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veronicarecensiona · 6 years
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Prima di mezzanotte (Andrew Klavan)
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Titolo: Prima di Mezzanotte. Autore: Andrew Klavan. Traduttore: Vittorio Curtoni. Anno: 1995 Editore: Tea. Pagine: 363.
Trama: Steve Everett è un giornalista - definito da molti un "figlio di puttana" - che proprio nel suo giorno libero viene a conoscenza di parecchie cose, fra le quali il coma di una collega in seguito ad un brutto incidente stradale e l'essere chiamato in sostituzione. Gli viene chiesto di andare in prigione a far un ultima intervista a Frank Beachum, un uomo che sei anni prima viene condannato per l'omicidio di una ragazza, arrestato ed adesso condannato a morte. Steve ha il dovere di scrivere le ultime sensazioni umane del condannato a morte, ma sono tante le cose di cui, il giornalista, si rende conto, ed alla fine quell'intervista diventa una corsa contro il tempo. Un tempo che finirà oltre la mezzanotte, e che quei novantasetti secondi di ritardo, si renderà conto, saranno fatali.
Opinione personale: Avevo già letto questo libro un paio di anni fa, forse tre o quattro, non ricordo bene. Le sensazioni sono praticamente le stesse, con la differenza che stavolta sapevo il finale, quindi l'ho letto più lentamente. Quindi penso che mischierò le mie sensazioni, raccontandovi più o meno, quali furono le prime, quando tenni il libro per la prima volta. Ricordo che i primi capitoli mi erano parsi noiosi, scostanti, contrariamente da adesso che ho trovato già i primi capitoli molto belli. Andrew Klavan ha un modo di scrivere parecchio ironico e creando un personaggio come Everett - per appunto, uno stronzo figlio de una mignotta - non può che avere tutta la mia stima e simpatia. Ho praticamente adorato questo personaggio senza scrupoli, quasi egoista. Quasi, eh. Ho amato gli intrecci delle vicende, ho amato le descrizioni del condannato a morte, il fatto che volesse restare forte per la moglie e la figlia che sapevano tutto e non avevano idea di come affrontare il tutto. Ricordo che la prima volta, dopo aver passato un mese a sbuffare per i primi capitoli - proprio i primi, intendo, tipo tre o quattro capitoli - i restanti li divorai in due giorni, senza riuscire a togliere gli occhi di dosso. Non è successa la stessa cosa adesso per il semplice motivo che ne conoscevo il finale, quindi non ho provato la stessa voglia di finirlo, eppure vi posso dire che ho provato la stessa ansia. Un ansia particolare, che induce il lettore - e ha indotto me - a correre assieme ad Everett. Si sentono i secondi volare via proprio come se si stesse correndo con il caro giornalista, e avrei voluto urlargli "Vai, cacchio, corri! Corri!", incitarlo in qualche modo. Ho trovato le descrizioni così dettagliate che non era difficile vedere le immagini dinanzi a me, così come i personaggi in se, o il fatto che Everett avesse del sudore sulla fronte, sul naso, il fatto che gli scivolassero sempre gli occhiali. Potresi definirle "descrizioni visive". Do a questo libro un voto di 5 su 5 perchè, praticamente, non è mancato niente. Non sono mancati i colpi di scena, non è mancata l'ironia, non è mancato di farmi una risata qualche volta, non è mancata la suspanse, non è mancata l'ansia. Non è mancato praticamente nulla. 
Libro che consiglio al centoxcento.
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veronicarecensiona · 6 years
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La voce invisibile del vento (Clara Sanchez)
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Titolo: La voce invisibile del vento. Autrice: Clara Sanchez. Editore: Garzanti.
Trama: Fèlix e Julia sono una coppia con un bambino di sei mesi che decidono, quasi per allontanarsi dalla vita e dallo stress, di affittare un appartamentino fuori città per il mese di luglio. Una piccola vacanza che non si svolgerà esattamente come pensavano: infatti un incidente stradale, porta Julia in un letto d'ospedale, incoscia di quel che è appena accaduto e pensando, nei suoi sogni, di essersi persa. Si ritrova, immediatamente, senza un cellulare con cui aiutarsi, senza soldi, senza percezione di luogo, non riuscendo a trovare suo figlio e suo marito e trovandosi, momento dopo momento, svariati ostacoli. Eppure, nei suoi sogni, capisce qualcosa che da sveglia non avrebbe mai capito. Dall'altra parte, nel mondo dei svegli, Fèlix si prende cura della moglie in tutti i modi possibili, arrivando all'immaginabile pur di farla tornare alla vita. 
