Tumgik
#roleslaze01
victory-raven · 8 months
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5 PM ╱ Cimitero delle auto
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Il cielo accoglieva le prime sfumature di tramonto e Blaze sapeva che, ormai, mancava davvero poco al rientro. Era il momento più triste delle sue giornate tutte uguali, l’istante in cui era costretto a lasciarsi il mondo esterno alle spalle per far ritorno alla casa coloniale.
Come tutte le volte, Blaze aveva passato le ultime ore del pomeriggio al grande piazzale delle auto abbandonate, ormai colmo di vegetazione incolta. Lì erano state raccolte le autovetture approdate in città, di volta in volta, ed ormai prive di un padrone… e tra tutte c’era quella che era appartenuta a sua madre, l’auto con la quale Blaze era giunto in quel posto maledetto, in quella prigione dimenticata. Non badava più al tempo che passava, aveva smesso da tempo di contare i giorni, le settimane, i mesi… ma dovevano essere passati una decina d’anni, da che si era smarrito in quell’incubo atroce.
Blaze era uno degli abitanti più vecchi di quella cittadina, uno dei pochi che continuavano straordinariamente a sopravvivere alle notti che si susseguivano senza una tregua e probabilmente doveva essersi rassegnato a restare chiuso in quella realtà distorta. Probabilmente, Blaze non aveva più nemmeno memoria di come si vivesse, prima che iniziasse l’incubo. Per Blaze doveva essere sparito tutto, doveva forse non essere mai esistito null’altro all’infuori di quella cittadina tetra e colma di morte.
Per qualche momento se ne stette ancora disteso, di schiena, contro la carrozzeria dell’utilitaria rossa, reggendo con una mano un vecchio taccuino e tracciando quel che doveva essere un disegno con l’altra mano. Blaze disegnava continuamente, disegnava ciò che i suoi occhi coglievano intorno a sé perché l’idea di poter dimenticare qualcosa lo terrorizzava. Ripetutamente, Blaze disegnava il volto di sua madre e, comparandolo ai vecchi ritratti di lei, trovava sempre di averne dimenticato un tratto, un dettaglio che doveva essere stato importante e che, adesso, non lo era più.
Ma si fermò, batté le palpebre e disperse completamente la sua attenzione altrove, attirato d’un tratto dal rumore inconfondibile di copertoni che sfregavano velocemente l’asfalto. Blaze si alzò, scivolò giù dall’auto malmessa e volse lo sguardo nella direzione sonora, era davvero tanto tempo che la città non attirava nuove vittime… ma quel tempo, era evidentemente finito.
@sam-cherry
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