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#francesco ciccimarra
paoloxl · 2 years
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G8 Genova 2001: La Cedu conferma le condanne ai poliziotti della Diaz - Osservatorio Repressione
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Per la Corte europea dei diritti dell’uomo è irricevibile il ricorso presentato dai funzionari di polizia condannati per i fatti della scuola Diaz relativi al G8 del 2001
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato irricevibile il ricorso presentato dai funzionari di polizia condannati in via definitiva per i fatti della scuola Diaz relativi al G8 del 2001. I poliziotti erano stati assolti in primo grado e poi condannati in appello e in Cassazione per falso e calunnia.
Nel ricorso, presentato nel 2013 quando la condanna era diventata definitiva, si sosteneva che la sentenza della corte di appello di Genova avesse violato l’articolo 6 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo che sancisce il “diritto dell’imputato di interrogare o far interrogare i testimoni a carico” e quello a un “equo processo”.
In pratica i funzionari (la gran parte alti dirigenti di polizia allora in servizio) lamentavano che la sentenza di primo grado fosse stata ribaltata in appello senza risentire i testimoni. Se la Cedu avesse accolto i ricorsi si sarebbe aperta la possibilità di una revisione del processo a 21 anni dai fatti.
Secondo la Corte europea però ha fatto bene la Corte d’appello a non risentire i testimoni visto che le testimonianze non avevano avuto un ruolo determinante né nell’assoluzione né nella condanna. I giudici di primo e secondo grado, continuano i colleghi europei, si sono basati su prove documentali e sulle dichiarazioni di alcuni degli stessi funzionari di polizia. La regola, secondo cui i testimoni devono essere risentiti non è un automatismo bensì dipende da una valutazione del giudice sulla rilevanza della testimonianza.
A presentare il ricorso erano stati i funzionari di polizia Gilberto Caldarozzi, Fabio Ciccimarra, Carlo Di Sarro, Filippo Ferri, Salvatore Gava, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Massimo Mazzoni, Spartaco Mortola e Nando Dominici. Non tutti, a 21 anni dai fatti, sono oggi in pensione.
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La Corte Europea dei Diritti Umani ha chiuso le porte a ogni ipotesi di revisione del processo che portò alla condanna in appello di un certo numero di funzionari della Polizia di Stato accusati di falso per le violenze e le torture nella scuola Diaz.
Il processo, secondo i giudici di Strasburgo, si è svolto in modo equo e le prove portate in giudizio sono state ritenute più che sufficienti per legittimare quelle condanne.
I dirigenti di Polizia avrebbero voluto ribaltare una sentenza che li inchiodava a responsabilità gravissime.
Le parole del Procuratore Generale di Genova Pio Machiavello, in sede di requisitoria, in quel lontano 2010, descrivono perfettamente le condotte criminali commesse: «Non si possono dimenticare le terribili ferite inferte a persone inermi, la premeditazione, i volti coperti, la falsificazione del verbale di arresto dei novantatre no-global, le bugie sulla loro presunta resistenza. Né si può dimenticare la sistematica e indiscriminata aggressione e l’attribuzione a tutti gli arrestati delle due molotov portate nella Diaz dagli stessi poliziotti».
Dunque, non c’è più modo di stravolgere la verità processuale sui fatti di Genova. Resta l’amarezza per uno Stato che non ha voluto fare i conti con ciò che Genova 2001 ha significato nella storia del nostro Paese: non è stato possibile risalire alle responsabilità politiche di quanto accaduto per le strade, nella caserma Bolzaneto e nella scuola Diaz, in quanto il Parlamento non ha acconsentito a mettere in piedi una Commissione di inchiesta; nessuna forza di Polizia ha previsto la possibilità di forme di identificazione per tutti gli agenti e funzionari impegnati in attività di ordine pubblico; non vi sono stati risvolti disciplinari significativi o retrocessioni gerarchiche per i funzionari condannati, anzi alcuni di loro hanno ottenuto rilevanti promozioni di grado, così alimentando sensazioni diffuse di impunità.
C’è stata solo una grande novità dall’estate 2001 a oggi: dal luglio 2017 esiste il crimine di tortura nel codice penale italiano, risultato conseguito dopo un’estenuante battaglia in Parlamento, nella società e nelle aule di giustizia.
Adesso che nessuna sentenza può essere ribaltata, verità storica e verità processuale si assomigliano sempre di più. Affinché non restino dubbi su chi era al vertice della scala di potere a Genova, non è scaduto il tempo per tornare sulle responsabilità politiche dell’epoca, di quei ministri presenti nelle sale di comando, di chi ha messo in piedi quel luogo illegale di tortura che è stato Bolzaneto, di tutti quelli che hanno coperto giorni e notti di violenze brutali, dal cattivo odore fascista.
Non è troppo tardi, anche a distanza di più di due decenni, per riparare pubblicamente le ferite gravi inferte alla democrazia e alla dignità delle vittime, nel nome dello Stato di diritto e di una memoria condivisa.
di Patrizio Gonella, Presidente di Antigone
da il Manifesto
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nofatclips · 4 years
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Scusate se non piango by Daniele Silvestri from the album La terra sotto i piedi - Regia: Valerio Mastandrea, Giorgio Testi
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burlveneer-music · 2 years
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LOUIZE & The Rickety Family - In & Out the Wild Side (extract) - straight-ahead vocal jazz with rather skronky instrumental passages
Prodotto dall’etichetta Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, martedì 25 gennaio esce “In & out the wild side”, esordio discografico del progetto “Louize & The Rickety Family”. Nei sette brani inediti (“Esperame”, “TèMaRocchino”, “Utopia”, “Molly”, “Progression”, “Two Little Children”, “In & Out the Wild Side”) e nella riproposizione di “What is This Thing Called Love?” di Cole Porter, la cantante, autrice e compositrice pugliese Luisa Tucciariello è affiancata dalla band composta da Nicolò Petrafesa (piano), Luca Tomasicchio (contrabbasso), Michele Ciccimarra (batteria) arricchita, in alcune tracce, da Alessandro Corvaglia (sax alto, sax tenore), Vittorio Gallo (sax tenore), Francesco Massaro (sax baritono), Valerio Latartara (viola, violino) e Annalisa Di Leo (violoncello). «Che una band di giovani jazzisti italiani sappia esprimersi con tanta maturità stilistica, e con una simile personalità espressiva, è forse il segno di questo tempo fertile e ricco per il nostro stivale. Che una giovane e talentuosa personalità artistica come Luisa Tucciariello, sia capace di pensare musica così speciale e nuova con ingredienti così nuovi e antichi al tempo stesso è, invece, una rarissima circostanza, in Italia e non solo», sottolinea il critico e storico musicale Vincenzo Martorella nelle note di copertina del cd dedicato alla memoria del compianto pianista e compositore Gianni Lenoci.
