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#frasi di zerocalcare
the-bubble-girl · 11 months
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"È che non ce sta Orfeo dentro a sta storia, ce sta solo Euridice che va all’inferno e nessuno che la va a cercà. E dopo 20 anni riesce a tornare da sola, quando nessuno se la ricordava più, e tu te stupisci pure se non è più la stessa."
-Questo mondo non mi renderà cattivo
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imautunno · 2 years
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Magari ricordare la strada che hai fatto per arrivare a questo punto ti aiuta a camminare col cuore più leggero.
Zerocalcare
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stranomavero-o · 4 months
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Oggi ho realizzato che una delle cose che mi rende così spiacevole andare in ufficio 3 giorni a settimana è la mancanza di altre colleghe donne nel team a parte una stagista che tra pochi mesi se ne va. Ho iniziato a rifletterci perché la nostra giovane stagista a volte prova a intavolare una discussione coi miei colleghi su tematiche sociali e a fargli capire che i loro commenti o certe frasi sono fuori luogo e francamente fanno schifo, e questi over 50 con le abilità sociali di un comodino riducono tutto a una discussione maschi contro femmine che era già ridicola anche in seconda media. Ma loro da lì non si sono mai mossi, non hanno sviluppato nessun livello di empatia verso chi è “altro” rispetto a loro (donne, gay, pelle di colori diversi ecc), come ha ben detto Zerocalcare sono fermi al vittimismo piagnone. Un esempio: tema della violenza sulle donne, la risposta è stata “e allora gli uomini vittime di violenza?”. Voglio dire, ma che senso ha provare a intavolare una discussione con sta gente? A lavoro poi, dove già mi gira il cazzo per mille altri motivi e dove mi tocca stare 8 ore al giorno circondata da sti personaggi. Io me ne lavo le mani, non voglio educare un figlio figurati se posso aver voglia di educare un bamboccione prossimo alla pensione, cazzi della sua famiglia. Io sono stanca, io non ne ho voglia, io ho dato forfait.
Però questo mi ha fatto riflettere, e ho capito che una delle fonti del malessere da ufficio è il costante flusso di discorsi e commenti sessisti, le battutine, le frasi che non si rendono nemmeno conto di quanto fanno salire lo schifo alle poche donne che li circondano, gli sguardi da laidi di merda… questi pensano di essere intelligenti, simpatici, dei brillantoni di grande successo. Vorrei alzarmi in piedi sulla scrivania e urlargli “Fate schifoooooo”. Ma non posso, quindi metto in atto meccanismi di difesa, li tengo a distanza, non gli parlo dei cazzi miei, cambio discorso quando si parla di temi caldi, mi isolo nella mia bolla guardando il cellulare. Ma è tutto uno sforzo, una fatica, un impegno extra che durante il giorno mi consuma energie.
E non è solo quello, mi sono resa conto che è anche proprio l’ambiente troppo maschile che mi fa male. Questi passano il tempo a urlare, discutere, litigare, fare a chi ce l’ha più grosso… se la sentono ceo di stocazzo in carriera. Ma vivi sereno che quando te ne vai in pensione finalmente nessuno si ricorderà di te, sarai solo l’ennesimo che è passato di là. Pensa a fare meno schifo con la tua famiglia, pensa a fare meno schifo nella vita, sviluppa empatia ed educazione.
Ah e questi sono tutto sommato brave persone, sono al 99% sicura che non farebbero mai male a una mosca fisicamente e che il comportamento derivi in buona parte da loro insicurezze e dal mondo in cui sono cresciuti, ma il fatto che non ammazzerebbero la moglie non cambia il fatto che, purtroppo per me, fanno schifo.
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ask-to-the--moon · 2 years
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- Strappare lungo i bordi
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lapizzicata · 3 years
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Nessun rimorso.
