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#Vizi spirituali
iridediluce · 1 year
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Rosa Chemical, MADE IN ITALY (Sanremo 2023)
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susieporta · 11 months
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Conservare dentro di sé vizi nascosti o rancore distrugge la viriditas, la forza vitale che ogni uomo possiede. I vizi fanno rivoltare contro noi stessi l'energia vitale che Dio ci ha donato, preparando lo sviluppo delle malattie. La collera, il rancore, l'odio minano l'anima e contribuiscono a sviluppare le malattie spirituali, psichiche e persino fisiche.
Cfr. HILDEGARD VON BINGEN, liber meritorum vitae.
CATECHESI SULLA GUARIGIONE DEL CUORE
con Santa Ildegarda di Bingen
Il cuore è il centro, il nucleo profondo della nostra anima, oltre che del nostro corpo. Il cuore è il luogo simbolico dove risiede la forza dello spirito, la “viriditas” dirà Ildegarda che definisce come potenza divina, fonte della vita. Perdendo la “viriditas”, l’uomo si indebolisce e non ha più la capacità autoguaritiva e autoriparatrice. Allora andiamo a scoprire quali sono queste malattie del cuore e soprattutto cosa rappresenta il cuore. In questo corso diviso analizzeremo dapprima la fonte e la causa della malattia dell’uomo, attraverso le mille divisioni ed adulterazioni del cuore, e poi nel secondo semestre parleremo della guarigione del cuore, fonte di salute e di armonica disposizione delle diverse facoltà dell’anima. Naturalmente saremo accompagnati dalla medicina spirituale di Santa Ildegarda, medico, esorcista, guaritrice, scienziata e dottore della Chiesa.
Ildegarda considera il cuore in stretta analogia all’anima e quindi ammalandosi il cuore si ammala anche il corpo attraverso il sentimento della tristezza.
“Tutti i fenomeni sono in rapporto con l’anima, che è nel corpo come un vento di cui non si vede né si sente il soffio, aereo; e, quando questo vento non soffia più, la vita si ferma in una immobilità di morte. La malinconia prende il sopravvento con il suo funesto fardello di vuoto.” (Ildegarda de Bingen)
Argomenti del corso:
Il cuore e le sue malattie. Il cuore impaurito. Il cuore ribelle e superbo. Il cuore indurito ed agitato. Guarire il cuore. Il cuore nuovo. Il rinnovamento del cuore.
Rocco Zappia
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valeria-manzella · 4 months
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\I suoi insegnamenti spirituali ci aiutino a superare i vizi per poter raggiungere la pienezza dell’amore divino\ ricordiamoci che\tutto appartiene all’amore\ Il Signore ci dia la grazia di attaccarsi sull'unico vero bene\il suo amore e l'amore per i nostri fratelli e sorelle\Dio vi benedica\Papa Francesco\UdienzaGenerale\
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sophiaepsiche · 1 year
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Il peccato mortale
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L’idea che ci facciamo delle nozioni spirituali o religiose, prima di incamminarci davvero nella vita spirituale, è solitamente un totale fraintendimento personale. Spesso quando si vive la pratica, la comprensione di quella data nozione viene completamente ribaltata. Ai nostri tempi, nessuno ritiene  più utile né tanto meno allettante il concetto di ‘peccato’. Sappiamo anche che non è presente in tutte le tradizioni o gli insegnamenti e questo ci consola molto, soprattutto se siamo ‘peccatori’ incalliti. Quest’ultima parte però non è molto accurata. Direi piuttosto che, nelle altre tradizioni, si tende solo ad usare un linguaggio  diverso. Oggi ci dedichiamo al ‘peccato mortale’ per sfatare qualche mito, comprenderne il vero significato e fare chiarezza su un aspetto molto sottile.
Partiamo da questa sottigliezza. A volte mi domandate se una particolare abitudine o tendenza naturale che avete possa essere o meno un ostacolo alla spiritualità. La mia risposta è invariabilmente ‘no’ ma dobbiamo capire bene perché è no. Potreste pensare, e all’inizio è quasi naturale farlo, che il no significhi che potrete tenere la vostra abitudine anche dopo. Non è così scontato. Per essere più precisi, il ‘no’ è dovuto più al fatto che, se praticate, qualsiasi tendenza contraria alla spiritualità sarà trascesa. Dunque non importa affatto come cominciate, perché è la pratica a trascendere le tendenze. Non dobbiamo diventare santi prima di iniziare un percorso spirituale ma è piuttosto la spiritualità che ci renderà man mano più puri. Se avete intenzione di iniziare, vuol dire che avete quanto basta in termini di distacco e di discernimento per incamminarvi e il resto lo farà il percorso stesso.
Gli unici ostacoli possibili al conosci te stesso sono la mancanza d’onestà e di perseveranza. All’inizio, quasi tutti noi siamo inclini a ‘lavorare’ solo su quello che vogliamo togliere e siamo invece molto indulgenti sui vizi a cui siamo ‘attaccati’ ma, se siamo onesti, pian piano ci renderemo conto che quell’attaccamento ci causa dolore e, volendo togliere il dolore, ci occuperemo anche di quell’attaccamento.
Se non ci fermiamo, capiremo inoltre che non è la particolare ‘abitudine’ di per sé a causarci  problemi ma è l’attaccamento in generale a qualsiasi abitudine e tendenza, a qualsiasi cosa o persona a ricreare il dolore e, conseguentemente, l’indulgenza sarà sempre meno presente.
Il conosci te stesso è un metodo nel quale parlare di peccato non ha quasi senso, perché nulla può impedirvi di conoscervi ma, ragioniamo su questo, l’aspetto più sottolineato riguarda la nostra stessa identificazione. Leggiamo sin da subito che questo percorso ha a che fare con una sorta di cambio d’identificazione o perdita d’identificazione psicologica ma, non capendo cosa implica e quant’è profonda questa trasformazione, ci preoccupiamo di particolari secondari. Avendo capito che il punto centrale è l’attaccamento e non le particolari tendenze, riformuliamo il concetto di ‘peccato’ con quello di ‘attaccamento alla materia’ e vedrete che, ahimè, non fa una piega, anche in termini d’identificazione.
Ogni indole di attaccamento verso l’esterno, a cose e persone, è sia sintomo che causa del ‘sentirci una cosa’, ossia della nostra identificazione con la materia. Quando  cominciamo a distaccarci dai desideri esterni è perché cominciamo a sospettare che la felicità non si trovi da quelle parti. Ci è sempre più chiaro che qualcosa non va a livello basilare nella ricerca del piacere. È lì che, solitamente, sentiamo la prima ‘chiamata’ o la prima fascinazione per la filosofia spirituale. Quando poi si inizia finalmente a praticare, ci si distacca dal desiderio interiore. Avendo sviluppato sufficiente distacco dalla materia esterna e grossolana, passiamo ad occuparci della materia sottile. Che la chiamiamo meditazione, ‘conosci te stesso’, osservazione passiva, testimoniare o esame di coscienza, quello che attuiamo è un primo distacco dalla materia sottile, così da conoscerla e comprenderla, esattamente come abbiamo fatto precedentemente con quella esterna. Se questo processo non viene interrotto e arriva a maturazione, scatta la contemplazione, il silenzio o il samadhi. Qui scopriamo che la nostra vera natura non è materiale. 
Più stiamo qui, più l’identificazione materiale e mentale si perde.
Il succo quindi è che più abbiamo attaccamento alla materia più ci sentiremo materia. Ovviamente questo equivale a sentirci mortali. Dunque tutto il concetto di peccato mortale si rivela vero e, non tanto come condanna da scontare, ma come stato effettivo e presente della nostra condizione umana. Solo attraverso la pratica spirituale costante perdiamo il vizio di attaccarci alla materia e smettiamo allora di sentirci ‘materia’, di sentirci ‘mortali’, il che cambia notevolmente anche il nostro approccio agli altri, che non tratteremo mai più come oggetti.
Mi raccomando allora, non ci fasciamo la testa prima di iniziare e non ci dedichiamo troppo al controllo delle azioni esterne. Il punto focale è l’attaccamento. Quando la comprensione delle dinamiche interiori aumenterà, il distacco sarà più forte e le azioni subiranno un cambiamento naturale e spontaneo. 
Tenete solo presente che non vi si promette che quello a cui siete attaccati rimarrà, perché questo è il meraviglioso effetto naturale della trascendenza.  
