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cristianofabris · 1 year
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Weekend a Salerno in camper o caravan
Weekend a Salerno in camper o caravan
Una meta per un weekend fuori stagione? Vi porto a Salerno, una città ricca di storia, buona cucina e ovviamente uno splendido mare. (more…)
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lamilanomagazine · 10 months
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Napoli: Aldolà Chivalà live a Pessoa Luna Park
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Napoli: Aldolà Chivalà live a Pessoa Luna Park. Aldo è solito provocare vivaci discussioni dopo le serate nei locali del centro di Napoli e Mauro gli propone di lavorare sui suoi soliloqui. Dopo numerose sessioni di studio, Mauro riveste di musica elettronica gli Slam (genere di poesia orale tesa a catturare e scuotere lo spettatore) improvvisati da Aldo: ne viene fuori un incontro tra parole recitate e sample con la forma classica della canzone. Il duo inizia ad esibirsi nei locali di Napoli e provincia, il repertorio si arricchisce di serata in serata di nuovi brani. Nel 2011 esce Discontinuo, il primo disco. Il brano  omonimo diventa subito popolare nella scena underground di Napoli e provincia così come il videoclip girato dal regista Fabio Luongo che vede la partecipazione dell’attrice napoletana Loredana Simioli. Arriva l’invito di Gianni Simioli ad esibirsi nella trasmissione Operazione San Gennaro su Tele A, dove Aldo interpreta il brano Nun voglio ascì, slammando dall’interno di una tenda da campeggio. Dall’inizio del 2012 si unisce al progetto anche Valerio Vittorioso come Vj. Attraverso il suo video mapping visionario le performance del duo diventano ancora più suggestive. Continuano i live nei club in tutta la Campania e arriva l’invito ad esibirsi al primo maggio a Bagnoli del 2013. Durante la performance Aldolà passa il microfono ad alcuni operai in cassa integrazione presenti tra il pubblico che chiedono di parlare e la performance del duo viene interrotta subito dopo. Intanto si appassiona al progetto l’artista napoletano Daniele Sepe che inizia ad accompagnare Aldolà Chivalà dal vivo e spesso si aggiunge alle performance anche Gianluca “Shangò” Salerno alle percussioni. Nel Settembre del 2014 Aldolà Chivalà insieme a Daniele Sepe und rote Jazz fraktion suona sul palco di Eutropia nell’ambito della Festa dell’altra Economia a Roma. Nel 2015 Discontinuo diventa un disco più libro con disegni dell’artista Franco Silvestro commentati da Aldolà Chivalà per Roundmidnight Edizioni. Nel 2019 esce il nuovo disco Spostati un po’ con l’etichetta MrFew. Il Pessoa Luna Park è ispirato ai programmi di riuso transitorio degli spazi urbani presenti nelle maggiori capitali europee, Luna Park Urbano è un progetto finanziato, nell'ambito del Bando Fermenti, dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale con il patrocinio del Comune di Napoli e in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche giovanili e al Lavoro. Negli spazi dell'Ex Ospedale Militare, anche quest'anno location di eccezione, il Pessoa Luna Park si rivolge principalmente ai millennial, ma strizza l'occhio a diverse generazioni grazie alla ricca programmazione e alla presenza di laboratori, workshop, giochi, un'area per i bambini e alla musica live. Si conferma la collaborazione con l’artista Roxy in The Box, con il ritorno della Biliardina Trans, un calcio balilla in cui al posto degli omini tradizionali ci sono 22 personaggi femminili di rilevanza mondiale come Rita Levi Montalcini, Sofia Loren, Anna Frank e Ricchioners, un tiro al bersaglio contro l'omofobia e due nuove installazioni site specific, Bigotteria e Naturaless, realizzate in collaborazione con Pessoa Luna Park.   Le aree del Luna Park comprendono: Musica: jam session, live di musica indipendente, party tematici, nuovi format musicali e dj set. Playground: giochi da tavolo in formato XXL a cui partecipare da soli o in squadra, con un torneo di giochi notturno ogni settimana con le installazioni artistiche di Roxy in the Box, dissacranti, ironiche e ultra-Pop come l'artista partenopea Mercato Green & Picnic: ogni domenica, per trascorrere una giornata all'insegna del recupero di oggetti e alimenti che altrimenti andrebbero sprecati Area Kids: con attività e laboratori dedicati ai più piccoli L'ingresso al Pessoa Luna Park è sempre gratuito. La capienza è limitata, quindi la prenotazione è fortemente consigliata al link:http://pessoalunapark.it/prenota/   Pessoa Luna Park Ex Ospedale Militare, Vico Trinità delle Monache, Napoli 9 giugno - 6 agosto 2023 Giovedì e venerdì dalle 18.00 all'1 di notte, sabato e domenica dalle 12:00 all'1 di notte.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Grigio Campeggio.
