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#Morti 29 maggio
diceriadelluntore · 5 months
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Storia Di Musica #305 - Robert Johnson, King Of The Delta Blues Singers Vol.1, 1961
Riparto da quel tavolino della copertina di Bringing It All Back Home. Su quel tavolino c'è anche questo disco, che probabilmente non dirà moltissimo ai più, ma è uno dei dischi fondamentali della musica occidentale del '900, e sta lì per svariati motivi. Il re dei cantati del Blues del Delta (è quello del fiume Mississippi) è Robert Leroy Johnson, una delle figura più misteriose, carismatiche e leggendarie di tutte. Intorno alla sua figura, alla sua musica, alla sua vita breve e di cui si sa pochissimo c'è un alone quasi mistico e fu questo disco, una compilation delle sue maggiori registrazioni degli anni '30. Di Johnson si sa pochissimo: non è sicura la data di nascita del maggio 1911, nemmeno i genitori, la tesi più accreditata afferma che nacque una relazione extraconiugale della madre Julia Dodds con Noah Johnson, dopo che il marito di Julia, Charles Dodds Jr., l'aveva abbandonata per un'altra donna e la sua infanzia e adolescenza è avvolta in misteri e leggende, aiutati dal fatto che nel Mississippi di quei tempi i documenti per una famiglia nera non fossero la prima preoccupazione ad Hazlehurst della Contea di Copiah. Sta di fatto che all'inizio, aiutato da uno dei figli di Noah, impara a suonare l'armonica a bocca, e poi la chitarra, ma all'inizio è tutt'altro che appassionato allo strumento. Si sposa due volta, nel 1929 con Virginia Travis, che muore di parto l'anno successivo a 16 anni con la bimba neonata, e nel 1931 con Calletta Craft. Secondo la leggenda, da lui stesso raccontata e accresciuta, lascia la seconda moglie per seguire la sua passione per la musica e, nel vagabondare, all'incrocio più profondo e sperduto nelle terre del Delta, fa un patto con il Diavolo, a cui vende l'anima in cambio dell'arte di saper suonare la chitarra. Secondo molti che ne alimentano il mito, davvero d'un tratto Johnson ebbe un miglioramento colossale nel suonare, e secondo alcuni biografi, fu suo maestro un misterioso bluesman di nome Ike Zimmerman, altra figura avvolga nel mistero: Johnson sfruttò alla grande queste storie, a cui lui aggiunse una particolare vocazione nel suonare nei cimiteri, tra le tombe, nota al punto da venire additato quale emissario del demonio. Se il patto è vero, funzionò: Johnson, dopo aver registrato la sua musica in modi e tempi che vi dirò a breve, morì a 27 anni, nel'Agosto del 1938, primo nome di quel futuro Club dei 27, che comprende i grandi della musica morti a quell'età. Anche sulla morte ci sono numerose leggende, ma la tesi più accreditata è che fu avvelenato dal barman del locale dove lui, Sonny Boy Williamson II e David Honeyboy Edwards erano la resident band, nei pressi di Greenboro, contea di Jackson: Johnson divenne l'amante della moglie del proprietario, che lo avvelenò versando un veleno nella sua bottiglia di whisky. A rendere tutto ancora più iconico, nessuno sa dove sia sepolto, dato che nella contea di Jackson, dove fu scritto il certificato di morte, esistono tre tombe di Robert Johnson, e nessuno sa con certezza quale delle tre sia autentica.
Oltre il mito, Johnson fu rivoluzionario per tre motivi: il suo fingerpicking, divenuto iconico e all'epoca del tutto prorompente, il suo modo di cantare, che abbandonava i toni bassi per una voce squillante e lamentosa, che sprigionava tutta la dolorosa natura del blues, e il fatto che fu il primo che in pratica sviluppò i racconti musicali di quei periodi nelle strutture del blues. È certo che non scrisse mai propriamente una canzone, ma rielaborava al momento motivi conosciuti o inventati su cui improvvisava dei testi, i quali sprigionano una così forte carica evocativa e spirituale che non passarono inosservati. Inoltre molti dei suoi alimentavano le leggende oscure e diaboliche che lo riguardavano.
Johnson registrò solo 29 canzoni: per 13 di esse è stato possibile rinvenire anche le rispettive alternate take – all'epoca scartate in quanto giudicate meno brillanti delle versioni poi pubblicate su 78 giri – per un totale di 42 registrazioni complessivamente note. Tutte registrate tra il 1936 e il 1937, probabilmente a Dallas, ma anche su questo ci sono leggende infinite, e molti sostengono che le registrazioni che abbiamo siano velocizzate, fatto che conferirebbe il particolare tono acuto alla voce di Johnson.
Tutte le sue canzoni sono degli standard, e dopo che la Columbia iniziò, con il disco di oggi, The King Of The Delta Blues Singers Vol. 1 (che esce nel 1961, il Vol.2 uscirà nel 1970, quando era super conosciuto) a riproporle, diventeranno il trampolino di lancio per la rinascita del blues in tutto il mondo. Questo del 1961 fu il primo tentativo di riportare le registrazioni degli originali 78 giri, della etichetta Vocalion, al suono mono di un Lp. Le note di copertina dell'epoca erano del tutto inventate, nell'impossibilità di risalire all'epoca a notizie "certe" su Johnson, e furono del tutto riscritte negli anni '90 con la pubblicazione in CD. In scaletta, classici ripresi da centinaia di artisti: Cross Road Blues, 32-20 Blues (32.20 è il calibro delle munizioni Winchester), Ramblin' On My Mind per citare solo i più conosciuti, sono standard nel repertorio di migliaia di artisti, e sono stati i testi basi su cui gente del calibro di Eric Clapton, Jimmy Page, Jimi Hendrix, i Rolling Stones hanno sviluppato la loro sensazionale musica. E Bob Dylan? il disco è lì per due motivi: uno, piuttosto estetico, è che sebbene non ebbe all'inizio nessun successo commerciale, l'album divenne una sorta di distintivo su che musica si ascoltava, era per usare un termine di quegli anni decisamente hip. E poi c'è un motivo più profondo, e uso le parole dello stesso Dylan: Quando Johnson ha iniziato a cantare, sembrava un ragazzo che sarebbe potuto balzare dalla testa di Zeus in armatura completa. Ho subito differenziato tra lui e chiunque altro avessi mai sentito. Le canzoni non erano solite canzoni blues. Erano così fluide. All'inizio passavano veloci, anche troppo veloci per arrivarci. Sono saltati dappertutto per portata e argomento, brevi versi incisivi che hanno portato ad alcuni fuochi panoramici della storia dell'umanità che esplodevano sulla superficie di questo pezzo di plastica rotante (da Chronicles, Volume 1).
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crazy-so-na-sega · 11 months
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L'attacco Giapponese alla base navale degli Stati Uniti nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico di Pearl Harbor venne eseguito il 7 dicembre del 1941. Ormai è acclarato da molteplici fonti ufficiali e documenti desecretati che, l'attacco era noto ai comandi militari americani che lo permisero anzi, in qualche modo lo propiziarono, per spingere l'opinione pubblica a sostenere l'amministrazione e supportare l'entrata in guerra.