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noreasonjustpassion · 6 years
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Get a Picture Of Myself
L'accidia o acedia è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza. L'etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (= cura), sinonimo di indolenza, per il tramite del latino volgare acedia.
Nell'antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso nel Medioevo, quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l'inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa. Tommaso d'Aquino la definiva come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell'agire il bene divino.
Il senso del termine è in stretto rapporto con quello della noia, con la quale l'accidia condivide una medesima condizione originaria determinata dalla vita contemplativa: entrambe nascono da uno stato di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno.
Il significato del termine accidia è oggi vago, ma resta fortemente connotato, nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative. Nel cattolicesimo l'accidia è uno dei sette vizi capitali ed è costituito dall'indolenza nel perseguire i beni spirituali.
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adamkaidmon · 2 years
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MOKSHA : LIBERAZIONE DI PIETRO
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(Stanze di Raffaello - Vaticano - Liberazione di Pietro)
( Vaticano - STANZE DI RAFFAELLO : LIBERAZIONE DI PIETRO At. 12,1-18)
La "LIBERAZIONE" di Pietro descritta negli Atti degli Apostoli , a mio avviso, e' un "portale" misterico , che si apre come uno squarcio improvviso di luce (Sattva) dirompente nel quotidiano drammatico di una vicenda esistenziale , quella di Pietro, che potrebbe essere quella di ognuno di noi nel momento che si mette alla "sequela" di Criso . Immersi nelle oscurita' "rajo-tamasiche" tipiche del Samsara (proiezione della mente egoica Maya/Matrix ) contrapposte alla Luce intensa prominente dall'Angelo (Sattva) . Tutta la scena si svolge dietro le "SBARRE" (quelle dell'anima imprigionata) simbolo di quella prigione esistenziale in cui i "Klesha" ( macchie egoiche / Peccati capitali Vizi / Passioni ) la fanno da padrone insieme ad Avidya (Ignoranza Spirituale) .
Pietro ormai e' stato "pescato" (dal Vero Se / Cristo ) , tratto fuori dal " sonno di Avidya" e introdotto in una dantesca "Vita Nova" approdata a nuovi schemi spirituali e mentali , in cui la sua vita stagnava, e' preso per mano e condotto fuori in una nuova dimensione di Vita convertita. I Farisei, gli Asura (esseri ottenebrati e diabolici , i nemici interiori) di ogni tempo ... i Noi ..i carcerieri, l'uomo massa , preavvertono come pericolosi e minacciosi i "Ri-svegliati , i Cristi , i Buddha ; infatti essi decretano la loro fine , non sopportano la "presenza esorcistica" della Coscienza Cristica" si gettano ai suoi piedi urlando : 《 Che sei venuto a fare qui Cristo ? Vuoi rovinarci forse ? 》. Sono.i diavoli a riconoscere per primi il Cristo , pensate un po , prima ancora di quelli che su consideravano.i conoscitori delle Sacre Scritture !
Lo Spirito quando compare manda in frantumi il piccolo se egoico e cio' lo terrorizza, per questo Crocifisse Cristo e perseguito' e perseguita in ogni epoca chi , come Pietro, si fa fedele testimone della Sua Parola (Verbo).
Pietro trasformato, rinnovato , "libero" (mukti) dai legami , liberato dalla Luce (Sattva) dell'Angelo e dalle Barre della prigione , si lascia alle spalle la "Nigredo" in cui era caduto , si libera delle catene del corpo (malattia) , della mente (sofferenze psichiche) e di tutte len prigioni  emozionali, sociali, politiche , ideologiche, prigioni che dentro di noi pullulano di carcerieri creati da noi e che fanno "mobbing" alle nostre esistenze , sacerdoti di una sofferenza che ha il deliberato scopo di farci desiderare di emergere liberati alla LUCE , presi per mano dall'Angelo ....Questa e' la Vera Vita...la Vera Liberta' ....il diavolo alla fine rimane solo , perché come dice S. Agostino : 《Dio e' relazione》!
Pietro e' raffigurato dormiente immerso nell'oscurita' , in realta' ci troviamo davanti a una meravigliosa pagina di Yoga Nidra , ormai e' un "Risvegliato" , un Buddha, e il Risvegliato come il Rishi (Saggio) non dorme mai , e' sempre "sveglio" nella sua coscienza.  Pietro ha raggiunto quello che in termini yogici si chiama: PRAJINASTHANA , terzo stadio, fase di sonno senza sogni , che potrebbe apparire un "ossimoro", in realta' e' proprio in questo "stato" che si puo' fare esperienza del "mondo sacro" , ed e' in questo, saturo di Luce Divina (Sattva) , priva di ego, in cui Pietro riceve la visita dell'Angelo Liberatore,  nel luogo delle VISITAZIONI DIVINE !
Eknathananda
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dannateochae · 3 years
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Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendici in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
Vieni in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combatti oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già hai combattuto contro il principe dell’orgoglio lucifero ed i suoi angeli ribelli; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non vi è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti. Sì, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui.
Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’eterna morte.
Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde negli uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il suo alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.
La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì, hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.
Pertanto, o mai sconfitto Duce, vieni incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversioni spirituali e sconfiggile. Tu sei venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono; tu, glorioso difensore contro le nefaste potestà terrene e infernali; a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa.
Presenta all’Altissimo, le tue e le nostre preghiere, perché scenda presto su di noi la Sua Divina Misericordia e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime. Amen.
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È il cristiano la luce del mondo. È lui che il mondo deve vedere acceso. È dalla sua luce che può risalire alla luce di Gesù Signore. È dalla sua verità che potrà raggiungere e conquistare la verità di Cristo Gesù. Il cristiano è il punto di incontro tra Cristo e il mondo. Se il cristiano nasconde la sua luce, perché la mette sotto il vaso dei vizi o sotto il letto del peccato, il mondo rimarrà per sempre nelle tenebre, perché nessuna luce brilla sopra di esso. Al cristiano altro non è chiesto se non di brillare. Brillerà con le sue opere buone. Brillerà togliendo dalla sua vita il vizio e il peccato. Gesù non vuole dei discepoli ipocriti, falsi, ingannatori, mentitori, che illudono il mondo. Li vuole invece veri, sinceri, aperti, capaci di grande responsabilità. Soprattutto non vuole che questi vivono di illusione: che i loro misfatti e i loro peccati possano rimanere nascosti, nel buio, nel segreto. Tutto ciò che essi faranno, sarà sempre conosciuto da tutti. Tutti sapranno cosa essi stanno facendo. Dio non mette nessun velo sul loro peccato e nessuna coperta sui loro vizi. Quanto da essi sarà fatto nel nascondimento, nel segreto, nel buio il giorno dopo apparirà alla luce. Tutti sapranno la loro condotta. Il cristiano deve essere persona che agisce sempre alla luce del sole. Niente lui deve fare nel nascondimento. Altro errore che il discepolo di Gesù deve evitare è questo: cullarsi perché ha ricevuto da Dio ogni cosa. Chi produce il dono di Dio, mettendolo a frutto, da Dio sarà beneficato con altri doni spirituali ed anche materiali. Chi invece non mette a frutto il dono di Dio, chi vive da infingardo e da accidioso, perde anche quello che ha ricevuto. Chi non lavora con profitto nel campo di Dio, pensa di avere qualche dono, ma alla fine si accorge di non possedere niente. Ognuno è esortato da Gesù a comportarsi sempre da buon terreno, producendo sempre buoni frutti per il Signore a beneficio del mondo intero. La fruttificazione è la sola certezza che abbiamo di essere sempre con la Parola e della Parola. #vangelodelgiorno https://www.instagram.com/p/CUCD1wgjbrk/?utm_medium=tumblr
