Tumgik
#siamo in buone mani
rosaleona · 1 year
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Intercettazioni, Nordio a La7: “Crediamo veramente che la mafia parli al telefono?”
Probabilmente pensa che comunichino con i piccioni viaggiatori.
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smokingago · 8 months
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
🍀
#smokingago
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crazy-so-na-sega · 11 months
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beh dai, siamo in buone mani.
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susieporta · 8 months
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
dipinto Gill Button
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falcemartello · 1 year
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Wow! (Considerazioni multitasking.)
- di Nestor Halak
Gli americani sono riusciti a vendere il genocidio degli indiani per l’epopea del buon vecchio West, il bombardamento atomico di civili per un atto umanitario, l’occupazione militare dell’Italia per la “liberazione” dell’Italia, la mafia di New York per una storia di eroi romantici. Nulla di tutto ciò discredita mai il sistema nel suo complesso, che rimane infinitamente buono e giusto, protetto com’è dai sacri principi della “costituzione”, il problema è solo che alcuni essere umani nascono intrinsecamente cattivi e vanno eliminati. Tutta qui la filosofia di Hollywood. Se qualcosa di vagamente simile succede in qualsiasi altra nazione (eccezion fatta per i fratelli Anglo), la descrizione che ne fa Hollywood muta immediatamente nella condanna senza appello del sistema di potere di quello stato, del suo sistema sociale e persino della popolazione arretrata e, tra noi possiamo dircelo, anche razzialmente  inferiore. Sono persino riusciti ad imporre in tutto il mondo una bevanda fatta d’acqua zuccherata colorata col caramello, un poco come hanno fatto i francesi col vino. Solo che i francesi si sono inventati qualità metafisiche vendendo a prezzi astronomici qualcosa di molto comune che nessuno sa veramente distinguere, mentre gli americani  hanno incartato con un sogno un prodotto di nessun valore. Negli Stati Uniti può essere tranquillamente assassinato il presidente, poco dopo il capo dell’opposizione, un paio di leader dei movimenti per la liberazione dei negri, ma la colpa non sarà mai del sistema marcio e corrotto come avverrebbe se gli stessi fatti accadessero in qualsiasi altro posto al mondo, ma sempre per la follia criminale di un singolo, cattivo per nascita, sfuggito al sistema e al controllo delle anche troppo bonarie forze dell’ordine.  Ogni volta si ripete lo stesso cliché ed ogni volta chiunque solleva dubbi è etichettato come complottista. Immaginatevi se in Cina qualcuno uccidesse Xi e due giorni dopo l’assassino venisse a sua volta ucciso in diretta televisiva mentre è nelle mani della polizia. Se i cinesi sostenessero che sia il primo che il secondo assassino sono solo dei pazzi criminali che hanno agito da soli, senza complici e per motivazioni personali qualche giornale main stream ci crederebbe o fingerebbe di crederci anche solo per un secondo?  O le “teorie del complotto” non sarebbero tali ma diventerebbero la verità sacrosanta al di la delle “menzogne del regime tirannico e corrotto”? [...] Siamo rimasti solo noi, pochi increduli, che oramai l’inganno lo fiutano quasi per istinto, automaticamente, senza nemmeno  pensarci, così come si guida una macchina. I più si bevono le allerta colorate  con gli occhi incollati agli schermi ed esclamano "uao"!
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angelap3 · 2 months
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Tanti auguri di buon compleanno a Dori Ghezzi ❤️
«Dori e io non ci siamo conosciuti da ragazzini. Avevamo già due personalità ben definite che, fortunatamente, ancora conserviamo: in questo senso, ci siamo modificati solo quel tanto che basta. Abbiamo imparato ad accettare e rispettare le reciproche manie e insofferenze.
Mi fido solo di lei, in ogni senso. Mi ha conosciuto che ero uno sbandato e, senza prediche, senza imposizioni, mi ha cambiato. Per lei, provo ammirazione, riconoscenza. E un amore infinito».
Fabrizio De André
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angela-miccioli · 1 year
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"L'ho anche frequentato per un periodo, uno tutto muscoli e addominali. Uno di quelli che quando ci sedevamo al ristorante faceva il conto delle calorie che gli mancavano da ingurgitare per completare il percorso ottimale segnato dal personale trainer. Uno di quelli che ordinava un filetto scondito. E che quando esordivo con la mia carbonara, mi guardava come se avessi arrotato un pedone sulle strisce.
