Tumgik
#Roberto Salas
acervorevolucionario · 10 months
Text
Tumblr media
Fidel Castro na sede da ONU em Nova York, 1959. Foto por Roberto Salas.
1K notes · View notes
thestylerandomguy · 11 months
Text
Best of Menswear at GMA Gala 2023
Tumblr media
View On WordPress
3 notes · View notes
marcogiovenale · 1 month
Text
tutti i dati (ad oggi) sulla giornata e il premio nazionale di poesia elio pagliarani, 25 maggio 2024
comunicato stampa integrale corretto della GIORNATA e PREMIO ELIO PAGLIARANI, 25 maggio 2024: https://slowforward.wordpress.com/2024/04/27/25-maggio-2024-giornata-pagliarani-il-premio-e-gli-incontri/ (gli incontri e la cerimonia di premiazione) la cartella stampa: https://tinyurl.com/pagliarani2024 su instagram: https://www.instagram.com/p/C6d6Zu1tonb/ su…
View On WordPress
0 notes
cristinabcn · 8 months
Text
Los caminos de libertad de Rocío Márquez
TERESA FERNANDEZ HERRERA. Periodista, Escritora. Directora Gral. Cultura Flamenca. Prensa Especializada No ha podido ser más significativa la apertura de la décimoctava edición de la Suma Flamenca, que tiene como lema Crisol Flamenco, en la Sala Verde de los Teatros del Canal, con el espectáculo Tercer Cielo de Rocío Márquez y Bronquio. ¿Por qué digo esto? He mirado qué es un crisol en la vida…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
lospeakerscorner · 2 years
Text
Il Libro, I peccati di Marisa Salas
Il Libro, I peccati di Marisa Salas
Roberto Ippolito presenta con l’autrice il romanzo della scrittrice spagnola Clara Sánchez I peccati di Marisa Salas ROMA – Negli spazi della Libreria Nuova Europa I Granai  in via Mario Rigamonti la scrittrice spagnola Clara Sánchez eccezionalmente amata dai lettori italiani, riserva a loro un vero e proprio regalo: in anteprima mondiale assoluta giovedì 3 novembre alle ore 18.30 svela a Roberto…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
la-novellista · 15 days
Text
Tumblr media
Corpo
alla tua fame [...]
Ada Salas
Art. Roberto Ferri
88 notes · View notes
Text
Tumblr media
A lock of the hair of Lucrezia Borgia in the Ambrosian Library in Milan, Italy
Tumblr media
«Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all'apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c'è un mondo. Una storia d'amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po' più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un'occasione d'oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l'occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo "circolo" era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel'avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po' di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all'incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l'amore più sincero e appassionato. E quando l'opera, chiamata "Gli Asolani", uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d'amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all'interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d'amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell'Umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c'è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia»
Roberto Colombo
93 notes · View notes
zaydabuzaydrp · 2 months
Text
Abu Zayd, più precisamente Zayd Abu Zayd Ab-Alh-Rahmann III, meglio conosciuto come "il Moro Zeyt", è un altro dei grandi protagonisti della nascita del Regno cristiano di Valencia.
Ultimo signore almohade di Valencia, era il pronipote del califfo berbero Abd-Al-Mucmin. Pur essendo originario di Baeza, era stato avviato alla politica dal nipote, il califfo Yusuf II, che lo nominò governatore di Valencia.
L'ultimo re almohade di Valencia vide presto sorgere problemi, sia per la pressione delle truppe cristiane a nord sia per quella di altri signori musulmani a sud. Insieme alla corruzione politica, che già esisteva all'epoca, avevano soffocato il popolo.
Dopo la morte del califfo Yusuf II, la decadenza politica si aggravò. Fu allora che Abu Zayd fu costretto a chiedere la protezione di Ferdinando III, il re santo di Castiglia. I raccolti rovinati da una piaga di cavallette e la mancanza di cibo incoraggiarono la ribellione della popolazione. In questa situazione, Zayyan Ibn Mardanis, discendente del re Lobo, arrivò a Valencia da Onda e guidò il rovesciamento di Abu Zayd, che dovette lasciare la città con il suo seguito e la sua famiglia nel 1229, diretto a Segorbe (Castellón).
Qui storia e leggenda si fondono, poiché si dice che la conversione del "moro Zeyt" sia avvenuta a Caravaca de la Cruz, dove la leggenda vuole che sia apparso il simbolo della croce.
Secondo la tradizione locale più diffusa, si dice che dalla fine del 1230 o all'inizio del 1231, il re almohade di Valencia e Murcia, Abu Zayd, si trovava nei suoi possedimenti a Caravaca. Interrogò i cristiani che teneva prigionieri per scoprire quali mestieri esercitassero, con l'obiettivo di occuparli secondo le loro capacità. Tra loro c'era il sacerdote Ginés Pérez Chirinos che, come missionario, era venuto da Cuenca nelle terre saracene per predicare il Vangelo. Egli rispose che il suo compito era quello di celebrare la messa e il re moresco voleva sapere com'era. Fu ordinato di portare da Cuenca i paramenti corrispondenti e il 3 maggio 1232, nella sala nobile della fortezza, il sacerdote iniziò la liturgia. Tuttavia, poco dopo aver iniziato la liturgia, dovette fermarsi, spiegando che gli era impossibile continuare perché mancava un elemento essenziale all'altare: un crocifisso.
