto che si è innamorato della meravigliosa duchessa di Vallenberg”, dichiara Ginko alla conclusione del loro primo incontro. Ma il legame tra il poliziotto e la duchessa resterà saldo, in grado di superare i limiti imposti dai ruoli, e quando andrà in crisi (e con Un killer per Ginko, “il grande Diabolik” n. 2/2007, si tratterà di vera rottura, ricomposta solo tre anni dopo in Appuntamento al buio) la responsabilità, benché indiretta, sarà del Re del Terrore. Come detto, Altea si presenta come una nobildonna dal carattere forte, ma proprio le sue origini altolocate lasciano all’inizio la sensazione di uno snobismo di fondo, almeno sino a quando si scoprirà che è “duchessa di Vallenberg” soltanto perché vedova del duca omonimo e comunque – gradualmente, episodio dopo episodio nel corso degli anni – si dimostrerà impavida crocerossina, cospiratrice, avversaria di terroristi e persino collaboratrice dei servizi segreti del suo Paese. E non è tutto: non solo ha trovato il coraggio di commettere crimini quando lo ha ritenuto assolutamente necessario, ma addirittura di allearsi in più di un’occasione con Eva Kant e, almeno in un caso (Scomparsi n. 2 del 2014) addirittura con lo stesso Diabolik, agendo spalla a spalla con lui (ma c’erano in ballo le vite di Eva e di Ginko). Il tutto senza mai perdere un briciolo della propria eleganza. Il coprotagonista de La prova decisiva, la storia a fumetti che apre questo volume è il parente più prossimo della bella duchessa. Si tratta di Federico Von Waller fratello del defunto padre di lei (il nome da ragazza di Altea è infatti Altea Von Waller). Generale in pensione, grande stratega militare (soprannominato per questo “Volpone”) ed eroe della guerra civile del Beglait. “Volpone” però non è un semplice pensionato, frequenta le alte sfere del governo del suo Paese ed è un’eminenza grigia dei servizi segreti, tutt’ora in attività.
CLERVILLE E DINTORNI
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La maggior parte delle avventure di Diabolik ha per teatro uno Stato e una città simili, ma non esattamente uguali, ai nostri. Si chiamano entrambi Clerville (lo Stato è omonimo della sua capitale) e là è normale incontrare per strada una nera Jaguar E-Type del ’62 senza immediatamente pensare al Re del Terrore; nelle strade ci sono più gioiellerie che supermercati, più musei che alberghi, più banche che ristoranti e, per quanto si sia potuto vedere, molte carceri e molti tribunali… ma una sola chiesa. Quando Angela Giussani si trovò a dover scegliere l’ambientazione per le avventure del suo personaggio, escluse immediatamente le città nordamericane e preferì un contesto europeo, più coerente alla sua cultura e alla letteratura di riferimento dei suoi soggetti: il feuilleton francese d’inizio secolo scorso. Nei primissimi episodi di Diabolik, il Re del Terrore agisce dichiaratamente in Francia, a Marsiglia per la precisione, ma Luciana, appena affiancò la sorella nella stesura delle sceneggiature, si rese conto delle difficoltà di gestire liberamente le storie in un ambiente realmente esistente. Diventava impossibile conciliare la realtà geografica con l’esigenza narrativa di avere, per esempio, alte montagne a poca distanza dalla città. Così decisero di optare per una città, e un Paese, “ai confini della realtà”, ovvero non reali ma assolutamente realistici perché le due Autrici tenevano comunque a inserire nelle storie messaggi legati alla vita quotidiana dei loro lettori, per far sentire Diabolik come “persona” prima che come “personaggio”. Negli anni, oltre a Clerville, le sorelle hanno creato un’intera geografia fatta di “isole dei mari del Sud” (molto simili ai nostri Caraibi), di Paesi “oltreoceano” (che ricordano, molto da vicino, analoghi Stati del Nord e, soprattutto, del Sud America), di luoghi situati in “Oriente” o in “Estremo Oriente” (di volta in volta somiglianti all’India, all’Arabia, a Hong Kong alla Tailandia e a molti altri) e di Stati simil-europei confinanti con Clerville, può quindi capitare che alcune avventure del Re del Terrore si svolgano nel Rennert (oltre i confini a Nord) o nel Wilburg (a Sud), nel Ferland (a Est, Stato importante perché non ha un trattato di estradizione con Clerville) o col Beglait (sempre a Nord) nazione dalla storia travagliata che, come detto, ha dato i natali ad Altea e in cui Diabolik ha vissuto parecchie avventure. Nel 2005 un gruppo di fan della Diabolika Mailing List ha realizzato la Guida turistica di Clerville, pubblicata da Astorina: un volume che raccoglie e organizza tutte le informazioni geografiche (vie, città, monti, fiumi, laghi, porti, ferrovie...) sparpagliate nei primi settecento e passa albi della serie. Non senza difficoltà, data la mole del materiale da esaminare e, soprattutto, a causa del fatto che le Giussani non hanno mai scritto le loro storie avendo in mente una piantina prestabilita di Clerville, riservandosi la libertà di inventare, numero dopo numero, un territorio che si adattasse alle varie esigenze narrative. Gli autori della guida sono comunque riusciti a delineare “a ritroso” i confini e la conformazione dei luoghi in cui agisce Diabolik (arrivando a disegnare le mappe dettagliate della capitale e dello Stato), risolvendo le apparenti contraddizioni nate dal confronto tra i vari albi.