"Ma di sera non è troppo pesante?".
Così mi disse, e io ripiegai con un finto sorriso su di un'ottima caprese.
Uno di quelli che poi, quando arrivi al dopo cena, ti toglie il vestito, lo ripiega, lo appoggia sull'appendino e volendo ci passa anche un po' di Stira e ammira.
Fu drammatica la serata e la ricordo ancora. La ricordo così tanto che da allora sono stata molto più accorta. Ho capito che un uomo (come una donna del resto) lo si capisce e lo si conosce a tavola.
Uno che ti ordina una bistecca con l'osso e magari ci sorseggia un brunello e quando ti versa il vino ti guarda negli occhi. Poi taglia il primo pezzo di Fiorentina e ti guarda ancora. E mica ti guarda. Ti spoglia. E ti spoglia mentre mastica e gode. Per il piacere della carne, per il sapore del rosso.
Uno che si siede e si ordina un'amatriciana. E alla prima forchettata ti fa il piedino, quasi a dirti "cazzo, ora ti metto al posto della pancetta".
Uno che si prende un tiramisù, e col cucchiaino ti imbocca, lasciando a te il pavesino più buono.
Uno che a tavola gode. E gode perché mangia e perché mentre mangia ti guarda.
E non vale solo per gli uomini. No la tavola è unisex.
Ma che son donne quelle che si siedono ed ordinano un'insalata? Ma che son donne quelle che guardano ad un pezzo di salame come se fosse un testimone di Geova? No, che non lo sono. E sono quelle che se poi ti invitano per un drink nella loro casa dopo cena, sull'uscio ti fanno levare le scarpe e ti infilano le pattine.
Le donne sexy sono altre. Sono quelle che un bicchiere di vino lo gustano e una pastasciutta la seducono.
Ricordo una scena, del film Flashdance. Lei un'operaia, lui il grande capo. La prima cena. Lei si toglie la giacca mostrando una schiena che vabbè. Si arriva fino lì. Ma poi inizia a mangiare aragosta. Con le mani. E si lecca pure le dita. Ma lo fa con una grazia, con una eleganza con una sensualità, che lui era già andato, era suo, che nemmeno quando lei ballava mezza nuda nel night.
Perché il buon cibo è come il buon sesso. E non c'è l'uno senza l'altro.
Ed io se parlo degli uomini, è perché donna sono.
E allora dico che va bene il romanticismo, la canzone ed il tramonto. Ma quando c'è da amare, come da mangiare, il maschio deve essere maschio.
E deve essere quello che ordina l'amatriciana e il vino rosso.
Perché poi noi donne siamo così. E ci piace essere prese così. Con passione con forza ed impeto. Con voglia ed irruenza. Così come si agguanta e si gusta un pezzo di rosticciana. Con le mani, mica con la forchetta."🍀
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elarianastreamikaelso · 7 months
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Spiaggia
Pov. T/n convince Dick a prendersi una vacanza.
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t/n entro nell'ufficio di Dick alla centrale di polizia e si sedete sulla sua sedia e resto lì finche la porta dell'ufficio si apri ed entrò Dick.
"tesoro cosa ci fai qui pensa che fossi con le ragazze?" disse Dick. "lo ero poi ho deciso di venire qui ma prima sono passata da sturbucks e ti ho presso il tuo Frappuccino preferito." disse t/n e gli diede il frappuccino. "grazie tesoro, ma penso che ci sia altro." disse Dick.
"hai ragione sono qui anche per dirti che hai bisogno di una vacanza." disse t/n. "tesoro." inizio Dick, ma t/n lo interruppe "tesoro niente Dick stai lavorando troppo non dormi più di tre ore ormai da due settimane devi prenderti una pausa e su questo non si discute." disse t/n testardemente.
Dick sospiro e annui "bene aspetta qui vado dal capo e mi prendo una settimana di vacanza ok." disse Dick. t/n annui sorridendo. Dick usci dal suo ufficio per andare a parlare con il suo capo. Quando torno nel suo ufficio trovo t/n che girava sulla sua sedia.
