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#silvia graziani
inarteziogio · 1 year
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micro961 · 3 months
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GIPSY FIORUCCI PREMIATA AL FESTIVAL “PRIMO PIANO SULL’AUTORE PIANETA DONNA” INSIEME A TANTE PERSONALITA’ DEL CINEMA E DELLO SPETTACOLO
Importante riconoscimento per l’artista umbra durante la cerimonia finale di premiazione della storica rassegna cinematografica, che si aggiudica la vittoria per la sezione musica e videoclip con il singolo “L’Anima Grida”
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A dicembre a Perugia, presso il Cinematografo Comunale Sant’Angelo, si erano tenute le proiezioni dei film, cortometraggi e videoclip in concorso votati successivamente da una qualificata giuria presieduta da Elizabeth Missland.  
La cerimonia finale, con la conduzione della giornalista Carola Proto, si è svolta a Roma presso un’affollatissima sala del cinema Caravaggio, che ha celebrato in ricordo di Sandra Milo la premiazione conclusiva alla presenza di numerose personalità del cinema e dello spettacolo, tra cui Fabrizio M. Cortese, Wilma Labate, Silvia D’Amico, Roberta Torre, Alba Rohrwacher (premio attrice dell’anno) e Maria Grazia Cucinotta (premio speciale per la brillante e prolifica attività di attrice e produttrice).
Momento quindi di grande rilevanza e riconoscimenti per la cantautrice tifernate, impegnata proprio in questi giorni nella città dei fiori per la partecipazione a molteplici importanti eventi e per la promozione del nuovo singolo “Il Pianto Che Trattengo” da dicembre in radio e su tutte le piattaforme digitali.
“La cosa che mi rende più felice e orgogliosa – dichiara Gipsy - è l’essere stata premiata non solo per il brano e il videoclip de “L’Anima Grida” ma anche e soprattutto per l’essenza stessa che incarna la canzone e del messaggio profondo di rinascita e speranza che porta dentro di sé”;
Il videoclip de L’Anima Grida, girato presso l’elegante e sontuosa location nobiliare tardo rinascimentale “Villa Magherini Graziani” a San Giustino umbro (Pg), è stato realizzato in collaborazione con la casa di produzione cinematografica “Whiterose Pictures”, regia di Lorenzo Lombardi e direttore alla fotografia Nicola Santi Amantini.
Dui seguito la motivazione letta durante la cerimonia: “Per l’impattante look dell’artista, calata in una fiaba di esoteriche essenze, attraversando i luoghi oscuri dell’anima, dove è sempre possibile accendere la luce della propria ricchezza interiore, fatta di ritrovate consapevolezze e nuove energie che conducono al cambiamento e alla vera rinascita”.
La prestigiosa kermesse “Primo Piano sull’Autore – Festival Pianeta Donna”, si è aperta con un incontro-dibattito “la donna nel cinema: emancipazione e riscossa”, tema di quest’anno, condotto da Laura Delli Colli, presidente del SNGCI, che ha rivolto ai presenti la domanda se questa emancipazione e riscossa potesse oggi veramente definirsi tale.
La quarantunesima edizione del Festival fondato e diretto da Franco Mariotti è stata organizzata dall’associazione culturale AmaRcorD con il contributo del ministero della cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo con la collaborazione della Regione Umbria; il coordinamento artistico è stato affidato a Francesca Piggianelli.
www.gipsyfiorucci.com
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E TRASCORSA UNA SETTIMANA DALLA CONCLUSIONE DELLA MIA PERSONALE AL “MUSEO DELLA FESTA DELL’UVA “ A IMPRUNETA E IL MOMENTO DI RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE MI HANNO AIUTATO E SOSTENUTO CON LORO PRESENZA Riccardo Lazzerini, Tullio Del Bravo e tutto il consiglio direttivo del museo, Tina Pelaia Baroncini, Alessandro Sarti, Giuseppe Ciccia, Giusy Ciccia, Pino Marcosano, Susi La rosa, Ugo Barlozzetti, Fabrizio Borghini, Marco Baroncini, Marta Borgioli, Cristina Falcini, Stefano Graziani, Mauro Boninsegi, Lauretta Torsoli, Elisabetta Corti, Loretta Camilloni, Giusy Gramigni, Maurizio Biagi, Lucia Raveggi, Andrea Nappini, Danilo Forgeschi, Simonetta Fontani e Roberto, Diana Polo, Roberto Catelani, Anna Casu, Riccardo Baroncini e compagna, Carlo Tesori, Enzo Meli e Romana, Sabrina Valentini e Leonardo, Emanuela Degan e Lorenzo, Romano Sisto, Anna Bini, Carlo Rizzo, Filomena Marcusano, Silvia Mecheri, Rossana Rossi, Barbara Canzi, Graziano Cicogni, Emanuele Andrulli, Katrin Costanza e Daniele, Nadia Baroncini, Alessandro Stecchi, Adriano Bolognesi, Franca Parigi, Fiorella Noci, Paolo Luzzi, Barbara Parrini, Andrea Rufini, inoltre ringrazio tutti gli abitanti di IMPRUNETA che sono venuti a trovarmi in questi 2 mesi di grande soddisfazione. Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito su i social…. Che sono veramente tanti….se ho dimenticato qualcuno non me ne voglia non era mia intenzione e mi scuso.
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senzabarcode · 5 years
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Roberto Maccaroni si racconta in una lunga intervista, dalla prima band formata da ragazzo, fino ai grandi palchi condivisi con Fabrizio Moro.