Nella mia cerchia di internet in questi giorni è tutto un susseguirsi di post, di reblog, di inviti a leggere articoli e ad ascoltare podcast che parlano di cosa accadde a Genova 20 anni fa. Accanto a questi inviti c'è la lezioncina morale, fatta di invettive nei confronti di chi non sa nulla, di chi non è stato appiccicato al televisore in quei giorni, di chi non ha un amico ferito negli scontri e, soprattutto, di chi non era presente. Nemmeno queste persone, così infervorate oggi per l'anniversario, erano a Genova, ma hanno delle ottime giustificazioni, come: non c'ero perché ero troppo giovane non c'ero perché abitavo troppo distante non c'ero perché dovevo dare politica economica non c'ero perché mamma e papà non m'hanno firmato il permesso per la gita non c'ero perché c'avevo la cacarella (giustificazione migliore per me) e altre varie frasi a scusare la propria assenza a quell'evento così importante, che ha cambiato la vita di ogni singola persona della generazione x, soprattutto a chi non c'era. Ci tengono però tutti a sottolineare che "non posso stare zitt*", "sono vent'anni che porto questo dolore in petto", "se volete capire la nostra generazione, leggete qua" "se semo cojoni è colpa dee guardie nfami"; tutte belle parole, dette da persone che, se fossero state lì o avessero militato un solo giorno della vita, si sarebbero fatte seriamente male. Venti anni fa, nel 2001, avevo 20 anni. La stessa età di Carlo Giuliani. E non ho pensato nemmeno un minuto ad andare a Genova. Avrei potuto farlo, perché vivevo da sola e avevo amici che sono stati lì (aaaah pure io c'ho l'amici che le guardie nfami hanno massacrato), ma avevo paura e sono rimasta a casa a portare avanti la mia vita mentre ascoltavo le notizie che mi lasciavano sgomenta. Dopo anni, dopo aver letto, ascoltato e dibattuto, ho rafforzato l'opinione che avevo a vent'anni e che porto avanti silenziosamente. Sarebbe molto più onesto limitarsi a ringraziare tutte le persone che hanno marciato, spaccato, corso e urlato anche per me, piuttosto che urlare la rabbia, comodamente dalla scrivania di un ufficio che mi paga lo stipendio per quattordici volte l'anno, ma fa molta più scena incazzarsi, usare frasi dure e minacciare il passato con la presenza assenza del tempo. Guardo la mia generazione, una generazione tendenzialmente di stronzi, di inetti, di borbottoni, di gente che ha concluso poco e niente, ma è brava a insegnare l'inutilità, e penso che dovremmo stare zitti ma ce piace parla'. Se non sapete cosa successe a Genova venti anni fa, non fatevelo raccontare. Non credete a nessuno. Non fermatevi ai fumetti di Zerocalcare (Michele tvb, lo sai). Andate a informarvi, non stancatevi di leggere e informarvi, portate avanti le vostre battaglie. Tutto, ma non sentitevi migliori. Grazie
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noreasonjustpassion · 2 years
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Il mio telefono personale squilla. Sullo schermo il nome della mamma di una delle ragazze, che non so perché chiama sempre me invece che il fisso della Cooperativa. 
Al mio "pronto" risponde il suono di chi sta piangendo e prova a trattenersi. "Signora, salve, che succede?" Lacrime, singhiozzi, respiri. "Mio genero, mio genero è morto. Mio marito non sa che fare, era un figlio per noi, un figlio, è morto, stanotte. " "Oddio signora ma che mi sta dicendo.. il genero a casa positivo?" Penso che sto covid mi ha rotto i coglioni.  "Ma che, no, niente, covid, l'altro genero. Una cosa terribile. Terribile. La peggiore di tutte." "Signora..."
Pianto, pianto inconsolabile
"Si è tolto la vita, stanotte, senza un motivo, senza un perché, 40 anni, padre della bambina di 8, un uomo con una famiglia, aveva noi, aveva loro, aveva un lavoro, aveva tutto...." Ho dovuto prendere fiato e gestire la telefonata di una donna che vorresti abbracciare e non puoi. Ho sentito la pesantezza di non poter essere presente fisicamente, di non avere le parole giuste perché non credo ce ne siano, ho sentito la paura che questa cosa stia dilagando, ho sentito i ricordi di Elisa che non voleva partecipare al funerale di sua madre, le parole della mia di mamma quando me lo aveva comunicato e io le avevo risposto "io la capisco, non te lo perdonerei mai". Ho rivisto gli occhi di mia sorella ogni volta che l'amica finisce di nuovo in cura in ospedale.