"tesoro." chiamo Dick facendola fermare. "si ?" chiese t/n. "sono ufficialmente in ferie" disse Dick. "bene andiamo a casa." disse t/n saltando in piedi e battendo le mani. i due uscirono mano nella mano dalla stazione di polizia.
Il giorno dopo
Dick e t/n scesero dall'aereo e presero un taxi per andare all'albergo che avevano prenotato. i due entrarono. "finalmente siamo arrivati alla Hawaii." strillo t/n. Dick rise "sono felice che ti piaccia tesoro" disse Dick.
"lo adoro mettiamoci il costume e andiamo al mare non vedo l'ora di andare a fare una nuotata e poi al pomeriggio andiamo alla spa e sta sera ristorante." disse t/n. "va bene tesoro una cosa alla volta mettiamoci il costume e scendiamo in spiaggia" disse Dick. t/n e Dick si misero il costume e scesero giù in spiaggia e si tuffarono in mare.
Al pomeriggio
"sbrigati Dick abbiamo la prenotazione per la spa alle 16:30 e sono già le 16:25 dai che se no arriviamo in ritardo." disse t/n. "tesoro sono pronto andiamo" disse Dick. Dick e t/n arrivarono alla spa dell'albergo. "buon pomeriggio signori avete prenotato?." disse la receptionist. "si abbiamo prenotato a nome Grayson." disse Dick.
la receptionist controllo il computer. "bene allora questi sono le chiavi per gli armadietti cambiatevi e andate alla stanza 22 per i massaggi e poi la stanza 33 per l'inizio del percorso rilassante." disse la receptionist. "ok grazie mille" disse t/n prese le chiavi e prese la mano di Dick e li porto agli spogliatogli.
Dick e t/n avevano appena finito di fare il massaggio e il percorso rilassante stavano tornando nella loro stanza d'albergo. "la spa e il massaggio è stata l'idea migliore della tua vita mi serviva proprio." disse Dick. "te l'avevo detto che avevi bisogno di una vacanza" disse t/n. "ti giuro che non dubiterò mai più delle tue parole." disse Dick. "ti conviene" disse t/n lanciandogli un finto sguardo serio che fecce scoppiare a ridere tutti e due.
La sera
Dick stava aspettando che t/n fosse pronta per la cena mentre si guardava allo specchio. "tesoro sei pronta." urlo Dick. "si, sono pronta." disse t/n uscendo dal bagno. "allo che ne dici." disse t/n girando su se stessa. Indossava un abito nero elegante.
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"tesoro sei magnifica." disse Dick. "grazie anche tu sei stupendo." disse t/n baciando Dick. "è meglio che andiamo a mangiare se non vuoi che cambi idea tesoro." disse Dick. "hai ragione andiamo a cena che sta sera ti aspetta il dessert" disse t/n. "oh mi piace quello che sento." disse Dick. T/n rise "andiamo." disse t/n. "prima le signore." disse Dick aprendogli la porta.
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rosaleona · 11 months
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Sindaci, assessori, carabinieri e medici: i 3.623 pregiudicati per abuso d’ufficio che con la riforma di Nordio avranno le condanne cancellate
Sindaci, assessori, carabinieri e medici: i 3.623 pregiudicati per abuso d’ufficio che con la riforma di Nordio avranno le condanne cancellate https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/18/sindaci-assessori-carabinieri-e-medici-i-3-623-pregiudicati-per-abuso-dufficio-che-con-la-riforma-di-nordio-avranno-le-condanne-cancellate/7198108/
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lamargi · 6 months
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Quando si è saputo che il figlio del padrone della ditta sarebbe entrato in azienda, ovviamente con un incarico da capoufficio, ci siamo guardate negli occhi scettiche e preoccupate: un ragazzo viziato, stupido, arrogante, certamente pronto ad allungare le mani.
Quando il capo del personale mi ha detto che sarei stata io la sua segretaria ho tirato un sospiro e mi sono detta che erano arrivati i guai. Ma ero determinata a mollargli un ceffone la prima volta che mi avesse messo una mano addosso.
