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#Rimessadellebarche
alessiobrinati · 1 year
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Braies Lake da Alessio Tramite Flickr: Facebook Page Facciamo2Scatti 
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calyentee · 3 years
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«Vuoi che vada via?»
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Solo sul principio di quell`ultimo domandare altrui fa guizzare le pupille, ricercando il viso della coetanea e mostrandole apertamente l`alzata di una delle sopracciglia. « No » non c`è bisogno di essere tanto drastici « Almeno che non sia tu a voler rimanere da sola. » Allora può farlo, andarsene, non sarà lui a levare le tende per primo.
«No.» Si ritrova a rispondere. Non vuole stare sola, stranamente. Eppure, s’è vestita ed è scivolata via dal castello proprio con quelle intenzioni, individuando nella rimessa uno dei luoghi più tranquilli e solitari in cui rifugiarsi. Quindi, sembra proprio che rimarrà lì, seduta sulla banchina appena al riparo dalla pioggia, a fare compagnia a Lionel. Perché dubita che lui possa farne a lei. «Che hai fatto in questi giorni?» Visto che sono lì, non le pare il caso di starsene in silenzio. E per questo si diletta nel porre domande frivole e quasi stupide, con l’unico scopo di provare a farlo parlare e stare zitta senza sentirsi a disagio.
« Niente » ecco cos`ha fatto. Alla noia di fondo, accompagna un sospiro attraverso le narici, forse la causa principale della nota poco più aguzza che si insinua nell`accento musicale. « In certi casi invece, le convenzioni sembrano un po` ridicole » nel momento in cui si volta — gesto che si ferma circa a tre quarti, catturando la coetanea solamente con la coda dell`occhio — il sorriso vago che gli stira le labbra è ancora lì, visibile, ma non del tutto « No? » Come in procinto di interrogarla, ma la velocità con cui torna al Lago Nero pare suggerire tutt`altro: retorica. « Ma vogliamo parlare di me, o... ? » C`è un guizzo di palpebre, prima che gli occhi d`ossidiana vadano finalmente a posarsi dritti sulla Roberts. « Si vede, sai? »
«È così strano vedermi tranquilla?» E quindi senza offrire biscotti, o saltellare in giro piena di brillantini in viso? Torna a mordicchiarsi il labbro, cercando di scacciare dalla sua mente ricordi particolarmente imbarazzanti e dolorosi di quel venerdì pomeriggio, prima di stropicciarsi gli occhi, in un gesto sconsolato più che effettivamente stanco. «Probabilmente tutti hanno dei periodi “no”.» 
By the way, le labbra del terzino rimangono sigillate, rilassate in una linea dritta e carnosa che non dà alcun indizio su cosa gli stia passando per la testa, né su una rimostranza imminente delle sue alte doti da giudice. Per un po’, almeno, finché i polmoni non buttano fuori un sospiro d’aria calda, portando le spalle a distendersi e la schiena ad incurvarsi in avanti. « Non ci sarebbe niente di così grottesco se questo– » le parole giuste per descrivere il comportamento altrui evidentemente gli mancano, perché si limita ad indicarla con la destra, spalancata e col palmo rivolto verso l’alto « … » il taglio dello sguardo che si assottiglia leggermente « Sei strana, hai iniziato a fare così di punto in bianco. » Just saying, sintetico e diretto come sa essere, in un guizzo rapido di sopracciglia e lo schioccare della lingua contro il palato. 
 «Io...» Inizia, bloccandosi con la stessa rapidità con la quale ha intrapreso il discorso. Torna a mordicchiarsi il labbro, stavolta non imbarazzata, ma stranamente a disagio. «Non ho mai negato che ci sia qualcosa che non va.» Si decide a confessare, ma non troppo tranquillamente, visto lo sguardo che vaga dal lago nero al Serpeverde, quasi timorosa che possa giudicarla. D’altro canto, starsene in silenzio e senza neanche un sorrisetto non è da lei. E probabilmente non le si addice neanche. «C’è qualcosa di sbagliato?» Gli chiede, di punto in bianco. «Nel fatto che le persone non siano sempre felici.»