STRUMENTI DI LAVORO
Diabolik ed Eva non usano mai armi da fuoco, troppo rumorose e troppo poco eleganti. Preferendogli pugnali (lui) o altrettanto letali aghetti al cianuro (lei) e ci sono molti altri “marchi di fabbrica” della più famosa coppia del fumetto italiano. Vediamoli assieme.
La calzamaglia. È nera, con una sola apertura per gli occhi, aderisce perfettamente al corpo e al viso di Diabolik. La calzamaglia è una prerogativa del nostro protagonista, che la indossa quando fa i colpi, in genere di notte, per mimetizzarsi nelle tenebre. L’abbigliamento “da lavoro” di Eva, invece, consiste in un semplice paio di pantaloni neri, ballerine ai piedi e un dolce vita dello stesso colore.
La Jaguar. Diabolik possiede una, anzi, molte Jaguar E-Type anni ’60, rigorosamente nere. Elabora personalmente la propria auto e provvede a dotarla dei più ingegnosi trucchi, indispensabili al momento della fuga. Capita che qualche lettore scriva alla diabolika redazione chiedendo – e chiedendosi – come sia possibile che un’auto datata 1961 possa competere e vincere contro modelli più recenti. La risposta è rituale: è ovvio che un genio della meccanica come Diabolik, capace di installare sulla sua macchina ogni sorta di marchingegno, ha modificato motore, sospensioni e quant’altro così da poter battere anche le vetture più moderne. Come poi abbia potuto inserire le sue elaborazioni in una carrozzeria sempre uguale a se stessa è un altro discorso.
Le maschere. Di plastica sottilissima, vengono indossate come un cappuccio e riproducono impeccabilmente le sembianze di chiunque, permettendo a Diabolik (o Eva, o chicchessia) di sostituirsi all’originale. In tempi recenti siamo venuti a conoscenza dei problemi tecnici che, all’inizio della sua attività, il Re del Terrore ha incontrato prima di riuscire a realizzare delle maschere “perfette”, e solo nell’estate del 2007, con il doppio episodio L’isola maledetta e Fuga dall’isola, abbiamo appreso che la plastica deve contenere un componente insostituibile che Diabolik per anni ha fatto arrivare dalla lontana isola di Bo Tang. Va detto che recentemente è riuscito a sintetizzare quella sostanza, liberandosi da un vincolo scomodo. In ogni caso, poco si sa del “come” queste maschere vengano plasmate, se non che, se necessario, l’apparecchiatura per tale realizzazione può essere anche “portatile”. Periodicamente qualcuno cerca di far rivelare a Diabolik il segreto delle sue maschere, a volte arrivando anche a minacciare Eva per costringere il Nostro a parlare… inutile dire che, per il momento, hanno fatto tutti una brutta fine.
Il pugnale. È una caratteristica di Diabolik, che non fa mai uso di armi da fuoco. Con lame diverse a seconda delle situazioni (e dei disegnatori: Enzo Facciolo ha sempre preferito quelle asimmetriche, a differenza di Sergio Zaniboni) e impugnature capaci di ospitare una torcia elettrica, bombolette di gas narcotico, azoto liquido o piccole cariche esplosive, i pugnali di Diabolik sono sempre e comunque perfettamente bilanciati per un lancio impeccabile.
Le mani. Micidiali quanto il pugnale, le mani di Diabolik sono in grado di uccidere senza nemmeno dare all’avversario il tempo di emettere un grido.
I rifugi. Diabolik non ha una residenza fissa ma una serie di “rifugi” sparsi per il mondo e costruiti, acquistati o affittati per l’occasione, ma sempre e comunque dotati di insormontabili sistemi d’allarme, varie vie di fuga e, cosa fondamentale, attrezzatissimi laboratori. Nei primi episodi Diabolik ha spesso avuto “rifugi” che sarebbe limitativo definire spartani. Grotte o sotterranei arredati approssimativamente con materiale da campeggio (brandine, sedie e tavolini pieghevoli) in cui (a parte sofisticati strumenti indispensabili alla sua attività criminale) la tecnologia presente si limitava a una radio o a un televisore portatile. Se questo atteggiamento minimalista poteva essere coerente a una vita solitaria, non poteva che risultare difficilmente accettabile per una signora come lady Kant che infatti in diverse occasioni ebbe a lamentarsene. Non sappiamo se siano state quelle lamentele a modificare i gusti di Diabolik oppure quelle dei lettori che scrivevano alle sorelle Giussani chiedendo perché mai Diabolik “con tutti i soldi che aveva rubato” continuasse a vivere in tuguri da miserabile… fatto sta che, oggi, certi rifugi del Re del Terrore sembrano ville hollywoodiane.
I gas. Asfissianti o narcotici, celati nei posti più incredibili, i gas per- mettono a Diabolik di stordire un “bersaglio” da rapire o mettere fuori combattimento più avversari contemporaneamente, evitando spargimenti di sangue. I nostri protagonisti, grazie a efficienti “filtri nasali”, non ne subiscono l’effetto. I gas possono essere contenuti in flaconi e bombolette oppure, più spesso, in fragili sferette che, rompendosi, saturano veloce- mente un intero ambiente.
Il pentothal e la scopolamina. Il primo viene usato come “siero della verità” e permette a Diabolik di estorcere informazioni utili per mettere a segno colpi favolosi (sempre che il soggetto non sia allergico o malato di cuore, perché in quel caso morirebbe prima di parlare). La seconda si rende necessaria quando il nostro protagonista vuole “condizionare” qualcuno perché compia una certa azione contro la sua volontà… un po’ come se la vittima agisse in stato di ipnosi e in effetti, prima di passare alla scopolamina, Diabolik aveva fatto uso di tecniche ipnotiche. Un “trattamento anti-pentothal” è stato col tempo messo a punto dai medici di Clerville e, ormai, capita spesso che i cittadini più facoltosi vi   si sottopongano per non rivelare informazioni vitali per la sicurezza dei loro averi.