Mi sono ricreduta presto. Altro che arrogante e volgare. Un giovanotto timido, educatissimo, perfino esagerato nel chiedere qualsiasi cosa per favore e con un filo di voce. Sguardo sempre basso, buone maniere, il “lei” usato sempre, ben vestito, curato….
Ho capito tutto un giorno, quando, mentre in piedi davanti la mia scrivania mi stava dando delle istruzioni, ho cominciato a far dondolare una scarpa, che poi è finita per terra. Si è ammutolito e mi ha guardato il piede. Poi, con voce tremante, mi ha chiesto se poteva aiutarmi. Con un sorriso malizioso gli ho fatto cenno di si, indicandogli la scarpa.
La ha presa tra le mani come fosse una reliquia sacra. La ha poi avvicinata al mio piede, senza decidersi a calzarmela, ma anzi indugiando a tenere il mio piede tra le sue mani.
Ho capito cosa stava accadendo nei suoi pantaloni e con chi avevo a che fare…
Sempre sorridendogli con malizia gli ho chiesto se gli piacevano i miei piedi. Ha chiuso gli occhi e abbassato la testa, incapace di parlare.
Gli ho toccato il viso con il piede. Poi ho forzato le sue labbra e messo le dita nella sua bocca.
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Ha cominciato a succhiare, molto delicatamente, molto timidamente. Sicuramente si aspettava da un momento all’altro uno schiaffo per il suo osare.
Ma perché mai?
Era così chiaramente sottomesso…perché non approfittarne?
È così presolo per i capelli l’ho attirato fra le mie cosce dove ha preso a leccare con grande gusto, e senza che fossero necessari altri incoraggiamenti, la mia figa attraverso i collant.
(1/continua)
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bicheco · 4 months
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Siamo in buone mani
Ai fan dell’elezione diretta del premier, segnaliamo il caso di Biden, affetto da una galoppante demenza senile che nessuno osa chiamare col suo nome per non favorire Trump. Appena Joe dà i numeri, cioè sempre, tutti parlano di gaffe. Ma c’è una bella differenza tra un gaffeur e un rimbambito. Per anni, da senatore e da vicepresidente, Biden seminò gaffe per il mondo. Definì Obama “il primo afro-americano di tendenza, parla bene, sveglio, pulito e bello”. Chiese un minuto di silenzio per la madre del premier irlandese che aveva appena perso il padre. Intimò a un senatore in sedia a rotelle: “Alzati, così ti vedono”. E così via. Poi si candidò alla Casa Bianca e iniziò a vedere cose mai avvenute e viceversa. Strinse la mano a un fantasma. S’inventò di aver assistito al crollo delle torri a Ground Zero. Svelò che “la Thatcher è seriamente preoccupata per Trump” (era la May: la Thatcher è morta nel 2013). Annunciò “l’Armageddon da Mosca”: un lancio di atomiche mai neppure pensato da Putin. Invocò il “cambio di regime in Russia”: subito smentito dai portavoce, come quando rivelò di avere il cancro (era un tumore alla pelle rimosso prima che fosse eletto). In un discorso in tv lesse la nota del suo staff: “Fine della citazione, ripeti la riga”. Disse che “la guerra russo-ucraina non si risolve finché l’Ucraina non si ritira” e “Putin sta perdendo la guerra in Iraq”. Ricevendo Modi, si pose la mano sul cuore all’inno indiano. Evocò un “patto sacro” con Taiwan che imporrebbe agli Usa di intervenire in caso di invasione cinese (e per fortuna non esiste). Non riuscendo a dire Hamas, l’ha appena chiamata “l’opposizione”. E ha narrato un incontro nel 2021 “col presidente tedesco Mitterrand” (francese, morto nel ‘96).
Un tempo lo stato di salute dei candidati Usa era un fatto pubblico e cruciale: il vecchio McCain, sfidando Obama, dovette esibire le cartelle cliniche. Ora, per paura di Trump, si finge di non sapere che Biden è fuori di testa e nessuno domanda chi comanda al posto suo. Ma è la questione più importante della politica mondiale. Nel marzo 2022 Putin e Zelensky si accordarono per il cessate il fuoco, poi arrivò il veto di Johnson e Biden che condannò a morte 500 mila fra ucraini e russi. Il 16 novembre 2022 il capo degli Stati maggiori Usa, generale Mark Milley, sentenziò: “Ci sono poche possibilità che i russi siano cacciati dall’Ucraina: l’inverno è una buona finestra per negoziare la pace”. Ma la Casa Bianca lo ignorò e spinse Zelensky alla controffensiva di primavera del 2023: altre 100 mila vittime ucraine e zero risultati. Chi prese quelle decisioni criminali al posto del rimbambito? Qualcuno che non è stato eletto e che, se Biden fosse rieletto, continuerebbe a far danni nel mondo e a restare impunito.
