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#donna con la coda
tonymouse-it · 3 days
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Le mogliettine sexy!
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mousebis · 9 months
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(…)
ho cominciato a baciarla prima ancora di chiudere la porta, con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l'amore lì, in piedi, perchè la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande. Non volevo essere gentile, educato, rispettoso. Volevo conoscesse subito l'animale che mi portavo dentro. E io volevo l'altra lei, quella, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La volevo femmina fino in fondo. La volevo donna, e la volevo subito. Per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l'emozione di averla lì. No. Non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel nostro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti morbidi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie. Nemmeno una carezza. Quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che volevo darle perché io ero già pazzo di lei. Le conservavo come il dolce a fine pasto.
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Fabio Volo
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neropece · 4 months
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“quiet warmth” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il sole invernale illuminava delicatamente le rive di lungo Dora, gettando un bagliore argenteo su ogni superficie. Una donna, con l'impermeabile bianco, camminava con passo tranquillo insieme al suo cane dello stesso colore. Lui le girava attorno con entusiasmo, sfruttando al massimo lo spazio concesso dal guinzaglio. La vista della Mole Antonelliana si stagliava maestosa sullo sfondo, una presenza silente che osservava ogni passo della donna.
Mentre avanzavano lungo il fiume, il rumore della città sembrava attenuarsi, lasciando spazio al fruscio dell'acqua, al lontano suono dei passi delle scarpe sull'asfalto e a qualche urla di gabbiani. Ogni tanto la donna si fermava per accarezzare il suo cane guardandolo negli occhi con affetto.
Attraversarono il Ponte Bologna e il cane si fermò un attimo per annusare l'aria con la coda agitata. La donna controllò rapidamente il telefono, si appoggiò alla balaustra e guardando il fiume che scorreva placido sotto di loro mormorò: "Sai, la vita ha modi strani di metterti alla prova."
Il cane fece un leggero grugnito, come se capisse il peso delle parole della sua padrona. Si rimisero in cammino, e il loro percorso li portò vicino alla riva, dove l'acqua lambiva dolcemente le sponde.
Sedendosi su un muretto la donna prese il suo cane sulle gambe e, guardando il riflesso della Mole nell'acqua, sospirò: "Nonostante tutto questa città ha un certo fascino, non trovi?"
Il cane posò la testa sulle gambe della donna, come cercando conforto. Per un momento, entrambi rimasero lì, immersi nei loro pensieri, il mondo intorno a loro era in pausa.
Proseguirono il loro percorso fino a fermarsi proprio di fronte alla Mole Antonelliana, la sua silhouette imponente era finalmente illuminata dai raggi del sole che stavano facendosi largo tra gli strati di nuvole. "Chissà cosa ci riserva il futuro," sussurrò la signora guardando il cane.
Il cane abbaiò, come se volesse dire che, indipendentemente da ciò che avrebbe portato il domani, era pronto ad affrontarlo insieme alla sua padrona.
Con quella promessa silenziosa, la donna e il suo cane camminarono fino a scomparire, lasciando dietro di loro il fiume e la Mole che, come una vecchia amica, li osservava da lontano, sempre presente ma mai veramente vicina.
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annaeisuoipensieri · 2 months
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... cominciai a baciarla, prima ancora di chiudere la porta con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l'amore lì, in piedi, perchè la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande.
Non volevo essere gentile, educato, rispettoso. Volevo conoscesse subito l'animale che mi portavo dentro. E io volevo l'altra lei, quella nascosta, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La volevo femmina fino in fondo. La volevo donna, e la volevo subito.
Per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l'emozione di averla lì. No, non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel nostro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti mordibi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie.
Nemmeno una carezza. Quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che volevo darle perché io ero già pazzo di lei. Le conservavo come il dolce a fine pasto.
(Fabio Volo)
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Benedetta sei tu donna
perchè stai cambiando pelle
come un serpente lasci andare il vecchio
ti abbandoni al cambiamento
attraversi il crocevia
consenti all'ombra di trasformarti
per rinascere più luminosa il giorno dopo.
Non sei la sola che vive questo momento
in tanti stiamo morendo al vecchio
noi ci annulliamo
noi ci annientiamo
per rinascere più coloranti e autentici.
Lasciati strisciare sul percorso della vita
striscia e senti l'intima connessione con Madre Terra
guarisci con la polvere della tua scia.
Ci stiamo risvegliando attraverso il suono
del sonaglio della nostra coda.
~ Monica Glusman
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be-appy-71 · 2 months
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... cominciai a baciarla, prima ancora di chiudere la porta con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l'amore lì, in piedi, perchè la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande.
