Tumgik
#cono d'ombra
smokingago · 5 months
Text
Tumblr media
L'Etna in questi giorni
« Lontano, ad almeno quaranta miglia di distanza, videro il Monte Fato, la base immersa nella cenere e l'alto cono imponente avvolto dalle nubi. I suoi incendi si erano calmati, ed esso ne covava le ceneri ardenti, minaccioso e pericoloso come una belva addormentata. »
Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, La Terra d'Ombra
53 notes · View notes
Text
Quando un bambino prodigio cresce e diventa soltanto un essere bizzarro
Nei Detti memorabili di Filippo Ottonieri ho trovato poca coerenza: per una buona metà dell'operetta, Leopardi dipinge questo suo alter-ego come una persona ritenuta bizzarra da chi la conosce superficialmente, ma che rivela il suo valore di pensatore nelle considerazioni esposte al lettore, tutte pregnanti. A un certo punto, Leopardi sembra prendere in antipatia questo altro sé stesso e, anziché farne il soggetto per un autoritratto realistico seppur limitato, forzatamente lo rimpicciolisce fino a ridicolizzarlo, ridimensionando la portata delle sue considerazioni universali, che gradatamente si riducono a semplici notazioni di costume, e fino ad elencarne freddure e battute sarcastiche degne di un cortigiano inacidito e rammollito, subito prima dei versi incisi sulla sua lapide, da lui stesso composti, in cui appare come un uomo d'ingegno che ha dissipato la propria fortuna conducendo una vita improduttiva e non degna delle giovanili promesse.
Credo che Leopardi abbia fatto uso di questo personaggio per rendere vivido ed esorcizzare il proprio timore di trascorrere una vita indegna dei propri ideali e che non lo avrebbe condotto alla fama presso la posterità. In esso rappresenta il fanciullo prodigio ammirato proprio grazie alla sua precocità, ma che poi, divenendo un adulto che per la propria natura non riesce nei "commerci con gli uomini", viene sospinto suo malgrado dalla società in un cono d'ombra nel quale soffre la mancanza delle attenzioni precedentemente ricevute e la difficoltà di emergere ed affermarsi nonostante la coscienza del proprio valore. Esaltare progressivamente le caratteristiche del personaggio che ne rimarchino i limiti, serve all'autore per prendere le distanze da esso e quindi anche dall'esito indesiderato della sua e della propria esistenza.
Come detto in quest'opera, non c'è niente che riesca meglio ad uno scrittore che parlare di sé stesso e, aggiungo, di solito non c'è niente di più interessante dei propri casi ch'egli riesca a dire.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
4 notes · View notes
winckler · 2 years
Text
Solo vera è l'estate e questa sua luce che vi livella. E ciascuno si trovi il sempreverde albero, il cono d'ombra, la lustrale acqua beata e il ragnatelo tessuto di noia sugli stagni malvagi resti un sudario di iridi. Laggiù è la siepe labile, un alone di rossa polvere, ma sepolcrale il canto d'una torma tedesca alla forza perduta. Ora ogni fronda è muta compatto il guscio d'oblio perfetto il cerchio.
Un improvviso vuoto del cuore tra i giacigli di Sainte Barbe, sfumano i volti diletti, io resto solo con un gorgo di voci faticose. E la voce più chiara non è più che un trepestio di pioggia sulle tende, un'ultima fronda sonora su queste paludi del sonno corse a volte da un sogno
— Vittorio Sereni (Saint Barbe du Thélat, Inverno 1944)
7 notes · View notes
lamilanomagazine · 11 days
Text
Cuneo ospiterà nel 2026 la 5°edizione della Conferenza della Rete internazionale delle città Michelin.