Lavoro ogni giorno con gente che ha voglia di mordere la vita più che può e devo fare i conti col fatto che ogni tot qualcuno invece decide che di fame non ne ha più. 
Ieri dopo 20 giorni da quella chiamata ho rivisto la signora. Gli occhi castano chiaro con il peso di 10 anni di vita in più dentro. Le parole "abbiamo la bambina da aiutare, dobbiamo fare quello che possiamo per andare avanti, solo vorrei sapere perché ma un perché non lo scopriremo mai". 
Il peso di sorridere alla vita perché il solo essere bambini impone che la vita prosegua, e noi adulti prendiamo e portiamo a casa. La difficoltà di non poterla abbracciare per queste fottutissime regole anticovid. Un sorriso sotto la ffp2. "Per qualsiasi cosa, noi siamo qui". "Siamo qui noi" cantavano gli 883 negli anni '90. Cos'altro si può dire, se non offrire un posto dove poter affidare la fragile persona che fa parte della famiglia, e sapere che ora sono tutti più fragili anche loro. Siamo qui noi. Per il resto la vita continua. Andrà tutto bene.
Le frasi fatte si sprecano, la verità è che i gesti senza perché lasciano lo stesso vuoto delle persone che li compiono. La serie di Zerocalcare spopola e io prego per tutti voi che nessuno mai si trovi, da vicino o da lontano, a dover fare i conti con sta roba. 
Che la vita è una merda, spesso. Ma l'augurio è che si possa trovare da qualche parte almeno un briciolo di forza per viverla. Che, ne sono convinta, di questo varrà sempre la pena. Anche se mi è rimasto il pugno nello stomaco. 
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paoloxl · 5 years
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Dopo quella di Torino, anche la Procura di Cagliari chiede la sorveglianza speciale per chi ha combattuto l’Isis: si tratta di Luisi Caria, combattente delle Unità di protezione del popolo curde che, per la sua partecipazione alla lotta contro lo Stato Islamico, lo scorso settembre era già finito nel mirino della Procura del capoluogo sardo in una grottesca operazione con l’accusa di associazione per finalità terroristiche.
Pubblichiamo il comunicato di Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo, per i quali il prossimo 25 marzo il tribunale di Torino sarà chiamato ad esprimersi sulla stessa richiesta.
Ancora un’assurda criminalizzazione per chi ha combattuto l’Isis
La Procura di Cagliari ha proposto la misura di prevenzione della Sorveglianza speciale per tre anni (con obbligo di dimora nel comune di residenza) per un combattente sardo, Luisi Caria, delle Unità di protezione del popolo curde che combattono contro l’Isis in Siria, le Ypg, perché considerato dalla polizia politica (“Digos”) di Nuoro “socialmente pericoloso”. Esprimiamo la nostra indignazione per questa iniziativa vergognosa. Essa intende limitare la libertà di una persona che ha protetto la popolazione siriana e quelle europee da una violenza inaudita, e rischia di macchiare la reputazione e la memoria di chi ha perso e perde la vita vestendo l’uniforme delle Ypg in quella terribile ma necessaria guerra.
L’iniziativa della Procura di Cagliari è un non-senso. Come si può considerare “socialmente pericoloso” chi ha rischiato la propria vita per contrapporsi all’Isis e ai suoi sanguinari “foreign fighters”? Non dovrebbero essere proprio i “foreign fighters” dell’Isis ad essere considerati socialmente pericolosi? Il Rojava (Kurdistan siriano) e la più ampia Federazione democratica della Siria del nord, per la quale noi e Luisi ci siamo battuti, sono lo scenario di una delle rivoluzioni più avanzate dell’epoca contemporanea, dove al centro di concreti e verificabili miglioramenti sociali, nelle zone liberate dal “califfato”, ci sono la libertà delle donne, l’uguaglianza economica, l’esercizio di una reale democrazia e la protezione delle minoranze religiose e linguistiche.