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Non volevo essere gentile, educato, rispettoso. Volevo conoscesse subito l'animale che mi portavo dentro. E io volevo l'altra lei, quella nascosta, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La volevo femmina fino in fondo. La volevo donna, e la volevo subito.
Per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l'emozione di averla lì. No, non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel nostro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti mordibi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie.
Nemmeno una carezza. Quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che volevo darle perché io ero già pazzo di lei. Le conservavo come il dolce a fine pasto... ♠️🔥
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(Fabio Volo)
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pedrop61 · 1 year
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Di Nora Adriani
Dalla rubrica #uncaffèconNora
𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐋𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧𝐚?! 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨 𝐯𝐚𝐱?!
“Si fa fatica a capire perché una donna mite e conciliante come Liliana Segre abbia dovuto trascorrere l’intera vita a ripararsi dall’odio” - si domanda Massimo Gramellini stamane sul Corriere della Sera proseguendo – “gli ultimi a detestarla, in ordine di tempo, sono i no vax che le augurano la morte sui social. Ma che cos’ha mai fatto di male, la senatrice sotto scorta, oltre a mettersi in coda per il vaccino e indossare la mascherina come milioni di altri anziani giustamente preoccupati degli effetti di un virus che stava mandando molti di loro al Creatore? Non si sa”.
Ebbene forse è il caso che si sappia, e io ve lo dirò, con la stessa onestà con cui lo faccio sempre.
Onestamente non credo che il problema sia di “Liliana” e dei senza identità "no-vax", termine peraltro già di per sé ghettizzante.
Il problema è che quando discrimini degli individui sulla base delle proprie opinioni politiche, personali e sociali stai ponendo in essere un comportamento che andrebbe scoraggiato all’interno della nostra società, non certo osannato, non certo sbandierato. Chiaramente non puoi aspettarti un ritorno d’amore quando semini odio e ancora odio intorno.
Questo non vuol dire che la stupida minaccia di morte, fatta via social, da un sempliciotto o fuori di testa, per cui vi è già una scorta ad hoc a scongiurare il peggio, sia giustificata, solo che, vista l’aria che tira, in cui tutti augurano la morte a tutti da oltre 2 anni, sia un gesto più che prevedibile, quasi azzarderei a dire, ahimè, ordinario.
La Segre, o Liliana come preferite, è tornata sull’argomento in più occasioni, utilizzando sempre lo stesso lessico: severo, rigido, punitivo.
Famosa la frase “Se uno vuole vedere il complottismo ovunque, beh resti a casa. Da solo. Non giri per le strade, non vada nel mondo, stiano a casa e non danneggino gli altri”, mentre questi, targati pseudo-complottisti, erano già tagliati fuori da qualsiasi attività pubblica e dalla possibilità di mantenere sé stessi e la propria famiglia, che dalle mie parti vuol dire ridotti in miseria.
Una perifrasi a significare forse “se hai un’idea diversa da quella socialmente apprezzata devi essere isolato e rinchiuso in casa, perché sei un complottista?”. Bah, non si sa, la donna dai capelli d’argento, non ha mai specificato cosa si intenda per “complottista”, “no vax”, e come e chi debba valutare colui che sarà escluso e per quanto tempo.
Inoltre, per tornare alla fattispecie concreta, la signora in questione non è un medico, tale da compiacersi delle proprie cognizioni e della pericolosità sociale dei temibili ribelli, peraltro smentita oggi dall’evidenza dei fatti, non una studiosa di quale che sia materia attinente all’esperienza del microbo; la sua è una posizione politica, un altoparlante di Stato, non quello dei diritti certamente, quello che abbiamo conosciuto in questi ultimi pandemici anni.
E un po’ di buon senso bisognerà pur recuperarlo, per bacco! Se vai in giro a dire, non a un “no-vax” senza identità, ma a Mario, medico sospeso, il quale magari ha anche rischiato la radiazione, obbligato a lasciare il suo posto di lavoro e i suoi pazienti, rimasto senza stipendio, bistrattato nella sua professione, escluso dalla società, impedito nella sua capacità di circolazione, a cui è vietato prendere un mezzo pubblico, entrare in un bar, far visita ai suoi cari, peraltro come 5 milioni di italiani, che "saresti stato molto più severo", beh, qui c’è un problema, e molto serio.