Tumblr media
Cuneo ospiterà nel 2026 la 5°edizione della Conferenza della Rete internazionale delle città Michelin. Cuneo ospiterà nel 2026 la quinta edizione della Conferenza della Rete internazionale delle Città Michelin (INMC). È stata accolta con grande interesse dalla platea mondiale la candidatura presentata ad Anderson (Usa), dal vice-sindaco Luca Serale, dall'assessore alla mobilità Luca Pellegrino e dal mobility manager del Comune di Cuneo Massimiliano Galli. Nella città della Carolina del Sud dal 16 al 18 aprile si sono riuniti amministratori locali, esperti, stakeholders per la quarta Conferenza INMC che aveva come tema "I motori dello sviluppo economico. Incoraggiare l'innovazione e la creatività per assumere un ruolo guida nella transizione verso lo sviluppo sostenibile". Nata nel 2014 per rafforzare gli scambi internazionali che esistono tra le città del in cui hanno sede stabilimenti Michelin, la rete vuole incoraggiare la riflessione e la sperimentazione condivisa per costruire città capaci di rispondere alle sfide, attraverso il coinvolgimento dei diversi attori del territorio, istituzionali, economici, accademici, culturali, associativi. Della rete oggi fanno parte 23 città in Europa, America, Canada, Giappone. Ospitare i lavori della Conferenza INMC significa accogliere per quattro giorni un evento di respiro mondiale su temi e sfide che riguardano le città oggi: sostenibilità, mobilità, servizi, sviluppo economico, innovazione, cultura... I temi vengono affrontati attraverso interventi di grandi esperti, con laboratori, scambi di buone pratiche, visite ad esperienze pilota del territorio. Il programma dei lavori viene definito dalla città ospitante in collaborazione con il segretariato generale dell'associazione che ha sede a Clermont-Ferrand (Francia) "Siamo molto contenti di essere riusciti a far accogliere la candidatura, che è una bella opportunità per Cuneo", dicono il Vicesindaco Serale e l'assessore Pellegrino. "L'abbiamo presentata convinti del fatto che, ospitando la conferenza internazionale, Cuneo abbia molto da offrire e da mostrare alle altre città della Rete e allo stesso tempo possa ricevere molto attraverso lo stile di condivisione e scambio di buone pratiche che anima le città che fanno parte della Rete. Cuneo è spesso rimproverata perché resta nel suo cono d'ombra. Accogliendo l'incontro internazionale nel 2026, ma anche durante il percorso di preparazione per quell'evento, metteremo in luce la vitalità del nostro territorio e questo avrà certamente ricadute positive e virtuose su tanti aspetti della vita della città". Soddisfazione è stata espressa anche dalla Sindaca Patrizia Manassero: "Ritengo che ogni occasione di confronto ad ampio raggio possa essere prezioso ed arricchente per la città. La Rete lavora molto su temi con cui quotidianamente anche Cuneo si misura. Ospitare la Conferenza nel 2026 sarà di stimolo e sarà anche un'occasione per far conoscere la nostra città in un contesto internazionale".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
castelnow · 1 year
Text
Chi sente il sale sulle ossa
non apre nessuno scrigno notturno.
Mi domando se il volgo
decreterà ancora una volta
la fine dei giochi
e se la vecchia dama sulla soglia della finestra
sa ancora mescolare i fazzoletti di stoffa
e tenderli ai passanti
quando muore il sole in campagna.
Tra il frastuono d'aratri
e la fretta del ritorno al villaggio
la sera
un cono d'ombra avvolge il letto del disperato
questo disperato sono io
e racconto il mondo
da com'è dentro il mio.
1 note · View note
mianonnadellozen · 3 years
Link
Tumblr media
0 notes
noneun · 7 years
Video
youtube
Come forse saprete sono mesi chi seguo i terrapiattisti con divertimento, a volte incredulità, sovente disperazione, ma molto spesso anche con gratitudine. Sì, gratitudine, avete letto bene. Perché, cercare ogni volta di ragionare sul perché stanno dicendo qualcosa di errato è un ottimo esercizio di fisica, matematica e geometria. Ovviamente non mi azzardo a commentare i loro video direttamente su Youtube poiché l’autore può cancellare e bannare, e lo fa sovente, non appena qualcuno si azzarda a non essere d’accordo con lui.