In quel momento, attraverso una finestra della stanza, due angeli scesero dal cielo e posero delicatamente una croce a due bracci sull'altare. Il sacerdote poté quindi continuare la celebrazione della messa e, in presenza di tale meraviglia, Abu-Ceyt (insieme ai membri della sua corte presenti) si convertì al cristianesimo. In seguito si scoprì che la croce apparsa era il pettorale del vescovo Roberto, primo patriarca di Gerusalemme, realizzato con il legno della croce dove morì Gesù Cristo.
Quando Abu Zayd si convertì, prese il nome di Vicente Bellvís, come riportano le cronache dell'epoca. Morì tra il 1265 e il 1270.
La morte di Abu-Zayd è precedente all'11 dicembre 1268, data in cui il documento lo dichiara defunto. I suoi figli e parenti ricevettero un'importante eredità e, essendo imparentati con la nobiltà aragonese, divennero anch'essi signori cristiani.
QUI GIACE D. VICENTIUS BELVIS CON I SUOI ​​FIGLI UN TEMPO ZEIT ABUSIÒ RE VALENTIA MAURUS ADEO IL PROTETTORE DELLA SUA RELIGIONE VT DUE UOMINI INNOCENTI BEATI GIOVANNI DI PERUSIA E PIETRO DI SASSO-FERRATICO FIGLI E COMPAGNI DI PADRE FRANCESCO CHE PREDICANO LA VERA FEDE DI CRISTO OTTENUTO ATTRAVERSO LA SPADA MA RICEVERE LA LUCE DEL PADRE ISPIRATORE OGNI PECCATO FU CONSUMATO DAL SANTO BATTESIMO E IL SEGNO DELL'ETERNA RICONCILIAZIONE EGLI DESTINÒ UNA VOLTA LA SUA SALA IN CHIESA E SEDE.
Intorno al 16 giugno 1860, a Valencia fu eretta una lapide che lasciava in vista alcuni resti umani, il cui stato denotava la loro antichità. Nello stesso luogo fu rinvenuta una pergamena che recitava come segue:
Data di nascita:
17 ottobre 1195
Data di morte:
11 dicembre 1268
Titoli:
-Principe musulmano
-Signore cristiano
Etnia:
Berbero
Religione:
Islam
Religione 2:
Cristiano cattolico
Dinastia:
Almohade
Prestavolti nella trama:
-Alvaro Rico
-Walid Azaro
-Asier Cadenas
-David Raya (pv attuale)
17 notes · View notes
chiquititamia · 26 days
Note
RobertoxNando
• Roberto es una persona celosa, posesiva y territorial. Tengo cero pruebas pero cero dudas. Imaginate un escenario donde una chica viene y le dice un cumplido (con dobles intenciones) a Nando y Nando re denso: “Jaja bueno, gracias” mientras Roberto observa incrédulo y ofendido todo el intercambio porque no puede ser que Nando no sé de cuenta. Cuántas veces pasó esto sin que Roberto se haya enterado porque Nando es un denso de mierda y no se da cuenta de que se lo están queriendo levantar!?
• AU donde Nando es policia y recibe una llamada para que vaya a controlar un disturbio en un bar de la zona. Ahí conoce a Roberto (el cual está en los primeros años de la uni), quien se está cagando a trompadas con un pibe que le saca como mínimo una cabeza de altura. Nando primero observa la escena sorprendido y un poquito asustado porque “como puede caber tanta violencia en un cuerpo tan chiquito?”, pero finalmente los termina separando y tomando los datos de Roberto (spoiler alert: ese tipo no paraba de molestar a una chica en la barra que claramente no estaba interesada, Roberto se metió a defenderla y de ahí la pelea).
• Los veo a ambos siendo re contra competitivos (y orgullosos) entre ellos, no importa en qué sentido, siempre están haciendo apuestas (una más estúpida/peligrosa que la anterior). Cuando los chicos les preguntan a alguno de ellos qué anda pasando, Roberto y/o Nando responde: “Hicimos una apuesta” -todo el mundo se tapa la cara y gruñen frustrados porque ‘ah shit here we go again’-.
• De los cinco lenguajes del amor, Nando usa palabras de afirmación y contacto fisico, mientras que Roberto prefiere actos de servicio y tiempo de calidad.
• AU donde Nando se la pasa 24/7 en el hospital/sala de emergencias porque se la pasa lastimándose (trabajando en el taller, andando en auto o simplemente porque es una persona medio torpe kjjj). La primera vez que lo conoció a Roberto fue cuando se lastimó y el hospital más cercano era donde trabajaba Roberto. Ya después del primer encuentro no quiso saber nada con ir a otro hospital que no sea el suyo.