Nell'aprile del 1937 il Capitano in pensione Claire L. Chennault venne inviato in missione dal Governo degli Stati Uniti in Cina da Song Meiling, meglio conosciuta come la Signora Chiang Kai-shek o Chiang Mei-ling, moglie del Presidente della Repubblica di Cina Il motivo era che Song Meiling era stata designata e messa a capo di una apposita Commissione per gli Affari Aeronautici proprio per rivoluzionare e modernizzare l'intero settore militare aereo della Cina ormai prossima alla guerra aperta contro il Giappone.
L'ex Capitano Chennault non solo fu un solerte consulente militare della Signora Chiang Kai-Shek ma procacciò numerose commesse per la Curtis e per l'acquisto di numerosi aeromobili da fornire alla Cina Infine formò e curò personalmente, per conto del Governo degli Stati Uniti, la nascita delle Tigri Volanti, un gruppo "segreto" di piloti americani inviati in Cina con il preciso scopo di bombardare i Giapponesi al fianco della ROCAF, l'Aeronautica della Repubblica di Cina.
Quello fu l'inizio delle avventure tra le nuvole del Giappone dell'aeronautica degli Stati Uniti... quindi ben prima del 7 dicembre 1941 La fine di quelle avventure fu nell'agosto del 1945 con il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki preceduto dal bombardamento di circa altre 60-100 importanti città giapponesi. La maggior parte delle case di quel tempo in Giappone erano case di legno. Gli Stati Uniti soppressero prima i principali sistemi contraerei dopodiché eseguirono una serie di bombardamenti con bombe incendiarie per creare un vero inferno di fuoco con la legna delle casette giapponesi.
La stima di morti civili arriva a circa 900.000 persone bruciate vive Tutti ricordano l'infame bombardamento della città di Dresda dove le stime parlano di 30.000-50.000 morti. Ma il più sanguinoso attacco aereo con armamento convenzionale dell'intera storia, fu quello compiuto dall'aviazione americana il 10 marzo del 1945 sul distretto di Shitamachi a Tokyo dove furono impiegati 334 B-29 i quali, volando a soli 150 metri dal suolo e con l'impiego di un loro munizionamento incendiario speciale costituito da una miscela di napalm e forforo bianco, causarono la morte di 90.000-130.000 persone.
Quest'ultimo fu l'unico e vero motivo per cui non vennero sganciate le atomiche su Tokyo Non sarebbe stato un chiaro esempio per il mondo intero della potenza distruttiva delle nuove bombe atomiche americane "... Mantieni il Giappone in guerra per altri tre mesi e potremo usare la bomba sulle loro città. Porremo fine a questa guerra con la nuda paura di tutti i popoli del mondo che poi si piegheranno alla nostra volontà” - John Foster Dulles, maggio 1945 Palace Hotel San Francisco - p.s.: John Foster Dulles tra le altre cose, aiutò a preparare la Carta delle Nazioni Unite a Dumbarton Oaks e nel 1945 servì come consulente senior alla conferenza di San Francisco che anticipò la fondazione dell'ONU Fu anche precursore e fervente sostenitore della nascita della NATO Insomma, un autentico gentiluomo E direi anche, infine, che la Storia doveva essere riscritta.... il perché, mi pare del tutto evidente
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-Luperco
Ragion di Stato che accomuna tutti.
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flatsc · 2 years
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Paolo Pasi, autore del libro “Ho ucciso un principio. Vita e morte di Gaetano Bresci, l’anarchico che sparò al re“, edito da Eleuthera.
L’intervista (29 Luglio 2020) di Alessandro Braga a Prisma.
Gaetano Bresci era un personaggio chiave dei suoi tempi, un operaio tessile specializzato che aveva consolidato la sua formazione politica a Prato. Specchio delle forti disuguaglianze sociali dell’Italia di fine ‘800 e costretto, dopo aver lavorato nei fabbriconi di Prato ed aver lasciato anche tracce del suo passaggio nei registri sopravvissuti a un incendio, a conoscere tutto il lato disumano del lavoro nelle fabbriche tessili, che impiega molto il lavoro femminile e dei minori. Donne e ragazzi che vivono nel costante frastuono della fabbrica, di questa voce che in qualche modo strappa le persone alla loro vita. Gaetano Bresci ad un certo punto decide di emigrare negli Stati Uniti e si stabilì a Paterson, nel New Jersey, dove c’era una folta comunità, non solo di italiani, ma di anarchici. Erano circa un migliaio, quella era la tiratura dei giornali anarchici di Paterson. Arriva negli Stati Uniti con una solida formazione da autodidatta, come nelle biografie di tanti anarchici, e lì riesce anche a costruirsi un suo nucleo familiare conoscendo una operaia tessile di origine irlandese ed avendo con lei una figlia. Cosa colpisce della vicenda umana di Bresci, che decide di tornare in Italia quando era ancora molto giovane? Colpisce il fatto di non aver mai reciso un legame con l’Italia, come tanti altri anarchici, e di aver scelto di emigrare come una sorta di esilio per l’insostenibilità delle condizioni sociali in Italia in quel periodo. Ma gli anarchici italiani guardano sempre alla penisola e ai suoi drammatici accadimenti. Uno di questi, a parte i moti repressi in Lunigiana, sono le cannonate di Bava Beccaris sulla folla disarmata a Milano nel maggio 1898. Questo fatto colpisce molto anche Bresci. Il responsabile morale viene ritenuto Umberto I, perché Bava Beccaris verrà insignito dal Re di una medaglia per alti meriti verso la civiltà. Da questo momento, anche attraverso un carteggio che è custodito nel Museo Criminologo di Roma, si capisce che Bresci inizia a pianificare il suo ritorno in Italia con almeno un anno di anticipo per vendicare i morti dei Moti di Milano.
Nel libro, che ha una struttura quasi narrativa, si segue la partenza in piroscafo, lo sbarco in Europa e la permanenza di qualche giorno a Parigi e il ritorno in Italia, prima dai suoi parenti a Prato e poi a Milano tre giorni prima di colpire, il 29 luglio 1900, quando sul campo di una società sportiva di Monza, Bresci decide di sparare quattro colpi di pistola a Re Umberto I, tre dei quali vanno a segno. Nell’immediato, sottratto al linciaggio, nell’interrogatorio pronuncia la frase “non ho inteso uccidere una persona, ma ho inteso uccidere un principio, quello di autorità“.
Quella frase rende Gaetano Bresci un’icona ancora più forte.
Sicuramente Bresci diventa un simbolo, suo malgrado mi verrebbe da dire. Con questo gesto consegna totalmente la sua vita e la recide. Da quel momento in poi, dall’arresto, Bresci non vedrà più nessuno. Verrà tenuto in isolamento per mesi fino ad arrivare alla morte nel carcere sull’isola di Santo Stefano. Certamente il simbolo deriva dell’eco incredibile che ebbe questo gesto, perché il Re era ancora ammantato di un’aura sacrale. I commenti dei giornali furono ferocissimi. L’idea che qualcuno avesse ucciso un Re portò le colonne del Corriere Della Sera ad invocare il linciaggio per Bresci, la folla avrebbe dovuto farli a brami. Fu un gesto così eclatante che ne parlò anche Tolstoj che, in un saggio intitolato “Non uccidere”, scriveva: “ma voi vi indignate per uno che ha ammazzato un sovrano quando ci sono sovrani che mandano a morire migliaia di persone?“. Ecco cosa ha fatto diventare Gaetano Bresci un simbolo: l’essersi assunto la piena responsabilità del suo gesto che, in qualche modo, segnò l’apice di quella che potremo definire la propaganda del gesto del singolo. L’inizio del secolo ci porta gradualmente a consolidare più i passaggi organizzativi ed accantonare questo tipo di azioni singole.