• PERSONNEL Luisa Tucciariello, vocals, piano (8) Alessandro Corvaglia, alto sax, tenor sax (7) Vittorio Gallo, tenor sax (2, 5, 8) Francesco Massaro, baritone sax (2, 5, 8) Nicolò Petrafesa, piano Valerio Latartara, viola, violin (1, 6) Annalisa Di Leo, cello (1, 6) Luca Tomasicchio, double bass Michele Ciccimarra, drums
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corallorosso · 3 years
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Questori “spezzabraccia”, condannati per il G8: Polizia, le vergognose nomine di Lamorgese e Gabrielli Tra i dirigenti della Polizia di Stato promossi ieri dal Ministro dell’interno Luciana Lamorgese e dal Capo della Polizia Franco Gabrielli, ci sono anche due condannati in via definitiva per i falsi e gli abusi del G8 di Genova del 2001, nonché il responsabile di una serie di cruenti episodi di ordine pubblico, assurti alla ribalta della cronaca tra il 2012 e il 2017 per le loro nefaste conseguenze su credibilità e affidabilità di chi dirige le Forze dell’ordine nella gestione delle piazze. Ma queste sono solo le ultime di una serie di promozioni che appaiono ‘devianti’ rispetto ai canoni di integrità, capacità e sangue freddo che dovrebbero caratterizzare questori e vice questori, da cui spesso dipendono i diritti fondamentali e l’incolumità di tutti. (...) Ieri sono stati promossi Pietro Troiani e Salvatore Gava, protagonisti dei fatti del G8 di Genova e condannati in via definitiva a 3 anni e 8 mesi, più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, il primo per aver portato materialmente le due bombe molotov nella scuola Diaz e il secondo per averne falsamente attestato il rinvenimento all’interno; ciò che giustificò abusivamente le perquisizioni e gli arresti in massa dei manifestanti, in gran parte picchiati e torturati tanto da spingere la Corte dei conti a definire “quella notte sonno della ragione”, nella quale per la Corte di Cassazione “le forze dell’ordine hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”. Nonostante Gabrielli avesse fatto ammenda sui fatti del G8, dichiarando pubblicamente che a Genova nel 2001 “ci fu tortura” e che nei panni dell’allora Capo della Polizia Gianni De Gennaro “mi sarei dimesso”, in realtà già nel 2017 fu proprio lui che, anziché magari adeguatamente sanzionarli come previsto dall’ordinamento, ha reintegrato i dirigenti condannati in via definitiva – ieri pure promossi – attribuendogli per di più posti di responsabilità apicale e/o ben remunerati incarichi all’estero: Troiani divenne il Dirigente del Centro operativo autostrade di Roma e Lazio (il più grande d’Italia) e Gava il Responsabile dell’Ufficio di Collegamento Interforze del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) in Albania. All’epoca anche Gilberto Caldarozzi e Fabio Ciccimarra, pure loro condannati a 3 anni e 8 mesi più 5 anni di interdizione per i falsi del G8 furono reintegrati “tout court”, il primo con il prestigioso e strategico incarico di Vice direttore operativo della DIA (Direzione investigativa antimafia) e il secondo – condannato anche a 2 anni e 8 mesi (poi prescritti) per il sequestro dei manifestanti nella caserma Rainero durante il G7 di Napoli – recentemente promosso, sempre da Gabrielli, come Resident espert in Montenegro. Ma oltre ai dirigenti condannati per il G8, ieri è stato promosso anche Francesco Zerilli, salito alla ribalta della cronaca innanzitutto come autore di una serie di cruente cariche ‘a freddo’, a partire da quella del 2012 in pieno centro a Livorno nei confronti di antagonisti, anarchici e no-TAV, con gravi ricadute in termini di tensioni sociali nei giorni successivi. Ma l’inadeguata aggressività di Zerilli si è evidenziata soprattutto tra il 2014 e il 2017 quando era in forza alla Questura di Roma in qualità di responsabile dei servizi di ordine e sicurezza pubblica nel centro della Capitale, molto spesso conclusi con manganellate e trauma cranici: prima nei confronti dei movimenti per la casa che manifestavano davanti al Campidoglio; poi dei tassisti davanti a Montecitorio; infine degli operai della ThyssenKrupp a rischio licenziamento nei pressi della Stazione Termini, accompagnati da Maurizio Landini, allora leader della FIOM e attuale Segretario generale della CGIL, che ricevette pure lui la sua dose manganellate in testa, all’urlo di Zerilli: “Caricate!”. Ma l’episodio che più è rimasto impresso nell’opinione pubblica fu quello verificato a margine dello sgombero di un gruppo di etiopi ed eritrei richiedenti asilo o protezione sussidiaria da un edificio di via Curatone, accampati in piazza Indipendenza, cacciati con gli idranti e poi caricati e inseguiti dai reparti antisommossa guidati da un Zerilli urlante “levatevi dai coglioni, carica, forza”, che incitava i poliziotti “se tirano qualcosa spaccategli un braccio”. Frasi e contesto che fecero molto scalpore nell’opinione pubblica, tanto da costringere Gabrielli a rimuovere il dirigente, ma non per punirlo o trasferirlo per incompatibilità, bensì per ‘parcheggiarlo’ in un ufficio più comodo e defilato, in attesa che passasse il clamore, fino a ieri quando è stato promosso, magari pronto per la gestione di nuove emergenze. C’è poi il caso ancor più emblematico di Massimo Improta (fratello minore del suddetto Maurizio) che nel 2012 era in forza alla Questura di Roma come responsabile dei servizi di ordine pubblico presso lo Stadio Olimpico e venne promosso nonostante fosse stato appena indagato per la falsificazione del verbale di arresto nell’ambito del cosiddetto pestaggio Gugliotta, preso a calci e pugni sino alla vistosa perdita di un dente incisivo. (...) Ma buon sangue non mente, considerato che Maurizio e Massimo sono i figli del famoso Prefetto Umberto Improta, per decenni uomo di punta del Viminale, noto anche per essere stato coinvolto nelle torture dei brigatisti prima e dopo la liberazione del generale USA Dozier; in concorso con il famigerato “dottor De Tormentis” e i quattro dell’Ave Mariafg8, specializzati in “waterboarding” o “interrogatorio duro dell’acqua e sale: legavano la vittima a un tavolo e, con un imbuto o con un tubo, gli facevano ingurgitare grandi quantità di acqua salata” Di Filippo Bertolami
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francescomassaro · 3 years
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Da subito ascoltare Quaderni Di Zoologia Imperfetta è come entrare in un mondo misterioso, luogo immaginifico di sorprese, drammaturgia di un teatro musicale dove si muovono suoni/personaggi seguendo un’apparente sceneggiatura senza capo né coda, ma che alla fine ti lascia un senso compiuto, una coerenza etica ed estetica, come la voglia di tornarci per godere di qualche dettaglio che ti sei perso. Francesco Massaro gioca su quell’imperfezione, lo scarto che sta tra scienza e mito, verità e leggenda, che gli concede la criptozoologia: lì trova quella libertà, quell’energia che permette al suo Bestiario di muoversi come un organismo vitale.