La musica è passione, è qualcosa che non si sceglie. Una necessità. E ce lo dimostra anche la storia di Roberto Maccaroni, artista romano, cantautore e chitarrista. I più lo conoscono come chitarrista di Fabrizio Moro, ma Roberto ha alle spalle una lunga gavetta, tanti sacrifici e un progetto artistico tutto suo, con una sua band, gli Strani Giorni, che ha annunciato nuove date proprio in questi giorni.
“Sono arrivato a questa band dopo tanti esperimenti e tante altre situazioni con altri gruppi.” Racconta Roberto Maccaroni. “Ho comprato la mia prima chitarra elettrica che avevo 16 anni, ho iniziato davvero presto. E iniziai dopo essere stato a vedere un concerto dei Cure, al PalaEur. Proprio quella sera decisi che anche io avrei voluto scrivere canzoni e avere una band. E che avrei voluto calcare quel palco. Qui c’è anche un sogno realizzato, perché molti anni dopo, proprio insieme a Fabrizio, sono riuscito a suonare sopra a quel palco. Quindi, come ti dicevo, proprio dopo quel concerto andai a comprare la mia prima chitarra e tramite un annuncio trovai delle persone per iniziare a suonare.”
La determinazione, la passione, e soprattutto il talento, iniziano così a scrivere la storia musicale di Roberto Maccaroni
“Iniziammo nei garage, nei pub, nelle sale prove con cover dei Cure, ma non solo. Fin dall’inizio eravamo atipici, perché suonavamo già dei pezzi nostri. Avevo tanta voglia di scrivere, anche se mi vergognavo a cantare. Ho cambiato varie formazioni, fino a quando non ho conosciuto Daniele Teodorani.”
Teodorani attualmente si occupa della produzione di Fabrizio Moro, ed è una persona molto importante nel percorso artistico di Roberto Maccaroni. “Con Daniele, polistrumentista, c’è stato subito un bel feeling. Avevamo un’idea comune della musica e dei progetti che volevamo realizzare insieme. Insieme a lui sono nati gli Strani Giorni. All’inizio eravamo in quattro. Insieme a noi, oltre al bassista Stefano Proietti, c’era anche un altro chitarrista, Fabio Massacesi, che davvero per me è come un fratello. Le nostre strade artistiche si sono divise, perché lui voleva sperimentare un altro genere, ma ci vediamo ancora più di prima. Ci aiutiamo molto e ci sosteniamo, ed è molto bello.”
Un sodalizio quello dei membri degli Strani Giorni che porta subito i suoi frutti nei concorsi in cui decidono di cimentarsi dopo un periodo di prove intense. “La cosa particolare è che dopo tante prove, e una decina di brani inediti, non avevamo ancora il nome, che di solito è la prima cosa che viene decisa in una band. Tutto nacque quando dovevamo iscriverci ad un concorso di Castelverde, e davanti ad una birra ci rendiamo conto che non sapevamo con quale nome segnarci.” Dopo una serie di idee improbabili, Roberto ha un’intuizione e dice “Strani Giorni”. Suonava bene, e al mattino dopo suonava ancora meglio. Nacque così questa band fortunata, che al quel concorso di Castelverde vince il primo premio e il premio della critica. Seguono il Pigro Festival, dedicato ad Ivan Graziani, il Festival di Sulmona, e molti altri concorsi in giro per l’Italia, dove Roberto Maccaroni e i suoi ragazzi raccolgono premi e consensi.
Esce così Un passo avanti, il loro primo cd, che segna l’inizio della collaborazione con Fabrizio Moro
“Daniele, quando era bambino, conobbe Fabrizio. I loro padri comprarono due terreni adiacenti, ed entrambi costruivano una casa per il futuro. Il sabato e la domenica andavano a mettere i blocchetti e si portavano i loro figli che hanno fatto così amicizia. I due ragazzi nel tempo si sono avvicinati alla musica. Daniele ha suonato anche la batteria per vari anni con Fabrizio.” Ecco quindi che nel 2007, l’anno in cui Fabrizio Moro vince Sanremo nella sezione giovani proposte con Pensa, gli Strani Giorni iniziano ad aprire le date del suo tour. “Il battesimo di fuoco fu a Roma Rock, un concerto a Capannelle che non dimenticherò mai. Ricordo la nostra incoscienza, perché avevamo tanta esperienza nei locali, ma non in palchi così grandi e con tutta quella gente. Non sapevamo nemmeno come impostare la scaletta.
Fabrizio ci diede tanta libertà. Lui non è geloso, non teme il confronto, anzi, è un generoso
Ci diede molto spazio, suonammo otto pezzi.” Fu il primo di una lunga serie di concerti in giro per l’Italia. Un sodalizio durato tre anni. Dopo Un Passo Avanti, al basso è arrivato Patrizio Placidi, ed è uscito il secondo lavoro del gruppo, L’invisibile spazio, un concept album. “Le varie canzoni sono come dei capitoli consecutivi che vanno a sviscerare un argomento. L’argomento che abbiamo scelto è L’Essenziale è invisibile agli occhi. Un concetto contenuto ne Il Piccolo Principe. Abbiamo lavorato molto anche alla copertina con Silvia Verzilli, un’artista molto brava e camaleontica, che è riuscita a trasferire il concetto di essenzialità anche nella grafica.” Il disco contiene La Speranza, uno dei brani a cui il gruppo è maggiormente legato.
“Per questa canzone abbiamo collaborato con Fabrizio nella realizzazione degli arrangiamenti – continua Roberto – gli piacque molto quel pezzo. Venne un paio di volte in sala per darci dei consigli e sistemare alcune cose. Lui era più esperto ed aveva già fatto dischi di serie A. Fu molto bello lavorare con lui, mise anche dei cori. Lì si è stretto anche di più il rapporto con Fabrizio, siamo cominciati ad entrare più in intimità. Collaborare su una canzone è una cosa molto personale. Per farci mettere le mani a qualcuno ti devi fidare, e inizia a diventare una persona molto vicina a te.” L’invisibile spazio è un album a cui Roberto Maccaroni è davvero molto legato, e per cui sono stati realizzati ben quattro videoclip. Un lavoro accurato e appassionato.