Opinione: La voce invisibile del vento è uno di quei libri che va letto con attenzione, e non per la trama complicata o per una scrittura poco comprensibile - al contrario, la Sanchez usa un modo modo molto semplice per spiegare ogni cosa - ma in quanto bisogna entrare proprio nella storia, bisogna entrare in sintonia con i personaggi, cosa che non è affatto difficile. Non ci vuole molto a subire e provare la stessa angoscia di Julia, che ha perso praticamente tutto, anche l'orientamento, eppure insegnando a chi legge che non tutto è perduto e che non bisogna mai arrendersi.  Infatti, Julia trova il modo per nutrirsi, seppur sia a secco di denaro. Trova un modo per lavarsi, vestirsi, ed alla fine trova anche il modo per tornare alla vita, da suo marito e suo figlio. Dall'altra parte, è anche recepibile il disagio della situazione, la paura di Fèlix nel vedere la moglie stesa in un letto inanime, collegata ad un tubo, così come è percettibile l'amore che prova per lei, tanto da arrivare ad una scelta che infonde dolcezza verso questo personaggio. Due personaggi ben strutturati, così come lo è il racconto. La mancanza di colpi di scena - se non qualcuno, specialmente verso la fine - non limita il romanzo e non induce il lettore a chiudere il libro per passare ad altro. La cosa che più mi è piaciuta è che, più leggevo, più mi andava di accompagnare Julia nel suo "sogno", quasi volessi proteggerla. Ho amato questa donna così determinata a tornare da suo figlio e suo marito da non abbattersi e, anzi, battere le insidie. Obiettivamente, penso sia un libro che va proprio letto, che consiglio infinitamente.
Spero di avervi incuriosita abbastanza, e se volete acquistare il libro, ecco a voi il link! (click) -> La voce invisibile del vento
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veronicarecensiona · 6 years
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Un posto nel mondo (Fabio Volo)
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Titolo: Un posto nel mondo. Autore: Fabio Volo. Editore: OscarMondadori.
Trama: Michele è un normalissimo ragazzo, con una normalissima vita ed ha un normalissimo migliore amico come tutte le persone, finchè Federico (il migliore amico) non decide che sarebbe proprio il momento di smettere di vivere semplicemente, di adeguarsi, e di far qualcosa di più, di scoprire cosa vuol dire davvero "vivere". Prende la propria valigia, fa un biglietto, e parte senza dire niente, lasciando solo il fogliettino sul tavolo per avvertire l'amico. Michele continua la sua vita, ha una relazione con Francesca che non risulta essere una vera e propria relazione, piuttosto un modo strano di amarsi finchè entrambi non si annoiano della presenza l'un dell'altro. Quando improvvisamente Michele viene a sapere dell'incidente che ha causato la morte di Federico, capisce che forse aveva ragione l'amico, e decide di prendere la palla al balzo per poter fare quello che aveva fatto Federico anni prima: fare i bagagli e partire, e finalmente, scoprire la vera essenza della vita.
Opinione: Quando lo lessi la prima volta a quindici anni - credo di aver avuto quell'età - ricordo che m'era piaciuto davvero tanto, e che certi punti erano proprio d'ispirazione. M'era tanto piaciuto che lo avevo anche comprato per regalarlo alla mia migliore amica. Ad oggi sono passati dieci anni da quando lo lessi la prima volta, ed il mio giudizio cambia poco poco in peggio. Devo ammettere che la storia in se non è nemmeno male, mi piace moltissimo il senso che Fabio Volo vuole dare al libro. Vuole spiegare come la vita sia semplicemente di passaggio e che faremo bene a goderne di ogni attimo, di capire non solo quali sono le nostre stesse passioni, ma anche le nostre particolarità, i nostri pregi ed i nostri difetti. Perchè, infondo, ognuno di noi ha una propria particolarità, bisogna solo capirla, conoscerla e sfruttarla, cosa che invece non tutti riescono a fare, perchè siamo tutti come l'autista del tram:
"[...] Sembra che guidi il tram, che sia padrone del mezzo. In realtà è uno che semplicemente frena e accelera. C'è il binario. Lui, al massimo, decide la velocità, ma neanche tanto, perchè persino le fermate sono prestabilite e devono rispettare un orario. E così capita anche a noi: liceo, università, lavoro, matrimonio, figli, capolinea! Finisce che decidiamo solo quanto tempo metterci. Tutta la straordinarietà della vita ridotta a due funzioni: accelerare o frenare. Punto. Abbiamo l'illusione di guidare la nostra vita." (cit. Federico)
E quindi ho apprezzato molto le parti in cui Michele, che s'era adattato alla sua vita: una casa, una ragazza di cui annoiarsi dopo un pò, il proprio lavoro, etc, capisce che non è quella, davvero, la vita, e si sia allontanato per cercarla davvero. Il senso del libro, infine, è quello che più mi è piaciuto, ma steso in una lettura che, a parer mio, annoia chi lo legge.