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goshantishanti · 6 years
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IL NUMERO 7 E LA LEGGE DEGLI OPPOSTI
Ogni cosa che esiste sia essa appartenete al genere umano, un oggetto, un animale o una pianta, contiene nella sua unità due opposti, non vi è cosa che non abbia il suo opposto. La legge della dualità è la legge che domina l'universo condizionando la nostra esistenza. I sette Sacramenti, i sette Spiriti di luce e i 7 pianeti ad essi collegati, hanno come controparte sette principi negativi. Ogni pianeta ha un'orbita crescente e una decrescente; una doppia polarità. 7 sono le lettere doppie dell’alfabeto ebraico e 7 i sigilli del libro dell’apocalisse d’aprirsi per mezzo delle 7 virtù, da opporre ai 7 vizi capitali. Il settenario è un numero biblico, la chiave di tutta la creazione di Mosè e il simbolo di tutta la religione. Mosè ha lasciato 5 libri e la legge si riassume in 2 testamenti. La Bibbia è un libro di allegorie ed immagini. Adamo ed Eva sono i due tipi primitivi dell'Umanità, il serpente che tenta è il tempo che mette alla prova, Caino e Abele rappresentano la carne e lo spirito, la forza e l'intelligenza, la violenza e l'armonia. Prese alla lettera, tutte le storie raccolte nel Vecchio Testamento, sembrano assurde e spesso rivoltanti, ma non è sotto quest'ottica che vanno lette e interpretate. In esoterismo il numero 7 è considerato un numero perfetto, LA LUNA SEPOLTA, i poteri occulti; il 7 è il simbolo dell’equilibrio che si esprima in maniera tangibile dai due triangoli incrociati ed opposti, uno rivolto verso l’alto e uno verso il basso. L'acqua celeste si sposa con il fuoco infernale convertito e messo al servizio della pura Grande Opera. Il numero 7 rappresenta il tutto, poiché il 7 è il numero della creazione. Se noi sommiamo cabalisticamente il numero 7, esso ci dà inizialmente 28, cioè 2 e 8, simbolo del binario (il 2, l'uomo e la donna, il bene e il male, il positivo e il negativo, ecc) e dell’infinito, (l'8 la lemnisca, la continua lotta degli opposti per il raggiungimento dell'equilibrio), e quindi i simboli del continuo evolversi della vita per mezzo dei contrari. (1+2+3+4+5+6+7= 28) Il numero 28, sommato dà 10, (2+8=10) a sua volta formato da 1 e 0, che rappresentano il bastone e la coppa dei tarocchi; il tutto e il nulla, il pieno e il vuoto; il primo, rappresenta un principio attivo fecondatore, lo Spirito di Dio che librava sulle acque, il secondo un principio passivo, cioè le acque primordiali fecondate nel buio delle tenebre, o caos primordiale, l'oroborus. Tutto nasce dal buio, che non è altro che una luce nera, conosciuta dagli ermetici come luce astrale, la stessa dove è immerso il bambino prima di venire al mondo durante i nove mesi di gestazione, anche se al settimo mese (analoghi ai sette giorni della creazione) è già completo. Durante il sonno, entriamo più strettamente in contatto con questa luce e viviamo un’altra vita, parallela e corrispondente a quella del giorno. Durante il sonno è possibile toccare dei piani astrali più puri. Ma esiste uno stato interiore, assai superiore al sonno e alla veglia e a metà strada tra i due. E' uno stato di equilibrio energetico, di pace profonda. Per mezzo di alcune tecniche esoteriche o durante la meditazione, possiamo ritrovare questo equilibrio, che ci da modo di riaprire porte chiuse nella nostra mente per dare sfogo a quelle facoltà spirituali e magiche che sono latenti e sopite dentro di noi, esistenti in quanto l'uomo è un'espressione della forza universale. IL SETTENARIO DEI PIANETI E DEI METALLI Zolfo, Mercurio e Sale corrispondono, nella persona umana, allo SPIRITO, all'ANIMA e al CORPO. Lo Spirito-Zolfo, pura attività, agisce sulla passività del Corpo-Sale soltanto con la mediazione dell'Anima-Mercurio, passiva in rapporto allo Spirito, ma attiva rispetto al Corpo. Perché vi sia equilibrio e salute è opportuno che i tre principi si armonizzino. Nel settenario dei metalli-pianeti, troviamo il Mercurio corrispondente all'anima intermediaria tra il corpo e lo spirito, poi abbiamo il sole relativo allo spirito puro, l'oro incorruttibile, poi l'anima eterea corrispondente alla luna e all'argento, segue l’anima spirituale corrispondente allo stagno il più leggero dei metalli e a Giove, poi lo spirito corporeo unito al ferro e a Marte, quindi l'anima corporea accomunata a venere e al rame, e quindi il corpo che come simboli ha saturno e la pesantezza del piombo.
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donato33 · 4 years
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IL GRANELLINO🌱 (Lc 8,1-3) Il vecchio Ebreo così pregava al mattino: "Grazie, Dio, perché sono Ebreo e non sono un gentile (pagano). Grazie, Dio, perché sono nato uomo e non donna!". L'Ebreo, al tempo di Gesù, aveva poca stima della donna. Quando nasceva una bambina era quasi un lutto in famiglia. Non si faceva festa. Nel Vangelo di oggi vediamo che Gesù aveva un grande seguito femminile. Ed erano queste donne che sostenevano economicamente Gesù e i suoi discepoli. Molte di queste donne, conosciute come pubbliche peccatrici, accolte da Gesù con misericordia e purezza di cuore, avevano cambiato stile di vita. Per queste motivo queste donne manifestavano un forte senso di gratitudine verso Gesù. Non erano più affaticate e oppresse dai loro vizi. Gesù le aveva liberate da ogni spirito immondo da cui furono tormentate per molto tempo. Gesù aveva dato alle donne la stessa dignità che la società dava all'uomo. Il clero e quindi ogni sacerdote è chiamato a non essere misogino e a dare un ruolo importante alle donne per l'edificazione della Chiesa. Una Chiesa senza la figura della donna è senza tenerezza, che è la parte migliore dell'amore umano e divino. Una nota personale: senza la collaborazione di molte donne, profondamente spirituali, le parrocchie dove ho operato sarebbero state sterili di amore. Grazie, Signore, perché mi hai fatto conoscere molte donne che mi hanno confortato e incoraggiato nel mio ministero sacerdotale Amen. Alleluia. (Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) PS: IL MATRIMONIO È A VITA...DOVE E CON CHI? (per fidanzati)...L'AMORE GUARISCE...LE DUE VIE...sono libri di Padre Lorenzo che aiutano a capire e a vivere meglio il matrimonio. Per richiederli, telefona ai seguenti numeri: 3313347521 - 3493165354. (presso Apricena) https://www.instagram.com/p/CFQ-F2ji_Yy/?igshid=r001t55chken
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latinabiz · 4 years
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La santa messa di papa Francesco nella Casa Santa Marta del 6 maggio 2020
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Papa Francesco https://youtu.be/yZfDsM_vKns Santa Messa papa Francesco Un pensiero, come intenzione di preghiera, è stato rivolto da papa Francesco agli operatori dell'informazione: "Preghiamo oggi per gli uomini e le donne che lavorano nei mezzi di comunicazione. In questo tempo di pandemia rischiano tanto e il lavoro è tanto. Che il Signore li aiuti in questo lavoro di trasmissione, sempre, della verità."  