Il radio orologio. Apparentemente è un comune orologio che nasconde una potentissima ricetrasmittente. Serve a Diabolik ed Eva per parlare tra loro. Anche in epoca di telefonini cellulari la diabolika coppia ha preferito mantenere il vecchio sistema di comunicazione, giudicato più sicuro in quanto non intercettabile.
I marchingegni. Molti episodi di Diabolik contengono una o più “fughe”… dalla polizia, dalla prigione, da criminali beffati. E almeno un “colpo”. Elemento fondamentale di quasi ogni fuga o colpo è l’impiego di geniali marchingegni meccanici o elettronici, trasportati sulla Jaguar o costruiti in loco, talvolta inverosimili ma sempre “credibili”. In condizioni d’emergenza, Diabolik riesce comunque a improvvisare uno dei suoi “trucchi” anche servendosi di materiale reperito all’ultimo momento.
Il lancia aghi. Ha l’aspetto di una microcerbottana con un pulsante, premendo il quale parte un ago intriso di narcotico, ma a volte anche di veleno mortale, che neutralizza l’avversario. Normalmente, però, la vittima deve essere colpita in parti scoperte, quali il viso, il collo o le mani. È l’arma preferita di Eva Kant.
Il laser. Diabolik ha realizzato un laser molto potente ma di dimensioni estremamente ridotte, di cui si serve spesso per fondere rapidamente i metalli più resistenti, tipo, per intenderci, quelli degli sportelli delle casseforti che vuole svuotare.
Gli acidi. Di diversi tipi ma tutti ad azione rapida e potentissima, sono in grado di sgretolare metalli o cemento armato. Il nostro ne fa spesso uso per aprire casseforti o crearsi varchi in pareti o pavimenti.
56 ANNI DOPO…
In molti sanno che Diabolik nasce nel 1962 segnando l’inizio di una nuova stagione del fumetto italiano, una stagione in cui i “giornalini a fumetti” sono più considerati solo un prodotto per bambini o, al massimo, per adolescenti. Forse sono un po’ meno quelli che sanno che, dopo oltre mezzo secolo, Diabolik è ancora in piena attività. Ogni mese il criminale dai mille volti esce con due ristampe cronologiche (la prima, la ristampa “R”, che sta riproponendo le storie pubblicate una quindicina di anni fa  e la seconda, la “Swiisss”, che al momento ripubblica i Diabolik usciti a metà anni ’70). Ma, soprattutto, Diabolik è in edicola con una storia inedita di 120 pagine in formato pocket. 
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GRANDI DIABOLIK, GRANDI STORIE
Due volte all’anno alle uscite dell’inedito mensile si affianca la pubblicazione di un albo speciale, in grande formato, dedicato a storie di maggior respiro. La collana de “il grande Diabolik” è nata nel 1997. Un esperimento voluto da Patricia Martinelli, all’epoca Direttore Responsabile, e sostenuto da Luciana Giussani, sempre affascinata dalle novità legate al suo personaggio. Un esperimento tuttora vincente, nel tempo arricchito da un numero primaverile (dal 2003) e da una ristampa a colori di formato ancora più grande (dall’autunno 2010). Ma sperimentale è stato anche ospitare, nella collana, i soggetti di Sandrone Dazieri, l’inchiostrazione elettronica di Paolo Zaniboni sulle matite del padre Sergio, i disegni innovativi di Emanuele Barison o Giuseppe Palumbo. Perché innovare, evolvere, appunto “sperimentare” è, sin dai tempi delle sorelle Giussani, nella filosofia della casa editrice Astorina… come di Diabolik.
Oggi, dopo 22 anni, Astorina cambia la formula per “il grande Diabolik” e il risultato di questo restyling è uscito in edicola lo scorso 15 aprile e, oltre a redazionali inediti, propone una storia di 128 pagine e due storie brevi di 16 tavole l’una. Il file rouge di questo numero de “il grande Diabolik” è la presenza femminile: la storia principale vede come co-protagonista Gianna, uno dei personaggi “forti” che, negli anni, hanno caratterizzato la serie (Gianna è apparsa una sola volta, nel 1974 in Professione ladra ma da allora sono molti i lettori che hanno continuato a chiederne il ritorno). La sceneggiatura è co-firmata da Rosalia Finocchiaro, scrittrice per Diabolik dal 2014 (prima faceva l’orafa, possiamo dire che  è passata “al nemico”). La storia breve Il Re dei Ladri (un racconto insolitamente ironico e brillante per il Re del Terrore) oltre a essere disegnata da una ospite d’eccezione, Silvia Ziche, una delle più prestigiose autrici disneyane, è basata su un soggetto di Licia Ferraresi (da anni responsabile della supervisione dei soggetti e delle sceneggiature di Diabolik).
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Infine l’altra storia breve, La scelta, ha Eva Kant come protagonista assoluta e vede ai disegni il debutto diaboliko di due disegnatrici: Giulia Francesca Massaglia e Stefania Caretta che, ad agosto, firmeranno i disegni anche di un albo della serie mensile. In 56 anni di pubblicazioni, solo il numero 2 di Diabolik (febbraio 1963) recava la firma di una donna; Giulia & Stefania saranno le prime disegnatrici di un albo regolare, da allora.