Fatemi sapere le vostre opinioni, e se volete acquistarlo, ecco a voi il link. (click) -> Un posto nel mondo
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veronicarecensiona · 6 years
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Io sono Dio (Giorgio Faletti)
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Titolo: Io sono Dio. Autore: Giorgio Faletti. Editore: MondoLibro.
Trama: molti anni prima, un giovane torna reduce dalla guerra nel Vietnam con il corpo e la faccia martoriata dalle fiamme e dalla cattiveria non solo della guerra, ma anche della gente. Il suo obiettivo è vendicarsi di ciò che hanno fatto a loro, e molti anni dopo, la vendetta va a buon fine con una serie di esplosioni. A risolvere il caso sarenno Vivien Light, una giovanissima detective con un carattere deciso, e Russell Wade, un ricco poverissimo, che la sfortuna se la cuce addosso come un abito da sera. Fra i due nascerà una complicità, anche tenera, riuscendo alla fine a risolvere il caso.
Opinione: Iniziare a leggere un libro del genere ed essere consapevoli a non volerci togliere lo sguardo. Giorgio Faletti tiene incollato il lettore, incuriosendolo capitolo dopo capitolo. La storia è strutturata così bene che lo stesso lettore può sentirsi un detective man mano che gli indizi vengono a galla. Quello che più ho apprezzato è che non ci fossero indizi a metà libro che facessero scoprire - e quindi rovinare il finale - chi fosse l'artefice di quegli omicidi ed esplosioni, piuttosto lascia sospeso il tutto, lasciandone anche il fiato - sospeso - fino alla fine. I personaggi sono di uno spessore unico e, devo ammettere che benchè solitamente io odi tutti i personaggi principali perchè portati in cielo come se fossero Dio, questa volta non li ho semplicemente apprezzati, ma anche adorati. Vivien è una donna di carattere, giovane eppure con una grinta pazzesca. Fisicamente non viene descritta come una bellissima donna, per i suoi capelli corti, il modo di vestire poco femminile, piuttosto viene messo in risalto il suo carattere, duro eppure fragile allo stesso tempo, che la definisce "umana". Lo stesso possiamo dire del protagonista maschile, Russell, il povero sfortunatello che ha cercato di imbrogliare per fare soldi, ed infine s'è ritrovato a secco e con una manciata di pugni allo stomaco. Fra i due nasce - come in ogni romanzo - una complicità, eppure questo piccolo distacco dalla storia e dal caso che stanno svolgendo, non rovina la storia in se, anzi. Diciamo che ne migliora la sorte. Una lettura soddisfacente, dal primo all'ultimo capitolo.
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veronicarecensiona · 6 years
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Letture di Febbraio 2018
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Febbraio è ormai giunto a termine, ed io mi son messa li a contare i libri che sono riuscita a leggere e terminare in questo mese. Devo dire di essere rimasta sorpresa dalla quantità, in quanto non mi capitava da tempo di leggere così tanto e sette libri, per me, sono una vera sorpresa. Benchè non tutte le letture sono state soddisfacenti, facendo una statistica posso dire di essere rimasta appagata dalla maggior parte. Ho deciso, quindi, di riassumere le mie letture e di dar loro un voto da uno a cinque. 
•̔ Parto da quello che mi è piaciuto di più, ovvero La Psichiatra  (voto 5/5)  di Wulf Dorn , un libro che praticamente si divora grazie non solo alla modo di scrivere dell'autore - semplice e lineale - ma anche per il senso d'ansia che lascia e che incita il lettore a proseguire fino ad arrivare alla fine.