La lode fata al Signore è sempre ben gradita, come viene riportato nell'antifona d'ingresso: "Ti loderò, Signore, fra tutti i popoli, ai miei fratelli annunzierò il tuo nome. Alleluia." Gesù è venuto nel mondo a rivelare l'amore del Padre per l'uomo, ed è entrato nelle tenebre umane per portare la luce. Ecco quello che ha detto il Santo Padre, come è stato riportato nell'omelia dall'Editrice Vaticana: "Questo passo del Vangelo di Giovanni ci fa vedere l’intimità che c’era tra Gesù e il Padre. Gesù faceva quello che il Padre gli ha detto di fare. E per questo dice: "Chi crede in me non crede in me, ma in Colui che mi ha mandato". Poi precisa la sua missione: "Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre". Si presenta come luce. La missione di Gesù è illuminare: la luce. Lui stesso ha detto: "Io sono la luce del mondo". Il profeta Isaia aveva profetizzato questa luce: "Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce". La promessa della luce che illuminerà il popolo. E anche la missione degli apostoli è portare la luce. Paolo lo disse al re Agrippa: “Sono stato eletto per illuminare, per portare questa luce – che non è mia, è di un altro – ma per portare la luce”. È la missione di Gesù: portare la luce. E la missione degli apostoli è portare la luce di Gesù. Illuminare. Perché il mondo era nelle tenebre. Ma il dramma della luce di Gesù è che è stata respinta. Già all’inizio del Vangelo, Giovanni lo dice chiaramente: “È venuto dai suoi e i suoi non lo accolsero. Amavano più le tenebre che la luce”. Abituarsi alle tenebre, vivere nelle tenebre: non sanno accettare la luce, non possono; sono schiavi delle tenebre. E questa sarà la lotta di Gesù, continua: illuminare, portare la luce che fa vedere le cose come stanno, come sono; fa vedere la libertà, fa vedere la verità, fa vedere il cammino su cui andare, ma con la luce di Gesù. Paolo ha avuto questa esperienza del passaggio dalle tenebre alla luce, quando il Signore lo incontrò sulla strada di Damasco. È rimasto accecato. Cieco. La luce del Signore lo accecò. E poi, passati alcuni giorni, con il battesimo, riebbe la luce. Lui ha avuto questa esperienza del passaggio dalle tenebre, nelle quali era, alla luce. È anche il nostro passaggio, che sacramentalmente abbiamo ricevuto nel Battesimo: per questo il Battesimo si chiamava, nei primi secoli, la Illuminazione, perché ti dava la luce, ti “faceva entrare”. Per questo nella cerimonia del Battesimo diamo un cero acceso, una candela accesa al papà e alla mamma, perché il bambino, la bambina è illuminato, è illuminata. Gesù porta la luce. Ma il popolo, la gente, il suo popolo l’ha respinto. È tanto abituato alle tenebre che la luce lo abbaglia, non sa andare … . E questo è il dramma del nostro peccato: il peccato ci acceca e non possiamo tollerare la luce. Abbiamo gli occhi ammalati. E Gesù lo dice chiaramente, nel Vangelo di Matteo: “Se il tuo occhio è ammalato, tutto il tuo corpo sarà ammalato. Se il tuo occhio vede soltanto le tenebre, quante tenebre ci saranno dentro di te?”. Le tenebre … E la conversione è passare dalle tenebre alla luce. Ma quali sono le cose che ammalano gli occhi, gli occhi della fede? I nostri occhi sono malati: quali sono le cose che “li tirano giù”, che li accecano? I vizi, lo spirito mondano, la superbia. I vizi che “ti tirano giù” e anche, queste tre cose – i vizi, la superbia, lo spirito mondano – ti portano a fare società con gli altri per rimanere sicuri nelle tenebre. Noi parliamo spesso delle mafie: è questo. Ma ci sono delle “mafie spirituali”, ci sono delle “mafie domestiche”, sempre, cercare qualcun altro per coprirsi e rimanere nelle tenebre. Non è facile vivere nella luce. La luce ci fa vedere tante cose brutte dentro di noi che noi non vogliamo vedere: i vizi, i peccati … Pensiamo ai nostri vizi, pensiamo alla nostra superbia, pensiamo al nostro spirito mondano: queste cose ci accecano, ci allontanano dalla luce di Gesù. Ma se noi iniziamo a pensare queste cose, non troveremo un muro, no, troveremo un’uscita, perché Gesù stesso dice che Lui è la luce, e anche: “Sono venuto al mondo non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”. Gesù stesso, la luce, dice: “Abbi coraggio: lasciati illuminare, lasciati vedere per quello che hai dentro, perché sono io a portarti avanti, a salvarti. Io non ti condanno. Io ti salvo”. Il Signore che ci salva dalle tenebre che noi abbiamo dentro, dalle tenebre della vita quotidiana, della vita sociale, della vita politica, della vita nazionale, internazionale … Tante tenebre ci sono, dentro. E il Signore ci salva. Ma ci chiede di vederle, prima; avere il coraggio di vedere le nostre tenebre perché la luce del Signore entri e ci salvi. Non abbiamo paura del Signore: è molto buono, è mite, è vicino a noi. È venuto per salvarci. Non abbiamo paura della luce di Gesù." Read the full article
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samdelpapa · 4 years
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"GLI IMMAGINARI NORDICO ARI, SOLSTIZI, RUNE, CROCI CELTICHE, ASCE BIPENNE, ECC., IN ITALIA POTEVANO ESSERE UN PUNTO DI RIFERIMENTO CULTURALE PER UNA ÈLITE, MA NON UNA IDEA FORZA.
Premetto che io mi rifaccio alla cultura Tradizionale, quindi maestri come Julius Evola e Rene Guenon non mi sono alieni, ma io rapporto la Tradizione al divenire dei tempi, nel senso che certi principi, devono necessariamente essere adeguati ai tempi, quindi ai cicli cosmici, e come dice una certa Dottrina:
<<…,… Non si torna indietro. La Dottrina fascista non ha eletto a suo profeta De Maistre, L’assolutismo monarchico, fù e così pure ogni ecclesia. Così furono i privilegi feudali, e la divisione in caste impenetrabili, e non comunicabili tra di loro>>.
Il neofascismo, invece, distorto e abusato da istanze di destra e reazionarie, ad un dato momento ha preso a veicolare immaginari di un retaggio di una visione nordico aria, che ben poco ha a che fare con il nostro paese, con tradizioni e costumi del popolo italiano: sono miti che non hanno basi nel nostro popolo.
E quando un mito è fuori dalle tradizioni di un popolo, non può essere usato come “idea forza”, resta incompreso, appannaggio di minoranze inerti, come infatti è accaduto alla destra neofascista.
Il fascismo, non è un caso, per affermarsi (1919 – 1921) ha dovuto usare il mito del compimento risorgimentale, dell’Interventismo, pur con tutte le negatività che aveva come retaggio massonico.
Non utilizzò neppure il mito di Roma. Lo stesso Fascio, nei primi tempi non era in riferimento a Roma. Il mito di Roma venne dopo (ironia della sorte ne ebbe anche una parte Margherita Sarfatti, con il suo Dux e la Sarfatti era ebrea) oltre l’opera di Arturo Reghini di cui parleremo, e comunque il mito di Roma era in qualche modo connaturato con la nostra storia e la nostra cultura, non ci era alieno.
Quindi, la mitologia e simbologia nordico aria può utilizzarsi solo come riferimento culturale, o all’interno di un discorso ideologico, quale similitudine di una certa visione della vita e del mondo, ma non come simbologia comune come idea forza di un movimento.
Non a caso un altro grande Maestro Arturo Reghini, cercò di proporre una TRADIZIONE ITALICA, ma venne tagliato fuori dal contesto storico dell’epoca che ci indirizzava verso l’alleanza con la Germania, oltre che dalla Chiesa per ovvie ragioni, a guerra finita trovò così spazio Evola che però politicamente era rimasto a Donoso Cores e Metternich, e siccome l’ideologia, chiamiamola così, di Evola, ha una sua logica dalla quale non si può prescindere, questi ha rigettato il fascismo repubblicano e socialista ed ha finito per elaborare la scellerata politica del male minore, per cui, era necessario difendere il “mondo libero”, quale male minore, quando invece era proprio il peggior nemico dell’uomo, dicesi per evitare il comunismo che tutto sommato era una utopia fuori della portata dell’uomo stesso. E sappiamo dove ha portato questa scelleratezza: a far da truppe cammellate agli yankee e alla Nato, i nostri colonizzatori, quindi a tradire gli interessi nazionali.
Sul piano esotorico Reghini non era in antitesi ad Evola, come certi hanno voluto far credere.
In sostanza Reghini (vedesi: https://www.ereticamente.net/…/arturo-reghini-tra-fascismo-… ) imperniava la sua visione tradizionale su questi pilastri:
a. il paganesimo, gioioso e tollerante, eclettico e pragmatico e più particolarmente il
pitagorismo e la tradizione dei Misteri;
b. l’imperialismo, con un’ estensione storica e politica che include il ghibellinismo, il pensiero
di Dante e il concetto di “gerarchia”;
c. il nazionalismo che non si oppone all’idea imperialista e la cui origine va ricercata nella
tradizione di Roma e nell’unità geografica e politica dell’Italia (Risorgimento e Mazzini compresi).
Reghini ricordava al Duce che occorre tenere conto dell’esistenza in Italia di una “tradizione spirituale indigena, pura, pitagorica, romana, non esotica per origine e per carattere. E’ una gloriosa catena spirituale che da Pitagora, Virgilio, Ovidio, Boezio, Dante, Bruno, Campanella, sino al Caporali, si perpetua ancor oggi”.
Riassumendo e concludendo, come dice l’articolo sopra citato: Reghini mirava a dotare Mussolini e il fascismo di alcuni strumenti sacrali, tradizionali, spirituali, di origine PRETTAMENTE ITALIANA e di cui il giovane fascismo aveva assolutamente bisogno e che comunque andavano riscoperti e alimentati.