Detto questo avevo proprio voglia di tumblerare uno degli ultimi video tradotti da un terrapiattista italiano, video che pone dubbi sull’esistenza del satellite DSCOVR e sulla veridicità delle sue immagini della Terra basandosi principalmente sulle fotografe scattate nel marzo del 2016, durante l’eclisse solare. Fotografie, peraltro meravigliose, che vi ripropongo qui nella sequenza di una GIF animata:
Tumblr media
I dati sono questi: la sonda si trova a 1,5 milioni di Km dalla Terra e sarebbe sempre allineata con il Sole.
Ebbene le obiezioni sono: come fa l’ombra della Luna a non essere al centro della Terra se anche la Luna dovrebbe essere allineata per provocare una eclisse? E perché nell’inquadratura non compare la Luna stessa? Inoltre, come fa la sonda ad essere sempre allineata se orbita attorno al Sole ad una distanza minore della Terra? I pianeti interni orbitano più velocemente, no? Infine, perché non vediamo i satelliti che riflettono la luce solare e non vediamo nemmeno le stelle?
La conclusione dei terrapiattisti a questi affascinanti interrogativi è semplice: è tutto falso quindi quelli della NASA ci stanno ingannando quindi la Terra è piatta. That escalated quickly!, come si suol dire.
Se volete una spiegazione a queste comunque interessanti obiezioni, continuate a leggere. Ma prima provateci da soli, dai :)
Innanzitutto DSCOVR orbita attorno al primo punto Lagrangiano del sistema Terra-Sole (in breve L1, sigla che compare anche nel video, ma i terrapiattisti non si sono chiesti cosa volesse dire). E questo cosa vuol dire? Si trova in una zona in cui la forza di gravità della Terra e quella del Sole sono più o meno della stessa intensità, quindi può rimanere in equilibrio e abbastanza allineata senza problemi. La parola abbastanza non è casuale, perché orbitando attorno a questo L1 può allontanarsi dal piano dell’orbita terrestre di parecchi gradi: non ho trovato il valore massimo ma sul sito NASA delle immagini  trasmesse siamo, nel momento in cui scrivo, a 7,65°. Questo significa che, visto che anche la Luna può allontanarsi dal piano dell’orbita terreste (di massimo 5°) è molto frequente che DSCOVR e Luna siano disallineati anche di una decina di gradi. Nel momento dell’eclisse la Luna non è comunque mai alla sua distanza angolare massima, ma per proiettare l’ombra sulla superficie terreste, come nell’esempio del marzo 2016, può essere massimo un grado. Ecco quindi anche la spiegazione del perché l’ombra non sia al centro della Terra: la Luna proietta sempre un cono d’ombra, ovviamente, anche quando non si trova esattamente sul piano dell’orbita terrestre, e questo cono d’mbra può colpire qualsiasi punto della superficie terrestre. Per chiarire questi due punti ho fatto un disegno in scala (click per ingrandire):
Tumblr media
Le linee in nero sono il cono d’ombra della Luna, le linee in rosso sono il campo visivo del satellite DSCOVR: in questa immagine ho messo la Luna ad un angolo di 0,2° dal piano dell’orbita terrestre (di modo che l’ombra fosse nell’emisfero Nord terrestre), e ho posizionato il DSCOVR a 5° verso Sud. (Chi volesse il file GeoGebra, con cui ho costruito il disegno, glielo mando volentieri).
Un ulteriore conferma di tutto ciò l’abbiamo con questa ultima GIF di un passaggio della Luna davanti alla Terra: osservate come sia chiaramente visibile a destra il terminatore sulla superficie lunare. Evidentemente, seppure di poco, DSCOVR non è perfettamente allineato con la Terra ed il Sole, e quindi è parzialmente visibile la parte in ombra della Luna. E perché la Luna non proietta ombre sulla Terra? Perché anche la Luna non è sufficientemente vicina al piano dell’orbita terrestre.
Tumblr media
Non facciamoci quindi ingannare dalla nostra pessima percezione delle distanze: lo spazio è enorme. E il cono d’ombra passa spessissimo molto distante dalla Terra. Se così non fosse, avremmo una eclisse ogni 28 giorni, il che non sarebbe male, effettivamente.