• A seguito vi è La Ragazza Fantasma (voto 5/5) di Sophia Kinsella, anche questo capace di farsi divorare esattamente come il primo, per la sua ironia che porta un sorriso sulle labbra, eppure commovente, romantico, malinconico ed emozionante. Un romanzo che porta con se un culmine di emozioni lasciando, alla fine, quel sorriso sulle labbra. 
• La Coscienza di Zeno (voto 4/5) di Italo Svevo l'ho cominciato quasi come una scommessa per vedere se riuscivo a leggere un classico. Beh, ci sono riuscita e mi è pure piaciuto. La scrittura semplice ed ironica dell'autore fa si che il romanzo si faccia leggere senza alcuna difficoltà. Il protagonista, di per se, può anche essere irritante alle volte, ma lo si perdona perchè, infine, è quello che siamo noi tutti essere umani: un complesso di ansie, problematiche, dubbi e vari tipi di sentimenti. 
• Hannibal Lecter - le origini del male (voto 4/5) di Thomas Harris è stato da me apprezzato in quanto spiega la trasformazione di un ragazzino - che diventerà uomo - in un "mostro", come lo chiameranno in seguito. L'unica pecca che, purtroppo, Harris porta nei suoi romanzi, è l'assenza di "descrizioni", lasciando che sia il lettore a percepire e interpretare le azioni dei personaggi.
• E' stato carinissimo leggere Alice nel Paese delle Meraviglie (voto 4/5) di Lewis Carroll, tornando bambina. In effetti non lo avevo mai letto e nemmeno visto il vecchio cartone della Disney, quindi è stato davvero come tornare indietro nel tempo.
• La Zona Morta (voto 3/5) è il secondo romanzo che leggo di Stephen King, e benchè l'autore mi piaccia di per se, trovo che il romanzo sia stato un pò noioso, che i fatti descritti siano stati un pò sconnessi fra loro, passando di anni in anni, fino a ritrovarci ad un personaggio adulto. L'azione è portata tutta alla fine del romanzo, quando il protagonista capisce di dover fermare il male. Spero di leggere di meglio del maestro King. 
• Quello che ho apprezzato di meno o, posso anche dirlo, non ho per niente apprezzato, è stato La verità sul caso Harry Quebert (voto 1/5) di Joel Dicker. Ho trovato che di Thriller avesse ben poco sebbene mi fosse stato presentato come tale - come il miglior thriller del momento - definendolo, infine, un romanzetto rosa con dei tratti di giallo. La storia, di per se, poteva anche essere carina. Sicuramente lo sarebbe stato, se non ci fosse stato tutta quella storia amorosa che mi ha portato a chiuderlo più volte e dargli più volte una chance, finendo per leggerlo fino alla fine con la sola convinzione di aver perso del tempo.
Se voleste dar una maggiore occhiata alle varie recensioni, vi basta scendere. Grazie per la lettura =)
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veronicarecensiona · 6 years
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Hannibal Lecter - Le origini del male (Thomas Harris)
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Titolo: Hannibal Lecter - Le origini del male.
Autore: Thomas Harris.
Editore: Mondadori. 
Ne “Le origini del male”, Thomas Harris racconta come il temutissimo Hannibal Lecter de “Red Dragon” e “Il silenzio degli innocenti” sia, in realtà, nato. Un piccolo Lecter ai tempi della guerra ha dovuto combattere per sopravvivere e come ha dovuto combattere, durante gli anni a venire, per trovare i responsabili dei suoi incubi per poter dare loro che si meritano e meritarsi lui dei sonni senza incubi. 
In questo racconto, in cui Thomas Harris spiega la genesi del serial killer cannibale, la scrittura usata è semplice e lineare, tanto che le pagine si fanno leggere senza alcuna difficoltà, incuriosendo il lettore ad andare avanti. Il modo di spiegare la guerra è semplice e, forse, l’unica pecca di cui non sono proprio soddisfatta, sono le descrizioni poco prolisse, lasciate un po’ all'interpretazione del lettore. Per il resto, è piacevole scoprire che Hannibal Lecter, un personaggio già formato dei romanzi scritti prima di questo (quelli citati sopra), non è nato “mostro” - come lo chiama uno dei personaggi del romanzo - ma umano, ed è piacevole leggerne la trasformazione. 