La formazione è nata nel 2015 sulla spinta progettuale e ideale del compianto Gianni Lenoci, mentore di Massaro. Dopo Bestiario Marino e Meccanismi Di Volo l’indagine sul mondo animale continua, ma è subito evidente che suoni come pretesto, lente d’ingrandimento su una contemporaneità complessa e destabilizzante. Attraverso l’animale probabile, vero o fantastico che sia, si prova ad indagare l’uomo d’oggi in due tracce temporalmente sbilanciate, una lunga, l’altra breve, ma parti di una stessa visione. La strada è quella di una libertà espressiva totale ma con periodici approdi ad isole free dove la formazione si ritrova a condividere collettivi ritmicamente marcati e definiti. I flauti di Mariasole De Pascali, la chitarra elettrica di Adolfo La Volpe, le percussioni di Michele Ciccimarra, immersi nel pulviscolo di un’elettronica coerente con il contesto spaziale, non risultano certo dei comprimari, sviluppano un costante e movimentato accavallarsi di idee-suono ora ancestrali, ora radicali. Massaro con le sue ance è affascinato dall’improvvisazione libera, ama timbri netti, ma esprime anche la necessità di definire il contesto creativo con partiture grafiche, come segni tangibili della poetica della formazione. Emerge a tratti come un fantasma sullo sfondo di Quaderni Di Zoologia Imperfetta la voce del poeta Nazim Comunale, parole che volano via, tornano, ampliano il carattere onirico del lavoro, danno spessore alla stratificazione sonora. In definitiva si potrebbe affermare che la forza di Massaro, della sua filosofia musicale che si muove tra libertà, visioni e i romanticismi di un free ampiamente storicizzato, sia quella della sua inattualità. L’essere fuori dai giochi stilistici, uno spiazzante inclassificabile, un grande merito in un panorama fin troppo rassicurante.
(Paolo Carradori)
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todayclassical · 7 years
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May 22 in Music History
1722 Birth of composer Johannes Schmidlin. 
1723 J.S. Bach arrives in Leipzig to become cantor of St. Thomas Church.
1759 Birth of composer Gervais-Francois Couperin.
1780 Birth of composer Jan Emmanuel Dulezalek.
1783 Birth of composer Thomas Forbes Walmisley.
1790 Birth of tenor Giuseppe Ciccimarra in Altamura. 
1811 Birth of Italian soprano Giulia Grisi in Milan.
1813 Birth of German composer Richard Wagner in Leipzig. 
1813 FP of Rossini's opera The Italian Woman in Algiers at the Teatro San Benedetto in Venice.
1820 Birth of composer Alexander Ernst Fesca.
1822 Birth of English conductor and Henry Wylde. 
1836 FP of Felix Mendelssohn's oratorio Paulus 'St. Paul', composer conducting, at the Lower Rhine Music Festival in Düsseldorf.
1850 Birth of Austrian violinist and composer Johann Schrammel.
1852 Birth of French violinist Emile Sauret. 
1856 Birth of English-American organist and composer Humphrey John Stewart in London. 
1861 Birth of tenor Desire Pauwels in Ghent. 
1865 Birth of Catalan-Argentinian conductor Enrique Morera in Barcelona. 
1872 Richard Wagner lays the cornerstone of his Festival Theater in Bayreuth, Germany. It was his 59th birthday.
1873 Birth of Estonian composer Rudolf Tobias.
1874 FP of Verdi's Requiem, conducted by the composer in Milan.
1874 Birth of composer Francesco Paolo Neglia.
1879 Birth of American composer Eastwood Lane. 
1879 Birth of composer Jean Emile Paul Cras.
1884 Birth of composer Alceo Toni.
1885 Birth of Costa Rican composer Julio Fonseca in San Jose.
1891 Birth of French composer Lucien Caillet. 
1892 Birth of Dutch tenor Louis Van Tulder in Amsterdam. 
1899 Birth of pianist Marcelle Meyer. 
1900 Birth of Flemish coloratura soprano Vina Bovy. 
1902 Birth of Czech baritone Emanuel Kopecky in Prague.
1907 Birth of Corsican soprano Marta Angelici. 
1909 Birth of English composer Minna Keal. 
1911 FP of Debussy's Martyre de Saint-Sebastien. André Caplet conducting Paris Opera at the Théatre du Châtelet.
1916 Birth of American composer Gordon Binkerd.
1917 Birth of Austrian conductor George Tintner in Vienna.
1922 FP of Alexander von Zemlinsky's opera Der Zwerg 'The Dwarf' at the Cologne Opera.
1924 FP of Igor Stravinsky's Piano Concerto at Koussevitzky Concert, at the Paris Opéra conducted by Serge Koussevitzky, composer was the pianist in Paris.
1924 Birth of composer Claude Andre Francois Ballif.
1925 Birth of Argentinian baritone Norberto Carmona in Mendoza Argentina.
1925 Birth of American tenor James King in Dodge City, KS. 
1929 Birth of composer Asher Ben-Yohanan.
1931 Death of Spanish soprano Ofelia Nieto.
1931 FP of William Grant Still's ballet Sahdji. Eastman Ballet and Rochester Civic Orchestra, Howard Hanson conducting.
1934 Birth of American pianist and conductor Peter Nero. 
1935 Birth of American tenor Mallory Walker in New Orleans.
1949 Death of German composer Hans Pfitzner in Salzburg.
1977 Death of Dutch composer Marius Monnikendam in Haarlem. 
1950 FP of Richard Strauss' Four Last Songs in London. 
1982 FP of Alvin Singleton's A Yellow Rose Petal for orchestra. Houston Symphony, C. William Harwood conducting. 
1990 FP of John Harbison's Simple Daylight with text by Michael Fried, with soprano Dawn Upshaw and pianist Alan Feinberg at the Herbst Theater in San Francisco.
1999 FP of Bright Sheng's Flute Moon with Aralee Dorough, flute. Houston Symphony, Christoph Eschenbach conducting.
2003 FP of Melinda Wagner´s Piano Concerto Extremity of Sky commissioned by the Chicago Symphony, Emanuel Ax with the Chicago Symphony under Daniel Barenboim. 
2013 Death of French modernist composer Henri Dutilleux.
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paoloxl · 4 years
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Nell’ambito del processo sugli abusi contro manifestanti anti G8 all’interno della caserma Raniero, la sentenza di 1° grado condanna 2 funzionari, Carlo Solimene e Fabio Ciccimarra, ed i poliziotti Damiano Avallone, Espedito Avellino, Pietro Bandiera, Paolo Chianese, Francesco Incalza, Raffaele Manna, Michele Pellegrino, Damiano Tedesco, a pene varianti fra i 2 anni e i 2 anni e 8 mesi, quasi tutte travolte dall’indulto, pronuncia inoltre una ventina fra assoluzioni e proscioglimenti.