Riguardo l’impossibilità di vedere le stelle e i satelliti, si tratta della stessa obiezione portata avanti per anni dai lunacomplottisti e confutabile con semplici nozioni di fotografia: se regolo l’esposizione della fotocamera per non sovraesporre la Terra (che è in piena luce) allora qualunque cosa meno luminosa sarà necessariamente sottoesposta, in certi casi così sottoesposta da non essere proprio visibile. Satelliti e stelle compresi.
Per aspera ad astra.
33 notes · View notes
abr · 3 years
Quote
Giorgio (Forattini) è stato l'inventore della satira liberale. Finché sembrava di sinistra e ben omologato, la parola d'ordine era: quanto è bravo Forattini, quanto fa ridere Forattini, è il migliore Forattini. Poi cominciò a dirazzare. (...) Ma che fa Forattini? Ma è diventato scemo Forattini? Ma è impazzito Forattini? (...)  (A LaRepubblica e)ra diventato ambientamene incompatibile. Giorgio gli portava la sua vignetta, ma la vignetta del compagno Forattini non era più in linea come una volta. Anzi, non lo era mai stata (...). Tutti parlavano ormai di lui come di un mostro, peggio: un traditore. Peggio ancora, un venduto. (...) Non si può raccontare con parole o riassumere l'attività satirica e sarcastica di Giorgio Forattini scatenata contro il potere, contro tutti i poteri. Se volete, sta tutto su internet. Ma certamente fu il beniamino della sinistra finché disegnò Bettino Craxi come il Duce, con gli stivaloni lucenti ispirandosi a Pietro Gambadilegno della saga di Topolino. (...) Poi però cominciò a dare segni fastidiosi di anticomunismo. Scherzava a sinistra e le sue vignette cominciarono a far incazzare gli altri satiri ortodossi di sinistra (...). Forattini diventò rapidamente «di destra» per quel pubblico di sinistra e le sue uscite provocavano allergie e borbottii nei corridoi (...).  Oggi Giorgio - che compie in questi giorni 90 anni - vive molto ritirato con la moglie che ne ha grande e tenera cura. (...) Il suo genio è stato nel frattempo messo nel cono d'ombra che immerge nell'oblio chiunque non faccia parte della grande corrente certificata e «de sinistra», sicché fa bene ricordare la sua matita geniale e potente, perché ha fatto incazzare tutti, ma proprio tutti e questo è il segno più forte di amore per la libertà. Paolo Guzzanti.
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ldquo-sua-matita-geniale-potente-ha-fatto-incazzare-tutti-ma-proprio-263810.htm
Tumblr media
43 notes · View notes
somehow---here · 3 years
Text
M’accorgo che correndo verso Y ciò che più desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me. L’unico pensiero che mi conforta è pure quello che mi tormenta di più: il pensiero che se in questo momento Y sta correndo in direzione di A, anche lei ogni volta che vedrà i fari di un’auto in corsa verso B si domanderà se sono io che corro verso di lei, e desidererà che sia io, e non potrà mai esserne sicura.
Ora due macchine che vanno in direzioni opposte si sono trovate per un secondo affiancate, una vampata ha illuminato le gocce della pioggia e il rumore dei motori s'è fuso come in un brusco soffio di vento: forse eravamo noi, ossia è certo che io ero io, se ciò significa qualcosa, e l'altra poteva essere lei, cioè quella che io voglio sia lei, il segno di lei in cui voglio riconoscerla, sebbene sia proprio il segno stesso che me la rende irriconoscibile. Correre sull'autostrada è l'unico modo che ci resta, a me e a lei, per esprimere quello che abbiamo da dirci, ma non possiamo comunicarlo né riceverne comunicazione finché stiamo correndo.