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Hannibal Lecter: Le origini del male
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veronicarecensiona · 6 years
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La ragazza Fantasma (Sophie Kinsella)
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Titolo: La ragazza Fantasma.
Autore/trice: Sophia Kinsella. 
Editore: Mondadori.
Nel "La ragazza fantasma" di Sophia Kinsella, una ragazza di nome Lara, ventisette anni, non sembrava avere una vita semplice: il suo ragazzo Josh l'ha lasciata sei settimana prima senza un valido motivo, la sua socia in affari, Natalie, l'ha abbandonata per spassarsela in un isola piena di sole con un tipo, e per altro è costretta a dover andare al funerale di una prozia morta di centocinque anni che non ha mai conosciuto, senza, ovviamente, averne alcuna voglia. Eppure è da li che comincia tutto: insomma, come poteva aspettarsi che, al funerale, una ragazza vestita da anni '20, cominciasse ad urlarle nell'orecchio di volere la sua collana di perle? 
Ho letto parecchi libri di Sophia Kinsella, ed al suo tempo - circa otto anni prima - lessi anche questo. Esattamente come otto anni prima, ho trovato questo libro uno dei più belli dell'autrice. La narrazione è in prima persona, ed inoltre, il fatto che sia esposto al presente, fa in modo che il lettore senta e veda le immagini proprio nello stesso momento, senza che possa pensarlo come un ricordo. Emozionante, commovente, ironica, divertente, Sophia Kinsella è in grado di creare in questo libro dai tratti anche fantasioni, un turbine di emozioni: è emozionante la nascita di un'amicizia, quasi obbligatoria, così come è anche divertente il svolgersi delle vicende di Lara alle prese con Sadie, la ragazza urlante del funerale, ed è ironico come Sadie possa insegnare molto a Lara a tal punto da farle capire molte cose che nella sua vita non vanno, a farle aprire gli occhi su molti aspetti. E devo dire che mi sono sentita piuttosto soddisfatta quando "l'antagonista" è stato rivelato, portando nel racconto anche un pizzico di giallo che mi ha fatto restare con il fiato sospeso. Mi sento di consigliarlo assolutamente, specialmente a chi ha voglia di farsi qualche risata e leggere qualcosa di poco pesante ma, allo stesso tempo, ricco. Se volete acquistare il libro, ecco a voi il link di Amazon! (click) -> La ragazza fantasma
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veronicarecensiona · 6 years
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La verità sul caso Harry Quebert (Joel Dicker)
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Titolo: La verità sul casa Harry Quebert.
Autore/trice: Joel Dicker.
Editore: Bompiani.
La verità sul casa Harry Quebert racconta di Marcus, uno scrittore sulla trentina affetto dalla malattia del “non-so-più-scrivere” (quindi il blocco dello scrittore) e decide di andare ad Aurora, dal suo più grande amico e maestro Harry Quebert. Proprio in quel periodo, viene a sapere che Harry viene arrestato per sequestro di persona e duplice omicidio, di una vecchia signora e di una ragazzina di quindici anni scomparsa – di nome Nola - avvenuto trentatrè anni prima. Essendo convinto dell'innocenza dell'amico, Marcus comincia a fare delle ricerche per scarcerarlo e trovare il vero assassino.
Devo essere abbastanza franca in questa recensione, ed un po’ mi duole dover scrivere un'altra recensione negativa dopo quella che scrissi su “La zona morta” di King, ma non ho altra scelta. Benchè sia cominciato pure bene, ispirandomi fiducia e pensando “a sto giro ho beccato quello giusto”, andando avanti con le pagine ho trovato questo libro piuttosto noioso, melenso, pieno di sdolcinature che nemmeno Nicholas Spark con i suoi romanzi rosa. Mi sono chiesta più volte, mentre leggevo, dove fosse il fattore “thriller” e se non fosse più propenso chiamarlo “romanzo rosa con un accenno di giallo”. Va bene, una ragazzina di quindici anni scompare per trentatrè anni, se ne trova il cadavere e cominciano le ricerche e le indagini. Va bene. Ma che scopo hanno tutti i ricordi sdolcinati? Che scopo hanno i dialoghi melensi? Che scopo ha portare Marcus in cielo come se fosse chissà quale Dio? Perchè quel che si evince da questo libro è che Marcus è la persona più speciale, la persona più brava, la persona più intelligente, la persona più bella, la persona più geniale, la persona che sa scrivere meglio di tutti. Marcus è la persona più in tutto. Esattamente come lo era stato Harry trent'anni prima, in quanto Nola lo riteneva il più bravo, intelligente, geniale, scrittore di tutti i tempi. Il romanzo scritto da Harry era il più bello che fosse mai stato letto Il romanzo di Marcus era il più bello di quel periodo. Il secondo – scritto come una serie d'appunti, quindi non proprio un libro – viene identificato come la migliore scrittura di tutti i tempi. 