• Me encanta el concepto de Nando siendo un hopeless in love, especialmente con Roberto, pero que no se anima a dar el primer paso porque es tímido/es inseguro/está seguro de lo que va a rechazar/no sabe cómo/no quiere que Roberto lo odie, etc, etc. Cada vez que lo admira a Roberto desde lejos lo hace con esa carita de cachorro pateado bajo la lluvia. Todo el mundo se da cuenta (menos Roberto) de lo obvio que son sus sentimientos por Roberto (y los de él por Nando) pero nadie se quiere meter. La cosa se pone tan frustrante que llega al punto en que Panchito lo agarra de los hombros y lo amenaza: “Nando, o te confesas a Roberto o lo hago yo por vos, lo juro por Dios.”
• Roberto robando los buzos/sweaters/remeras/bufandas de Nando uno por uno porque son un par de talles más grandes que los que él usa y le gusta la comodidad que éstas le da (y que tengan el perfúme de Nando). “Roberto, me podrías devolver mi buzo verde que te llevaste el otro día? Y mi campera negra? Y mi sweater amarillo? Por favor, me estoy quedando sin ropa.” “No sé de qué me hablas.”
Te lo quería mandar antes pero recién ayer me pude liberar de unos compromisos. Ahh, quedó más largo de lo que esperaba y eso que no puse unos más que yo quería porque sino me quedaba muchísimo más largo y no quería molestarte, perdón :') Al final terminó siendo una mezcla de headcanons e ideas más que solamente ideas. Si estos te gustaron te puedo mandar otros sobre NandoxNuma si te interesa.
Créeme cuando te digo que me han encantado todas y cada una de las ideas que me has dado. No se te ocurra pensar que me molestas en ningún caso. Me ha hecho mucha ilusión que te tomases el tiempo de escribirlas para mí!! Espero poder escribirlas, aunque no sé cuando podré ponerme porque estoy de exámenes finales, pero ten claro que en algún momento lo haré.
Me encantaría que me contases las ideas que tienes de Nando y Numa si no es mucho abusar :')
Gracias queridx anon 💕💕💕
9 notes · View notes
vadaviaaiciap · 8 months
Text
28 notes · View notes
Text
Tumblr media
Che Guevara por Roberto Salas.
Havana, Cuba, 1963.
54 notes · View notes
contosobscenos · 4 months
Text
Cúmplices 05 — As fantasias de Isadora
As primeiras sensações de Isadora naquela manhã de sábado foram dos lençóis escorrendo pela sua pele. Deitada de bruços, a sentia-se acariciada pelo tecido, deslizando pelas nádegas, cobertas apenas pela calcinha. O deslize desta pelas suas coxas fora a segunda sensação. A terceira envolvia os toque macios de lábios misturados ao arranhar da barba em sua pele. Quando os dentes mordiscaram seu bumbum, Isadora começava a despertar de um sonho gostoso. Ao sentir suas carnes sendo abertas e o toque íntimo da língua, ela acordou de vez.
Roberto gostava de fazer sexo oral, mas nunca a lambeu ali. Era assediada naquela região pela segunda vez em pouco tempo. Isso normalmente a deixaria preocupada, mas a língua era prazerosa demais para ignorar. Seu quadril ganhou vida enquanto mordia a fronha, abafando o gemido. Logo sentiu o corpo dele sobre o seu, esquentando suas costas. Rapidamente empinou o quadril, oferecendo a fenda já úmida. Roberto a comeu debruçada na cama.
Para quem ainda estava acordando, precisou despertar rápido para dar conta das estocadas cheias de energia do marido. Os tapas e o puxões de cabelo eram incomuns, mas despertaram-na para acompanhar o orgasmo de Roberto. Jogado sobre o corpo dela, ele distribuiu beijos em suas costas, antes de sair e fazer o café da manhã para lhe servir na cama.
A surpresa ao acordar e o café na cama deixaram sua manhã mais animada. Mesmo depois de Roberto sair, não conseguia tirar o sorriso do rosto. Vestindo uma blusa com a calcinha, pegou as roupas para levar para a lavanderia. Ao jogar as roupas na máquina, observava vizinhos no outro prédio. Sentia o risco de ser vista, pois a blusa cobria parcialmente seu quadril, deixando boa parte das nádegas visíveis, mas não saiu dali. Apenas continuou colocando as roupas na máquina com uma relativa calma, enquanto vigiava os movimentos do outro lado. No fim das contas, ninguém olhou em sua direção e a percebeu seminua. Quando todos entraram, ligou a máquina e foi para a sala.
Sentou-se no sofá da sala e ligou a televisão. Deixou a televisão passando um filme qualquer, enquanto olhava seu celular, até perceber no filme sons um tanto incomuns. Gemidos aparentemente nada a ver com a cena a deixaram confusa até mutar o televisor e perceber a origem daqueles sons. Vinham de outro apartamento. Curiosa, Isadora caminhava pela casa tentando ouvir melhor aqueles sons, onde uma mulher gemia manhosamente. No quarto, podia ouvir melhor.
— Isso, filha da puta, me come!
Os incentivos dela pareciam deixar o homem ainda mais excitado, pois se começam a ouvir os sons da cama batendo contra a parece. Depois vieram os tapas.
— Gosta de bater na minha bunda, não é? Bate mais!
Isadora se espantava ao ouvi-la pedir para apanhar e levar ainda mais tapas.  Foram vários.
— Está querendo meu cuzinho, safado? Bota esse pauzão nele, bota!