La procura del capoluogo sardo è l’unica in Italia ad aver ipotizzato, senza sprezzo del ridicolo, la natura “terroristica” dei curdi che combattono l’Isis, come degli internazionalisti che li aiutano. Questo nonostante l’Italia faccia parte della Coalizione internazionale contro l’Isis assieme alle Ypg, e che Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna supportino ogni giorno le Ypg in Siria con aviazione e truppe speciali. Per i magistrati cagliaritani lo stato italiano sarebbe complice di terroristi per il fatto di far parte di una Coalizione contro l’Isis. Soltanto Erdogan, su tutto il pianeta, condividerebbe le convinzioni della Procura di Cagliari. E non a caso la Procura di Torino, che inizialmente intendeva procedere allo stesso modo (emerge dagli atti in nostro possesso, letti in aula dai nostri legali) ha successivamente rinunciato. La stessa iniziativa della Procura di Cagliari si è ben presto arenata, e il divieto d’espatrio a Luisi è stato revocato. Ecco allora spuntare la richiesta di Sorveglianza speciale, prima a Torino e poi a Cagliari, con un accanimento che, senza alcuna ansia o vittimismo da parte nostra, appare vagamente ossessivo.
Misure di prevenzione come la Sorveglianza, infatti, hanno il vantaggio di non prevedere la necessità di accuse, né di reati: si tratta di misure di polizia applicabili senza processo, ereditate dall’epoca fascista. Ecco allora tanto a Cagliari quanto a Torino la polizia divenire protagonista in questa seconda fase, compilando i fascicoli proposti alle due procure per la Sorveglianza speciale. Dieci giorni dopo le perquisizioni della Digos di Cagliari e Nuoro nelle case di tre attivisti solidali con la resistenza dei curdi contro l’Isis, la Digos di Torino ha aperto a settembre il fascicolo contro di noi. A dicembre quella di Cagliari ha aperto un secondo fascicolo contro Luisi. Incipit della Procura di Torino, 3 gennaio: “Con annotazioni del 24 settembre e 13 novembre 2018 la Digos di Torino segnalava la pericolosità dei soggetti sopraindicati…”; Incipit della Procura di Cagliari, 8 gennaio: “Il presidente della sezione di Cagliari, letta la richiesta della Questura di Nuoro, pervenuta in data 14 dicembre 2018, con la quale si chiede che venga applicata nei confronti del Caria la misura di prevenzione della sorveglianza speciale…”.
Tutto questo è tanto più imbarazzante se si considera che a capo delle forze di polizia c’è un Ministro dell’Interno che si è distinto in passato per frasi particolarmente altisonanti nei confronti dell’Isis. Ora soprassiede alla criminalizzazione senza processo di coloro che l’Isis lo hanno combattuto sul campo, anziché dalle poltrone dei talk-show. Può aver colto nel segno una recente vignetta di Zerocalcare, secondo cui sbraitando sciocchezze contro “l’Islam” si fa carriera politica, mentre combattendo il jihadismo, al fianco di quei musulmani e di quei mediorientali che odiano l’Isis e vogliono esserci amici, si incappa nella gogna pubblica e si viene considerati un “pericolo sociale” per decreto di polizia. Forse la realtà incarnata dalla nostra esperienza non conviene a certe narrazioni propagandistiche?
Noi e Luisi non abbiamo nulla da temere da simili e goffi tentativi di stigmatizzazione di ciò che di più giusto è stato fatto in Siria in questi anni, né qualcosa da ritrattare. Abbiamo difeso uomini, donne e bambini da tagliagole e stupratori assassini. Questo noi e Luisi abbiamo fatto. Mandiamo un abbraccio a lui e alle persone inestimabili, italiane e non, che con i colori e l’uniforme delle Ypg continuano a battersi in queste ore per liberare i dintorni di Baghuz, ultimo scampolo di deserto siriano nelle grinfie dell’Isis.
Approfittiamo per mandare un pensiero al fotografo italiano Gabriele Micalizzi, rimasto ferito mentre documentava l’offensiva.