Marco Travaglio
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3nding · 8 months
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Proposta di analisi narrativa dello Spot Esselunga con la bimba, la pesca e una serie di elementi e sentimenti colpevolizzanti che, secondo me, associare a un brand non è mai un buon affare, altrimenti ti trovi gente che piange e si sbatte davanti alle pesche e non solo per il prezzo.
SCENA 1: Corsie di supermercato semi vuoto, roba da 4 del pomeriggio: bimba scompare con ansia materna. La supervisione della genitrice era forse rapita da un rapido calcolo sul genere "comm' cazz' facimm' 'a campa' stu mese?". Non è dato sapere. Quello che sappiamo è che la mamma si perde la bimba e chiede ad altre madri se l'hanno vista ma queste se ne fregano. Paura. Timore. Law&Order SVU. Chiaro riferimento allo spot Barilla anni 80, quello del gattino, a sua volta citazionissima cinematografica dal capolavoro dell'espressionismo tedesco "M. il mostro di Dusseldorf" di Fritz Lang, anno 1931.
SCENA 2:Banco di pesche che io non ho visto così belle nemmeno quando era stagione, figuriamoci adesso, sono sicuramente importate. Comunque, dove sta il prezzo? La bambina lo sta chiaramente cercando quando viene raggiunta dalla madre che non le dice "mannaggia a chitebbiv", no, ma tenta di fare un ragionamento filosofico induttivo, chiedendo un mozzicato: "Emma! Ma ti sembra che si scappa via così? Vuoi una pesca? Va bene, prendiamo la pesca". La bambina è in realtà una maestra zen perché nun se ne fuje, ma resta a prendersi la cazziata, molto blanda, che arriva in questo momento: non lo fare più! Direbbe Eduardo De Filippo: non lo facciamo più! Ma questa è una pubblicità dell'Esselunga e dunque. Dunque, perché la bambina mette le mani nella frutta senza utilizzare l'apposito guanto e bustina? Dove sta l'addetto? Possibile che rompano le scatole solamente a me quando mi succede di andare di fretta? Non è solo una questione igienica, che pure esiste perché è 'na criatura e chissà quanta roba ha toccato, ma - se vi fidate di me - potrebbe essere un GRANDE INDIZIO*.
SCENA 3: Qua mi scoccio di fare la disamina, fatela voi grazie: la bimba e la mamma tornano verso casa, la bimba è disinteressata quando la mamma chiede della scuola (non lo siamo stati tutti?) e la mamma pare un po' naive a tenerle il finestrino aperto davanti la faccia, attraverso il quale la bimba forse si prende la bronchite, di sicuro guarda il bimbo che va sul monopattino con entrambi i genitori se non sbaglio, chiaro riferimento al fatto che quando il criaturo si fa male devono essere almeno due gli adulti presenti per potersi dare reciprocamente la colpa. POSSIBILE SPIN-OFF DELLO SPOT: mamma e papà del bambino scunucchiato vanno al supermercato a comprare i cerotti, ma passando davanti al banco dei preservativi fanno pace e ne acquistano una bella scorta.
SCENA 4-5: Poi la bambina mostra le funzioni multitasking dell'infanzia AI producendosi contemporaneamente in cinque azioni diverse, che sono comunque mentitrici e qua lo spot dovrebbe valicare la soglia dell'incredulità, quel patto tacito tra il narratore della storia e chi ascolta la storia. La bimba, infatti, guarda i cartoni alla tv giocando con un cuofano di giocattoli sparsi sul tappeto mentre parla con la mamma e poi la mamma fa il solletico e poi fanno una coreografia di TikTok nella luce del sole che arancio filtra dalle tende bianche da rivista di arredamento tipo AD, Domus, Elle Décor. Tutto bellissimo ma una domanda: dove sta il cellulare con i cartoni animati di COCOMELON E MASHA E ORSO e la bambina che allucca e si sbatte quando la madre dice no, Emma, vir' 'e te movere ca' mo vene pateto a te piglia'?