Scegliendo di fomentare un clima di austerità e violenza, come quello di cui siamo stati tutti testimoni - anche in condizioni, dicono, di scampata estinzione di massa, ovvero a urgenza terminata, non saprei se per puro cinismo o semplice intransigenza - bando all’empatia, si sta scegliendo di non ricevere in cambio gratitudine. Da lei ci si sarebbe aspettati piuttosto una felicitazione del recuperato status di uomini liberi, per tutti coloro che ne erano stati indegnamente privati, e ci si sarebbe accontentati anche di una semplice retorica rabbonente circa la ritrovata socialità inclusiva e la reintegrazione degli esclusi.
E invece no, delle affermazioni più fanatiche si fa portavoce chi sostiene di aver vissuto atti indegni di una umanità civile, gesti di emarginazione, isolamento, sopruso.
Personalmente ipotizzo che una delle ragioni per le quali una donna come lei sia stata voluta senatrice a vita, sia la testimonianza che incarna, la memoria che conserva, la funzione moderatrice, di pacificazione, intermediaria di posizioni estreme. La sua presenza materializza l’esperienza, come un libro che parla o un museo che cammina.
Nondimeno, come gli altri sopravvissuti, perché Liliana non è la sola, scampata alla stessa brutale esperienza, i quali compiono generosamente tutti i giorni la meritevole opera di conservazione della storia, intrisa di emozioni, odori, immagini, suoni, vissuti in prima persona e non semplicemente immaginati.
Se viene meno questa funzione, se la si utilizza solo a garanzia di una singola categoria di individui o per un unico fatto specifico, e per tutti gli altri si salvi chi può, mi dispiace ma Liliana, e tutto quello che ella rappresenta, ha fallito.
Sicché, per quanti ancora, come il giornalista sopra, si stessero facendo la medesima domanda, ecco Liliana cosa ha fatto (beninteso non per meritare, sono assolutamente contraria a qualunque esternazione violenta, ma certamente per suscitare quelle antipatie che si porta dietro): ha tradito la sua missione, dimenticato il suo dovere, abortito il suo mandato.
Ha smesso di farsi portavoce dei più deboli, ovvero dei resi deboli da leggi ingiuste.
Ha taciuto quando era opportuno moderare e ha parlato con intolleranza quando era il caso di tacere.
Ha dimenticato le dinamiche che avrebbe dovuto raccontare, nel caso specifico, la brutalità umana che si fa maggioranza incontrastata, sulla base di ipotesi e supposizioni, non discutibili, e in manifesto conflitto di interesse mai politicamente smentito, per la marginalizzazione e repressione di una minoranza di cittadini i quali, chi per ragioni di natura politica, chi per opinioni personali o sociali, ha scelto per sé medesimo, in questo contesto, di non sottoporsi a un trattamento farmacologico dichiarato sperimentale.
Scusate se è poco.
#LilianaSegre #discriminazione #libertàdiespressione #LIBERTÀDISCELTA #art3 #Costituzione
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kon-igi · 2 years
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MINIMUN BARE OF HUMAN DECENCY
Qualche anno fa raccontai di un incidente autostradale in cui fui coinvolto e il cui racconto mi valse il soprannome di AMICO DELLE GUARDIE da parte di un tamblero disorientato spazio-temporalmente (aspetto ancora la birra di @firewalker a cui piacque così tanto da metterlo nella descrizione del suo tumblr).
A parte l’episodio in sé, in cui non ci furono feriti o gravi conseguenze, non ho mai avuto modo di raccontare quello che successe dopo.
Dal momento che io ero il primo soggetto di un tamponamento a tre, quindi trionfante dal punto di vista della giustizia di strada, scesi subito dalla macchina e mi preoccupai di chi mi aveva tamponato, poiché loro avevano semplici utilitarie e non un fuoristrada robusto come il mio.
Il terzo conducente era illeso e la sua macchina con i classici danni su cofano e radiatore, mentre il contenuto del sandwich - e sulle dinamiche di chi abbia spinto a tamponare chi ci torniamo - era messo un po’ peggio: per andar di stereotipo, c’era una macchina con cofano a fisarmonica sul tettuccio e dentro una famiglia settentrionale metropolitana, tutti tirati e pieni di ‘Ma fiiiga!’, padre sessantenne alla guida, madre passeggera e figlio quarantenne dietro, che a causa di quell’incidente, stavano perdendo l’aereo da Bologna.
Infatti la donna isterica - che non si era fatta nulla - urlava e ventilava paonazza come se le avessero fatto un trapianto di faccia senza anestesia e i soccorritori ebbero il loro bel da fare a cercare di capire quale organo interno si fosse spappolato e quale osso sbriciolato (plot twist: nessuno).
Per il resto, solita routine con denuncia di sinistro e scambio di numeri di telefono.