Penso che sarebbe potuto essere un thriller migliore se si fosse evitato di essere troppo prolissi. Infondo non servono settecento pagine per definire dei fogli un libro. Quello che conta - a mio modesto parere - è sempre il contenuto, che siano solo cento pagine o settecento.  Quindi, per concludere, il libro è pieno di esagerazioni su tutti i piani, di dramma esagerato, di amore esagerato, di “ti-porto-in-cielo” esagerato. Un libro che, per altro, è stato esageratamente recensito come miglior Thriller.
E magari son qui a scrivere una recensione esageratamente negativa, quindi fatemi sapere i vostri pensieri.
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veronicarecensiona · 6 years
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La Zona Morta (Stephen King)
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Titolo: La Zona Morta.
Autore/trice: Stephen King
Editore: Oscar Mondadori
La Zona Morta di Stephen King è un romanzo dal genere forse un pò horror ma forse anche un pò thriller (non si capisce molto), ma anche fantascientifico che parla di un ragazzo di nome Johnny Smith il quale, dopo un incidente stradale che gli causa un coma di quattro anni e mezzo, acquisisce dei poteri soprannaturali: ovvero, sembra che gli basti toccare le persone per sapere robe del loro passato, rispondere ai loro dubbi o semplicemente avvisarli di una disgrazia (come la povera infermiera alla quale salva la casa prima che questa finisca divorata dalle fiamme). E questo suo potere, par sconvolgere quasi tutte le persone - tranne qualcuno - a tal punto che molti evitano di toccarlo.
Devo ammettere un paio di cose su questo romanzo: • Prima di tutto, il fatto di non essere del tutto soddisfatta ed appagata. Da un libro di Stephen King immagino non solo che sia un horror ma, anche se non lo fosse, si sentirmi coinvolta e piena di ansia pura, cosa che non è accaduto con questo romanzo. Inizia piacevole. Il modo di scrivere di King è molto sciolto e scivola, il che ha reso la lettura - la quale dopo venti capitoli era cominciata a diventare noiosa - meno “difficoltosa”. • Seconda cosa: le vicende sembrano essere un pò sconesse ed alcune molto lunghe. Si parla, in un capitolo del libro, di un certo assassino che violenta e strangola donne senza che abbiano un età precisa (possono essere bambine come vecchie). Bene, questo personaggio viene ripreso dopo abbastanza capitoli da potertene dimenticare quanto meno il nome, se non proprio la vicenda in se, e solo quando il capo della polizia chiede aiuto a Johnny per scoprire chi sia questo dannato assassino (e qui mi fermo, che magari qualcuno vuole leggerlo e non voglio spoilerare chi sia questo fantomatico assassino). Quasi la stessa roba accade per un certo Greg, del quale si parla agli inizi, nel prologo, quando è ancora giovane e poi a tratti del libro, con la differenza di capitoli e capitoli. Il collegamento con il protagonista è piuttosto vago se non quando rivela il nome dell'assassino (rivelato in un solo capitolo, eliminando del tutto la vicenda dell'assassino) e con Greg verso la fine del libro. • Terzo appunto: Dio, quanto è antipatica sta Sarah! Forse sarò esagerata io, ma la vecchia fidanzata di Johnny, la quale non ha voluto attendere che Johnny si svegliasse dal coma - maritandosi e partorendo poco dopo - è quella che meno sopporto di questo libro. Lasciando perdere il fatto che, nel mio immaginario, era una specie di ochetta, questo potrebbe anche essere una mia impressione. Ma sposata e madre di figlio, qualche tempo dopo del risveglio, Sarah decide che è il momento di fare quello che i due non avevano fatto prima che lui finisse su un letto d'ospedale: sesso. E no, non è successo nel modo spontaneo, bello e romantico come si potrebbe immaginare - che pure io, odiando il romanticismo, avrei ritenuto migliore - ma proprio come un programma. Semplicemente un programma. “Oh, Johnny bello, sono venuto per fare l'amore con te perchè anni fa avesti un incidente, dormissi per quattro anni… ma adesso sei sveglio, quindi… boh, famolo! ”, semplicemente.
