Tumgik
#come aprire un centro scommesse
ufficiosinistri · 2 years
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Melograno
Alla fine il frutto del melograno, nonostante l’apparenza, è un frutto facile. Perché tutto torna lì. I semi. Li setacci, i dividi dalla cuticola bianca, ma quelli sono e quelli rimangono. Non puoi perderli, a meno che non sia tu a volerlo. A meno che non li getti nell’immondizia, o li faccia andar giù per lo scarico del lavandino. Sgrani il frutto, ma prestare troppa attenzione non è necessario. Basta raccogliere i chicchi che cadono, una volta finito di pulire una sezione: li puoi raggruppare in un pezzo di Scottex, oppure direttamente nello scolapasta, in modo da farli sgocciolare, se è necessario. Una volta epurati dei pezzi di buccia e dell’amarissima cuticola bianca, sono pronti per essere invasettati. Il procedimento è abbastanza lungo, ma si può esser certi che, una volta conservati, mangiare il melograno non sarà più un supplizio di attenzione e scrupolo. Ci si sente come quando il benzinaio che ti ha appena servito osserva minaccioso il prossimo cliente avvicinarsi lentamente alla pompa di benzina, come se non lo volesse nel proprio territorio, come se avvertisse una competizione, icastico.
Non basta aprire le birrerie di fianco alle sale scommesse di fianco agli autolavaggi automatici. Non saremo mai felici. Ci preoccuperemo per il lavoro, per la salute degli altri, di quelli che ci stanno vicini, prima che della nostra. È un sentimento nobile ma periferico, nonostante esistano due tipi diversi di periferia. Uno è da intendersi in senso geografico, come luogo lontano dal centro urbano. L’altro, invece, ha una connotazione negativa, inculca un senso di degrado in chi cerca di farsi un’idea del suo significato.
Sentirsi in credito verso il mondo, ma non sapere come riscuotere. E allora si ritorna a giocare da dove si incominciato, dopo aver tentato la fortuna in Europa, come Alex, all’anagrafe Alexandre Raphael Meschini, capace di tirare punizioni al fulmicotone al Corinthians, da centrocampista, ma soprattutto capace di non sfigurare allo Spartak Mosca, come molti sudamericani di belle speranze, dei quali si sono perse le tracce dopo qualche anno di militanza nei campionati del vecchio continente. 
Tumblr media
Internacional di Porto Alegre, la città del Forum Sociale Mondiale del 2001. Qui crebbe e tornò Alex, cresciuto calcisticamente in un periodo in cui, in Brasile, erano o tutti terzini o tutti trequartisti.  È una storia come tante, in fin dei conti. Di un calciatore basso di statura che calcia in maniera divina ma che, come si dice di solito dalle esperienze vissute con i colloqui con i professori a scuola, non si applica. Calcia tenendo sempre la palla bassa, attaccata al suolo some gli abitanti della sua terra.
Perché alla fine cerchiamo storie ovunque. Radio, libri, televisione. Più non ci riguardano e più ci interessano. Più sono truci, tristi, malconce, e più ce ne distacchiamo moralmente, facendo però permanere nelle abitudini quei sentimenti di malizia e riverenza che non ci fanno pensare ad altro.
Come quando puliamo un frutto di melograno, teniamo solo i chicchi più grossi, che hanno un colore più intenso, che ci sembrano più succosi, scartando o tenendo solo per far numero gli altri, quelli giallognoli o troppo pallidi. Queste sono le storie che più ci interessa ascoltare. Questi chicchi, che presi singolarmente non significano nulla ma che, in una quantità considerevole, creano un universo. Quanti giocatori come Alex abbiamo visto sui campi da calcio?
Questa mattina, ero io dalla parte del cliente, al distributore di benzina. Era il mio turno, toccava a me. Ero passato per un paese, all’imbrunire. L’unica persona che ho visto era un uomo attempato, sulla sessantina, trascinarsi per strada con un sacchetto che conteneva poche cose: una bottiglia di vino, del pane. I vestiti che indossava sembravano lì per caso. Una maglietta, un gilet, degli scarponi, una giacchetta leggera. Forse nei paesi di campagna ci si sente meno oppressi, ho pensato. L’unica luce che c’era era quella che proveniva, nel buio del tardo pomeriggio, da una tabaccheria che vendeva un po’ di tutto. Stavo ritornando dal lavoro e pensavo che tutto sarebbe stato come sempre. Lo sguardo colmo di alterigia del vecchio benzinaio, la luce della mattina, i rumori che provengono dalla tangenziale. E invece non è stato così.
“Sei come le donne” mi dice, appena apro lo sportello dell’automobile.
Lo guardo stranito, credendo di non aver capito bene, nel senso delle parole, la frase che mi ha rivolto.
“Mettono tutte la macchina distante dalla pompa di benzina. Il tubo arriva ma il mio occhio no, sono vecchio e non riesco a vedere bene quando raggiungo il prezzo a meno che non faccia il pieno.”
“Mi faccia il pieno, grazie.”
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zeropregi · 6 years
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Contro Roma
Da inizio anno a Roma sono andati in fiamme diversi autobus, almeno una decina. Il fatto che ieri sia accaduto in centro, oltretutto nei pressi delle redazioni di alcuni quotidiani romani, ha reso questa notizia, normale per ogni cittadino della capitale, il dramma da prima pagina. Tra autisti eroi, esplosioni che non ci sono state, le migliori penne del paese si sono scatenate su Roma con brillanti articoli di opinione dalla vena comica.