L’alleanza con la Germania fece invece imboccare altre strade. E pensare che i tedeschi non ci consideravano affatto i loro “fratelli di razze”, perché per loro l’alleanza naturale sarebbe stata quella con i loro cugini inglesi, e non pochi ambienti teutonici (Hitler escluso) consideravano gli italiani dei mezzi negroidi.
Il discorso comunque non riguarda solo la impossibilità di utilizzare certi miti e immaginari nordico ari, politicamente nel nostro paese, un ambiente umano, storico e geografico, inadeguato a recepirli, ma anche le implicazioni esistenziali di questi immaginari.
E’ una questione delicata e bisogna andarci molto cauti perché si rischiano infatuazioni.
Portare avanti questi immaginari, questi culti nordico ari, all’interno di un gruppo anche umanamente qualificato, è un conto, diffonderli tra la gente comune, infatuarne i militanti, è un altro conto.
La legge dei cicli cosmici non consente di fare “salti”. Non era neppure semplice e “normale” sostituire alle nostre tradizioni cattoliche, certamente in decadenza oltre che in dissoluzione, il paganesimo, ovvero ad una religione “partecipativa” come il Cristianesimo , un ritorno ad una religione “operativa” come il paganesimo.
Il forzare questo “ritorno” non può avere successo come si comprende con il meraviglioso libro del Merežkovskij, “La morte degli Dei”, che descrive appunto il totale fallimento, nel riesumare nel popolo miti, simboli, pratiche e consuetudini “pagane” che finisce in un vuoto agitarsi sconfinante nella superstizione.
Ho conosciuto non pochi “infatuati” da Evola, diciamo Evola malgrado, che leggendo la Bagvad gita si ritenevano guerrieri e quindi erano convinti che a loro non spettasse il duro e umile lavoro quotidiano, altri che volevano “cavalcare la tigre”.
Altri ancora con il nome di Odino in bocca, di solstizio in solstizio, si ritenevano praticanti di un “ritorno” al paganesimo, mentre invece, come mi fece notare un amico di grande cultura, la loro giornata è impregnata di un puro andazzo, diciamo ateo.
Quanti ne ho rivisti di costoro, dopo, diciamo una quarantina di anni, non più ventenni e non più “figli del sole”, ma perfetti borghesucci, con vizi, mogli e figli a carico.
La natura umana è spietata, non si può barare e alla fine tutti si realizzano per quello che veramente sono interiormente.
Quindi “giudizio”, a ciascuno il suo secondo natura e secondo tradizioni."
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sophiaepsiche · 6 years
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Dharana II: la vera natura della concentrazione
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“Invece di lottare per diventare l’opposto di ciò che sei, sii interamente consapevole di ciò che sei, senza scelta.” (J.Krishnamurti)
Nello scorso articolo, abbiamo cercato di capire ciò che il Dharana, ovvero la concentrazione, non è. Oggi vedremo cos’è, cercheremo di capire la sua vera natura.
Prima però, come promesso, andiamo ad approfondire le motivazioni per cui è solitamente considerato un mezzo e non una fase. La sensazione di chi si vuole concentrare su qualcosa è che la mente vaghi in un’altra direzione, non decisa da lui: che vada proprio per i fatti propri. Quindi è logico pensare che imparare a concentrarsi su ciò che decidiamo sia un primo mezzo per ristabilire l’ordine mentale.
La concentrazione, però, intesa come scelta, è uno dei vizi della mente che non permettono la pace mentale e questo è facilmente riscontrabile. Il problema è che c’è qualcosa che dirige il flusso dei pensieri e quel qualcosa è subconscio, lo scopo della concentrazione è quello di cominciare intanto a riprendere il telecomando. Non sapendolo con questa chiarezza (l’inconscio è ciò che non sappiamo di noi) tendiamo a chiamare questa modalità ‘distrazione’. Invece è la concentrazione su un oggetto o su una serie di oggetti precedentemente scelti per voi. Un regista incompreso 'is running the show’.
Essendo la concentrazione esclusiva per natura, nasce l’esigenza di chiamare la prima concentrazione ‘distrazione’ e la seconda ‘concentrazione’. Così nasce una lotta per portare l’attenzione sull’oggetto scelto dall’io cosciente.
Ma chiediamoci: la concentrazione è l’oggetto, la scelta dell’oggetto o l’attenzione sull’oggetto?
La concentrazione è un flusso energetico d’attenzione puntato singolarmente ad un oggetto. L’attenzione non dipende dall’oggetto. La battaglia può esserci solo tra gli oggetti, ma la matrice è il flusso energetico di consapevolezza. Ciò che cambia nel dharana è solo la direzione a cui si rivolge. Cambiare oggetto non può cambiare la dinamica, cambia solo l’oggetto!
Ora, chi è impegnato a cambiare direzione è l’ego, questo è inevitabile inizialmente, quindi se non capiamo bene questa fase, l’ego non subirà alcuna mutazione profonda. Se usata male, questa fase può addirittura peggiorare lo stato egoico. In questa pratica è essenziale il controllo e il controllo non è ciò che cerchiamo nelle pratiche spirituali, ciò che cerchiamo è la resa. Sarebbe importante capirlo prima possibile.
Mi sembra buono ricordare anche che il dharana viene dopo il pratyahara, nel Patanjali Yoga Sutra. Il pratyahara è il ritiro in sé, il ritiro dei sensi da fuori a dentro di noi, dunque nessuna concentrazione su un oggetto esterno può considerarsi dharana, il dharana è la fase di sperimentazione dell’attenzione dentro di noi (vedete che coincide sempre col conosci te stesso!?).
Nei primi stadi del conosci te stesso o di questa sperimentazione interna, potremmo usare l’attenzione per trascendere una sensazione scomoda e poi tornare con l’attenzione fuori. Se vogliamo paragonare lo yoga al conosci te stesso, possiamo dire che il picco d’attenzione usato per trascendere quella sensazione corrisponde al dharana. C’è stata scelta da parte dell’ego, ma quell’emozione (quella parte dell’ego) è morta. Non abbiamo intaccato l’ego fondamentalmente, ma gli abbiamo tolto un suo aggregato, lo abbiamo indebolito.
 Se si palesa un problema interiore, cercare la pace concentrandoci su un altro oggetto o su una funzione, come la respirazione, calma la mente per poco tempo, ma non risolve lo stato psichico, esso viene accantonato solo per un lasso di tempo... riemergerà. Se c’è un loop o una sensazione predominante, è bene che venga risolto. Ha bisogno delle nostre energie! Negargliele, dandole ad altro, non vuol dire concentrazione, in quel caso, ma distrazione. Finché il nostro inconscio non sarà pienamente atteso, farà più baccano. Quindi togliere più aggregati possibili all’ego ‘in modalità dharana’ è un buon inizio, quasi tutti devono cominciare da qui.
Per progredire e superare la fase del dharana, però, dobbiamo renderci conto che lavorare così selettivamente non è risolutivo, perché l’ego si può riattaccare a qualsiasi altra cosa. Se procediamo così non ci sarà mai fine al lavoro da fare!
La concentrazione può trasformarsi  in qualcosa di più, solo quando l’io smette di scegliere l’oggetto e comincia, finalmente, la sua resa!
Quando il flusso energetico non viene sprecato in lotte e scelte, non viene costretto ad andare dove gli viene imposto, può divenire molto forte, perché riesce a confluire con maggiore libertà e intensità a ciò che si palesa interiormente.
Nel dare attenzione a ciò che si palesa, senza scelta, stiamo radunando tutte le forze sulle dinamiche che così si trascendono. Qui, si può parlare di osservazione o concentrazione sempre ad un unico oggetto, non scelto da noi, ma che sale da sé, come i peperoni non digeriti! 
Il problema da porsi è sulla qualità dell’osservazione, sull’intento di fermarci di essere saldi nell'attenzione, non sulla scelta dell’oggetto. 
Il pensiero, le emozioni e i sentimenti sono fenomeni incompresi, li diamo per scontati ma non sappiamo perché nascono, perché durano e cosa li fa peggiorare o migliorare. Quindi risalgono senza sosta. La concentrazione denudata dalla decisione, si è già trasformata in attenzione. Quando le energie sono radunate appieno qualsiasi oggetto o serie di oggetti mentali appaiano, semplicemente scompaiono. Quando questo succede, abbiamo scoperto l’‘Attenzione’, in una sua prima forma. Così il dharana si trasforma davvero in meditazione (Dhyana). Più saremo inclini a far intervenire l'attenzione senza scelta, più la mente si calmerà e perderà potere. Non solo, ma l’osservazione distaccata e libera comprenderà tantissime dinamiche portando maturità e discernimento.