Sicuramente l’inizio della collaborazione come chitarrista di Fabrizio Moro ha stravolto tutti gli equilibri e i tempi, non solo della band, ma anche e soprattutto di Roberto
Quello che era un secondo lavoro, la musica appunto, è diventato il mestiere principale e totalizzante. Il chitarrista infatti lavorava in Rai, per una cooperativa che collaborava con UnoMattina. Un’occupazione che male si accorda con la vita del musicista che va spesso a dormire tardissimo. “La mia vita e quella di Daniele in questi ultimi anni si è un po’ sconvolta. Siamo stati impegnati e abbiamo un po’ allentato con la band e per dedicarci al progetto di Fabrizio. Ho avuto il privilegio di essere coinvolto da lui anche a livello autorale, quindi per me è stata una grossa fortuna e una grossa soddisfazione. Appena sono entrato Fabrizio doveva finire di scrivere Pace. Mancavano due o tre brani per ultimare il disco.”
“Decise di affittare una baita sul Lago di Trevignano e invitò noi della band ad andare ogni volta che volevamo, per passare le giornate insieme e magari scrivere qualche brano. Io ero quello più libero di tutti, perché avevo scelto lasciare il lavoro, e non mi sembrò vero di avere questa possibilità. La cosa più importante per me era conoscerlo e portare tutto il rapporto al livello umano. Tutta la complicità che poi vedi sul palco, l’unione che c’è, nasce proprio da queste piccole cose, dallo stare insieme.” Fu proprio in uno dei momenti passati insieme in quella baita che nacque L’Essenza, uno dei pezzi di Pace.
Un brano scritto di getto: “una facilità di scrittura che ho visto davvero a pochi autori” ci racconta Roberto
Nello stesso modo nacque Intanto. Due pezzi, due magie, come ama definirle Maccaroni. “La cosa più bella di quelle giornate, che non dimenticherò mai, fu vivere la quotidianità con Fabrizio.” Piccole cose, un thè insieme, la spesa, il cucinare, la musica condivisa. Semplici dettagli che uniscono davvero le persone e le fanno sentire più intime e meno bisognose di indossare protezioni e sovrastrutture. Forse anche per questo Pace è un album molto maturo, non solo nei testi, ma anche negli arrangiamenti. “Al di là dei pezzi, che hanno tutti un filo conduttore e sono tutti molto belli – spiega Roberto – credo che questa maturità nel sound sia anche frutto nostro. Quando lui ha scelto di cambiare alcuni elementi della band, lo ha fatto non per un discorso di avvicendamento tecnico, ma proprio di sound, per un approccio meno da musicista e più da compositore. Ha voluto che lo stile di ognuno di noi contaminasse il suo.”
“Fabrizio ci ha scelto ed è stato un leader carismatico. Ci ha dato carta bianca, facendoci tirare fuori la nostra personalità”
Un’unione che traspare ed è evidente sul palco, dove Fabrizio Moro non sembra un solista, ma piuttosto il front man di una band. “Sono contento che arrivi questa cosa alle persone, perché era proprio il nostro intento. Quando ti senti coinvolto in un progetto quella che viene fuori è proprio l’unione di anime e di idee. Si è creata una bella alchimia a livello umano. Sono tre anni che viaggiamo insieme e non abbiamo mai litigato. Andrea è quello pazzerello, senza di lui ti annoieresti a morte. Claudio è il guidatore instancabile. Alessandro è quello più tecnologico. Io e Danilo siamo quelli che hanno sempre le forniture di birra e panini. Ognuno ci mette del suo e ha la sua peculiarità. Io per esempio sono quello più estroverso a livello di look.”
Roberto Maccaroni infatti per tutti i fan di Fabrizio Moro è lo Sceriffo, un soprannome che nacque nel 2008, durante il secondo anno da gruppo spalla
“In Un passo avanti c’è una canzone che si chiama Solo un Dejavù, dedicata a due dei più grandi artisti che abbiamo in Italia, Sergio Leone ed Ennio Morricone. In questo brano abbiamo richiamato volutamente delle sonorità western, grazie a delle chitarre che si usavano negli anni ’60. Quando presentavo questa canzone mi mettevo un cappello da sceriffo. Finito il concerto me lo lasciavo sul collo col laccio, e al termine della performance tutti lo andavano a toccare e mi dicevano “Ehi Sceriffo!” Essendo cresciuto negli anni ’70 mi è sempre piaciuta la teatralità che c’era nei concerti di quell’epoca e che oggi si è un po’ persa. Stile David Bowie, Freddie Mercury, Renato Zero.”
“Ho continuato quindi a portarmi questo capello, anche il primo anno in cui ho iniziato a suonare con Fabrizio. Lui stesso, una volta a Civitavecchia, mi disse che avevo un bel look e un bel potenziale. “Centralo ancora di più” mi disse e mi diede una serie di consigli. E lì è tornata questa cosa dello Sceriffo. Uno Sceriffo 2.0, rivisitato.” Un artista particolare, eclettico, con uno stile unico e riconoscibile. Lo stesso stile con cui sceglie le sue chitarre. “Io uso chitarre che non sono usuali. Rispetto alla maggior parte dei chitarristi, non mi è mai importato di avere un bel suono, ma di avere un mio suono. Una cosa riconoscibile, solo mia. Una mia voce. Ho cercato strumenti che si usavano poco o perlomeno che si usavano in un altro genere, per portarli nel mio.”