Ouvia os gritos indecorosos e gemidos de sua vizinha e se percebeu excitada. Sentiu um desejo incontrolável de mergulhar a mão na calcinha e sentiu a delícia de seu clitóris enrijecido. Brincou com ele por algum tempo, até ouvir o último gemido daquela mulher. Encostada na parece, com a mão na calcinha, Isadora rebolou em sua mão por mais algum tempo, até gozar em sua mão. Depois, veio a sensação estranha por estar se tocando ouvindo pessoas totalmente desconhecidas e o arrependimento, de não ter feito isso antes de pôr as roupas para lavar. Precisou trocar de calcinha.
Com as roupas lavadas, voltou para retirá-las e as pendurou. Na ponta dos pés e de costas para a janela, sua bunda ficava ainda mais exposta. Estava alerta, olhando constantemente para trás, com receio de aparecer alguém com vista para o seu corpo. Aparece um homem e se debruça sobre o garuda corpo. Tensa, Isadora continua pendurando sua roupa com alguma pressa enquanto vigia se está sendo observada. De repente, o inevitável acontece e Isadora se torna o centro das atenções do prédio vizinho. O primeiro pensamento e voltar ao quarto e vestir alguma coisa, mas ao olhar apenas três peças de roupa a pendurar, continua. O nervosismo aumenta com o tempo, a ponta de a última peça demorar demais para colocar. Terminando, sai com passos apressados e mais uma calcinha molhada.
Pensou em trocar a peça mais uma vez, mas ouviu a campainha tocar. Olhando pela porta, vê uma mulher loira, vestindo um short e um top e carregando um notebook embaixo do braço. Sendo uma mulher, não se importou em atendê-la, enquanto se escondia atrás da porta. Alessandra perguntou por Roberto e ao ouvir a negativa e olhar a expressão de desconfiança de sua vizinha, tratou de se apresentar. Explicou sobre ter pedido ajuda em acessar a internet e a promessa em ela poder acessar mais vezes. Isadora não ouvira o marido falar nada a respeito dela, ficando um tempo pensando. Deixou a vizinha entrar e lhe ofereceu a mesa de jantar.
Estar se calcinha e blusa com a vizinha não a incomodava, pois Alessandra se vestia menos ainda. O top preto exibia um decote generoso dos fartos seios e o short deixava uma parte da bunda à mostra. Deixou a visita na sala e foi para o quarto fazer outras coisas. Voltou. Ofereceu água à visitante e no seu caminhar até a geladeira, se sentir seguida pelos olhos da loira. Levou uma garrafa e um copo até a mesa e o encheu. Alessandra a olhava dos pés à cabeça.
— O Roberto disse que a mulher dele era bonita, mas não imaginava que tanto. — Elogiou.
— Obrigada. É bom saber que ele diz isso de mim. — Agradeceu, Isadora, desfazendo um pouco de sua expressão desconfiada.
As duas se olhavam enquanto Alessandra bebia sua água. Isadora se perguntava se aquela moça fez questão de usar roupas tão curtas para ver seu marido com um pretexto de usar a internet. Além disso, não entendia aqueles olhares tão indiscretos. Nem mesmo o vizinho do outro prédio a devorava com os olhos daquela forma. Na dúvida, escolheu se sentir orgulhosa, por atrair olhares admirados de uma mulher bem mais nova.
Alessandra termina seu trabalho e se prepara para sair quando Isadora percebe algo estranho. A mancha vermelha ocupava a bunda e parte da coxa daquela moça.
— O que é isso, você caiu?
— É o bruno, meu ficante. Ele tem a mão pesada.
O rosto de Isadora se contorceu em várias expressões até finalmente chegar a uma cara de espanto.
— Eu tinha me esquecido de que dá para ouvir daqui. Que vergonha, meu Deus.
Apesar de se dar conta de que ela era a vizinha que gemia anteriormente, se sentiu preocupada com a mancha no corpo dela. Pegou Alessandra pela mão e a levou ao seu quarto. Abriu o armário e ficou olhando lá dentro até voltar com uma pomada. A ofereceu à vizinha, mas Alessandra se negou. Disse estar tudo bem, pois a mancha assusta por ela ter a pele branca demais. Isadora, porém, insistia, pois se sentia chocada com uma mancha daquelas. Se não tivesse ouvido a transa dos dois e se excitado, provavelmente a convenceria de denunciar o ficante. Com a insistência de Alessandra, Isadora perdeu a paciência, a fazendo se debruçar na cama. A loira, apensar de reclamar, não fez nenhuma esforço, apenas gemeu manhosa enquanto o short lhe era puxado para baixo.
Foi um espanto ainda maior observar o tamanho da mancha inteira. Aplicou a pomada, provocando um arrepio em Alessandra. — Está geladinho — disse a vizinha, aos risos. Isadora passava a pomada lentamente, com medo de provocar mais dor. Mesmo assim, estranhava aquela moça. Os gemidos baixinhos nada pareciam indicar dor, ao mesmo tempo, em que ela não se contorcia e nem reagia. Pelo contrário, empinava o quadril como se quisesse facilitar o trabalho, mesmo sendo desnecessário. Ao olhar e perceber os lábios melados, entendeu já estar cuidado daquela garota mais do que deveria. Alessandra vestiu seu short, olhando o corpo de Isadora por cima dos ombros.