Nella requisitoria, il pm Del Gaudio ha sottolineato che i manifestanti furono prelevati senza avvertire il giudice, compiendo perciò dei sequestri di persona, e che i giovani furono “costretti a stare inginocchiati, picchiati ed insultati“
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paoloxl · 5 years
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La sezione di Appello della Corte dei Conti conferma la condanna per 16 funzionari (anche il numero due della Dia) che dovranno risarcire il ministero per il tentato omicidio di un giornalista inglese
Capita che un collegio di giudici della sezione d’appello della Corte dei Conti definisca come “barbari” i responsabili di una serie di reati e comportamenti per i quali sono stati condannati penalmente e in sede di danno erariale.
Capita che uno dei soggetti così pesantemente inquadrati nella sentenza, sia Gilberto Caldarozzi, ovvero il numero due della Dia, la direzione investigativa antimafia, come dire l’Fbi italiana.
A 18 anni dai fatti il G8 di Genova continua a rappresentare una spina nel fianco della democrazia italiana, continua a far emergere le insanabili contraddizioni di uno Stato che a fronte di condanne nazionali ed europee e nonostante pubbliche, seppur tardive, ammissioni di responsabilità, non ha mai voluto far seguire alle parole i fatti. E ha così sanzionato con pene ridicole (47 euro di multa)  oppure ha promosso e fatto progredire le carriere di coloro che, per dirla con i giudici del penale “hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”.
L’ennesima conferma a questo stallo arriva appunto dalla  sentenza della seconda sezione d’appello della Corte dei Conti che ha confermato il pronunciamento di primo grado che condannava a un risarcimento complessivo di 110 mila mila euro, 16 poliziotti coinvolti a vario titolo nel pestaggio del giornalista inglese Mark William Covell durante il G8 del 2001.
I giudici d’appello hanno in parte dichiarato inammissibili e in parte rigettato gli appelli proposti da alcuni dei poliziotti confermando la sentenza emessa nel 2015 dalla sezione della Liguria, che aveva condannato al risarcimento di 40 mila euro l’allora comandante del VII nucleo antisommossa Michelangelo Fournier e a 60 mila euro l’allora comandante del primo reparto mobile di Roma Vicenzo Canterini.
I giudici contabili avevano poi condannato, in solido, a un risarcimento di 10 mila euro: Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Nando Dominici, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Davide Di Novi, Renzo Cerchi, Massimiliano Di Bernardini, Massimo Nucera e Maurizio Panzieri. I fatti contestati risalgono alla notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, quando Covell venne picchiato dalla polizia davanti ai cancelli della scuola Diaz, riportando gravissime lesioni. Covell era poi stato arrestato con accuse che si erano rivelate false.
Mark Covell
In via transitoria, il Viminale lo aveva risarcito con 350 mila euro (340 per le lesioni subite e 10 mila per le calunnie). Ed è proprio quella cifra, che la procura contabile contestava come danno erariale ai poliziotti, ridotta però dai giudici di primo grado a 100 mila euro per le lesioni e 10mila per le calunnie. L’appello ha confermato la sentenza. Nel motivare le ragioni con cui vengono respinti gli appelli di tre imputati in particolare, i giudici in un passaggio spiegano che “non è vero che i predetti non fossero affatto presenti sul luogo del misfatto, quanto che ne uscirono senza partecipare alla barbarie o macelleria messicana come ebbe a definirla lo stesso Fournier, che ne sarebbe seguita, rendendosi conto della situazione…”. Si vedrà se davvero lo Stato riuscirà a farsi pagare visto che per alti risarcimenti si è creato un incredibile corto circuito con il Ministero che risarcisce sè stesso invece di rivalersi sui funzionari infede.
Marco Preve
da La Repubblica.it
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francescomassaro · 3 years
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La criptozoologia, a seguire la definizione dei vocabolari, è la disciplina che studia le specie animali la cui esistenza è solo frutto di ipotesi, senza certezze scientifiche. E diventa oggetto di attenzione del nuovo, interessantissimo, lavoro di Francesco Massaro & Bestiario, un cd + libro che segna una nuova tappa dell’esplorazione del musicista pugliese, che dopo il Bestiario Marino e i Meccanismi di volo si muove su terreni di fascinosa evocazione sonora di qualcosa che, in fondo, non può essere definito.
In quartetto con Mariasole De Pascali ai flauti, Adolfo La Volpe a chitarra e elettronica, Michele Ciccimarra a cupaphon (caccavella rielaborata) e percussioni, con l’apporto di Valerio Daniele all’elettronica e i testi e la voce Nazim Comunale, Massaro (che al sax baritono affianca elettronica e toy piano) trova in questi Quaderni di Zoologia Imperfetta, costruiti lungo l’architettura di una suite che evolve secondo (il)logiche mutanti che raccontano la sfuggevolezza delle relazioni oppositive e agglomerano un affascinante dipanarsi elettroacustico dalle cui cellule guizzano suoni sorprendenti.
La presenza della pubblicazione non è un vezzo editoriale, ma disvela in realtà una intermedialità architettata in quattro parti che prevedono disegni di Andrea Pedrazzini, la poesia di Nazim Comunale e la poesia cinematica di Egidio Marullo, una intermedialità che muovendosi sulla ricerca di un’organicità stratificata racconta la possibilità di sfuggire dalla tirannia delle forme del linguaggio per aprire possibilità di comunità più ampie (“biocenesi di resistenza” come le ha definite felicemente Gino dal Soler).
Bravo quindi Massaro, non solo perché il percorso musicale si avventura su terreni convinti e convincenti, ma perchè il porre la propria ricerca in dialogo con quella di altri artisti dona a essa una qualità rigenerativa di cui si sente sempre più spesso il bisogno.