Jacopo Bindi
Davide Grasso
Fabrizio Maniero
Eddi Marcucci
Paolo Pachino
da InfoAut
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lozoodisimona · 2 years
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Era qualche giorno che non pubblicavo le frasi riscritte di altri. Faccio una carrellata che ho preso da @poeta_pe_strada @zerocalcare @irislab_angi @martina_boselli @vialefabio @giuliana.da @andrew_faber_blog e un po’ ovunque. Ad ognuno il suo talento ♥️ (presso Le Frasi) https://www.instagram.com/p/CW48pYPM9Wn/?utm_medium=tumblr
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ZEROCALCARE IS THE NEW BRITNEY SPEARS?
UNA ANALISI PEDISSEQUA
Se un artista è anticonformista in “tempi di pace” è lecito aspettarsi che in “tempi di guerra” sia altrettanto lucido e ponga legittimi quesiti morali e politici alle istituzioni?
PROLOGO
PANORAMICA
ZERO E IL COVID
GAME OVER
(Con l’aiuto di un correttore di bozzi romano)
PROLOGO
A rota. Dopo Conte, De Luca e Burioni, uno dei protagonisti covid 19 sui social e nei media è stato Zerocalcare. Lo hanno “condiviso” talmente tante ragazze che siamo andati a vedere di che si trattasse. Che combinerà mai questo sciupafemmine? Chi mai sarà?
Spirito ribelle ma sbarazzino, una spruzzata di superficialità e serie tv, ei non annoiatemi!, ei non giudicatemi!, una certa ossessione per il successo…si, pare un po’ Britney.
Per non dare giudizi affrettati ci siamo “accollati” la sua produzione pre covid 19.
(All’epoca, per la verità, qualcuno dei nostri aveva letto già “La profezia dell’armadillo” e “Dodici”…bollandoli come not sufficient e rivendendoli su ebay con tanto di autografo falso)
(All’oggi: mortacci vostra che fatica inutile che avemo popo che fatto!)
PANORAMICA
Non cambia il nostro giudizio leggendo i  fumetti successivi.
“Dimentica il mio nome” (2014) è il tentativo di ricostruire la vita misteriosa della nonna dell’autore.
Una bambina francese di estrazione alto o medio borghese (nella vita reale una pittrice) viene spinta dalle vicessitudini dell’esistere e, dichiaratamente, dalla fantasia dell’autore… dapprima – forse – in orfanotrofio, poi – forse – a congiungersi a tal sir Crowley (ne emerge en passant che Zerocalcare è il nipote di Allister Crowley…), poi – forse – a lottare in qualità di antifascista, poi – forse – a ordire truffe internazionali, poi – forse – ad essere affiliata ad una qualche massoneria.
La trama è confusa, esile, poco interessante. La ricostruzione della vita di questa parente sembra più il pretesto per sviluppare una dozzina di digressioni e storielle (sullo stile del blog) che poco hanno a che vedere con la trama principale. Digressioni che hanno come protagonista l’autore e il suo quotidiano, il quartiere romano Rebibbia, l’orgoglio di vivere nei dipressi di un carcere (all’interno del quale, è il caso di notarlo, l’autore non ha mai risieduto), sensi di colpa per una presunta anaffettività, il G8 (è andato a fare la guerra, dice l’autore, a differenza dei giovani d’oggi che passano il tempo a fotografare gattini accocolati su bandiere della pace)
–— Serio, ma che c’entra il G8 in questa storia?—
e una manciata di splash page poetiche buttate lì a cazzo.
A nostro giudizio un’opera scarsa nell’ordito e nella trama, ma tanti complimenti alla casa editrice dell’autore che, con finto scandalo pubblicitario (come se l’arte fumettistica nel 2000 avesse ancora bisogno di affermare la sua nobiltà), è riuscita a inserire sta ciofeca tra i finalisti del vetusto Premio Strega.
Il seguente “Kobane calling” (2016) ci è sembrata l’opera migliore dell’autore.
Più compatta e lineare dei libri precedenti. C’è una storia da raccontare e viene raccontata, del resto si tratta di fare la “cronaca” di un viaggio in un territorio di guerra e il romanzo segue i fatti nel loro accadere in modo documentaristico. Nonostante il tema sia pregnante e la traccia rimanga ben chiara, di tanto in tanto le digressioni escono fuori tema e la confusione fa capolino.