Roberto Maccaroni sperimenta, azzarda e i risultati sono sotto gli occhi di tutti
Una chitarra degli anni ’60 sul genere di Fabrizio Moro ha sicuramente dato un respiro diverso ai suoi brani, dando loro un taglio unico. Un lavoro lungo e portato avanti con passione, che ha permesso a Roberto e a tutta la band di esibirsi questa estate in un tour stupendo, partito dallo Stadio Olimpico di Roma. Un sogno condiviso tra lui e Fabrizio, così come lo è stato esibirsi nel teatro di Taormina, dove sono passati duemila anni di storia e di musica. Emozioni uniche, irripetibili, rese possibili solamente dalla volontà di farcela, dal grande lavoro e dal talento. “In quei momenti ho pensato ai miei, che all’Olimpico erano in platea, e che hanno fatto tanti sacrifici per me. Questi sogni che realizzo li dedico sempre a loro, che hanno creduto in me fino alla fine.” Un messaggio d’amore e di gratitudine profondo che chiude questa lunga chiacchierata da cui trarre un importante insegnamento: i sogni vanno inseguiti. Vanno afferrati, presi per mano e non mollati mai.
Quando si arriva in vetta sarà valsa ogni ferita, ogni caduta e ogni lacrima versata
Roberto Maccaroni e la musica, un sogno lungo una vita Roberto Maccaroni si racconta in una lunga intervista, dalla prima band formata da ragazzo, fino ai grandi palchi condivisi con Fabrizio Moro.
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giuliocavalli · 6 years
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«Non possiamo permettere che ritornino quelle parole (e quegli atti) della vergogna»: una lettera ai direttori
«Non possiamo permettere che ritornino quelle parole (e quegli atti) della vergogna»: una lettera ai direttori (la pubblica Nazione Indiana qui) Siamo studiosi e studiose, scrittori e scrittrici, preoccupati dal dilagare dell’odio nei media italiani. Odio verso le donne, i migranti, i figli di migranti, la comunità Lgbtq. Un odio che è ormai il piatto principale di moltissimi talk show televisivi nei quali vige da tempo la politica dei microfoni aperti, senza nessuna direzione o controllo. E spesso le parole che escono fuori da alcuni dibattimenti televisivi sono parole che mettono fortemente in crisi o addirittura contraddicono l’essenza stessa della nostra Costituzione, il richiamarsi a un patto antifascista e democratico. L’attentato di Macerata, dove un simpatizzante neonazista ha cercato la strage di uomini e donne africani, è qualcosa che ci interroga nel profondo. Le vittime sono diventate il bersaglio di un uomo la cui azione terroristica si è nutrita della narrazione tossica veicolata non solo da internet ma anche dal mainstream mediatico. Dopo quello che è successo non possiamo restare in silenzio. Serve una maggiore assunzione di responsabilità, serve un nuovo patto fra chi fa comunicazione e i cittadini. Le parole di odio, lo abbiamo visto chiaramente, possono tradursi in atti di violenza omicida. Azioni che, acclamate e imitate, rischiano seriamente di innescare una spirale di violenza. Per noi è evidente che il nodo mediatico ha contribuito a produrre e legittimare lo scatenarsi delle pulsioni peggiori. Per questo chiediamo ai media di non prestare più il fianco alla propaganda d’odio, ma di compiere anzi uno sforzo nel contrastarla. Intere fette di società (per esempio i migranti e i figli di migranti) nella rappresentazione mediatica esistono pressoché solo come stereotipo o nei peggiori dei casi come bersaglio dell’odio, contraltare utile a chi fa di una propaganda scellerata il suo lavoro principale. Sappiamo che nei media lavorano seri professionisti che come noi sono molto preoccupati per la piega degli eventi. Servono contenuti nuovi, modalità diverse, linguaggi aperti e trasparenti. Non possiamo permettere che nel 2018, ad 80 anni dalle leggi razziali, ritornino quelle parole (e quegli atti) della vergogna. Dobbiamo cambiare ora e dobbiamo farlo tutti insieme. Ne va della nostra convivenza e della nostra tenuta democratica. Quello che chiediamo non è un superficiale politically correct. Chiediamo invece una presa in carico di un mondo nuovo, il nostro, che ha bisogno di conoscersi e non odiarsi. Antonio Gramsci scriveva: Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri. Dipende da noi non lasciar nascere questi mostri. Dipende da noi evitare che torni lo spettro del fascismo nelle nostre vite. Per farlo però dobbiamo lavorare in sinergia e cambiare i mezzi di comunicazione. E dobbiamo farlo ora, prima che sia troppo tardi. Giulio Cavalli Vanessa Roghi Helena Janeczek Igiaba Scego Sabrina Varani Christian Raimo Paolo di Paolo Michela Monferrini Frederika Randall Graziano Graziani Francesca Capelli Shaul Bassi Loredana Lipperini Shulim Vogelmann Amin Nour Reda Zine Sabrina Marchetti Amir Issa Alessandro Triulzi Francesco Forlani Fiorella Leone Francesca Melandri Ilda Curti Marco Balzano Alessandro Portelli Attilio Scarpellini Filippo Tuena Francesco M.Cataluccio Laura Bosio Gianfranco Pannone Antonio Damasco Franco Buffoni Evelina Santangelo Caterina Bonvicini Lisa Ginzburg Camilla Miglio Emanuele Zinato Andrea Inglese Andrea Raos Maria