Concludendo, posso dire che, probabilmente quarant'anni fa - il libro è stato pubblicato nel 1979, quindi siamo li - doveva essere un buon libro thriller dalle sfumature horror, anche abbastanza piacevole. Un ragazzo dalle speciali doti paranormali, un assassino stupratore di donne, bambine e vecchie, un pazzo che si vuole dare al governo. Insomma, dovevano essere argomentazioni che non tutti scrivevano. Ad oggi, purtroppo, risulta qualcosa di già letto o visto.
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veronicarecensiona · 6 years
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La psichiatra (Wulf Dorn)
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Titolo: La psichiatra
Autore/trice: Wulf Dorn
Editore: TeA
La Psichiatra di Wulf Dorn è un thriller psicologico che narra le vicende poco fortunate di Ellen Roth, la psichiatra che, appunto, di punto in bianco si ritrova a dover combattere con l'Uomo Nero di cui una paziente le aveva parlato qualche giorno prima e che ora sembra averla rapita.
Il racconto si svolge in una maniera leggera, quanto meno come modo di scrivere dell'autore che non usa vocaboli pesanti o "strani", eppure in grado di lasciare l'ansia addosso. Ogni capitolo non ha una risposta immediata, inducendo il lettore ad andare avanti, a leggere per poter rispondere alle domande e dubbi posti nei capitoli precedenti. Sebbene ad un certo punto è possibile capire la fine del libro, o comunque immaginarla, la genialità del racconto è una cosa più unica che rara. Riesce ad essere strabiliante anche se si è immaginata la fine (come è successo per me). Scoprire chi è questo Uomo Nero di cui Ellen sembra avere tanta paura, chi è il tizio che la minaccia, che la insegue, che le fa del male, è quello che induce il lettore ad andare fino alla fine.
Posso ritenermi abbastanza soddisfatta da questa lettura, tanto da pensare di voler comprare altri libri di Durn (che comprerò, tanto per farmi venire un' altra po' d'ansia).
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La psichiatra
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veronicarecensiona · 6 years
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La Coscienza di Zeno (Italo Svevo)
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Titolo: La coscienza di Zeno.
Autore/trice: Italo Svevo.
Editore: Newton (edizione Minimamut).
Giunta ormai alla fine di tale viaggio narrativo, mi preme far tale recensione, ed ammaliata dalla scrittura elegante quale quella di Svevo, mi vien da copiarne. Oke, bando alle ciance, ho voluto aprire questo post, che seppur sembri di scherno, lodando la scrittura di Svevo. Devo ammettere che, fin ora, non mi ero mai gettata in una lettura "classica" (o vecchia, come dico io) eppure, già dalle prime righe, questo libro mi ha appassionato. Il modo di scrivere di Svevo, di raccontare le avventure di Zeno in prima persona, ha fatto si che il testo scivolasse sotto gli occhi senza alcuna difficoltà e che quelle 345 pagine fossero meno pesanti di quanto fosse il libro in se. 
La Coscienza di Zeno narra di quest'uomo che ha dentro se una miriade di insicurezze, ansie, paure, angoscie. E ne scrive un manoscritto che consegna al suo medico, al quale dice d'essere malato - riconosciuta come una malattia immaginaria da uno dei personaggi di sfondo del libro. E' interessante vedere come, infine, Zeno rappresenti molte delle paure di molti uomini e donne anche del nostro presente. La paura di restare soli (e, ad esempio, lui si sposa perchè teme di invecchiare da solo), il voler eccedere per superare qualcun altro, le lotte da uomo ad uomo per la conquista di una donna. Ce ne sono tanti di esempi che potrei fare. Alla fine lui capisce che non è malato come ha creduto, ma che tutto ciò che ha vissuto e creduto fin ora, fan semplicemente parte della vita. Infatti alla fine scrive:
« La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e usi giornalieri miglioramenti e peggioramento. A differenza delle altre malattie, la vita è sempre mortale. Non sopporta una cura. Sarebbe come voler turare i buchi nel nostro corpo credendoli delle ferite. Morire strangolati non appena curati. »
Concludendo e come ho già detto, la lettura è leggera grazie al modo di scrivere di Svevo che da anche dell'ironia a ciò che scrive, facendo si che qualche parte sia anche comica. Penso che sia una delle letture da fare almeno una volta nella vita.