LE NOVITÀ DEL MENSILE
L'ammiraglia resta comunque l’uscita inedita mensile, che ha ormai superato l’episodio 860. Questi i prossimi albi in edicola.
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– Dal primo maggio verrà pubblicato Scomoda testimone. Cosa può fare Eva Kant trovandosi a essere testimone di un delitto? Niente, se non vuole rovinare i piani di Diabolik e allora eccola nello scomodo, pericoloso ruolo di collaboratrice della polizia. Soggetto e sceneggiatura: Enrico Lotti e Alessandro Mainardi; matite: Antonio Muscatiello; chine: Giorgio Montorio e Luigi Merati.
– Il primo giugno sarà in uscita Il prezzo degli ostaggi. Un bottino favoloso giace nel caveau della Banca Centrale di Clerville. Diabolik sta perfezionando gli ultimi dettagli di un colpo multi- milionario ma un gruppo di sanguinari rapinatori sta per scombinare tutti i suoi piani. Soggetto: Mario Gomboli e Andrea Pasini; sceneggiatura: Andrea Pasini e Rosalia Finocchiaro; disegni: Enzo Facciolo.
– Il primo luglio invece sarà la volta di Con la stessa moneta. Alcune preziosissime monete antiche sono scomparse nel nulla. Diabolik ed Eva vogliono scoprire chi le ha rubate per mettere le mani su quel bottino; ma c’è qualcun altro, spinto dalla vendetta, che vuole scoprire il colpevole e le loro strade sono destinate, fatalmente, a incrociarsi. Soggetto: Enrico Lotti, Alessandro Mainardi e Andrea Pasini; sceneggiatura: Enrico Lotti e Alessandro Mainardi; matite: Pierluigi Cerveglieri; chine: Giorgio Montorio e Luigi Merati.
DIABOLIK MAGNUM
È prevista per il 15 giugno una nuova pubblicazione dedicata al Re del Terrore: “Diabolik Magnum”. Un volume da edicola di oltre 600 pagine che ristamperà le storie di cinque albi della serie regolare, usciti tra il gennaio del 2002 e il marzo di quest’anno. Cinque storie che vanno a formare un arco narrativo incentrato su una parure di gioielli, col tempo andata dispersa, che il Re del Terrore ha cercato di ricomporre (ovviamente rubandone pezzo dopo pezzo).
“IL GRANDE DIABOLIK” RITORNA A LUGLIO
Ogni anno, uno dei due albi speciali è dedicato al passato di Diabolik. Tradizionalmente pubblicato in primavera da quest’anno passa all’uscita estiva, in edicola dal primo luglio. La squadra di autori è quella che se ne occupa da sempre: Mario Gomboli e Tito Faraci ai testi (quest’anno partiti da un’idea di Thomas Pistoia) e Giuseppe Palumbo ai disegni, in questo caso con prologo ed epilogo opera di Matteo Buffagni. Si tratterà di una drammatica avventura, ambientata a Clerville (prima dell’inizio della serie regolare) che, più ancora di Diabolik, vedrà nell’ispettore Ginko il protagonista dell’azione.
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DIABOLIK: IL FILM
Diabolik è stato portato sul grande schermo una sola volta, nel 1967, in un mitico film di Mario Bava (apprezzato, tra gli altri, da Quentin Tarantino). Il Re del Terrore sarà presto nuovamente al cinema, e saranno i Manetti bros. a dare vita al ladro dai mille volti con un lungometraggio prodotto da Mompracem con Rai Cinema, in associazione con l’Astorina. Il soggetto è stato scritto dai fratelli Manetti, dallo sceneggiatore Michelangelo La Neve e da Mario Gomboli, direttore dell’Astorina nonché storico curatore dei soggetti del fumetto. La sceneggiatura è ormai a buon punto, il casting dovrebbe chiudersi per l’estate e, a seguire, verranno effettuate le riprese. Uscita annunciata: 2020.
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letteratitudine · 3 years
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Premio Musco 2021. Premiati: l'attore Gino Astorina e lo scrittore Massimo Maugeri
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retegenova · 5 years
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Tuttapposto
Cinema: Tuttapposto
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Nasce un’app per valutare i prof. E tutto all’Università cambia
Regia di Gianni Costantino.