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francescomassaro · 6 years
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"Una foglia cadendo fa il piccolo tonfo scuote un poco la stella e una geometria d’universo si sbilancia negli assi. Tutto un tratteggio di rette infinite un pulsare di gradi angolari nessuna ala distesa fa a meno e la caduta non è che un’ algebra infinita che va giù nella cifra, nel rigo." (Mariangela Gualtieri) Un musicista prezioso. Un disco magnifico e immaginifico, che richiede silenzio e tempo e sa poi ricambiare con scrigni pieni di idee e suggestioni. Francesco Massaro è un jazzista (sax baritono e clarinetto basso) pugliese, qui assieme ai Bestiario (Mariasole De Pascali a piccolo, flauto, flauto alto, Gianni Lenoci a pianoforte, preparato e non, Michele Ciccimarra, batteria, cupa cupa, oggetti sonori, e Adolfo La Volpe e Valerio Daniele a chitarra elettrica, chitarra baritono e live electronics in un paio di tracce). Meccanismi Di Volo è pubblicato dal collettivo desuonatori, un coordinamento di autoproduzioni per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione, così dicono loro stessi. Ed è un disco che merita tutta l’attenzione possibile, perché è poetico senza essere retorico, coraggioso ma non ostico, patafisico e romantico, denso come un haiku e lieve come un racconto di Calvino, appassionante e iperreale come una storia di Cortázar, zuppo dello stesso blues fragile e imprendibile che anima certo Wyatt, circolare come un’immagine di Borges, memore delle rarefazioni di alcune produzioni ECM (su tutti a me è venuto in mente il bel disco del norvegese Christian Wallumrød, A Year From Easter del 2005) senza risultare mai stucchevole, perché mai estetizzante o artefatto, ma sempre vivo, pulsante, necessario, vero. Si inizia con “Fall”, sparsi accordi di piano tra Paul Bley, il solista di Mark Hollis (del quale presto parleremo diffusamente, sono passati già vent’anni dalla sua pubblicazione) e Debussy, radure, galaverna, giochi di luce, ombre, tanto spazio in cui stare, silenzi perfetti. Davvero siamo vicini a “The Colour Of Spring”, la traccia d’apertura di quel miracolo che fu il disco del leader dei Talk Talk, ma traslato in un ambito jazz, quindi con più libertà armonica. I silenzi però risuonano con lo stesso fare intimo e sacrale anche qua, e subito siamo catturati. Come nella poesia della Gualtieri, un suono in apparenza piccolo scuote geometrie abissali. Dopo tocca a “Paradisea”: un rimestare di percussioni e soffi di fiati, come se qualche remota creatura apparecchiasse una tavola celeste, quasi un tributo a Messiaen e al suo Catalogue des Oiseaux (già splendidamente rivisitato in chiave elettronica da Okapi) in chiave impro. In “Sa Zenti Arrubia” abbiamo un piano austero e sospeso, con suoni preparati, mentre le percussioni promettono una pioggia che non arriverà, e c’è un flauto a guidarci nella bruma: ha un che di popolare e dolente questo canto commosso e delicato (il disco del friulano Glauco Venier, Miniatures, per piano e percussioni, anche questo uscito per ECM, nel 2016 è un altro possibile punto di riferimento), che in alcuni cambi tonali sa davvero scardinare le coriacee difese del cuore. Cuore che soffre perché per la cultura occidentale è difficile imparare l’arte della distanza, abbassare il volume dell’Ego: ecco allora “Esercizio Di Distaccamento”, con la De Pascali in bella evidenza, per un pezzo dalle atmosfere assorte che sanno dello zen a cui ci ha abituato Roscoe Mitchell. “Esercizio Di Distaccamento” sfocia in “Murmuration”, dove i sussurri dei flauti trovano eco negli altri strumenti, sono stormi di uccelli in volo, elegantissimi e anti-geometrici, eppure così ordinati, puliti, nel loro andare. La stessa sensazione di grande naturalezza, di inesorabile, tenace vitalità: è inverno, del resto, e i volatili devono coprire grandi distanze, migrare a sud. Se “Tecniche Di Ornitomanzia” (gran titolo) è impro senza esserlo in modo didascalico, con bei dialoghi, il pianoforte di Lenoci a guidare le danze, le chitarre elettriche ad aprire altri sipari, il clarinetto basso a scandagliare profondità (cielo, mare e terra, alto e basso si confondono, in questo disco, come nelle migliori poesie), “The Cabinet Of Dr. Stroud” è un brevissimo lampo che ci porta a “Sagittarius Serpentarius”: il baritono in esplorazioni solitarie tra sovratoni ancestrali e rituali magici e raccolti, come un’invocazione alle stelle (una risposta jazz al canto notturno di un pastore errante per l’Asia di Leopardi, forse). Chiude il viaggio “Canis Major”, tesa sulla corda come un acrobata a metà strada tra l’omaggio a Giacinto Scelsi del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza e altri cieli per nominare i quali le nostre mappe descrittive falliscono (a volte sembra quasi una versione jazz di certa elettronica ambientale e postumana, stile Paul Jebanasam). Poi, inaspettato, un tema obliquo ed efficacissimo (Soft Machine, Tortoise?) a ricordarci la presenza umana, che in seguito nuovamente svanisce, in uno spazio vastissimo. Nel pezzo ho citato un paio di volte la ECM, ma non a caso dischi abbastanza marginali nel catalogo dell’etichetta di Manfred Eicher: siamo infatti qui lontani da ogni intento estetizzante o da ogni perfetta posa nordica; si tratta invece di un lavoro in cui risuonano limpidi e netti passione, idealità, poesia, amore. Nel 2015 Francesco Massaro ha pubblicato, sempre per le autoproduzioni desuonatori e sempre con la medesima formazione, un altro notevole lavoro, Bestiario Marino. Il consiglio è di procurarsi entrambi i dischi, scoprirete così un musicista  dalla voce già molto definita e dalle orecchie apertissime, in grado di inabissarsi nelle profondità marine come di spiccare voli tra continenti reali e immaginari, per regalarci domande fertili, bellissime vertigini e  limpidissima poesia.
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francescomassaro · 6 years
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A due anni dal precedente “Bestiario Marino”, pubblicato nel 2015, arriva sempre per “Desuonatori” il successore “Meccanismi di Volo”, che sviluppandosi da una radice sonora sostanzialmente affine cambia prospettiva spostando l’attenzione dall’acqua a temi quali: cielo, esseri alati, volo e sospensione, che ritornano costantemente e ben si percepiscono nelle nove tracce dell’album. In “Meccanismi di Volo”, il clarinettista e sassofonista pugliese Francesco Massaro esprime ancora una volta il suo intimo rapporto con l’improvvisazione, elemento cardinale tanto del suo percorso artistico, quanto delle sue composizioni. Se con “Bestiario Marino”, l’attenzione era rivolta a stimoli e interessi estremamente diversificati, spaziando dalla scienza alla magia, dal cinema surrealista ai testi medievali, questa volta, il campo d’azione risulta certamente più circoscritto. Con “Meccanismi di volo”, Massaro e Bestiario guardano particolarmente alla musica del tardo Novecento e alle intuizioni di compositori come: Olivier Messiaen, Arvo Pärt, Fausto Romitelli e Luciano Berio, qui opportunamente metabolizzate e filtrate dalla sensibilità jazz dell’ensemble, composto da: Francesco Massaro (sax baritono, clarinetto basso) , Gianni Lenoci (pianoforte, pianoforte preparato), Mariasole De Pascali (piccolo, flauto, flauto alto) , Michele Ciccimarra ( batteria, percussioni, cupa cupa), Adolfo La Volpe (chitarra elettrica, live electronics) e Valerio Daniele, (chitarra elettrica baritona, live electronics). Continuando un percorso iniziato con “Bestiario Marino”, “Meccanismi di Volo” esprime al meglio la proposta di “Desuonatori” un coordinamento di progetti musicali che recuperano il legame intimo tra musica e ascolto, riconducendo il suono alla sua natura più pura e originaria di tramite comunicativo e comunitario, svincolandolo da ogni esigenza commerciale e di mercato. Questo album, di cui segnaliamo inoltre le illustrazioni di Maria Teresa De Palma, è un affascinante viaggio attraverso le infinite possibilità del suono, inteso come materia plasmabile, primordiale e autentica, svincolata da ogni superflua sovrastruttura. “Sa Zenti Arrubia”, guidata dai lenti e continui arpeggi pianistici, sui quali si articolano i fiati e i delicati rintocchi di percussioni, oppure, le “liberatorie “ Tecniche di Ornitomanzia” o “The Cabinet Of Dr.Stround”, denotano l’estremo eclettismo linguistico e la solidità di un Ensemble italiano dai connotati decisamente atipici e peculiari. Un album davvero audace, guidato da un’instancabile “verve” creativa. Eccellente. 