— Ele precisa te bater tão forte assim?
— Gosto muito. Amo o jeito que ele me pega.
— Mas assim ele te machuca demais.
— Sim, ele pesou um pouquinho na mão, mas não é sempre. Ele sempre me dá esses tapas e sempre muito gostoso.
— Não entendendo precisar disso tudo para ter prazer.
— Não é que precisa, mas é ótimo. Vai me dizer que o Roberto não te dá tapinhas também?
— Por que ele daria?
— Com a bunda desse tamanho, acho que homem nenhum resiste. — Alessandra apalpa Isadora. — olha, até fico com vontade de te dar uns tapas quando olho.
O toque indiscreto e o comentário elogioso provocam em Isadora um sorriso constrangido, sobretudo pela forma como sua bunda é apertada. Alessandra demorou para tirar a mão, e se Isadora não a conduzisse para fora, provavelmente aquele toque atrevido continuaria. Quando as duas se despediram, Alessandra fez questão de dar um abraço apertado e agradecer a ajuda. Colou seu corpo ao de Isadora, apalpando sua bunda mais uma vez. Deu um beijo na bochecha e outro no pescoço antes de ir.
Isadora fechou a porta e ficou parada, pensando. Se perguntou se aquela menina tão sedutora visitou seu marido daquela forma provocante. Imaginar aquela moça provocando ele já a agoniada e piorava quando cogitava a correspondência dele. Por outro lado, se sentia excitada e inconformada por não controlar o gemido ao receber o beijo no pescoço da vizinha. Silvia, Valéria, os homens da reunião e agora Alessandra. Foram muitas as pessoas que a apalparam ali em poucos dias. Pensar nisso fez brotar de volta o sentimento de culpa, por tantas coisas terem acontecido com ela enquanto sentia ciúme do marido.
Com esse confuso turbilhão de sentimentos, ainda se sentia excitada. Percebendo a necessidade de trocar mais uma vez, tirou a calcinha ali mesmo. Foi até a cozinha, pegou uma garrafa de água e encheu um copo. Olhava pela janela para o condomínio vizinho esfregando lentamente suas coxas. Quando se deu conta, tinha uma mancha viscosa entre elas e um desejo irresistível. Fechou os olhos e mordeu os lábios, se lembrando da sensação da palma da mão de Alessandra em sua bunda. Depois o toque sem pudor de Valéria, apertando suas nádegas e em seguida o toque suave de Silvia. Todas a apertavam. Se imaginou no escritório, se despedindo dos clientes de Silvia. Dessa vez estava vestindo a penas a blusa, para eles poderem sentir sua cintura e deslizarem para baixo antes de apertar. Uma a um, todos lhe tocaram, inclusive o chefe deles e Silvia. Imaginou Roberto, não apenas pegando em sua bunda, mas deslizando entre as nádegas para aquele dedo implorar para entrar por trás. De repente ele a penetrava por onde não deveria e mãos apalpava seu corpo. Essas pareciam não ter dono, apenas eram muitas e famintas pelas suas formas. Isadora gritou em longo e prazeroso orgasmo.
Abriu os olhos e viu a sua mão. Se impressionou com o quão melados estavam seus dedos. Olhou para o lado e viu a varanda do prédio vizinho ocupada por um homem. Ele a observava e Isadora não fazia ideia de quanto tempo isso acontecia. Vestindo apenas a blusa e com a impressão de ter sido vista se masturbando, ela não se preocupou. Sentia uma leveza capaz de passar por cima de todos seus pensamentos angustiantes. Isadora simplesmente se virou e saiu da cozinha, sem a menor pressa.
17 notes · View notes
marcogiovenale · 1 month
Text
25 maggio 2024, giornata pagliarani: il premio e gli incontri
cliccare per ingrandire versione pdf: https://slowforward.files.wordpress.com/2024/04/giornata-pagliarani_-25-mag-2024_.pdf * cliccare per ingrandire versione pdf: https://slowforward.files.wordpress.com/2024/04/com-stampa-attivita-associazione-giornata-pagliarani-25-mag-2024.pdf * Continue reading 25 maggio 2024, giornata pagliarani: il premio e gli incontri
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
tecontos · 1 year
Text
Desejo; Quero dar pro meu cunhado!
By; Mulher Casada
Tenho 32 anos e sou bem casada há cinco anos com um marido carinhoso, com quem tenho um filho lind0, de quatro anos. Posso dizer que sou uma mulher atraente, porque ouço isso todos os dias desde sempre, inclusive de mulheres. Me considero fiel, mas não sou santa e o fato é que gosto muito mesmo de sexo, como qualquer mulher normal, sinto atração por outros homens e tenho minhas fantasias secretas, que obviamente não conto para meu marido.