Facciamo un passo indietro. Roma è una città amministrata malissimo. Non da ieri ma da anni. Manca qualsiasi forma di progetto pubblico per la città (del resto non è che l’Italia se la passi meglio eh) e l’ultimo che c’è stato è stato il “Modello Roma” di Veltroni basato su una crescita legata agli introiti immobiliari: quello che nel 2008 ha regalato ai palazzinari l’edificabilità di oltre 2mila ettari di terreno, non esattamente un modello encomiabile insomma. L’amministrazione di Roma sembra inseguire le emergenze: la pioggia, la neve, le buche, i rami che cadono, l’allerta terrorismo, la sicurezza, gli immigrati. Del resto  è in default da quasi una decina d’anni, soffre la trasformazione in atto e sta letteralmente implodendo: la premiata ditta Tronca prima e Raggi poi, le stanno dando il colpo di grazia. Se prima eravamo in agonia ora siamo un cadavere che puzza. Ma più di tutte una cosa puzza, terribilmente, il racconto della città e la retorica che ci gira intorno.
Roma è una città senza una vera opposizione sociale. I tentativi di opposizione dal basso finiscono in sgomberi e arresti da un po’ di tempo a questa parte. C’è tutto un popolo di poveracci, lavoratori/trici precari, che vive ai margini della città che ha capito che è meglio nascondersi che provare a prendere parola. Come biasimarli? Accanto a tutto questo Roma viene descritta, da chi dovrebbe fare informazione oppure opinione con la stessa retorica di un blog anti-degrado. Tanto che anche Roma Fa Schifo, blog di riferimento della stampa romana, ormai ha perso quella visibilità che lo portò solo 2 anni fa a incontrare insieme ai candidati sindaci. Il perché è facile, le pagine delle cronache romane ne hanno sussunto la retorica e il linguaggio, basti pensare all’ossessione con cui nelle ultime settimane larepubblicaroma si è concentrata sulle erbe alte a Roma.
Il giorno dopo l’ennesimo incendio di un autobus (il decimo da inizio anno) su Repubblica in prima pagina si legge Mr AntiCasta Sergio Rizzo fare un minestrone politico che parte dall’assenteismo in Atac (che con la disastrosa condizione dei mezzi pubblici non c’entra niente) passando per i Casamonica, la Romanina, arrivando fino alle buche. Buche che oltretutto nonostante il lancio di 2 mesi fa di Virginia Raggi che prometteva di chiudere «50 mila buche in un mese» (sarebbe curioso capire come le han calcolate) sono ancora quasi tutte sulle nostre strade. Ma non se ne parla, l’indignazione oggi si sposta su altro.
Del M5S sul blog ne abbiamo già parlato. Il bluff su beni comuni e partito con istanze di sinistra è durato il tempo per crearsi un alibi per votarli. Loro del resto stanno al benecomune come facebook sta alla trasparenza: tutto deve essere messo a profitto, come dimostra la recente presa di posizione delle consigliere 5s sulla Casa internazionale delle donne. Fatto sta che Raggi non ha opposizione in città se non dal basso. Media e politica istituzionale, esclusa la faccenda olimpiadi a Roma, muovono le sue critiche da destra. La città che hanno in mente i 5S non è diversa da quella che hanno in mente i vari partiti. Una città divisa in 2 che tende a escludere chi non ha abbastanza reddito per viverci. E non parliamo del centro ormai, come in altre città d’Europa, regalato al business del turismo, come evidenziato pure di recente da Antonello Sotgia e Rossella Marchini in La conquista del West.
Ad esempio qualsiasi persona di buonsenso di fronte alla comunicazione di Raggi sul «regolamento sulla Città Storica» (le maiuscole sono nel comunicato) dovrebbe far accapponare la pelle: un provvedimento necessario, a tutela di residenti, esercenti e cittadini. Stop a minimarket, friggitorie, negozi-suk (ma loro non sono comunque esercenti? ndz) e merce di cattivo gusto nel centro di Roma. Restituiamo legalità e decoro al cuore di Roma, alle sue attività storiche, alle sue tradizioni e alle sue aree di pregio. 
Merce di cattivo gusto sarebbe? Perché no i mini-market, visto che sono indispensabili per i turisti per acquistare merce a un prezzo sostenibile? Ma quali sarebbero le attività storiche? Nel frattempo l’assessore Meloni parlava di rilancio del “Made in Rome” che onestamente farebbe pensare più alla pajata o all’abbacchio allo scottadito che ad altro ma attendiamo delucidazioni.
Nel blog di Grillo, dove la Raggi fa anche comunicazione, spiega che «vogliamo riportare nelle vie centrali l’atmosfera unica dei laboratori artigiani, delle erboristerie, delle botteghe antiquarie […] fiore all’occhiello del Made in Italy. Un cambio di passo epocale che restituisce decoro alle zone più frequentate dai turisti». 
Ovviamente nessuno è sbottato a ridere di fronte a una roba del genere. Nessuno ha chiesto, tra chi fa informazione, a chi dovrebbero vendere i propri prodotti un’erboristeria o le librerie antiche (ma in che senso antica? boh), come se negli ultimi 20 anni il centro non si fosse trasformato in un enorme turistificio, con affitti alle stelle che hanno cacciato i pochi artigiani rimasti in zona insieme alla mancanza di residenti a cui riferirsi. Non ci vuole un economista. Tanto quanto non bisogna essere urbanisti per porre domande del genere. Nel regolamento della Raggi ovviamente ci sta anche il divieto di apertura per i compro-oro. Del resto loro devono continuare ad aprire nelle periferie cittadine, insieme a decine di agenzie di scommesse (gli uni accanto alle altre), perché in qualche modo bisogna pur andare in contro alla disperazione delle persone, no? Oltre al fatto che ci sembra giusto dare opportunità alle varie mafie di riciclare soldi. È economia anch’essa.