Con Roberto Lipari, Luca Zingaretti, Monica Guerritore, Viktoriya Pisotska, Carlo Calderone, Simona Di Bella, Francesco Russo, Maurizio Marchetti, Antonino Bruschetta, Maurizio Bologna, Paolo Sassanelli, Gino Astorina, Silvana Fallisi. Genere Commedia
– Italia,
2019.…
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mascaluciadoc · 5 years
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Gargarismi mascalucioti 1/5
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1) Convention di presentazione del programma elettorale di Vincenzo Magra, al Cine Teatro Moderno. Presentava Gino Astorina. Tutte esaurite le prime TRE file. Ecco i report dei giornali: La Sicilia : “Oceanica folla al Cine-Moderno” L’Indiscreto : “La fila per il Cine Moderno iniziava dal lido Nettuno della Playa” Mascalucia Doc : “Eravamo iu, tu e u baddu”
2) Maria Scardaci, prolochessa della…
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Le sorelle Giussani
«Olindo Romano, il responsabile della strage di Erba, come si è letto sui giornali era un fan accanito di Diabolik»
Nate da una famiglia benestante, cresciute fin dagli anni '20 nella casa paterna della centrale piazza Buonarrotti, proprio di fronte alla Casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi, le sorelle Giussani si distinsero subito dalle loro coetanee per una modernità a dir poco inconsueta. Soprattutto la maggiore, Angela: nata nel 1922, nel dopoguerra era tra le pochissime donne ad avere la patente e a guidare un automobile. Ma non solo: Angela, subito attratta dal "male" in una società dove le donne non si erano ancora del tutto emancipate, iniziò la carriera di modella finendo sulle copertine dei maggiori rotocalchi di moda dell' epoca e dando scandalo proprio per questo suo apparire, allora giudicato disinvolto. Al tempo bastava poco ma Angela Giussani continuò sulla strada dell' anticonformismo: fu la prima donna a lavorare in un' agenzia pubblicitaria, fondata nel 1945 insieme al futuro marito Gino Sansoni, e la prima ad aprire una casa editrice. Era il 1960 e Angela Giussani diede vita alle edizioni Astorina: nei primi tempi pubblicava giochi in busta, di moda in quegli anni, e il fumetto Big Ben Bolt. Ma è il 1° novembre 1962, giorno di uscita del numero 1 di Diabolik, che si compie la vera e propria svolta. Angela Giussani, che poi verrà affiancata dalla sorella Luciana, con la prima uscita di Diabolik inventa il fumetto tascabile. L' idea le viene guardando fuori dalla finestra della casa editrice, allora in piazza Cadorna: comprende che sul mercato italiano non esiste una pubblicazione a fumetti che abbia un formato adatto ad un pendolare e che soprattutto abbia un tempo di lettura adatto a chi compie un breve viaggio in treno. Così, grazie ai treni delle Ferrovie Nord, nasce Diabolik. L'altra intuizione è proporre un personaggio che sia un eroe negativo vincente: in Italia non ce ne sono e Diabolik, con il suo cinismo di ladro senza scrupoli, diventa subito un caso non solo editoriale.
«Diabolik è un criminale, non un giustiziere» A. Giussani
Nei primi anni di pubblicazione Diabolik è perseguitato non solo sulla carta, inseguito come sempre dal suo acerrimo nemico l'Ispettore Ginko, ma anche nelle aule di Tribunale: le sorelle Giussani, infatti, vengono più volte citate per «incitamento alla corruzione». Sono sempre assolte dai giudici, ma non dalla società che spesso sbatte il mostro Diabolik in prima pagina. Come nel 1966 quando un settimanale di costume dedica la copertina al "Processo ai fumetti dell' orrore". A vedere in Diabolik un vero e proprio nemico, in grado di influenzare in negativo soprattutto i più giovani, sono scrittori e artisti come Dino Buzzati, Gianni Rodari, Mina e Alberto Sordi che condannano senza appello "il re del terrore". Nel frattempo Diabolik, che ha il viso e gli occhi dell'attore Robert Taylor, e la sua compagna Eva Kant, che ha le fattezze di Grace Kelly, diventano il fumetto più venduto in Italia. [G.P. Serino]
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fancityacireale · 7 years
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"Quelli del 7°": al via la XIII stagione teatrale della Compagnia acese
Acireale – Tutto pronto per la XIII stagione teatrale della compagnia “Quelli del 7°”  con “Non tutta la Cavalleria è sempre Rusticana”, una divertentissima parodia dell’arcinota tragedia Verghiana. “Ciliegina sulla torta”: la comicità pura di Gino Astorina, Plinio Milazzo e Francesca Agate in “Lei, lui e l’altro”, un condensato di umorismo di buona fattura, costellato da battute e situazioni esilaranti. Seguirà “Siamo tutti precari”, cioè l’umorismo travolgente e ironico della collaudata Compagnia di Caltanissetta “IlTriangoloNoTrio”, applicato all’odierna realtà lavorativa giovanile. Poi sarà la volta di “Grasso è bello”, a cura de “I Distrattori”; una commedia musicale che arricchisce il cartellone, tratta dal famoso musical “Hairspray” interpretato sul grande schermo da John Travolta E, dulcis in fundo, sempre la Compagnia chiuderà la Stagione con “Filumena Marturano”,  classico per eccellenza di Eduardo De Filippo. Un Programma, insomma, in perfetta linea con gli obiettivi della compagnia:  presentare un repertorio di testi e di Compagnie teatrali interessanti, capaci di esprimere qualcosa di nuovo, ed evitare spettacoli scontati, omologati, uniformi.
Il nostro gruppo è nato oltre trent’anni fa – dice Domenico Platania della compagnia “Quelli del 7°” – quando una buona parte degli attori che oggi lo compone non era ancora nata o camminava a gattoni. Del nucleo originario siamo rimasti in tre (e, richiamando la nota canzone, non si capisce bene se i tre rimasti siano i briganti o i somari). Dall’ora,  salvo la sosta di qualche anno, non abbiamo mai smesso di fare teatro. Dapprima nel mitico Auditorium, poi nei vari saloni parrocchiali e nei teatri della provincia. Da tredici anni siamo presenti con un nostro cartellone, al teatro “T. Ferro” di Acireale. Una curiosità. Il numero che è compreso nel nome della nostra Compagnia, “Quelli del 7°”, non si riferisce affatto al “7° Cavalleggeri” del Generale Custer, o alla nostra convinzione di potere toccare il settimo cielo con un dito o ha a che fare con i sette peccati capitali. No! E’ semplicemente il numero del piano, il settimo, dove la Compagnia è nata e dove, spessissimo, ci riuniamo per fare le prove. Per essere più precisi: il salone di casa mia. Il gruppo è composto da una ventina di elementi, con mansioni ed età diverse. Per iniziare a recitare non si richiedono particolari doti artistiche. Verranno fuori …spontaneamente! Ogni attore, per contratto, ha diritto ad una gratificante paga che viene elargita sotto forma di complimenti, ripetuti applausi e una pizza (una) comunitaria. La pizza non è sempre certa, dipende dalla disponibilità di cassa a fine stagione!