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francescomassaro · 5 years
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Curriculum Vitae 2019
Francesco Massaro
(Sax, clarinetti, elettronica) musicista pugliese di formazione accademica, conclusa con menzione di merito, si dedica come strumentista e compositore a progetti multidisciplinari che uniscono musica creativa, arti visive, poesia, audio/video e danza. Attualmente dirige la formazione "Bestiario" (con due cd all'attivo "Bestiario Marino" del 2015 e "Meccanismi di Volo" del 2017 entrambi pubblicati da Desuonatori, ed un terzo in uscita, insieme a Mariasole De Pascali, Michele Ciccimarra, Adolfo La Volpe, Valerio Daniele, Gianni Lenoci) formazione elettroacustica con la quale affronta un repertorio originale tra partiture grafiche, notazioni tradizionali e libera improvvisazione, cercando (im)possibili relazioni tra musica, bestie immaginarie, cataloghi medievali, 'Patafisica e avanguardie storiche. Nel 2009 ha vinto il Premio Nazionale delle Arti indetto da Afam e Miur (sezione jazz). Nel 2016 e nel 2017 la rivista specializzata Musica Jazz lo segnala tra i 10 migliori giovani talenti italiani definendolo “uno dei talenti più luminosi venuti alla ribalta della scena italiana negli ultimi anni”. Nel 2018 riceve il premio Targa SIAE.
Si esibisce in solo (Maniera Nera) e nel duo Outline Maps (con Alessandra Bossa) fa parte inoltre del Noci Saxophone Pool, del trio Elica e dell'OEOAS (Orchestra Elettroacusica Officine Arti Soniche).
Tra le numerose collaborazioni, che spaziano dall’avant jazz alla musica contemporanea d’accademia alla musica popolare, la
più importante e proficua è certamente quella con il pianista Gianni Lenoci. Ha inoltre inciso e suonato occasionalmente con Sakis Papadimitriou, William Parker, Joelle Leandre, Stefano Battaglia, Markus Stockhausen, John Tchicai, Elio Martusciello, Giancarlo Schiaffini, Fabrizio Spera, Paolo Fresu, Carlos Zingaro, Kent Carter, Paul Lovens, Carlo Actis Dato, Antonello Salis, Eugenio Colombo, Alessandro Haber, Daniele di Bonaventura, Steve Potts, Sabir Mateen, Marco Colonna, Sauro Berti, Michel Godard, Bruno Tommaso, Roberto Ottaviano, Gunter "Baby" Sommer, Ab Baars, Ig Henneman, Rocco Nigro, Rachele Andrioli, Admir Shkurtaj, Danilo Gallo e molti altri. Ha partecipato a numerosi festival di jazz e musiche attuali tra i quali Una Striscia di Terra Feconda, Angelica, Time in Jazz, Young Jazz, Talos Festival, Europa Jazz Festival di Noci, Notte della Taranta, Materadio, Rec Festival, Mantova Musica, Italia Wave, Disorder, No Sheet Festival, Silence, Festival dei Mondi Villa Ada, Settimana di Cultura Italiana (Università di Banja Luka), ha suonato per l'Università di Coimbra, l'Università di Bari, la Radio Tv Tedesca (Lipsia), e RadioRai.
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francescomassaro · 7 years
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Salve a tutti e benvenuti nella rubrica di interviste più asimmetrica del web. Oggi abbiamo l’onore di ospitare Francesco Massaro, sassofonista, clarinettista ed attivatore patafisico di origini pugliesi. Possiamo affermare, senza tema di smentita, che la sua recente menzione (2016) nel Top Jazz tra i Giovani Talenti Emergenti dell’Amore Universale è irrilevante ai fini della nostra più grande stima nei confronti di questo musicista, che è anche fine compositore nonché membro fondatore di una interessantissima giovane etichetta. Da poco ha sfornato un bel disco “Meccanismi di volo”, ma andiamo al sodo.
CARLO: Ciao Francesco. Iniziamo descrivendo il tuo progetto musicale Bestiario, nonché il tuo ultimo disco. A te la parola.
FRANCESCO: Ben trovati e grazie per l’attenzione che ci state dedicando. Mi piace pensare al Bestiario, più che come ad un progetto o ad un gruppo, come ad un organismo vivente che produce suono e senso utilizzando una serie di strategie mutuate da vari ambiti creativi, non necessariamente musicali. Il quartetto, formato da Mariasole De Pascali ai flauti, Gianni Lenoci al pianoforte, Michele Ciccimarra alle percussioni ed il sottoscritto ai sax e clarinetti, data le personalità musicali e creative dei componenti, si muove in maniera liquida, prendendo strade inaspettate e sempre nuove, pur mantenendo intatto il senso delle composizioni. Penso che sia il sogno di ogni compositore avere un gruppo che non solo esegue ma infonde vitalità alla sua musica, mantenendo sempre attivo il processo compositivo. Questo rende la musica sempre piena di sorprese, per noi in primis, e di conseguenza fresca e interessante per il l’ascoltatore. Una sorta di benedizione direi. È un processo che utilizziamo anche in studio ovviamente con dinamiche differenti.
CARLO: Argomento mai banale: sei strumentista e compositore. Quali sono i tuoi riferimenti per queste attività connesse ma indubbiamente diverse. A me pare che tu componga improvvisando, ma al contempo credo tu scriva musica anche “a tavolino”. Sto sbagliando tutto? Smentiscimi.
FRANCESCO: Invece hai ragione. Per me (e non solo) i processi sono indistinguibili, senza addentrarsi in discorsi già abbondantemente sviscerati da Derek Bailey – e decine di altri, tra artisti e studiosi, non solo in musica – le mie composizioni consistono in una serie di algoritmi, con appunti verbali, porzioni di pentagramma, disegni. Non tutti sono sempre chiamati a seguire la parte, molto spesso una o più parti sono completamente improvvisate, le altre comunque hanno sempre un ampio margine di discrezionalità su durate, altezze o altri parametri. In fondo è un procedimento antico quanto la musica stessa, ma rivendico fortemente l’originalità dei risultati. In Meccanismi di volo, secondo degli album che abbiamo registrato, si sono radicalizzati questi processi rispetto a Bestiario Marino (del 2015), ho pensato ad una musica che scorresse su piani percettivi ed emotivi differenti, a velocità e con densità differenti. Cerco una musica nella quale ci sia una reale simbiosi tra scrittura e improvvisazione, acustico ed elettronico (in un paio di tracce con noi ci sono Adolfo LA Volpe e Valerio Daniele – che è anche il fonico e deus ex machina dei nostri dischi – alle chitarre ed elettronica ), struttura ed alea. Molte delle questioni restano per me aperte, ma il mondo è pieno di bestie reali e fantastiche, e, come voleva Borges, ogni enciclopedia è perfetta nella sua incompletezza, ho materiale sul quale lavorare per diversi anni…almeno spero.