Protegida pelo anonimato deste site, posso confessar que me masturbo quase todo dia fantasiando transas deliciosas, algumas com caras desconhecidos, mas normalmente com homens que conheço do trabalho, com amigos meus e até com meu cunhado (namorado da minha irmã mais nova, que é uma coisa…). geralmente me masturbo no banho, com o chuveirinho, mas quando estou sozinha em casa gosto de me masturbar na sala, na cozinha, na cama, sempre procurando uma posição que se aproxime ao máximo de uma boa transa real, normalmente massageando o ponto g com dois dedos e arrastando o clitóris na palma da mão.
E já que é pra confessar geral (rs), devo dizer que de um ano e pouco pra cá tenho transado direto com meu marido pensando em outros homens (não sempre, mas com alguma frequência) e quanto mais proibida a relação, mais gostoso eu gozo.
Este fim de semana, para meu desespero, fomos com minha irmã e meu cunhado para a casa da família dele em um condomínio fechado de búzios. Se vocês vissem meu cunhado entenderiam o que estou falando, o cara é simplesmente uma delícia, tem 32 anos, joga pólo aquático (já viu o ombro, né?), moreno claro, cara de safado (muito safado mesmo) e ainda por cima com a intolerável mania de andar de sunga e sem camisa o dia inteiro, me forçando a olhar para aquele corpão e, pior, para o pauzão que aquela sunga preta nem tenta esconder.
Meu marido, que tem 38 anos, faz outro estilo, tipo paizão mesmo (que eu adoro), mas esteticamente falando não dá pra comparar, barriguinha de chopp, careca começando a tomar conta, passava a maior parte do tempo no bar da piscina, bebendo, comendo churrasco, contando piada, jogando sinuca, etc.
Eu, que já havia “dado” mentalmente para aquele deus grego várias vezes nas últimas semanas, estava possuída por um tesão que era simplesmente incontrolável, a cada saída dele da piscina, apertava as coxas de tesão, estava tão melada que parecia que ia escorrer.
Como meu marido continuava no salão de jogos e minha irmã tinha acabado de sair com a bia (minha filha) para comprar sorvete, tomei coragem e pedi a ele pra passar protetor nas minhas costas, como sei que tenho um corpo bonito (modéstia à parte, mesmo depois da gravidez, meu corpo é mais bonito que o da minha irmã mais nova), sabia que ele iria pensar altas sacanagens quando me visse de bruços com as pernas um pouco abertas.
Foi uma tacada arriscada, mas o clima era de confraternização familiar e dava pra justificar, ele ainda comentou:
- “estava mesmo pensando em me oferecer para passar o protetor, porque pela marquinha do biquíni estou vendo que vc deve estar pegando fogo”.
Me digam se não é um filho da puta.
Ele se sentou de lado na espreguiçadeira, com as coxas um pouco molhadas da piscina encostadas na lateral da minha bunda, quente pelo sol. Vocês não podem imaginar o tesão que senti quando ele começou a passar as duas mãozonas nas minhas costas, descendo as duas ao mesmo tempo pelos lados até a cintura, praticamente levantando meu quadril, passando os dedos de leve na minha barriga, esbarrando na pélvis, não me contive e soltei um “ai” bem gemido e achei que iria gozar ali mesmo.
Ele não parava, passava a mão na minha nuca, nas costas, descia até a curva da bunda, eu ouvia as gargalhadas do Roberto, meu marido, lá dentro do salão de jogos e sabia que ouviria o barulho do carro caso minha irmã chegasse, virei o pescoço e vi uma cena linda, meu cunhado estava olhando fixamente para o meio das minhas coxas, com o pau duríssimo por baixo daquele sungão delicioso, quase gaguejando, pedi que passasse protetor nas pernas também. ai meus deus, o que estava fazendo?
Já estava empinando a bunda descaradamente quando senti seus dedos grossos na parte interna da minha coxa esquerda, a sensação do creme gelado na pele queimada me fez perder qualquer noção do perigo, abri as pernas e deixei ele se deliciar a poucos milímetros da minha boceta, que seria dele ali mesmo se ele quisesse, ele passava devagar o protetor, encostando de vez em quando as costas da mão exatamente onde vocês estão pensando.
Com certeza acabaria gozando não fosse o barulho do carro da minha irmã chegando, ele ainda passou a mão aberta na minha bunda sem dó nem piedade antes de dizer no meu ouvido que teria que pular na piscina para esconder a ereção, e eu, mais louca ainda, respondi que teria que ir ao banheiro para terminar o que ele tinha começado.
Louca, eu sei, mas estava descontrolada, não podia evitar e era mais forte do que eu, ele então propôs, exatamente com essas palavras:
- “vem pra piscina que eu te ajudo a gozar na frente do seu marido e da sua irmã. mas era muito abusado o cara.
Dominada pelo desejo, esperei minha irmã chegar, distribuir picolés (eu não queria nada, só pensava em entrar logo na piscina e gozar o mais próxima possível daquele homem fantástico), etc.
Ela continuou brincando com a bia e eu decidi ir para a piscina, não sem antes passar pelo chuveiro, só pra ele poder ver meu corpo inteiro, se exibindo pra ele, de propósito, levantava a parte de baixo do biquíni para “ajeitar”, deixando ele ver um pedacinho dos pelos, ele estava claramente louco de tesão, me olhava fixamente com uma cara de safado indescritível.