Se è vero, come dice qualcuno, che all’interno di ogni persona grassa c’è un individuo magro incatenato che chiede di essere liberato dall’adipe, egualmente, sono convinto che nella profondità di ciascuno, senza eccezione alcuna, si trovi un omino imbavagliato (il cugino del… fanciullino di pascoliana memoria) che desidera potersi esprimere e che rappresenta il piccolo o il grande attore che vive in noi. C’è da aggiungere – continua Platania – che noialtri siciliani siamo i più fortunati: quest’omino occupa gran parte della nostra persona ed è merito suo se abbiamo il vezzo di esprimere i nostri pensieri ad alta voce e gesticolando esageratamente. Appunto, come gli attori, sentiamo la necessità, direi ancestrale, di farci sentire, farci notare o dare l’appropriato tono alle parole che pronunciamo, mentre siamo impegnati a recitare la parte assegnataci dal buon Dio nel grande palcoscenico della vita. Personalmente, ho lasciato definitivamente il bavaglio grazie al teatro parrocchiale, da piccolo, e, nei tempi, non ho smesso di coltivarne la passione rivestendo diversi ruoli: attore, regista, direttore artistico e, dal 2003, autore di testi.
Ad Acireale esiste un certo fervore nel campo teatrale, oltre ad una Compagnia di professionisti, ne esistono molte altre amatoriali, capillarmente distribuite, che si appoggiano (noi, no!) alle Parrocchie. In generale, diciamo che è un’arte ben radicata nel territorio ed il rapporto tra teatro e città si può definire soddisfacente.
Anche dal punto di vista culturale, da un po’ di tempo, da parte di molte Compagnie si nota lo sforzo di proporre con più frequenza un teatro “altro”, non banale, che stimoli lo spettatore, che lo faccia pensare, che lo educhi a venire a teatro non per il semplice “divertimento”, ma per acquisire capacità di giudizio. Si è alla ricerca di nuove idee, di nuove “provocazioni” e nuovi linguaggi, pur sempre traendo linfa dalle più consolidate tradizioni culturali e teatrali. Per essere più chiari, si nota un maggiore impegno a non identificare l’arte con quella che gli antichi chiamavano istronìa. Saper recitare, sapere fare le capriole, fisiche e metafisiche, non può supplire al pensiero mancante. E, per ultimo, specialmente per i gruppi (come il mio, quello di Alosha e non soltanto) che non hanno la possibilità di usufruire di un palcoscenico “proprio”, si sente la mancanza di un luogo pubblico, deputato per vocazione ad amplificare quanto di nuovo emerge nel bosco infinito dell’arte. E tanto per essere concreti – conclude Domenico Platania – tale spazio non coincide con l’immenso “Teatro Maugeri” e neppure con la sempre “impegnata” Sala “Pinella Musmeci”. AMEN!
“Quelli del 7°”: al via la XIII stagione teatrale della Compagnia acese was originally published on Fancity Acireale
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nowinsicily · 7 years
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GNews 5 maggio
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nowinsicily · 7 years
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GNews del 9 maggio
#nowinsicily #GNews #9maggio #divietodisiesta #GinoAstorina #calciocatania #Macron #rapinatori
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nowinsicily · 7 years
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GNews 4 maggio
#GNews #4maggio #rassegnastampa
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nowinsicily · 7 years
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Racconti che diventano frammenti di vita, istantanee del nostro presente, di quel “mentre” in cui si perde il senso del tempo che inesorabilmente scorre e che porta con se le infinite possibilità della nostra vita.
Ci si potrebbe perdere o forse, più semplicemente,  ci si ritrova nelle pagine e nei personaggi che vivono i racconti del libro di Ornella Sgroi “Le contraddizioni del mentre” edito da Le Farfalle.  L’opera prima della giornalista e critica cinematografica catanese è nata un pò per caso forse dal bisogno di donare parole a delle immagini che popolavano la sua mente, un vortice di contraddizioni che delimitano momenti più o meno evidenti del nostro quotidiano,  emozioni percepite come una variegata gamma di colori che dovevano essere, per la prima volta, da lei narrate.
Sedici racconti brevi che corrono veloci e fluidi nella scrittura di Ornella nel tempo di un “Mentre” che reca in se la fugacità del momento, il suo esserci nell’attimo stesso in cui tutto può accadere o dissolversi portando nella vita dei personaggi, colti nella loro normalità, le contraddizioni che li rendono comuni a tutti.
Il libro di Ornella Sgroi verrà presentato mercoledì 12 aprile alle 20, alla sala Hárpago luogo confortevole e familiare, dimora dell’umorismo intelligente e ironico del Gatto Blù. Sarà il padrone di casa Gino Astorina questa volta nella veste di “critico letterario” con la sua verve comica e pungente a dettare i tempi tragicomici della serata.
Con lui, insieme all’autrice, due ospiti d’eccezione il maestro Matteo Musumeci e l’artista Dario Greco. I due musicisti hanno trasformato in note le parole di Ornella, i suoi racconti hanno il ritmo allegro di uno spartito e dopo essere stati estrapolati e arrangiati in brani saranno eseguiti durante la presentazione.