Lo sguardo d'ossidiana non è giudicante, non quello volto e fermo sulla Corvonero balbettante, è invece piuttosto rilassato, insondabile e distante. Lontano, ma in qualche modo stranamente gentile nel modo in cui la sfiora — discreto, per niente insistente, con le sopracciglia che vanno distendendosi anche quando l'attenzione torna a farsi altalenante, rimbalzando fra le tracce delle gocce di pioggia che baciano le acque del Lago e le tasche del proprio mantello, in cui incomincia a frugare. « Farlo capire e ammetterlo sono due cose molto diverse. » Non le dedica alcun'altra occhiata, ormai già con il capo basso e l'espressione perplessa di chi sta cercando un che di ignoto che non riesce a trovare, o che non ricorda in quale delle tasche del mantello è stato messo. Persino la voce ha perso il suo scherno solito, rimanendo priva di particolari inflessioni, sebbene morbida, addolcita anche  — o anche solo — da quell'accento di terre lontane. « No » tutto il contrario « Però le persone che non sono felici possono parlarne, almeno che non ci sia un altro statuto di segretezza. » Ora sì che va a scandagliare il volto della Bronzo–blu, prima di muovere il braccio e stendere la destra, il palmo rivolto verso l'alto per rivelare il motivo di tanta distrazione: un pacchetto di « Merlino's. » Gli angoli delle labbra che si allungano all'insù, in un sorriso un po' maligno, smaliziato, il quale si allarga nuovamente quando con un rapido movimento del pollice ne solleva la linguetta, consentendo all'altra l'accesso ad uno dei preziosi cilindretti magici. « Vuoi provare? » 
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«Non c’è nessuno statuto di segretezza...» Mormora piano, mentre si raddrizza. Il corpo si scosta, voltandosi completamente verso di lui. E anche le gambe cambiano di posizione, incrociandosi semplicemente in terra. «Diciamo che...» Inizia, con tono di voce incerto. «... Mio padre potrebbe non essere mio padre.»  Dirlo ad alta voce le fa sembrare la situazione ancora più assurda, ed è forse per questo che mette su un mezzo sorriso divertito. «Me lo ha detto mamma l’ultima volta che siamo stati ad Hogsmade. È che, sai... Con tutta questa storia del decreto...» lei, per Pembroke, risulta una mezzosangue. Ad ogni modo, allunga una mano verso di lui, per dire che «Sì.» Ne vuole una. Anche se non fuma, e probabilmente rischierà di morire per la tosse.
Posa anche una guancia sulla manica, indirizzando il campo visivo laddove può includere Cheryl, in una posizione che esprime apertura. Accoglienza nei confronti delle confessioni che arrivano subito dopo, sicuramente pesanti, inaspettate, ma che non causano niente più di un battito di ciglia. Lo sforzo infatti sta tutto nel tentativo di decifrarle, ed è lì che la testa va a piegarsi di qualche grado, insieme alle sopracciglia. « Non saresti più... pura? » Parla con cautela, cercando di estraniare anche quella sfumatura ambigua che riaffiora vagamente nel tentativo di rivelare l'arcano, a lui che poi è estraneo ai meccanismi a cui il nuovo decreto ha iniziato le famiglie britanniche. Esula da commenti o opinioni — in fondo, le ha soltanto proposto una valvola di sfogo, non qualche monologo di risposta. Nel mentre aspetta che la terzina accetti l’offerta, per avvisarla che « Accendo » ecco perché la bacchetta viene impugnata — niente paura, gli Avvincini domani — e stesa verso la direzione opposta, o almeno, questo nel momento in cui la sigaretta arriva in vista delle labbra altrui. « Flamòra » la cima del catalizzatore sfiora gentilmente l'offerta, con l'intento di richiamare il calore e permettere alla miscela di accendersi, adempiendo la sua funzione. 
«A quanto pare mio... Padre, credo, non è puro da abbastanza generazioni.» Non sa neanche perché glielo stia effettivamente dicendo, però lo trova stranamente semplice. Sarà la situazione, il fare sorprendentemente gentile del LaLaurie? Proprio non le interessa, ma adesso che s’è sfogata sembra essere molto più tranquilla. Porta la Merlino’s fra le labbra, dubbiosa, lasciandola lì a penzolare, mentre Lionel prende la bacchetta. Piega leggermente il busto in avanti, per agevolare il compito del Serpeverde e quando lui la accende, Cheryl prova a fare un tiro, e... Un violento colpo di tosse la scuote completamente, mentre lei s’affretta a sfilare la sigaretta dalle labbra. Viene avvolta da un fumo viola e lillà, mentre tossisce, con una mano posata sul petto. «Non ho mai fumato.»