Se poi impariamo anche a rimanere del tutto centrati nell'attenzione stessa, non ci sarà più alcun oggetto e saremo rapiti in un assorbimento più profondo (Samadhi).
Vedete che, se presa come fase da superare, il Dharana è utilissimo!?
L’Attenzione (la consapevolezza) è l’elemento che trascende, prima i contenuti mentali  e poi, restando nel samadhi, trascende l’ego stesso.
L’ego è un fantoccio che nasce col pensiero meccanico e ripetitivo. Siamo attualmente individuati con un senso di continuità psichica che avviene con il continuo ripescaggio di memorie. Il chiacchiericcio inarrestabile che abbiamo in mente è ciò che rende possibile avere un’identità personale. Quando l’energia arriva dentro di noi, sia che riusciamo a stare nel silenzio o che riusciamo a star fermi mentre il pensiero appare, senza parteciparvi, viene tutto compreso e trasceso. Il lavoro interiore d’indagine è impegnativo ma semplice e davvero risolutivo. In questo modo l’ego è costantemente sotto attacco. Viene smascherato e umiliato dal potere della consapevolezza e dell’Attenzione.
All'inizio l’ego vorrà scegliere dove concentrare le energie e vorrà sorvolare su ciò che vuol tenere. Come fare? Non dovete far altro che accorgervi che sta scegliendo, anche mentre sceglie, la consapevolezza gli toglierà potere. È nel guardare senza scelta che attuiamo una vera trasformazione, senza alcuno sforzo attivo sull’oggetto, senza ‘prendere il comando, senza scegliere’. Allora anche se si palesa l’io che sceglie, osserviamolo!
Questa mancata scelta nell’osservare, amplia la conoscenza di sé e indebolisce l’ego. Nella fase del dharana per ‘consapevolezza senza scelta’ non si può intendere il risultato ultimo (la coscienza pura che osserva senza distinzioni) ma s’intende iniziare a darle spazio, rinunciando almeno parzialmente al comando e lasciando fare a Lei il più possibile. D’altronde dobbiamo iniziare da dove siamo e superare ogni fase. 
Col tempo si capirà ‘dov’è’ la fonte di quell'energia dell’attenzione e si potrà far rientrare il pensiero alla sua fonte non appena nasce, o restare nella fonte senza che nasca nulla. Facendo un tale lavoro d'indagine in voi stessi, potrete meditare meglio di prima e soprattutto con il giusto scopo.
‘Ma devo pur poter vivere, mi direte, devo studiare, lavorare, la concentrazione serve!’ Certo e non neghiamo la sua utilità pratica nel contesto quotidiano, anzi nella vita lavorativa è miracolosa. Usiamola. Anche nella meditazione stessa, quando serve, serve! Se abbiamo un loop che ci ossessiona da un’ora, andiamo a riprenderci l’attenzione che ci ha rubato, subito! Usate pure il dharana, ma poi tentate di superarlo! Vedetene la limitatezza. Superare le fasi non vuol dire non essere più capaci di usare gli strumenti scoperti in quella fase, vuol dire solo relegarli alla loro area di competenza. ‘Trascendere’ vuol dire proprio questo, non perdere una capacità ma usarla solo quando serve e se serve.
Vedrete che se vi dedicate con amore a ciò che si palesa nei pensieri nella quotidianità, la psiche si calmerà già di suo e non sarà più necessario sforzarsi troppo per dirigere l’attenzione al libro o a ciò che serve. Anche la meditazione sarà più naturale.
Un’interpretazione della concentrazione che invece vorrei proprio esaltare è la ‘perseveranza’ nella via intrapresa. Se per concentrazione intendete il nostro focus primario nella vita, la ‘determinazione’ o ‘passione’ a tornare alla spiritualità non appena ne avete occasione, allora mantenetela pure alta. Sri Ramakrishna paragonava la mente di un meditatore a una bussola: la freccia durante il giorno deve vagare spinta dalle esigenze della vita secolare ma, non appena libera, torna naturalmente a nord. Il significato del termine ‘one-pointedness’ come concentrazione nell’intento (non concentrazione su un oggetto anziché un altro) allora è davvero essenziale. Un altro termine che amo  è ‘unificazione’ della mente, tale è la capacità di raccoglimento di chi pratica da tempo con serietà, maturità e distacco genuino, dalla materia e dal pensiero.
Abbiamo cominciato parlando di chi, ‘praticando’ la meditazione, sembra incrementare il suo ego, finiamo invece con chi la pratica e ridimensiona l’ego. Queste perle rare sono persone serie, umili, non superficiali e stanno praticando sia la meditazione ‘formale’ che l’auto indagine di cui parliamo qui. Potrebbero non sapere con questa chiarezza ciò che sta funzionando e il valore della pratica. Potrebbero credere che sia solo la concentrazione a portare benefici mentre è soprattutto il loro lavoro parallelo di umiltà, il loro mettersi in discussione ogni giorno ed essere consapevoli del proprio egoismo, a fare la magia. Continuate a fare entrambe le cose, perché è questo che intendeva Patanjali nel complesso del suo insegnamento. Non stacchiamo la pratica dal contesto della quotidianità e non separiamola concettualmente dalla trasformazione interiore che deve avvenire in noi, perché, in realtà, serve a catalizzare questa trasformazione. 
La pratica (sadhana) è un mezzo, letteralmente vuol dire ‘mezzo’. Se ho una buona macchina con un motore forte, ho un mezzo potente e se non ho il giusto intento quel mezzo può portarmi alla rovina. L’intento è tutto, il mezzo è solo un catalizzatore dell’intento, che dev’essere puro!
Indagate e superate il dharana... spiccherete così il volo nella meditazione.
Il mondo ha bisogno di voi!
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truelifeingod · 4 years
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La Carità è santa, è il simbolo della Mia immagine
1 Marzo, 2010
Signore!
Io Sono! la Mia Presenza è con te; Io guarirò le tue ferite; Mia Vassula, Io ho scelto te fra tutta l’umanità per rivelare la Mia Parola a questa generazione; non devi essere scoraggiata; Io verrò in tuo aiuto;
essi Mi stanno mettendo alla prova! coraggio, Figlia mia… Io dico questo alle Chiese:
respingere nella vostra epoca e nei vostri tempi gli stessi doni dello Spirito Santo che sono, come in passato, per il beneficio e il progresso della Chiesa, è un abominio ai Miei Occhi; una morte spirituale che si è insinuata in voi! apostati che esasperano il Mio Santo Spirito! essi sono coloro che sono caduti nell’accidia spirituale e nell’eresia; capisci? come può il Mio Santo Spirito abitare in loro se sono dominati dall’accidia e da altri vizi? come potrebbero mai vedere alla Luce del Mio Santo Spirito quando portano ostilità nei cuori e abbracciano così tanti vizi?
vi dico, è soltanto attraverso la grazia del Mio Santo Spirito che la Verità può esser loro rivelata; il Mio dolore è vedere così tanti dei Miei sacerdoti che non Mi cercano; e peggio ancora quando essi, vedendo un’anima infiammata del divino Amore per Me che si compiace in Me e non per il mondo, preferendoMi a tutte le passioni terrene e innamorata della Mia Presenza – il loro risentimento addirittura aumenta ancor di più; le anime dotate che scelgo di favorire, sono da questi calpestate per invidia spirituale o per uno spirito razionalista; essi non accettano il Mio linguaggio con il quale vi istruisco, perché la loro carne lo comprende in modo carnale; mentre Io insegno materie spirituali con spiritualità; essi sono come le Scritture dicono di loro, “l’uomo non spirituale è colui che non accetta nulla dello Spirito di Dio; egli intende ogni cosa come follia ed essa va oltre la sua comprensione poiché può essere compresa solo per mezzo dello Spirito…” 1 la cecità spirituale non permetterà al loro ego di morire così da comprendere la più alta virtù che è la carità; la carità è la più grande delle virtù e con la misura di questa virtù sarete alla fine tutti giudicati;
è corretto dire, quando dai testimonianza nel Mio Nome, Vassula, che tutta la fede e la speranza sono fondate su questa virtù ed è facendo del bene, avendo un animo gentile, amorevole, misericordioso e mite di cuore che essi vedranno Dio ed erediteranno il Mio Regno; in altre parole: i puri di cuore… 2 sì! la Parola di Dio è redenzione, aiuto salvifico; è la conoscenza di Dio conoscibile solo a coloro che Ci posseggono 3; è la Parola stessa di Dio che è Amore; ed è per Amore che volontariamente sono diventato uomo, volontariamente ho portato la Mia Croce; la vista di molti si è offuscata quando Mi hanno visto Risuscitato;
- la carità è santa, è il simbolo della Mia immagine e tutto ciò che rappresento; - la carità è più che ricchezza; sì! - la carità è più splendente del sole perché supera in splendore tutte le altre virtù, paragonata alla luce; - la carità è un tesoro inesauribile per l’umanità perché gioisce più nel dare che nel ricevere; - la carità non ha interesse personale ma è dono di sé a tutta l’umanità;
chiunque ha questa virtù governa con Me; il potere divino è un dono che vi è donato da Me e vi può essere donato nella misura in cui possedete la carità; contemplate cosa è giusto e cosa è sbagliato e ragionate; ragionare per sforzarsi di morire a sé stessi al fine di ottenere la carità e una volta che l’avete guadagnata e ne siete stati incoronati, essa vi condurrà all’invincibile santità per sempre, perché essa detiene il trionfo per tutta l’eternità!