Un incontro che unirà la letteratura, al cinema e alla musica, nella leggera eleganza che contraddistingue Ornella Sgroi, tra giochi linguistici e scherzi di stile si effettuerà un viaggio disincantato nella nostra contemporaneità, all’interno delle numerose contraddizioni che ci animano e che ci condurranno alla riscoperta di noi stessi.
#salaHárpago "#Lecontraddizionidelmentre" tra #racconti e #musica, il #libro di #OrnellaSgroi Racconti che diventano frammenti di vita, istantanee del nostro presente, di quel "mentre" in cui si perde il senso del tempo che inesorabilmente scorre e che porta con se le infinite possibilità della nostra vita.
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nowinsicily · 6 years
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Termina nel migliore dei modi l’emozionante terza edizione del Festival Internazionale di Cinema Breve Via dei Corti, organizzato dalle associazione Gravina Arte e No Name con il patrocinio del Comune di Gravina di Catania, frutto dell’instancabile lavoro del direttore artistico Cirino Cristaldi e del sempre più folto staff di professionisti e volontari che lavorano tutto l’anno al progetto.
Tutto si conclude con il trionfo di Amira di Luca Lepone, che si aggiudica i premi al Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Colonna Sonora per un cortometraggio che ha letteralmente stregato la giuria tecnica composta da grandi nomi del panorama televisivo e cinematografico come Claudio Masenza, Giuseppe Sciacca, Nino Graziano Luca, Lucio Di Mauro e Giovanni Ruggeri. Un compito, quello dei giurati, reso davvero difficile dalla direzione artistica del festival che aveva dovuto scegliere i 20 finalisti internazionali tra una selezione composta da oltre 1200 cortometraggi da tutto il mondo.
Invece, la giuria votata a giudicare la Sezione Corti d’Animazione, composta da Andrea Maglia, Alessandro Marinaro, Ermete Labbadia, Antonio Mannino e Vincenzo Cosentino ha premiato il corto francese Overrun diretto dal team di “animatori” Pierre Ropars, Antonin Derory, Diane Thirault, Jérémie Cottard, Matthieu Druaud e Adrien Zumbihl.
Per quanto riguarda la sezione Film in Sicily, dedicata alle produzioni di lungometraggi siciliani, a vincere è stato il film 90BPM di Filippo Arlotta e Salvo Campisano, felicissimi di ricevere sul palco assieme al cast il meritato premio.
Via dei Corti 2017 ha visto il susseguirsi di personalità di grande impatto che hanno dato il loro contributo, trasmettendo il loro sapere agli studenti e agli appassionati della Sezione Campus.
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Una sezione da record, che ha visto la piccola Gravina di Catania come epicentro culturale di una intera città con ben 16 incontri e Master Class che hanno riscosso coinvolgimento da parte del pubblico. Tanti gli ospiti, a partire da Antonio Piazza e Fabio Grassadonia con il loro Sicilian Ghost Story, Donatella Finocchiaro, Claudio Masenza, Gino Astorina, Ruggero Sardo, Dinastia & Gli Ultimi, gli iPAF, Roberto Lipari, Rosario Scuderi, Paolo Maria Noseda, interprete ufficiale e voce fuori campo del programma “Che tempo che fa”, il regista Rai Giuseppe Sciacca e Nino Graziano Luca, Max Nardari e Roberto Carrubba con il loro film La mia famiglia a soqquadro, il maestro Giuseppe Palmeri e molti altri ancora.
Oltre alla proiezione dei cortometraggi finalisti, il pubblico ha assistito numeroso alle proiezioni di due interessanti sezioni fuori concorso: Horror Corner e Retrospettiva sulla Commedia all’italiana.
  Inoltre, ci sono stati diversi momenti di “non solo cinema” che hanno contornato la manifestazione di aspetti interessanti e di gran rilievo: Cono Cinquemani con il suo libro “Zia favola, una storia siculish”, Antonio Pagliuso con il suo libro “Gli occhi neri che non guardo più” e la tavola rotonda sull’Ambiente e i Cambiamenti Climatici, tema portante di questa edizione del festival, moderata da Andrea Maglia e con ospite l’avv. Enzo Faraone. 
E, come ciliegina sulla torta, la direzione artistica del via dei corti ha assegnato diversi premi agli ospiti che hanno avuto il piacere di accettare l’invito a partecipare:
Premio al Talento Siciliano a Donatella Finocchiaro, Gino Astorina, Ruggero Sardo, Roberto Carrubba, Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, Vincenzo Cosentino; Premio Arte per il Sociale a Roberto Lipari; Premio Cantautore dell’anno a Dario Brunori; Premio Una vita per il cinema a Claudio Masenza; Premio CineMigrare a Riccardo Napoli e Massimo Malerba; Premio per il cinema sperimentale a Vito Oliva.
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Via dei Corti ha riscosso un grande successo di pubblico finora mai registrato, vantando una partecipazione assidua non solo di studenti delle scuole e dell’Università, ma anche dei tantissimi appassionati di cinema che non hanno voluto mancare all’appuntamento. Un festival social, che ha permesso a tutti di seguire in diretto lo snodarsi delle giornate tramite i canali facebook e instagram, con un riscontro più che positivo. L’appuntamento è per l’anno prossimo, con ancora tanta carne sul fuoco e tanti progetti in cantiere.