Fatto sta che la narrazione su Roma è sempre quella del “centro degradato” e mai della periferia abbandonata. Ricordate che dopo gli assalti al Cara di Tor Sapienza l’allora sindaco Marino insieme al gotha del PD si prese il preciso impegno di «riportare la cultura in periferia»? Ecco, in periferia non sono mai arrivati, escluso qualche settimana fa per la campagna elettorale: e manco la cultura ci è arrivata, visto per dire i crescenti tagli a istituzioni come quelle delle biblioteche comunali. Giornalisti, scrittori, intellettuali, coloro che fino a 20-30 anni fa ci raccontavano gli esclusi, hanno smesso di farlo: al limite preferiscono addentrarsi in grottesche rappresentazioni di quella che considerano l’annosa contrapposizione Roma nord vs Roma sud. Del resto non è manco così comodo o semplice arrivare a Torre Maura da Monti. Ci mancherebbe. Ma soprattutto quando quelle poche volte lo fanno, usano la retorica di cui si parlava poc’anzi, quella del «signora mia degrado decoro immigrazione e Atac non funziona perché ci stanno gli scioperi». E infatti leggendo l’ultima operazione editoriale di autori vari Contro Roma, da poco uscito per Laterza, abbiamo la conferma di quel che abbiamo appena sostenuto.
L’operazione si rifà chiaramente all’omonimo volume del 1975, in cui a prendere parola erano intellettuali come Alberto Moravia e Dario Bellezza, di cui vengono riprese le riflessioni. Il bello è che la rappresentazione di Roma che ne esce è esattamente la stessa, come se non fossero cambiate tanto la società italiana quanto Roma stessa: quella della città in rovina che è inadatta al ruolo di capitale o che, dopo 150 anni, rimane una “capitale incompiuta”. Una «grande bruttezza» determinata da puzza, degrado e rumore contrapposta alla «grande bellezza» (il film sul Roma più citato da chi fa opinione, insieme a Jeeg Robot).
Del resto, scrivere «contro Roma» utilizzando tali paradigmi è un genere letterario più che un’analisi politica o sociale: si può scrivere Contro Roma, ma se qualcuno scrivesse un Contro Napoli con le stesse semplificazioni sarebbe giustamente accusato di pregiudizi e antimeridionalismo.
Invece viene ritenuto pienamente legittimo ingaggiare alcuni (in molti casi quasi autonominati) intellettuali di oggi per scrivere contro Roma: e contro i romani, al solito cinici e cazzari (che magari lo siamo pure eh, ma più o meno di altri chissà). Salvo un paio di eccezioni (Christian Raimo, per dire, che infatti scrive un buon pezzo), parliamo di persone che vivono tra il centro (un centro compreso tra il Ghetto e il Pantheon) e Monteverde, irritati da quella che in nome del politicamente corretto rifiutano di definire esplicitamente «Roma plebea»: una prospettiva deformata e deformante, che quindi non può che fare appello alla retorica antidegrado. Poi negli ultimi anni eccezioni ci sono state, sia chiaro: Walter Siti è uno che le periferie le sa raccontare e infatti fa dire a uno dei suoi personaggi che «so' tanti che vengono a fa ricerche sulle borgate, e io je dico sempre famo a cambio ... si volete capì qualcosa delle borgate, ce venite a sta' du' anni e io me trasferisco a casa vostra». In Contro Roma, invece, non va così.
Abbiamo Nicola Lagioia – che pure in Esquilino. Tre riconognizioni (edizioni dell’Asino) sembrava aver preso atto dei limiti del discorso pubblico, che «a chi è fuori dal sistema non interessa affatto» – che ci parla di una Roma «fogna a cielo aperto» e «Mumbai d’Occidente» (che gli ha fatto Mumbai? Boh, ma è esattamente lo stesso paragone e la stessa retorica usata da Romafaschifo), da cui «qualcuno mi ha visto allontanarmi su una scialuppa mentre la nave affondava». Lagioia descrive poi i romani (ma poi chi sono i romani? Quanti romani da più di una generazione ci sono a Roma?) come orgogliosi del proprio «cinismo» conquistato attraverso i vari secoli: i romani sono cinici, quindi, alla Montesquieu, in virtù del clima che determina il carattere dei popoli. Magari più di cinismo si dovrebbe parlare di resilenza, ma è meglio continuare con le antiche narrazioni che non necessitano di dimostrazioni. Oppure meglio continuare a descrivere la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma come se fosse la stessa decadente e appiccicaticcia di vent’anni fa, senza tener conto del suo nuovo allestimento (2016): tanto a Roma non cambia mai niente, no?
Abbiamo Teresa Ciabatti che ci parla dell’aristocrazia romana (??). C’è Valerio Magrelli che ci dice di quanto siano offesi i cinque sensi di chi vive a Roma (lui vive al Ghetto, deduciamo dalla targa sulla mondezza che cita), nell’ordine da: mancanza di strisce pedonali (vista); dehors che levano spazio ai pedoni (tatto); puzza/gestione Ama (olfatto); la «distruzione cui sono andati incontro negli anni antichi ristoranti, pasticcerie, caffè» (gusto!!!); le molestie acustiche dovute all’uso di altoparlanti in strada per gli artisti di strada (udito). 
Ma visto che al grottesco non c’è limite, nel raccontino successivo Antonio Pascale ci racconta quanto lo irritino le continue manifestazioni nel centro di Roma (per fortuna che ormai sia sempre più difficile manifestare, eh!) e il traffico dovuto agli scioperi dei mezzi. Ma visto che lui è uno bravo bravo, è andato a visitare pure la periferia, lungo la Prenestina, dove quelli in motorino che «entravano nel proprio quartiere si toglievano il casco», e pure Tor Sapienza, dove «l’aria è mesta, lo si vede dai vestiti non di marca, dalle scarpe alla buona. […] E ci sono gli immigrati. Tanti, secondo alcuni, oltre ai campi rom. I cittadini se ne lamentano, spesso gli immigrati sono ubriachi e molesti, anche perché non sanno come passare la giornata, si buttano nei giardinetti». 