C'è silenzio quindi, un silenzio prolungato e poi ribaltato dall'offerta di una sigaretta, che culmina nel suono di una risata misurata quando quell'altra viene assalita dai colpi di tosse. « Sì, è abbastanza evidente » che quella sia la prima Merlino's, e glielo fa presente con una punta di ironia — proprio lui (!) — la bocca atteggiata in un sorrisetto irritante, pur senza lasciarsi sfuggire la colorazione degli sprazzi di fumo. Lancia uno sguardo al pacchetto giusto prima di lasciarlo ricadere in tasca, come se nulla fosse, una distrazione che tenta di giustificarsi nel solo sforzo di evitare di far cadere il malloppo giù dal pontile.
«Ma perché è tutto colorato?» Lei ovviamente non sa che rispecchiano le emozioni provate al momento, però «È del mio colore preferito.» È già un buon inizio.
 Le tiene compagnia anche nel fare esperienza della prima sigaretta, imbarazzo che non stenta ad aumentare con quella risata che gli sfugge, perché dopotutto è il LaLaurie di sempre — irritante e indolente, una boccata di normalità. « Sono sigarette magiche, ci sarà qualcosa dentro per farlo apparire così » con i gomiti ancora ancorati sulle ginocchia e le mani libere, tende una di queste verso la bionda, per porle una richiesta non detta: posso? Condividi?
«E... Come fanno a sapere quale è il nostro colore preferito?» Perché lei a questo lo ha collegato, il fumo violaceo. Quando Lionel tende una mano verso di lei per chiederle la sigaretta, prende un veloce ultimo tiro. Allunga poi la mano verso di lui, passandogli quindi quanto richiesto.
 Inumidisce le labbra, traendo quel lungo sospiro che lo riporta direttamente con l’attenzione sul bacino liquido — dopo l’atto del passamano, che lo vede semplicemente racchiudere la sigaretta nella pressione fra indice e dito medio. Abbozza una mezza smorfia, avvicinando la Merlino’s alle labbra per prendere una oculata boccata di fumo, la medesima che restituisce all’aria frizzante nell’atto di riprendere parola, senza grossi scompensi e con una densa sfumatura blu. « Non lo sanno, infatti » quale sia il loro colore preferito, e lei non gli ha chiesto che cosa significhi il viola, piuttosto che un giallo o un verde bottiglia, giusto? « Tieni » liquida infine, facendo un secondo ed ultimo tiro prima di restituire il malloppo alla sua nuova, legittima proprietaria  « Riprova, andrà meglio. »
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Teorie.
« la mia ultima teoria è sulle nascite. » lo dice anche fiera eh « Tipo secondo me un po’ sei influenzato dal tempo che c’è fuori quando nasci!!! Per forza. » 
Si interessa alle diverse teorie riguardo il meteo sulle quali pare ragionare, sempre con quelle labbra piegate in un mezzo sorriso che non lo ha lasciato per tutto il tempo, andando a pesare le parole « uhm » la punta della lingua che viene passata sul labbro 
« e quando sono nato io che tempo c`era fuori? » 
È presa dalle sue teorie, ma comunque nota l’interesse del Secondino e lo apprezza e dopo la sua domanda lei si inumidisce un attimo le labbra, gli fa uno scanner visivo e dopo qualche secondo di riflessione dice « Secondo me tu sei uno che è nato in un giorno in cui faceva nuvoloso, però poi è uscito il sole… però tipo il sole si è fatto attendere un sacco, tipo quasi tutto il giorno, ma poi era bello e caldo. » 
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Va ad allargare le labbra in un sorriso che mostra pure i dentini, mordendosi il labbro e abbassando il capo con un lieve...imbarazzo? Boh, ma tant`è che nasconde la testolina in quello sbuffare una risata, passandosi pure una manina sul capino. 
La reazione del Grifondoro davanti alla previsione del compleanno la lascia un attimo stranita, perché non comprende cosa ci sia di strano in quello che ha detto. Però nel complesso lui sembra soddisfatto e allora gli fa solo un sorriso [...] « io comunque sono nata in un giorno di neve » dice in quel silenzio.
« ah sì? » che ci crede veramente « beh, la neve è figa » 
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