quindi non seducete le vostre menti con la corruzione e la malizia, né con il fascino di fare il male; vi dico, conducete una vita senza macchia affinché Io congiunga la vostra anima al Mio Santo Spirito, Colui che chiamate Invisibile; non potrete mai avere solide fondamenta o radici profonde in Me a meno che non abbiate la carità;
- la carità è come il timone di una barca che vi dirige alla vostra destinazione; senza di esso siete destinati ad essere trasportati da qualsiasi corrente e a perdervi;
- la carità vi condurrà alla vostra vera destinazione e cioè a Me; vi renderà anche capace di riconoscerMi nel vostro prossimo e di amarlo; a che serve se non amate il vostro prossimo e non avete zelo per la Mia Chiesa? venite dunque a respirare in Me e ad ottenere i Miei doni e queste virtù;
Io ho bisogno, generazione, del vostro completo distacco e giorno dopo giorno Io crescerò in voi mentre voi diminuirete in ego e in volontà; cosi vi strapperò da questo mondo corrotto perché entriate nel Mio Cuore; siate benedetti tutti voi che ora desiderate obbedire ai Miei precetti; ic
1
1 Cor 2,14
2
Mt 5,8
3
La Santa Trinità
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sakrum1 · 5 years
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Giovedì 11 Luglio 2019 : Commento Pio XII
Mentre il mondo era invecchiato nei vizi, mentre l'Italia e l'Europa sembravano divenute un miserevolissimo teatro di popoli guerreggianti, e perfino le istituzioni monastiche... erano meno forti di quanto sarebbe stato necessario per resistere..., Benedetto dimostrò con la sua eccellente attività e santità la perenne giovinezza della Chiesa, rinnovò la severità dei costumi con la sua dottrina e col suo esempio, e cinse di leggi più sicure e più sante il raccoglimento della vita religiosa. Ma non basta: egli infatti di per sé e con i suoi seguaci ridusse quelle barbare genti dai loro costumi feroci ad abitudini civili e cristiane e, piegandole alla virtù, al lavoro e alle tranquille occupazioni delle arti e delle scienze, li strinse con vincoli di fraterno amore e carità... Cassino risplendette una luce nuova, la quale non solo alimentata dalla dottrina e civiltà degli antichi popoli, ma anche fomentata dalla dottrina cristiana, illuminò popoli e nazioni erranti fuori strada e li richiamò e guidò sulla via della verità e della rettitudine... In questo luogo Benedetto portò il regolamento della vita monastica a quel grado di perfezione cui già da molto tempo egli aveva mirato con le preghiere, con la meditazione e con l'esercizio della virtù. Questo veramente sembra sia stato lo speciale e principale compito affidatogli dalla divina Provvidenza: non tanto, cioè, di portare in occidente dall'oriente le regole della vita monastica, quanto di adattarle e proporzionarle genialmente alle inclinazioni, alle necessità, alle condizioni delle popolazioni dell'Italia e di tutta l'Europa. Ecco quindi per mezzo suo alla serenità della dottrina ascetica, che tanto rifioriva nei cenobi dell'oriente, accoppiarsi una instancabile attività, con cui diventa possibile, «comunicare agli altri le cose contemplate» e non solo produrre messi abbondanti di spighe da terreni incolti, ma anche maturare con apostolico sudore frutti spirituali.
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zaraelisa · 6 years
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Con grande onore Tayta boliviano che vive in Argentina ci racconta della decolonizzazione che è in azione da parte degli indigeni andini per recuperare la loro cultura e le loro tradizioni in parte perse dai tempi della colonizzazione spagnola. Una triste storia che ha vissuto il genocidio più grande della storia umana e di cui si parla appena nei libri di storia.
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  Tayta che si riposa
Ai tempi della conquista spagnola il grande potente impero degli Inca si estese nelle regioni della Ande centrali che comprende parte del Perù, Ecuador, Cile settentrionale e Bolivia.
Il nome dell’impero dato dagli indigeni era Tahuantinsuyu, il “Regno dei quatto Cantoni” che era così esteso da sembrare ad abbracciare i confini del mondo. I Signori e capi erano gli Inca, grandi e violenti guerrieri che avevano unificato una vasta regione. La tradizione vuole che ci furono tredici imperatori il primo fu Manco Capac e l’ultimo fu Atahualpa che fece uccidere Pizarro nel 1533. Intorno agli imperatori ci sono tantissime leggende. I primi otto imperatori degli Incas sembra che limitassero il loro dominio intorno alle zone di Cuzco. Dopo la loro vittoria contro il popolo dei Chanca, sugli altipiani a nord-ovest, l’impero si estese per un’area di oltre 4000 chilometri.
L’uomo preincaico ed incaico del Perù viveva insieme alla natura che considerava sacra e piena di energie spirituali. L’andino non era dominatore al centro dell’universo ma si sentiva e si sente ancora oggi come parte di un Tutto vivente, cioè ogni cosa, le piante, gli animali, le montagne, le sorgenti, il mare e gli astri partecipavano alla stessa circolazione di essenza divina. Le energie erano e sono invisibili e nel mondo materiale si manifestano come forze, mentre nel mondo spirituale sono potenze e vibrazioni. Quindi anche la materia è energia. Il sentiero andino -Kausay puri insegnavano a muoversi e a camminare in questo cosmo vivente pieno di energie , il kausay-pacha. Kausay significa vita e pacha è terra.
Questo splendido mondo andino è pieno di misteri e bellezze da cui noi occidentali possiamo imparare ed è proprio questa l’idea della decolonizzazione di Tayta. Una lotta un grido per farsi sentire e cercare di salvare ciò che è ancora salvabile. Svegliare le coscienze delle persone e del mondo, a favore della PACHAMAMA che è in grave pericolo.
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  Tayta ci spiega che la cosmovisione è un guardare allo spazio , vedere le comete, le stelle anche il condor o l’anaconda perché tutto si trova nello spazio. Il condor è sacro nella cultura andina, come altri animali, il Puma (otorongo nella giungla), l’anaconda (serpente), la ballena, colibrì. Ogni animale rappresenta uno dei quattro elementi della terra. Gli andini dipendevano dagli animali per lavorare e attraversare luoghi pericolosi. Gli animali sono messaggeri in ogni movimento loro c’è un messaggio anche per noi per esempio, la direzione di una volpe che attraversa la strada, il canto di un uccello ecc. Quando arrivarono gli europei cambiarono tutto, si creò la confusione in modo volontario per confondere le persone. Un esempio è l’orologio, che dovrebbe girare in senso antiorario secondo gli indigeni, il temporale ed il vento girano così. La legge Romana introdusse il diritto di proprietà e la chiesa infondeva paura, sottometteva con l’idea di un Dio nell’Universo, mentre la credenza andina dice che ogni cosa ha uno spirito. Così si sono diffuse la miseria, la paura e i vizi tra i popoli andini.
La Profezia degli andini ha dato speranza di aspettare con pazienza ….si diceva che ogni cosa si sarebbe rivolta contro ai colonizzatori. La foglia di coca è altamente medicinale nella cultura andina, ma gli europei non hanno saputo usarla, infatti hanno prodotto la cocaina che sta uccidendo molte persone. La stessa cosa vale per le piante come la marihuana o il tabacco.