Giuseppe Culicchia identifica il problema di Roma nei «romani che sono diventati quelli dei film di Verdone», accompagnando a ciò l’annoso dibattito sull’uso dell’espressione «sti cazzi». E poi, ci dice Igiaba Scego in un pezzo tra il feticismo e lo splatter, non ci dimentichiamo della puzza sull’autobus affollato (che infatti a Londra e a Parigi, invece, odorano di violetta): non solo di alito e di ascelle, ma persino di sangue mestruale! Perché a Roma le mestruazioni vengono con «scoppi» più improvvisi che altrove, si vede.
Ecco, la scelta di parlare «contro Roma» in questi termini e di far propria la retorica anti-degrado è una scelta politica: parlare della puzza sull’81 (linea tra l’altro in dismissione) o del traffico per lo sciopero dei mezzi ma non della dismissione dei contratti per la manutenzione dei mezzi Atac o degli stipendi non pagati degli autisti Tpl è una scelta politica. È una scelta politica parlare dei dehors in centro e non dei fenomeni di gentrificazione e speculazione come quelli di cui è pioniera l’ex Dogana a San Lorenzo. È una scelta politica quella di parlare di chi abita in periferia e si toglie il casco appena entrato nel quartiere e non del fatto che Roma è una città in cui si contano 7mila persone in povertà estrema, 15mila persone senza fissa dimora, 50mila famiglie in emergenza abitativa (a fronte di 150mila case ufficialmente sfitte), uno sfratto per morosità ogni 279 abitanti (la media nazionale è di uno ogni 419) e 3.215 famiglie sfrattate dalla polizia nel 2016, un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 40% e uno di disoccupazione generale che sfiora il 10%. Altro che le «scarpe alla buona» notate da Pascale a Tor Sapienza.
Del resto, dietro la «lotta al degrado» c’è in realtà la «guerra ai poveri». Non alla povertà, proprio ai poveri, quelli dall’aria mesta che sono gli oggetti delle uniche politiche che sembrano funzionare in città: quelle dell’esclusione, delle barriere a Termini (non contro il terrorismo, ma contro chi ci dorme), dello sgombero quotidiano del mercatino delle carabattole dei poveri a Porta Maggiore, delle retate contro i venditori di borse contraffatte. I neo-“intellettuali”, i giornalisti, gli opinionisti rafforzano proprio la retorica che dà corpo a tali politiche di esclusione e “invisibilizzazione” del disagio economico: in effetti parlare del supposto cinismo dei romani recuperando qualche vecchio luogo comune, della puzza e dei dehors richiede meno impegno e meno fatica che dare voce a chi – magari – il degrado, la scarsezza dei mezzi pubblici e il traffico li vive davvero, abitando a 5-10-15-20 km dal centro vetrina di Roma.
Quindi amici e amiche che avete deciso di lasciare Roma, la fogna a cielo aperto, fate pure, non saremo noi a fermarvi né a venirvi a cercare in centro città. Come recita un murales nel quartiere di Rebibbia: Qui ci manca tutto, non ci serve niente. Soprattutto quello che avete da offrirci.  [Scritto a 4 mani con autrice che vuol rimanere anonima]
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giancarlonicoli · 3 years
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10 dic 2020 09:43
“MA È VERO CHE ROSSI E CABRINI SONO GAY?” – MARIO SCONCERTI RICORDA LE VOCI DURANTE IL MUNDIAL ’82 DI UNA RELAZIONE TRA "PABLITO" E "IL BELL’ANTONIO": "LUI PRESE COSÌ POCO SUL SERIO QUESTA STORIA CHE 25 ANNI DOPO, AL SUO MATRIMONIO, MI RACCONTÒ RIDENDO CHE…" - LA STORIA DEL CALCIOSCOMMESSE: "LUI SI FECE IN SILENZIO I DUE ANNI DI SQUALIFICA. IO LO ATTACCAI SPESSO IN QUEL PERIODO. QUANDO CI RITROVAMMO A TORINO A PRANZO CERCAI DI SPIEGARE. LUI MI PREGÒ DI STARE ZITTO. “È FINITA. RESTIAMO AMICI” - VIDEO
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Mario Sconcerti per corriere.it
Paolo Rossi era mio amico. Forse è per questo che non riesco a scrivere la sua morte. Non so scegliere tra i ricordi.
Cominciare dai tre gol al Brasile è facile ma non mi sembra corretto. Paolo è stato molto altro, un uomo buono, un eroe dei tempi, leggero come una piuma e disinteressato alla sua bravura. La conosceva, e più passava il tempo e più l’amava. Ma non gli ho mai sentito dire una volta che è stato un grande giocatore.
Prendersi poco sul serio era il suo modo allenarsi, quasi un clandestino dell’area di rigore, aveva imparato a nascondersi perché non aveva il fisico, arrivava come un tradimento, rubava un metro ed era gol. A Madrid, la notte del Mondiale, ne fece uno alla Germania indescrivibile senza moviola. Oriali mise da destra un pallone al centro che non sembrava niente di che. Cabrini, che marcava Kaltz, fu il primo a tuffarsi per andare a prenderlo.
Foerster, un difensore magnifico e scolpito, capì il pericolo e si buttò per anticipare Rossi, ma quando aprì gli occhi, Paolo gli era già sopra le spalle e aveva colpito con la fronte. Era gol. Stavamo diventando campioni del mondo. Dalla tribuna non capimmo niente, si era visto solo un mucchio di uomini accartocciati e la palla in rete due metri più avanti. Ricordo che il grande Schumacher non fece in tempo nemmeno a muoversi. Poi, dalla polvere della terra, si alzarono al cielo le braccia magre di Rossi. Quello era il suo mestiere, rubare il tempo.
Aveva grande tecnica, giocava benissimo a calcio e non aveva mai pensato di essere un centravanti. Ma quando G.B. Fabbri a Vicenza gli disse che il suo ruolo era quello, lui cominciò a studiarlo. Era magro, aveva un’altezza normale, poteva solo contare su controllo e scatto, colpo d’occhio, posizione. Finì per farlo meglio di chiunque altro.