Grazia Meriggi Alessandra Di Maio Roberto Carvelli Francesco Fiorentino Grazia Verasani Caterina Venturini Alessandra Carnaroli Lorenzo Declich Gennaro Carotenuto Silvia Ballestra Chiara Valerio Marco Belpoliti Paola Caridi Marco Missiroli Alessandro Robecchi Valeria Parrella Nicola Lagioia Enrico Manera Jamila Mascat Maria Luisa Venuta Rossella Milone Giacomo Sartori Antonella Lattanzi Barbara del Mercato Amara Lakhous Rino Bianchi Carola Susani Roberto Carvelli Isabella Perretti Rosa Jijon Davide Orecchio Antonella Lattanzi Simone Giusti Simone Siliani Alberto Prunetti Chiara Mezzalama Elisabetta Mastrocola Teresa Ciabatti Andrea Tarabbia Antonella Anedda Elisabetta Bucciarelli Francesco Fiorentino Paola Capriolo Paolo Morelli Simona Vinci Giorgio Vasta Orsola Puecher Antonio Scurati Vins Gallico Daniele Petruccioli Enrico Macioci Maria Grazia Calandrone Eraldo Affinati Elena Pirazzoli Leonardo Palmisano Emiliano Sbaraglia Maura Gancitano Marco Mancassola Rosella Postorino Alessandra Sarchi Carlo Lucarelli Giorgio Pecorin Gianni Biondillo Ornella Tajani Mariasole Ariot Giorgio Fontana Girolamo Grammatico Francesca Ceci Brunella Toscani Tommaso Giartosio Attilio Scarpellini Simone Pieranni Elisabetta Liguori Giuliano Santoro Orofino di Giacomelli Maria Grazia Porcelli Giovanni Contini Federico Faloppa Federico Bertoni Flaminia Bartolini Dario Miccoli Emanuela Trevisan Semi Alessandro Mari Tommaso Pincio Laura Silvia Battaglia Anna Maria Crispino Andrea Bajani Renata Morresi Francesca Fiorletta Federica Manzon Angiola Codacci Pisanelli Alessandro Chiappanuvoli Società italiana delle Storiche Benedetta Tobagi Giuseppe Genna Fabio Geda Daniele Giglioli Angelo Ferracuti Alessandro Bertante Riccardo Chiaberge Giorgio Mascitelli Gherardo Bortolotti Annamaria Ferramosca Anita Benedetti Letizia Perri Luisella Aprà Masturah Atalas Rosalia Gambatesa Barbara Summa Lorenzo D’Agostino Anna Toscano Fabrizio Botti Chiara Veltri Sergio Bellino Barbara Benini Valentina Mangiaforte Maria Motta Emanuele Plasmati Giuseppe Maimone Paolo Soraci Pina Piccolo Graziella Priulla Leonardo Banchi Valentina Daniele Massimiliano Macculi Susanna Marchesi Corrado Aiello Giovanni Scotto Liliana Omegna Domenico Conoscenti Francesco Falciani Mario Di Vito Ileana Zagaglia Maria Elena Paniconi Antonio Corsi Stefano Luzi Nicola Marino Barbara Lazzarini Antonella Bottero Camilla Mauro Pietro Saitta Gianni Montieri Francesca Del Moro Adam Atik Maurella Carbone Sabrina Fusari Francesa Perlini Antonella Bastari Donatella Libani Alessandra Pillosu Lidia Massari Gianni Girola Andrea Fasulo Lidia Borghi Roberta Chimera Gaetano Vergara Camilla Seibezzi Lisa Dal Lago Nicoletta Mazzi Annamaria Laneri Sandra Paoli Cristina Nicoletta Leonardo De Franceschi Olga Consoli Chiara Barbieri Valentina De Cillis Letizia Perri Angelo Sopelsa Alessandra Greco Simone Buratti Giacomo Di Girolamo MariaGiovanna Luini Costanza Matafù Lorenza Caravelli Elena Maitrel Cavasin Leopoldina Bernardi Donatella Favaretto Simona Brighetti Margherita D’Onofrio Ivana Buono Manuela Olivieri Maria Cristina Mannozzi Helleana Grussi Elisabetta Galeotti Antonio Sparzani (si può firmare qui)
(la pubblica Nazione Indiana qui) Siamo studiosi e studiose, scrittori e scrittrici, preoccupati dal dilagare dell’odio nei media italiani. Odio verso le donne, i migranti, i figli di migranti, la comunità Lgbtq. Un odio che è ormai il piatto principale di moltissimi talk show televisivi nei quali vige da tempo la politica dei microfoni aperti, senza nessuna direzione o controllo. E spesso le…
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sciscianonotizie · 4 years
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“3 attori in affitto” il 23 Febbraio al Centro Ester di Napoli
Il prossimo 23 febbraio andrà in scena dalle ore 19 al Centro Ester di Napoli, “3 Attori in Affitto”, lo spettacolo scritto e diretto da Vittorio Hamarz Vasfi, interpretato dallo stessi Vasfi, insieme a Ludovico Fremont, Pio Stellaccio e Mavina Graziani e prodotto da Andrea Preti e Silvia Armeni. L’autore racconta in modo divertente il quotidiano dei protagonisti cercando di...
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cyborgcyborgcyborg · 4 years
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Matilde Cassani Body as Packaging, 2017
GENDA is an indipendent magazine edited by a+mbookstore edizioni, Milan with a double editorial staff, Italian and Chinese. The first issue is dedicated to the role of the body in western and eastern cultures. The photographs featured in the magazine are shown in the exhibition “Body as Packaging”. The body as construction material, deprived of its sexual, moral, social aspects. The body used like any other material, a form to assemble, overlay, split, observe, forget. The body as just another object, not instrument, not seduction, not for exchange, not as a place of violence to attack the person. Body without rhetoric, history, ethics, deprived of that dignity we take for granted and that recogition that pertains to a living person. Body as encumbrance, structure, scaffolding, and nothing more.