Entrei na piscina disposta a torturar aquele homem com muita classe, minha irmã colocou musica alta e com isso ninguém ouvia o que falávamos a não ser que entrasse na piscina ou chegasse bem perto, ficamos conversando com cara de velhos amigos, em pé na piscina, mas só conseguíamos falar do tesão que estávamos sentindo ali naquele momento, ele tocava o pau toda hora, enquanto eu praticamente babava olhando aquele tronco de homem com água pela cintura, a essas alturas já olhava diretamente para o pau, sempre checando se ninguém estava prestando atenção.
Com a cara mais cínica do mundo, me perguntou se já havia me masturbado pensando nele, assim na lata, eu respondi com outra pergunta:
- “por que? você já?”
Ele respondeu que tinha feito mais que isso, pedi que explicasse. Ele então me confessou que na noite anterior me viu saindo do quarto de noite para ir ao banheiro só de baby doll, que já havia reparado no meu corpo e inclusive já tinha se masturbado muito pensando em mim, que eu tinha uma carinha de quem gozava muito gostoso e tudo, mas que naquele momento o tesão ficou incontrolável e ele acordou minha irmã e fodeu ela de costas igual a um animal imaginando que estava me comendo.
o cara estava me matando com aquele relato, peguei uma daquelas bóias em forma de linguiça e coloquei no meio das pernas, pressionando muito enquanto ele discretamente afastava a sunga e me mostrava um pau grosso, enorme, com a cabeça rosa pulsando sozinho, disse a ele que havia dado pro meu marido inúmeras vezes imaginando ele me comendo em pé, de costas, na ponta dos pés, na sala da minha casa, e também com o cotovelo na pia da cozinha, e gozando na minha boca. estava descontrolada, senti que iria gozar na piscina, ele só olhou, sorriu com o canto da boca, e disse:
- “goza, putinha. chegando no rio vou te foder igual a uma puta. vc vai apanhar muito”.
Aquele homem me fez gozar como nunca havia gozado na vida sem sequer encostar em mim. A noite, dei pro meu marido alucinadamente, gemendo alto pra que ele ouvisse do outro quarto e ouvi também os gemidos da minha irmã, que estava certamente adorando levar aquele caralho grosso com força.
Isso aconteceu este fim de semana e ainda não nos falamos depois disso, mas agora preciso gozar com esse homem dentro de 7 mim de qualquer jeito, quero me entregar pra ele como nunca me entreguei a ninguem.
Enviado ao Te Contos por Mulher Casada
61 notes · View notes
cronicascontadas · 8 months
Text
Tumblr media
   Entrou pela sala e sentou-se na grande poltrona acolchoada, presente de sua esposa. “Era a maior da loja, meu bem, a maior! ”. Afrouxou o nó da gravata com os dedos e suspirou. Pegou a garrafa de whisky – um legítimo escocês 18 anos – e a tornou no copo de vidro cristalino. Deu o primeiro gole, voltou o copo à mesinha e suspirou novamente. Escutou as agulhas finas do salto-alto caminhando pelo corredor até a sala.  
             “Que bom que você chegou meu bem! Você não sabe da última! ” 
             “Hum” - Pôs outra dose no copo.
             “A Mimi e o Roberto! Eles se separaram!”
             “Querida, me vê um gelo por favor. ”
             As agulhas longas do salto foram até a cozinha. De lá ela voltou falando enquanto segurava o container com as duas mãos.
“Eu sabia que não ia dar certo aqueles dois! Você lembra do casamento? Eu falei para Mimi que aquele sujeito não tinha bom gosto! Quem avisa amiga é! ”.
“Eu gostei da festa”.
             Na verdade, ele detestava festas de casamento. Não conseguia enxergar o sentido daquilo tudo, não entendia as noivas comparando os vestidos, comparando as decorações, comparando os padres.... Acabara habituando-se ao ritual depois de frequentar os casórios de algumas pessoas do seu meio. A parte que ele achava mais irônica era quando os recém-casados saíam da igreja e entravam em algum carro luxuoso que os esperava fora. Nunca entendeu o que igreja e religião têm a ver com limousines.
             Ele a conheceu na festa da Milena, amiga dela de infância. Ela havia pegue o bouquet e ele havia esgotado o whisky da mesa, quando então os dois se esbarraram - de costas um para o outro. Logo que ele se virou, viu aquele belo par de olhos azuis permeados por cabelos dourados. Ele agachou para apanhar uma das rosas e passou os olhos por aqueles quadris fartos e bem desenhados pela cintura fina. O mundo girou e ele se esforçou para disfarçar a ebriedade. Ela continuava com o bouquet nas mãos, olhar arregalado, tentando em vão não deixar claro o seu óbvio interesse nele, naquele momento. Conheceram-se melhor. Poucos meses depois, logo assumiram o compromisso. Agora ela estava na sala-de-estar, os mesmos quadris, a mesma cintura, e com o espelhinho de maquiagem nas mãos.
