Tumgik
#Il mistero delle curiosità
turuin · 6 months
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Tra le cose belle di fine anno, il maestro da cui prendo lezioni di chitarra (e armonia, e teoria musicale) da qualche settimana. Tra il fatto che le mie lezioni non hanno più alcun fine professionale o lavorativo ma solo la pura inadulterata curiosità e il fatto che tutti e due siamo dei gran chiacchieroni, ogni minimo spunto apre un universo intero di possibilità e conversazioni sul perché delle cose. E, seppure per poco, io sto bene a parlare di queste cose, mi riconciliano col mistero giocoso del fare musica, infinitamente semplice e infinitamente complesso allo stesso modo, come poche altre cose al mondo.
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elorenz · 5 days
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In certe occasioni la gelida visione dell'ignoto mi attira, la primitiva paura che scatena l'incertezza e l'assenza delle leggi naturali mi incuriosisce e fodera la mia testa di domande. Non c'è morbosità nelle osservazioni che il passaggio dall'esistenza all'inesistenza mi promuove nel pensiero ma pura e semplice curiosità. È un tipo di ignoranza che, se non comportasse la dipartita di ciò che sono, mi piacerebbe colmare.
Nell'adolescenza era un richiamo, una tentazione che poneva fine alle sofferenze - che poi, come natura della maturità impone, ti rendi conto non essere nulla rispetto ad altre che affronterò - adesso è semplicemente un tassello che manca, un qualcosa su cui mi capita di ragionare ed azzardare teorie. E sebbene sia legato alla realtà dalla natura stessa della vita che reputo un bene inestimabile, quella dimensione di mistero e buio è un qualcosa a cui, di tanto in tanto, sento di appartenere.
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susieporta · 3 months
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Sei di Denari.
"E se il Mondo fosse a colori?".
Le Energie di chiusura non sono semplici da affrontare.
Smettere di soffrire per il Passato non è una decisione della Mente. E' un processo delicato e profondo. Che richiede coraggio e volontà, perseveranza e amore.
Scegliere di stare bene, di riaccendere la fiamma del Cuore, riportare il sereno e il colore nella propria Esistenza, non avviene per una scelta ragionata.
Fosse così semplice avremmo già risolto le pene di un'intera Umanità spezzata.
Il motore del Cambiamento è una scintilla. Una scossa elettrica che attraversa fulminea tutta la schiena. Un bagliore interiore che mette fine all'immobilità.
Accade quando il nostro Sistema giunge ad un atto di morte e, nella paura di negare definitivamente se stesso, sceglie con un balzo di riappropriarsi della Vita.
E da quell'attimo così folgorante ed imprevedibile, si avvia l'avventura più straordinaria che un incarnato possa vivere: la Rinascita.
Con alti e bassi, piccoli traguardi e grandi cadute, momenti di esaltazione seguiti da sensazioni di intollerabile perdita.
Poi arriva la Fine.
E noi ci eravamo talmente abituati a stare dentro la perenne sensazione di "montagne russe", che fermarsi è dura.
Ci sembra di non aver fatto abbastanza. Di dover fare di più. Di avere necessità di sistemare ancora mille cassetti disordinati.
L'illusione del controllo.
Non è la "perfezione" il fine della Rinascita.
Ma la bonifica di un appezzamento lasciato incolto e abbandonato a se stesso, la semplice predisposizione di una terra sufficientemente nutriente e concimata per accogliere nuove piantine e consentirne la lenta e progressiva fioritura e maturazione.
Non sparirà il dolore dalle nostre Vite.
O perlomeno non in questa fase transitoria.
Ma sarà gestito e affrontato con gli strumenti della consapevolezza.
E non tornerà certo per dirci che siamo "sbagliati" o che non siamo degni protagonisti dell'Evoluzione.
Ma per ricordarci di riassestare il timone ogni tanto. Di mantenere ferma la rotta, soprattutto quando il mare sembra essere in procinto di accogliere tempesta.
Le "Emozioni" non sono nemici da negare, evitare, domare o nascondere.
Sono Carne e Sangue.
Sono patrimonio inestimabile dell'Essere Umano.
Sono preziose.
E coloro che vorrebbero assoggettare il collettivo, ne usano l'appiattimento per dominare e imporre il loro potere, per manipolare, per portare spegnimento e assenza.
Lo Spirito ora si fa Materia.
Il potere Divino si fa Uomo. Entra nella Carne. La rivitalizza.
L'Atto creativo si rende virtù dell'Umano Cosciente.
E si muove attraverso il grande mistero della Vita, si risolve dentro la sua immensa abbondanza, nella variopinta e complessa tavolozza dei sentimenti e delle emozioni.
In un arcobaleno di infinite tonalità di colore.
Non stiamo chiudendo con il dolore.
Lo stiamo inserendo tra le innumerevoli sfumature dell'Esistere.
Stiamo dipingendo un nuovo quadro.
Utilizzando con sapienza e ispirazione tutte le tonalità possibili, senza automatismi sterili, senza la rabbia di non essere compresi, incapaci, impotenti.
Senza la tanto temuta "sindrome del foglio bianco".
Stiamo esprimendo la Grazia Divina in un Mondo reale, concreto, presente.
Chiudere con il mondo grigio del Passato significa imprimere Passione, risvegliare i sensi, dare voce all'Anima, radicare la piena Presenza senza più paura di essere feriti o di ferire.
Un traguardo dalle mille sfumature e profumi.
Complesso. Certo.
Come complesso è l'Animo umano.
Ma è proprio questo il bello: appassionarsi alla complessità.
Uscire dallo stato vegetativo e sperimentare con ardore e curiosità il proprio potenziale, l'innato talento creativo, la capacità di amare e di essere amati, di rispettare l'Altro e di essere rispettati, di collaborare, di viaggiare, di costruire, di espandere.
Tutto.
Tutto insieme.
Senza timore di sbagliare o cadere.
Accadrà. Cadremo ancora.
Ma anche questo sarà Vita.
E ameremo quella caduta con tutto il Cuore, senza drammi, senza giudizio, senza colpe, senza vergogna.
Febbraio ci vuole passionali.
Non rabbiosi. Non rivendicativi. Non spenti o recriminanti.
Passionali.
Forza! E' tempo di spostarci dalla fossa degli zombie.
La Vita chiama a gran voce!
Non facciamola aspettare!
Mirtilla Esmeralda
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khrenek-art-gallery · 7 months
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Nascosto nelle profondità dell'Amazzonia peruviana c'è un enorme volto scolpito su una scogliera di pietra.
La "faccia di Harakmbut" è lì da quando si ha memoria, ma è difficile da individuare e accedervi.
È di origine sconosciuta e si trova nelle foreste della Riserva comunale Amarakaeri, nella provincia del Manu, del dipartimento di Madre di Dio, nel sud-est del Perù.
Per gli Harakmbut (popolo indigeno amazzonico) il volto è stato scolpito dai loro antenati e non è un prodotto naturale. La foresta amazzonica, è uno dei luoghi che ha suscitato maggiore curiosità nelle persone, purtroppo però, non è stata studiata in modo approfondito.
Anche se alcune delle sue zone rimangono vergini, perché non sono state visitate dai ricercatori, si ipotizza che sia piena di enigmi. Forse con il passare degli anni e l'aumento della vegetazione, sono scomparse importanti vestigia del mondo antico.
Tuttavia, sono state fatte anche alcune scoperte importanti, come il famoso “ Volto di Harakmbut ”.
E' forse la prova che i giganti sono esistiti? In giro per il mondo sono stati rinvenuti un gran numero di petroglifi che sembrano raccontare la vita di giganti. Anche il volto colossale di Harakmbut non è l'unica indicazione che suggerisce l'esistenza di grandi esseri che vivevano sulla Terra.
La formazione rocciosa ha suscitato scalpore nella società quando è stata trovata. Chi ha potuto modellare una roccia in modo così perfetto? Con le grandi scoperte che sono state fatte in tutto il mondo, tutto indica che i nostri antenati possedevano una tecnologia che noi non conosciamo.
Gli indigeni che vivono nella zona circostante, lo riconoscono da tempo come il “dio della foresta”. Si dice che abbia il compito di fornire protezione a questo luogo, e per questo motivo lo adorano.
Osservando l'immensità dell'enigmatica pietra con il volto di una persona, sorgono molte incognite a cui nessuno è ancora riuscito a rispondere.
È possibile che questa creazione sia una traccia di società altamente sviluppate che esistevano nell'antichità? La risposta è ancora un mistero irrisolto.
E' forse una semplice coincidenza causata dalla natura? Alcuni scienziati sono giunti alla conclusione che si tratta semplicemente di un fenomeno perfettamente modellato da Madre Natura. Ma è possibile che una struttura così impeccabile sia frutto del caso?
E' un po' difficile da credere. Per le dimensioni della colossale roccia dove si intravede il volto umano, le caratteristiche sono davvero sorprendenti.
A prima vista puoi vedere che i lineamenti sono molto precisi e quasi perfetti. È quasi impossibile pensare che sia stato creato dal caso.
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zizijeanmaire · 9 months
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Luis Jouvet, Medellin, ore 3 del mattino, aprile 1943.
Il sipario è calato. Lo spettacolo è finito. Nessuno è venuto a trovarmi. Sono salito nel mio camerino, solo. Che strana sensazione, sempre, quella di essere ancora truccati e restare così “a metà” sospesi tra il teatro e la vita laica. Scrivo, come è mia abitudine, le osservazioni della recita. Questa sera, ho notato che l’attenzione del pubblico al terzo atto era più alta, più intensa del solito. Mi sono sentito commosso e turbato da una specie di perdita d’identità che mi ha fatto paura. La platea era un cratere che fiammeggiava in silenzio, un riverbero quasi insostenibile. Io dicevo il mio testo come sull’orlo di un abisso con il terrore di urtare su una parola e precipitare giù. Forse mi sono mancati questa sera, il controllo ed il sangue freddo. Forse ho ascoltato troppo, la sala. È un mio difetto. E forse mi sono spinto troppo in là e troppo a lungo. Ma come “fare il teatro” senza pensarlo, senza porsi delle domande? Come stare in mezzo alla gente e non guardarla e non chiedersi, non interrogarsi sul teatro e sul mestiere dell’attore ? Su quello che “il teatro” è? Perché è? Perché lo si fa? Dopo trent’anni di pratica, il teatro mi appare ancora in tutti i suoi aspetti soltanto come un mistero. Provoca in me dei turbamenti profondi, dei disordini interiori difficili da spiegare. So soltanto che ci sono due modi per fare o considerare il teatro: alla superficie o in profondità, o meglio in altezza, voglio dire proiettato nella verticale dell’infinito. Per me, il teatro è questo: una cosa dello spirito, un culto dello spirito. O degli spiriti. Divisa, lacerata continuamente tra sentimenti contrari, la mia vita è passata nel teatro, in una servitù volontaria, dove il disgusto e la vergogna si sono mescolati sempre con il fervore e la fiducia e lo scoraggiamento con l’entusiasmo. Come tutti quelli che operano ed agiscono ho tentato d’imparare e di capire questo gioco, che gioco non è, del recitare e le ragioni di coloro che al gioco partecipano. Non l’ho capito. Ma nonostante tutte le delusioni che ho provato, in questa vita d’illusioni, tutto mi appare ancora oggi meraviglioso, anche se incomprensibile. Chi sono coloro che vengono a sedersi, una sera, in una sala di teatro? Chi sono coloro che parlano e si muovono sulla scena? E chi è colui che ha scritto un’opera drammatica? Tutto ciò che ho cercato di fare nel teatro, tutto ciò che ho cercato di conoscere mi lascia insoddisfatto. Se mi guardo a fondo non ho fatto altro che cercare di sapere e di tutte le calde emozioni che alcuni momenti drammatici mi hanno dato, soprattutto quando parevano indicarmi una scoperta vicina, solo questa curiosità mi resta. La scoperta non l’ho fatta. Continua la ricerca.
Può chiamarsi questa “la ricerca di un dogma?” È l’effimero del teatro che mi fa presentire in lui qualcosa di più grande, dietro? Sono le sue bassezza e le sue miserie che mi fanno cercare delle compensazioni? O è il desiderio di durare, di sopravvivere che mi fa vedere nel teatro qualcosa di spirituale, una specie di rinascita dalla morte, ogni sera? So che c’è in me una tendenza dogmatica e una tendenza mistica. Ma io sono e resto un attore che guida una compagnia di attori, non una specie di santo chiuso nel suo ritiro. Eppure io sento che in questa vita del teatro c’è una specie di corruzione, che nel teatro ci sono sempre degli elementi di corruzione. Essi vengono molto spesso fuori, da coloro che vogliono entrare nel teatro senza averne il diritto. Molto spesso dall’ignoranza di coloro che lo praticano oppure dall’impossibilità di essere sempre all’altezza di quello che io chiamo “stato drammatico” (e che cos’è poi questo teatro?). Intrusi, profani, dilettanti, povera umanità che cerca in qualche modo di raggiungere il sublime. Il teatro: creazione degli uomini per arrivare più in là, più in su? Esorcismo per combattere, ognuno di noi, i fantasmi che ci abitano? Gioco puerile che non va né più in là, né più in su di un gioco di bambini? Nessuno è ancora riuscito a trovare delle spiegazioni vere che riempiano il vuoto immenso di queste domande: cos’è il teatro? E perché si va a teatro? Perché si fa il teatro? E i rischi? È un mestiere quello del teatro in cui si rischia continuamente il disprezzo e la perdita di se stessi. E io ? Per quale anomalia, per quale sregolatezza dei miei sentimenti, proprio come dicono i Padri della Chiesa, mi sono ridotto a questa condizione di volere “far finta” per tutta una vita, di imitare, di … Ma perché “quelli” che mi guardano attoniti e commossi, in silenzio? Forse perché il teatro è fatto per insegnare agli altri altre cose che avvengono intorno a loro, perché essi credono o capiscono che coloro che recitano, sono là per “rivelarli” a loro stessi. Forse il teatro serve per fare sentire loro he hanno un’anima e un’anima immortale. Se è così, allora io sono l’intermediario di un’operazione altissima! Comunque sia, il mio mestiere è l’arte di fare credere qualcosa che non è, l’arte dell’apparenza. Far questo come una “maniera d’essere” e in questo esercizio trovare un equilibrio interiore per potere vivere. Trovare un equilibrio nel suo disequilibrio. Vivere nello sdoppiarsi. Perdersi nel teatro per ritrovarsi. Il segreto dell’attore, forse il segreto di tutto il teatro è qui… e i miei, sono propositi inutili. Ma possono fissare per l’anno 2000 (soltanto qualche decennio da oggi) lo stato d’animo di un attore qualsiasi, in un anno dell’epoca travagliata che stiamo vivendo. Un attore che reinventa, ogni sera, resuscita ogni sera il teatro con tutta la tenerezza che ha per amarlo meglio. È tardi. Non sono andato avanti di un passo. Tutto resta confuso, come sempre. Ho scritto. Sono stanco e non ho nemmeno il coraggio di rileggermi. Mi strucco
Luis Jouvet
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Sellerio
Buona lettura a tutti!
PICNIC A HANGING ROCK di Joan Lindsay
“Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell'anno 1900 e tutti i personaggi sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza”.
All’Appleyard College, una rinomata scuola per signorine di buona famiglia, situata in Australia a poca distanza da Melbourne, si respira un’atmosfera di profonda allegria e di grande trepidazione: è l’alba del 14 febbraio del 1900 e le ragazze, tutte vestite di bianco, si preparano per una scampagnata a Hanging Rock, un immenso gruppo roccioso di origine vulcanica che costituisce il simbolo del paese.
La direttrice, la severa e arcigna Mrs. Appleyard sovrintende ai preparativi, mentre le ragazze si scambiano i biglietti di San Valentino. Tra loro spiccano le tre allieve più grandi: Miranda, la più bella, la più riflessiva e la più amata del collegio, Irma, la più ricca e Marion, la più intelligente. L’attempata Miss Greta McCraw, insegnante di matematica con il naso perennemente infilato in un libro e Mademoiselle Dianne de Poitiers, insegnante di francese e di ballo, giovane, elegante e ricca di fascino, sono le accompagnatrici.
Quella che dovrebbe essere una giornata di festa si trasforma in tragedia: una volta arrivata a destinazione, l’allegra brigata si dispone a trascorrere la giornata oziando, ma Miss McCraw, Miranda, Irma e Marion, seguite dall'insulsa Edith, una ragazza lagnosissima, definita dal narratore l’asina del collegio, si avventurano sulla cima della Hanging Rock e non faranno più ritorno. Soltanto Edith e Irma, in momenti diversi, verranno ritrovate, ma non saranno in grado di spiegare cos’è accaduto alle altre. Nonostante le ricerche, neanche i corpi delle scomparse saranno rinvenuti, come se la montagna le avesse letteralmente inghiottite.
Picnic a Hanging Rock è un mystery d’atmosfera in cui le descrizioni di una natura lussureggiante e selvaggia si alternano agli eventi successivi alla scomparsa delle tre ragazze e della loro insegnante durante la gita organizzata dal collegio. Il romanzo è caratterizzato dal tema del perturbante: la normalità, ciò che ci è familiare, diventa estraneo e spaventoso, provocando ansia e disagio. Una tranquilla gita in montagna non si trasforma in una semplice tragedia, ma in qualcosa di ignoto e terribile con cui tutti i protagonisti del romanzo dovranno fare i conti. La Hanging Rock si erge in lontananza, quasi fosse una creatura senziente in grado di influire in modo determinante sulla vita (e la morte) di tutti i personaggi.
Il manoscritto originale del romanzo comprendeva un finale con la soluzione del mistero: il cosiddetto diciottesimo capitolo. Tuttavia, l’editore convinse la Lindsay a rimaneggiare il romanzo, lasciando il mistero senza soluzione. L’autrice affidò al suo agente il compito di pubblicare il capitolo mancante dopo la sua morte. Ciò è avvenuto nel 1987. L’edizione italiana non comprende il diciottesimo capitolo che, in ogni caso, può essere reperito facilmente online in lingua originale con il titolo The Secret of Hanging Rock.
COSA MI È PIACIUTO
Ho avuto la fortuna di leggere questo romanzo con il gruppo di lettura #oldbutgold gestito da Teresa, Bee Book a Lula e la sottoscritta, al quale si sono unite tante lettrici e alcuni lettori con i quali abbiamo discusso ed esaminato i vari aspetti del romanzo.
Personalmente ne ho amato ogni pagina, soprattutto perché il tema del perturbante, ampiamente trattato nel romanzo, mi ha ricordato L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, uno dei miei romanzi prediletti. Inoltre, proprio quest’anno la casa editrice Sellerio ha deciso di ripubblicare una nuova edizione di Picnic a Hanging Rock dalla copertina estremamente evocativa e volevo assolutamente che questo splendido volume facesse parte della mia biblioteca.
COSA NON MI È PIACIUTO
Il romanzo ha pienamente soddisfatto le mie aspettative, ma non ne consiglio la lettura a chi non ama le pagine descrittive e ritiene che ogni mistero debba avere la sua soluzione.
L’AUTORE
Joan Lindsay (1896-1984), scrittrice e commediografa australiana, oltre a Picnic a Hanging Rock (1967), pubblicato per la prima volta da Sellerio nel 1993, oggetto di una celebre versione cinematografica di Peter Weir e di una serie TV nel 2018, ha pubblicato il libro di memorie Time Without Clocks (1962).
LA CASA EDITRICE
La Sellerio è nata nel 1969 a Palermo da Elvira Giorgianni e suo marito Enzo Sellerio su ispirazione di Leonardo Sciascia e dell’antropologo Antonino Buttitta. La casa editrice ottiene visibilità nazionale (e internazionale) con la pubblicazione nel 1978 de “L'affaire Moro” di Sciascia. Cresce il numero delle collane, a cominciare da “La Memoria”, oggi simbolo della produzione selleriana. Fra gli scrittori che hanno collaborato con la casa editrice: Gesualdo Bufalino, lanciato nel 1981, vincitore del Premio Campiello e del Premio Strega, e Andrea Camilleri ("padre" della serie TV Montalbano).
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klimt7 · 1 year
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LA MAPPA DEL CORPO
( prima parte )
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Si allontanò dal letto e fece due passi verso il comodino per prendere anelli e braccialetti.
Le dissi di chiudere la porta dietro di sè, arrendendomi all'intorpidimento che gradualmente si impadroniva del mio corpo semiaddormentato.
Mi sentivo scisso in due persone: una era ancora stupita per ciò che questa ragazza aveva fatto con il massaggio e desiderava solo annullarsi in quel paradiso sensuale, mentre l'altra, razionale e pragmatica sapeva solo che era un massaggio speciale, nè più nè meno.
Rivissi la sensazione di come toccava il mio corpo e sussurrai dentro di me che non si trattava di un massaggio innocente.
E neanche di semplici sensazioni che si trasmettevano attraverso le mani. Assolutamente no. Anzi al contrario, lei aveva decifrato il mio corpo e lo conosceva come io non lo avevo mai conosciuto prima.
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"Il mio corpo era un villaggio damasceno" come recita una poesia e una città mondiale, come lo conosco ora.
Il mio corpo sotto le sue mani pulsava di una vita, fino ad ora ignorata ed era una città piena di sensazioni, non morta come questa in cui viviamo.
Dormivo supino quando la sentii salire sul letto e poi montarmi come se stesse cavalcando un cavallo.
Si sedette sua schiena, mi strinse le cosce attorno alla vita e cominciò piano ad accarezzarmi ritualmente le spalle, il collo e poi la schiena. Aveva mani esperte e allenate, quasi veggenti che somigliavano a quelle degli antichi indovini.
Mi toccava il corpo con i polpastrelli fino ai muscoli stanchi e irrigiditi e poi con mani esperte, li palpava, li tirava, li modellava, li strattonava e se percepiva una contrazione lavorava per interi minuti col suo gomito per scioglierla e non si stancava. Non mollava la presa fino a quando non vi ripulsava la vita.
Grazie alle sue mani, scoprii muscoli nascosti che non sapevo di avere, piccoli muscoli tra la spalla e la schiena e tra la vita e il sedere.
Lei mi afferrò il braccio destro e lo portò dietro alla schiena, mi aprì il palmo della mano e me lo spinse su una delle natiche, poi con la sua tenera mano, stretta alla mia - palmo a palmo - si mise a esplorare i muscoli delle mie braccia rivolte verso l'alto.
Un'intesa affettuosa attraversava le nostre dieci dita ripiegate, con onde di tenerezza e passione che fluttuavano tra le nostre mani intrecciate delicatamente, mentre con l'altra mano mi massaggiava piano i muscoli della spalla.
Con quel movimento mi trasmetteva un segnale che non avevo mai conosciuto prima, mi apriva una nuova porta dei sensi e illuminava sentieri mai esplorati.
Il mio corpo ora era pieno di vita, vibrante, carico di luce dopo una vita nell'oscurità.
La mano di quell'esile ragazza era il visitatore misterioso della città, l'angelo che nessuno vedeva, ma che con la sua presenza inondava gli spiriti di serenità e tranquillità.
Con una dolce pressione, ferma e misurata, mi massaggiava e mi premeva sulla schiena rivelando una delicata forza.
Non si trattava solo di un massaggio cieco e neutro, quello che mi faceva alle natiche ma in quelle mani c'era un fascino segreto nascosto, che mi si diffondeva per tutto il corpo.
Mi venne la curiosità di guardarla in volto, tanto più che se ne stava in completo silenzio.
Cercai di captare il suo respiro ma non sentii nulla, non ansimava e forse nemmeno respirava.
Pensai a quello che potevo domandarle.
Mi venne in mente di chiederle quando aveva cominciato a fare i massaggi. Mi voltai verso di lei. Avevo appena iniziato la frase quando mi guardò con occhi simili a quelli di una fata di antiche leggende che in un lampo annullavano con la loro esistenza magica, la realtà, e sorridevano prima di scomparire, malgrado l'ambiguità.
Hai letto il mio destino attraverso la mappa del mio corpo? Mi preparai di nuovo, ma persi la memoria nel giardino dei sensi.
Scoprii anche che non avrei potuto rispondere a domande sul mistero delle mani di quella ragazza, se non avessimo ripetuto quell'esperienza.
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Nel mio torpore vidi la zingara che avevo conosciuto un giorno lontano, in un paese che ormai avevo completamente dimenticato, ma di lei ricordo che era slanciata con belle ed esili mani dalle vene evidenti, con lunghi capelli e gambe snelle, che si scoprirono un poco quando si sedette a terra per leggermi la mano.
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Nel sogno, mi si avvicinò, mentre stavo aspettando un taxi per raggiungere un posto che non ricordo e mi disse: " Vuoi che ti legga la mano?" Mi girai verso di lei con un sorriso sarcastico.
I miei occhi incontrarono i suoi d'acciaio, con dentro una lucentezza brillante.
Mi sentii come ipnotizzato da una forza soprannaturale: due potenti occhi neri che stregavano chiunque li guardasse.
Le diedi la mano e lei l'afferrò senza badare ai passanti pieni di curiosità, la osservò attentamente e a lungo, poi disse che le linee della mano erano incomplete.
La guardai a bocca aperta per esprimerle tutta la mia incomprensione.
Fece segno ad un taxi di fermarsi, mi indicò la macchina, io entrai senza esitazione e subito mi si sedette accanto.
Disse all'autista qualcosa in una lingua che non riconobbi, e l'uomo con una lunga barba bianca annuì un paio di volte e ci condusse verso l'ignoto.
Mi voltai verso di lei e rimasi sbalordito: era una ragazza intorno ai venticinque anni.
Ora quando ricordo quel sogno, mi rendo conto che la giovane massaggiatrice non assomigliava molto alla chiromante zingara, ma mi comportai come fosse la stessa persona.
Sempre in quel sogno, le sue cosce splendevano di un bianco intenso, sotto la gonna di jeans rialzata, corta e stretta.
Credo indossasse la gonna sotto una leggera abaya nera. All'improvviso la sua pelle divenne color del grano come se quel candore fosse apparente, e mentre pensavo che il fenomeno fosse tale per via dell'oscurità la pelle si colorò di un bel colore rosato e prima che mi rendessi conto di quel cambiamento improvviso, la sua pelle assunse di nuovo un colore abbronzato che la facevano somigliare ad una affascinante giovane zingara.
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La fissai a lungo, aprì leggermente le palpebre. Una volta cessata la potenza del suo sguardo diretto, potei contemplare la bellezza di quei grandi occhi, mentre i capelli neri, morbidi e pesanti come quelli delle "Jinn" delle favole, le scendevano lungo la schiena, avvolgendole la vita.
Guardai fuori dal vetro appannato, su cui scorrevano gocce di pioggia lucenti. Sembrava uno schermo su cui vedevo le scene di un film girate in tempi e luoghi diversi.
Passammo attraverso città moderne, grattacieli e torri, da cui ci allontanammo rapidamente verso un'ampia strada che correva parallela a una vasta valle verde. Ma non riuscii a distinguere alcun dettaglio a causa della fitta nebbia che ci circindava da ogni parte.
La guardai furtivamente e mi accorsi stupito che la sua testa era calva: non capivo dove fossero i suoi capelli e quando li avesse persi.
La cosa sorprendente era come la testa calva apparisse minuta. I nostri occhi s'incontrarono e notai che mi stava fissando con una crescente e strana tenerezza. Avrei voluto abbracciarla e sentire la sensazione di toccarle la testa, ma non lo feci.
Distolsi lo sguardo da lei e fui assorbito dall'onda dei sogni che per un momento fu in grado di cambiare di nuovo il colore della sua pelle che tornò roseo mentre i capelli mi parevano arrivarle ai piedi.
Ora sembrava una vecchia profetessa dei tempi antichi, che salvava le anime di coloro che ancora non avevano commesso peccati.
Fui completamente rapito ed emisi involontariamente un rantolo, simile a quello di una persona che sta per annegare ma che poi riesce ad uscire dall'acqua.
Mi lanciò uno sguardo che conoscevo bene. Era davvero lo sguardo di una Jinn che sapevo di non dover mai guardare negli occhi.
Mi avevano avvertito, ma dentro di me mi ripetevo che, anche fossi stato attento, non sarei sfuggito al destino.
Non ricordo come passammo dalla macchina a quel luogo spazioso. Un prato verde come quelli che delle fiabe si trovano davanti alle foreste. Stava correndo e io la rincorrevo tuttavia cona sensazione di star scappando da lei.
La mia immaginazione galoppava e capii che non sarei riuscito a raggiungerla.
È così che la mia mente riusciva a ragionare, mentre correvo più veloce del vento e lei, continuando a tenere la stessa velocità, si trasformava in una bambina.
Poi la vidi sollevarsi pochi centimetri da terra e volare, mentre il mio terrore aumentava di pari passo con la mia fantasia che superava ogni realtà; forse era un caso di deja vu, sicuramente avrebbe ritoccato terra e poi si sarebbe rialzata all'improvviso, rivolgendomi un sorriso infantile prima della sua repentina e drammatica trasformazione in un lupo che mi aspettava al varco con un ghigno vorace ed astuto.
E così vidi la scena, prima che accadesse, dentro la mia mente: io non riuscivo a smettere di inseguire la ragazza anche se ero sicuro che si sarebbe fermata all'improvviso, rivolgendosi verso di me nel momento in cui si stava trasformando in lupo.
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Di quale incantesimo ero vittima?
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Potevo sentire le sue parole acute che mi parlavano del mio destino, del mio passato e del mio futuro.
Nel sogno sentivo tutta la purezza del mio animo come se fosse pieno di un'energia di luce incandescente e vedessi davanti a me dettagliatamente tutto il mio futuro di felicità e di miseria. Nel dormiveglia mi resi conto che stavo sognando, ma una forza occulta mi stava spingendo a rimanere in uno stato di incoscienza.
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( Continua )
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I commessi della Giunti si staranno ancora chiedendo che strano genere mi piace ahah ma è difficile spiegarmi e poi chissà se gli è rimasta la curiosità di che libro cercavo di descrivergli al commesso che era convinto di aver capito i miei gusti e ha tentato di consigliarmi un libro che non ci azzeccava nulla ahah
Tutto è iniziato con mamma che ha voluto chiedere del terzo libro della saga di Tilly che cercavo tra gli scaffali inutilmente, dopodiché questo commesso mi si avvicina e cerca di sbirciare i libri che ho in mano: due fantasy per ragazzi, però mi ha raggiunta nel settore narrativa per adulti, quindi già lì era curioso di capire perché mi trovassi in quel settore con quel genere di libri in mano ahah e quindi mi chiede "che libri leggi?" E io oddio mo cosa gli rispondo, quindi con voce nasale perché raffreddata cerco di dire "spazio tra ragazzi e adulti" per non dire spazio tra bambini-ragazzi e adulti ahah, e mi sorride incuriosito per poi lasciarmi finire di guardare gli scaffali prima quello a parete in cui mi aveva colpita una ennesima copertina cute con dei libri disegnati e nel titolo la parola libreria, è diventata una fissa ultimamente e soprattutto ne sono davvero un sacco di questo genere, ma mi ritrovo a poggiarlo quasi subito per via della sintesi nella pagina interna della copertina, penso "ah l'ennesimo libro che inizia con un lutto, un locale lasciato in eredità o problemi vari stavolta un'amicizia molto particolare che non ha età ma comunque non di mio gusto o almeno credo, fatt'é che l'ho poggiato. Ho continuato a guardare lo scaffale spuntando mentalmente: quello lì l'avevo già scartato, quello l'ho in eBook e gli altri uffa tema guerra e drammi vari, mi resta solo lo scaffale basso dei romanzi rosa, mah non penso di trovare nulla qui ma non si sa mai. Sempre gli stessi e poi mi colpisce un titolo diverso finalmente! Oh stile libreria ma un magazzino dei sogni, molto interessante, uh scrittrice coreana sempre più interessante, "ti prego che non inizi con qualche disgrazia anche questo" penso mentre apro la copertina alla sinossi, leggo e esclamo a voce abbastanza alta da attirare l'attenzione di mamma "finalmente qualcosa di originale! Diverso dagli altri! Va bene questo come terzo libro da farmi regalare dalla nonna per la laurea al posto di Tilly"
Andiamo in fila per pagare quando quel commesso mi fa "vieni che ho visto che libro ti interessa e penso di sapere quale altro libro può essere di tuo interesse" io lo seguo incuriosita ed emozionata wow si è proprio così tanto interessato, lo so che vuole semplicemente vendermi un altro libro ma ero comunque adrenalinica, ci ritroviamo di nuovo nel settore ragazzi e io gli faccio ah penso di aver capito a che libro ti riferisci! E lui un po' ridendo mi guarda e dice "no mi leggi anche nel pensiero ora!" Spoiler a quanto pare no ahah visto che pensavamo a due libri lontani anni luce dall'essere lo stesso genere ahah, quindi gli spiego che l'illustratrice del libro a cui alludevo è la stessa di quelli di Tilly e che prima l'avevo visto lì solo soletto e avevo pensato "ecco a te devo ancora leggere!" E lui mi dice "ora me lo devi mostrare che sono troppo curioso", niente non lo sono riuscita a ritrovare e non ricordandomi il titolo ma solo copertina fucsia-viola, una ragazza dietro un tavolo con delle pozioni magiche e una V da qualche parte nel titolo e non ritrovandolo nemmeno su internet o nella mia lista di quelli da leggere è rimasto un mistero per il commesso curioso ahah
Nel frattempo gli avevo mollato i 3 libri già sicuri dell'acquisto per continuare a cercare quella benedetta copertina fucsia, quindi lui li va a portare in cassa perché naturalmente non fa il fattorino ahah e mentre cercavo ancora sul telefono arriva la commessa donna, che non aveva capito che la ricerca la stavo facendo per il collega e non per me e poi una volta capito ciò cerca in tutti i modi di convincermi a leggere dei fantasy proprio tanto fantasy dicendomi che lei ama i fantasy e che se è un fantasy lei sicuramente l'ha letto, ma io cerco di farle capire che si amo i fantasy ma non del genere di Harry Potter, al che naturalmente mi guarda perplessa e mi chiede delucidazioni. Io con pazienza cerco di spiegarmi: "mi piacciono fantasy realistici", altro sguardo corrucciato e perplesso, "storie di persone normali in una vita normale ma con magia". A quel punto si illumina e mi porta nel settore fantasy e horror per adulti. Io penso ok mo che ci facciamo qui, c'è solo la trilogia delle gemme qui che ho letto e mi è piaciuta, il resto tutto non dei miei gusti ma sono curiosa e quindi la lascio fare. Prende un librone dopo avermi chiesto se sono veramente una lettrice, ora capisco la domanda era riferita alla quantità di pagine, e legge il titolo mah già l'avrei scartato però dai sentiamo perché proprio questo pensa possa essere il mio genere, mi descrive la storia e se non fosse stato per l'ambientazione di un Inghilterra vittoriana e storia di ragazzi mutanti avrei detto ah hanno copiato l'Accademia del bene e del male che purtroppo non mi è piaciuto come romanzo e quindi ho abbandonato la saga già a fine primo libro, finisce di narrarmi la sinossi lasciandomi con un quesito perché giustamente no spoiler, al che penso poverina il genere non è di mio gusto ma lei è stata così gentile a narrarmi sta sinossi che dire "no, lo scarto" mi pare brutto, quindi mentendo mi limito a dire "ci penso su" lei sorride, mamma tira un sospiro di sollievo perché sentendo la trama sapeva benissimo non essere di mio gusto e andiamo a pagare, saluto e una volta uscita dal negozio mi rigiro e rileggo l'annuncio attaccato su un foglietto "cercasi libraio" forse sono stata troppo precipitosa a dire no a mamma quando me l'ha fatto notare, ci penserò su.
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neroegiallo · 1 year
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Il Lunedì Onirico
Il Fetish
Capitolo I
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“Perché il fetish? 
Perché ci sto sotto con le parole; perché amo fare ricerche; perché questo termine, nella sua accezione puramente contemporanea, è connesso ad ambientazioni in sintonia con una grossa fetta della mia anima.
La parola italiana che traduce il termine Fetish è “Feticcio”, un oggetto; in latino il suo significato è “fittizio, artificioso”. 
Questa parola porta con sé una storia, di tradizioni e superstizione, fino a diventare, nel linguaggio corrente, il sinonimo di pratiche sessuali.
Il termine è stato coniato qualche secolo fa, per descrivere gli oggetti che le tribù africane usavano come amuleti e talismani o nei loro rituali voodoo.
Un oggetto al quale si attribuivano poteri magici e soprannaturali; spesso erano usati per causare danno a persone, conferendo loro caratteristiche umane.
Come siamo arrivati al feticismo? Perché riporre un significato strettamente sessuale a una pratica tribale?
Per istinto, mi viene da rispondere con un classico: le culture occidentali, contaminate dal cristianesimo, hanno demonizzato tutto ciò che fosse tradizione popolare, culto, prima del suo avvento, creando il connubio demonio - sesso; il sesso ti separa da Dio.
Adorare un oggetto come fosse Dio.. mi viene da sorridere pensando ai cattolici che ADORANO oggetti come le croci o le reliquie, in maniera estatica. Lo possiamo definire un feticismo?
Quello che è stato demonizzato non è il solo sesso ma la pulsione primordiale dalla quale scaturisce il sesso, che ne è una delle sue molteplici espressioni.
La creatività e non la riproduzione ma anche la paura, in termini di energia, pulsione appunto, hanno origine “lì sotto” e da lì si diffondono.
Nelle tradizioni orientali, “quel punto” viene associato al primo chakra; la spinta creativa, il radicamento e l’eros.
Perché la paura ha origine in quel luogo, dove si diffonde l’amore, la spinta creativa per eccellenza? 
Perché la paura e l’amore sono la stessa cosa, vista da lati opposti; sono entrambe le facce della stessa medaglia.. come dio e il suo antagonista (non il diavolo, ne satana “il maligno” ma “quella cosa” che risiede al centro del lago ghiacciato, dove la materia si condensa - che secondo alcune antiche tradizioni è il principio femmineo di dio, curioso - ).
Mi oppongo a una definizione legata a significati fuorvianti; ci sono oggetti che mi suscitano una tale emozione, che riproduce quella sensazione lì ma che non è finalizzata al sesso e, per me sono dei veri feticci.
Le scatole; le rotoballe (devono essere rotonde, quelle a forma di parallelepipedo non mi entusiasmano come quelle tonde) e le pale eoliche.
Quando mi trovo davanti a questi oggetti, inizio a pulsare laggiù; io le chiamo le sfregole.
Vivo la vista dell’oggetto in questione, come qualcosa di paradisiaco, di divino, estasi pura.
Come sono arrivata a considerare le sfregole per quello che sono, è una storia altrettanto lunga e la racconterò la volta successiva; le sfregole oggi sono divertenti e suscitano in me euforia e curiosità.
Per uno di questi oggetti, sono risalita alle dinamiche mentali per le quali mi emoziono così tanto; per gli altri due oggetti, non ancora.
Le scatole suggestionano il mio subconscio con il linguaggio simbolico: rendere ordinate le apparenze, sottraendo alla vista il caos. E’ una forma di controllo, che lascia una scappatoia.
Ha generato un gran conflitto, ai suoi tempi: la sensazione di non mettere mai veramente in ordine, nascondendosi, facendo finta. 
Con infinita pazienza, sto imparando a sistemare anche i contenuti delle scatole, riponendo ogni cosa al posto che merita; è più semplice fare ordine in comparti di dimensioni minori, se davanti agli occhi hai lo spazio sgombero dalla confusione totale.”
Le rotoballe e le pale eoliche restano un mistero.
Mi vuoi aiutare? Secondo te che significato simbolico possono avere?
E tu, hai dei feticismi? Quali sono?
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mattia480 · 2 years
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Il pesce e lo scorpione
Questo racconto narra la strana vicenda di come uno scorpione ed un pesce riuscissero a parlarsi tramite strani dispositivi che permettevano loro di confrontarsi nonostante le evidenti difficoltà di dialogo tra questi animali (notoriamente non dispongono un linguaggio comune da utilizzare come accade invece per gli umani). Ancor più incredibile però, è come i due riuscissero a dialogare nonostante si trovassero in periodi temporali distinti e da luoghi diversi nello spazio.
Lo scorpione viveva nel presente in luoghi densi di altre forme di vita e circondato da luci e rumori, il pesce invece, viveva su un'isola sperduta in un qualche mare in uno spazio temporale vicino al presente, ma leggermente futuro. Diciamo quello che potrebbe essere chiamato "un po' dopo" o "a distanza di un'ora" dall'Homo Sapiens.
I dialoghi tra i due animali, considerando che le loro strade non si erano mai intrecciate prima di quel momento, furono del tutto inspettati e generati dalle casualità della situazione. Tutto ciò creo però un'aura di mistero, di curiosità, una complicità ed un interesse reciproco quasi come se fosse un'alchimia unica ed incomprensibile.
Poco dopo il pesce si ritrovò a dover viaggiare ad alta quota e lo scorpione privato del suo elemento: il mare. Quando i due animali ripresero i contatti, gli spazi temporali si erano come invertiti.
Ad oggi non è ancora chiaro se l'alta quota in cui si è trovato il pesce o la lontananza del proprio elemento da parte delle scorpione abbiano contribuito in questa inversione, ma qualsiasi cosa sia accaduta sappiamo per certo che ora è il pesce che vive il presente e lo scorpione che vive il futuro.
Lo scorpione del futuro mostra peró un aspetto cupo ed insoddisfatto, come a voler simboleggiare la nostalgia di qualcosa, forse dell'alchimia di quella conversazione di cui ancora ha reminiscenza?
Adesso, miei cari lettori, decidete voi cosa reputate più probabile: che lo scorpione non abbia ancora ritrovato la magia di quel dialogo perché un pesce ad alta quota ed in carenza di ossigeno ha bisogno di qualche giorno per riprendersi dal trauma oppure perché uno scorpione privato del suo elemento non digerisce bene l'inversione dello spazio temporale?
A voi le risposte,
Mr. Al-Khīmiyya
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“Ho chiuso con te”, il nuovo romanzo di Emanuela Esposito Amato
“Ho chiuso con te” edito Guida porta la firma della scrittrice Emanuela Esposito Amato. Narrato attraverso tre punti di vista che si alternano, ovvero quello di Lola, quello di Alessandro, quello della voce narrante del tempo di Caivano che s’intromette a raccontare il passato delle gemelle, il libro ha per protagoniste Lola, che non ha memoria della tragedia familiare, e Nina che invece ne ha, e forse è questo il motivo che l’ha spinta a diventare la donna che è adesso. Un romanzo che va a esplorare e ad affrontare i temi legati all’ambiente familiare e la ricerca della propria identità. Un libro che attrae e incuriosisce i lettori sin dalle prime pagine, un romanzo che va ad avvicinarsi anche al mondo del thriller e del giallo grazie alla tensione e al pathos che trasmette. L’ambientazione è quella di Caivano, una zona di Napoli vittima di degrado e di abbandono. Le protagoniste sono Lola e Nina, due gemelle che a causa di un evento traumatico si vedranno costrette a dividersi. Lola andrà a Parigi perché vuole diventare importante nel mondo della moda, mentre Nina decide di restare qui a Napoli e di dedicarsi all’arte. La vita di Nina verrà stravolta da un incontro. Cosa succederà a entrambe? Un romanzo introspettivo che va a scavare non soltanto nella vita delle protagoniste ma anche in quella degli stessi lettori. Il passato e il presente vanno a intrecciarsi in questa lettura creando curiosità nel lettore e soprattutto spingerà a chiedergli sempre: “Cos’è che ora accadrà”? Uno stile fluido, coinvolgente che viene caratterizzato da un ritmo veloce e soprattutto carico di tensione e adrenalina, quel tocco in più che servirà proprio per affrontare il rush finale della lettura e restare coinvolti e colpiti dal finale. Non soltanto quindi il racconto della vita delle due protagoniste, di Napoli, la figura di Alessandro e la tematica del narcisismo, presente all’interno del romanzo anche segreti legati alla sfera della famiglia.  “Quando ci hai chiamati a raccolta, con quella voce impostata di chi ha qualcosa di fondamentale da dire, ho pensato al peggio. E non sbagliavo. Gli zii sono andati in estasi. Complimenti, promesse di sostegno, strette orgogliose”. Ho chiuso con te, è un romanzo dalla struttura narrativa ben articolata che richiama alla mente L’amica geniale di Elena Ferrante, le sue due protagoniste, ma qui non c’è nessun mistero legato all’identità dell’autrice. Read the full article
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newsnoshonline · 18 days
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Elusivi squali spinosi avvistati mentre si radunavano su una montagna sottomarina al largo di Panama, ma il motivo rimane un mistero Squali spinosi avvistati in modo misterioso Rari squali di acque profonde si sono ritrovati in un raduno insolito vicino a una montagna sottomarina presso Panama. Questo evento è stato documentato per la prima volta nella zona, suscitando grande curiosità tra gli scienziati. Uno studio scientifico illustra l’evento straordinario Un recente studio pubblicato su un giornale di biologia dei pesci ha certificato l’incontro di 12 squali spinosi nella Cordillera de Coiba, al largo delle coste del Pacifico panamense. Quest’area marina è protetta e ricopre una vasta superficie, includendo varie catene montuose sottomarine di notevole importanza ecologica. Caratteristiche degli elusivi squali spinosi
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notizieoggi2023 · 20 days
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La casa più isolata del mondo è stata vuota per 100 anni. Mistero su chi l'ha costruita (e su chi dovrebbe andare a viverci) Non entrate in quella casa. Anzi, provate ad entrare se ci riuscite. Un’impresa degna di un romanzo. La suggestione da thriller con sfumature horror è immediata nei confronti dello strano caso della casa “più solitaria del mondo”. Una mini villetta-cottage incastonata su un’isola amena al largo dell’Islanda, misteriosamente vuota da oltre cento anni. Chi l’ha costruita? Chi l’ha abitata? Perché è lì...Chissà Agatha Christie quali trame ne avrebbe evocato, per non parlare delle presenze inquietanti che vi avrebbe ambientato Stephen King. Fatto sta che la teoria più in voga, tra le varie elaborate nel corso degli anni, è che la casa solitaria sia stata costruita da un miliardario come base sicura in caso di un’apocalisse zombie. LA LOCATION Siamo sull’isola di Elliðaey, un terreno di 110 acri, un appezzamento di terreno deserto e di difficile accesso situato al largo della costa meridionale rurale dell’Islanda. Oggi risulta completamente deserta, ma le cronache riportano che l’ultimo inquilino dell’isola risale a circa 300 anni fa. Cinque famiglie che vivevano lì facevano affidamento sulla pesca, sulla caccia alle pulcinelle di mare e sull’allevamento del bestiame. Che ci fa allora questa minuscola dimora bianca, con tanto di piattaforma-loggia vuota sull’ingresso, l’unico edificio conosciuto sull’isola di Elliðaey? LE TEORIE Le teorie si rincorrono. Forse un eremita religioso potrebbe vivere lì. Forse il governo islandese ha regalato l’isola alla cantautrice Bjork. Forse un rifugio in attesa di un fenomeno da Walking Dead...La curiosità è tanta da aver innescato l’attenzione mediatica. The Mirror rivela che «un lodge come questo situato su un’isola remota non dispone di elettricità, acqua corrente o impianti idraulici interni. Dispone però di una sauna alimentata da un sistema naturale di raccolta dell’acqua piovana». Il mistero in parte è stato svelato. LA PROPRIETA' La proprietà fu infatti costruita dall’Associazione di caccia Elliðaey che negli anni ‘50la voleva usare come base per cacciare gli stormi di pulcinelle di mare, noti per banchettare con l’abbondante offerta di pesce nelle acque ghiacciate sottostanti. Ma come raggiungerla? Qui viene il bello. Complicatissimo. «Il viaggio verso quest’isola è caratterizzato da temperature gelide e onde che possono a volte essere estremamente terrificante». COME RAGGIUNGERLA Secondo The Travel: «Anche se il viaggio in sé può essere spaventoso e scomodo, raggiungere l’isola è ancora più terrificante. Bisogna saltare dalla barca o dalla nave su un lato ripido dell’isola e tenere una corda attaccata all’isola. Se così non fosse fatto correttamente, è inevitabile una caduta nell’acqua gelata. Dopo aver saltato con successo e aggrappandosi alla corda, è necessario risalire questa parte ripida fino alla cima dell’isola con l’aiuto della corda».
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scienza-magia · 1 month
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Il mistero delle divinità creatrici androgene
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In questo articolo prenderemo in considerazione il mistero delle divinità creatrici androgene. Molti studiosi sostengono che l’Homo Sapiens fu creato in modo soprannaturale molto tempo fa sul perduto continente di Atlantide. Accanto all’Homo Sapiens esisteva una popolazione di giganti e creature piccole . Si pensa che abbiano creato l’umanità degli dei creatori androgeni che vivevano molto a lungo . Tali divinità a volte venivano descritte con sei dita nelle mani e dei piedi. Si ritiene altresì che Atlantide sia stata distrutta da una grande inondazione circa 12.000 anni fa. Dopo tale apocalittico cataclisma si ritiene che gli dei sopravvissuti abbiano portato la civiltà in Egitto in America e in molti altri luoghi. Di conseguenza Atlantide deve essere considerata la potenza colonizzatrice e civilizzatrice del mondo antico ma di cosa si tratta quando si parla del mistero di dei creatori androgeni? Nella mitologia indù il seme della nostra razza umana attuale erano figli di Dio che durante il periodo di tempo associato con l’epoca atlantidea si erano evoluti diventando esseri semi-divini androgini auto imprigionati nei corpi che erano cambiati fisicamente diventando di apparenza umana. In questa forma cominciarono a prendere delle mogli che erano pienamente umane nell’aspetto e belle da guardare. Questa descrizione ricorda molto la storia biblica dei Nefeli che presero mogli umane. Church afferma che nei primi tempi dell’epoca atlantidea non era ancora avvenuta la separazione dei sessi. Pure essendo esteriormente di aspetto maschile gli androgini contenevano dentro di loro la natura sia maschile sia femminile in un'unica persona rivolgendosi alle forze creatrici essi potevano diventare dei canali per far nascere una progenie androgina permeata di un’anima doppia e un corpo con il doppio sesso. In tal modo il rapporto sessuale era superfluo come mezzo di generazione. Una vita senza sesso indica un’origine soprannaturale per l’umanità un’idea condivisa in tutto il mondo da molte culture antiche. Il tema della nascita miracolosa o l’idea che gli uomini siano fatti di argilla o generati su un tornio da vasaio è presente in tutte le religioni e mitologie del mondo. Gli esempi si trovano nella Genesi nelle mitologie di egizi greci sumeri inca cinesi e alcuni nativi americani. Molti creatori come il dio egizio Khnum sono rappresentati come androgini. Su un rilievo del tempio di Erna Khnum è raffigurato mentre crea degli esseri umani su un tornio da vasaio. Riteniamo opportuno mettere in evidenza che il tempio di Erna era consacrato a un dio creatore androgino anonimo. A sua volta Riffer espone le forti ragioni per cui le statue con due teste rappresentano divinità creatrici androgine. Per fare un esempio Ain Ghazal è un antico sito in Giordania risalente circa all’8250 a. C. dove alcune delle statue più antiche del mondo con due teste furono scoperte diversi decenni fa. Un'altra curiosità è che alcune statue trovate a Ain Ghazal hanno sei dita nelle mani e dei piedi. Besserat ipotizzò che le statue di Ain Ghazal rappresentassero delle divinità. Lo studioso spiegò il polidattilismo delle statue come un attributo divino. A sua volta Barnet spiegò il polidattilismo delle statue di Ain Ghazal come un segno di entità sovrannaturali come i Remphan biblici una razza di giganti secondo Piffer il prototipo dell’umano androgino contenente entrambi i sessi veniva definito attraverso la persona con due teste. Quello che davvero è sorprendente è che alcune delle statue più antiche mai scoperte rappresentano un culto riguardante divinità che erano androgine e possedevano sei dita delle mani e dei piedi. Bisogna ricordare che le statue di Ain Ghazal hanno 8000 anni più della Bibbia. Nel simposio di Platone Aristofane dimostra di essere a conoscenza dell’antico mito dell’androgino secondo cui la nostra natura originale non fu per niente la stessa di oggi. Infatti quando l’androgino fu diviso in due parti furono creati i sessi distinti maschile e femminile. Platone è conosciuto dalla sua descrizione dettagliata di Atlantide nei dialoghi del Timeo e Crizia ma è meno conosciuto il fatto che mostra di conoscere gli antichissimi esseri androgini. A sua volta Jon Richter nel suo libro intitolato” il Dio celeste Dyaus” sostiene che nel lontanissimo passato esisteva sul nostro pianeta una religione globale comune che adorava una divinità androgina. Richter sostiene altresì è difficile credere 20.000 anni fa la gente adorava già una singola divinità androgina. Ma nonostante il fatto che tale convinzione possa sembrare sorprendente le sculture paleolitiche sono a tale riguardo molto esplicite. Infatti sono state trovate molte sculture che presentano più teste e si dice che una di tali sculture più antiche fatta di avorio e mammuth ritrovata a Gargalion in Ucraina abbia 22 piramidi. Non esiste nessun dubbio che sono state trovate moltissime divinità androgine nelle culture di tutto il mondo. Non può essere certamente una semplice coincidenza che tutte queste culture estranee fra di esse alcune isole isolate e altre presentino le stesse tradizioni di antiche divinità androgine. Le stesse culture presentano le tradizioni di un continente perduto un diluvio universale giganti piccole creature a sei dita delle mani e dei piedi. Un altro aspetto affascinante di questo mistero è che molti di questi degli androgini sono rappresentati in tutto il mondo con delle strade “borse da uomo”. Hancock autore del libro “impronte degli dei” ci ha informato su una possibile trasmissione di tecnologia dai sopravvissuti di un antico cataclisma e ha messo in evidenza che questi portatori di arte e di scienze della civiltà spesso portano borse da uomo. Esistono molte teorie che cercano di spiegare cosa sono ma ciò che si sa è che le loro immagini si trovano in una vasta zona geografica associate con sopravvissuti androgini e soprannaturali al diluvio universale provenienti da un continente sommerso. Chi erano questi esseri e da dove erano venuti? Diamo una occhiata ad alcuni di questi esseri simili a Dio che comparvero dopo il Diluvio Universale Oannes è una divinità uomo-pesce androgina-babilonese che porta la borsa da uomo. Il Hilprecht sostiene che la natura androgina ha la capacità di generare da sé stessa e proprio ego è insita in ogni singolo dio dei numeri . Il Hilprecht sostiene che tutti gli dei sumeri sono androgini . Il leggendario Cuchullain un altro dio androgino è noto per le sue attività post-diluvio nel sud America spesso rappresentato come un gigante con la barba egli arrivò da un continente perduto nell’Atlantico e diffuse una saggezza avanzata e senza precedenti. Stranamente è chiamato “ la schiuma del mare” proprio come veniva chiamato il leggendario Cuchullain in Irlanda. Si diceva che Cuchulain avesse sette dita delle mani e dei piedi e fosse arrivato da una civiltà avanzata perduta in mezzo all’atlantico. Alcune civiltà e dei lavori in pietra straordinariamente complessi sorsero in seguito all’arrivo di questi esseri. In sud America Sumer e in Egitto dopo l’arrivo del Thot androgino apparvero dopo poco alcune delle civiltà più incredibili e sofisticate del mondo. Si dice nei circoli esoterici che il Thot androgino sia venuto da Atlantide. Un'altra caratteristica straordinariamente specifica legata con gli antichi esseri soprannaturali è costituita dalla presenza di sei dita delle mani e dei piedi. Si possono trovare in tutto il mondo numerose statue sculture petroglifi antichi con figure dotate di sei dita delle mani e dei piedi dagli Stati Uniti alle lontane isole isolate nel pacifico persino nelle Hawaii e sull’isola di pasqua persino Edgar Cayce riferisce di un essere con sei dita nelle mani di nome Muzuen che viaggiò verso il deserto del Kobi provenendo dal perduto continente di Lemuria. Secondo una credenza esoterica sei dita delle mani e dei piedi erano una caratteristica attribuita ad antichi esseri soprannaturali e androgini e alla loro discendenza. Cayce descrisse Muzuen alto un metro e 83 con occhi azzurri capelli color oro scuro e a sei dita. Da decenni molti ricercatori stanno indagando su questi misteri. Non esiste nessun dubbio che questa visione storica alternativa fornisce un senso a tutte le tradizioni strane e mitologiche del mondo. Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che la scienza moderna ha eliminato migliaia di anni di racconti interessanti in forma di miti leggende documenti religiosi tradizioni orali e letteratura delle società segrete. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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enkeynetwork · 2 months
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la-misto · 2 months
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In un labirinto di pensieri, dove le eco delle domande risuonano più forte delle risposte, mi trovo a vagare.
Perché, mi chiedo, la mente umana è un calderone ribollente di interrogativi, spesso senza un filo conduttore? È forse la nostra naturale inclinazione verso l'esplorazione dell'ignoto, o semplicemente la manifestazione della nostra insaziabile curiosità? Le domande senza senso, quelle che sfidano la logica e l'intelletto, sono forse le più affascinanti.
Sono come chiavi che aprono porte verso stanze mai viste, verso universi paralleli dove le regole della fisica e della ragione non trovano posto. In questo caos apparentemente senza scopo, c'è una bellezza nascosta, un invito a guardare oltre il velo della realtà quotidiana. Ma cosa ci spinge a formulare queste domande astratte, queste enigmi senza soluzione? È forse il desiderio di trovare un ordine nel caos, di dare un senso a ciò che appare insensato? O forse è semplicemente la nostra anima che danza al ritmo dell'universo, esprimendo la sua essenza più profonda attraverso il linguaggio degli interrogativi?
In questa riflessione senza fine, mi rendo conto che forse non è la risposta ciò che cerchiamo, ma il viaggio stesso, l'avventura che si cela dietro ogni domanda. Forse, in fondo, è proprio questo il senso delle nostre domande senza senso: invitarci a esplorare, a sognare, a immaginare mondi oltre il nostro. E così, mentre le ombre delle domande continuano a danzare nella mia mente, scelgo di abbracciare l'incertezza, di trovare gioia nel mistero, di celebrare il viaggio piuttosto che la destinazione.
Perché, in ultima analisi, è proprio questo il bello dell'essere umani: la capacità di meravigliarsi, di chiedere, di cercare, anche quando le risposte sembrano sfuggire al nostro tocco.
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