Ci sono stati anni in cui è stato celebre come i Beatles, ambasciatore di qualunque cosa. Lo invitavano dovunque, lo premiavano e lo ascoltavano come un reduce dallo spazio. Un giornalista che seguiva i ministri italiani mi raccontò che in Cina i diplomatici, per rompere il ghiaccio della conversazione ufficiale, parlarono un quarto d’ora di Paolo Rossi. In Brasile per quei tre gol lo hanno odiato, un sentimento reale, sincero, mai nascosto.
Pochi anni dopo il mondiale Paolo fu invitato in Brasile per una partita di beneficienza. Giocò solo un tempo. Ogni volta che si avvicinava alle tribune con la palla gli tiravano di tutto, monete, noccioline, bucce di banana. Raccontava poi che un tassista, quando capì chi era, accostò e voleva imporgli di scendere. Paolo non sapeva arrabbiarsi, riuscì a trovare un compromesso. Il tassista non lo avrebbe portato a destinazione, ma solo riaccompagnato all’hotel da dove erano partiti.
Paolo era soprattutto una bella persona. Diceva di sì a tutti, passava dagli inviti di Stato alle cene di paese. Era un allegro pensieroso, come i toscani furbi, che mandano via la malinconia con la voglia di passare il giorno, uno per volta. Stava dovunque ma era di pochi.
Gli piaceva che tutto finisse a cena, col vino che faceva lui sulla collina di Bucine, sopra la valle dell’Arno, dove aveva preso dei ruderi e la terra e aveva trasformato tutto in un grande agriturismo, una quindicina di villette indipendenti, autosufficienti in tutto. Con intorno una grande piscina e il campo da calciotto. E una signora che faceva da cuoca nella vecchia cucina per chi ne avesse bisogno e solo se erano amici di Paolo. Di fianco la sua casa, quella con Federica, la moglie della maturità, che è riuscita a dargli tre figli in pochi anni facendolo padre quando era già nonno. Era stato un amore profondo Federica, così come il suo bisogno dei figli. A quasi sessant’anni si era abbandonato all’idea di quella deriva paterna. Non si faceva domande, cercava altre vite e le chiudeva nella sua collina fuori dal mondo, senza una casa intorno e col vino più buono da lì a Montalcino.
Ha avuto molte cose in comune con Baggio: la popolarità, il Vicenza e i ginocchi. Paolo si operò tre volte già quando era un ragazzo nella Primavera della Juve. Allora si diceva che si era rotto il menisco, non c’era artroscopia. Per capire davvero dovevi aprire. Ed erano quasi sempre legamenti saltati. I dolori lo hanno accompagnato sempre, diventarono non resistibili. A ventotto anni smise di essere se stesso. A trenta chiuse la carriera. L’ultima prodezza erano stati due gol all’Inter con la maglia del Milan, gli unici due gol di quella stagione. Dopo divenne la memoria di se stesso.
Cercò altre strade, non era uno che buttava via i soldi. Aveva una società a Vicenza con il suo vecchio compagno Salvi, assicurazioni, imprese edili. Aveva un figlio di quarant’anni che dava una mano. Non ha mai pensato di fare l’allenatore, il calcio non lo ha mai cercato troppo. Pesava troppo e non era di nessuno. Con la Juve aveva vinto un campionato segnando 13 gol, ma anche perso una finale di Champions.
E comunque quella era la Juve di Platini, Boniek e Boniperti, non la sua. Non aveva retroterra come ex se non a Vicenza. Così è diventato opinionista, tanti anni a Sky altri alla Rai. Credo non fosse esattamente il suo mestiere, il calcio alla televisione fondamentalmente lo annoiava. Però con quell’aria quasi svogliata tirava sempre fuori un concetto ardito, sorprendente.
Ha avuto un momento molto brutto nel 1980, quando prese due anni di squalifica per il caso delle scommesse clandestine. Lui lo racconta molto bene nei due libri sulla sua vita. Pensava si accennasse a uno di quei pareggi che erano convenienti a tutte e due le squadre. Non restò più di cinque minuti in quella compagnia, portato da un compagno mentre giocava a tombola. La domenica fece due gol, questo lo condannò, fece sembrare il pareggio convenienza. Ma di gol ne aveva fatti tanti anche prima. Il processo penale assolse lui e tutti gli altri giocatori, lui si fece in silenzio i due anni di squalifica. Il secondo lo passò ad allenarsi con la Juve che lo aveva rivoluto.
Io lo attaccai spesso in quel periodo, ero un colpevolista. Quando ci ritrovammo a Torino a pranzo cercai di spiegare. Lui mise l’indice sul naso e mi pregò di stare zitto. «È finita. Restiamo amici». Perché Paolo era così, non voleva complicazioni, accettava tutto. Forse tutti noi non eravamo che piccoli elementi della sua voglia di vivere sereno, non tranquillo ma sereno. Come se un po’ per uno, tutti contribuissimo a difenderlo.
Non si arrabbiò nemmeno quando in tutto il mondo le agenzia di stampa rimbalzarono la storia che lui e Cabrini erano fidanzati, nel senso vero del termine. Erano in camera insieme ai mondiali e amici di sempre. Un giornalista italiano scrisse che nell’ora di libertà Rossi e Cabrini stavano sul balcone mano nella mano come due fidanzatini.
Era una battuta innocente, ma non esiste l’innocenza nella comunicazione di un mondiale. Il giorno dopo, quando andammo a prendere il Brasile all’aeroporto di Barcellona, la prima cosa che disse Socrates fu: «Ma è vero che Rossi e Cabrini sono maricones?». Cioè gay. Lui la prese così poco sul serio che venticinque anni dopo, al suo matrimonio, sulla collina, nel villaggio sopra Bucine, al tavolo con Cabrini, mi raccontò ridendo che a Vigo si erano messi paura: avevano avuto lo stesso fungo su parti opposte del torace, come se uno l’avesse attaccato all’altro. Ridemmo molto e continuammo a bere.