Body as packaging, 2017 With: with Bianca Fabbri, Maria Francesca Frosi Institution: Arte Fiera, Bologna Exhibition Center Curators: Master in Photography Stefano Graziani, Amedeo Martegani, Andrea Pertoldeo Graphic design: Teresa Piardi Coordinator: Silvia Ponzoni, Alberto Sinigaglia
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vigofficial-blog · 5 years
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TEMPTATION ISLAND VIP: SVELATA LA DATA DI INIZIO E L'IDENTITÀ DI TUTTI I TENTATORI. Manca ormai pochissimo all’inizio della seconda edizione di Temptation Island VIP: lunedì 9 settembre l’Is Molus Relais aprirà infatti nuovamente le sue porte per accogliere Nathalie Caldonazzo con il fidanzato Andrea Ippoliti, Pago con Serena Enardu, Simone Bonaccorsi e Chiara Esposito, Damiano Coccia detto Er Faina e Sharon Macri, Anna Pettinelli e Stefano Macchi e Ciro Petrone (che si è reso protagonista di una corsa ad ostacoli) con la fidanzata Federica Caputo. Tuttavia, fino ad oggi non conoscevamo ancora l'identità di tutti i tentatori e tentatrici, che sono: Alice Bertelli (28 anni, impiegata e conduttrice su Sport Italia) Antonietta Fragasso (22 anni, quarta classificata a Miss Italia 2018) Federica Francia (22 anni, laureanda in Scienze Infermieristiche, ex corteggiatrice di Andrea Zelletta) Valentina Galli (27 anni, designer e imprenditrice) Marta Krevsun (già tentatrice a Temptation Island) Zoe Mallucci (20 anni, studentessa di Scienze del Turismo) Ana Paula Manzanal (25 anni, conduttrice per la tv peruviana e attrice) Gaia Mastrotaro (24 anni, laureanda in Economia e Commercio) Fede Spano (25 anni, segretaria ed ex corteggiatrice di Andrea Cerioli) Silvia Tramonte (25 anni, imprenditrice) Marina Vetrova (26 anni, ballerina) Daniela Troisi (39 anni, conduttrice televisiva e speaker radiofonica) Cecilia Zagarrigo (25 anni, laurenda in giurisprudenza, ex corteggiatrice di U&D) Fabrizio Baldassarre (31 anni, hair stylist ed ex corteggiatore di U&D) Mattia Bertucco (31 anni, dj e gestore di locali) Ale Catania (23 anni, agente di commercio) Riccardo Colucci (33 anni, preparatore atletico) Ricky Costantino (28 anni, allenatore di calcio) Gianmaria Gerolin (30 anni, imprenditore) Alessandro Graziani (27 anni, pallavolista) Michele Loprieno (53 anni, imprenditore) Valerio Maggiolini (25 anni, responsabile marketing) Antonio Moriconi (24 anni, maestro di sci ed ex corteggiatore di U&D) David Nenci (31 anni, manager e personal trainer) Giancarlo Picariello (40 anni, imprenditore, gestore di locali e ristoranti) Jack Queralt (40 anni, artista) Samy Youssef (24 anni, modello) https://www.instagram.com/p/B19WaltITPt/?igshid=sffok60tvonb
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inarteziogio · 1 year
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tmnotizie · 6 years
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MACERATA – Musicultura  ha ufficializzato  il cartellone della La Controra 2018, il ricco programma di eventi della  settimana del Festival, in una conferenza stampa presieduta dal Direttore Artistico di Musicultura Piero Cesanelli, dal Sindaco di Macerata Romano Carancini, dal Presidente della Provincia di Macerata Antonio Pettinari dall’Assessore alla Cultura del Comune di Macerata Stefania Monteverde e dai  partner storici di Musicultura:  le Università di Macerata e Camerino e  la Camera di Commercio  di Macerata.
La Controra, nata quattordici anni fa per creare nel centro storico cittadino un “contrappeso” spettacolare alle serate del festival all’Arena Sferisterio, di anno in anno è fiorita a vista d’occhio fino ad abbracciare coi suoi appuntamenti i giorni e le notti di un’intera settimana e conquistare la fiducia degli spettatori.
La Controra è oggi un festival nel festival, multiforme come il suo pubblico, eterogeneo, sia per interessi culturali, che per profilo anagrafico, che per provenienze geografiche. Un mix di concerti, recital, incontri, dibattiti, reading – tutti ad ingresso libero –  che al ritmo di tre, quattro e anche cinque iniziative al giorno cadenzano le giornate della Controra,  un piatto che incuriosisce, intriga e fidelizza.
La formula della Controra poggia su due idee semplici: la prima è che la composita bellezza dei linguaggi artistico-espressivi non merita approcci banali, la seconda è che il divertimento è la chiave di accesso al piacere dell’approfondimento. Le location della Controra, disseminate nel centro storico cittadino, comprendono Piazza Cesare Battisti, Piazza della Libertà, i cortili di Palazzo Ciccolini, del Palazzo Municipale, di Palazzo Conventati.
LA CONTRORA 2018: IL PROGRAMMA
LUNEDÌ 11
18.00 – Cortile Palazzo Municipale
Mark Harris
Artisti si rinasce
La canzone d’autore italiana
nei ricordi di un pianista americano
 18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Adriana Asti
Un futuro infinito. Piccola autobiografia
con Ennio Cavalli
21.15 – Cortile Palazzo Ciccolini
Roberto Giambò
With a little help from Maths
1964: i Beatles aprono “A Hard Day’s Night” con un misterioso accordo.