A parte la loro evidente colpevolezza stradale - io avevo frenato in modo prevedibile a causa di una coda (segnalata) - mi dispiaceva per quello che era successo loro e qualche giorno dopo telefonai al marito per sapere come stesse la moglie (a volte alcuni traumi si manifestano dopo).
- Salve, sono quello dell’incidente in autostrada. Volevo sapere come sta sua mogl...
- Ah, ecco! Bravo! Perché non ha detto alla polizia che quando mi è venuto addosso è stato lei a farmi tamponare il primo veicolo?! Fiiiga! Adesso ci tocca pagare e invece la colpa è stata tutta sua che ci ha spinto!
Attimo di perplessità e poi l’illuminazione - Ma no, guardi, non sono quello che era dietro di lei... sono quello col fuoristrada che avete tamponato! :)
E a questo punto lui dice una cosa a mio avviso incredibile e che racchiude l’enorme numero di strade che l’uomo deve ancora percorrere perché lo si possa chiamare uomo (cit.)
- Ma se non è stato lei a tamponarci perché ha telefonato per sapere di mia moglie?
- Perché poteva essere mia madre? Perché ERA una madre. E una moglie, una figlia, una sorella. Perché non avere colpe non significa non sentirsi responsabile? Perché non mi voglio abituare alla sofferenza altrui?! Perché la mia macchina è solo un mezzo e non un fine?! PERCHÉ SONO VIVO E FELICE SOLO SE LO SONO ANCHE GLI ALTRI?!?!
Tutte queste cose ho pensato in un solo secondo e poi gli ho risposto - Boh... così. Buona giornata - e ho riattaccato.
Allora credevo che non avrebbe capito, oggi ho compreso che le persone hanno solo dimenticato e che ci vuole davvero poco per ricordarglielo.
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l1beramente · 3 days
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"… ho cominciato a baciarla prima ancora di chiudere la porta, con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l’amore lì, in piedi, perché la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande. non volevo essere gentile, educato, rispettoso. Volevo conoscesse subito l’animale che mi portavo dentro. E io volevo l’altra lei, quella nascosta, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La volevo femmina fino in fondo. La volevo donna, e la volevo subito. Per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l’emozione di averla lì. No. Non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel nostro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti morbidi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie. Nemmeno una carezza. Quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che volevo darle perché io ero già pazzo di lei. Le conservavo come il dolce a fine pasto."
Fabio Volo, Il tempo che vorrei.
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tonymouse-it · 3 days
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La donna con la coda!
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mousebis · 7 months
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eleonorasimoncini · 4 months
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Quale  che sia il crimine commesso da una donna, compreso tra l’omicidio di primo grado e una camicetta troppo scollata, quella viene etichettata come “puttana”. Non importa che ella sia una narcotrafficante, un’opportunista, un’arrivista, una falsa, una nazista, un’invidiosa, una razzista, una xenofoba, un’omofoba, una truffatrice, una bugiarda, un’egoista, una ladra, una gretta, un’inetta, un’ignorante. L’insulto principe, la prima colpa che – a torto o a ragione – le verrà imputata, l’unico immancabile improperio che le verrà rivolto, universalmente riconosciuto e idiomaticamente trasversale, è sempre lo stesso: puttana (con un ampio inventario di insulti e bestemmie a corollario del genere “figlio di p.”, “p. tua madre” e via discorrendo).Le donne sono “puttane”, sempre. Lo sono se flirtano troppo; lo sono se si vestono in maniera troppo provocante; lo sono se sono consapevoli del proprio fascino; lo sono se sul loro conto girano voci poco lusinghiere; lo sono se sono dialetticamente piacevoli per gli altri uomini; lo sono se sono troppo intraprendenti; lo sono se sono sensuali e se con la loro sensualità sanno giocare; lo sono se fanno carriera; lo sono se sono troppo libere o troppo indipendenti; lo sono se sono competitive; lo sono se rivelano qualche nostra confidenza a qualcuno; lo sono se approfittano del sesso per ottenere favori; lo sono se fanno un po’ troppo sesso, non per noia né per professione, ma per passione, come diceva De André; lo sono se suonano il flauto traverso a pagamento; lo sono soprattutto se vanno a letto con l’uomo sbagliato (il capo, il collega, il marito di un’altra, il fidanzato della nostra migliore amica, l’amante, quello che piaceva a noi). Ma le donne sono puttane anche per molto meno, sia chiaro. Basta che ci taglino la strada nel traffico, che ci sorpassino in coda al supermercato, che alla svendita di Paciotti si portino via l’ultimo paio di scarpe del nostro numero. E ciò che sempre mi colpisce di questa scelta semantica, del puttanesimo per l’appunto, è che non ci rendiamo conto