Certo mi sono messo al volante per arrivare da lei al più presto; ma più vado avanti più mi rendo conto che il momento dell'arrivo non è il vero fine della mia corsa. Il nostro incontro, con tutti i particolari inessenziali che la scena d'un incontro comporta, [...], e le cose che direi, alcune delle quali di sicuro sbagliate o equivocabili, e le cose che lei direbbe, in qualche misura certamente stonate o non quelle comunque che io m'aspetto, e tutto il rotolio di conseguenze imprevedibili che ogni gesto e ogni parola comporta, solleverebbero attorno alle cose che abbiamo da dirci, o meglio che vogliamo sentirci dire, una nuvola di brusio tale che la comunicazione già difficile al telefono risulterebbe ancora più disturbata, soffocata, sepolta come sotto una valanga di sabbia. E' per questo che ho sentito il bisogno, anziché continuare a parlare, di trasformare le cose da dire in un cono di luce lanciato a centoquaranta all'ora, di trasformare me stesso in questo cono di luce che si muove sull'autostrada, perché è certo che un segnale così può essere ricevuto e compreso da lei senza perdersi nel disordine equivoco delle vibrazioni secondarie, così come io per ricevere e comprendere le cose che lei ha da dirmi vorrei che non fossero altro (anzi, vorrei che lei non fosse altro) che questo cono di luce che vedo avanzare sull'autostrada a una velocità (dico così, a occhio) di centodieci-centoventi. Ciò che conta è comunicare l'indispensabile lasciando perdere tutto il superfluo, ridurre noi stessi a comunicazione essenziale, a segnale luminoso che si muove in una data direzione, abolendo la complessità delle nostre persone e situazioni ed espressioni facciali, lasciandole nella scatola d'ombra che i fari si portano dietro e nascondono […].
Italo Calvino, Ti con zero - Il guidatore notturno
27 notes · View notes
ideeperscrittori · 3 years
Text
PARLO DI GREEN PASS PER UN'ULTIMA VOLTA
Sono pro vax ma non sono un sostenitore del green pass. Ho tante perplessità riguardanti il suo impatto su migranti, ultimi e persone trans. Forse qualcuno ricorda che ho già criticato il green pass di recente. Voglio ribadire il concetto un'altra volta. L'ultima. Non ne voglio più parlare. D'ora in poi eviterò l'argomento, perché i No Vax e coloro che li inseguono con i microfoni hanno trasformato il dibattito in una nube tossica, monopolizzando la discussione e oscurando la lotta contro i brevetti sui vaccini. Non parlerò più di green pass perché è stata distrutta la possibilità di affrontare la complessità senza infilarsi in un tortuoso dedalo. Giornali e telegiornali hanno dato spazio soprattutto alle critiche dei No Vax. Hanno puntato una gigantesca lente di ingrandimento su qualsiasi insignificante iniziativa di inqualificabili oscurantisti in odor di fascismo. Anche i talk show hanno fatto la loro parte: hanno raccolto sistematicamente tutte le dichiarazioni primitiviste di vip sul viale del tramonto folgorati dall'antivaccinismo. I No Vax, in un certo senso, hanno vinto lo scontro mediatico. Se organizzi una manifestazione per l'accoglienza con 200mila partecipanti, i giornali ti dedicano poco più di un trafiletto. Se cinquanta No Vax dichiarano su Telegram l'intenzione di fare flash mob a cui non parteciperà nessuno, ecco che spunta il titolo a caratteri cubitali. Intanto la battaglia di civiltà contro i brevetti sui vaccini resta confinata in un cono d'ombra, con una conseguenza quasi paradossale: i No Vax e i loro megafoni mediatici, in fin dei conti, fanno il gioco delle multinazionali farmaceutiche che dicono di combattere. Sono loro i veri alleati dello status quo, del privilegio e delle ingiustizie. Forse l'unica utilità di questo post è il tentativo d riportare al centro la lotta più difficile: quella contro i brevetti.
[L’Ideota]
14 notes · View notes
lanottediamsterdam · 3 years
Text
tu e il cono d'ombra che proietti
porti ansia e tachicardia
la mia pelle freme ancora una volta
la mia schiena prova i brividi ancora una volta
ma non ti sono più fedele, non più
tu, ansia funesta, non sei più la mia guardia,
solo uno spauracchio di ciò che è stato
ma io so di nuovo respirare
sono mio e mio soltanto
ora ho il controllo di me
ora accendo la luce e te ne vai.