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veronicarecensiona · 6 years
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Nel nome di Ishmael
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Titolo: Nel nome di Ishmael.
Autore/trice: Giuseppe Genna.
Editore: Mondadori.
Nel nome di Ishmael. Devo dire che questo libro è stato fra i più pesanti mai letti nel ciclo della mia vita, e non intendo positivamente. E’ stato un processo quasi lento, ma veloce per il piacere di togliermelo. Sapete quando volete andare avanti per vedere, quanto meno, la fine, sperando che sia degna di un libro Thriller? Ecco. E’ proprio così che è andata, tralasciando però il fatto che non mi ha soddisfatto nemmeno la fine. Nel nome di Ishmael è un thriller che tratta di una “presenza”, che - come annuncia anche il libro o le continue frasi “Ishmael è grande” - non è fisicamente uomo, o animale, o una cosa: pare essere un Dio di un gruppo di credenti che fa delle azioni che possiamo chiamare Riti, per non si sa cosa. I riti sono piuttosto violenti, dalle robe sadomaso, all’uccisione di bambini, a politici. I protagonisti del libro sono due ispettori di polizia, uno, però, che racconta la scoperta di Ishmael nel 1962, quando muore anche Enrico Mattei - e si chiama Montorsi - mentre l’altro - Lopez - racconta le sue vicende nel 2001. Si capirà, leggendo, che ci saranno anche altri soggetti nascosti, come l’Americano, ovvero un praticante di Ishmael, ed il Vecchio, che è contro e quindi vuole uccidere sto Americano. 
Penso che, una storia del genere, poteva essere strutturata in modi migliori. Ad esempio, trovo che molti capitoli siano privi di senso e connessione con tutta la storia, che sinceramente, che Maura - la moglie di Montorsi - si scopi un altro, che non ami più il marito, delle sue scopate con Luca, che il bambino che porta in grembo non si sa se sia suo o del marito, delle sue crisi, a me frega poco. Per poi, alla fine, ucciderla senza un perchè, e chi è stato ad ucciderla? Boh. Si sa solo che voleva scappare con questo Luca, poi improvvisamente Montorsi se la ritrova morta con un buco in testa a Bescapè, se non erro, per affliggergli una ferita, come Arle gli aveva detto. 
Detto questo, tutto questo malloppo di libro - 541 pagine - non ha una fine, perchè essendo una credenza uguale al cristianesi, buddismo, evangelismo e qualsiasi altra religione, i credenti di Ishmael riprenderanno con lo stesso rito senza un motivo principale.
Su una scala da uno a dieci, do una votazione di quattro. 
Fatemi sapere le vostre opinioni!
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Nel nome di Ishmael
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veronicarecensiona · 6 years
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Il silenzio degli Innocenti
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Titolo: Il silenzio degli innocenti.
Autore/trice: Thomas Harris.
Editore: Mondadori.
Il primo libro di cui voglio parlare è Il Silenzio degli Innocenti. L’ho comprato a pochissimi euri grazie al sito #acciobooks che è sinonimo di felicità (per chi non conoscesse il sito, ci faccia un giro: causa dipendenza). 
Passiamo alla trama. Mi è dispiaciuto capire che v’era un precedente prima di questo, cosa di cui non ero al corrente, ma effettivamente i libri non credo siano molto collegati in quanto la protagonista de Il Silenzio degli Innocenti non è la stessa de Red Dragon, il quale, per altro, è un omino. E quindi, la trama: ho cominciato a leggerlo con grandissima velocità. Mi piaceva, l’inizio. La scrittura veloce e scorrevole mi ha permesso di viaggiare con la mente senza trovare dei momenti noiosi. E diciamo che, per tutta la durata del libro, è stata così. L’unica pecca, forse, è il fatto che molte volte nei dialoghi non viene spiegato il tono o chi sta parlando, dando fin troppo all’interpretazione personale. Ho trovato anche che i colpi di scena, che ci sono stati, siano stati, in un certo senso, spiegati male. O, quanto meno, non ho trovato dei veri colpi di scena. Il ritrovamente dell’assassino lo è stato più per rivelazioni altrui che per indagini. 
Per il resto, è un libro che si legge bene, scorrevole e piacevole. 
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Il silenzio degli innocenti
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