SCENA 6: Il padre ovviamente arriva e ovviamente lui non ha dovuto fare prima la spesa, anzi appare molto più rilassato, del resto è lui a vestire una bella camicia color cielo, la mamma se ne stava smortissima in una camiciola beige con dei segni orizzontali tipo quelli che fanno i carcerati sul muro in certi film, per contare il tempo che passa. Vi faccio anche notare che la bimba ha per tutto il tempo una maglietta azzurrina, come a dire: a parte che io e papà tifiamo Napoli (tiè)(ah, no, quella è un'altra pubblicità) secondo voi a chi appartengo?
TURNING POINT: la funzione della pesca. Nell'analizzare la favola di magia russa, Vladimir Propp - tizio che ai più non dirà niente, ma se beccate uno studente di semiotica ve ne parla per 4 ore (tipo me) - è stato in grado di estrarne una tipologia, più o meno fissa, di struttura narrativa. C'è quasi sempre una vacca (che scappa, fugge, scompare, va recuperata), c'è quasi sempre un uomo, che mi pare si chiami quasi sempre Ivan. Nella quattordicesima funzione narrativa rintracciata da Propp nella struttura della favola (sono 31 e immaginate a studiarle tutte) c'è il cosiddetto oggetto magico. Gli stivali del gatto con gli stivali, la zucca di Cenerentola, e così via, fino ad arrivare a questo spot con la pesca di Emma. Alla pesca, Emma attribuisce non solo un significato, ma un potere: quello di accomodare le cose tra i suoi genitori. Scopriamo adesso, infatti, il perché di ogni cosa.
WTF MOMENT: tra la mamma e il papà di Emma, la cosa sentimentale non è andata a buon fine e, pur avendo raggiunto un accordo che pare partecipativo alla vita della piccola, la piccola ovviamente ne risente. Ma. In qualche modo e per qualche ragione a noi taciuta, e che pure suggerisce, la piccola parrebbe recepire una rigidità dalla parte materna ad accomodare le cose, al punto di attribuire alla pesca la stessa valenza simbolica del rametto di ulivo che ci scambiamo la Domenica delle Palme. Emma mente al padre dicendo che la pesca - che tanto allarme ha causato nella prima scena al genitore 1 - viene proprio da quest'ultima. Il papà, con fare un po' cazzone, un po' ci crede, un po' vorrebbe crederci, ma come tutti gli uomini che non devono chiedere mai pecchè già sanno ca nun hanno niente, lancia un melanconico sguardo al balconcino vuoto. La mamma non c'è più. Sta chiagnenn' lacrime amare? È sull'orlo del melt down, del burn out, o sta semplicemente facendosi una doccia, finalmente? Chissà. Lui, uomo scosso dai rimorsi che nemmeno Tonio Krogër, guarda la finestra come farebbe Eduardo De Crescenzo in Ancora (fortunatamente non fa lo sbaglio di tirare sassi o prendere a calci la tua porta chiusa, chiuuusaaa) e se ne va.
PLOT TWIST POSSIBILE E PIÙ TOLLERABILE DI QUESTA MELASSA SPARSA in un paese in cui divorzi, separazioni e fine rapporto amoroso tra due adulti, spesso vedono un adulto, spesso di sesso maschile, non prenderla proprio benissimo e agire in modi che non discuterò qui. Il punto 2, come vi dicevo, si chiude con un GRANDE INDIZIO*. Eccolo: il padre è allergico alla pesca, la cui peluria gli può procurare uno shock anafilattico.
SIPARIO, grazie per l'attenzione, fa piacere se vi siete fatti una risata, io le pesche comunque solo al mercatino e solo di stagione.
Raffaella R. Ferrè - fb
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susieporta · 10 months
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Le cose rotte il tempo non le aggiusta, semmai le copre di indifferenza, polvere, parole, malinconia ma non le aggiusta. Per aggiustare le cose, le persone rotte, c'è bisogno di mani che toccano, stringono, rialzano e bocche che parlano, urlano. C'è bisogno di occhi che guardano, aspettano e orecchie che sappiano ascoltare e non solo sentire.