Foce Del Fiume Sele, Capaccio, Salerno | 🎶 PORTISHEAD - WANDERING STAR
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paoloxl · 3 years
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Morti in carcere: almeno tre decessi alla settimana - Osservatorio Repressione
Nelle statistiche pubblicate online dal ministero della Giustizia i dati ufficiali (e parziali) dell’ecatombe dietro le sbarre: 154 vittime nel 2020, contando solo suicidi e decessi per presunte cause naturali
Decessi per Covid e altre malattie, in cella, in infermeria e nei reparti detentivi ospedalieri. Suicidi. Overdosi da stupefacenti e psicofarmaci, inalazione del gas delle bombolette da campeggio usate per cucinare. Infortuni accidentali. Mancata liberazione di persone malate con pochi giorni da vivere. La fine per vecchiaia, dietro le sbarre. Un delitto, probabilmente.
Casi non chiari o non chiariti. Per il 2020, l’anno della pandemia fuori controllo e della strage post rivolte, il ministero della Giustizia conta e dichiara 154 decessi di persone sotto la custodia dello Stato: 61 detenuti si sono tolti la vita (stando alle apparenze iniziali) e altri 93 sono stati stroncati da «cause naturali» (voce che include i decessi per abuso di droghe).
Ragazzi e uomini, nella quasi totalità dei casi. Una media di tre morti la settimana, almeno. L’avverbio è d’obbligo. Dal prospetto degli «eventi critici» sul portale di via Arenula mancano gli omicidi, i decessiaccidentali e quelli per cause da accertare, pochi o tanti che siano.
Morti in carcere 2021: suicidi e casi da chiarire
Di carcere, in carcere, si continua a morire. Anche quest’anno le storie tragiche si contano già a decine. Per esempio. Yassine Missri stava alla Dozza, il penitenziario alla periferia di Bologna. Aveva 28 anni, faceva il barbiere. È stato trovato senza vita il 27 gennaio 2021.
Ambra Berti era della stessa età. Veniva da esperienze personali pesanti, soffriva la lontananza dai due figli piccoli e dagli altri affetti. È spirata nella casa circondariale Spini di Gardolo, a Trento, il 14 marzo 2021.
Alberto Pastore, rinchiuso a Novara, non è arrivato a 25 anni. Ha scelto di congedarsi dalla vita il 14 maggio 2021 con un gesto irreparabile, annunciato da tempo.
A  Genova-Marassi sembrava che Emanuele Polizzi, il 28 maggio 2021, si fosse suicidato. Poi due compagni di detenzione del 41enne sono stati indagati per omicidio volontario.
Detenuti morti: nomi e dati nel dossier 2021 di Ristretti Orizzonti
Per il 2021 il ministero di Giustizia per ora in rete non fornisce informazioni né sui singoli decessi né sulla conta parziale, lasciando fuori omicidi e eventi accidentali o da approfondire. Pubblicherà statistiche aggregate l’anno prossimo.
Numeri ufficiosi e provvisori e notizie arrivano dal prezioso dossier “Morire di carcere“. A curarlo sono i volontari di Ristretti orizzonti, il giornale fondato nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Da gennaio a fine luglio di quest’anno, scandagliando pagine e siti di cronaca e vagliando denunce e segnalazioni, i redattori della rivista e del rapporto hanno individuato e censito 78 vittime, restituendo loro la dignità del nome (dove possibile). Per svariate vittime le cause di morte sono da ricostruire, per 28 è stato suicidio.
Situazione carceri italiane: sui decessi manca trasparenza
Di molti carcerati morti si conoscono i dati anagrafici minimi, di alcuni nemmeno quelli. Via Arenula, il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, i provveditorati regionali, i singoli istituti, le procure e le regioni (con la competenza sulla medicina penitenziaria e sulla medicina d’urgenza) non rendono noti i singoli decessi in tempo reale (se non in casi eccezionali), né informazioni di base sulle vite perse e sulle circostanze.
A far filtrare all’esterno le notizie delle morti in cella in genere sono fonti sindacali, avvocati e associazioni, familiari, operatori. Il dovere di informazione dello Stato, dicono dall’ufficio stampa di via Arenula, è ritenuto assolto con la pubblicazione dei riepiloghi annuali degli «eventi critici segnalati alla sala situazioni del Dap», cioè notificati dai singoli istituti ai referenti romani.
Suidici nelle carceri italiane e morti per cause naturali
Nel  2019 i suicidi “ufficiali” sono stati 53 e i decessi per cause naturali 90, con un solo omicidio dichiarato ad integrazione delle tabelle online. Per il  2018  i funzionari  ministeriali censiscono 61 suicidi, 100 morti naturali, nessun omicidio,
Dal 1992 al 2020 il totale dei decessi in carcere per cause note (o presunte tali) supera abbondantemente quota 4.000 e senza contare poliziotti penitenziari e altri operatori : 1.514 i ristretti suicidi e 2.623 i reclusi stroncati da malanni e problemi di salute, più un numero imprecisato di vittime di uccisioni o omissioni.