La matematica entra in gioco per risolvere un enigma del rock
21.30 – Piazza della Libertà
La Compagnia in concerto
Gabriella Ferri, una voce fuori dal coro
Francesco Caprari, Valentina Guardabassi, Elisa Ridolfi, Alessandra Rogante (interpreti). Adriano Taborro (chit., mandolino), Casta (chit.), Paolo Galassi (basso), Roberto Picchio (fisa), Alessandra Tamburrini (tastiere), Luca Mengoni (violino), Riccardo Andrenacci (batteria), Piero Piccioni e Fulvia Zampa (voci narranti), Andrea Pompei (contributi video)
MARTEDÌ 12
18.00 – Cortile Palazzo Municipale
Mimmo Locasciulli
Come una macchina volante
Una vita vissuta tra medicina e musica
con Ennio Cavalli
18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Giampiero Mughini
Era di maggio. Cronache di uno psicodramma
Quel che accadde a Parigi dal 3 al 24 maggio 1968
evocazioni musicali: Alessandra Rogante, Adriano Taborro, Casta
21.15 – Cortile Palazzo Ciccolini
Simone Marconi e Giulia Poeta
Fernando Pessoa, in flagrante delitro
Un racconto a due voci, tratto dalle lettere dello scrittore alla fidanzata
evocazioni musicali: Frida Neri e Antonio Nasone
21.30 – Piazza della Libertà
I vincitori della XXIX edizione di Musicultura in concerto
conduce John Vignola (Radio 1 Rai)
MERCOLEDÌ 13
18.00 – Cortile Palazzo Municipale
Enzo Gentile
Hendrix ‘68. The Italian Experience
Sbarcò come un alieno in Italia per un pugno di concerti,
ci tolse dall’affanno di musiche alla rinfusa
18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Dori Ghezzi, Giordano Meacci, Francesca Serafini
Lui, io, noi
Faber: un grande amore, una storia di tutti
con John Vignola
21.15 – Cortile Palazzo Ciccolini
Francesca Romana Perrotta
L’ora di mezzo
Canzoni da ascoltare dopo il tramonto
Francesca Romana Perrotta (voce), Giuseppe Bonomo (chitarre),
Francesco Cardelli (basso), Tomaso Graziani (batteria)
21.30 – C. Piazza Battisti
Lavori in corso…
Concerto
GIOVEDÌ 14
18.00 – Cortile Palazzo Municipale
Ron Padgett
Un modo nuovo di guardare le cose
Incontro col poeta americano autore delle poesie
del film “Paterson”, di Jim Jarmush
con Ennio Cavalli e Damiano Abeni
18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Sergio Cammariere
La grande madre Musica
Incontro con un artista carismatico
18.45 –  Piazza C. Battisti
Lo Stato Sociale
Una vita in vacanza?  Parliamone
con Lodo, Albi, Bebo, Carota e Checco
Tiene le fila John Vignola
 VENERDÌ 15
18.00 – Cortile Palazzo Municipale
John Vignola e Alberto Radius
Masters – Lucio Battisti
Una delle più apprezzate operazioni di rimasterizzazione  e ristampa che la musica italiana ricordi
18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Gianni Amelio
Padre quotidiano, una storia a due voci
Il nuovo romanzo del regista de “Lamerica” e de “La tenerezza”
con Ennio Cavalli
18.45 –  Piazza C. Battisti
Lavori in corso…
Concerto
SABATO 16
 18.00 – Cortile Palazzo Municipale
Cristina Donadio
A tu per tu
La “Scianel di Gomorra” si racconta
con Michela Pallonari
18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Lavori in corso…
Presentazione libro
18.45 –  Piazza C. Battisti
Prima della finalissima
Concerto dei 4 vincitori più votati allo Sferisterio
conduce John Vignola (Radio 1 Rai)
21.30 – Piazza della Libertà
Concerto della Fanfara dei Bersaglieri
23.00 – Piazza C. Battisti
Ale Spedicati (Sikitikis) – Dj Set
Around the groove
DOMENICA 17
18.00 – Cortile Palazzo Municipale
Tutto è qui
Storie marchigiane di resilienze e ricostruzione sospesa
con Silvia Luciani, Giovanni della Ceca, Giampiero Feliciotti, Lucia Della Ceca, Federica Di Luca
18.30 – Cortile Palazzo Conventati
Dario Brunori
Secondo me…
Incontro con un lucido cantastorie di oggi
con John Vignola
 18.45 – Piazza C. Battisti
Mirkoeilkane
Rivedersi un anno dopo
Incontro col vincitore di Musicultura 2017
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Par JOËLLE CHAMBON maître de conférences en études théâtrales Université Paul-Valéry Montpellier 3
Du théâtre italien contemporain, on peut dire qu’il se porte bien même s’il se porte mal. Il se porte mal parce que dans la très grande majorité des cas, il se fabrique dans des conditions d’extrême précarité. Il se porte bien pourtant, si l’on pense à toutes les découvertes qu’il nous a offertes ces dernières années : les performances de Silvia Calderoni, ou Daria Deflorian et Antonio Tagliarini (à la Vignette les28 et 29 novembre), les spectacles de Marta Cuscunà, Emma Dante, Spiro Scimone, les textes d’ Ascanio Celestini,Stefano Massini, Fausto Paravidino, Lina Prosa… Toutes ces voix sont plus solitaires et leurs spectacles sont de dimensions plus modestes que ceux de la génération qui a précédé – qu’on pense à la Societas Raffaello Sanzio ou à Pippo Delbono. Ils sont singuliers et souvent au singulier.