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noneun · 2 years
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Che sappia, l’ultima volta che ci fu un ritardo così consistente per l’inizio in una finale fu il 29 maggio 1985, quando la partita iniziò alle 21:40, 4 minuti dopo di oggi.
Curiosamente anche al tempo giocava il Liverpool.
Sky ha accennato, durante il prepartita, alla cerimonia del Liverpool senza mai nominarne il motivo.
Per non rovinare la festa, effettivamente, non è il caso di parlare dei 39 morti della strage dell’Heysel, causata dagli hooligan del Liverpool.
Quando invece dovremmo gioire che si tratti solo di un problema di disorganizzazione.
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carmenvicinanza · 3 months
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Adelaide Ristori
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Adelaide Ristori è stata l’attrice italiana più famosa e influente dell’Ottocento.
Un fenomeno senza precedenti che seppe suscitare il fanatismo del pubblico ovunque si esibisse.
Ha messo il suo prestigio al servizio della causa unitaria. Sovente i suoi spettacoli venivano interrotti dalla polizia, perché dal palcoscenico lanciava slogan a favore dell’Italia e di Vittorio Emanuele II.
Acclamatissima dal pubblico e lodata dai suoi contemporanei, ha recitato in inglese e in francese.
Ha ricevuto elogi da personaggi come la Regina Vittoria, Giuseppe Verdi, Alexandre Dumas, Théophile Gautier, George Sand, Alfred de Musset.   Ammirata dalle teste coronate di tutta Europa, durante i tanti viaggi ha svolto diverse azioni diplomatiche per contribuire all’unità d’Italia.
Nata a Cividale del Friuli, il 29 gennaio 1822, da una coppia di attori, a tre anni era già in scena e a quindici già ricopriva il ruolo di protagonista nella Francesca da Rimini nella prestigiosa compagnia Reale Sarda di Torino dove, dopo due anni, era prima attrice avvicendandosi con Amalia Bettini.
Nel 1847 sposò il marchese Giuliano Capranica del Grillo che l’aveva vista recitare e ne era rimasto incantato. Un matrimonio contestato dalla famiglia di lui che non vedeva di buon occhio il fatto che fosse un’attrice, mentre nei fatti, grazie al suo lavoro divenne una grande imprenditrice e produttrice, risollevando le sorti economiche del coniuge. Dalla loro unione nacquero quattro figli e figlie di cui due morti prematuramente.
La prima trionfante tournée estera è stata a Parigi nel 1855 all’epoca dell’Esposizione Internazionale che l’ha consacrata una grande attrice tragica.
Subito dopo, a Londra, venne accolta dalla nobiltà con un calore inconsueto per un’artista. A Liverpool e Manchester il pubblico la accolse gridando “viva l’Italia” sventolando nastri con il tricolore. A Madrid, nel 1857, fu ricevuta da Isabella II che, grazie alla sua intercessione, concesse la grazia a un giovane ufficiale condannato a morte per ribellione.
Da attrice di umili origini era riuscita a diventare famosa nei consessi che decidevano il destino delle Nazioni e un simbolo politico. Perfino Giuseppe Mazzini pensò di utilizzare la sua notorietà crescente per la causa nazionale, mentre Camillo Cavour le affidò, nel 1860, in occasione della sua prima tournée a San Pietroburgo, una delicata missione presso la corte dello Zar.
Il suo successo era tale che numerose sue biografie circolavano in tutta Europa quando era poco più che trentenne.
Accorta amministratrice della sua immagine, attuava antesignane strategie di promozione. Nei foyer dei teatri in cui si esibiva erano in vendita statuette in gesso che la ritraevano, buste e carte da lettere con la sua immagine e i libretti con i testi tradotti in tutte le maggiori lingue straniere.
I costumi degli spettacoli venivano creati apposta per lei da celebri sarti parigini e venivano minuziosamente descritti nel materiale pubblicitario distribuito in sala, come in una sfilata di moda.
 Nel 1866 si è recata per la prima volta negli Stati Uniti, Nelle sue numerose visite nel Nord, Centro e Sud America incontrò e divenne amica di molti eminenti personaggi. L’allora Presidente degli Stati Uniti Andrew Johnson, la ricevette nel suo appartamento privato alla Casa Bianca come la più grande attrice contemporanea. Coltivò una lunga e affettuosa amicizia con Pedro II, imperatore del Brasile.
Il 15 aprile 1874 iniziò il giro del mondo, conclusosi dopo due anni, in cui ha tenuto oltre trecento recite nel Nord e Sudamerica, alle Hawaii, in Australia e in Nuova Zelanda. Questo lungo tour è stato raccontato nel diario di bordo di Bartolomeo Galletti dal titolo Il giro del mondo con la Ristori.
La sua carriera si è chiusa con una tournée di due anni negli Stati Uniti, che ha attraversato viaggiando in un sontuoso vagone del treno personalizzato che ha toccato 62 città. Il 12 maggio 1885 ha dato l’addio alle scene a New York, interpretando Maria Stuarda.
La sua carriera conta 3546 apparizioni sulla scena in 334 città, 33 stati e 5 continenti. 
Tanti sono stati i fattori che contribuirono a renderla un’icona. Era lei che montava i suoi spettacoli, guidava gli attori, indirizzava la scelta di scenografie e costumi. La sua ricerca della fedeltà storica e la cura, talvolta sfarzosa, dell’abbigliamento, alcuni confezionati dal celebre sarto delle imperatrici Worth, era occasione di richiamo per le platee. I suoi spettacoli grandiosi erano improntati allo stile del teatro d’Opera. Attrice romantica, i suoi personaggi si caricavano di una realtà appassionata, per poi morire delle tante morti nelle quali lei era creatrice sovrana. Per questa incredibile presenza sula scena molti la paragonarono ad una statua greca vivente.
Nel 1887 ha pubblicato il volume Ricordi e studi artistici, tradotto in francese e inglese.
Rimasta vedova nel 1892, ha passato il resto della vita a occuparsi di assistenza alle persone bisognose.
Il 29 gennaio 1902, per il suo ottantesimo compleanno, ebbe l’onore di ricevere una visita da parte del Re Vittorio Emanuele III, evento mai accaduto prima a un rappresentante del mondo dello spettacolo e immortalato sulla copertina della Domenica del Corriere. Il Governo francese le conferì la palma di ufficiale dell’Istruzione pubblica in brillanti, il Kaiser Guglielmo incaricò l’ambasciatore tedesco a Roma di portarle a suo nome un cesto di fiori e personalità di tutto il mondo le inviarono telegrammi d’auguri. Il Comitato Direttivo della Società per l’Istruzione della Donna della quale era Presidente si recò a renderle omaggio. Le Compagnie teatrali diedero in tutta l’Italia recite straordinarie in suo onore.
È morta a Roma il 9 ottobre 1906 ed è sepolta nel Cimitero del Verano.