6 notes · View notes
paneliquido · 4 years
Text
TRAVAGLIO, ANCHE BASTA
Bertolaso però no. La sanità lombarda però no, dài. Ma occuparsi di Marco Travaglio è inutile: da una parte perché sbugiardarlo regolarmente necessiterebbe di un impiego a tempo pieno, dall'altra perché la sua specialità sono soprattutto le sapienti omissioni: i suoi sillogismi di norma sono più brevi e superficiali della verità, che spesso ha il difetto di essere articolata: ma non è ciò che interessa i suoi lettori medi. Ai suoi lettori interessa incolpare qualcuno: l'adrenalina e il divertimento gli si accende come per i film di Boldi e De Sica: basta una flatulenza. Quando Travaglio monologava da Michele Santoro poteva essere un problema, perché lo guardava un sacco di gente: ora è conchiuso nel suo Fatto Quotidiano che è  tracollato nelle edicole: l'anno scorso si è quotato all'Aim (la Borsina dei piccoli) e ha portato a casa miseri risultati; nell'estate 2018 preventivavano di vendere 10 milioni di azioni e ne portarono a casa circa 2, con il prezzo per azione ridotto a 0,72 per azione;  l'amministratrice Cinzia Monteverdi ammise «Il mercato non era quello che ci aspettavamo». Chissà che cosa pensavano che fosse, il loro Fatto Quotidiano: soprattutto considerando che chiuse in rosso il bilancio 2019 per due milioni di euro. Cose che succedono (quasi a tutti: ma a noi, in questo periodo, no) e comunque, al di là di questo, gli «editoriali» di Travaglio nel tempo perdevano peso: da anni non venivano più propriamente letti bensì al limite «sorvegliati» dagli opinion maker, la gente che conta: tipo una riga sì e dieci no, tanto per capire con chi se l'era presa. La sua naturale vocazione al fallimento in compenso si è sempre rivelata interessante essendo lui un marker negativo: chiunque egli sponsorizzi, cioè, sappiamo già che finirà male. Travaglio passò dal Giornale alla Voce: la Voce ha chiuso. Passò al Borghese: il Borghese ha chiuso. Andò in Rai da Luttazzi: gli chiusero il programma. Promosse Raiot della Guzzanti: non è mai andato in onda, e lo stesso vale per i programmi di Oliviero Beha e Massimo Fini. Quando sostenne Caselli all’Antimafia, fecero una legge apposta per non farcelo andare. Ha sostenuto Woodcock: plof. Ha sostenuto la Forleo e De Magistris: la prima cadde in un cono d'ombra, il secondo si dimise dalla magistratura e i suoi processi si rivelarono fuffa. Travaglio sostenne tutti i movimenti poi svaporati e candidati a importanti cariche giudiziarie: sempre trombati. E Di Pietro, il simbolo? Abbiamo visto. Ci eravamo dimenticati della  campagna per Ingroia, prima da magistrato e poi da meteora politica con parentesi guatemalteca: dissoluzione. Poi la svolta: Travaglio partecipò al V-day e protestò contro i fondi pubblici elargiti anche al giornale dove scriveva, l’Unità: che infatti chiuse. Pazienza: comunque si era scavato un mestiere (parlar male del prossimo) e la tendenza dei colleghi è stata considerarlo come un ordinario mercante che vendeva prodotti commisurati a un target: che sarà pure composto da idioti, ma era e resta un target. Col tempo e la popolarità, tuttavia, qualche prezzo occorreva pagarlo. Certe incoerenze erano lì, bastava notarle. Lui, antiberlusconiano, si scoprì che aveva pubblicato i suoi primi due libri con la Mondadori del Berlusconi che intanto era già sceso in politica. La sua ostentata rettitudine si fece grottesca. Citava Montanelli: «Non frequento i politici, non bisogna dare del tu ai politici né andarci a pranzo». A parte che ci andò (una volta ero presente anch'io) non fu chiaro perché coi politici no e coi magistrati sì: come se non fossero entrambi uomini di potere e soprattutto di parte. Anche il suo linguaggio peggiorò. Descrisse i giornalisti che celebravano Giorgio Napolitano, per dire, parlando di «lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati», continuando a sfottere il prossimo per i difetti fisici: Giuliano Ferrara «donna cannone», «donna