di quanto sia svilente per il nostro genere, darci con tanta leggerezza delle puttane/zoccole/troie. Perché la meravigliosa lingua italiana prevede una quantità sconfinata di attributi e sinonimi, più precisi e spesso meno offensivi di “puttana”. E io, che sono una grande supporter delle parolacce perché ad esse riconosco il potere di donare un’ineguagliata incisività al discorso, ritengo che il “puttana facile” sia un’aberrazione. Perché, vedete, il punto è proprio qui: le riduzioni sessiste dei nostri ruoli, quelle che ci vogliono o angeli del focolare o amazzoni metropolitane, la retorica dell’opposizione tra la santa e la mignotta, che livella e appiattisce (come solo il peso della superficialità può fare) una cosa complessa ed eclettica quale è la femminilità …Ricordate che ogni volta che diamo della puttana con leggerezza a qualcuna, stiamo erodendo un pezzetto di quel processo culturale evolutivo che dura da decenni, che evidentemente non è compiuto e che molto ancora durerà. E che non stiamo contribuendo a farlo progredire ma che lo stiamo boicottando …
dal web
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blacklotus-bloog · 10 months
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Ho cominciato a baciarla prima ancora di chiudere la porta, con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci... le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare..le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l'amore lì, in piedi, perché la voglia di lei era più urgente di tutto...più delle buone maniere, più delle domande. non volevo essere gentile, educato, rispettoso... volevo l'altra lei, quella nascosta, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati...la volevo femmina fino in fondo.. la volevo Donna e la volevo subito... per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l'emozione di averla lì... no... non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza, niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti morbidi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono.. nemmeno una carezza.,.. quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito...ed erano tante le carezze che volevo darle, le conservavo come il dolce a fine pasto.
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FABIO VOLO
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annaeisuoipensieri · 2 years
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Chiariamo ulteriormente le cose, qualora non lo fossero ancora...
Se qualcuno/a si sente chiamato/a in causa da alcune mie considerazioni o commenti, venendo in pvt ad aggredirmi solo perché ha la coda di paglia, credo davvero che debba far pace col cervello... Chi mi conosce sa che le cose le dico al diretto/a interessato/a senza alcun problema, pertanto non sono responsabile del vostro "comprendere", se così vogliamo chiamarlo, spero davvero che episodi incresciosi da parte di persone "piccole", e non solo anagraficamente, ma di cervello, non si ripeta più! Dite che avete famiglia, lavoro siete molto impegnati/e e felici e poi? Siete sempre qui, a perdere tempo con persone di cui dite non vi frega niente... Qualche domanda sulla vostra vita e il vostro essere me la farei...
Aggiungo anche che sí sono acida, la mia dolcezza è riservata solo a chi la merita e l'apprezza ♥️
(Pensieri di Donna Anna vecchia inacidita verso le persone piccole, non solo anagraficamente😉)
#Lourdesmancotupuoi
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lamargi · 11 months
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“Che figa che ti sei presa!” Li sento, gli amici di mio marito, fare questi commenti, alle mie spalle. Non che mi dispiacciano. In fondo è vero, ho la metà dei suoi anni, sono molto più bella di qualsiasi donna avrebbe mai potuto sperare di conquistare….e ho forte e intensa voglia di sesso.
E allora perché l’ho sposato, direte voi? Ma per i soldi, naturalmente, perché ci si sposa con un uomo più vecchio, con la pancia, senza capelli e incapace a letto?
“Avrà un amante” pensano le mogli degli amici di mio marito, e vanno a cercare i loro mariti, timorose che sia uno di loro che io potrei puntare per rubarglielo.
Ma stiamo tranquille: gli amici di mio marito hanno pure loro la pancia, sono semicalvi e non credo proprio che a letto valgano granché…non è con uno di loro che intendo placare la voglia che sento tra le cosce.
Ma il mio figliastro è diverso: è giovane, non ha la pancia, non è calvo, e so per certo, avendolo visto con varie scuse mentre si vestiva, che tra le gambe è messo più che bene.
E poi ha una cotta per me, e nemmeno tanto nascosta.
Basti vedere come mi guarda.
Io mi diverto proprio a provocarlo, come adesso, che fingo di leggere mentre in realtà lo guardo con la coda dell’occhio, che mi fissa le cosce.
Cosce che gli mostro generosamente, lasciando che l’orlo della gonna salga su maliziosamente, e aggiustando di tanto in tanto le calze autoreggenti. E accavallandole di continuo, cercando di tenere a bada le pulsazioni della mia farfallina.
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