Molti dei suoi costumi di scena e le sue lettere, sono conservati nel Civico museo biblioteca dell’attore di Genova sede del lascito Ristori Capranica del Grillo.
A lei sono dedicate strade, scuole e teatri.
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giancarlonicoli · 7 months
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29 set 2023 14:07
SANTANCHÉ È DI MANICA LARGA (COI SOLDI PUBBLICI) - IL MINISTRO DEL TURISMO DA’ UN CONTRIBUTO DI 90 MILA EURO ALLA STILISTA ALBERTA FERRETTI, IL CUI GRUPPO FATTURA 352 MILIONI L'ANNO, PER UNA SFILATA A RIMINI NEI GIORNI SUCCESSIVI ALL’ALLUVIONE IN EMILIA ROMAGNA - IL DÉFILÉ, CHE E’ ANDATO IN SCENA COME “SOLIDALE”, HA RACCOLTO CIRCA 57 MILA EURO (MENO DI QUANTO HA SGANCIATO IL MINISTERO) - E INFATTI SUL FINANZIAMENTO LA RAGIONERIA GENERALE HA SOLLEVATO PIÙ DI UN DUBBIO -
Estratto dell’articolo di Tommaso Mackinson per il “Fatto quotidiano”
Una passerella sul fango con soldi pubblici. Chi l'avrebbe mai detto che la moda può salvare il mondo, un abito da 3 mila euro alla volta? Quel che non è chiaro, è se un ministro sia autorizzato a sponsorizzare una stilista o se Alberta Ferretti abbia bisogno della Santanchè. Dal suo ministero, spunta però un contributo da 90 mila euro per promuovere l'evento di un privato che ha boutique di lusso in tutto il mondo e fatturati da capogiro. Soldi pubblici per una sfilata-evento che, causa alluvione, si farà poi “solidale”.
Ma, alla fine, raccoglierà 57 mila euro, cioè meno di quanto ha ricevuto. Un altro “miracolo” della ministra-imprenditrice, in linea con la moltiplicazione delle spese in Cina da 155 mila euro per sei delegati, compresa lei. Ma partiamo dall'inizio. Il 26 maggio 2023, l'Emilia-Romagna affonda ancora nell'abisso di fango. […] Nel centro di Rimini, invece, si accendono i riflettori, parte la musica a palla. Dalle mura di Castel Sismondo fuoriescono modelli avvolte in abiti leggeri, trame di seta e veli di chiffon.
Va in scena “Ferretti Resort24”, la sfilata-evento della stilista romagnola fondatrice del gruppo quotato Aeffe che ferma i marchi Ferretti, Moschino e Pollini. In prima fila una parata di vip e politici. Spicca Daniela Santanchè con il suo Dimitri Kunz d'Asburgo, indagato con lei per le vicende Visibilia, che parla col prefetto Padovan. Ci sono la sottosegretaria alla Cultura Lucia Bergonzoni, Geronimo La Russa, il deputato Pd Andrea Gnassi. E poi ospiti stranieri, attori, cantanti e perfino due generali. Non era scontato. Fino a tre giorni prima, l'evento è stato in forse con 14 morti e 26 mila sfollati.
Alla fine prevale il carisma della Ferretti, romagnola doc, che il 23 maggio conferma che la sfilata si farà ma diversa: sarà solidale. Aeffe promette di organizzare un'asta benefica con Sotheby's, mettendo in vendita pezzi speciali d'archivio e una t-shirt con la scritta “Io ci sono”.
I dipendenti devolveranno il corrispettivo di un'ora di lavoro alla causa, e l'azienda farà una donazione equivalente. L'evento è salvo e nessuno polemizzerà. Racconta chi c'era che le uniche parole dedicate alle vittime vengono sussurrate a bassa voce. E che finché la stilista non li chiama sul palco, pochi hanno notato gli “angeli del fango” per i quali Ferretti ha disegnato la maglia. “Per aiutare la Romagna a ripartire, io ci sono”, twitta la Santanchè, che la indosserà giorni dopo, ma subito la impone alla povera Venere di Open to Meraviglia. Per quell'ora di sfilata, quando ancora nulla aveva di solidale, la ministra aveva dato 90 mila al gruppo da 352 milioni di fatturato.
[…] Aeffe Spa chiede il contributo il 31 di marzo, il 10 maggio il segretario generale del Mitur firma la determina che assegna direttamente alla società, senza gara, le risorse per “provvedere ai servizi di organizzazione e promozione dell'evento”. Non è facile motivare la spesa. Il funzionario cammina sul velluto: chiama in causa “il carattere di unicità dell'evento” (e perché Armani o Fendi no?), la “risonanza mediatica che avrebbe generato”, “esternalità positiva a beneficio del tessuto economico e sociale”. […] Non stupisce che la Ragioneria generale abbia sollevato dubbi: nel “Piano strategico di Sviluppo” del ministero – 112 pagine – non c'è traccia di finanziamenti a operatori privati della moda. Epilogo, per polemiche preventive.
Ma alla fine, quanto è stato raccolto per gli alluvionati? A distanza di quattro mesi le istituzioni paganti non lo sanno, manifestano anzi un certo fastidio per la domanda (“pure su questo fate polemica!”). Tocca chiedetelo al Gruppo Aeffe: si scopre che il ricavato è stato di circa 57 mila euro “interamente devoluti alla Protezione civile della Regione”. […]
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kritere · 11 months
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Allagamenti, frane e torrenti esondati: scuole chiuse e allerta maltempo nel Sassarese
DIRETTA TV 31 Maggio 2023 Scuole chiuse a Thiesi e Bonnanaro, due dei centri più colpiti dal maltempo e dall’alluvione lampo di ieri pomeriggio in provincia di Sassari. Si registrano case allagate, aziende danneggiate e animali morti ma anche frane, crolli e torrenti esondati. 29 CONDIVISIONI Allagamenti, frane, smottamenti e torrenti esondati, sono gli effetti di una improvvisa ondata di…
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telodogratis · 2 years
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Covid oggi Italia, 14.826 contagi e 27 morti: bollettino 29 maggio
Covid oggi Italia, 14.826 contagi e 27 morti: bollettino 29 maggio
Read More(Adnkronos) – Numeri del Covid in Italia, regione per regione, nel bollettino di Protezione Civile e ministero della Salutecronaca(Adnkronos) – Numeri del Covid in Italia, regione per regione, nel bollettino di Protezione Civile e ministero della SaluteAdnkronos – ultimora
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Vangelo e Liturgia della Domenica ASCENSIONE DEL SIGNORE (s) 29 maggio 2022 ♰ Vangelo  Lc 24,46-53 Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo. Dal vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo gior­no, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».        Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Per visionare i seguenti Link ➡ visita la pagina Facebook Ufficiale 🔵 Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia ♦️ASCENSIONE DEL SIGNORE (s) https://www.maranatha.it/Festiv2/pasqC/AscensCtext.htm ♦️ DOMÍNICA POST ASCENSIÓNEM  https://www.maranatha.it/Festiv2/pasqA/AscenAtextLat.htm Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia #Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia #Sicilia_Terra_di_Tradizioni Rubrica #Vangelo #Liturgia (at Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CeJAZudMPsm/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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➡️🌹🙏Domenica 29 Maggio 2022
S. Massimino; S. Orsola (Giulia) Ledochowska; S. Paolo VI
👉💓💓💓ASCENSIONE DEL SIGNORE (anno C) – P
At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53
Ascende il Signore tra canti di gioia
👉⛪️📖💓VANGELO
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.
+ Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Parola del Signore. 💓🙏
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incamminoblog · 2 years
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PANE QUOTIDIANO, «MENTRE LI BENEDICEVA, SI STACCÒ DA LORO E VENIVA PORTATO SU, IN CIELO»
PANE QUOTIDIANO, «MENTRE LI BENEDICEVA, SI STACCÒ DA LORO E VENIVA PORTATO SU, IN CIELO»
La Liturgia di Domenica 29 Maggio 2022  VANGELO (Lc 24,46-53) Commento:Dom Josep ALEGRE Abate di Santa Mª de Poblet (Tarragona, Spagna) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete…
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COVID-19 in Italia, il bollettino del 24 maggio: 29.875 nuovi casi e 95 morti
Secondo il bollettino del Ministero della Salute, sono 29.875 i nuovi casi di Covid-19 in Italia nelle ultime 24 ore, in aumento rispetto a ieri.
I decessi per Covid sono stati 95 nelle ultime 24 ore, ieri sono stati 80. Gli attualmente positivi sono 811.720 contro i 833.047 di ieri. Il tasso di positività è dell’11,1% (+0,6%). Sul fronte dei tamponi, nelle ultime 24 ore c’è stato un incremento di 269.971 test anti-Covid. Il totale dei tamponi effettuati arriva così a 219.795.876.
Per quanto riguarda i ricoveri, si registra una riduzione di 131 unità. Il totale dei ricoverati nei reparti in rianimazione sono 290, di questi 29 hanno fatto il loro ingresso in terapia intensiva nelle ultime 24 ore. Il numero dei dimessi e dei guariti raggiunge quota 16.310.440.
L'articolo COVID-19 in Italia, il bollettino del 24 maggio: 29.875 nuovi casi e 95 morti proviene da Quotidiano Piemontese.
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corallorosso · 3 years
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Qatar, nessuna indagine sulla morte di migliaia di lavoratori migranti Manjur Kha Pathan, 40 anni, era alla guida del camion per 12-13 ore al giorno. Si era lamentato perché l’impianto di aria condizionata non funzionava più. Il 9 febbraio 2021 si è sentito male nel suo alloggio ed è morto prima che arrivasse l’ambulanza. Sujan Miah, 32 anni, era un tubista impegnato in un progetto nel deserto. È stato trovato morto nel suo letto la mattina del 24 settembre 2020. Nei quattro giorni precedenti la temperatura aveva superato i 40 gradi. Tul Bahadur Gharti, operaio edile, è morto nel sonno il 28 maggio 2020 dopo aver lavorato per circa dieci ore con una temperatura che aveva raggiunto i 39 gradi. Suman Miah, 34 anni, operaio edile, è morto il 29 aprile 2020 dopo un lungo turno di lavoro con una temperatura di 38 gradi. Il governo del Bangladesh ha offerto alla famiglia un risarcimento equivalente a circa 3000 euro, che però sono stati destinati a ripagare debiti contratti con i procacciatori di lavoro in Qatar. Yam Bahadur Rana, guardia di sicurezza in un aeroporto, un lavoro che lo obbligava a rimanere seduto per lunghe ore sotto il sole, è morto sul lavoro il 22 febbraio 2020. Mohammad Koachan Khan, 34 anni, intonacatore, è stato trovato morto nel suo letto il 15 novembre 2017. Anche la sua famiglia ha ottenuto assistenza dal governo del Bangladesh ma anche in questo caso la somma ricevuta è stata usata per ripagare i debiti pregressi. Questi sei lavoratori migranti, le cui storie sono al centro di un nuovo rapporto di Amnesty International sul Qatar, godevano di ottima salute e avevano superato gli esami medici obbligatori prima di partire per il Golfo. Le statistiche ufficiali del Qatar mostrano che dal 2010 al 2019 sono morti 15.021 stranieri di ogni età e occupazione. Su buona parte di questi decessi, le autorità locali non hanno indagato nonostante le prove che fossero collegati alle condizioni di lavoro. Le autorità locali, infatti, sono solite emettere certificati di morte senza condurre adeguate indagini, attribuendo i decessi a “cause naturali” o a generici problemi cardiaci. Questi certificati impediscono di reclamare un risarcimento a famiglie già in grave difficoltà dopo aver perso il loro unico percettore di reddito. Il rapporto di Amnesty International, basato sull’analisi di 18 certificati di morte emessi tra il 2017 e il 2021 e su interviste alle famiglie dei sei lavoratori migranti deceduti, mette in evidenza la rischiosa correlazione tra condizioni climatiche estreme e turni di lavoro eccessivi e fisicamente sfibranti. Dei 18 certificati di morte esaminati da Amnesty International, 15 non hanno fornito informazioni sulle cause alla base del decesso limitandosi a espressioni quali “grave crisi cardiaca originata da cause naturali”, “non precisata crisi cardiaca” o “acuta crisi respiratoria originata da cause naturali”. Il fatto che un’elevata percentuale di decessi sia attribuita a “disturbi cardiovascolari” rischia di oscurare l’altro fatto che un gran numero di decessi resta senza spiegazione. Questo è quanto indicano anche i dati provenienti dagli stati dell’Asia meridionale, dai quali arriva la maggioranza dei lavoratori in Qatar. Ad esempio, i dati ufficiali del Bangladesh mostrano che nel 71 per cento dei casi di connazionali morti in Qatar tra novembre 2016 e ottobre 2020 il decesso è stato attribuito a “cause naturali”. Un’indagine del Guardian ha rivelato che, nel 69 per cento dei casi di lavoratori provenienti da India, Nepal e Bangladesh tra il 2010 e il 2020, il decesso è stato attribuito a “cause naturali”. Uno dei principali rischi per la salute dei lavoratori migranti in Qatar, ampiamente documentato quanto prevedibile, è dato dall’esposizione a temperature estreme e a tassi elevati di umidità. Nel 2019 uno studio condotto dalla rivista Cardiology ha trovato una correlazione tra caldo e decessi di lavoratori nepalesi in Qatar e ha concluso che “almeno 200 dei 571 decessi per problemi cardiovascolari dal 2009 al 2017 avrebbero potuto essere evitati”. Fino a poco tempo fa la principale protezione contro i colpi di calore era il divieto di lavorare all’esterno in determinati orari, tra il 15 giugno e il 31 agosto. Nel maggio 2021, l’inizio del periodo è stato anticipato al 1° giugno e sono state introdotte due nuove misure: il divieto di lavorare all’esterno quando l’indice che misura caldo e umidità supera una determinata quota e il diritto dei lavoratori di fermarsi e presentare un reclamo al ministero per lo Sviluppo amministrativo e gli Affari sociali se temono un colpo di calore. Manca tuttavia ancora una misura fondamentale: periodi di riposo proporzionali alle condizioni climatiche e alla natura del lavoro. Il diritto dei lavoratori ad “autogestire” i ritmi di lavoro nella stagione calda, a causa dei rapporti di lavoro estremamente iniqui non risulta particolarmente utile. Le autorità del Qatar, uno degli stati più ricchi del mondo, hanno non solo tutte le possibilità ma anche l’obbligo di cambiare questa situazione. Amnesty International chiede loro di rafforzare le leggi sulla protezione dei lavoratori dalle temperature estreme introducendo periodi di pausa obbligatori e migliorando le procedure di indagine, di certificazione e di risarcimento per i decessi dei lavoratori migranti. Riccardo Noury Portavoce di Amnesty International Italia
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paoloxl · 3 years
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Morti in carcere: almeno tre decessi alla settimana - Osservatorio Repressione
Nelle statistiche pubblicate online dal ministero della Giustizia i dati ufficiali (e parziali) dell’ecatombe dietro le sbarre: 154 vittime nel 2020, contando solo suicidi e decessi per presunte cause naturali
Decessi per Covid e altre malattie, in cella, in infermeria e nei reparti detentivi ospedalieri. Suicidi. Overdosi da stupefacenti e psicofarmaci, inalazione del gas delle bombolette da campeggio usate per cucinare. Infortuni accidentali. Mancata liberazione di persone malate con pochi giorni da vivere. La fine per vecchiaia, dietro le sbarre. Un delitto, probabilmente.