Ciao Paolo, non dimenticarmi.
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Fra le metodologie di pagamento qui disponibili troverete Apple Pay, Carta di Credito, Neteller, PayPal, PostePay, Skrill, etc…
Better Lottomatica
Anche in questo caso siamo di fronte ad un vero gigante del Betting Italiano, con un palinsesto di tutto rispetto ed un Bonus di Benvenuto che può salire fino a 600!
Per quanto riguarda il deposito minimo questa piattaforma richiede 10€ di versamento sul proprio account di gioco.
Numerosi, anche in questo caso, i metodi di prelievo e versamento disponibili:
Carta di Credito VISA e MASTERCARD (minimo 10€)
PayPal (minimo 10€)
Skrill (minimo 30€)
Neteller (minimo 10€)
Paysafe Card (minimo 10€)
Lottomaticard e carta paypal (minimo 10€)
Ricariche Lottomatica.it (minimo 5€)
Ricariche OnShop (minimo 5€)
MyBank (nessun minimo)
Bonifico bancario (nessun minimo)
Conclusioni
Volendo tirare le somme di questo articolo, sono molto pochi i siti di Scommesse a permettere un deposito minimo di 5€.
Un modo per poter arginare questo ostacolo potrebbe essere, ad esempio, quello di sfruttare i Bookmaker che offrono dei Bonus di Benvenuto senza deposito: in questo caso potrete iniziare a scommettere senza spendere soldi di tasca vostra ma utilizzando il denaro del vostro Bonus!
In alternativa, sono da valutare anche una vasta gamma di ottimi Siti che comunque richiedono un deposito minimo molto basso: la gran parte dei Bookmaker sul mercato richiede, infatti, solamente 10€ come primo versamento obbligatorio.
Altre guide:
Come aprire un centro scommesse online
Come guadagnare con le scommesse online
Come funziona l’errore nelle scommesse sportive
Come funziona l’over nelle scommesse online
Speriamo che questo articolo vi sia stato utile ad orientarvi meglio nel mondo del Betting Online e dei vari depositi minimi richiesti; concludiamo augurandovi buon divertimento e buona fortuna!
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nuoveggdb-blog · 5 years
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Dà il tuo giorno che gli esperti affermano che abbiamo la capacità di non contare per un Golden Goose Scarpe eriodo più lungo l'intero mondo aziendale, la corrente azionaria o il governo verso quel punto per paese quando si considera che sono posizionati per vivere e andare in pensione. Le notizie ragionevoli, ho tipicamente internet, che si limitano a risorse che i modelli del passato non hanno affatto. Ogni internet dà sempre ad ogni giorno delle persone, ad esempio, io e te ci serviamo per radunare ricchezza, come se nulla di ciò che oggi abbiamo mai visto prima. I clienti sono pronti come un modo per ottenere il 100% di vantaggio collegato ad esso? Vendi il tuo prodotto attuale per consentire a questi possibili clienti che di solito sono impressionati dai tuoi contenuti chiari, per poter acquistare con piacere tutti i prodotti pagati. Questa è la vera ragione per cui il tuo contenuto totalmente gratuito ha bisogno di essere di buon livello. Mai e poi mai solo può aiutarti ad avere la tua Scarpe Golden Goose Outlet endita, ma in aggiunta, ottiene la ricerca di motori magnetici per ottenere il posizionamento molto più alto. Sta sconfiggendo le sneakers ggdb. Tutto per quelli fraudolenti e commerciali stanno avendo un'influenza sulla concezione della gente di ciò che sulla terra otteniamo in modo negativo. Ciò significa meno clienti di successo per soddisfare le nostre esigenze. Questo particolare significa occuparsi di supposizioni negative a ogni saut di quale sia la via. Che rende la vita più difficile come il ragazzo onesto e dopo questo potrebbe eventualmente alla fine annullare l'intera industria di processo. Quello che era così meraviglioso per questo unico era esattamente chi, dal momento che migliorava il loro specifico disturbo finanziario in gran parte, si trovavano in una posizione di vantaggio con ogni offerta di vendita successiva. Forse la domanda dovrebbe certamente rivelarsi una risposta solo osservando lo stato di avanzamento del lavoro e questo ruolo sta facendo ora le scommesse sul particolare web. Chiunque è in grado di negare i post del blog e i propri feed Rss di accompagnamento che trasportano un peso tremendo, nessun argomento sul modo in cui si effettua il taglio. Qualcuno potrebbe quindi immaginare il tipo di World Wide Web senza i blog necessari? Cosa devono essere le auto? Uno 'stock' è una quota esclusiva di acquisizione praticamente in qualsiasi azienda (pensa a società come tutte le tue aziende preferite in borse, scarpe, cibo, ecc.). La gente vende ha delle stock options nella sua compagnia personale quando ha in programma di Scarpe Golden Goose Superstar Donna ontribuire ad aumentare i soldi. Supponi che Tory Burch, designer grafico emergente, volesse aprire negozi in gran parte del mondo? La tua signora potrebbe incoraggiare le azioni intorno alla sua compagnia e aumentare il guadagno monetario per farlo. I negozi vicini si sono sviluppati nel tuo ex lavorando con grandi facilitatori di carte. Quelli che gli esperti hanno gestito in genere centri commerciali. L'individuo ha fatto un accordo usandoli. Coprirebbe le nostre strutture vuote con segni e sintomi e sostenerli finirebbe con quel posto di lavoro riempito molto. Poi uno dei tanti consiglia il tuo ragazzo ai nuovi proprietari dei negozi che la Golden Goose Scarpe Outlet aggior parte è venuta. Quindi, in effetti di approvare un logo qui e in aggiunta di tornare ai negozi, ora il tuo ex ottiene praticamente ogni negozio online come cliente funzionale praticamente ogni volta che si svuota e semplicemente ogni istanza presenta un prossimo negoziante . E, in relazione a ciò che ha a che fare con questo, uno di questi negozi di prodotti sono davvero in franchising, il che significa che può essere referral per quanto riguarda altri rivenditori in giro per il centro urbano che probabilmente sono in una stessa impresa. In realtà, egli fornisce un taglio di prezzo alla maggior parte dei negozi che gli causano l'effettivo riferimento che è noto a più fondatori di negozi.