—E’ il miglior fumetto di Zerocalcare, ma è impossibile non notare la strategia che sottende a questa operazione—
Zerocalcare stesso, con candore, all’inizio del libro si interroga sul perchè si stia gettando a capofitto in una avventura potenzialmente pericolosa per la sua incolumità… e a fine romanzo l’autore capirà che il motivo per cui è andato a Kobane è il cuore (…), perchè chi lotta per la libertà non può non andare a sostenere la resistenza di un popolo in guerra contro tutto e tutti.
Bello, ma c’è anche un’altra verità però (ed è anche abbastanza ovvia per i lettori di fumetti).
Il motivo che spinge Zerocalcare verso questa avventura è infatti, almeno in parte, lo stesso che anni prima aveva spinto l’autore a realizzare “Dodici”, un fumetto sugli zombies realizzato nel periodo di massimo successo di questo genere…che dominava il mercato con i fumetti e la serie tv “Walking Dead”.
Nel 2015 il reportage a fumetti nelle zone di guerra è la tendenza principale del fumetto mondiale: nel 2012 “Cronache di Gerusalemme” di Guy Deslise vince il premio Angouleme (l’Oscar dei fumetti in pratica), nel 2013 è il momento di “Come prima” di Alfred e nel 2014 vince il premio “L’arabo del futuro”di Sottouf (con una semplice ricerca online si possono notare le somiglianze di stile e temi di queste opere con quella di Zerocalcare). Il cuore, dunque, batte (anche) lì dove si possono riscuotere successo e vincere premi.
Può essere un caso? Magari Zerocalcare non conosceva questi fumetti precedenti e il clamore che avevano suscitato? Tutto può essere…ci rimangono comunque delle sciocche domande retoriche:
Se lotti per la libertà devi fartene vanto? Se lotti per la libertà ci devi fare un compendio artistico? Mutuando idee da altri? Non si sostituisce, così facendo, la lotta per la libertà con la rappresentazione autocelebrativa?
Esplodono, come trancianti nella notte stellata, citazioni da Max Pezzali e Carlo Verdone, Rebibbia e valutazioni tranchant del tipo se sudi, hai l’alitosi o sei grasso… in fondo in fondo sei un po’ un fascista. O uno Yankee. O un Turco. Bò, vale tutto.
“L’elenco telefonico degli accolli” (2015) è una raccolta di brevi storie pubblicate dall’autore sul suo blog.
In massima sintesi: cicciotteli adiposi, vi disprezzo; voi agiati dei quartieri bene, vi disprezzo (magari prova pure a chiedere l’estratto conto dei tuoi amici di cinema e tv…); bravo ragazzo straight edge con la maglia del Punitore (a ‘sto punto sorge il dubbio, forse non lo sa che il Punitore è il personaggio fascista per antonomasia della Marvel?); presa in giro degli emo (anche in questo caso, lo saprà da dove deriva originariamente il termine? forse ascolta veramente Venditti…).
La quasi totalità delle storielle ruota intorno alla noia che ingenerano gli “accolli” (persone banali e non interessanti che lo cercano disperatamente al telefono o sui social) e alla calma da sviluppare nei confronti degli “hater rosiconi” (chiunque si permetta di criticarlo; fa pensare alle polemiche dei, suoi colleghi di romanità ,The Pills di fronte alle recensioni negative ricevute dal loro film).
—-E a un certo punto ci sorge una domanda: se a Zerocalcare togli il romanaccio e le espressioni saccheggiate dalla romanità… e gli togli i personaggi televisivi (creati da altri) degli anni ’80 e ’90… ma che rimane?—
Si, Zerocalcare resta più strutturato de “Le migliori frasi di Osho”…ma siamo lì: filosofia spicciola, romanesco e personaggi famosi in comico fuori contesto.
E poi: accolli, hater, retorica, spunti già visti.
(P.s.: volete leggere buoni fumetti italiani? Ce ne sono…Gipi, Mercurio Loi, Spadaro, Toffolo…Giardina, Pratt, Magnus nel passato… E se cercate al di fuori dall’Italia l’elenco non finisce più).