Quando con le parole provo ad esprimere i miei pensieri, spesso, non è così semplice e immediato tirarle fuori. A volte, c'è bisogno di tempo, di uno stimolo esterno, delle parole di un'altra persona o di un piccolo trauma.
Del parere e del giudizio altrui ci importa poco o questo è ciò che vogliamo credere e far credere. Ma esistiamo proprio perché sono gli altri ad esistere e viceversa. Che si accetti o meno, siamo molto più vicini, gli uni agli altri, di quanto vogliamo credere.
Molti ci daranno supporto, attenzioni e pareri, altri, giudizi, minacce e malinconica disattenzione. E sarà complicato ingurgitare giudizi che non vorremmo sentire, parole che sembrano lame, pareri che vogliono apparir consigli ma che in effetti sono giudizi affrettati. E, tanti, verranno frenati ed affranti proprio da quelle inattese e indesiderate parole. Ma è innegabile il fatto che siamo fatti di consigli accettati e giudizi indesiderati.
Ma meritiamo la cattiveria che abbiamo dovuto sopportare? Ho un parere a riguardo ma preferisco tacerlo. La cosa, però, che tengo a dire, é che quella cattiveria sono riuscito a sopportarla ed è grazie ad essa che, immagino, abbia imparato cosa sia la gentilezza. Ed è grazie ad essa che, immagino, abbia imparato che la cattiveria suscita in ogni individuo un misto di fascinazione e sgradevole imbarazzo.
Abbiamo bisogno di buone storie da cui prendere esempio; storie in cui ci si possa ritrovare. Ma abbiamo necessariamente bisogno di storie di cui vergognarsi e da cui prendere le distanze per poter ricordare a noi stessi di essere, comunque, fragili, emotivamente ricattabili, malleabili come argilla e inclini a soddisfare ripugnanti bisogni che spesso si rivelano solo assopiti.
Luigi Mattiello
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nospiderpls · 20 days
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<<Greengrass>>
Silenzio. Esco dalla cucina andando verso il salotto.
<<Greengrass?>>
Altro silenzio. Corro dal salotto verso il corridoio.
<<Greengrasssssssss!>> quasi urlo.
<<Ti ho sentita, ti ho sentita, pazza che non sei altro mi hai appena cacciato dalla cucina perchè avevi i tuoi affari super segr...>>
Lo ignoro, ovviamente.
Ma per tutta risposta mi lancio addosso a lui senza che concluda la frase. Lo vedo per un attimo impacciato cercando di tenermi al volo, ma mi aggancio al suo collo guardandolo più allegra che mai:
<<Buon compleanno Greengrass! È mezzanotte e zero minuti!>>.
Lui mi guarda per un attimo, e quando capisce fa un sospiro quasi rassegnato ma con quel mezzo sorriso che adoro.
<<Mi hai quasi spezzato la schiena lo sai?>>
Rido e gli porto le mani sulle guance, stampandogli un bacio <<Ma se sono un fuscello>>
<<Sì, certo, intanto sono io a tenerti in braccio però>>
Gli premo un altro bacio, e lui sembra rifletterci.
<<Forse così va meglio>>
Gli accarezzo il viso, e solo in quel momento mi accorgo di avere le mani ancora sporche di zucchero a velo, che ora sta regolarmente sulla sua guancia.
Stringo le labbra, cercando di non ridere.
<<Cosa c'è? Che hai fatto ora?>>
<<Niente, ti ho fatto dei dolcetti per il compleanno>> li indico vagamente verso il ripiano, dove attendono dalla forma confusa.
Ma lui non sta osservando dove indico, ma guarda come da proverbio il dito. Mi guarda:
<<Con quelle mani bianche?>>
<<Giuro, non l'ho fatto apposta!>>
<<Non ti credo neanche un po'>> mi guarda serio e per tutta risposta mi lascia andare portando le mani dietro la schiena.
<<No no no no, argh!>> urlo aggrappandomi al suo collo per reggermi. Mi avvinghio stringendomi a lui e agito appena le gambe prima di avvinghiarmi a lui ridendo.