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Golden Goose Saldi I miei 10 consigli aziendali di successo
Per prendere parte ai pochi ideali in questa posizione, metti tutte le tue vincite in linea con la proprietà commerciale, le obbligazioni o altri strumenti finanziari preferiti dal consulente HNWI e risiedi al di sotto delle tue entrate. Incessantemente. Non è possibile creare quasi tutti i social media outlets. Questa sarà probabilmente la più grande espressione 'no duh' di tutti, ma l'individuo non può fare le cose duplicate in relazione a Facebook, che sfortunatamente si fa con Twitter. Quindi non è possibile allenare un canale Bebo in genere nella stessa strategia in cui si tenta di creare un profilo di brani preferiti su MySpace. Il talento è talento. Dovresti sviluppare la vendita d'oro delle oche seduto da qualche parte in un normale ufficio, abbassandoti su entrambi i denti e sulle unghie. Il capitale dell'umanità è sicuramente un buon numero di cose preziose, non importa quale sia la situazione. No, le grandi persone lavorano a malapena. Probabilmente non vedrai tutta la schiuma sulla bocca, o schiaffi ogni altro più alto cinque, o dicendo ad emozionanti resoconti su direi l'azione. Sommario: solo un particolare. L'outsourcing con cura sfrutta qualsiasi capacità, tecnologia e abilità di fornitori di regioni scrupolosamente selezionati. il secondo. Un consulente emesso o forse una società dotata di una forte competenza in questo particolare campo può completare un enorme progetto in una finestra temporale specifica. 3. Gli acquirenti o la tua azienda principale risparmiano denaro per assumere dipendenti di qualità, formazione, indennità, requisiti con spazio di lavoro e attrezzature. quattro .. Salvato tempo prezioso. Mantieni te stesso e il tuo staff familiare a costo zero dal lavoro di casa aggiunto distrattivo. 5. Il lavoro di esternalizzazione fornisce rotture fiscali, investendo migliaia di dollari dell'azienda in un anno completo. Il di che si tratti di questa materia potrebbe essere questo: minuto sai esattamente che non sono uomini o donne che fanno soldi su internet - questo è un Golden Goose Scarpe Outlet istema, beh allora puoi iniziare in modo che tu possa capire lo scopo che è in grado di essere appropriato per la maggior parte delle persone a fare soldi in modo eccessivo. Tutti quelli che hanno bisogno di essere dovrebbero essere colpiti dal sistema preciso. Se trovi che ora è un sistema efficace, in cui funzionerà, lo stesso vale per te dal momento che per il singolo individuo che a sua volta lo sta praticando. In genere, questa è la legge di una causa, mentre l'azione è efficace. La tua azienda riproduce lo stesso oggetto crea (in altre parole, usano gli stessi sistemi) e quindi hai causato gli effetti di Golden Goose Saldi orrispondenza | for |; | come | (vuoto) |, | 4 | | room) | by} e che gli esperti sostengono significa che una persona fa i risparmi personali. I bookmaker ti offriranno un limite di scommesse prive di rischio attraverso le quali non puoi Scarpe Golden Goose Saldi erdere | by | per esempio | (spazio | attraverso | 3. | A | 1 | o} assicurati di selezionare il vantaggio per le offerte iniziali iniziali gratuite , in maniera eccessiva nei momenti ottimali durante l'anno, come quando la scommessa gratuita di Cheltenham, che ha il potenziale per essere molto più generosa rispetto a tempi diversi legati al dodicesimo mese. Evita di aprire account durante l'Agrable National, però, come le offerte, specialmente quelle prive di rischio, non dovrebbero esistere. L'ingresso nell'edificio del Reichstag e l'arrampicata su tutta la cupola di vetro non costano quasi nulla, inoltre possiamo vedere ovunque da lì per analisi spettacolari del centro città di Berlino, ma a quel punto c'è una cattura in particolare: la coda del numero di visitatori è spesso lunga.
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Siti di scommesse che accettano PAGAMENTI PAYPAL
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Un saluto a tutti i lettori e benvenuti su Wincatchers! In questo articolo ci occuperemo di fornirvi informazioni sul popolare metodo di pagamento Paypal e sui principali gestori di Gambling che ne consentono l’utilizzo.
Sappiate intanto che si tratta di un’opzione davvero sicura, veloce ed innovativa che, insieme a garantirvi la massima sicurezza vi permetterà anche di risparmiare tempo e commissioni su ogni vostra transazione online!
Che cos’è Paypal?
Paypal non è altro che un portafoglio elettronico nato nella Silicon Valley nel 1998 allo scopo di velocizzare e alleggerire le transazioni economiche online, il suo utilizzo è pensato sia per i privati cittadini che per le aziende e non è soggetto a particolari limitazioni quando si tratta di trasferire soldi all’estero.
Come mai è tanto popolare? Sicuramente per rispondere a questa domanda bisogna considerare che Paypal fu in assoluto il primo portafoglio elettronico messo in circolazione, per cui buona parte della sua fama deriva dalla sua “storicità” ma certamente anche dalla sua ottima funzionalità e sicurezza.
Dal 1998 in poi si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo e, ad oggi, è utilizzato quasi in tutto il mondo sia dalle aziende che dai cittadini: si tratta, infatti, di un’opzione comoda, veloce e sicura e che ci assicura la massima tutela dei nostri dati sensibili e del nostro denaro.
Una delle ragioni della sua diffusione riguarda anche il mondo del Gioco d’azzardo Online: sono moltissimi al giorno d’oggi i Siti di Scommesse che accettano Paypal come metodo di prelievo e pagamento, rendendo facile e veloce per i giocatori effettuare depositi e prelievi dai loro conti di gioco.
Vantaggi di Paypal
–Il primo dei vantaggi è sicuramente la sua rapidità: permette di effettuare prelievi, pagamenti e trasferimenti di denaro in pochi secondi.
-un altro vantaggio da non trascurare è la sicurezza: Paypal è una tecnologia assicurata antifrode e si impegna al massimo per tutelare la sicurezza dei suoi utenti.
-un altro vantaggio è il risparmio: Paypal permette infatti in molti casi di non pagare commissioni oppure di pagarne di molto basse quando si tratta di effettuare transazioni finanziarie all’estero.
-come vantaggio non da trascurare (per chi si dedica alle scommesse sportive e al gioco d’azzardo online) c’è la possibilità di utilizzare questo portafoglio elettronico sui siti di tantissimi Bookmaker in maniera comoda e sicura.
-è possibile anche utilizzare Paypal dal proprio cellulare o Tablet perché questa tecnologia e disponibile anche come Applicazione Mobile da scaricare ed utilizzare sui propri dispositivi mobili.
Possibili svantaggi di Paypal
–Bisogna ricordare che si tratta di un’azienda privata e non di un ente pubblico per cui ha un’autonomia di gestione molto ampia.
–potrebbe congelare senza preavviso i nostri conti se ritiene che abbiamo commesso una frode.
-potrebbe volerci parecchio tempo per sbloccare il nostro conto dopo che sia stato bloccato per azioni sospette.
Come utilizzare Paypal sui siti di Scommesse?
Per prima cosa è necessario creare un nostro conto Paypal: sappiate che questo tipo di conti sono nominativi, ciò significa che, una volta che avremmo aperto un e-wallet potremo utilizzarlo solamente noi e nessun altro.
Creare un proprio conto è facile ed è una procedura da svolgere interamente online: dovrete entrare sul sito ufficiale di Paypal e cliccare sul pulsante “Registrati”.
Si aprirà un form nel quale vi sarà richiesto di inserire i vostri dati personali e di impostare una password: una volta aperto e confermato il vostro account il vostro portafoglio elettronico sarà pronto da usare.
L’ultimo step che dovrete completare sarà quello di collegare il vostro conto Paypal al vostro conto in banca oppure ad una certa di credito.
Veniamo ora ai siti di Scommesse: il primo step per utilizzare Paypal nei vostri account di gioco sarà quello di controllare che questa modalità sia presente fra quelle accettate dal Bookmaker che avrete scelto.
Se il vostro Sito di Scommesse accetta questo e-wallet allora non dovrete fare altro che inserirlo fra i vostri metodi di pagamento quando vi registrate alla pagina del Bookmaker.
Da questo momento in poi potrete utilizzarlo sia per ricaricare i vostri conti che per ritirare e trasferire il denaro delle vostre vincite in pochi semplici click!
Perché alcuni siti Scommesse non accettano Paypal?
Se da tempo frequentate il mondo del Betting Online allora sicuramente avrete anche notato che, nonostante la popolarità dei portafogli elettronici, sono tuttora numerosi i siti a non accettare Paypal fra le proprie metodologie di pagamento.
Se vi siete chiesti il perché, allora dovete sapere che questa norma non ha nulla a che vedere con la sicurezza, perché, come abbiamo già spiegato sopra, si tratta di un’opzione assolutamente sicura per l’utente.
Il motivo di queste limitazioni riguarda soprattutto gli Stati in cui il gioco d’azzardo online è considerato per lo più illegale: se un Bookmaker non è in grado di accertarsi di escludere sistematicamente tutti i giocatori che risiedono in Paesi in cui il Gambling è illegale allora non può nemmeno consentire l’utilizzo di Paypal (proprio perché questa tecnologia permette i trasferimenti di denaro da e per l’estero.).
  Migliori siti di scommesse che accettano pagamento con Paypal
Attualmente è stato calcolato che circa l’8 % dei profitti di Paypal deriva proprio dal Gioco d’azzardo Online, motivo per il quale sono numerosissimi i Siti che alla data attuale consentono l’utilizzo di questo e anche di altri portafogli elettronici (ad esempio Skrill, Neteller, Stripe, etc…).
Di seguito vi riporteremo una tabella nella quale potrete farvi un’idea dei vari Bookmaker che hanno Paypal.
Siti scommesse Paypal Betfair Unibet Commissioni No No Importo min/max ricarica 10€ / 8750€ 10€ / 10.000€ Importo min/max prelievo Nessun limite minimo 10€ / 10.000€
  Anche due colossi italiani si sono aperti alla possibilità del portafoglio elettronico, ma con qualche limitazione negli importi massimi:
Bookmaker italiani Paypal Sisal Snai Commissioni No No Importo min/max ricarica 10€ / 10.000€ 15€ / 1.000€ Importo min/max prelievo 10€ / 5.000€ 15€ / 997€
  Concludiamo il nostro elenco riportandovi anche alcuni colossi internazionali che vi permettono di utilizzare questa tecnologia:
Siti Internazionali con Paypal Bwin Bet365 Commissioni No No Importo min/max ricarica 10€ / 10.000€ 5€ / 8.000€ Importo min/max prelievo 30€ / 5.000€ 15€ / 8.000€
  In queste tabelle vi abbiamo indicato solamente i Bookmaker più famosi ma sappiate che troverete l’opzione Paypal anche su numerosi altri siti di Scommesse ad esempio: 888casino, Eurobet, SportYes, WilliamHill, etc…
Altre guide:
Come aprire un centro scommesse online
Come guadagnare con le scommesse online
Come funziona l’errore nelle scommesse sportive
Come funziona l’over nelle scommesse online
Come giocano i professionisti?
Come vincere alle scommesse online
Speriamo che la nostra recensione vi sia stata utile e vi auguriamo buon divertimento e buona fortuna!
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