Lucia Calamaro © Ilaria Scarpa
  Lucia Calamaro est singulière par sa formation : un premier apprentissage en Amérique du Sud, avec une avant garde uruguayenne qui mêlait à la fascination pour Artaud et Grotowskila couleur grotesque typique du Riode la Plata ; un second en France avec l’École Lecoq, puis le jeu de clown et l’ethno-scénologie, mais aussi les lectures : de la micro-histoire à la littérature d’autofiction. Et enfin le dernier, de retour en Italie : les difficultés du travail dans le circuit des compagnies indépendantes romaines,la collaboration avec les lieux alternatifs, les rencontres essentielles qui permettent la création malgré tout.Lucia Calamaro écrit et met en scène un théâtre au singulier mais avec personnages. Au singulier parce que« même dans la réalité le dialogue est impossible […] je dis toujours à mes comédiens : ‘Je dois t’entendre penser,pas parler’ ». L’écriture, d’inspiration souvent autobiographique, existe d’abord sur le papier : blocs de pensées, coulées verbales. Un énorme matériau monologique roule pêlemêle spéculations philosophiques et considérations pratiques, voire ménagères, souvenirs personnels et citations. Ensuite, avec la rencontre des acteurs, se met en place un travail de distribution et d’appropriation par lequel s’esquissent les personnages. Puis un travail de coupe et d’écriture des dialogues de transition, par lequel se dessine le rythme du spectacle et émergent des situations concrètes. Comme elle le souligne,« les dialogues créent la relation etla dynamique mais […] c’est dans le monologue que le sens est roi » . Tumore n’est donc pas un monologue.Pour raconter l’histoire de Virginie et de sa tumeur, il y a sa Mère et la Doctoresse, et il y aura encore d’autres apparitions, inattendues voire loufoques. Car Tumore n’est pas no nplus, en dépit de son sous-titre, uns pectacle désolant. C’est un requiem tragi-comique. Dans ses notes de mise en scène, Lucia Calamaro le dédie à son amie française Virginie Larre, « historienne de l’art, brillante, bonne buveuse, maladroite, et très drôle », emportée par la maladie alors qu’elle se préparait à rejoindre la Villa Médicis à Rome. De l’idée que, le temps d’une représentation, « l’ombre dans laquelle elle se meut désormais sera peut être un peu moins dense », est né ce spectacle hors-norme, qui invente une sorte d’ironie ravageuse à partir du plus tragique des points de départ.
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Tumore est le spectacle qui, en 2006, a révélé Lucia Calamaro au public italien. Dix ans plus tard,la France l’a découverte à travers deux autres de ses spectacles : L’Origine del mondo accueilli en 2015, et La Vita ferma en 2017. Mais Tumore reste l’acte fondateur, éminemment provocateur par son sujet et sa démarche, du théâtre de Lucia Calamaro et de sa modernité paradoxale. C’est un théâtre qui n’exhibe aucun des ‘signes extérieurs de modernité’ auxquels nous sommes maintenant habitués : pas de musique, pas d’écrans, pas de moments performatifs, pas de nudité. Pour reprendre les termes du critique Graziano Graziani, c’est « quelque chose de nouveau, non pas par ‘innovation’, mais par ‘non conformité’». Comme s’il s’agissait de recueillir les fragments de tout ce qui a été cassé au 20ème siècle, et de les disposer autrement pour faire entendre une parole neuve. La scène de Tumore, écrit Calamaro dans l’avertissement à sa pièce, est une de ces « zones inconnues de transition où la matière change d’état ». L’exploration des différents intérieurs – la tête des personnages avec leurs pensées plus ou moins conscientes, les couloirs et les salles de l’hôpital, et aussi le corps de Virginie – se fait uniquement parles inflexions de voix des actrices et celles de la lumière : on passe glissando d’un endroit à l’autre de ces lieux réels ou mentaux – la parole se déployant en continu dans un espace-temps élastique et changeant, « avalant » les déterminations temporelles ou spatiales, pour dérouler un présent continu et un ‘ici’ illimité. « Si je pouvais savoir ce que je fais quand je me mets à écrire, j’aimerais que ça se passe ainsi : que mon esprit, ou peut-être mon âme, entre en contact directement avec celui de la personne qui regarde, lit, reçoit. » Ce désir donne à l’écriture de Lucia Calamaro son urgence et son excès.L’excès est lié à ce que la dramaturge appelle « la potentialité logorrhéique infinie de la pensée » ; d’où naît, en même temps que l’émotion,le comique très particulier de ses pièces, malgré des thèmes aussi peu favorables que la maladie et la mort, la honte ou la dépression. Quant au sentiment d’urgence, il est communiqué au spectateur par la passion que les personnages mettent à faire usage de la parole .Leur étonnement devant les mots et les pensées, leur désir toujours renaissant de les communiquer, sont les signes d’un immense espoir mis dans le langage, que le public ne peut faire autrement que de partager à la fin. Là réside sans doute, en ces temps de soupçon généralisé à l’égard du texte au théâtre, la paradoxale actualité de Lucia Calamaro.
Sur le théâtre italien Par JOËLLE CHAMBON maître de conférences en études théâtrales Université Paul-Valéry Montpellier 3 Du théâtre italien contemporain, on peut dire qu’il se porte bien même s’il se porte mal.
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niconote · 7 years
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NicoNote | Sound Live | per 54° Premio Riccione per il Teatro 2017
La serata, presentata da Silvia D'Amico e Graziano Graziano, prevede la partecipazione di importanti nomi della cultura e dello spettacolo, a partire dai componenti della Giuria del Premio: Fausto Paravidino (Presidente), Giuseppe Battiston, Arturo Cirillo, Emma Dante, Federica Fracassi, Claudio Longhi, Renata Molinari, Laurent Muhleisen, Christian Raimo e lo stesso Graziano Graziani. LIVE SET NicoNote, Daniele Marzi, Massimiliano Rocchetta, Stefano Travaglini VISUAL ART Antica Proietteria DISEGNO LIVE Elisa Mossa
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inarteziogio · 2 years
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inarteziogio · 2 years
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inarteziogio · 4 years
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inarteziogio · 2 years
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