Casi non chiari o non chiariti. Per il 2020, l’anno della pandemia fuori controllo e della strage post rivolte, il ministero della Giustizia conta e dichiara 154 decessi di persone sotto la custodia dello Stato: 61 detenuti si sono tolti la vita (stando alle apparenze iniziali) e altri 93 sono stati stroncati da «cause naturali» (voce che include i decessi per abuso di droghe).
Ragazzi e uomini, nella quasi totalità dei casi. Una media di tre morti la settimana, almeno. L’avverbio è d’obbligo. Dal prospetto degli «eventi critici» sul portale di via Arenula mancano gli omicidi, i decessiaccidentali e quelli per cause da accertare, pochi o tanti che siano.
Morti in carcere 2021: suicidi e casi da chiarire
Di carcere, in carcere, si continua a morire. Anche quest’anno le storie tragiche si contano già a decine. Per esempio. Yassine Missri stava alla Dozza, il penitenziario alla periferia di Bologna. Aveva 28 anni, faceva il barbiere. È stato trovato senza vita il 27 gennaio 2021.
Ambra Berti era della stessa età. Veniva da esperienze personali pesanti, soffriva la lontananza dai due figli piccoli e dagli altri affetti. È spirata nella casa circondariale Spini di Gardolo, a Trento, il 14 marzo 2021.
Alberto Pastore, rinchiuso a Novara, non è arrivato a 25 anni. Ha scelto di congedarsi dalla vita il 14 maggio 2021 con un gesto irreparabile, annunciato da tempo.
A  Genova-Marassi sembrava che Emanuele Polizzi, il 28 maggio 2021, si fosse suicidato. Poi due compagni di detenzione del 41enne sono stati indagati per omicidio volontario.
Detenuti morti: nomi e dati nel dossier 2021 di Ristretti Orizzonti
Per il 2021 il ministero di Giustizia per ora in rete non fornisce informazioni né sui singoli decessi né sulla conta parziale, lasciando fuori omicidi e eventi accidentali o da approfondire. Pubblicherà statistiche aggregate l’anno prossimo.
Numeri ufficiosi e provvisori e notizie arrivano dal prezioso dossier “Morire di carcere“. A curarlo sono i volontari di Ristretti orizzonti, il giornale fondato nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Da gennaio a fine luglio di quest’anno, scandagliando pagine e siti di cronaca e vagliando denunce e segnalazioni, i redattori della rivista e del rapporto hanno individuato e censito 78 vittime, restituendo loro la dignità del nome (dove possibile). Per svariate vittime le cause di morte sono da ricostruire, per 28 è stato suicidio.
Situazione carceri italiane: sui decessi manca trasparenza
Di molti carcerati morti si conoscono i dati anagrafici minimi, di alcuni nemmeno quelli. Via Arenula, il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, i provveditorati regionali, i singoli istituti, le procure e le regioni (con la competenza sulla medicina penitenziaria e sulla medicina d’urgenza) non rendono noti i singoli decessi in tempo reale (se non in casi eccezionali), né informazioni di base sulle vite perse e sulle circostanze.
A far filtrare all’esterno le notizie delle morti in cella in genere sono fonti sindacali, avvocati e associazioni, familiari, operatori. Il dovere di informazione dello Stato, dicono dall’ufficio stampa di via Arenula, è ritenuto assolto con la pubblicazione dei riepiloghi annuali degli «eventi critici segnalati alla sala situazioni del Dap», cioè notificati dai singoli istituti ai referenti romani.
Suidici nelle carceri italiane e morti per cause naturali
Nel  2019 i suicidi “ufficiali” sono stati 53 e i decessi per cause naturali 90, con un solo omicidio dichiarato ad integrazione delle tabelle online. Per il  2018  i funzionari  ministeriali censiscono 61 suicidi, 100 morti naturali, nessun omicidio,
Dal 1992 al 2020 il totale dei decessi in carcere per cause note (o presunte tali) supera abbondantemente quota 4.000 e senza contare poliziotti penitenziari e altri operatori : 1.514 i ristretti suicidi e 2.623 i reclusi stroncati da malanni e problemi di salute, più un numero imprecisato di vittime di uccisioni o omissioni.
Morti in carcere Modena: Antigone, la strage del Sant’Anna e altri casi
Antigone sta seguendo una serie di storie al vaglio alla magistratura e la strage del Sant’Anna di Modena (cinque vittime nella struttura emiliana e quattro durante e dopo i trasferimenti in altri penitenziari).
Per quest’ultimo procedimento, archiviato dal giudice, l’associazione ha presentato reclamo contro l’estromissione dal ruolo di persona offesa. E sta studiando possibili contromosse.
Omicidio colposo, ma c’è rischio prescrizione
Alfredo Liotta morì il 26 luglio 2012 in una cella del carcere di Siracusa. Aveva 41 anni e l’ergastolo da scontare. Una vicenda di «abbandono terapeutico», a detta di Antigone.
«ll personale medico e infermieristico non ha saputo individuare e comprendere i sintomi né il decorso clinico dell’uomo e le carenze conoscitive hanno portato al decesso Gli operatori succedutisi nella cella di Liotta, negli ultimi 20 giorni di vita, sono rimasti completamente passivi davanti alle sue patologie. Alfredo soffriva di epilessia, anoressia e depressione. Aveva smesso di bere e di mangiare».
In primo grado, il 13 ottobre 2020, cinque dei nove camici bianchi alla sbarra sono stati condannati per omicidio colposo. La sentenza è stata impugnata in appello. Sulla vicenda però incombe la prescrizione del reato, l’esito di svariate inchieste simili.
Morti sospette in carcere: mancano diagnosi e cure
Stefano Borriello, 29 anni, il 7 agosto 2015 venne stroncato da una infezione polmonare durante il tardivo trasporto dal carcere di Pordenone all’ospedale. Secondo la madre, stava male da giorni ma non era stato curato. Antigone, opponendosi alle richiesta di archiviazione, è riuscita a far portare in aula la vicenda. A giudizio è stato mandato il medico curante del carcere.