barbuta», il suo ex amico Mario Giordano «la vocina del padrone», poi Brunetta eccetera. Se uno non aveva difetti evidenti, li inventava: continua a chiamare me «biondo mechato» anche se è biondo tutto il mio albero genealogico. Le incoerenze si fecero lampanti quando fu evidente che il signorino in definitiva lucrava su un «regime» che lo mandava in onda in prima serata, e che di condanne per diffamazione ne aveva prese eccome, e che proponeva l'abolizione dell'Appello ma poi ricorreva in Appello, e che tuonava contro la prescrizione ma poi non la rifiutava, e che non esitava, lui, l'inflessibile, a prostrarsi ai piedi del querelante Antonio Socci (febbraio 2008) affinché ritirasse una denuncia: «Riconosco di aver ecceduto usando toni e affermazioni ingiuste rispetto alla sua serietà e competenza professionale, e di ciò mi scuso anche pubblicamente».Ma avevamo cominciato con Bertolaso: perché è contro di lui e contro la sanità Lombarda che il Fatto Quotidiano, dopo anni di routine da pagliacci del circo mediatico, si sono riguadagnati la ribalta dell'infamia. Editoriali titolati «Bertoléso», altri dove gli si dà dell'untore o che relegano i resoconti dell'assessore Giulio Gallera a «televendite» per fini elettorali, o profonde analisi della competette Selvaggia Lucarelli in cui si esorta la Lombardia - che ha fatto comunque miracoli e ha probabilmente la migliore sanità pubblica di questo Pianeta - a «chiedere scusa». Non c'è neanche da parlarne. Però ricordo bene un'altra volta in cui Travaglio ad Annozero parlò di Bertolaso e delle sue «cattive frequentazioni»; ricordo che Nicola Porro del Giornale gli fece notare che delle frequentazioni discutibili potevano essere capitate anche a lui, a Travaglio, il quale diede di matto e diede a Porro e Maurizio Belpietro di «liberale dei miei stivali», poi scrisse che «non sono giornalisti», «se non si abbassano a sufficienza vengono redarguiti o scaricati dal padrone», «non hanno alcun obbligo di verità» e «sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda». Ora però, con tutto il rispetto, l’unica merda giornalistica che ci viene in mente è il giornalismo del Fatto Quotidiano di questi giorni, che, pur di screditare la sanità lombarda, giunge a pubblicare, per dirne una, i verbali del processo a  Roberto Formigoni: come se noi, adesso, ricordassimo appunto le «frequentazioni» di Travaglio – che sono quelle a cui accennavano Porro e Belpietro – quando il direttore del Fatto andò in vacanza con un tizio poi condannato per favoreggiamento di un mafioso, già prestanome di Provenzano; quando telefonò a un siciliano, uno che faceva la spia per un prestanome di Provenzano, e gli chiese uno sconto sulla villeggiatura in Sicilia; quando la sua famiglia e quella di Pippo Ciuro, poi condannato per aver favorito le cosche, si frequentavano in un residence consigliato da questo Ciuro e si scambiavano generi di conforto; quando il procuratore di Palermo Pietro Grasso, sul Corriere, scrisse che Travaglio  faceva «disinformazione scientificamente organizzata». E questi sono tutti «fatti», come li definirebbe Travaglio, «fatti» a loro modo ineccepibili, non querelabili. Forse andrebbero spiegati, perché la verità sempre più complessa. Beh, è Travaglio a non farlo mai, a non spiegare mai e a scrivere barzellette sui malati a cui dovrebbe banalmente baciare il culo. Travaglio ha scritto che Bertolaso, «più che trovare posti letto, ne ha occupato uno». Poi è passato oltre, per il risolino demente di quei pagliacci e cialtroni che ancora lo leggono. Ha una sola fortuna, il direttore del Fatto: che non c'è un giro un Travaglio che certe infamie gliele ripeta di continuo, in libri e articoli e comparsate televisive. Oddio, potremmo anche farlo noi. Io tempo fa lo feci, poi a un certo punto smisi perché avevo anche interessi, nella vita. Lui, a parte Renato Zero, non sappiamo. E’ questa la differenza: noi non vogliamo farlo, perché, a differenza sua, non facciamo schifo.