Di seguito l’elenco completo dei cortometraggi vincitori della terza edizione del festival:
Sezione Cortometraggi Internazionali (Giuria tecnica: Claudio Masenza, Giuseppe Sciacca, Nino Graziano Luca, Lucio Di Mauro, Giovanni Ruggeri)
  – Miglior Film ad Amira (Italia) di Luca Lepone; – Miglior Regia a Luca Lepone per Amira (Italia); – Miglior Colonna Sonora a Luca Lepone per Amira (Italia); – Premio Giuria Giovani a La Viaggiatrice (Italia) di Davide Vigore; – Premio del Pubblico a Penalty (Italia) di Aldo Iuliano; – Miglior Montaggio a Marco Spoletini per Penalty (Italia) di Aldo Iuliano; – Miglior Fotografia a False Flag (Spagna) di Asier Urbieta; – Miglior Sceneggiatura Davide Vigore per La Viaggiatrice (Italia); – Miglior Interprete all’attore Amir Boutrous per l’interpretazione in The Chop (Inghilterra) di Lewis Rose
Sezione Corti d’Animazione (Giuria tecnica: Antonio Mannino, Alessandro Marinaro, Andrea Maglia, Ermete Labbadia, Vincenzo Cosentino)
– Miglior Film d’Animazione a Overrun (Francia) di Pierre Ropars, Antonin Derory, Diane Thirault, Jérémie Cottard, Matthieu Druaud, Adrien Zumbihl (2° classificato: Down to the wire (Spagna) di Juan Carlos Mostaza; 3° classificato: The Box (Inghilterra) di Merve Cirisoglu Cotur)
Sezione Film in Sicily
– Miglior Film Siciliano a 90BPM di Filippo Arlotta e Salvo Campisano (2° classificato: Aspettiamo di Francesco Di Martino; 3° classificato: Un bellissimo caos di Luciano Accomando)
Premio Globus – Via dei Corti per la valorizzazione del territorio
– Miglior cortometraggio a Catania (Italia) di Luca Morreale
Sezione Corti Scolastici
– Miglior Film a “Il Disegno“ – Miglior regia a “61964” – Miglior colonna sonora a “Mio Padre” – Miglior fotografia a “Tra Cielo e Terra” – Miglior montaggio a “Mare Nostrum” – Miglior sceneggiatura a “Il Segreto di Lorenzo” – Premio del pubblico a “Un Amore Senza Filtro” – Menzione speciale a “Tutti Diversi, Tutti Uguali” – Premio speciale per una scuola siciliana a “Differenziamoci”
#nowinsicily “Amira” di #LucaLepone trionfa all’edizione dei record di #ViaDeiCorti Termina nel migliore dei modi l’emozionante terza edizione del Festival Internazionale di Cinema Breve Via dei Corti, organizzato dalle associazione Gravina Arte e No Name con il patrocinio del Comune di Gravina di Catania, frutto dell’instancabile lavoro del direttore artistico Cirino Cristaldi e del sempre più folto staff di professionisti e volontari che lavorano tutto l’anno al progetto.
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nowinsicily · 7 years
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Le “All Stars Sicilia” sono pronte a scendere in campo per la prima partita ufficiale. Sabato 22 luglio alle ore 18 a Torre del Grifo Village (Via Magenta, Mascalucia) si svolgerà la Partita della Legalità. Da un lato, scenderà in campo la squadra calcistica formata dall’associazione nazionale antimafia “Alfredo Agosta” e dall’altra la formazione nata da Luca Napoli, con lo scopo di sostenere e promuovere progetti a sfondo sociale e non solo. Dopo i vari allenamenti dei giorni scorsi, che hanno ricevuto migliaia di visualizzazioni sui social, le “All Stars Sicilia” scenderanno in campo per il primo incontro ufficiale. Protagonisti i volti noti dello sport, della tv, della cultura e del giornalismo. Una squadra formata dai talenti siciliani che, grazie ad una idea di Luca Napoli e il suo management, hanno deciso di affidare la propria esperienza professionale, artistica ed umana per una iniziativa che lega lo sport alla solidarietà. Un progetto innovativo in Sicilia, con la voglia di unirsi per creare una realtà unica ed esclusiva che possa portare ancora più in alto il grande cuore dei siciliani. Capitanati dai mister Santo Mazzullo e Riccardo Urzì, oltre un centinaio sono i componenti della squadra “All Stars Sicilia” che hanno sposato l’idea del manager catanese. Da Salvo La Rosa a Ruggero Sardo. Da Davide Baiocco a Giuseppe Mascara. Da Armando Pantanelli a David Simone Vinci. Da Raimondo Todaro a Maurizio Pellegrino. Da Aldo Palmeri a Gino Astorina. Da Enrico Guarneri “Litterio” all’ex difensore del Napoli Calcio, Salvatore Aronica. E poi anche una donna, Sarah Donzuso. Sabato saranno protagonisti tanti volti noti e apprezzati dal pubblico siciliano. A dare il calcio di inizio da “Uomini e Donne”, la bella, nonché moglie del tronista Aldo Palmeri, Alessia Cammarota. Tante le richieste di collaborazioni già pervenute alle “All Stars Sicilia” e tante saranno le sorprese dello neo squadra nata a Catania ma già dal respiro europeo. Anche se il Presidente Luca Napoli non conferma e non smentisca, sembra che nel già fitto calendario di incontri ci sia un appuntamento oltre i confini italiani. La partita della legalità è ad ingresso libero.
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#nowinsicily Sabato Partita della Legalità: All Stars Sicilia – Ass. Naz. Antimafia “A.Agosta” Le “All Stars Sicilia” sono pronte a scendere in campo per la prima partita ufficiale. Sabato 22 luglio alle ore 18 a Torre del Grifo Village (Via Magenta, Mascalucia) si svolgerà la Partita della Legalità.
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