CARLO: Siamo assai curiosi di conoscere più da vicino il collettivo Desuonatori. Chi siete? dove andate? cosa portate? Sì, ma quanti siete? UN FIORINO!
FRANCESCO: Il collettivo si è costituito a Frittole nel 1492, all’ inizio con noi c’era anche Leonardo da Vinci, ma non capiva niente…Allora, sforzandosi d’esser serio, cosa che mi riesce poco e male, Desuonatori non è un collettivo, ma, come recita il nostro sito www.desuonatori.it (che oltre ai nostri dischi presenta altri contenuti molto interessanti, visitatelo) un coordinamento di autoproduzioni per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione, siamo semplicemente un gruppo di persone che ha deciso di riprendere in mano la propria musica e tutto il processo di produzione e fruizione. Questo ci fa lavorare molto lentamente ma i risultati sono soddisfacenti ed autentici. Abbiamo pubblicato 12 dischi, organizzato decine di house concert e partecipato esternamente a diverse iniziative artistiche, tant’è che ultimamente stiamo allargando il nostro campo d’azione, a breve pubblicheremo anche il catalogo delle opere del pittore Egidio Marullo.
CARLO: Se tu fossi il despota supremo dell’Italia tutta intera, cosa faresti per sollevare le sorti del jazz e contorni? Cosa manca? Facci sognare.
FRANCESCO: Come se fossi? Ordino l’immediata soppressione della canzone termolese in jazz! Fuori dalla boutade direi che quello che manca al Jazz e, più in generale, alle musiche d’arte (ammesso che questa definizioneabbia un senso) in Italia, è un tessuto connettivo fatto di persone. Il nostro Paese, per questioni geografiche, e ahimè, storiche è fortemente provinciale. Gli scambi tra musicisti, organizzatori e fruitori è al minimo e, quasi sempre, avviene solo ed unicamente perché i musicisti si occupano, tra fatiche immani, perché devono sottrarre tempo, denaro, energie e molto altro ancora al proprio lavoro (che dovrebbe essere quello di studiare lo strumento è creare musica), spesso non avendo le minime competenze in fatto di booking. Ritengo inoltre che questa mancanza di relazioni non sia semplicemente un fatto organizzativo ma anche e soprattutto politico. Manca il senso di comunità che resta alla base del successo di processi culturali e – perché no? – economici, naturalmente. Ma non solo. L’arte è un grimaldello, ed una comunità di artisti che lavora e si muove in direzione del bello agisce positivamente sulla società. Non è un discorso utopico, dovremmo sentirci tutti combattenti, unirci alla Beauty Guerrilla. Amici in tutta Italia si muovono da anni non senza difficoltà in questa direzione: Marco Colonna (che è colui che più di tutti lotta in questa direzione) a Roma, Massimo de Mattia in Friuli, gli amici dell’ Ex Asilo Filangieri a Napoli, Walter Forestiere, Vittorino Curci e Gianni Console, Gianni Lenoci (con la sua ormai trentennale attività presso il Conservatorio di Monopoli), Dario Nitti e gli amici di Gramignarci e del Resilienza in Puglia, per limitarmi alle persone con cui ho rapporti diretti. Occorre seguirne l’esempio e creare nuovi avamposti.
Hasta la saperlocria siempre!
CARLO: Amici pugliesi mi dicono che dalle mie parti è impossibile preparare come si deve le orecchiette con le cime di rapa, poiché per il diverso clima le rape fioriscono e cambia tutto. Puoi confermare?
FRANCESCO: ti rispondo con una citazione di Frank Zappa: parlare di orecchiette con le cime di rapa fuori dal triangolo Taranto, Bari, Matera è come danzare di architettura.
(Intervista raccolta da Carlo Cimino)
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francescomassaro · 7 years
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Senza voler andare ad aprire ulteriori vortici interpretativi su un'annosa questione che riguarda il virtuosismo e la musica, si può senza dubbio affermare che gli ultimi vent'anni di essa (in linea generale), abbiano premiato il sentimentalismo e non la capacità tecnica con cui produrlo. Non è che i musicisti non le abbiano apprese quelle capacità nelle rispettive scuole di musica (conservatori, accademie, corsi, etc.), piuttosto le hanno tramutate in relazione ai gusti del pubblico che, ad un certo punto, ha rifiutato la complessità trascinando anche i musicisti nell'idiozia di un pensiero generalizzato. Sarebbe ora di ripristinare un tantino l'equilibrio a favore dell'equazione abilità tecnica=contenuto emotivo, che per secoli ha dominato il pensiero occidentale della musica. E' su queste premesse che ho selezionato questi quattro nuovi cds di musicisti (più conosciuti e trattati in questa rubrica o ancora talenti che si trovano ad un epidermico stato di conoscenza dell'audience). L'approdo di Francesco Massaro sulle pagine di Musica Jazz e di molti punti critici dell'informazione, mi rendono molto felice. Con molta modestia, penso di aver intuito, prima degli altri, il talento che il sassofonista già serbava qualche anno fa: non siamo solo stati "fans" reciproci delle nostre attività, c'era un'intesa di fondo sulle prospettive del mondo e della vita. Francesco, dopo aver accantonato l'idea di ulteriori elaborazioni tra la musica improvvisata e le tradizioni salentine (assieme a Rocco Nigro, vedi qui la mia recensione dell'epoca), ha partorito il progetto del Bestiario, ossia un quartetto pro-patafisica con la flautista Mariasole De Pascali, il pianista Gianni Lenoci e il percussionista Michele Ciccimarra, spostando l'attenzione dalla prelibatezza di una forma improvvisativa fondata essenzialmente sull'assolo ad una basata sul collettivo. Indiscutibilmente pensato nei suoi particolari, il Bestiario ha affinato la percezione delle proprie intenzioni dopo il debutto (leggi qui le parole che scrissi su quel cd), giungendo al nuovo episodio di Meccanismi di Volo. Sgomberando il campo da possibili equivoci, vorrei sottolineare come l'ispirazione di Massaro e soci, nella costruzione del pensiero musicale, non sia una derivazione di idee sfruttate nella storia contemporanea: non aspettatevi di trovare le condensazioni musicali di Messiaen, Feldman o di altri illustri autori chiamati in causa, perché lo scopo di Francesco è quello di proporre un proprio approccio, che delle idee di quei compositori ha solo lo scheletro dell'idea. In tal senso, Meccanismi di volo vi sembrerà un irrazionale apoteosi di quei linguaggi, un predicare sviluppi senza congruenze; ed invece, sta tutta lì l'incandescente verità della musica improvvisata del futuro, basterebbe solo scorgerla. Queste 9 nove tracce migliorano ciò che era stato detto in Bestiario marino poiché presentano un paio di maturazioni: la prima sta nella maggiore intraprendenza della De Pascali, una flautista che sta ampliando le sue doti velocemente; l'altra è incastonata nel progetto del gruppo e sta nel fatto che i "meccanismi" cominciano a rodarsi nella maniera giusta, con una distribuzione degli interventi equilibrata e nella quale spesso Massaro non assume in nessun modo una posizione da leader. Come dire è il nodo di una corda dove ognuno spinge con la sua creatività. Così mentre l'introduzione pianistica in solo di Lenoci, seguita nel suo sviluppo da brevi ed implacabili sottolineature di Ciccimarra, è un tuffo del tutto personale nelle oasi degli spazi di risonanza alla Feldman, le successive Paradisea (courtship dance) e Esercizio di distaccamento pongono in primo piano la De Pascali e una considerevole serie di tecniche non convenzionali (tra cui un'eccellente abilità nel passaggio tra il soffio e il parlato, dove quest'ultimo presenta caratteri emotivi diversi da quelli classici di Kirk). Massaro viene introdotto da Murmuration, come un effetto girandola del clima vissuto dalla musica, si introduce in simulazione e si innesta in corale; il suo clarinetto basso viaggia tra strozzature e pigre soffiate nella apprensiva Tecniche di ornitomanzia, dove il quartetto raggiunge un primo zenith; la breve The Cabinet of the Dr Stroud offre una sorta di tecnica granulare di gruppo, mentre Sagittarius serpentarius affila le armi del sax baritono nei toni sporchi e dissonanti, tre minuti intensi in cui Francesco simula le tonalità del canto difonico, una circostanza che si ripete nella conclusiva Canis Major, un corale quasi all'unisono che si pone in antitesi con l'introduzione, dove quest'ultima era l'apertura di un sogno, mentre il finale diventa una sovversiva requiem. Un pezzo magistrale, massimale, che viene arricchito dalle chitarre di Adolfo La Volpe e Valerio Daniele, qui in vesti di ospiti ed aggiotatori di live electronics.