<<Perchè dovrei crederti?>>
Rido guardandolo negli occhi: <<Perchè ti amo>>.
Lui mi guarda sbuffando, e sento le sue braccia stringermi nuovamente.
<<Sleale>> sibila, ma sorride.
Sorrido sulle sue labbra, un istante prima di lasciargli un altro bacio: <<Buon compleanno, amore>>.
Sembra soddisfatto, e annuisce osservandomi: <<Dolcetti, mh?>>.
<<Certo, uno spuntino veloce prima di partire>>
<<Partire, ora? Per andare dove?>>
<<Aspetta, prima una foto!>>
<<Oh no...>>
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<<Ok, Travers. Quindi dove stiamo andando?>>
<<Mh>> mormoro lasciandogli un altro bacio accarezzandogli i capelli scompigliati da quella piacevole brezza che ci accarezzava a sprazzi.
<<Non che mi lamenti eh, ma mi hai fatto guidare la moto, ripeto la moto, per ore e siamo in mezzo a...beh al nulla>> si guarda intorno cercando un punto di riferimento <<Dov'è che siamo?>>
Gli accarezzo il colletto della maglia nera, cercando le parole. Mi sistemo meglio sul sedile della moto, le gambe sulle sue a tenermi in equilibrio.
<<Tempo fa, mi avevi detto di scegliere dove volevo stare>>. Alan sa essere incredibilmente paziente. Non lascia trasparire nulla da quegli occhi che mi ipnotizzano, è calmo e sembra sempre ascoltare le mie parole. Mi fa vacillare il cuore ogni singola volta.
<<Penso di aver già deciso dove voglio stare nella vita>> lo osservo e mi avvicino appena per farmi liberamente spiazzare da quegli occhi. <<Io voglio stare dove sei tu>>.
Sento le sue dita accarezzarmi, mentre gli occhi mi guardano fin dentro l'anima come solo lui ha sempre potuto fare:
<<So che sei una testa calda, che un giorno puoi volere un posto e il giorno seguente considerarla una prigione da cui voler scappare. Io dal canto mio ho vissuto per tutta America latina, mezza europa dell'est e mezza Inghilterra, non c'è un posto dove ho sentito il bisogno di legarmi>> prendo un respiro come se le parole stesse ora mi scorressero fuori dalle labbra <<quindi andiamocene dove abbiamo voglia, non mi importa. Sarò ovunque vorrai, perché io voglio te. Sei tu l'unica casa a cui voglio essere legata>>.
@alanmgreengrass
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omarfor-orchestra · 25 days
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So che siamo in buone mani perché sulla videocamera c'è lo sticker di One piece
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valentina-lauricella · 3 months
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Psicologia a buon mercato: il depotenziamento della sensazione di realtà come strategia difensiva.
Eh, caro Leopardi, una cosa avrei da dirtela: quella tua insistenza nel dire e percepire la vanità della vita, sembra tanto una disposizione psicotica. E lo dico perché ne sono affetta anch'io, e non l'ho mai considerata come un abito filosofico. Quell'intolleranza all'essere, il vederne l'irredimibilita`, e considerare migliore il non essere, è stato un mio pensiero costante, dal quale mi mette momentaneamente al riparo solo la mania, la frenesia dell'amore. E, anche quella, è "fatta di ragnatelo". Dietro vi occhieggia, prepotente, desiderabile più che pauroso, il nulla, la sola "cosa - non cosa" veramente infinita, o veramente inestesa. Il nostro problema è che abbiamo paura degli altri a causa della sofferenza che, nostro malgrado, riescono a infliggerci. Così annulliamo la loro importanza, e lo stesso facciamo degli obiettivi che vorremmo raggiungere ma che ci sfuggono perché non sono sotto il nostro controllo, e ci troviamo soli, eletti, grandi spiriti, in questo nulla che è nostro, ma che chiamiamo universale. In questa posizione, dapprima stiamo scomodi, vorremmo ucciderci con le nostre mani; poi ci adattiamo, perché la vita bruta vince sempre, e ci poniamo a ridere di tutto. Così siamo al sicuro, in un novello utero materno. Siamo fratelli di questa condizione. Siamo "anime gemelle". 😁
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