ZEROCALCARE E IL COVID 19 – THE MASTER OF THE IGNAVIA
—“(sciocco) prenderai meno like e ti sembrerà di essere solo  …ma…
Se uno non ha un cazzo da dire esiste il silenzio”—
Er Wittgenstein der Ponentino.
La prima avvisaglia che sarebbe giunto fieramente dall’Urbe un eroe del buonsenso è un disegnino su Facebook del 3 Marzo. Vale la pena sottolineare l’incongruenza e l’arroganza di aprire bocca per invitare gli altri a non farlo.
Alcuni meritano di parlare e altri no? E’ lecito tu faccia i tuoi interventi, così come Burioni pubblichi un libro sul virus in tempi record, e gli altri pippa? E’ illecito porsi delle domande? E’ sciocco? Chi perde il lavoro o chiude un’attività ha da star zitto? Ci assicuri tu che è tutto corretto nella gestione di questa crisi?
Lo spieghi tu per noi che chiudere una popolazione ai domicliari è incostituzionale? Non ci pare tu l’abbia fatto.
Ci informi tu che altre nazioni alle prese con lo stesso identico problema si sono comportate in modo più democratico, con toni non apocalittici è con minori danni economici per la gente che li abita? Non ci pare tu l’abbia fatto.
—- 1) Sopravvivi 2)  Non diventare un delatore  3) Non diventare un cinico menefreghista 4) Non assuefarti, ok mò c’è l’emergenza però sta cosa del controllo POI toccherà tematizzarla —-
Su LaRepubblica (…) il dottor Zero ci spiega quattro regole da seguire in quarantena.
Il punto tre è corredato dal disegnino di un giovane tossico che chiede alla mamma i soldi per la paghetta. Traducendo: se dissenti e protesti contro le decisioni prese dal governo sei un coglione. Che quelle decisioni comportino o meno un dissesto economico o psicologico (sarebbe da stabilire il numero di suicidi da coronavirus, avresti da informarti su come sia stata gestita la situazione per le famiglie con portatori di handicap) poco importa.
Il punto quattro rilancia l’eroismo sfrontato del nostro.
In “tempi di pace” Zerocalcare fomenta contrapposizioni orizzontali e guerre tra poveri (dipingendo le forze armate come cane rabbioso che sbava; gente che merita di essere presa a estintori in faccia; invasati armati che picchiano studenti indifesi; trovate facilmente on line queste suggestioni zerocalcariane).
E in “tempi di guerra”? L’autore sorvola su due mesi ai domiciliari, 150 milioni di multe spiccate, grotteschi inseguimenti di runner in spiaggia, utilizzo di droni per controllare gli spostamenti della gente e tracciamento dei cellulari.
Ardito. POI? POI so’ boni tutti…a tematizzare.
REBIBBIA QUARANTINE
Alquanto stanchi e infastiditi guardiamo in streaming tutte le puntate della serie animata di Zerocalcare. A ci na fatica der genere prima e ultiva volta eh. Comunque, si fa strada l’idea che se Conte a un certo punto, con grande sdegno dei diretti interessati, definisce gli artisti “quelli che fanno tanto ridere anche a me” è perchè si riferisce a Zerocalcare.
EP01 : Inizia alla grande. Presa per il culo di un disabile che i parenti porterebbe al supermercato per ingenerare pietà e superare la fila (Evitiamo ogni commento…ma come fanno le ragazze a seguire questa specie di quindicenne complessato?). Pensiero drammatico dell’ episodio “Aò state a casa sennò morite”.
EP02 : Gli accoli mi telefonano, ei smettetela! Le vostre battute sono banali, smettetela! I vecchi non capiscono un cazzo!
EP03 : Passa una municipale. Punto. Crediamo voglia essere un momento di ribellione questo, ma magari è solo che passa una municipale. Momento coccole, si sveglia tutti i giorni alle 18 per seguire in tv gli aggiornamenti dei bollettini di covid (consultare le statistiche più razionalizzanti dell’ISS evidentemente è troppa fatica).