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francescomassaro · 7 years
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Meccanismi di volo )des_002( “Meccanismi di volo” è il nuovo capitolo del lavoro dedicato ai bestiari del quartetto guidato da Francesco Massaro. Dopo “Bestiario marino” (des_007), ispirato al mondo acquatico, lo studio si rivolge agli esseri alati, al volo, alla sospensione, al mistero. Per l’occasione l’illustratice Maria Teresa De Palma ha realizzato cinquanta visionarie copertine uniche. Francesco Massaro: sax baritono, clarinetto basso Gianni Lenoci: pianoforte, pianoforte preparato Mariasole De Pascali: piccolo, flauto, flauto alto Michele Ciccimarra: batteria, percussioni, cupa cupa  + Adolfo La Volpe: chitarra elettrica, live electronics Valerio Daniele: chitarra elettrica baritona, live electronics Composizioni: Francesco Massaro & Bestiario Illustrazioni: Maria Teresa De Palma
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francescomassaro · 5 years
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Bologna, Teatro San Leonardo
Francesco Massaro & Bestiario
14 Novembre 2018
La criptozoologia è lo studio degli animali la cui esistenza è ipotizzata su basi indiziarie. Sono magnifiche e imprendibili le figure evocate daFrancesco Massaro & Bestiario, in concerto, con la curatela di Luca Vitali, al Teatro San Leonardo di Bologna per la quinta stagione del Centro di Ricerca Musicale legato al festival Angelica.
LEGGI L'INTERVISTA A FRANCESCO MASSARO
Già ascoltando i due dischi della formazione (Bestiario marino del 2015 e Meccanismi di volo del 2017, pubblicati dal collettivo pugliese di autoproduzioni Desuonatori) gli indizi di avere a che fare con un musicista dotato di grande sensibilità e personalità erano evidenti (e ve ne avevamo parlato qui). Il live, con questo nuovo assetto che vede Adolfo La Volpe (chitarra elettrica, elettronica) prendere il posto di Gianni Lenoci al piano, è la dimostrazione ulteriore e definitiva di un talento maturo e pienamente sbocciato. Musica capace di suggerire (im)possibili presenze, mitologie arcane e futuribili, domani remotissimi, rituali primordiali e odissee nello spazio, lirica eppure selvatica, densissima e aerea, dotata di una grazia ispida, nitida eppure infranta, attraversata da lampi che la fanno deragliare per collocarla continuamente in un indecifrabile altrove.
Ci parla da una ferita, la musica di Francesco Massaro, o forse dalla ferita della Storia: il mood onirico di Henry Threadgill liberato dalla gabbia delle strutture, quasi un Boulez perso in labirinti al confine tra jazz (del quale si intravedono solo e per davvero fugacissime ombre, o semplicemente il suo necessario fiorire in qualcosa di definitivamente altro) e contemporanea, la ricerca indefessa di Roscoe Mitchell ed Evan Parker come faro, condotta però con un piglio inesorabilmente lieve, grazie a una voce che fa del suo venire a patti col silenzio in ogni momento la sua forza, della propria fragilità la propria potenza. Certa elettroacustica (dai pionieri delle prime esplorazioni alle avventure implacabili ed esaltanti di un genio come Sam Pluta) come mondo di riferimento, un uso dell’elettronica efficacissimo, sottile e molto musicale, e la chitarra di La Volpa ad aggiungere grammi di acidità a una pozione già altamente psicotropa; vertigini, voragini, lame ritmiche, cellule che si espandono e si organizzano secondo calibratissimi moti browniani, l’inesorabile mistero del suono che si evolve nella sua gloria nuda, un afflato sinfonico, il futuro come promessa e minaccia: tutto questo viene in mente ascoltando un lungo, torrenziale inedito, di una bellezza semplicemente terrificante.
Poi, da Meccanismi di volo, il puro distillato di poesia di "Sa zenti arrubia", dedicata ad animali più reali del vero, ovvero i fenicotteri rosa tipici di certe zone della Sardegna. Un pezzo magico, sospeso in una bruma di sogno, semplice e dolente, assolutamente perfetto. Mille potrebbe essere i riferimenti del vasto mondo evocato dal quartetto, che in una cinquantina di minuti ci porta per mano in un posto che non sappiamo descrivere compiutamente, ma in cui è assolutamente magnifico stare: l’hardcore da camera di Koch Schütz Studer filtrato attraverso una lente zen, dove all’irruenza feroce degli svizzeri subentra un tocco umanissimo, quasi ambient; dinamiche sovente a precipitare lentamente verso il pianissimo, spazi ampi, tempi geologici, la batteria di Michele Ciccimarra che invece di essere metronomo si fa percussione narrativa, orme di sciamano, le indagini sul respiro nei flauti di Mariasole De Pascali, Massaro a sorvegliare questo clima da risveglio panico con il controllo del compositore e il magistero dell’ombra del folle, un’ombra di creature che da qualche parte nella nostra testa sappiamo esserci familiari ma non sappiamo riconoscere totalmente.
Merito di un quartetto eccezionale composto da interpreti fuori dall’ordinario e guidato da un musicista prezioso, probabilmente unico. 
di Nazim Comunale
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