Tumgik
#satira opsss mica tanto
carlottaragazzalove · 2 years
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ANNUNCI DI MERDA: € 700 ”Vendo DUNA 1.1 del 1986, bianca, tenuta non benissimo ma fa’ la sua porca figura, euro 700 o permuto con DVD di Er Monnezza. Regalo ciondolo con crocifisso, figurina adesiva di Sant’ Antonio sul cruscotto e Arbre Magique al 50%..”
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La Duna non è un’auto di merda qualunque, la Duna è: “L’AUTOdiMERDA” per eccellenza. Fu prodotta in Sudamerica da “mamma” Fiat tra il 1985 ed il 2000 e liquidata in Italia solo per 4 anni (1987-1991), ma fortunatamente, di mamma, c’è ne una sola. Nel febbraio del 1987 infatti, la Fiat decise di farci fare la più grande figura di merda della storia, esportando in tutta Europa la Duna, variante berlina a tre volumi, prodotta in Brasile e Argentina già dal 1985, della Fiat Uno, identica esteticamente, taglio del cofano a parte, ma meccanicamente derivata dalla Ritmo e contraddistinta dalla parsimoniosa presenza di un unico tergicristalli anteriore anziché i due tradizionali. Benché la Duna europea fosse assemblata in Brasile, era in realtà identica a quella venduta in America Latina, ma denominata Fiat Premio con la geniale variante delle 2 sole porte, sia per la berlina che per la station wagon (Fiat Elba).
 
Solo il Regno Unito si salvò dall’insabbiamento in quanto la Duna berlina non fece in tempo ad arrivare non essendone stata prevista una linea di montaggio con lo sterzo a destra, mentre l’unica versione importata, la Duna Bidet - senza lo sterzo per comodità - non fu capita. Al momento del debutto italiano erano disponibili, sia per la berlina che per la weekend, 3 versioni, corrispondenti ad altrettanti motori: la Duna 60 con motore da  1116cc, la Duna 70 con motore da 1301cc e la Duna DS, senza motore. Nelle ambizioni della “mamma” torinese il modello Duna doveva raccogliere l'eredità del nonno storico, Fiat 128, ma essendosi comportata come una gran figlia di buona mamma, fu diseredata dalla famiglia e cacciata di Casa per aver messo al mondo un figlio della colpa. Come punizione fu obbligata ai lavori forzati con la Fiat Penny (un nome  che ne lasciava intuire il vero valore intrinseco) derivata dalla versione Weekend ma con i  finestrini posteriori lastrati e la paratia divisoria fissa.  L'estetica poco riuscita, l'orientamento del pubblico verso modelli più pratici (con portellone posteriore) e l'arrivo della ben più moderna e gradevole (?) Tipo, relegarono la Duna ai margini del mercato. A peggiorare la situazione intervennero anche i notevoli problemi dell'oggettiva bruttezza estetica del modello, che fecero della piccola italo-brasiliana un bersaglio di scherno e satira. Da ricordare il tal senso l’impegno profuso dalla party band “Nuovi Cedrini” con la hit “Duna”. Ascoltala qui:           Migliore considerazione ebbe invece in Sudamerica, dove la Duna/Premio fu ben vista dalla critica che la descrisse come un’auto affidabile e dal design piacevole vincendo persino il premio (il nome non fa una grinza), assegnatole dalla rivista Autoesporte, di “Auto dell’Anno 1986” che nella lingua originale si chiama “Carro do Ano”: tutto sommato anche loro forse volevano prenderla per il ...culo. Visti i magri risultati di vendita nel 1989 si azzardò il restyling, comune sia alla berlina che alla station wagon, che prevedeva un adesivo di Topolino sul tappo della benzina, le tendine posteriori con l'immagine della Madonna e i copriruota  in peluche... e infatti due anni dopo, nel Luglio del 1991, la Duna berlina venne definitivamente tolta dai listini europei, mentre in Sudamerica la produzione continuò fino al 2000 per il trasporto della marijuana. Per tale ignobile scopo ne fu messa in produzione una versione sportiva da inseguimento (Duna SCX) 1.5 cc. -  90cv nell’eventualità di seminare degli sbirri; aveva spoiler, mascherina fendinebbia anteriore ridisegnata e interni sniffabili. Inutile negare che il traffico di droga in quegli anni subì una profonda crisi. In Italia, dal 1991 al ‘97, ci pensò la fabbrica della Innocenti (di proprietà Fiat dal 1989) ad importare dal Sudamerica la versione Weekend chiamata Elba e quella commerciale Elba Van, riconoscibile dai finestrini posteriori scuri e nella sola configurazione 2 porte. L’ Elba da fumare invece, rimase solo un prototipo; perlomeno questo ciò che riferirono gli operai, ma, col senno di poi e vedendo che fine abbia fatto la Innocenti, non ci metterei proprio la mano sul fuoco.
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