EP04 : In quarantena si rivalutano gli accolli; in quarantena si rivalutano “quelli brutti”, eh no cazzo! Su questo ti diamo ragione Ze, i brutti/e devono schiattà.
EP05 : Umanitarismo, i peruviani sono persone migliori dei vecchi (che non capiscono un cazzo pure nell’episodio 5).
EP06 : Nessuno di noi ha segnato nulla, forse siamo svenuti collettivamente. Comunque, in quanto discendente di Crowley te potevi inventà qualcosa di speciale sul 6 daje.
EP07 : Il mondo si duddive in cinici che fanno meme e vecchi che non capiscono un cazzo sui social.
EP08 : Bomba, dopo 60 giorni di quarantena Zerocalcare critica il governo (per l’utilizzo della parola “congiunti”)(pure banale come ironia eh). La frase è lapidaria…anche se noi non ne abbiamo ben capito il senso… “Meglio un calcio in bocca che du spicci de responsabilità”.
Responsabilità?
GAME OVER
Famo copia e incolla e sticazzi va.
Se un artista è anticonformista in “tempi di pace” è lecito aspettarsi che in “tempi di guerra” sia altrettanto lucido e ponga legittimi quesiti morali e politici alle istituzioni?
Per noi è grave. Si trasmette l’idea che il conflitto sia una farsa (per carità non sei mica il solo a inquinare). Della dissidenza si crea  uno spettacolino alla moda da imitare, beninteso  solo quando ciò conviene e quando può portare du spicci de successo.
Sei un pagliaccio? Fa il pagliaccio.                                                                                  
Sembra un’offesa? Non lo è.                                                                                          
Pagliaccio è l’unico grado di nobiltà che sia data a chi nobile non è per nascita.
https://ilsorrisodeltoro.wordpress.com/2020/06/14/zerocalcare-is-the-new-britney-spears/
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the-bubble-girl · 11 months
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"Me fa paura che ‘na persona che è stata così presente nella vita mia, con cui ho condiviso così tanto, a un certo punto sparisce. Come se fosse ‘na cometa, no? Che ha attraversato la vita nostra, ti eri abituato a vederla, e poi però sparisce dietro l’orizzonte. Poi rimane la scia, la vedi per un po’, e poi manco più quella. E la vita continua come se non fosse mai esistita, cioè la vita nostra. E che nessuno pensa mai alla vita della cometa, a che gli succede dopo che è passata."
-Zerocalcare, Questo mondo non mi renderà cattivo
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the-bubble-girl · 11 months
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"Tu pensa se intorno hai sempre avuto un punto di riferimento, un faro che ti ricordava dove dovevi andare: potevi stare al buio, nella tempesta, potevi stare allo sbando totale ma lo sapevi che comunque quel faro stava là. E ti fidavi così tanto di quel faro che ci hai costruito tutto intorno, tutto il villaggio, tutta la vita tua, dando per scontato che sarebbe stato là sempre. E poi un giorno, all’improvviso… Rimani al buio in mezzo alle macerie."
-Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare
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the-bubble-girl · 10 months
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"Il problema è che stavamo tutti impicciati e confusi là dentro, qualcuno si teneva stretta quell'armatura da robottone giapponese, perché c'aveva troppa paura di guardà che c'è stava dentro a corazza, qualcun altro invece, provava a farsi coraggio... a trattenè il respiro e a mantenè a testa sott'acqua, per capì che c'è stava sotto a superfice."
-Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare
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imautunno · 1 year
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"Ma strappavo senza guardà, perché temevo che se abbassavo gli occhi, vedevo che invece mi allontanavo dalla guida, che stavo a strappà tutto a cazzo e che quel foglio stava a diventà sempre più un casino."
Zerocalcare
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the-bubble-girl · 2 years
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“C'è un'altra parte del corpo a cui le risposte non cambiano nulla. Che se ne frega del cervello. È tipo qui, all'altezza dell'esofago, circa. Dove ci sta quel groviglio brutto di nostalgia. E di rimpianti. E di rimorsi. Di quello che non sei riuscito a dire. Di chi non sei riuscito a capire. Finché eri in tempo.”
-Zerocalcare
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