«Gli viene contestato  di non aver diagnosticato l’infezione polmonare letale. Non fece alcun rilevamento dei parametri vitali, non dispose un esame clinico-toracico». La mancata diagnosi portò a non «somministrare  antibiotici, quelli  che avrebbe evitato il peggiorare delle condizioni di salute e portato alla guarigione». Il processo è in corso, prossima udienza a settembre 2021.
Il ragazzo che non doveva essere in prigione
Valerio Guerrieri aveva 21  anni e problemi conclamati. Il 24 febbraio 2017 si tolse la vita a Regina Coeli. Non avrebbe dovuto essere in carcere. Un giudice, 10 giorni prima, aveva revocato la custodia cautelare in cella e disposto il ricovero in Rems, una delle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Dopo un doppio giro di richieste di archiviazione, e di opposizione, è stata disposta l’imputazione coatta per l’allora direttrice del penitenziario romano e un’altra dipendente ministeriale. Si ipotizzano i reati di rifiuto di atti di ufficio, indebita limitazione della libertà personale e morte o lesioni come conseguenza di un altro reato.
Jhonny il rapper, impiccato nel carcere di Salerno
Il 26 luglio 2020, a 23 anni, il giovane rapper Jhonny Cirillo si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo alla finestra del bagno di una cella della casa circondariale di Salerno. Avrebbe dovuto esser sottoposto ad un livello di sorveglianza elevatissimo, perché si era fatto dei tagli a un braccio.
Non solo. Era in condizioni mentali preoccupanti, manifestava scoramento, minacciava lo sciopero della fame e della sete, aveva chiesto il trasferimento in una struttura esterna specializzata. Il 22 aprile 2021 Antigone ha depositato un esposto-denuncia, chiedendo verità e giustizia anche per lui.
Torture, percosse, abusi e altri decessi da chiarire
Video, esposti e denunce di torture e pestaggi hanno riportato l’attenzione investigativa, e ministeriale, su altri casi che interrogano e inquietano: un detenuto morto nel carcere della mattanza di Santa Maria Capua Vetere (Lamine Hakimi di 27 anni, inizialmente considerato un sucida ) e i tre trovati senza vita a Rieti, dopo la sommossa di marzo 2020 (Marco Boattini di 40 anni, Carlo Samir Perez Alvarez di 28 e Ante Culic di 41, per cui si ipotizzò l’overdose).
«Ad oggi – asserisce l’ufficio stampa di via Arenula – non risultano episodi di decessi di detenuti all’interno degli istituti riconducibili a personale penitenziario».
Lorenza Pleuteri
da Osservatorio Diritti
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abr · 4 years
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Domenico Arcuri, (...) è della specie più pericolosa: uno che crede sul serio di essere un fuoriclasse, non importa quanto la realtà faccia muro: se i conti non tornano, al diavolo i fatti, se ne faranno una ragione. In realtà, (...) Arcuri (è) l’ennesimo boiardo, o superburocrate, (...) ne trovi a un soldo la dozzina e te li tirano dietro (un altro sta a Londra…), dalle sicure competenze: anche se nessuno saprebbe dire quali; neanche Arcuri, che è un po’ come la magistratura: garantisce per lui. Arcuri è Cassazione: quando dichiara qualcosa, quella è. Magari alla rovescia, ma quella è. Il rosario di gaffe nel tempo del lockdown è leggendario, roba difficile da mettere insieme in poche settimane (...): eccolo, ancora nel riscaldamento della pandemia, 22 marzo, alle prese con Lucia Annunziata: “Il Presidente del Consiglio Conte che governa questa macchina complicata ha chiesto e ottenuto dal Presidente Putin di far arrivare in queste ore, e arriveranno a Roma, alcuni aerei dell’Unione Sovietica che porteranno 180 medici, infermieri e ventilatori”. L’Unione Sovietica. Che si era sbriciolata 29 anni prima.  (...) I risultati, da quel grosso manager che è, non tardano ad arrivare: spara la notiziona dei “5 milioni di tamponi già pronti” e immediatamente il virologo Andrea Crisanti lo infila di rimessa: sì, ma i reagenti dove stanno? Al che Domenico replica: calma e gesso, stiamo facendo il bando. È il 12 maggio, in Veneto lo stesso Crisanti ha fiutato il pericolo per tempo ed è partito il 20 gennaio, quasi 4 mesi prima. Bando alle ciance! Quelle di Arcuri, che, non contento, infila subito un’altra perla: entra a gamba tesa nello smercio delle mascherine annunciando un prezzo calmierato di 50 centesimi e scagliandosi contro i “liberisti da divano”: la trovata dirigista del tovarish manager da sofà raggiunge l’effetto immediato di una sicura distruzione del mercato; (...) cassoni di robaccia cinese (l’ironia del fato non ha limiti, come l’incoscienza di certi fenomeni al potere) intercettati alla dogana, e quindi la fatidica soluzione all’italiana: arrangiatevi, va bene tutto, cartone, pannolenci, fazzoletti, scampoli di tappezzeria, si torna, anzi si resta, all’arte d’arrangiarsi. Ma niente paura: “Stiamo provvedendo”, raccomanda senza requie Domenico, che è uno dei Gerundio Boys di Giuseppi il quale lo apprezza al punto da mortificare chiunque si permetta una domanda – “Se lei ritiene di far meglio di Arcuri, la terrò presente”. E solo la buona educazione impedisce al giornalista Alberto Ciapparoni, di RTL 102,5, di rispondergli: tutti farebbero meglio di Arcuri. Der Uberkommissar non fa una piega, avanti per il suo sentiero di spocchia anche quando il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, lo pungola: “Il Commissario mi dica dove devo trovarle e noi ben volentieri le comperiamo.” (...).  Italia, porco paese che non riconosce le sue eccellenze. Nel frattempo, Giulia Presutti di Report si occupa di una attorcigliata faccenda di respiratori sequestrati e dissequestrati alla dogana: quando la stessa Presutti, durante la conferenza stampa del 2 maggio, lo incalza sul punto, Arcuri prima si agita, poi si mette a vaneggiare di calcio. (...) Resterebbe da rievocare l’ulteriore capolavoro sulla app Immuni, più volte annunciata in una bufera di confusione, di incertezze, di rinvii e di conseguente diffidenza negli italiani i quali, pervicacemente, non ce la fanno proprio a convincersi della straordinarietà del loro Uberkommissar. Cazzoni che altri non sono.  (...) Ancora poche ore fa, in occasione del “ritorno alla normalità” senza più barriere regionali, non si è tenuto dal tratteggiare orizzonti di sfiga: “Abbiamo riconquistato la libertà ma non dimentichiamo quei terribili giorni, pieni di morti. Senza una consapevole gestione dell’emergenza il virus si sarebbe esteso probabilmente in tutto il Paese con la stessa profondità e la stessa drammatica gravità”.  (...)  mai smettere di affliggere le populace scriteriato, incline alle movide, agli assembramenti, questo lumpenproletariat da guidare col bastone e la carota (ministro Francesco Boccia dixit, un altro che te lo raccomando). Lenin dove sei. Eh, non sconfinfera troppo ad Arcuri la libera uscita, la licenza dalla clausura, lui, da bravo nostalgico dell’Unione Sovietica, sogna una società regolamentata, in cui tutti controllano tutti (...). E, al di sopra, lui, Der Uberkommissar, il Leviatano con l’app, l’uomo della provvidenza, il supermanager che resiste ai governi e non sbaglia mai. Roba da mettersi in ginocchio al suo cospetto, alla Myrta Merlino: der Uberkommissar lives matter.