             “O que!? Você gostou daquela festa?! Você não lembra daquela decoração cafona? E o padre? O padre me dava sono! ”
             “Mas o padre não estava na festa, meu bem. ”
             Encheu outro copo e dessa vez pôs duas pedrinhas. Girou o gelo com o dedo. Ela continuava pra lá e pra cá, segurando o espelhinho de maquiagem em frente ao rosto, tintilando o seu salto-alto agulha pelo apartamento. Foi ao banheiro e voltou perfumada. O cheiro tomou a sala. Ele ficou com um gosto adstringente na boca, bebeu outro gole.
             “O que você acha meu bem? ” -  Ela perguntou pondo as mãos na cintura e ressaltando suas curvas.
             “Bom. Gostei da cor”
             “Comprei hoje na loja do shopping. Uma pechincha! ”
             Ele perdera as contas de quantas vezes já escutara isso. “Uma pechincha” – repetiu ele em voz baixa. Lembrou de todas as pechinchas que havia engolido até ali. A decoração extra na igreja no dia do casamento – uma pechincha. Um pôster gigante com a foto de ambos em cada parede do buffet – uma pechincha. Até que não sobraram mais paredes, então arrumaram uma parede extra para pôr mais fotos – uma pechincha. A banda da festa tinha que ser a que ela queria – uma pechincha a mais. E teve uma pechinchina a mais também por que ela não queria a limousine convencional. A versão luxo acabara de ser importada, e somente a filha do governador, que casara 1 mês antes, a havia usado - uma pechincha. Depois veio o apartamento (“precisamos de um maior, tá uma pechincha!”), carro do ano, jóias...   
          A pechincha diária vinha em doses menores: geralmente um vestido, uma bolsa, ou um sapato. Quando ele fazia cara feia, ela vinha com um sorriso, afagava, chamegava. Ela tinha seus meios. Se ele resistisse, ela encenava um pequeno drama, sempre dizendo que se fosse fulana, esposa de fulano, ela nem precisaria pedir. E que fulana é feia, mas sabe se vestir, e que ela não poderia desperdiçar a sua nobre beleza usando roupas sem graça que nem as da cicrana. O problema é que para ela todas as roupas perdiam a graça rápido demais. No fundo, ele sabia que era tudo culpa dele.
             Pôs mais duas pedras de gelo e encheu o copo até a borda. Continuou girando o gelo com o dedo. Olhou o sol se pondo. Ele teve inveja do sol se pondo. Não sabia entender, muito menos explicar. Ela interrompeu o silêncio com sua voz estridente.
“Estou indo encontrar as meninas. O marido da Renata deu um carrão a ela, e olhe que ele ainda está pagando o ap novo! “
“Hum”
“Sempre achei eles dois uns fofos! ”
“Hum”
             Ele continuou hipnotizado pelo sol entrando no mar, cheio de energia, cheio de calor, e que agora parecia arrefecer em águas azuis claras. Contemplou o mar também. Teve inveja das pessoas que andavam tranquilamente pelo calçadão, da simplicidade das 3 cores dos semáforos, das crianças que bebiam água de côco lá embaixo, no singelo quiosque do teto de palha.
Girou mais uma vez as pedras de gelo com o dedo. Formou um pequeno redemoinho. Ela fez o seu ensaio fotográfico de sempre em frente a um dos tantos espelhos da sala e então saiu pela porta, ainda de olho no celular. E depois viriam as fotos no espelho do elevador - ele imaginou. O som das passadas do salto-alto e suas agulhas foi ficando cada vez mais distante, até sumir. As pedras de gelo se chocavam. Ele continuou as girando, absorto, absorvido.
Lembrou de quando tinha 9 anos, da bicicleta que ganhou do seu pai. E que seu pai havia pedido para que ele não saísse da frente da casa. Mas ele pedalava a bicicleta até o final da rua, e depois até o outro quarteirão, depois até o outro bairro, e pedalava e pedalava... lembrou do sorriso simples e pueril das meninas da vizinhança de sua infância, tão suburbana, tão em paz. Lembrou ainda das crianças pedindo uma voltinha na bicicleta nova. Teve que se livrar dela quando os pais saíram da casa e se mudaram para um apartamento. A bicicleta foi para um depósito. Ficou encostada, enferrujada.
Ele reclinou um pouco mais sua poltrona. Tentou relaxar. Apenas tentou, vai ver ele é quem enferrujara. As pedras continuavam a girar no copo.
O sol terminou de se pôr e a garrafa – agora seca – jazia largada no carpete. O vento balançava forte a cortina e cada pancada dela contra a janela do vigésimo andar era ritmada e solitária, como uma gota d´água que insiste em cair, como a agulha de um salto a bater no piso concreto.
  Já era noite e a lua ia alta
  A poltrona da sala descansava ao centro.
 Vazia como o copo.
  Vazia como o apartamento.
#conto #cronica #cronicascontadas
21 notes · View notes
timriva-blog · 3 months
Text
Roberto Matta, exposición en Viena
Roberto Matta, ‘Les témoins de l’univers’ (1947-48) La obra de Roberto Matta (1911-2002), uno de los mayores pintores del siglo XX, ocupa siete salas del Kunstforum de Viena desde el pasado 23 de febrero. La exposición, realizada en colaboración con los Matta Archives y la Galerie Gmurzynska, lo presenta como un visionario que influyó significativamente en creadores como Arshile Gorky, Dorothea…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes