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wanderingmarco · 7 years
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PARADA GLI ANGELI DI STRADA DI BUCAREST - di Marco Iaconetti
             La crisi attuale con le problematiche che comporta mi ha fatto diventare sempre più cinico, perché la paura della mancanza di lavoro e della miseria che avanza mi sta facendo concentrare solo su me stesso nell’estenuante ricerca di nuove opportunità che possano garantirmi un futuro migliore.
               Scrivo questo articolo per redimermi, almeno in parte, nel fermare in tempo il mio egoismo. Non è sicuramente molto, ma forse un buon inizio.
               L’infanzia violata di chi non può difendersi di chi deve accettare la sua misera condizione umana senza poter reagire, mi ha sempre scombussolato interiormente. Per questo ho voluto scrivere questo pezzo incentrato sui ragazzi di strada di Bucarest, dei tanti “invisibili” che vivono nel sottosuolo cercando ristoro dal gelido inverno romeno, tra le condutture di acqua calda poste nel sottosuolo della città.
               Ho voluto intervistare Franco Aloisio, uno dei rappresentanti più illustri dell’associazione Parada, che fu fondata dal clown franco algerino Miloud Oukili e che si prende cura di questi sventurati.
               Il mio interlocutore incomincia narrandomi la sua vita e del perché si trovi ancora in Romania, la sua storia è dannatamente affascinante e la sigaretta che tiene sempre accesa lo rende molto misterioso, anche se man mano che l’intervista va avanti la sua innata simpatia prende il sopravvento sul mio stato d’animo reso ansioso dal tema crudo del soggetto.  
               Franco buonasera, cosa è cambiato in Romania al crollo del Comunismo? Il problema dei ragazzi di strada si è attenuato rispetto a qualche decennio fa?
               Al crollo del regime è nata una nuova Bucarest, che oggigiorno è ricca ed opulenta, meta del riciclaggio di soldi, piena zeppa di banche, sintomo di un boom economico ancora in espansione, ma come tutti i paesi dell’est dopo 1989 molte speranze sono state deluse. I ragazzi sono ancora lì tra le ampie arterie della città che non riesce a sradicare del tutto il fenomeno, anche se il loro numero è di molto sceso. Personalmente è facilmente risolvibile per una capitale dove gira molto contante ma probabilmente non c’è una vera volontà politica nell’arginare il dilemma. Penso che bisognava reagire immediatamente dopo la destituzione di Ceausescu e porre rimedio nell’immediato.
               Com’è cambiato il fenomeno all’attualità?
               L’età media si è alzata dai 15 ai 17 anni, ma il problema adesso è legato maggiormente alle tossicodipendenze, infatti molti giovani anche del ceto medio abbracciano questa nuova vita dopo l’esperienza delle droghe pesanti. La cosa che mi rattrista maggiormente è pensare che dopo ventisette anni esiste ancora una città che produce bambini di strada e ciò non è accettabile, soprattutto quando sono un prodotto della società in cui viviamo.
               Quali sono le vostre attività ed in che modo vi relazionate con i ragazzi che sono stati per anni lontani dal vivere civile?
               In primis abbiamo le unità mobili che fanno un primo intervento diretto in strada. Poi c’è il Centro diurno-laboratorio, una struttura che accoglie i ragazzi dalle otto di mattina e chiude alle sette di sera e che tendenzialmente da all’adolescente un approccio libero, che poi pian piano viene sempre più confinato a delle regole che servono ad allontanarli dalla strada. Quando si è instaurata un po’ di fiducia reciproca l’ospitalità viene ripagata con delle attività lavorative del tipo scolastico, artistico, calcistico e di formazione professionale per l’inserimento nel mondo del lavoro. Abbiamo anche una nuova iniziativa in fase di realizzazione, quella di una comunità di accoglienza fuori Bucarest e siamo alla ricerca di fondi.
               Ci sono degli enti filantropici che devolvono fondi alla vostra attività?
               Il ricco Occidente si è adoperato in modi diversi per aiutarci, ma dopo l’avvento della crisi i fondi si sono diradati. Il problema è che fondamentalmente a nessuno importa molto del fenomeno, perché non è un’operazione di marketing importante. Purtroppo anche noi come operatori sociali, come accade anche in Italia, siamo sottostimati e sottopagati, mentre per poterci prendere cura dei ragazzi dovremmo avere persone formate professionalmente ed adeguatamente retribuite.
               La politica romena attuale come impedisce il dilagarsi del fenomeno?
               Purtroppo il boom economico romeno non ha interessato tutte le frange della popolazione, la forbice tra ricchi e poveri si è divaricata ancora di più e la tanto decantata democrazia non ha portato i suoi frutti. Sembra, però, che il nuovo governo abbia messo in piedi delle politiche indirizzate verso i più poveri. Questo mi fan ben sperare.
               Ci sono delle innovazioni all’interno di Parada per migliorare la questione?
               Ultimamente ci sono due correnti di pensiero, il nucleo storico che agisce andando a relazionarsi con i ragazzi direttamente nel loro “habitat”, mentre Iuliana lo zoccolo “duro” dell’associazione, che ha aiutato i bambini dal 89, ha proposto un’altra opzione che tende a far salire gli adolescenti fuori dalle loro “abitazioni” per far sì che siano loro a rivendicare i loro diritti ed il loro status sociale. Questa affermazione ha un senso, perché mette in condizione i bambini di cercare un personale riscatto sociale.
               Come fai vivendo in tutta questa sofferenza a non farti toccare dal dolore?
               Mi sono creato una barriera ed ho anestetizzato i miei sentimenti, forse sarò cinico, ma solamente rimanendo lucido puoi aiutare a migliorare la loro vita.
               Qual è il futuro di Parada e della Romania?
               Spero che Parada possa continuare il suo percorso e che questa terra a cui sono legato da una quindicina di anni possa trovare gli stimoli per un vero cambio. La nuova generazione azzerata dalla democrazia mancata è sempre più adirata e sono convinto che cercherà con tutte le sue forze una svolta radicale del paese.
               Saluto Franco che mi presenta il suo simpatico figlio e che contatterò ad un mio ritorno a Bucarest.
               I bambini di questa triste storia sono romeni, ma potrebbero essere italiani cinesi o bengalesi e questo non importa. Scrivo per tutti loro, per tutti i ragazzi di un’infanzia violata e per la bella Romania a cui devo un tesoro di inestimabile valore il volto sorridente del mio amico Hany.
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