Max del Papa per nicolaporro.it via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/avere-faccia-come-arcuri-39-39-diciamolo-siamo-stati-238551.htm
Italia, porco paese che non riconosce le sue eccellenze: I GERUNDIO BOYS DI CONTE, quelli che “stiamo provvedendo” :D
L’invasione dei buropirla. Guardate che sono proprio così: CI CREDONO, e si credono tra di loro. Vivono in un universo parallelo, quello delle chiacchiere e distintivo al posto dei quark e dei bosoni. Gonde e Arcuri non sono solo due poveri scemi miracolati, sono molto peggio: sono due BURO-TERRONISTI. 
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kon-igi · 4 years
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IN CULO ALL’INCUBO DELL’INCUBAZIONE
Nella foga di trasformarmi nello splendido ed eroico condottiero di popoli stremati che vi guida fuori dall’orrore biologico di questi tempi contaminati verso una terra sterile e priva di qualsiasi parassita infettato da un micete infettato da un batterio infettato da un virus infettato da un prione che al mercato nero del dark web mio padre comprò, dicevo, nella foga di divulgare duro sono stato impreciso nel trasmettervi il concetto di 
PERIODO DI INCUBAZIONE DEL CORONAVIRUS
Dunque, per farvi capire cosa sia il periodo di incubazione (dal latino in+cubo, essere disteso dentro) di un determinato patogeno - parassita, fungo, batterio o virus - vi faccio un esempio della conosciuta quotidiana vita di ogni essere vivente.
Gianfoibo esce di casa in una fredda mattina d’inverno e nella fretta di salire sulla sua macchina e non fare tardi a lavoro pesta un enorme stronzo di cane mezzo congelato dalle rigide temperature notturne, appartenente a un alano a cui il padrone ha dato il nome di Enola Gay, in onore del cacciabombardiere B-29 Superfortress che il 6 Agosto del 1945 sganciò la bomba atomica su Hiroshima. Gianfoibo non si è accorto che il carraramato della suola dei suoi scarponi ha sguisciato un mazzo di guizzanti tagliolini marroni sul risvolto dei suoi pantaloni bianchi e quindi sale in macchina, infreddolito nel corpo e nell’anima. La prima cosa che fa dopo aver avviato il motore è sparare dell’aria calda sul parabrezza per disappannarlo e subito dopo immettersi nel traffico cittadino. Qualche neurone in fondo all’area piriforme della corteccia olfattiva vorrebbe avvertire ippocampo e amigdala che forse qualcosa non sta andando per il verso giusto ma Gianfoibo sta pensando alle tette di Scoliandra, la tizia che lavora in amministrazione, e quindi con un sorrisetto tra l’ebete e il salivoso devia il flusso dell’aria calda dal parabrezza ai piedi mezzi congelati. Gianfoibo si trova così a 10 secondi circa dallo scordarsi delle tette di Scoliandra e dal passare tre ore a bestemmiare in un autolavaggio per cercare di togliere la merda di cane spalmata su pedali e tappetini.
Avrete capito che la merda di cane è il patogeno infettivo e il periodo di incubazione è il tempo che intercorre tra il momento in cui esso vi si infila dentro ai calzini penetra nel vostro organismo e quello in cui si manifesta con un tanfo annichilente sintomi patologici.
ORA STATE MOLTO BENE ATTENTI 
perché a fronte di un vostro giusto desiderio smodato di informazioni precise, sicure e scientifiche che ognuno di voi esige dagli addetti ai lavori, questi ultimi per essere puntigliosi ed esaustivi devono aspettare di avere
TEMPO CONGRUO DI OSSERVAZIONE
NUMERI GRANDI DA ANALIZZARE
Le giuste critiche che sono state mosse a Burioni sono che lui, tecnicamente, ha fornito dati e previsioni esatti ma estrapolati da un contesto temporale troppo breve e limitato.
Se 10 ballerini novantenni di liscio vanno a mangiare il pesce in una trattoria romagnola, si beccano l’epatite A e muoiono in 9, tecnicamente è corretto dire che c’è stata una mortalità del 90% ma non è corretto dire che l’Epatite A ha una mortalità del 90% perché per potere estrapolare il dato avremmo dovuto far mangiare il pesce guasto a migliaia di uomini e donne, con età e patologie differenti e poi fare un confronto con il numero di morti di persone simili ma che non avevano mangiato il pesce guasto.
Questo è il motivo per cui non ha senso chiedere il tasso di mortalità, anzi, di letalità del Covid-19 a soli due mesi dall’inizio dell’epidemia, come non ha senso fare il paragone col tasso di letalità dell’influenza comune stagionale, poiché i dati precisi su quest’ultima li avremo, forse, a Maggio/Giugno.
Ritornando al PERIODO DI INCUBAZIONE DEL CORONAVIRUS - importantissimo per capire quando una persona comincia a diventare contagiosa - anche qua dovete tenere conto che dobbiamo fare una media tra 
Le narrazioni sui presunti primi contatti cioè quando una persona crede di aver preso il virus da qualcun’altro. Mica facile.
Le rilevazioni della concentrazione di virus nel rino-oro-faringe tramite tampone sulla persona infettata (10% di falso positivo, 20-30% falso negativo)
Differenziazione tra sindrome prodromica (sintomi e segni leggeri) e sintomatologia schietta (febbre e tosse)
Siccome i pazienti sono stati solo 80.000, di cui pochissimi esaminati accuratamente e secondo tutti i crismi, in linea di massima la persona può essere infetta dopo
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dal primo contatto, con un periodo medio di incubazione di 5,2 giorni (intervallo di confidenza al 95% da 4,1 a 7,0) con il 95° percentile della distribuzione a 12,5 giorni.
Anche se poi, leggendo i dati, vi renderete conto che sono numeri di massima che devono essere confermati con più precisione a livello statistico, discernendo i pazienti per inoculo di agente infettivo, via di inoculazione, tasso di replicazione dell'agente, suscettibilità dell'ospite, età, patologie pregresse o attive e risposta immunitaria. E per questo ci vuole tempo... mesi... ANNI, se si vuole essere seri.
Il PERIODO FINESTRA non è ancora chiaro, quindi non si sa dopo quanti giorni dal contagio il tampone faringeo può rilevare le concentrazioni di virus ma è ovvio che l’augurio migliore che ci possiamo fare è che quella forbice 2-14 possa diventare più precisa e fornire quindi una strategia di contenimento epidemico più efficace... visto che tanto gli italiani nessuno riesce a tenerli in casa per più di due giorni senza che debbano per forza uscire di nascosto a giocare la schedina.
Ora tornate pure a cancellare i messaggi che vi hanno inoltrato su whatsapp in cui vi spiegano come fare prove di respirazione per testare l’elasticità dei vostri polmoni e sapere se siete viruscoronati, il metodo per costruire mascherine di emergenza con carta igienica usata e come non prendere il virus dall’alluminio cancerogeno del deodorante ascellare che vi lascia in eredità il principe Nigeriano amico di donna russa calda vogliosa vicino a voi.
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