Morti in carcere Modena: Antigone, la strage del Sant’Anna e altri casi
Antigone sta seguendo una serie di storie al vaglio alla magistratura e la strage del Sant’Anna di Modena (cinque vittime nella struttura emiliana e quattro durante e dopo i trasferimenti in altri penitenziari).
Per quest’ultimo procedimento, archiviato dal giudice, l’associazione ha presentato reclamo contro l’estromissione dal ruolo di persona offesa. E sta studiando possibili contromosse.
Omicidio colposo, ma c’è rischio prescrizione
Alfredo Liotta morì il 26 luglio 2012 in una cella del carcere di Siracusa. Aveva 41 anni e l’ergastolo da scontare. Una vicenda di «abbandono terapeutico», a detta di Antigone.
«ll personale medico e infermieristico non ha saputo individuare e comprendere i sintomi né il decorso clinico dell’uomo e le carenze conoscitive hanno portato al decesso Gli operatori succedutisi nella cella di Liotta, negli ultimi 20 giorni di vita, sono rimasti completamente passivi davanti alle sue patologie. Alfredo soffriva di epilessia, anoressia e depressione. Aveva smesso di bere e di mangiare».
In primo grado, il 13 ottobre 2020, cinque dei nove camici bianchi alla sbarra sono stati condannati per omicidio colposo. La sentenza è stata impugnata in appello. Sulla vicenda però incombe la prescrizione del reato, l’esito di svariate inchieste simili.
Morti sospette in carcere: mancano diagnosi e cure
Stefano Borriello, 29 anni, il 7 agosto 2015 venne stroncato da una infezione polmonare durante il tardivo trasporto dal carcere di Pordenone all’ospedale. Secondo la madre, stava male da giorni ma non era stato curato. Antigone, opponendosi alle richiesta di archiviazione, è riuscita a far portare in aula la vicenda. A giudizio è stato mandato il medico curante del carcere.
«Gli viene contestato  di non aver diagnosticato l’infezione polmonare letale. Non fece alcun rilevamento dei parametri vitali, non dispose un esame clinico-toracico». La mancata diagnosi portò a non «somministrare  antibiotici, quelli  che avrebbe evitato il peggiorare delle condizioni di salute e portato alla guarigione». Il processo è in corso, prossima udienza a settembre 2021.
Il ragazzo che non doveva essere in prigione
Valerio Guerrieri aveva 21  anni e problemi conclamati. Il 24 febbraio 2017 si tolse la vita a Regina Coeli. Non avrebbe dovuto essere in carcere. Un giudice, 10 giorni prima, aveva revocato la custodia cautelare in cella e disposto il ricovero in Rems, una delle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Dopo un doppio giro di richieste di archiviazione, e di opposizione, è stata disposta l’imputazione coatta per l’allora direttrice del penitenziario romano e un’altra dipendente ministeriale. Si ipotizzano i reati di rifiuto di atti di ufficio, indebita limitazione della libertà personale e morte o lesioni come conseguenza di un altro reato.
Jhonny il rapper, impiccato nel carcere di Salerno
Il 26 luglio 2020, a 23 anni, il giovane rapper Jhonny Cirillo si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo alla finestra del bagno di una cella della casa circondariale di Salerno. Avrebbe dovuto esser sottoposto ad un livello di sorveglianza elevatissimo, perché si era fatto dei tagli a un braccio.
Non solo. Era in condizioni mentali preoccupanti, manifestava scoramento, minacciava lo sciopero della fame e della sete, aveva chiesto il trasferimento in una struttura esterna specializzata. Il 22 aprile 2021 Antigone ha depositato un esposto-denuncia, chiedendo verità e giustizia anche per lui.
Torture, percosse, abusi e altri decessi da chiarire
Video, esposti e denunce di torture e pestaggi hanno riportato l’attenzione investigativa, e ministeriale, su altri casi che interrogano e inquietano: un detenuto morto nel carcere della mattanza di Santa Maria Capua Vetere (Lamine Hakimi di 27 anni, inizialmente considerato un sucida ) e i tre trovati senza vita a Rieti, dopo la sommossa di marzo 2020 (Marco Boattini di 40 anni, Carlo Samir Perez Alvarez di 28 e Ante Culic di 41, per cui si ipotizzò l’overdose).
«Ad oggi – asserisce l’ufficio stampa di via Arenula – non risultano episodi di decessi di detenuti all’interno degli istituti riconducibili a personale penitenziario».
Lorenza Pleuteri
da Osservatorio Diritti
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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portalinowebblog · 6 years
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