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Lettura dele foglie di coca
L’alimentazione è un altro esempio di come sia stata distorsionata dagli europei ed è la causa di molte malattie e altro. Tayta parla dell’importanza di alimentarsi in modo corretto e sano soprattutto dai 7 ai 14 anni, quando si definisce il sesso delle persone. Ci sono infatti alimenti più adatti ai maschi ed altri alle femmine. Prima nella cultura andina non esistevano tanti omosessuali perché l’alimentazione era più naturale ed adatta ai sessi, cioè che aiutava a rinforzarli.
Inoltre gli andini sanno conservare gli alimenti in modo naturale ,  secando frutta e verdura o con la idratazione. Basterebbe anche oggi conservare i cibi in modo corretto per potersi alimentare bene, e rispettare così anche l’ambiente senza inquinare. Rispettare anche la coltivazione degli alimenti secondo il luogo geografico è un fattore importante. Inoltre bisogna prendere coscienza della Pachamama e mantenerla sana per poterci vivere bene. Bisogna svegliare la coscienza del pianeta ed i loro abitanti!
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specialità andina cucinata sul fuoco e purificata con le pietre
  La dualità nella cultura andina: le pietre sono maschi e femmina, le piante, l’acqua ( il fiume è maschio). Le pietre maschio si usano per curare, non è facile riconoscerle. Esistono anche elementi neutri, per esempio alimenti che si possono mangiare dopo che si è definito il sesso della persona.
Perché il Condor è sacro per gli andini? Tayta ci spiega che rappresenta l’ave pacifica, pulisce la natura che deve svegliarsi e il risveglio dell’umanità avrà luogo in Centro America. L’aquila invece rappresenta il rapace che ruba come gli Stati Uniti, Messico ed i Paesi colonizzatori.
Tayta lavora anche in un progetto per la protezione dei condor. Questi  sono seguiti e tutelati in una riserva finché vengono liberati perché possono sopravvivere da soli. La liberazione dei condor ha luogo nel deserto argentino con una ceremonia dove spesso accadono cose incredibili. I condor stanno morendo a causa dei veleni ed il glifosato spruzzato nei campi, soprattutto in Argentina ma non solo purtroppo. Tayta ed i suoi collaboratori lottano contro l’estinzione dei condor e della Pachamama.
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  Foto tratta dal recupero dei condor in Argentina
  I saluti in quechua
AMA QHELLA. AMA LLULLA Y AMA SUWA.
Non essere pigro (di mattina), non mentire (saluto di pomeriggio), non rubare (di sera)
  La cosmosviòn andina y la descolonizaciòn
Tayta boliviano que vive en Argentina nos cuenta de la descolonización que empezó por parte de los indigenas andinos para recuperar la propia cultura e las tradiciones perdidas desde los tiempos de la colonización española. Una triste historia que vivió el geneocidio mas grande de la historia humana y sobre que no se habla bastante ni en los libros de historia.
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    En los tiempos de la conquista española el gran imperio inca se extiende en la regiones de los Andes centrales que comprende parte de Perù, Ecuador, Chile del norte y Bolivia. 
El imperio se llamaba Tahuantinsuyu,” El reino de los cuatro cantones”, era tan grande que parecia abrazar las fronteras del mundo. Los dueños de estas tierras eran los Incas, terribles y fuertes guerreros . Existían en total 13 emperadores, el primero fue Manco Capac y el ultimo fue Atahualpa que hizo matar a Pizarro en el 1533. Hay muchas leyendas que cuentas de ellos. Los primeros ocho emperadores de los Incas parece que reinaban solo alrededor de Cuzco. Después de la victoria contra el pueblo Chanca el imperio gana 4000 km más.
El hombre preincaico e incaico de Perù vivìa junto con la naturaleza que era sagrada para él y llena de energias espirituales. El andino no era dominador al centro del universo pero se sentia y todavía se siente parte de un universo viviente.
Todo tiene vida: los animales, las piedras, las montanias, el mar y los astros participaban a la misma circulacion de la esencia divina. Las energias son invisibles y en el mundo materias se manifiestan como fuerzas, mientras en el mundo espiritual son potencias y vibraciones. La materia también es una energía. El sendero andino Kausay puro enseñaba a moverse y a caminas en este cosmo vivente lleno de energia el kausay-pacha. Kausay es vida y pacha es tierra.
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Este mundo andino maravilloso esta lleno de misterios y bellezas que nosotros del mundo occidental tenemos que aprender y esa es la idea de la desconolizacion de Tayta. Una lucha para hacerse escuchar para poder salvar lo que todavía se puede salvar. Despertar las personas y el mundo, a favor de la Pachamama que esta en peligro.
Tayta nos explica que la cosmovision es un mirar al espacio, ver las cometas, las estrellas, al condor o a la anaconda porque todos se encuentra en el espacio. El cóndor es sagrado en la cultura andina, como otros animales, el puma (otorongo en la selva), la ballena, el colibrì. Cada animal representa uno de los cuatros elementos de la tierra.
Los andinos dependían de los animales para trabajar y cruzar lugares peligrosos. Los animales son mensajeros en cada movimiento ellos nos dan mensajes como por ejemplo. la dirección de un zorro que cruza la calle, el canto de un pájaro ect.
Con la llegada de los europeos cambió todo, se creò la confusión voluntariamente. Un ejemplo es el reloj, debería girar en el sentido anti-horario según los andinos, el temporal y el viento giran así.
La Ley Romana introdujo el derecho de propiedad y la iglesia instilaba miedo. Se someta con la idea de un Dios en el Universo, mientras el andino dice que cada cosa  tiene un espíritu. De esta manera empezó haber  miseria, miedo y empezaron los hombres indigenas con los vicios.
La Profecía andina  dio esperanza para esperar con paciencia …iba haber un castigo para el colonizador. Y así es: la hoja de coca es medicinal en la cultura andina, pero los europeos no supieron usarla, se produce cocaina que los mata. Lo mismo pasa con otras plantas medicinales como la marihuana y el tabaco.
La alimentación es otro ejemplo que causa enfermedades y muertes. Tayta habla de la importancia de alimentarse en manera correcta y sana, sobretodo desde los 7 hasta los 14 años de edad cuando se define el sexo de las personas. Hay alimentos mas adecuados para varones y otros para mujeres. Antiguamente en los Andes no existían los homosexuales porque la alimentación era más natural y adecuada para ambos sexos, eso ayudaba a fortalecerlos.
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la comida andina purificada con las piedras
Los indigenas saben conservar los alimentos  en forma natural, secando fruta y verdura o con hidratación. De esta manera es mas sana y no contamina el ambiente. Utilizar y crecer alimentos según el lugar geográfico en que se vive es importante. Hay que tomar conciencia de la Pachamama y mantenerla sana para poder vivir bien junto a ella.
 La dualidad en la cultura andina existe en todo: las piedras son masculino y femenino, las plantas, el agua  (el rio es masculino). Las piedras masculinas son para curar, no es fácil reconocerlas. Existen también alimentos neutrales, por ejemplo alimentos que se pueden comer después de que se haya definido el sexo de la personas.
Porqué el Condor es sagrado para los indigenas andinos?
Según las palabras  de Tayta el cóndor representa el ave pacifico, limpia la naturaleza que tiene que despertar a la humanidad , y eso pasará en Centroamérica. El águila en cambio representa el rapaz que roba como Estados Unidos , Méjico y otros países colonizadores.
Tayta trabaja también en un proyecto para la protección del cóndor. El cóndor se cuida en una reserva hasta que sea fuera de peligro y se pueda liberar. La liberación del cóndor tiene lugar en el desierto argentino con una ceremonia donde pasan cosas increíbles. Estos aves están muriendo por el glifosato en los campos argentinos y otros países suramericanos. Tanta y sus  compañeros luchan contra la extinción del cóndor y de la Pachamama.
Los saludos en quechua
AMA QHELLA. AMA LLULLA Y AMA SUWA.
No seas flojo (de maniana), no mentir (de tarde), no robar (de noche)
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  La Cosmovisone andina e decolonizzazione Con grande onore Tayta boliviano che vive in Argentina ci racconta della decolonizzazione che è in azione da parte degli indigeni andini per recuperare la loro cultura e le loro tradizioni in parte perse dai tempi della colonizzazione spagnola.
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