Filippo Facci 
31 notes · View notes
ferrugnonudo · 4 years
Text
C'è nella malattia questo cono d'ombra che ha a che vedere con la percezione che di essa se ne ha. Ammalarsi è visto per certi versi come una debolezza, una colpa, un difetto. Tutti quelli che credono che in noi risieda una qualche forma di responsabilità per la malattia che improvvisamente ci ritroviamo addosso, senza rendersene conto, perché in fondo la loro ottusità è senz'altro una malattia ben più grave, ti addossano una colpa per qualcosa di profondamente ingiusto. Ma non possono comprendere e io lo so. Questa civiltà è così abissalmente lontana da qualsiasi forma di buon senso e ragionevolezza, da aver reso totalmente inutile qualsiasi forma di dialogo e interazione. Vorrei solo che si imparasse ad usare un linguaggio più adeguato e consono alla malattia e all'enorme portato di dolore e sofferenza che si porta dietro. Ma per questo ci vuole, se non consapevolezza per l'enorme privilegio di non esserci mai dovuti passare, almeno il buon gusto di una piccola dose di empatia. Così, tanto perché nella vita non si sa mai.
7 notes · View notes
imcharliebrown · 4 years
Text
Tumblr media
La domanda nun è chi è? La domanda è pecchè?
Di questi fotomontaggi ne facevo a bizzeffe..
Pur di darmi un tono.. di sentirmi al centro dell'attenzione sul mio strano piedistallo a cono d'ombra..
Mi auto ridicolizzavo per avere qualcosa da raccontare..
Il silenzio intorno a me era un'incubo.
La solitudine mi stava molto stretta e la mia poca autostima non aiutava..
Non che le cose siano tanto cambiate, ho solo capito meglio me stesso..
2 notes · View notes
restlessmuseum · 4 years
Text
(al dunque) - procedere oltre
ascendere un petit faux-pas alla volta monopoli di previsioni avverate impalca cono d'ombra sotto copertura (darsi ragione addosso) conato operoso presente a se stesso hannibal transibat alpes dato l'anello hanno tangenze reboanti
2 notes · View notes
Text
È quasi costante, come un faro su una collina di luce, che proietta un cono d'ombra, al quale sussurri striscianti tra l'erba alta, sì recano, quasi all'unisono, quasi devoti a quel luogo che pulsa di voglia, e creano una rete, fittissima nervatura nera, affluenti di cuore avvelenato, che inaridisce gli steli di ogni sogno non sbocciato, preghiere all'animo mio di star fermo, e che l'unica cosa sensata da compiere sia respirare quelle male lingue della pietra mia.
Ma l'animo non ci sta tanto facilmente, respira ogni parola della lingua del cuore, e si spegne, poi si riaccende, sembra bloccato in quell'attimo in cui ogni cosa che presa di perde, non ci sta a divenir pietra sulla collina di luce, preferisce restare morente che morta per sempre.
Ogni mossa mi pare di muovere il mondo, ed ogni pacca che mi do sulla spalla, ora per incoraggiarmi, ora per riconoscermi, ci son dieci parole pronte ad avvilirmi, sono in lotta con me stesso, e nessuna parte ne è contenta, tutti vogliono la luce del sole, chi per riscaldarsi, chi per goderne, chi per prenderlo e fanne notte senza stelle, ed io sono in mezzo, a fare da secondino, per concedere a tutti l'ora d'aria, quell'ora per scrivere a matita quello che poi l'altro cambierà, ed intanto io aspetto di poter riscrivere a penna.
1 note · View note